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lunedì 17 febbraio 2020

White Russian's Bulletin


Alle spalle la Notte degli Oscar ed il mancato post di commento alla stessa - quest'anno, devo dire, è andata di gran lusso grazie a Parasite -, torna il Bulletin nella sua formula tradizionale e legato almeno in parte ai titoli che hanno preso parte alla cerimonia più nota dell'anno cinematografico. Accanto a loro il Saloon ritrova un trio di vecchi amici che si erano perduti e prosegue nel recupero di una serie divenuta ormai un cult, paradossalmente, per i più piccoli di casa Ford.


MrFord



1917 (Sam Mendes, USA/UK/India/Spagna/Canada, 2019, 119')

1917 Poster


Il grande favorito - ed il grande deluso - degli Oscar 2020, è giunto sugli schermi del Saloon qualche giorno prima della Notte, rafforzando l'impressione - fortunatamente sbagliata - che si sarebbe giocato l'incetta delle statuette con Joker, considerata l'abilità di entrambe le pellicole di risultare ad un tempo autoriali e profondamente pop.
Sam Mendes, che non è proprio l'ultimo arrivato, gira con grande tecnica una storia bellica che pare shakerare Dunkirk e Salvate il soldato Ryan, formalmente ineccepibile, arricchita da un paio di twist molto interessanti ma, a conti fatti, priva del cuore che ci si aspetterebbe da un titolo di questo genere.
Si lascia guardare, alimenta molto bene la tensione, rende molto bene le potenzialità dei mezzi tecnici che il Cinema oggi offre, eppure manca la scintilla che rende un buon film qualcosa di davvero memorabile, o che, nonostante sia stato ispirato dai racconti del nonno del regista, reduce della Seconda Guerra Mondiale, il regista avesse davvero la necessità di raccontare.





ODIO L'ESTATE (Massimo Venier, Italia, 2020, 110')

Odio l'estate Poster

Ricordo benissimo gli esordi televisivi di Aldo, Giovanni e Giacomo, così come la loro esplosione ai tempi di Mai dire gol e de I corti in teatro. Divenuti campioni d'incassi con il loro primo film Tre uomini e una gamba, ebbero il grande merito di far riscoprire una comicità all'italiana leggera e mai volgare, che fino a Chiedimi se sono felice - a mio parere il loro lavoro migliore - ed in parte a Tu la conosci Claudia? riuscirono a mantenere a livelli interessanti. 
Poi, come spesso accade per i comici consolidati, finirono vittime di loro stessi attraversando un decennio totalmente da dimenticare sia in televisione che al Cinema, finendo per allontanarsi da quello che era stato lo spirito del loro inizio: fortunatamente, ricongiuntisi con il vecchio amico Massimo Venier, i tre paiono aver ritrovato proprio quello spirito in Odio l'estate, dai tempi del già citato Chiedimi se sono felice di gran lunga la loro produzione migliore.
Forse parzialmente telefonato, ma genuino e piacevole, questo nuovo film porta con sé la malinconia che, a fine estate, rapisce da bambini così come da adulti, con la sensazione che la stagione delle vacanze e degli amori effimeri sia ad un tempo il momento più bello e più terribile dell'anno, perchè così come in grado di regalare magie, spietatamente giunge al termine sempre troppo presto.
Un pò come la vita. Ed è bello che Aldo, Giovanni e Giacomo non solo se ne siano ricordati, ma siano riusciti a raccontarlo quasi al loro meglio.




SCRUBS - STAGIONE 6 (ABC, USA, 2007)

Scrubs: Medici ai primi ferri Poster

Prosegue il recupero dell'intera cavalcata di Scrubs, ai tempi seguita saltuariamente dal vecchio cowboy e divenuta a scoppio ritardato uno dei cult del Saloon soprattutto grazie alla presa avuta sui Fordini ed alla presenza di un idolo totale come il dottor Cox.
Al sesto giro di giostra i medici del Sacro Cuore mostrano i primi segnali di stanca tipici delle produzioni lunghe, ed un mordente che non pare più quello degli esordi nonostante i numerosi avvenimenti importanti della stagione - il consolidamento del matrimonio di Turk e Carla, il secondo nato in casa Cox, il matrimonio di Elliot, il figlio di J.D. -: Scrubs è sempre piacevolissimo da vedere e per accompagnare i sempre più incasinati pasti di Casa Ford è perfetto, eppure in cuor mio spero, con la settima stagione, di poter assistere ad un colpo di coda che mi permetta di affrontare le ultime tre annate al meglio, e non con l'impressione che avrebbero dovuto chiudere prima.




JOJO RABBIT (Taika Waititi, Nuova Zelanda/Repubblica Ceca/USA, 2019, 108')

Jojo Rabbit Poster


L'appuntamento con Jojo Rabbit, uno dei titoli più recensiti anche qui nella blogosfera nel periodo precedente la Notte degli Oscar, è stato tra i più assurdi della mia vita recente di spettatore: tra lavoro, palestra, ritmi incalzanti e circo dei Fordini, nell'ultimo anno ho diminuito molto la mia percentuale di film visti alla sera, ma mai come nel giorno di Jojo Rabbit ho avuto un tracollo clamoroso.
Dei venti minuti scarsi visti a pezzi a fronte dei quasi centodieci complessivi, devo ammettere che il lavoro di Taika Waikiki mi è parso interessante ed emotivamente pronto a colpire - al contrario, ad esempio, di 1917 -, un pò come se avessero mescolato Wes Anderson ad una commediaccia tamarra ma dal cuore d'oro.
Sospendo il parere sul voto, e mi riprometto un recupero in tempi non sospetti, magari nel weekend, decisamente più lontano dal rischio crollo che ormai è un must della settimana lavorativa.

lunedì 29 aprile 2019

White Russian's Bulletin



Il viaggio a New York ed il rimbalzare tra i ponti divisi tra Pasqua, Liberazione e Primo Maggio, nonchè l'approdo sugli schermi del Saloon delle nuove stagioni di Gomorra, Shameless e Game of thrones ha rallentato non poco il ritmo delle visioni da grande schermo, ma il piatto principale di questa settimana è speciale, non fosse altro perchè ha rappresentato un'uscita in sala di tutti i Ford e la prima "epopea" di tre ore affrontata dai Fordini, che tutto sommato hanno retto molto bene e partecipato parecchio - soprattutto, c'è da ammetterlo, quando volavano gran mazzate -.
Del resto, anche io ho iniziato come loro, e pensare che possano ancora scoprire praticamente da zero un mondo fantastico come quello della settima arte mi emoziona più che se dovessi farlo io.


MrFord



AVENGERS - ENDGAME (Anthony e Joe Russo, USA, 2019, 181')

Avengers: Endgame Poster


La fine - almeno per un annetto - della saga del Marvel Cinematic Universe era piuttosto attesa, qui in casa Ford: da qualche mese, infatti, i Fordini sono preda del fascino dei supereroi, e dalle domande su chi sia più forte di chi alle discussioni su chi fa chi - ricordo le stesse scenette con mio fratello da bambini, solo che noi ci contendevamo Wolverine e Spider Man, loro Groot e Hulk - fino al recupero di alcuni dei film targati Marvel - ancora non tutti, ma si rimedierà -, siamo giunti in sala sperando che tutto potesse andare per il meglio, sia rispetto alla tenuta dei bimbi che alla qualità del lavoro, considerate le recensioni controverse.
A mio parere il risultato è stato un clamoroso successo: Endgame è la degna conclusione della cavalcata come è stata fino ad ora degli Avengers, e riesce a far coesistere comicità, dramma, fan service, epicità, tantissimi personaggi ed una storia che non era semplice comprimere in tre ore di pellicola - che sono comunque parecchie -: in qualche modo, la Marvel ha realizzato il suo Ritorno del re in termini di struttura e gestione, e alla facciazza di chi inevitabilmente andrà contro questo tipo di produzioni mainstream e classiche, trovo possa essere impossibile a meno di non avere seri problemi in termini di emotività non farsi coinvolgere come si fosse bambini da momenti come il confronto - o meglio, i confronti - tra Cap. America e Thanos durante la battaglia finale o sul funerale che apre - come fu per il lavoro più noto di Peter Jackson - la serie di finali che congedano, per ora, l'MCU dal pubblico.
Per il resto, ottimi gli effetti, giusto lo "spezzettamento" - troppi charachters in campo per gestirli diversamente -, interessanti i cambiamenti operati su Hulk, Occhio di falco, Falcon e Thor - bellissima la battuta di Tony Stark su Lebowski -, curioso scoprire quello che accadrà con la Fase Quattro del progetto - che dovrebbe iniziare nel duemilaventi -: quando si parla di Cinema mainstream e d'intrattenimento, produzioni come questa dovrebbero essere prese da esempio.
Avengers, uniti!





HIGHWAYMEN - L'ULTIMA IMBOSCATA (John Lee Hancock, USA, 2019, 132')

Highwaymen - L'ultima imboscata Poster


Avevo ricordi velati delle vicende di Bonnie e Clyde, filtrati attraverso le immagini del mitico Gangster Story di Arthur Penn, e a rinfrescarmi la memoria con una produzione classica e dallo spirito decisamente Western e fordiano ci ha pensato Netflix, che ripercorre molto fedelmente la caccia ai leggendari banditi dalla parte dei due Rangers che si occuparono di seguirli e braccarli fino all'agguato che segnò la fine delle loro imprese.
Come di consueto intensi e funzionali Harrelson e Costner, ottime fotografia e ricostruzione dei tempi, profonda la riflessione ed il confronto tra il compito dell'uomo di Legge ed il ruolo sociale di due ragazzini divenuti a suon di omicidi simbolo del malcontento dei poveri e degli emarginati sociali - incredibile che, nel pieno degli anni trenta della crisi economica e in un'epoca molto meno "social" della nostra, ai funerali di Bonnie parteciparono ventimila persone e a quelli di Clyde quindicimila -, ben descritto il rapporto di amicizia virile dei due protagonisti.
Non brillerà per originalità o capacità di conquistare quella maggioranza di pubblico smart che allo stato attuale ha dimenticato un certo Cinema, ma per quanto mi riguarda, avercene.


mercoledì 2 maggio 2018

Avengers - Infinity War (Anthony e Joe Russo, USA, 2018, 149')





Quando, nell'aprile del duemiladodici, invase le sale il primo film dedicato agli Avengers, costruito pezzo dopo pezzo a seguito di Iron Man, Captain America, Thor e Hulk, tentativo di mettere insieme le tessere del mosaico Marvel e del neonato Cinematic Universe, probabilmente nessuno, neppure il fan più accanito, avrebbe potuto prevedere il fenomeno che ne sarebbe scaturito.
Personalmente, adorai il primo film tanto quanto mi parve deludente il noioso Age of Ultron, che appariva come un grande raccordo buono giusto per traghettare i personaggi da una fase all'altra dell'appena citato Cinematic Universe, divenuto nel frattempo qualcosa di estremamente grande e complesso: ai primi protagonisti - tutti legati ad almeno due o tre pellicole -, infatti, si sono aggiunti anche charachters "minori" come Ant-Man, Strange, I Guardiani della Galassia, Pantera Nera, così come lo Spider Man versione reboot, e ad oggi la grande macchina oliata da Marvel e Disney continua a produrre pellicole che, spesso e volentieri, finiscono per diventare successi clamorosi.
Con Infinity War, dunque, ci si trovava di fronte ad un'occasione che poteva rivelarsi un trampolino di lancio o un'arma a doppio taglio per autori e distributori: visione alle spalle, regalo della sempre mitica suocera Ford pronta a tenere con lei la Fordina mentre il Fordino se la spassava in campagna con il nonno, in una serata all'americana da coppia senza figli con tanto di fast food e "facciamo pure tardi tanto stanotte i bambini non ci sono", posso dire che i fratelli Russo abbiano colto in pieno la succitata occasione consegnando al pubblico uno dei Marvel movies meglio riusciti, in grado di mescolare una miriade di personaggi e situazioni, effettoni, botte, divertimento, risate sguaiate ed una parte oscura, profonda e drammatica che si traduce in uno dei finali più bastardi dai tempi de L'impero colpisce ancora, pronto a legare il pubblico alla poltrona in attesa dei nuovi capitoli del grande affresco dipinto da Mamma Marvel - i prossimi titoli in ordine di uscita dovrebbero essere Capitan Marvel, cui fa riferimento la scena post credits, e Ant-Man e Wasp - e consacrare un cattivo davvero eccellente - che io ricordavo bene dai miei tempi di lettore di fumetti -, il Thanos interpretato da Josh Brolin.
L'aura tragica e shakespeariana del villain, unita al legame dello stesso con Nebula e Gamora, l'idea di preservare la sanità dell'Universo ergendosi a giudice, giuria ed esecutore di metà delle creature viventi funziona ed affascina, e anche se a molti avrà fatto storcere il naso l'evoluzione che porta al finale, personalmente non vedo l'ora di poter di nuovo vedere Thanos in azione.
Sul fronte opposto la componente ironica - e quasi comica - divenuta parte integrante di questo tipo di proposte continua a risultare perfetta per rendere il prodotto leggero, fruibile e privo di qualsiasi pretesa che non sia l'intrattenimento, resa ancora più funzionale, a questo giro, dai meravigliosi Guardiani della Galassia - Rocket, Drax e Groot sono fenomenali -, da un Thor che continua il processo di svecchiamento del personaggio iniziato nei lungometraggi a lui dedicati e da uno Strange che si propone come nuovo leader "di testa" insieme - o contrapposto positivamente - a Tony Stark.
Tutto questo senza dimenticare, ovviamente, i momenti da botte da orbi come la battaglia in Wakanda - che pare una di quelle de Il signore degli anelli - o il primo confronto a New York con gli emissari di Thanos, mondi ed universi di grande impatto visivo ed un crescendo da season finale di una serie televisiva, con il pubblico che resta come con un grido rimasto in gola in attesa del nuovo capitolo che dovrebbe giungere proprio il prossimo anno, preannunciato da quel "Thanos ritornerà" che precede i titoli di coda.
Questo Infinity War dimostra ancora una volta non solo la superiorità netta dei film legati alla Marvel rispetto a quelli targati DC Comics, ma anche che il Cinematic Universe è ancora vivo e ribollente di idee ed energie, e se questa è la qualità che è pronto ad offrire, mi troverà in prima linea per molto tempo ancora.



MrFord



giovedì 27 luglio 2017

Thursday's child



Nuova puntata della rubrica dedicata alle uscite in sala settimanali condotta dal sottoscritto e dal suo radical nemico Cannibal Kid in versione blogosfera - ovvero praticamente morta -: questo weekend, infatti, soltanto due pellicole arriveranno in sala, e purtroppo non memorabili. Anzi.
I tempi d'oro dello scorso inverno sembrano davvero lontani anni luce, un pò come quelli in cui Peppa capiva qualcosa di Cinema. Anzi.
Quelli non sono mai arrivati!



"Speriamo speriamo speriamo che Ford possa venire a festeggiare il nostro addio al nubilato!"



Crazy Night – Festa col morto

"Beviamo, e che Ford sia con noi!"

Cannibal dice: Una versione al femminile di Cose molto cattive e Una notte da leoni, con una spruzzata di Weekend con il morto e Le amiche della sposa? E le protagoniste sono le belle Scarlett Johansson e Zoë Kravitz, e le simpatiche Ilana Glazer, Jillian Bell e Kate McKinnon?
Ma allora non me ne frega che negli Usa sia stato un flop e giudicato una porcatona dalla critica snob fordiana, io festeggio l'uscita di questo filmone!
Ford dice: l'estate sarà pure la stagione per eccellenza dei film leggeri, ma è davvero possibile che non ci sia un bell'action tamarro o un horror come si deve da buttare in sala al posto di questa pellicoletta, che concentrato di signorine a parte si prospetta davvero dimenticabile come le opinioni di Cannibal?



La fuga

Uno di quei casi in cui la locandina dice tutto.

Cannibal dice: Più che un film, cosa che questa roba amatoriale non credo proprio che sia, mi sembra un consiglio, un ottimo consiglio per chiunque si trovi nei paraggi di Mr. Ford.
Ford dice: la fuga pare l'abbiano fatta i film di qualità dalle sale. Probabilmente sapevano che Peppa Kid era in agguato con le sue recensioni sempre discutibili.







mercoledì 3 maggio 2017

Ghost in the shell




L'uscita in sala di Ghost in the shell in versione live action mi spaventava non poco, come del resto di norma accade rispetto a tutti i remake, reboot e chi più ne ha, più ne metta.
Il film d'animazione che faceva da termine di paragone in questo caso, infatti, non solo è oggetto di culto per almeno una generazione di fan del Fumetto e della settima arte, ma rappresentò, ai tempi della sua uscita, uno dei titoli imprescindibili per quanto riguarda gli anime, quando ancora il ruolo dei computer era decisamente molto più limitato e l'approccio decisamente più artigianale.
Considerate la mia opinione non alta della protagonista scelta - trovo la Johansson estremamente sopravvalutata come attrice e come superfiga - e le probabilità che il lavoro di Sanders potesse anche soltanto eguagliare il film "originale", l'odore di stroncatura si faceva più pesante di quello "di natura" che qui nella Pianura Padana sentiamo volenti o nolenti ad ogni periodo di concimazione: fortunatamente per me, almeno in parte, ho scoperto nel corso della visione di questo Ghost in the shell di non ricordare quasi nulla dell'evoluzione della storia, e dunque di avere la grande fortuna di affrontare il "nuovo" senza che l'ombra del "vecchio" potesse diventare necessariamente un peso.
Il risultato, però, non è stato troppo diverso.
Ghost in the shell è senza dubbio un film ben confezionato e prodotto, con ottimi effetti ed una serie di sequenze apparentemente d'effetto, il tipico incedere e la tipica chiusura da action "filosofico" che fa molto Batman di Christopher Nolan ed un cast, comunque, tutto sommato in parte: eppure è anche tristemente noioso a livello emotivo e cerebrale, e pur non pensando alla pellicola d'animazione o agli albi a fumetti che la ispirarono finisce per risultare l'ennesimo fratellino molto minore di Blade Runner - che ha di fatto influenzato tutta la fantascienza cyberpunk venuta da allora in avanti - del quale non si sentiva davvero la necessità, un giocattolone costruito a tavolino e decisamente senz'anima che spera nel successo commerciale in modo da sopperire a tutto quello che, a livello di cuore, non perviene nell'esperienza da spettatori.
Restano, almeno per il sottoscritto, le soddisfazioni di vedere un Kitano spaccaculi come ai suoi tempi d'oro da "violent cop" e qualche rimembranza di Minority Report - altro "figlio" di Philip Dick -, ma davvero poco altro: la sensazione, infatti, è che regista e sceneggiatori abbiano di fatto sperato che la presenza della Johansson finta nuda e gli effettoni potessero sopperire a dialoghi soporiferi e davvero troppo nerd per risultare fluidi, e da una quantità di spiegoni da cattivi dei fumetti - per l'appunto - da far invidia ad un qualsiasi cattivo dei fumetti.
Peccato, perchè se anche un vecchio fan colto da amnesia come il sottoscritto e privo di pregiudizi finisce per rimanere assolutamente indifferente - se non addirittura deluso - alla visione, non oso immaginare quanto possano essersi incazzati tutti quelli che, del lavoro di Oshii hanno fatto praticamente una religione.
Che avranno augurato agli autori il Kitano più cattivo possibile.



MrFord



 

giovedì 30 marzo 2017

Thursday's child



Nuova settimana di uscite in sala pronta a rinnovare la domanda più ricorrente dell'ultimo periodo: no, non è se la blogosfera tornerà quella di qualche anno fa oppure no, ma se la rivalità sopita tra il sottoscritto e Cannibal Kid tornerà quella dei bei tempi, quando ad ogni post pubblicato si scatenava una vera e propria guerra di parole.
Bei tempi, quelli.

"Hey Cannibal, il professor Ford dice che devo girare al largo da tipi come te."


Ghost in the Shell

Un'immagine in anteprima della bambola gonfiabile di Cannibal.

Cannibal dice: Una serie cult anime-manga-action-sci-fi che pare una fordianata totale, che però in questa versione live-action trova come protagonista una paladina di Pensieri Cannibali: Scarlett Johansson. Un adattamento rischioso, ma la sua presenza la rende una visione obbligatoria.
Ford dice: il Ghost in the shell originale fu un vero fulmine a ciel sereno, esempio di animazione con i controcazzi che prima si era vista, forse, solo con Akira. Sinceramente ho diversi dubbi rispetto a questa versione live action con la Johansson che non c'entra una favazza, ma una visione la tenterò comunque.

 

17 anni (e come uscirne vivi)

"Hey, quello è Marco Goi: andiamo a bulleggiarlo per bene!"

Cannibal dice: Teen movie. Una definizione che basta per far scappare Ford a gambe levate e per tenere me incollato davanti allo schermo. Io infatti questo film l'ho già visto e, anche se forse non è del tutto un nuovo cult del genere, ne consiglio decisamente la visione.
Ford dice: non ho ancora visto questo film, che penso il mio quasi ex rivale sarà corso a vedere, ma in una primavera per ora abbastanza tranquilla potrei anche pensare di recuperarlo. Staremo a vedere.


La verità, vi spiego, sull'amore

"Speriamo che dopo questo servizio esclusivo Cannibal la smetta di stalkerarmi."

Cannibal dice: Negli anni '90 avevo una cotta pre-adolescenziale per Ambra. Da quando si è messa a recitare invece l'ho sempre guardata più con diffidenza. O meglio non l'ho guardata, dato che non è che abbia visto molti dei suoi film. Questo credo non farà eccezione.
Ford dice: la verità, vi spiego, è che non vedrò questo film.

 

Il permesso – 48 ore fuori

"Questo Ford è un osso più duro del previsto!" 

Cannibal dice: Secondo film da regista di Claudio Amendola, che figura pure come co- protagonista insieme a Luca Argentero. L'impressione è quella di una versione de 'noantri di un thriller-noir carcerario internazionale. Un po' come il saloon di Ford, la versione de 'noantri di un vero saloon western.
Ford dice: sull'onda di un certo tipo di Cinema e serie all'italiana versione americana come Suburra, Romanzo Criminale e Gomorra, ecco questo Il permesso, che spero sinceramente non sia la classica italianata che Cannibal sarà pronto ad esaltare ed io a massacrare.
Piuttosto, sono disposto ad essere d'accordo.

 

Classe Z

"Ragazzi, sono il supplente: purtroppo Ford ha picchiato il vostro docente, Marco Goi, che oggi è ricoverato in ospedale."

Cannibal dice: Film italiano di ambientazione liceale?
Sembrerebbe una gran cannibalata, e invece la presenza di un cast discutibile che annovera le presenze di Andrea Pisani, amichetto di Paolo Ruffini, e della star di YouTube di recente anche discussa giurata al Festival di Sanremo Greta Menchi, non lascino molto ben sperare. Se non altro di sicuro c'è qualcuno che potrebbe odiare questo film più di me: James Ford.
Ford dice: robetta italiana che non prendo neppure in considerazione, e che penso non sarà in cima alla lista neppure del mio campanilista compare di rubrica Cannibal.


La mia famiglia a soqquadro

"Facciamo una bella foto felici, così Ford e Cannibal capiranno una volta per tutte che non possono pensare di mettere su una famiglia alternativa."

Cannibal dice: La storia di un bambino che è l'unico della sua classe e non avere i genitori separati. Che sia per caso il film biopic sul Fordino?
Ford dice: provocherei volentieri un soqquadro a casa Goi, o all'interno di Pensieri Cannibali. Ma dato che in questi mesi ci troviamo fin troppo d'accordo, per questa volta soprassiedo.

 

La vendetta di un uomo tranquillo

"Se becco quel Goi, lo impallino con il sale!"

Cannibal dice: Thriller spagnolo che pare sia stato osannato in patria, ma degli spagnoli non c'è mai da fidarsi troppo. Come del parere di Ford.
Ford dice: il Cinema spagnolo, come quello francese ed italiano, neanche fossimo all'interno di una barzelletta, potrebbe sorprendere come rivelarsi un buco nell'acqua. Chiederemo il parere definitivo al Cannibale Formaggino.

 

Il viaggio (The Journey)

"Ma per quale motivo hanno fatto un film su di noi e non su Ford e Cannibal?"

Cannibal dice: Pellicola storica britannica che mi sa di noia incredibile. Non credo mi metterò mai in viaggio insieme a questo film, o insieme a Ford.
Ford dice: piuttosto che imbarcarmi in questo viaggio, affronterò un documentario on the road che testimoni una traversata d'Italia mia e del Cannibale.

 

The Most Beautiful Day – Il giorno più bello

"Oh mio dio! Ford vuole guidare!"

Cannibal dice: Film on the road tedesco. Potrebbe essere la potenziale sorpresa della settimana, ma nemmeno in questo caso la voglia di mettersi in viaggio è alta.
Ford dice: potrei citare, fresca fresca, la risposta che trovate poco sopra.

 

Dall'altra parte

"Cercavo il letto di Cannibal. Mi hanno detto che Ford l'ha gonfiato."

Cannibal dice: Film croato-serbo che sprizza di fordianità pseudo impegnata da tutti i pori. Io vado dall'altra parte.
Ford dice: la primavera è esplosa. Il Cinema troppo autoriale comincia ad essere troppo dall'altra parte.

 

martedì 17 maggio 2016

Ave, Cesare!

Regia: Joel Coen, Ethan Coen
Origine: USA, UK, Giappone
Anno:
2016
Durata:
106'








La trama (con parole mie): Eddie Mannix è il problem solver ed il coordinatore dei Capitol Studios, una delle realtà più importanti del Cinema all'inizio degli anni cinquanta.
Il suo compito, a qualsiasi ora del giorno e della notte, è fare in modo che le cose girino sempre per il verso giusto, che registi ed attori svolgano il loro lavoro al meglio cercando di mettersi nei guai il meno possibile e tirarli fuori dagli stessi guai all'occorrenza: quando Baird Whitlock, star principale del kolossal in corso di ripresa Ave, Cesare! scompare misteriosamente dagli studios, per Mannix inizia una ricerca che potrebbe condurlo a scoperte decisamente scomode, nonchè ad utilizzare tutto il suo talento nel rimettere sui binari quello che rischia di deragliare ad ogni sequenza.
Perchè se nella settima arte esistono tante stelle, e storie, ed il senso di meraviglia conquista, alle spalle di tutto resta sempre un demiurgo che ha ben chiaro il senso del suo compito, e lo svolge con diligente solerzia.













Fin dai tempi dei primi passi nel mondo del Cinema autoriale, ho sempre adorato il modo di raccontare storie dei fratelli Coen: scombinati eppure perfettamente lucidi, assurdi ma calcolatori, pronti a regalare perle da pisciarsi addosso dalle risate come Il grande Lebowski o Arizona Junior e ritratti quasi oscuri come Fargo e L'uomo che non c'era, così come a lanciarsi in esperimenti pronti a toccare i più disparati generi cinematografici, da Crocevia della morte a Il grinta.
Neppure di fronte ai loro lavori meno ispirati e riusciti - si pensi a Prima ti sposo poi ti rovino o Ladykillers - sono riuscito a volere male ai due fratellini, anzi, ho finito per godermi anche i punti più bassi della loro carriera: eppure, ai tempi dell'uscita del trailer, non ero affatto convinto di quest'ultimo Ave, Cesare!, che dava al sottoscritto l'impressione della minestra riscaldata che funziona sempre poco, soprattutto al Cinema.
E invece, al contrario di tutte le aspettative, i Coen hanno finito per stupirmi in positivo un'altra volta.
Ave, Cesare!, infatti, è un film complesso nonostante l'apparenza giocosa e citazionista - senza dubbio è un lavoro costruito da amanti del Cinema soprattutto classico per amanti del Cinema soprattutto classico -, di quelli che, probabilmente, finiscono per acquistare valore visione dopo visione, all'interno del quale, come in un gioco di scatole cinesi, si fondono il noir, la commedia, il grottesco, il musical, l'epoca fantastica dei grandi studios ed il kitsch dei kolossal che fecero la Storia negli anni cinquanta, da I dieci comandamenti a Ben Hur, una specie di strano mix tra il già citato Il grande Lebowski e Vizio di forma, con qualche spruzzata di metacinema e la consueta riflessione legata alla Fede tipica dei Coen già presente nel sottovalutato e bellissimo A serious man.
Non un film per tutti, dunque, ed ancor meno per i detrattori dei due registi e sceneggiatori, che in Ave, Cesare! ritroveranno tutti i tratti distintivi che fanno andare in visibilio i loro fan hardcore tanto quanto irritano chi non si specchia nel loro modo di approcciare la settima arte: a prescindere, comunque, da questo, e dal cast davvero all star, la realizzazione tecnica risulta impeccabile nella ricostruzione della cornice d'epoca così come nella messa in scena.
Dal canto mio, a parte i molteplici riferimenti ad un'era che adoro del Cinema americano, ho trovato in questo film tutto l'amore che i Coen nutrono per la settima arte in tutte le sue incarnazioni, ed una riflessione davvero profonda nata sfruttando la figura da Mr. Wolf di Eddie Mannix, una sorta di divinità scesa in terra per aggiustare tutti i guai originati dalle star scombinate, caotiche e spesso e volentieri neppure in grado di comprendere la vita oltre il set ed espiarli e confessarli come se fossero propri, neanche fosse il Gesù del kolossal che si incarica di salvare riportando sulla retta via il perduto - in tutti i sensi - Baird Whitlock.
O forse quella stessa riflessione è in realtà una grande presa in giro della seriosità ed importanza che alcuni dogmi - che si parli di Fede o di Cinema poco importa - finiscono per avere anche quando si vivrebbe meglio con leggerezza e strafottenza, con la capacità di dimenticarsi della Fede stessa come Baird o con la semplicità del cowboy ritrovatosi attore Hobie Doyle, incapace di recitare quando occorre rapportarsi agli umani - strepitoso il siparietto con Ralph Fiennes - così come di togliersi la dentiera nel pieno di un appuntamento per raccontare di quando un incidente di rodeo gli è costato tutti i denti neanche parlasse delle scarpe che si è messo quella stessa mattina per uscire.
Ma in fondo, che si tratti di una cosa o dell'altra, non è dato conoscere la risposta, ma se senza dubbio caldeggiato provare a trovarne una, fosse anche sbagliata: il bello del Cinema - e di Ave, Cesare! - è proprio questo.
Un intrigo passionale.
Una storia d'amore.
Un atto di fede.
Un tentativo di rivolta.
Ad ognuno il suo.
L'importante è avere il set giusto per brillare.





MrFord





"Who are these christians?
What is this strange religion?
I' ve heard it said they turn the other cheek
ha ha ha ha
throw them to the lions
throw them to the lions
throw them to the lions
thumbs down
10 pieces of gold for every man
hail caesar hail caesar."
Iggy Pop - "Caesar" - 





lunedì 16 maggio 2016

Captain America - Civil War

Regia: Anthony Russo, Joe Russo
Origine: USA, Germania
Anno:
2016
Durata:
147'








La trama (con parole mie): a seguito degli incidenti in Sokovia e di uno scontro in Nigeria che provoca la morte accidentale di alcuni volontari del Wakanda innescando un incidente diplomatico proprio con i regnanti del piccolo Stato fornitore del prezioso vibranio, il Segretario americano Ross intima a Tony Stark e Steve Rogers di firmare un patto con le Nazioni Unite che prevede un controllo molto stretto delle attività superumane, che il primo abbraccia in modo da poter tutelare il numero più alto possibile di innocenti ed evitare le morti collaterali ed il secondo rifiuta per evitare di rinunciare al valore che ha difeso per tutta la vita, prima e dopo il suo ritorno, la libertà.
La frattura all'interno degli Avengers vede dunque nascere due schieramenti definiti, il primo a favore del nuovo status quo, guidato da Iron Man e comprendente War Machine, Visione, il principe di Wakanda Pantera Nera, la Vedova Nera ed il giovanissimo Spider Man, ed il secondo che, al contrario, non intende rinunciare al proprio libero arbitrio, legato a Captain America e composto da Falcon, Hawkeye, Scarlet, Ant Man ed il Soldato d'inverno, pietra angolare della disputa.
Cosa accadrà quando i più grandi eroi del pianeta finiranno a combattere gli uni contro gli altri?
E quale si rivelerà essere la verità dietro questo stesso scontro?











Ai tempi della versione cartacea di Civil War avevo già abbandonato la lettura dei fumetti Marvel, eppure, per quello che venni a sapere, l'idea mi parve davvero interessante: proporre i principali eroi divisi in due fazioni, una a favore di un maggiore controllo dei superumani ed una contraria, guidate rispettivamente da Iron Man e Captain America, aveva diversi assi nella manica.
Primo fra tutti, il fatto che un bad guy come Tony Stark diventasse il paladino dell'Ordine mentre, dall'altra parte, il boy scout per eccellenza, Steve Rogers, si ergesse come baluardo per la rivolta: una cosa intrigante, anche perchè fan di uno o dell'altro avrebbero finito per "tifare contro" il proprio beniamino, in caso di disaccordo ideologico.
Personalmente, non ho mai amato Iron Man o il vecchio Cap - i miei favoriti sono e resteranno sempre gli eroi urbani come Daredevil e Spider Man -, e agli Avengers ho sempre preferito gli X-Men, considerate le mie simpatie per gli outsiders, ma tra i due leader degli Eroi più potenti della Terra senza dubbio è Stark a somigliare più al sottoscritto: imperfetto, casinista, pronto a sfruttare i propri difetti e a trasformarli in punti di forza.
Eppure, in Civil War come al Cinema - considerati i tre film dedicati ad ognuno -, mi sono trovato nettamente dalla parte del buon Capitano: a prescindere, comunque, dalle riflessioni che mi porterebbero, nella situazione dei protagonisti, a schierarmi senza alcun dubbio dalla parte del vecchio Steve, posso solo essere felice del fatto che Anthony e Joe Russo, dopo l'ottimo lavoro svolto sul precedente Winter Soldier, abbiano confezionato uno dei migliori prodotti del Cinematic Universe targato Marvel insieme al primo Avengers, al secondo Thor e a Guardiani della Galassia, una pellicola ritmata, divertente, ironica ed esaltante di quelle perfette per ogni amante del Fumetto così come del pubblico occasionale, che in un prodotto di questo genere può ritrovare l'intrattenimento fracassone ma intelligente che tanto ha fatto per noi ragazzi cresciuti negli anni ottanta.
A prescindere, infatti, dalla costruzione forse a tratti un pò macchinosa e ad un villain probabilmente non all'altezza - un riadattato Arnim Zola -, Civil War è tutto quello che avrebbe dovuto essere Age of Ultron e che, a questo punto, considerata la regia affidata proprio ai Russo, spero sarà la doppia uscita Infinity War, che dovrebbe rappresentare il culmine delle proposte Marvel in sala degli ultimi anni: introduzione di nuovi ed interessanti charachters - Pantera Nera è reso davvero molto bene, nonostante i pochi minuti on screen, ed il rinnovato Spider Man aumenta già l'hype per la pellicola a lui dedicata -, giusto spazio costruito per i personaggi secondari - Ant Man, già protagonista di una pellicola più che discreta, regala uno dei passaggi di maggior esaltazione dello scontro tra i due Team rivali, Falcon acquista uno spessore che non ha mai avuto neppure sulla pagina, Visione, se trattato nel modo giusto, potrebbe finire per risultare una delle scommesse vincenti dei Vendicatori on screen -, un crescendo che unisce ironia, parti epiche - il duello tra Cap e Iron Man - e sequenze di puro godimento come lo scontro con tanto di esibizione dei poteri di ogni partecipante allo stesso dei due schieramenti.
L'unica, forse, a patire nonostante il ruolo per certi versi determinante nella lotta è la Scarlet di Elizabeth Olsen, che soffre della stessa sindrome che pesò sul personaggio anche negli albi per anni: la figlia di Magneto, infatti, in termini di poteri, è uno dei charachters più temibili e potenti dell'Universo Marvel, eppure pochi autori hanno saputo renderla al meglio.
Diciamo che al Cinema manca ancora questo salto, ma non è detto che in futuro non possa avvenire.
Nel frattempo, che si scelga di stare dalla parte di Stark o da quella di Rogers, Civil War rappresenta un intrattenimento come raramente se ne vedono, che personalmente mi sono goduto dal primo all'ultimo minuto fino ai due brevi filmati nel corso dei titoli di coda che mettono ulteriore carne al fuoco rispetto al Cinematic Universe, uno dei progetti più ambiziosi e goduriosi - se si è abbastanza pane e salame - che il Cinema abbia regalato al pubblico negli ultimi vent'anni.






MrFord





"Guerra civile famigliare
guerra civile intima
guerra civile famigliare
guerra civile famigliare
guerra civile intima
guerra civile famigliare
guerra civile intima."
Tre Allegri Ragazzi Morti - "Guerra civile" - 






lunedì 27 aprile 2015

Avengers - Age of Ultron

Regia: Joss Whedon
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 141"





La trama (con parole mie): i Vendicatori, ormai divenuti una forza con la quale fare i conti ad ogni latitudine del pianeta, nel corso di una missione che li vede debellare le ultime forze dell'Hydra rimaste attive dopo la caduta dello Shield, vengono in contatto con un manufatto che cela l'energia di una delle Gemme dell'infinito, potentissimi artefatti in grado di conferire un potere quasi illimitato, appartenuta a Loki, fratello di Thor. Scoperti, inoltre, due gemelli dalle incredibili abilità - Wanda e Pietro Maximoff - ed un programma dormiente, gli Avengers si mettono al lavoro in modo da poter trarre il meglio dalle loro ultime conquiste: peccato che, quando Tony Stark decide di mettere mano al programma stesso per applicarlo ad un progetto di intelligenza artificiale evoluta, il risultato sia Ultron, robot senziente determinato a cancellare dalla faccia della Terra non solo il gruppo di eroi, ma il genere umano.
Capitan America e soci, dunque, dovranno dare fondo a tutte le loro energie ed il coraggio che li contraddistingue per rispondere ad una nuova, letale sfida.








Spesso e volentieri si dice che le aspettative siano la prova più difficile da superare, e che tanto più alte le stesse finiscono per essere, quanto consistenti diventino i rischi di un fallimento: il primo film dedicato agli Avengers, uscito tre anni or sono proprio in questo periodo in sala, è stato una delle esperienze di godimento cinematografico in termini fracassoni più esaltanti della mia vita di spettatore, e da appassionato di fumetti ha finito per rappresentare l'ideale di prodotto che, da bambino - e non solo - avrei sognato per la trasposizione su grande schermo degli eroi di carta, inferiore, probabilmente, soltanto a quella chicca assoluta de Il cavaliere oscuro.
Peccato che, proprio come fu per il filmone di Nolan, su lavoro di Whedon e su questo sequel pesassero come macigni aspettative accumulate in tre stagioni di attesa, condite senza dubbio da ottimi prodotti targati Marvel - Il soldato d'inverno, il secondo Thor, Guardiani della galassia - ma pronte a culminare con questo Age of Ultron: cosa, dunque, è andato storto, tradendo le attese e, di fatto, trasformando un potenziale cult del Saloon in una delle più cocenti delusioni cinematografiche dell'anno?
Senza dubbio l'approccio, consacrato al comparto tecnico ed agli effettoni - belli da vedere, senza dubbio, almeno quanto le divertenti e spassose scene d'azione - piuttosto che ad un'idea o una sceneggiatura quantomeno pronta a dare spessore anche ad una proposta popcorn come questa - come fu per il primo film, per intenderci -, i protagonisti - a partire dal Tony Stark di Robert Downey Jr, mattatore nel primo capitolo, macchietta gigionesca in questo secondo, passando attraverso un Ultron sfruttato solo in parte ed una coppia Scarlet/Quicksilver sconfitta clamorosamente dalla controparte vista in X-Men: giorni di un futuro passato -, la scorrevolezza - due ore e venti che pesano come macigni, sequenze di combattimento a parte, rese stoppose da una mezzora piena tutta giocata all'interno di casa Hawkeye responsabile del mio primo, vero momento di cedimento al mondo dei sogni in una sala e passaggi tagliati con l'accetta neanche il pubblico fosse completamente disinteressato alla storia dietro lo spettacolo di esplosioni e rocambolesce evoluzioni videoludiche -, ed una direzione del progetto che pare quasi mostrare un'anima conflittuale che potrebbe aver visto protagonisti Whedon ed i suoi colleghi più talentuosi rispetto ad un "consiglio d'amministrazione" pronto a sacrificare tutto - in primis la qualità non visibile attraverso le vorticose capriole della macchina da presa - in nome dell'incasso e del guadagno.
Tutto questo senza contare il disagio di stare, di fatto, assistendo ad una gigantesca sequenza di raccordo pronta a preparare il terreno per i prossimi terzi capitoli delle saghe in singolo di Capitan America e Thor, l'imminente Ant-Man, il secondo Guardiani della galassia e, ovviamente, il doppio capitolo finale (?) delle avventure degli Avengers, che, come già si era intuito al termine del primo film, avrà come protagonista - ed antagonista - il quasi onnipotente Thanos, una sorta di stradopato Le due torri con molto meno mordente.
Probabilmente, al contrario del Batman nolaniano, gli Eroi più potenti della Terra non hanno bisogno di essere resi più profondi o appesantiti da storie sentimentali decisamente troppo zuccherose - il legame Hulk/Vedova nera, da vecchio fan della serie a fumetti, non si può proprio vedere -, o di alternare a fasi di esplosioni e botte da action di grana grossa il focolare domestico da grandi valori americani - di nuovo, la parte ambientata in casa Burton -: dovrebbero semplicemente andare dritti per dritti alla meta, senza troppe domande e con molta (auto)ironia.
Spaccare, per dirla come Hulk.
E qui, invece, si tira il freno a mano. E quando si spacca, lo si fa con la spiacevole sensazione di stare assistendo ad un divertissement soltanto per chi vi ha preso parte o ad un compitino buono giusto per scucire dei gran soldi - e con gran successo - a noi poveri stronzi pronti ad alimentare aspettative legate ad un'idea ingenua e naif di divertimento neanche fossimo tornati tutti dodicenni pronti a chiedersi chi sia più forte tra Thor e Hulk - anche se, ai miei tempi, la domanda più frequente era chi lo fosse tra Hulk e la Cosa -.
Usciti dalla sala, il problema non è stato, dunque, quello di trovare la risposta ad una domanda tanto semplice quanto affascinante, o l'idea di dover aspettare ancora almeno un paio d'anni prima di affrontare il nuovo capitolo della saga - come accadde con il film numero uno -, bensì la paura che, da ora in avanti, le cose potranno solo peggiorare.
E speriamo proprio di no.
Anche perchè un "Avengers assemble" lasciato a metà sarebbe davvero un delitto.
E non solo per gli appassionati di fumetti, o di blockbuster fracassoni.
Perchè tutti abbiamo bisogno di prodotti come questo.
Fosse anche solo per staccare il cervello.




MrFord




"Stop trying to live my life for me
I need to breathe
I'm not your robot
stop telling me I'm part of the big machine
I'm breaking free
can't you see,
I can love, I can speak
without somebody else operating me
you gave me eyes so now I see
I'm not your robot, I'm just me."
Miley Cyrus - "Robot" -





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