lunedì 31 dicembre 2018

Ford Awards 2018: i film (N°10-1)


Ed eccoci giunti alla top ten più attesa di qualsiasi classifica e dei Ford Awards, quella dedicata al miglior film dell'anno: il duemiladiciotto è stato particolare per me ed il mio rapporto con il Cinema, che si è raffreddato ed ha toccato vette di allontanamento che posso ricordare solo a cavallo tra la fine degli anni novanta ed i primi duemila.
Fortunatamente, però, alcuni titoli sono riusciti ad accendere la scintilla che mi ha sempre fatto amare la settima arte, mantenendomi saldo e ancora qui: sono proprio loro a costruire questa decina, e tra loro c'è il vincitore del Ford Award più importante, pronto a raccogliere il testimone di Victoria lo scorso anno.


N°10: MOLLY'S GAME

Molly's Game Poster

Il duemiladiciotto che va a concludersi è stato l'anno della grande riscossa delle donne, e non è un caso che in questa decina compaiano due titoli legati a doppio filo al carattere e all'affermazione dell'altra metà del cielo.
Il primo è un gioiellino di sceneggiatura di Aaron Sorkin, in quest'occasione anche regista, interpretato alla grandissima da una Jessica Chastain da infarto - in molti sensi -: una vicenda che trascina, ipnotizza, aggancia allo schermo, ed una lezione importante per il Cinema.
A volte la vita può regalare vicende che neppure il più articolato degli script riesce a costruire.


N°9: BLACKKKLANSMAN

BlacKkKlansman Poster

Spike Lee, negli ultimi anni più avvezzo a polemiche sterili contro colleghi e addetti ai lavori che non alla macchina da presa, torna in grandissimo spolvero con una storia - anche questa ispirata da fatti reali - che mescola grottesco, crime, pulp e ironia prima di sfoderare un pugno nello stomaco di rabbia nel finale che lascia l'amaro in bocca e le lacrime agli occhi.
Spike l'arrabbiato è tornato a veicolare i suoi sentimenti nel modo migliore, ed il risultato è una bomba.


N°8: THE DISASTER ARTIST

The Disaster Artist Poster

Altro biopic, altro gioiellino.
Ingiustamente ignorato per vicende che non c'entrano nulla con il Cinema alla notte degli Oscar, James Franco mostra grandissima maturità come regista e talento come attore portando sullo schermo la misteriosa figura di Tommy Wiseau, autore di uno degli scult più assurdi mai girati.
Un film che tocca temi importanti come l'identità e l'amicizia e che viene portato in scena con grande sincerità dai suoi protagonisti, probabilmente i primi a credere nell'idea di Franco.


N°7: IL CLIENTE

Il cliente Poster

Fahradi è un regista che non ha bisogno di presentazioni, al Saloon, esponente di quel Cinema iraniano che da Kiarostami in poi ha regalato pellicole indimenticabili a tutti gli appassionati: Il cliente, dramma consumato nella banalità del Male umano, è un esempio del valore di quel Cinema.
Senza insistenze o spettacolarizzazioni, il regista porta in scena un vero e proprio pugno nello stomaco ed un turbinio di emozioni da pelle d'oca, e lo fa, come al solito, senza andare sopra le righe o alzare la voce. Ma con una potenza incredibile.


N°6: TONYA

Tonya Poster

Come Molly's Game, più di Molly's Game.
La vicenda di Tonya Harding e la storia interpretata alla grandissima da Margot Robbie paiono una versione "di pancia" di quella orchestrata da Aaron Sorkin che ha aperto questa classifica, e sono una delle cose che mi ha emozionato di più in questi ultimi dodici mesi.
Tonya, per molti versi, a prescindere dalle discussioni tecniche, è senza dubbio uno dei titoli che ho amato di più quest'anno, e continuerò ad amare anche nei prossimi.


N°5: SULLA MIA PELLE

Sulla mia pelle Poster

Sulla mia pelle, al contrario di Tonya, non è un titolo che si ama.
E' scomodo, doloroso, incredibilmente equilibrato nel mostrare i lati oscuri da entrambe le parti di una tra le vicende più vergognose della Storia recente del Nostro Paese.
Dovendo pensare ad un titolo che me lo ricorda, torno con la memoria a Diaz.
Sulla mia pelle è un film necessario.
Come se non bastasse reso indimenticabile anche grazie ad una performance da Oscar di Alessandro Borghi.


N°4: IL FILO NASCOSTO

Il filo nascosto Poster

Paul Thomas Anderson è uno che non ha bisogno di presentazioni.
Boogie Nights, Magnolia, Vizio di forma sono solo alcuni dei suoi lavori, titoli che ho amato alla follia e che sono pezzi fondamentali della mia Storia come spettatore.
Il filo nascosto è stato il più difficile da affrontare, tra i suoi film: ho iniziato odiandolo, e il giorno dopo la visione, scrivendone, l'ho riscoperto grande, grandissimo.
Andrebbe visto, rivisto, gustato come un whisky invecchiato sorso dopo sorso, e continuando a coglierne nuove sfumature, senza essere spiegato troppo.


N°3: TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

Tre manifesti a Ebbing, Missouri Poster

Ad aprire il podio dei Ford Awards 2018 è uno dei film più fordiani usciti negli ultimi anni, che ha battagliato fino all'ultimo secondo con i prossimi due titoli: intenso, profondo, eastwoodiano, imperfetto anche lui - ma il bello è questo -, profondamente umano.
Un film che mostra odio ma che, in realtà, parla d'amore. O quantomeno della necessità di averne, portarne, usarlo per sopravvivere e per vivere.
Grandi brividi, grande film, grandi attori.


N°2: COCO

Coco Poster

Ancora una volta la Pixar arriva nelle parti alte di questa classifica, riuscendo quasi a replicare il successo di Inside Out un paio d'anni fa: Coco, più tradizionale del suo "compare" appena citato, resta comunque una meraviglia per gli occhi ed il cuore, e resterà impresso nella mia memoria perchè visto in sala con le lacrime agli occhi e con i Fordini accanto, estasiati dai colori, dalla magia e dalle canzoni che, ancora oggi, li fanno scattare come molle. 
Un film profondamente emozionante sul valore dei ricordi e della propria Famiglia, perfetta o imperfetta che sia.


N°1: CHIAMAMI COL TUO NOME

Chiamami col tuo nome Poster

E alla fine, se non ricordo male per la prima volta da quando esiste White Russian Cinema, è l'Italia a conquistarsi la vetta di questa classifica. Una vittoria all'ultimo secondo, che si è materializzata rileggendo il post che scrissi subito dopo la visione riportando a galla i ricordi e le emozioni di un film stilisticamente lontanissimo dalla mia sensibilità ma profondo, sentito, vero, pieno di passione.
I dolori della crescita ci formano, e fortunatamente, anche quando non lo sappiamo, ad ogni lacrima dell'inverno seguono sempre l'energia della primavera e la gioia dell'estate.
E come scrissi allora, questo film è l'estate.



MrFord



I PREMI

Miglior regia: Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome

Miglior attore: Alessandro Borghi, Sulla mia pelle

Miglior attrice: Margot Robbie, Tonya

Scena cult: l'esultanza di Tonya Harding dopo il 360°, Tonya e Mamà Coco si ricorda del padre, Coco
 
Miglior colonna sonora: Coco

Premio "leggenda fordiana": lo sceriffo Willoughby, Tre manifesti a Ebbing Missouri

Oggetto di culto: la pesca, Chiamami col tuo nome

Premio metamorfosi: Alessandro Borghi, Sulla mia pelle
 
Premio "start the party": l'introduzione di Miguel della sua Famiglia, Coco

Premio "be there": il mondo dei morti, Coco

domenica 30 dicembre 2018

Ford Awards 2018 - I film (N°20-11)


L'ultima parte delle classifiche e dei Ford Awards è ovviamente quella dedicata ai migliori film dell'anno, quest'anno ridotta a causa di un numero limitato di visioni rispetto al solito, ad una qualità media decisamente più bassa e alla consacrazione delle piattaforme come Netflix, che fino all'ultimo mi hanno fatto meditare rispetto all'idea di considerare un'unica classifica dedicata ai film al posto di quelle separate tra distribuiti in sala e non. 
Alla fine sono rimasto fedele alla tradizione - anche perchè nel duemilaventi, per i dieci anni del Saloon, ho in mente qualcosa rispetto ai vincitori delle singole categorie -, e dunque ecco la prima delle due decine dedicate alle pellicole uscite in sala che hanno maggiormente colpito questo vecchio cowboy.


N°20: SEVEN SISTERS

Seven Sisters Poster

Spernacchiato spesso e volentieri, per me un ottimo intrattenimento, apre la classifica il lavoro di Tommy Wirkola, che già avevo apprezzato in passato, dal sapore vagamente blackmirroriano legato ad identità ed affermazione di se stessi: imperfetto, sicuramente non sarebbe entrato in una classifica di questo tipo qualche anno fa, o quantomeno sarebbe stato più in basso, ma i tempi cambiano e questo è quanto mi ha portato il duemiladiciotto. Che nel caso di Lunedì e delle sue sorelle, non è stato poi così male.


N°19: RED ZONE - 22 MIGLIA DI FUOCO

Red Zone - 22 miglia di fuoco Poster

Peter Berg è un altro fordiano ad honorem che, da americano a stelle e strisce tamarro al cento per cento, si affida spesso a prodotti che sono quanto di più lontano esista dal radicalchicchismo. Red Zone ne è il perfetto esempio: azione serrata, sparatorie, morti come se piovesse, patriottismo ed una serie di sequenze d'azione pazzesche - un plauso al mitico Iko Uwais, già protagonista di The Raid - che unite ad un paio di twist ben sviluppati hanno portato ad una delle sorprese più inaspettate della seconda parte dell'anno.


N°18: ANNIENTAMENTO

Annientamento Poster

Un cast pazzesco tutto al femminile, il regista dell'ottimo Ex Machina, tematiche profonde ed importanti: Annientamento poteva essere un supercult e invece è solo un buon film pronto a toccare corde intime presenti in ognuno di noi, ma avercene di "solo un buon film" come questo.
Esteticamente molto interessante, splendida la metafora che muove l'intera pellicola, ha forse il limite di essere troppo teoria e poca pratica, eppure mi è servito per riflettere su un periodo che mi ha visto a confronto con la malattia di mio padre.


N°17: L'ORA PIU' BUIA

L'ora più buia Poster

Ho sempre apprezzato i biopic storici ben realizzati, e la figura di Winston Churchill è per me una delle più sfaccettate ed interessanti del Novecento: grazie ad un'interpretazione pazzesca di Gary Oldman e ad una narrazione avvincente ho riscoperto il piacere di godermi i film di stampo classico, hollywoodiani e "da Oscar" da un lato ma sempre in grado di catturare dal primo all'ultimo fotogramma dall'altro. 


N°16: GLI INCREDIBILI 2

Gli Incredibili 2 Poster

Quattordici anni fa avevo amato Gli Incredibili, visto in un periodo della mia vita in cui non avrei mai immaginato, un giorno, di amarne anche il seguito visto con la mia Famiglia accanto, Fordini esaltati compresi: Brad Bird, mantenendo lo standard qualitativo come di consueto altissimo della Pixar, attualizza alcuni temi - il ruolo di Elastigirl -, si affida alle gag di Jack Jack - irresistibile - e consolida quella che era stata l'ossatura del primo film. La trama resta forse prevedibile, ma il risultato è senza dubbio una certezza.


N°15: AVENGERS - INFINITY WAR

Avengers: Infinity War Poster

I supereroi al Cinema avranno anche cominciato a stancare, ma il Cinematic Universe targato Marvel continua a presentare spettacoli d'intrattenimento di livello altissimo: a riscattarsi dal passo falso di Age of Ultron, gli Avengers tornano con il cupissimo Infinity War, che traghetta il pubblico in quello che dovrebbe essere il terzo blocco di uscite legate al progetto di questo universo e lo fa nel modo più drammatico possibile, portando in campo, tra l'altro, l'intero gruppo di personaggi protagonisti delle pellicole Marvel degli ultimi anni, dai Guardiani della galassia a Thor e Capitan America. 


N°14: DEADPOOL 2

Deadpool 2 Poster

Altro film, altro "supereroe". Certo, Deadpool non è un supereroe come gli altri.
Anzi, non lo è affatto. Ed è proprio questo il bello.
Si è perso l'effetto novità del primo capitolo, ma anche questo numero due è fracassone, sboccato, sfacciato, divertente e chi più ne ha, più ne metta. Senza contare il debutto "mortale" di X-Force.


N°13: LADY BIRD

Lady Bird Poster

Il titolo più indie e se vogliamo radical di questa prima decina porta la firma di Greta Gerwig ed è rappresentato dal volto di Saoirse Ronan, e come gli altri che l'hanno preceduto è tutto fuorchè un film perfetto. Eppure, nella sua imperfezione, rappresenta benissimo proprio l'imperfezione dell'adolescenza, uno dei periodi più assurdi, scombinati e caotici, nel bene o nel male, che ognuno di noi vive prima di diventare adulto. O quantomeno di provarci. 
La Lady Bird della Gerwig di sicuro ci prova.


N°12: BOHEMIAN RHAPSODY

Bohemian Rhapsody Poster

E se questo è l'anno delle imperfezioni, Bohemian Rhapsody rende benissimo l'idea: un film "pilotato", giocato in tutto e per tutto sulla grande prestazione di Rami Malek nel ruolo di Freddy Mercury e sulle canzoni dei Queen, retorico per certi versi e troppo pop per altri, eppure profondamente trascinante ed emozionante, che mi ha ricordato il periodo delle medie, quando vissi non solo la morte del frontman del gruppo inglese, ma anche una delle mie prime, vere passioni rock.
Ed il concerto al Live Aid, replicato praticamente alla perfezione, è da brividi.


N°11: FABRIZIO DE ANDRE' - PRINCIPE LIBERO

Fabrizio De André: Principe libero Poster

Potrebbe valere per questo film - che fino all'ultimo ho avuto dubbi rispetto a dove inserire, se tra i non distribuiti o qui - lo stesso discorso fatto per Bohemian Rhapsody: pilotato, imperfetto, incapace di mostrare al cento per cento le sfaccettature di un mito della Musica italiana e non solo come Fabrizio De Andrè, eppure in grado di trasmettere almeno in parte le emozioni che solo le sue canzoni sanno trasmettere, oltre ad evidenziare aspetti meno noti ma molto interessanti della vita del cantautore genovese - l'amicizia con Paolo Villaggio in particolare -.



sabato 29 dicembre 2018

Ford Awards 2018 - Le serie



Così come per il Saloon ed i Ford Awards in generale, anche le serie con la loro classifica quest'anno subiscono una drastica ridimensionata assestandosi sulla più classica delle top ten: per questioni di tempo e stanchezza, in realtà, negli ultimi mesi mi sono legato molto più al piccolo che al grande schermo, che è riuscito a regalarmi anche titoli destinati a diventare piccoli o grandi cult: mancano ancora recuperi importanti almeno sulla carta - Narcos, Mayans, Westworld, The handsmaid's tale -, ma se ne riparlerà il prossimo anno. Intanto, per il duemiladiciotto questo è quanto.


N°10: MAKING A MURDERER

Making a Murderer Poster

Sulla scia di lavori come Capturing the Friedmans o The Jinx, sempre grazie a Netflix ho recuperato un documentario che, fosse stato scritto per il grande schermo, sarebbe stato un legal thriller mozzafiato: la vicenda di Stephen Avery, tutt'ora in corso, filmata nell'arco di dieci anni, rappresenta uno dei casi più incredibili di cronaca nera degli States, in bilico tra vendetta, ignoranza, sangue, il nulla e l'addio. Lo stile potrà apparire quasi amatoriale, ma quello che racconta è senza dubbio da brividi.


N°9: BLACK SAILS

Black Sails Poster

Il mio amore per L'isola del tesoro ed il personaggio di Long John Silver non poteva che farmi rimanere una volta ancora ammirato da questa sottovalutatissima versione piratesca di Spartacus, che chiude il suo cammino con una quarta stagione in crescendo e che, personalmente, avrei voluto veder proseguire per almeno un altro paio di annate. 
Lo spirito indomito, selvaggio, crudele e ribelle dei pirati mostrato dall'altro lato della medaglia a fronte dell'ombra del Sistema e dell'Impero che lo rappresentava.


N°8: JEAN CLAUDE VAN JOHNSON

Jean-Claude Van Johnson Poster

Riprendendo quello che fu lo spirito del mitico JCVD sfruttandone la vena più grottesca e comica, Jean Claude Van Damme, uno dei miei idoli d'infanzia nonchè volto mitico dell'action tamarra, torna per raccontare un'assurda vicenda in cui interpreta se stesso rivelando di essere in realtà un agente segreto la cui copertura è proprio quella della star del Cinema. 
Per chi è cresciuto a calci rotanti, un vero e proprio cult: peccato si siano fermati alla prima stagione.


N°7: SEVEN SECONDS

Seven Seconds Poster

Le storie fosche pronte a rivelare tutto il buio dell'animo umano sono tra le mie preferite, quando si parla di crime: e così come avevo adorato The Shield, The Killing e The night of, sono stato conquistato da Seven Seconds, dai ritmi forse più dilatati e blandi rispetto ai titoli appena citati ma potentissimo nel raccontare una vicenda tristissima dalla quale nessuno esce vincitore consegnando al pubblico almeno un paio di charachters memorabili - il detective Fish su tutti -. 


N°6: MANHUNT - UNABOMBER

Manhunt: Unabomber Poster

Sulla scia dello spirito di Mind Hunter dello scorso anno, Manhunt - Unabomber è stata la sorpresa crime degli ultimi mesi: teso, ben raccontato, pronto a mostrare una storia di paura collettiva e solitudine profonda di due facce della stessa medaglia, interpretato bene perfino da Sam Worthington, che pur standomi simpatico di norma non è noto per brillare per qualità attoriali.
Da antologia l'episodio dedicato a Unabomber e al suo passato.

N°5: BOJACK HORSEMAN

BoJack Horseman Poster

L'Hank Moody del post Californication, Bojack Horseman, continua a mietere successi stagione dopo stagione, confermandosi uno dei charachters più interessanti del piccolo schermo e non solo. In attesa di affrontare la nuova stagione, il cavallo alcolizzato che lotta contro la fama e Hollywood rappresenta qualcosa di incredibilmente geniale, divertentissimo e profondamente triste con cui perdersi. Magari bevendo mentre lo si fa.


N°4: THIS IS US

This Is Us Poster

Uno dei serial più fordiani degli ultimi anni e forse di sempre strazia i cuori degli occupanti del Saloon anche con la seconda stagione, confermandosi come una delle opere più emozionanti e coinvolgenti che la televisione abbia da offrire al momento: in attesa di imbarcarci nella visione della terza stagione, i Pearson continuano a solleticare le lacrime anche dei più duri, rivelando finalmente quello che fu il destino del mitico Jack.


N°3: COBRA KAI

Cobra Kai Poster 

Il revival anni ottanta che ha furoreggiato negli ultimi anni porta alla riscoperta di Daniel LaRusso e John Lawrence, rivali nel primo, indimenticabile, Karate Kid, oltre trent'anni dopo: l'ex pupillo di Miyagi è diventato un imprenditore di successo, mentre il bullo del Cobra Kai è un uomo ai margini che vive di lavoretti e serate accompagnate da alcool e solitudine. 
Bravissimi gli autori a giocare su amarcord, divertimento ed un ribaltamento delle parti che mostra l'uomo dietro il "cattivo" dei vecchi tempi ed il peggio del "buono": per chi ha amato ed è cresciuto con il film originale, un must. Per tutti gli altri, un piccolo gioiellino da scoprire.


N°2: HILL HOUSE

Hill House Poster

Mike Flanagan, regista che sul grande schermo ha sempre funzionato per quanto mi riguarda a corrente alterna, trova la sua dimensione migliore sul piccolo, confezionando uno dei titoli che ha furoreggiato nella blogosfera lo scorso autunno e che rappresenta un vero e proprio gioiellino di un genere spesso vituperato e difficile come l'horror.
Incrociando le dinamiche da famiglia disfunzionale in stile Six Feet Under alle vecchie storie di case infestate, Flanagan racconta con grandissima tecnica una storia avvincente e profonda dal primo all'ultimo episodio, esplodendo in particolare con il quinto, La donna con il collo spezzato, un vero gioiello.


N°1: LA CASA DI CARTA

La casa di carta Poster

Se c'è una serie che più di ogni altra ha rappresentato il duemiladiciotto, è senza dubbio La casa di carta. Divenuta rapidamente un cult, pur non rappresentando nulla di davvero nuovo, è riuscita nell'impresa di rielaborare elementi di vari generi rendendoli cult anche quando sguaiati, eccessivi, implausibili: una sorta di Tarantino versione piccolo schermo.
Le vicende del Professore e dei suoi rapinatori sono al cardiopalma dal primo all'ultimo episodio, regalano emozioni, cambi di fronte, tensione, perfino commozione.
In fondo a volte nel "cattivo" troviamo un'umanità imperfetta e pulsante che nel "buono", d'altra parte, non possiamo trovare.


MrFord



I PREMI

Preferito fordiano: John Lawrence, Cobra Kai


Miglior personaggio: il Professore, La casa di carta

Miglior sigla: Bojack Horseman

Uomo dell'anno: Alvaro Morte, La casa di carta

Donna dell'anno: Ursula Corberò, La casa di carta

Scena cult: il Professore e Berlino cantano "Bella ciao", La casa di carta

Migliore episodio: La donna con il collo spezzato, Hill House

Premio ammazzacristiani: la casa, Hill House

Miglior coppia: Daniel LaRusso e John Lawrence, Cobra Kai


Cazzone dell'anno: Denver, La casa di carta

Cattivo dell'anno: Berlino, La casa di carta

venerdì 28 dicembre 2018

Ford Awards 2018: quello che non avete visto nelle sale italiane (o qualcosa del genere)


Il secondo dei Ford Awards a fare la sua comparsa al Saloon è storicamente quello dedicato alle pellicole recuperate dalla rete e rimbalzate da una parte all'altra della blogosfera senza essere giunte alla grande distribuzione italiana.
Negli ultimi dodici mesi, complici la mia latitanza e l'arrivo in casa Ford di Netflix - una realtà sempre più importante che, a mio parere, nei prossimi anni guiderà una rivoluzione che ridurrà sempre più la distribuzione in sala -, questo particolare premio potrebbe essere ribattezzato, per l'appunto, Netflix Award, considerato che la maggior parte dei titoli che troverete di seguito vengono proprio da quel bacino: ad ogni modo, come spesso accade, una buona parte di questi avrebbero meritato posizioni di rilievo nella classifica dedicata ai film in sala.


MrFord


N°10: CALIBRE

Calibre Poster

Ad aprire la decina un thriller made in UK interessante e cupo, che ha riportato alla memoria di questo vecchio cowboy le atmosfere angoscianti di Eden Lake pur non raggiungendone i livelli. Una storia terribile che porta sullo schermo l'horror peggiore, quello che vive attraverso la casualità e i lati oscuri che, in quanto umani, ci portiamo dentro.


N°9: BRIGHT

Bright Poster

Al contrario di quanto visto ieri per la classifica dedicata al peggio, con Bright mi sono trovato a schierarmi contro la critica che l'aveva stroncato, demolito, sputazzato e spernacchiato, considerando invece il lavoro di Ayer come un gran bel videogiocone metropolitano dai sottotesti tutt'altro che banali, nonchè il primo, grande esperimento "cinematografico" di Netflix, che in un modo o nell'altro ha svolto il ruolo di "prima pietra".


N°8: MUDBOUND

Mudbound Poster

Temi importanti, grande passione, una storia forse già sentita ma profonda e raccontata con esigenza per un film di quelli che, pur non arrivando a diventare cult o titoli imprescindibili, si ha sempre piacere - o bisogno - di guardare.
Film che fanno sentire la vita, incazzare, provare sentimenti: quelle cose per le quali vale la pena vivere.


N°7: VERONICA

Verónica Poster

E mentre tutti o quasi erano intenti ad incensare il deludente Hereditary, ho riscoperto grazie al tam tam della blogosfera - e della mitica Bolla - questo gioiellino spagnolo davvero inquietante e ben realizzato, testimonianza del fatto che l'horror, quando è ben gestito e raccontato, ed è legato a paure ed angosce che partono da dentro di noi, ha un potere davvero enorme.


N°6: THE OUTLAW KING

Outlaw King - Il re fuorilegge Poster

Ispirato dalle vicende di Robert Bruce, che sfruttò l'onda lunga delle gesta di William Wallace nella Scozia medievale, The outlaw king rappresenta il ritorno in patria e sullo schermo di David MacKenzie, che mi colpì al cuore non troppo tempo fa con Hell or high water.
I territori di The outlaw king sono più vicini ai percorsi hollywoodiani di Ridley Scott, e manca la potenza della pellicola precedente, ma tutto funziona, tutto è sporco e cattivo come doveva essere e la tecnica è strepitosa - si veda il piano sequenza iniziale -.


N°5: BRAWL IN CELL BLOCK 99

Cell Block 99: Nessuno può fermarmi Poster

Anche in questo caso un graditissimo ritorno sugli schermi del Saloon: Zahler, che firmò il cultissimo Bone tomahawk, racconta una storia cruda e nerissima di padri e figli, peccati e redenzione, violenza e prigionia - in tutti i sensi -. Vince Vaughn pazzesco, sequenze ad alto tasso di bollino rosso ed una poetica che mescola l'action, il noir, il pulp e tutto quello che può colpire dritti in faccia per fare male.


N°4: SPRINGSTEEN ON BROADWAY

Springsteen on Broadway Poster

A dire la verità, questo non è neppure un film, ma la riproposizione di uno spettacolo con protagonista il Boss in persona, Bruce Springsteen. Eppure, dopo essermi gustato l'autore di Born to run sul palco, da solo - o quasi -, mentre si mette a nudo parlando del ruolo dell'artista, della sua vita, dell'amore, della morte, di come scampò al Vietnam - stupenda la versione blues di Born in the USA -, del rapporto con i genitori - alle lacrime agli occhi sul confronto con il padre stavo per cedere anch'io - alternando i suoi pezzi ad una sorta di recital, non ho avuto dubbi. 
Questo è uno di quei "diari" che tutti dovrebbero leggere. E vedere. E ascoltare.


N°3: REVENGE

Revenge Poster

Anche in questo caso occorre fare una precisazione: per poco - presumo - e chissà dove, con il consueto ritardo, anche Revenge è arrivato nelle sale italiane, quando ormai molti anche qui nella blogosfera l'avevano già scoperto ed amato.
Un altro esempio, come Brawl in cell block 99, di come la mescolanza di generi "bassi" possa portare in scena qualcosa di inspiegabilmente ed insospettabilmente "alto", che colpisce lo spettatore e non si fa e non si può dimenticare.


N°2: LA BALLATA DI BUSTER SCRUGGS

La ballata di Buster Scruggs Poster

I Fratelli Coen, altri fordiani ad honorem, regalano a Netflix ed al loro pubblico una perla che definire da Saloon sarebbe riduttivo: a partire dai miti, dalle credenze, dalla dura realtà e chi più ne ha, più ne metta, i due registi americani confezionano un'antologia di storie ambientate lungo la Frontiera in grado, tra una risata ed una lacrima, di dare dimensione, senso e magia ad uno dei settings più amati e rivisitati del Cinema.


N°1: ROMA

Roma Poster 

Vincitore a Venezia e distribuito su Netflix dopo una brevissima apparizione in sala, l'ultima opera di Alfonso Cuaron - che avevo già imparato ad amare, seppur discontinuamente, negli anni - è un amarcord personale mescolato al grande Cinema classico degli Ozu e dei Fellini, fotografia splendida di una parte di vita di una famiglia di un quartiere di Città del Messico all'inizio degli anni settanta.
Girato divinamente, dal ritmo dilatato, è ipnotico con le sue carrellate laterali ed i suoi spazi che paiono infiniti. Se devo pensare ad un titolo che mi ha fatto tornare a battere il cuore per il Cinema dopo gli ultimi mesi di quasi apatia, penso immediatamente a questo.



I PREMI

 
Miglior regia: Alfonso Cuaron per ROMA
Miglior attore: Vince Vaughn per Brawl in cell block 99
Miglior attrice: Yalitza Aparicio per ROMA
Scena cult: il salvataggio dei bambini tra le onde, ROMA
Fotografia: ROMA
Miglior protagonista: Jen, Revenge
Premio "lo famo strano": gli sposi mancati della carovana, La ballata di Buster Scruggs
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": Jen, Revenge
Migliori effetti: Bright
Premio "profezia del futuro": Revenge

giovedì 27 dicembre 2018

Ford . Awards 2018: del peggio del nostro peggio



Come ogni anno, inizia nel pieno delle Feste la carrellata dei Ford Awards, che dai tempi dell'apertura del Saloon ha perso per strada un paio di categorie - videogiochi e libri, che per questioni di tempo purtroppo ora hanno molto meno spazio a causa degli impegni che si moltiplicano - e a questo giro di giostra si presenta in una versione sicuramente più ridotta, complice il fatto che, soprattutto negli ultimi sei mesi, tra famiglia, lavoro e palestra - ed uscite non proprio esaltanti - il Cinema ha subito una forte ridimensionata nelle gerarchie di casa Ford.
Non potevo comunque mancare un appuntamento cui tengo particolarmente, e sperando di essere più presente nel duemiladiciannove inizio come di consueto dalla categoria del peggio, quest'anno dedicata - per carenza di candidati particolarmente brutti - più alle delusioni che non a titoli effettivamente ed oggettivamente brutti. 
Con ogni probabilità, date le scelte, questa potrebbe essere la classifica potenzialmente più chiacchierata.


MrFord


N°10: HELL FEST

Hell Fest Poster

Apre la carrellata Hell Fest, visto in una serata relativamente di recente ed emblema di quelli che possono essere considerati film brutti ed inutili incapaci di lasciare il segno anche in termini di incazzatura. Di norma questa decina sarebbe infarcita di cosette come questa, ma quest'anno, complice anche il ristretto numero di visioni, sono mancate anche loro. E poco male.


N°9: JUSTICE LEAGUE

Justice League Poster

Ennesima dimostrazione che i tentativi cinematografici di casa DC non sono neppure lontanamente all'altezza di quelli Marvel e del suo Cinematic Universe giunge la risposta della scuderia di Superman agli Avengers, pessima praticamente sotto ogni punto di vista se non per la presenza della Wonder Woman di Gal Gadot, unica a salvarsi dal tracollo. 


N°8: THE GREATEST SHOWMAN

The Greatest Showman Poster

Presentato neanche fosse una sorta di novello Moulin Rouge!, la storia di Barnum e della nascita del suo circo è un "abile" mix di tutto il peggio che ci si possa aspettare da una produzione su larga scala: retorica, forzature, luoghi comuni e chi più ne ha, più ne metta. 
E meno male che, sulla carta, si dovrebbero esaltare la diversità ed il suo fascino.


N°7: JURASSIC WORLD - IL REGNO DISTRUTTO

Jurassic World - Il regno distrutto Poster

Tanto mi aveva sorpreso e divertito il rilancio del brand di Jurassic Park qualche anno fa, tanto è suonato inutile e deludente questo sequel: serioso e troppo poco fracassone, ambientato sulla terraferma e non sulla classica isola tropicale che ospita il parco dal quale inesorabilmente fuoriescono dinosauri come se piovesse, mi ha colpito in negativo soprattutto per la firma di Bayona, che usciva dal bellissimo Sette minuti dopo la mezzanotte dello scorso anno. Uno spreco.


N°6: END OF JUSTICE - NESSUNO E' INNOCENTE

End of Justice - Nessuno è innocente Poster

Altro titolo, altro regista promettente clamorosamente scivolato: Gilroy, autore dell'ottimo The Jackal, affronta un legal drama supportato dal mitico Denzellone risultando più che altro tronfio e freddo, presentando uno script che ha moltissime lacune ed un prodotto patinato ma assolutamente incapace di emozionare, far riflettere o, molto più banalmente, mostrarsi come un bel film.


N°5: IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE

Il giustiziere della notte Poster

Inutile, potenzialmente dannoso, prevedibile ed implausibile.
Il remake del classico con Charles Bronson firmato da Eli Roth ed interpretato da Bruce Willis - pure due fordiani ad honorem - delude sotto tutti i punti di vista, e rappresenta una delle visioni più dimenticabili dell'anno, oltre che pericolosa rispetto ad un certo tipo di pubblico influenzabile e sensibile - per così dire - a determinati temi "giustizialisti".


N°4: A BEAUTIFUL DAY 

A Beautiful Day - You Were Never Really Here Poster

"Ora cominciano gli incontri seri", si recitava in Senza esclusione di colpi.
A beautiful day, osannato dalla critica ed accolto come una sorta di manna dal cielo da molti appassionati, è stato per me uno dei film più sbagliati dell'anno: a partire dal titolo italiano - in inglese ed assolutamente inutile - fino ad un ritmo che definire soporifero è un eufemismo, si salva solo per la consueta ottima interpretazione di Joaquin Phoenix. 
Per il resto, un'accozzaglia di belle immagini che lo qualifica in tutto e per tutto come il Drive dei wannabe cult.


N°3: HEREDITARY - LE RADICI DEL MALE

Hereditary: Le radici del male Poster

Avrei potuto fare copia/incolla delle righe scritte per A beautiful day cambiando il nome di Joaquin Phoenix con quello di Toni Collette e non sarebbe cambiato praticamente nulla.
Ottimo prodotto, buone idee, un paio di sequenze notevoli, sulla carta un potenziale cult e poi tutto che scompare come una bolla di sapone minuto dopo minuto, vanificando speranze e aspettative: questo, probabilmente, passerà alla storia del Saloon come l'anno in cui mi sono trovato più contro all'opinione della critica dai tempi del mio massacro a The tree of life.


N°2: A STAR IS BORN

A Star Is Born Poster

Ecco un altro titolo che, potenzialmente, sulla carta avrebbe potuto dimostrarsi come uno dei più fordiani dell'anno: musica a partire dal country, alcool, storia d'amore tormentata, il testimone passato da Eastwood a Bradley Cooper. Insomma, un mix da cocktail indimenticabile.
E invece la versione di A star is born firmata dal Cooperone all'esordio in regia è un vero e proprio concentrato di drammi sparati ad alto volume neanche fossimo dentro a Studio Aperto, in un crescendo che rende il tutto fastidioso ed eccessivo.
Neppure Lady Gaga, tanto esaltata, mi è parsa così incredibile. E lo dico da fan del suo lavoro come cantante.


N°1: LA FORMA DELL'ACQUA

La forma dell'acqua Poster

Non poteva esserci altro titolo in cima alla classifica del mio personale peggio del duemiladiciotto: il film di Del Toro non è certo brutto, è ottimamente realizzato e portato in scena, e cattura l'attenzione dall'inizio alla fine. Peccato che sia smielato, derivativo, retorico, fastidioso: una sorta di versione fantasy di Amelie fuori tempo massimo.
Incredibile quanto, considerati tutti questi difetti, sia riuscito nell'impresa di raggirare un sacco di quei cinefili "duri e puri" che, di norma, con le storie d'amore strappalacrime sono sempre pronti a prodigarsi in fiumi di insulti: ogni volta che ripenso a quella visione, mi sento come Michael Shannon nel film, unico, peraltro, a rivelarsi interessante.


I PREMI

Peggior regista: J. A. Bayona per Jurassic World - Il regno distrutto
Peggior attore: uno qualsiasi dei protagonisti maschili, Hell Fest
Peggior attrice: Amy Forsyth per Hell Fest
Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: il cyborg di Justice League
Effetti "discount": Hell Fest
Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: il cyborg di Justice League
Stile de paura: Lynne Ramsey per A beautiful day
Premio "veline": Lady Gaga per A star is born
Peggior scena d'amore: una qualsiasi tra quelle de La forma dell'acqua
Premio "pizza, spaghetti e mandolino": la masturbazione nella vasca da bagno, La forma dell'acqua
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