domenica 30 settembre 2012

Lock&stock - Pazzi scatenati

Regia: Guy Ritchie
Origine: UK
Anno: 1998
Durata: 107'



La trama (con parole mie): Tom, Soap, Eddy e Bacon sono quattro amici nonchè piccoli criminali da strada con ambizioni di fama e ricchezza. Una via per raggiungerle entrambe potrebbe essere data dal tavolo da gioco di Harry l'accetta, un boss locale che periodicamente organizza partite a poker dal piatto più che ricco. Peccato che lo stesso Harry, da tempo interessato a mettere le mani sul pub del padre di Eddy, è deciso a fregare il ragazzo alzando il più possibile la posta fino ad arrivare al suo scopo.
I quattro amici, dunque, si ritroveranno con un debito enorme da pagare in una sola settimana, pena il passaggio di proprietà del suddetto locale, con buona pace del decisamente furibondo padre di Eddy: con il fiato degli esattori sul collo, la banda organizzerà un colpo che potrebbe rimetterla in pista senza sapere che lo stesso innescherà una serie di avvenimenti e spargimenti di sangue uno più clamoroso dell'altro.




Ricordo quando, nel pieno degli anni novanta, Pulp fiction irruppe come una tempesta tropicale nel mondo del Cinema e nella cultura metropolitana di tutto il mondo, finendo per sconvolgere e strabiliare rendendo, di fatto, il lavoro di Tarantino uno degli tsunami più devastanti mai percepiti dalla settima arte: negli anni appena successivi registi e spettatori finirono così per buttarsi a capofitto in un genere che fino a poco tempo prima veniva considerato la B delle serie B - se non peggio -, spesso e volentieri finendo impelagati in proposte di gusto più che dubbio.
Una delle cose migliori nate dall'influenza del lavoro del bad boy Quentin - insieme a Killing Zoe di Avary, L'odio di Kassovitz e Amores perros di Inarritu - fu proprio Lock&Stock, che lanciò Guy Ritchie nell'Olimpo dei registi "cool" aprendogli di fatto la strada dorata di Hollywood e preparando il terreno per il successivo The snatch, oltre a rivelare Jason Statham, destinato a divenire entro pochi mesi uno dei volti più importanti - se non il più importante - dell'action a cavallo del nuovo millennio.
Il lavoro dell'ex marito di Madonna sfrutta il gioco ad incastro del manifesto tarantiniano per regalare al pubblico un divertissement violento e serratissimo, ironico ed abbastanza pulp da ritagliarsi una buona fetta di appassionati hardcore pur essendo decisamente più artigianale e tagliato con l'accetta - e pare di fare un gioco di parole ispirato al "villain" che sfrutta l'ingenuità di Eddy - dell'opera tarantiniana, che di dozzinale ha soltanto una più che finta apparenza: i personaggi, comunque, funzionano dal primo all'ultimo, la presentazione dei protagonisti anche, alcuni dei charachters secondari - che verranno ripresi in The snatch - conquistano subito lo status di cult - su tutti il Chris di Vinnie Jones, inarrestabile addetto al recupero crediti - ed i ribaltamenti di fronte ed i colpi di scena, pur se numerosissimi, non stancano mai, prendendo di peso ogni spettatore scaraventandolo da una scena all'altra neanche ci si trovasse nel pieno di una rissa da pub.
Certo, il risultato altro non è che il mix di materia che si conosce a menadito di ispirazione legata a classici come La stangata, i titoli di genere e quello che non troppo tempo dopo divverà noto come il grindhouse style "impreziosito" dal look dei bassifondi londinesi allora ancora poco sfruttati da Cinema e piccolo schermo, ma è un mix che funziona come un dannato cocktail di quelli da rimanere stesi con la faccia sul tavolo, ed il crescendo di equivoci che porta al progressivo massacro del finale intrattiene - e diverte - crudelmente rendendo di fatto impossibile non voler bene ad un pezzetto di storia di un decennio che sarà stato spesso e volentieri troppo (auto)distruttivo, ma nelle vicende come quella di Eddy, Tom, Soap e Bacon trova la sua misura migliore respingendo il down con scariche continue d'adrenalina, una colonna sonora ottima e la volontà ferrea di combattere attraverso il caos, quasi fosse un Joker nolaniano alle prese con un ordine che non rientra nei suoi piani.
E se non vi bastasse il destino che attende Frank l'accetta ed il suo gorilla Battista, il finale aperto e beffardo sarà come lo shot che di colpo fa salire una sbronza che si credeva ormai imbrigliata, la goccia pronta a far traboccare il vaso, la scheggia impazzita destinata a far saltare il coperchio alla polveriera del genere anche nella patria della Regina.
Senza contare che, in tutto questo, Guy Ritchie riesce addirittura a rendere quasi simpatico Sting.
Scusate se è poco.


MrFord


"I'm worth a million in prizes
with my torture film
drive a G.T.O.
wear a uniform
all on government loan
I'm worth a million in prizes
yeah, I'm through with sleeping on the sidewalk
no more beating my brains
no more beating my brains
with the liquor and drugs
with the liquor and drugs."
Iggy Pop - "Lust for life" -



 
 
 

sabato 29 settembre 2012

FBI - Operazione gatto

Regia: Robert Stevenson
Origine: USA
Anno: 1965
Durata: 112'




La trama (con parole mie): Patti Randall e sua sorella Ingrid vivono con un gatto furbo e poco incline a seguire le regole dettate dagli umani, padroni o no. Quando l'animale scopre in una delle sue quotidiane esplorazioni del vicinato il rifugio di due rapinatori che nel corso dell'ultimo colpo hanno preso in ostaggio una donna e viene usato dalla stessa come involontario messaggero per una richiesta di soccorso, diviene il testimone chiave di un'indagine dell'FBI coordinata dal giovane agente Kelso, assolutamente allergico al pelo del felino.
Aspiranti fidanzati delle due sorelle, vicine troppo curiose e l'energia del lesto quadrupede daranno inizio ad una serie di maldestri tentativi e malintesi che renderanno la caccia ai criminali ben più ardua di quanto Kelso potesse attendersi al principio.






Esistono alcune pellicole responsabili della storia dell'infanzia di ben più di una generazione di spettatori, divenenute di fatto dei cult non fosse altro che per il valore emotivo e di amarcord assunto nel cuore dei loro spettatori: senza alcun dubbio, FBI operazione gatto è tra queste.
Clamorosamente ignorato dal sottoscritto ai tempi in cui questo vecchio cowboy era solo un ragazzetto pelle e ossa timido e bassino perchè troppo "da vecchi" rispetto ai cartoni animati e ai film d'avventura - e d'azione - figli degli anni ottanta e recuperato solo di recente grazie all'intervento di Julez sempre nell'ottica del futuro abitante di casa Ford in arrivo, questo film è riuscito a sorprendermi in positivo proprio quando mi sarei aspettato una visione tutto sommato trascurabile, rivelandosi al contrario divertente e ben strutturato, ricordandomi addirittura titoli memorabili come La congiura degli innocenti di Hitchcock ed il meraviglioso Arsenico e vecchi merletti targato Capra, un Capolavoro che consiglio a tutti di recuperare pressochè all'istante.
Il tocco leggero e magico di Mamma Disney unito ad un gusto estetico e ad un ritmo tipici dell'epoca dei grandi studios rendono il lavoro di Stevenson piacevole e fuori dal tempo anche ora, a quasi cinquant'anni dalla sua uscita e all'interno di un mondo - cinematografico e non - che appare come qualcosa lontano anni ed anni luce da un prodotto come questo: come se non bastasse, considerati i due membri felini della famiglia Ford, perdersi nelle esibizioni del protagonista a quattro zampre è stato davvero un piacere - anche perchè quei due storditi dei miei Diego e Mia difficilmente potrebbero giocare tiri mancini come quelli subiti da Kelso e dai suoi uomini ad opera del gatto di casa Randall -, mentre i protagonisti umani - per la maggior parte caratteristi esperti del periodo -, dal canto loro, riescono nell'intento di costruire una sorta di thriller comico che intreccia un plot crime con i tratti più esilaranti della commedia degli equivoci a partire dai due aspiranti fidanzati di Patti ed Ingrid, queste ultime perfette nel ruolo della sorella sbarazzina e coraggiosa - la prima - e di quella sofisticata e composta - la seconda -.
E se i tentativi di pedinamento degli agenti del Bureau all'indirizzo del testimone felino non bastassero a rendere divertente l'evoluzione della trama, elementi come la vicina ficcanaso ed il marito sono pronti a spingere ulteriormente sul pedale del divertimento contribuendo alla costruzione di un film per famiglie in grado di apparire piacevole a grandi e piccini, intelligente ed ironico, strutturato come una pellicola per adulti ma perfettamente comprensibile anche dai bambini.
Come se tutto questo non bastasse, la tensione romantica che coinvolge Patti ed il suo impacciato amico Canoa - curioso l'adattamento italiano dei tempi, che traduceva surfare con scivolare - e, in parallelo, l'agente Kelso ed Ingrid, è quasi una lezione per tutti gli scialbi titoli attuali spacciati dai distributori per commedie da coppia schiaffati in sala nei periodi più redditizi - San Valentino docet -: un gioco orchestrato sotto le righe pronto a crescere ad ogni singola battuta senza alcun bisogno di allusioni ed in grado di arrivare a qualsiasi tipo di pubblico.
Insomma, per quanto a suo modo smielato, assolutamente standard e privo di elevati exploit artistici o tocchi di genio, FBI operazione gatto si inserisce a pieno titolo tra i film di quelli che "non se ne fanno più così", che probabilmente continueranno ad essere trasmessi per le feste natalizie o mostrati ai più piccoli ancora per i decenni a venire, finendo per ricoprire, nel cuore di molti di quei bambini una volta cresciuti, il ruolo di madeleine di un'epoca in cui tutto era e poteva essere come una fiaba, o il ricordo di un particolare che ci riporti alla brillantina del nonno o alle mani della nonna.
In questo caso, farsi cullare da un classico non potrà che essere sempre un piacere.
 


MrFord


"He's a sly old codger, an artful dodger 
a scrounger unsurpassed a ball of fire, 
a nine live wire 
who just can't be outclassed 
yeah, this midnight rover, he lives in clover 
it's an art he's got down pat 
never was a greater smooth operator than 
that ummmmm darn, that darn cat."
Bobby Darin - "That darn cat" -


venerdì 28 settembre 2012

Last friday night

La trama (con parole mie): nonostante le ferie che sto cercando di godermi al massimo e tutte segnate dai preparativi per l'arrivo del piccolo fordino, eccomi di nuovo in prima linea insieme a quel losco figuro nonchè suocera professionista del mio socio Cannibale per dare un'occhiata a quelle che saranno le uscite che ci attendono nel weekend imminente.
Onestamente non è che ci aspetti roba da strapparsi i capelli, ma sarà sempre e comunque meglio che rimanere in casa come un certo amico dei coniglioni che ormai tutti noi ben conosciamo - ed evitiamo con cura per quanto possibile - da queste parti!


"Hey Ford, ma dici che l'hanno capito i lettori il nostro rapporto bromantico?" "E che vuoi che ne sappia io, Katniss Kid!? So a malapena accendere un computer!"
Reality di Matteo Garrone


Il consiglio di Cannibal: finalmente un reality che si può vedere
Un film italiano sulla carta interessante?
Fatemi strabuzzare gli occhi. Sono davvero sveglio? È codesto un sogno o è la reality?
A dirla tutta, dal trailer non è nemmeno che mi susciti tutta la curiosità del mondo, questo Reality, però m’era piaciuta la regia di Matteo Garrone nel Gomorra tanto odiato da Ford e dai Casalesi (non da me, che sono di Casale sì, ma nel Monferrato).
Non lo so, è un’incognita questo film. Potrebbe rivelarsi una boccata d’aria fresca per il cinema italiano, oppure la solita occasione sprecata. E poi un film su un tizio che sogna di entrare nel GF, programma ormai più sorprassato di JF, non arriverà un pochino fuori tempo massimo?
Il consiglio di Ford: la reality è che Garrone è sempre un pochino paraculo, ma potrebbe comunque venir fuori qualcosa di interessante.
Considerata la stagione non certo esaltante del nostro Cinema, il nuovo film di Garrone potrebbe risolevvare almeno un pò le sorti della Terra dei cachi nelle classifiche di fine anno, ma non si può mai
sapere. In fondo, Gomorra non è riuscito neanche per sbaglio ad entrarmi nel cuore - troppo paraculo, da molti punti di vista - dunque andrò con i piedi di piombo rispetto alla storia di un uomo dalle ambizioni così
grandi da voler tentare a tutti i costi di vincere il programma più seguito degli ultimi dieci anni di televisione italiana.
No, non è il Festival di Sanremo e no, non parlo del Cannibale. Speriamo bene.

"L'ego del Cannibale rispetto al mio è piccolo così!"
L’era glaciale 4 - Continenti alla deriva di Steve Martino, Mike Thurmeier


Il consiglio di Cannibal: cinema alla deriva, grazie a tutti questi sequel
Questi filmini d’animazione ormai si moltiplicano più numerosi dei Ford, che tra poco avrà un pargolo di cui posso svelare in esclusiva mondiale il nome: Jean-Claude Van Ford.
A me di ere glaciali sono bastate quelle avvenute milioni di anni fa, quando James Ford era ancora un ragazzino. E, tra i film, mi è bastato il primo: una pellicoletta davvero modesta, in cui c’era una scena divertente una, quella con Scrat, mentre per il resto mi ha lasciato freddo. D’altra parte che era glaciale sarebbe, altrimenti?
Freddo, come mi lascia negli ultimi tempi Mamma Ford. Da quando ha annunciato ai media di tutto il mondo di essere incinta, mi si è addolcita e ormai non mi fa nemmeno più incazzare come un tempo. Dai cazzo, J. Lo Ford: smettila di andare in giro a comprarti abiti premaman e ripigliati!
Il consiglio di Ford: dopo Madagascar 3, un altro sequel bestialità!
Ancora non del tutto archiviata la delusione di Madagascar 3 - http://whiterussiancinema.blogspot.it/2012/09/madagascar-3-ricercati-in-europa.html
- sinceramente affronto in maniera molto scettica - un pò come quando vado a leggere Pensieri cannibali - questo quarto capitolo del brand L'era glaciale, che a dire il vero dopo il primo non mi ha più sinceramente detto nulla.
Staremo a vedere, anche perchè con l'arrivo di Jean-Claude Van Ford dovrò prepararmi alla visione di centinaia e centinaia di film d'animazione!

"Ford, la prossima volta non ci vengo più al mare con te!" "Eddai, Cannibal! Non dirmi che hai paura di un pò d'acqua! Vieni quassù a rilassarti un pò anche tu!"
Elles di Malgoska Szumowska



Il consiglio di Cannibal: allez!
Pellicola di produzione francese, e la cosa è positiva, con regista polacca, e la cosa mi puzza un po’ di cinema di noia fordale. E allora: vederlo o non vederlo?
La presenza di Juliette Binoche fa pendere la bilancia dalla parte del vederlo. È un’attrice che non ho mai cagato più di tanto, ma di recente l’ho vista nell’ottimo Copia conforme (prossimamente la recensione su Pensieri Cannibali) e si è rivelata davvero grandiosa. Non so se è stato un exploit casuale, però tenderei a darle fiducia. Anche a Ford concedo la mia fiducia, pensavate il contrario?
Quando voglio vedermi una palla di film, vado sul suo blog con la massima fiducia di trovarne uno, anzi più di uno, e in men che non si dica eccomi soddisfatto.
Soffrite di insonnia? Passate su WhiteRussian e russerete come ghiri!
Il consiglio di Ford: diffidate del Cinema d'autore proposto dal Cannibale.
Se il mio antagonista ha un certo qual talento - almeno ogni tanto - ad indicare serie tv o film da adolescenti che possono rivelarsi delle buone sorprese, rispetto all'autorialità è sempre diversi passi indietro al sottoscritto, probabilmente perchè, come ogni liceale che si rispetti, durante un certo tipo di visione dorme sempre in classe della grossa.
Sinceramente questo film mi pare bollito come la Binoche, che non ne azzecca una dai tempi di Kieslowski, ovvero più o meno da quando sono stato io adolescente, che è dirla tutta!

"Juliette, ascolta un pò il Cannibale: quello le spara sempre grosse!"
Resident Evil: Retribution di Paul W. S. Anderson


Il consiglio di Cannibal: un film per zombie, non per cannibali
Quando guardo i film a casa, ogni tanto capita di addormentarmi. Quando il film è uno di quelli consigliati da Ford, è la norma che capiti. Di addormentarmi al cinema, non appisolarmi ma proprio cadere in coma profondo, mi è invece successo una volta sola. Ed è stato con Resident Evil 1.
Il videogame per Playstation mi piaceva anche e mi metteva pure una notevole strizza, ma il film dell’Anderson meno talentuoso del cinema (sì, anche meno di Pamelona Anderson) l’ho trovato sì agghiacciante, ma non per la paura. Questo Retribution cos’è, il quinto capitolo? Se faccio il pieno di caffè e Red Bull mixati insieme magari recupero e mi sparo una maratona di tutti e 4 gli altri episodi.
Ma mi sa di no. Lascio il compito al Ford che lui nel mare delle pellicole noiose ci sguazza alla grande.
Il consiglio di Ford: una retribuzione dovrebbe essere negata a chi produce certe schifezze.
Nonostante abbia adorato almeno i primi capitoli del videogioco ai tempi della prima Playstation, il brand dei film dedicati a Resident Evil mi ha sempre fatto strabuzzare gli occhi dallo schifo, e non credo che questo ennesimo capitolo potrà compiere il miracolo di strapparmi qualcosa di diverso dalle bottigliate.
Saltato a piè pari come i consigli a proposito di bel Cinema del mio antagonista.

"E così il parco giochi del Cucciolo Eroico è raso al suolo. Cos'altro mi aveva detto di fare Ford!?"
Appartamento ad Atene di Ruggero Dipaola



Il consiglio di Cannibal: considerando l’attuale mercato immobiliare greco, un appartamento ad Atene potrebbe rivelarsi un affare rischioso, quindi che fare? Comprare o non comprare?
Per tutti gli Dei dell’Olimpo! Non solo l’immancabile quanto inutile proposta italiana della settimana, ma per di più un film con Laura Morante. Al contrario di Resident Evil, una pellicola con Laura Morante non fa dormire. È talmente nevrastenica, forse persino più di Margherita Buy, che non si riesce a dormire.
Ford è così fuori moda da fare le vacanze adesso, quando non le fa nessuno. Chissà dove andrà? Magari in un appartamento ad Atene. In tal caso, spero che quella schizzata della Morante gli faccia passare una bella vacanza d’inferno! Buahahah
Il consiglio di Ford: Morante in agguato? Quasi peggio del Cucciolo eroico!
Film italiano, ambientazione greca, la Morante: cos'è, un'edizione director's cut della Blog War dedicata ai film più brutti!?
Facciamo che continuo a godermi le ferie e lascio sia il mio rivale per eccellenza a sciropparsi questa roba che si preannuncia assolutamente inguardabile.
Così, come un regalo d'arrivederci! Ahahahahahahah!

"Che stronzi 'sti due presunti scrittori: com'è che si chiamano? Ford e Cannibal? Me li segno sul libro nero!"
The Five-Year Engagement di Nicholas Stoller


Il consiglio di Cannibal: non aspettate 5 anni a vederlo
Commedia romantica prodotta dal buon Judd Apatow e realizzata dalla coppia formata dal regista-sceneggiatore Nicholas Stoller e dall’attore-sceneggiatore Jason Segel, dopo lo spassoso Non mi scaricare e l’un po’ meno riuscito Un viaggio con una rock star.
Ho già visto questo film e devo dire che funziona abbastanza bene la parte romantica, meno quella comica. Un po’ come Ford: è un gran romanticone, nonostante cerchi di spacciarsi invano come un duro, però a far ridere proprio non è capace!
Una visione comunque piacevole e guardabile, al contrario del blog WhiteRussian che meriterebbe un restyling ahahah (cosa che io farò presto con una nuova immagine d’apertura, se il mio grafico di fiducia me la prepara…).

Recensione cannibale prossimamente.
Il consiglio di Ford: con il Cannibale non sono cinque anni, ma la
crisi si affronta ogni giorno!
Come chi frequenta il Saloon sa bene, Apatow è uno dei protetti di
casa Ford, dunque anche se non sono particolarmente ispirato da questo
titolo, potrei quasi sentirmi di consigliarvelo per una visione
leggera e non troppo impegnativa, un pò come la lettura di Pensieri
cannibali con le sue recensioni dal target sempre più teen.
E se pensate che solo il Cannibale stia lavorando ad un restyling, non
temete: per il compleanno del sottoscritto, come di consueto, anche
WhiteRussian cambierà pelle! 

"Katniss Kid, mi vuoi sposare?" "Stai scherzando!? Io sono promessa solo a Ford o Terrence Malick!"

Spice Girls - Il film

Regia: Bob Spiers
Origine: Uk
Anno: 1997
Durata: 93'



La trama (con parole mie):  la cosa curiosa - o forse ovvia - di questo film è che una trama non c'è. Le Spice Girls sono alla vigilia di un enorme concerto in diretta mondiale dalla Albert Hall, e per riempire novanta minuti scarsi prima di mostrare l'evento vengono infilate una serie di scenette imbarazzanti una dietro l'altra.
L'unica cosa interessante - anche se non certo lusinghiera per lui - è l'apparizione di Elvis Costello che prepara un gin tonic.




Forse, l'idea di una Blog War incentrata sui film brutti non è stata poi l'idea migliore che io e il Cannibale potessimo avere: effettivamente visionare schifezze atomiche come questa è una tortura che non augurerei neppure al mio spocchioso antagonista.
Eppure, per lo spettacolo ed il divertimento delle platee, siamo riusciti a sopportare anche questo: e considerato che, quando iniziai l'avventura del blog mi ripromisi di dedicare un post ad ogni film, serie tv o romanzo passati dalle parti di casa Ford, non posso esimermi da regalare un pò di spazio anche agli inguardabili titoli figli della selezione del già citato Cucciolo Eroico per la nostra sfida dal sapore oltre il trash.
Personalmente non ho mai seguito - o digerito - le Spice Girls e la loro musica, anche se ricordo quando, nel pieno degli anni novanta, anche i più insospettabili tra i miei amici dediti al rock si dedicarono in segreto ad imparare Viva forever con la chitarra, forse nella speranza di riuscire a rimorchiare un pò di più alle feste.
Detto questo, c'è davvero poco da scrivere su un film che trova la sua collocazione ideale nei sabati pomeriggio delle reti Mediaset, luoghi di perdizione da brividi in cui pellicole di infima qualità si alternano a trasmissioni ancora più agghiaccianti.
Una sceneggiatura inesistente che mi ha riportato alla mente le geniali scene legate agli autori de Gli occhi del cuore in Boris, buttata a caso giusto per piazzare ogni cinque o sei minuti una sorta di videoclip della "band" in attesa di tirare i remi in barca con l'ovvio trionfo conclusivo fa da contorno ad una vicenda in cui l'unico barlume di decenza - parola grossa, in questo caso - è data dall'inspiegabile presenza di Roger Moore, probabilmente accecato da qualche promessa economica o di altro genere giuntagli ai tempi del successo planetario delle cinque ragazze british che imperversarono nel pieno degli anni novanta in tutto il mondo sconvolgendo il panorama del pop.


Il resto è nulla, dall'inguardabile siparietto ambientato a Milano con tanto di regista che pare uscito dagli scarti delle comparse di Gomorra alle protagoniste, volendo anche diseducative - oltre che cagne maledette nel ruolo di attrici - nelle sequenze che le vedono godersi una gita in barca con le piccole fan e la "distrazione" dell'amica incinta ormai sul punto di partorire, ovviamente portata in discoteca per non pensare allo stress dell'imminente nascita muovendosi un pò e schiaffandosi un bel gin tonic, per l'appunto.
L'unica cosa da dire è che, a suo modo, un film così brutto è talmente oltre da non essere neppure in grado di scatenare la furia delle bottigliate, quanto due risate e l'idea che, a questo mondo, c'è davvero speranza per tutti.
Perchè se un regista ed una manciata di - incapaci, sia chiaro - attori sono stati pagati per questo, allora ogni giovane dalle belle speranze può pensare che, un giorno o l'altro, l'occasione possa arrivare anche per lui.
Il giovane di cui sopra ha solo da pregare con tutto il cuore che non si tratti di un lavoro di questo genere.


MrFord


"If you want my future forget my past,
if you wanna get with me better make it fast,
now don't go wasting my precious time,
get your act together we can be just fine."
Spice Girls - "Wannabe" -


giovedì 27 settembre 2012

True blood - Stagione 5

Produzione: HBO
Origine: USA
Anno: 2012
Episodi: 12




La trama (con parole mie): Sookie Stackhouse è in pericolo. Russell Edgington, millenario vampiro che già tempo prima l'aveva braccata e che tutti credevano morto, è in realtà ancora in vita, salvato dall'avventatezza di Eric e Bill e dall'intervento di un misterioso salvatore rimasto nell'ombra.
Come se non bastasse, ai guai di Sookie si aggiungono quelli di Alcide - licantropo innamorato della ragazza - con il suo nuovo branco, di Lafayette - perseguitato dalla presenza dello zio del suo fidanzato morto -, di Terry ed Arlene - cacciati dallo spirito evocato da una maledizione - e la presenza sempre più incombente dell'Authority, organo di governo che unisce Stato e Chiesa nella società vampirica.
Ma non è ancora finita: perchè Tara è stata uccisa davanti agli occhi di Sookie, e l'unica soluzione per poterla riportare indietro pare essere quella di farla trasformare in una figlia della notte.





Alla fine, è successo.
Dopo le avvisaglie della scorsa stagione, anche True blood incappa in un'annata di passaggio e crisi così come era accaduto ad un altro dei miei preferiti, Dexter, proprio nel corso dell'autunno passato.
Il serial dedicato alle disavventure di Sookie Stackhouse e degli abitanti di Bon Temps, la proposta più southern, passionale e "sudata" del piccolo schermo, tradisce le attese implodendo sotto il peso delle aspettative e dell'eccessiva quantità di carne al fuoco messa dagli autori a partire dalla già citata passata stagione: il solo ritorno di Russell Edgington, infatti, sarebbe bastato a rendere interessante una quinta tornata iniziata molto bene, con la trasformazione in vampiro di Tara e l'ombra dell'Authority ad incombere su Eric e Bill.
Alan Ball e i suoi sceneggiatori, invece, preferiscono buttare nel calderone di Bon Temps praticamente ogni creatura magica conosciuta, costruendo sottotrame spesso assurde ed inconcludenti, e per nulla utili all'economia dell'opera nel suo complesso pur di non perdere di vista nessuno dei protagonisti o l'attenzione di un pubblico che, rispetto alle prime stagioni, mi pare abbia abbassato considerevolmente la sua età media.
Dunque tornano in gioco le fate - che ho sempre trovato pessime ed involontariamente ridicole -, la vicenda di Alcide e del branco di licantropi di Shreveport finisce per fare da tappabuchi nei momenti di stanca degli episodi, la maledizione che porta Terry ed Arlene a confrontarsi con l'Efreet appare tirata per i capelli, i cambi di rotta improvvisi ed improvvisati finiscono per nuocere alla resa finale delle puntate come della stagione - Lafayette prima protagonista dello scontro con il brujo, poi relegato praticamente a comparsa, l'Authority che passa nel giro di una scena dall'essere completamente dedita all'integrazione all'integralismo da setta di invasati, Salomè e Russell che da vampiri millenari quasi invincibili divengono in men che non si dica lamentosi bambini cresciuti molto più vulnerabili di quanto non si potrebbe credere -.
Considerata la potenza che la serie aveva sfoderato nelle prime stagioni - e soprattutto nella terza - quest'approssimazione nella scrittura risulta davvero sconvolgente, senza contare i passaggi forzatamente action che fanno rimpiangere le atmosfere da thriller dell'annata d'esordio: se, poi, la poco sopportabile Sookie appare a suo modo contenuta, l'ancor meno sopportabile Bill acquista sempre più spazio, e se la sua metamorfosi in delirante messia malvagio potrebbe risultare interessante nell'ottica della sesta stagione dall'altra parte aumenta il timore di un True blood completamente Compton-centrico.
Ovviamente questo passo falso non è completo, e nel mezzo disastro ci sono alcune cose sulle quali sicuramente riporre le speranze future: in primis Eric, che seppur scombinato da una sceneggiatura per nulla all'altezza del suo personaggio si appresta a diventare l'effettivo protagonista maschile della serie; subito a ruota il duo Tara/Pam, nato per caso e divenuto uno dei più interessanti proposti dagli autori; il tutto senza dimenticare Alcide accanto al ritrovato padre e la giovane Jess, che ha ormai perduto sia Jason - sciroccato ulteriormente dall'ultimo "colpo di fata" ricevuto - che Hoyt, la partenza del quale è forse la sequenza migliore regalata dai dodici episodi.
La speranza, comunque, è che possa essersi trattato soltanto di una sbronza di esseri sovrannaturali e che presto si possa tornare al caro, vecchio, southern cajun style fatto di cattiveria - vera -, vampiri - altrettanto di sostanza -, e di un bel pò di pulp e sesso come si converrebbe a delle creature della notte che si rispettino.


MrFord


"Searching in the darkness, running from the day
hiding from tomorrow, nothing left to say
victims of the moment, future deep in doubt
living in a whisper until we start to shout."
Kiss - "Creatures of the night" -


mercoledì 26 settembre 2012

Magic Mike

Regia: Steven Soderbergh
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 110'




La trama (con parole mie): Mike è un tipo che si arrangia, considerato il suo sogno di aprire un'attività legata a mobili ricavati dagli scarti realizzati da lui stesso in pezzi unici e le difficoltà di ottenere un prestito dalle banche per avviare la stessa. 
Gestisce locali, si intende di contabilità, fa il muratore ma soprattutto, di notte, cambia completamente e diviene Magic Mike, il protagonista di uno spettacolo di spogliarello maschile che è uno dei fenomeni di maggiore successo di Tampa, in Florida.
Quando, per caso, al cantiere conosce il diciannovenne Adam, Mike intuisce da subito che per il ragazzo si potrebbero aprire nuove possibilità lavorative alla corte del suo boss, il sempre sopra le righe Dallas: i due diventano amici, e Mike finisce per prendersi una cotta per la sorella del nuovo compare, ribattezzato Kid.
Quando, però, lo stesso verrà risucchiato dal successo come stripper, la "festa" si rivelerà meno interessante di quanto potesse sembrare, e Mike si troverà costretto a scegliere che strada prendere nella vita.





A volte si guarda un trailer, e si pensa di approcciare una visione con l'idea che la stessa prenderà una direzione ben precisa, per poi ricredersi minuto dopo minuto: normalmente questo tipo di fenomeni tende a deludere, eccezionalmente a sorprendere in positivo.
L'ultimo lavoro di Soderbergh, lasciato alle spalle il deludente Contagion, entra senza dubbio a far parte, almeno qui al Saloon, della seconda categoria.
Presentato come il classico stip-movie da serata tra amiche pronte ad inumidirsi tutte di fronte ai fisici scultorei dei protagonisti - dai volti già noti come McConaughey e Channing Tatum, che sfodera ancora una volta il suo talento nel ballo, alla star di True blood Joe Manganiello fino all'ex wrestler Kevin Nash, uno dei nomi di spicco dell'era attitude dello sport entertainment, ed al nuovo volto Alex Pettyfer - Magic Mike è un film decisamente più drammatico di quanto non si possa credere nell'approccio e nel ritratto che Soderbergh fornisce non di una, non di due, bensì di tre generazioni di maschi più o meno adulti pronti a giocarsi tutte le carte possibili per riuscire a trovare una propria affermazione in un mondo in cui le regole sono sovvertite da denaro ed apparenza.
Se non fosse per il look patinato ed un certo gusto per l'immagine - e non parlo soltanto dei già citati protagonisti - si potrebbe quasi pensare che il regista abbia voluto tentare un approccio in "stile Sundance", con la tipica storia di provincia in bilico tra commedia e dramma, risate sguaiate e sentimento che ha fatto la fortuna di molti dei titoli portati alla ribalta dal Festival creato da Robert Redford: e lo spirito che anima la vicenda di Mike è proprio quello.
Un'estate vissuta al massimo e servita per capire, di fatto, quale direzione far prendere alla propria vita in un momento della stessa - i trent'anni - in cui le scelte cominciano a farsi grosse come una casa per chi ci si trova in mezzo: e così il protagonista, quasi in trappola tra l'entusiasmo senza controllo del giovane Adam - splendido il loro faccia a faccia e la felicità espressa dal secondo per la libertà conquistata grazie a Mike ed i suoi insegnamenti - e l'ego fuori tempo massimo del suo boss e scopritore Dallas - un personaggio che ricorda quello interpretato da Tom Cruise in Magnolia, protagonista di un'altrettanto potente passaggio dove lo stesso si augura che i suoi figli possano entro la maggiore età divenire maghi della finanza per sbancare la borsa, perchè quella è l'unica strada in questo mondo -, si ritrova a ballare di notte per la gioia di ragazze appena oltre il limite della legalità o donne di mezza età in cerca di qualche emozione più forte di quelle date del marito o dell'amante coetaneo decisamente lontano dai suoi anni migliori, a sognare una vita accanto a Brooke, sorella del suo erede sul palco, e scopare in società con la complice Joanna ragazze che interessano entrambi, a raccogliere migliaia di dollari riscossi in nero nella speranza di trasformare il suo sogno lavorativo in realtà per poi vedersi negare un prestito dalle banche perchè privo di garanzie a livello burocratico.
E posso capirlo bene, Mike, per questioni d'età e di sogni, di quell'equilibrismo che porta i "nuovi giovani" - quelli che, per intenderci, ai tempi dei nostri genitori avevano una vita già più che definita - a trovarsi di fronte alla vita senza alcuna certezza, con la voglia di dimostrare il proprio valore, un carattere che ormai esclude il divertimento senza un orizzonte dei fratellini minori appena usciti dall'high school e che teme di ritrovarsi nella stessa situazione di esempi dei quali, in fondo, non si vogliono seguire le orme.
Da questo punto di vista, tolte le goliardate ed i lustrini, le battute sui tanga e le pompette per l'uccello, gli addominali scolpiti e la condotta da rockstar, Magic Mike resta un film clamorosamente drammatico, una riflessione decisamente più profonda di quello che potrebbe apparire sull'amicizia, la vita e la crisi che colpisce quella che dovrebbe essere la base della prossima generazione affidandole tutte le responsabilità ma nessuna fiducia, neanche si vivesse ogni giorno mandato in terra di fronte alla scrivania di un mediatore creditizio, di un dirigente di banca, di un selezionatore per una società che è pronta a collocarvi nel prossimo lavoro ad hoc che il precariato - o la crisi, perchè no - hanno scelto per voi.
Magic Mike è un film sull'arrangiarsi, in fondo: e la cosa non pare neppure poi così sbagliata, se si hanno idee, passione, energia e muscoli ben allenati.
Il problema è che non sempre il cuore resta al passo con il resto.
Onestamente, spero che vada tutto bene, al vecchio Mike che scende dal palco prima di diventare Dallas.
E spero ancora di più che vada bene al giovane Kid.
Perchè se continua così, davanti a quelli come lui non resterà più alcun modello.
Almeno di quelli che saranno in grado di vedere, quando finisce la notte e la luce si prende tutto quello che gli occhi credono di aver accumulato.



MrFord



"You need my love baby, oh so bad
you're not the only one I've ever had
and if I say I wanna set you free
don't you know you'll be in misery
they call me (Dr. Love)
they call me Dr. Love (calling Dr. Love)
I've got the cure you're thinkin' of (calling Dr. Love)."
Kiss - "Calling Dr. Love" -


 

martedì 25 settembre 2012

Roxanne

Regia: Fred Schepisi
Origine: USA
Anno: 1987
Durata: 107'




La trama (con parole mie): in una piccola cittadina di montagna in cui l'emergenza più grande pare essere quella dei gatti sugli alberi, il capo dei pompieri locali C.D.Bales, un uomo brillante, colto, dalla battuta pronta, temibile nel corpo a corpo ma con un naso di dimensioni spropositate, si innamora dell'astronoma Roxanne, giunta in loco per trascorrere l'estate studiando quella che potrebbe rivelarsi una cometa.
Quando viene arruolato il giovane ed aitante Chris come addestratore degli uomini di Bales, la ragazza si scopre attratta da quest'ultimo, che bloccato dalla timidezza e da una piuttosto evidente mancanza di profondità chiederà a C.D. di intercedere per lui grazie a lettere e convincenti serenate di parole.
Quando Roxanne, però, scoprirà la vera natura di Chris e l'inganno orchestrato da Bales, i due si troveranno faccia a faccia per un chiarimento che potrebbe cambiare la vita di entrambi.




Spesso e volentieri capita, in casa Ford, che sia io a proporre a Julez film che lei non ha visto, altrettanto spesso e volentieri suscitando ira funesta o più facilmente sonno profondo.
Molto più raramente, invece, accade il contrario, con il recupero di titoli ancora assenti dalla lista delle visioni del sottoscritto: Roxanne è stato uno di questi casi.
Modellato sul Cirano de Bergerac di Rostand e diretto dal Fred Schepisi di Sei gradi di separazione - che, al contrario, è passato sui miei schermi almeno in un paio di occasioni e che la signora Ford non ha ancora visto -, Roxanne è una commedia leggera poggiata quasi interamente sulle spalle di uno scatenato Steve Martin, che oltre a custodire un segreto che gli permette di essere pressochè identico da trent'anni a questa parte si rivela come un insolito e buon Cirano, guidato da ingegno e prontezza verso il cuore dell'amata, interpretata in questo caso da un'altra beniamina di casa Ford, Daryl Hannah.
La cosa più interessante ed anche il limite più evidente di questo classico del Cinema "da coppia" è data dalla volontà di infondere al personaggio di C.D./Cirano un'energia decisamente più comica che tragica, al contrario di quanto fece Rappeneau nella sua rappresentazione dell'opera originale portata in scena magistralmente da un Depardieu indimenticabile pochi anni dopo: in questo senso, la mano del protagonista - anche produttore - si fa sentire, e come per la versione "tengo core italiano" tende a perdere nel passaggio tra lingua originale e adattamento, che non permette di avere il polso di tutte le battute ed i giochi di parole messi in scena dall'eroe dal lungo naso.
Sequenze come quella del pub - con uno Steve Martin davvero in stato di grazia -, comunque, riescono a rompere lo schermo e risultare irresistibili anche in italiano, evidenziando quello che è il vero, incredibile e più magico talento del personaggio: l'oratoria.
Lo stesso messo al servizio del giovane Chris, timido e stupido pretendente di Roxanne cui C.D. apre le porte della camera dal letto della donna grazie ad una serie di passaggi in bilico tra romanticismo e gioco, che fanno seguito alla divertentissima stesura della prima lettera d'amore del giovane pompiere, con il progressivo modellare degli stati d'animo di quest'ultimo da parte del suo capo - un'ottima lezione sulla traduzione degli istinti primari tutti maschili in modo che possano essere compresi da una donna e sfruttati per conquistarla -.
Peccato che la natura in qualche modo dualistica del film non permetta a nessuno dei suoi caratteri di liberare completamente il proprio potenziale, quasi la sceneggiatura fosse indecisa sulla strada da prendere - commedia leggera o film romantico in tutto e per tutto? -, limitando di conseguenza anche le scelte registiche di Schepisi, certamente non ardite o interessanti come quelle del già citato Sei gradi di separazione.
Il risultato è comunque piacevole e leggero, si lascia guardare con quel misto di malinconia per i tempi andati - un film come questo, ora, non sarebbe davvero più possibile realizzarlo - e l'interesse per l'approccio colto alla materia dell'amore, regala alcuni passaggi effettivamente divertentissimi e, andando a spulciare nella memoria, permette di scoprire anche i volti di numerosi caratteristi che ognuno di noi avrà visto almeno un centinaio di volte tra una pellicola e l'altra di quel periodo - c'è spazio anche per un giovane Damon Wayans, che molti di noi conoscono per i suoi ruoli nella serie Tutto in famiglia e soprattutto L'ultimo boy scout -.
Una proposta di quelle che mettono d'accordo un pò tutti, perfetta per le serate di coppia che periodicamente giungono in soccorso della metà in rosa normalmente allucinata dalle scelte di noi dall'altra parte della barricata e per i momenti da famiglia, di quelli con il camino accesso e il cenone in tavola o una grigliata in giardino e poi tutti in piscina.
Ovviamente in senso positivo.
E nonostante si trovi sempre chi nega certi piaceri, tutti noi continueremo ad essere sensibili - chi più, chi meno - al romanticismo.
Anche quando lo stesso nasconde più semplicemente un desiderio inespresso.


MrFord


"Ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi!"
Francesco Guccini - "Cirano" -


lunedì 24 settembre 2012

Emmy Awards 2012

La trama (con parole mie): la scorsa notte si è tenuta la cerimonia di consegna dei premi più ambiti del piccolo schermo, quegli Emmy negli ultimi anni dominati in lungo e in largo da Mad Men, per la prima volta scalzato dal gradino più alto del podio da una delle sorprese della scorsa stagione.
Anche il Saloon rende omaggio alla manifestazione, con la consueta lista completa dei premiati e qualche commento che, ovviamente, non poteva mancare.




MIGLIOR SERIE DRAMMATICA

Homeland (Showtime)

Le altre serie in nomination: Breaking Bad (AMC), Downton Abbey (PBS), Mad Men (AMC), Game of Thrones (HBO)

Premio meritato per uno dei titoli più amati della scorsa stagione in casa Ford, anche se personalmente mi dispiace non vedere trionfare due meraviglie come Breaking bad e Game of thrones, specie considerando che la prima è giunta al suo ultimo giro di giostra.


MIGLIOR SERIE COMEDY

Modern Family (ABC)

Le altre serie in nomination: The Big Bang Theory (CBS), Curb Your Enthusiasm (HBO), Girls (HBO), 30 Rock (NBC), Veep (HBO)

Altro premio approvato da queste parti quello per l'unica serie comedy riuscita a fare breccia negli ultimi anni nel cuore del vecchio cowboy.
Per quanto il format sia lontanissimo dai miei gusti personali, la leggerezza ed i temi legati alla famiglia - oltre al suo irresistibile cast - l'hanno resa un piccolo cult da subito.

  
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Damian Lewis, Homeland (Showtime)

Gli altri attori in nomination: Hugh Bonneville (Downton Abbey), Steve Buscemi (Boardwalk Empire), Bryan Cranston (Breaking Bad), Michael C. Hall (Dexter), Jon Hamm (Mad Men)

Dispiace non veder incassare l'ormai mitico Bryan Cranston, ma posso anche essere felice per il riconoscimento a Damian Lewis, autore di una prestazione super in una parte decisamente non facile. Ora la curiosità sale rispetto all'incombente seconda stagione.


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Claire Danes, Homeland (Showtime)

Le altre attrici in nomination: Kathy Bates (Harry’s Law), Glenn Close (Damages), Michelle Dockery (Downton Abbey), Julianna Margulies (The Good Wife), Elisabeth Moss (Mad Men)

Nulla da dire a proposito di Claire Danes: l'ex Giulietta ha sfoderato l'interpretazione della vita nel ruolo dell'instabile Carrie Mathison, perfetta nell'esprimere il disagio ed il fiato sospeso tipici dell'atmosfera della serie.


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Jon Cryer, Two and a half men (CBS)

Gli altri attori in nomination: Alec Baldwin (30 Rock), Don Cheadle (House of Lies), Louis C.K. (Louie), Larry David (Curb Your Enthusiasm), Jim Parsons (The Big Bang Theory)


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Julia Louis-Dreyfus, Veep (HBO)

Le alter attrici in nomination: Lena Dunham (Girls), Melissa McCarthy (Mike & Molly), Zooey Deschanel (New Girl), Edie Falco (Nurse Jackie), Amy Poehler (Parks and Recreation), Tina Fey (30 Rock)


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Aaron Paul, Breaking Bad (AMC)

Gli altri attori in nomination: Giancarlo Esposito (Breaking Bad), Brendan Coyle (Downton Abbey), Jim Carter (Downton Abbey), Peter Dinklage (Game of Thrones), Jared Harris (Mad Men)

Felicissimo per il mitico Jesse Pinkman di Breaking bad, ormai uno dei titoli insostituibili di casa Ford. Potrebbe dispiacermi per Peter Dinklage, ma con la terza stagione del serial dedicato ai produttori di meth più famoso del piccolo schermo appena conclusa - recensione a breve - sono entrato in pieno fervore per le vicende di Walter White e famiglia come non mi capitava dai tempi del miglior Dexter.


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Maggie Smith, Downton Abbey (PBS)

Le altre attrici in nomination: Anna Gunn (Breaking Bad), Joanne Froggatt (Downton Abbey), Archie Panjabi (The Good Wife), Christine Baranski (The Good Wife), Christina Hendricks (Mad Men)


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Eric Stonestreet, Modern Family (ABC)

Gli altri attori in nomination: Ed O’Neill (Modern Family), Jesse Tyler Ferguson (Modern Family), Ty Burrell (Modern Family), Max Greenfield (New Girl), Bill Hader (Saturday Night Live)

I premi a Modern family, la cui forza è senza dubbio l'ottimo cast, sono tutti più che meritati. Oltretutto, il Cameron di Eric Stonestreet è uno dei miei preferiti, quindi ben venga.


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Julie Bowen, Modern Family (ABC)

Le alter attrici in nomination: Mayim Bialik (The Big Bang Theory), Kathryn Joosten (Desperate Housewives), Sofia Vergara (Modern Family), Merritt Wever (Nurse Jackie), Kristen Wiig (Saturday Night Live)
 
Stesso discorso di cui sopra.
Oltretutto la Claire di Julie Bowen riesce a spaccarmi dal ridere praticamente ad ogni episodio, in coppia con l'irresistibile marito Phil.


MIGLIOR MINISERIE/MIGLIOR FILM PER LA TV

Game Change (HBO)

Gli altri show in nomination: American Horror Story (FX), Hatfields & McCoys (History), Hemingway and Gellhorn (HBO), Luther (BBC America), Sherlock: A Scandal in Belgravia (PBS)


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV

Kevin Costner, Hatfields & McCoys (History)

Gli altri attori in nomination: Benedict Cumberbatch (Sherlock: A Scandal in Belgravia), Idris Elba (Luther), Woody Harrelson (Game Change), Clive Owen (Hemingway and Gellhorn), Bill Paxton (Hatfields & McCoys)


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV

Julianne Moore, Game Change (HBO)

Le altre attrici in nomination: Connie Britton (American Horror Story), Ashley Judd (Missing), Nicole Kidman (Hemingway and Gellhorn), Emma Thompson (The Song of Lunch)


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV

Tom Berenger, Hatfields & McCoys (History)

Gli altri attori in nomination: Denis O’Hare (American Horror Story), Ed Harris (Game Change), David Strathairn (Hemingway & Gellhorn), Martin Freeman (Sherlock: A Scandal In Belgravia)


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV

Jessica Lange, American Horror Story (FX)

Le altre attrici in nomination: Frances Conroy (American Horror Story), Jessica Lange (American Horror Story), Sarah Paulson (Game Change), Mare Winningham (Hatfields & McCoys), Judy Davis (Page Eight)

Per quanto la serie sia stata per me una delusione enorme, indubbiamente Jessica Lange è stata in grado di lasciare il segno con un'interpretazione da brividi, sicuramente l'elemento più inquietante di un prodotto che avrebbe voluto raccogliere il testimone di Twin Peaks e che, al contrario, risulta essere soltanto una versione modaiola e sciapa dell'horror di una volta.


MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE DRAMMATICA

Tim Van Patten, per l’episodio “To The Lost” di Boardwalk Empire (Hbo)


MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE COMEDY

Jason Winer, per l’episodio “Segreti di famiglia” di Modern Family (Abc)


MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE DRAMMATICA

Alex Gansa, Howard Gordon e Gideon Raff per l’episodio “Eroe di guerra” di Homeland (Showtime)


MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE COMEDY

Louis C.K. per l’episodio “Pregnant” di Louie (Fx)
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