Visualizzazione post con etichetta Damon Wayans. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Damon Wayans. Mostra tutti i post

sabato 24 novembre 2012

L'ultimo boy scout

Regia: Tony Scott
Origine: USA
Anno: 1991
Durata: 105'




La trama (con parole mie): Joe Hallenbeck è un fallito, o almeno così gli piace definirsi. Detective privato dedito ad alcool, sigarette ed incarichi di ripiego, con un matrimonio traballante ed un futuro incerto, viene coinvolto da un collega in un incarico che prevede la protezione di una spogliarellista destinata ad una brutta fine, fidanzata di un ex talento del football professionistico caduto in disgrazia per affari di droga e scommesse, Jimmy Dix.
Quando la ragazza viene uccisa, i due uomini si trovano loro malgrado alleati alla ricerca dei colpevoli di un intricata vicenda che vede coinvolti il proprietario degli Stallions di Los Angeles, un politico di spicco, criminali incalliti ed un giro losco che prevede corruzione ed omicidi a profusione.
Peccato che i cattivi di turno non abbiano davvero idea di essersi messi contro una squadra di outsiders di razza pronta a fare un gran culo a tutti loro, dal primo all'ultimo.
E senza sconti.





Se non suonasse macabro o comunque in qualche modo fuori luogo, direi che la morte ha portato parecchio bene a Tony Scott, almeno per quanto riguarda casa Ford.
Da sempre considerato, al Saloon, solo ed esclusivamente come il fratellino sfigato di Ridley pronto di tanto in tanto a regalare la trashata giusta da godersi quelle decine di volte senza mai annoiarsi, negli ultimi tempi il suddetto ha di fatto assunto le dimensioni del regista di culto proprio nell'ambito del mondo delle tamarrate, regalandomi perle che avevo colpevolmente ignorato o permettendomi di rispolverare gioiellini come Top gun o questo incredibile L'ultimo boy scout.
Visto l'ultima volta qualcosa come una ventina d'anni fa nel pieno del periodo di videoregistrazione compulsiva di mio fratello - che, lo ricordo bene, passava al setaccio le guide tv sottolineando almeno una decina di titoli al giorno programmando il timer in modo da non perdersene uno che fosse uno - e dunque clamorosamente dimenticato, questo supercult del larger than life è tornato prepotentemente a farsi sentire nella sua versione in bluray senza aver perso un briciolo dello smalto che aveva anche ai tempi del nastro: costruito come una sorta di gemellino del terzo capitolo della saga di Die hard firmato John McTiernan - anche se sarebbe più opportuno affermare il contrario, considerato l'anticipo dell'opera di Scott rispetto a quella dell'autore di Predator - ed altrettanto divertente, L'ultimo boy scout potrebbe definirsi senza alcuna fatica come uno degli emblemi dei film a tematica "amicizia virile", come se non bastasse in grado di traghettare nel pieno degli anni novanta lo spirito guascone e casinaro manifesto di tutta la saga di John McClane, personaggio al quale il detective Hallenbeck - che credo abbia stabilito il record assoluto di sigarette fumate in un film - deve sicuramente ben più di qualcosa.
Scritto, tra gli altri, dallo stesso Shane Black creatore di Arma letale - altro supercult che passerà a breve da queste parti -, questo clamoroso divertissement regala spasso garantito, un ritmo perfetto, un cast all'interno del quale spiccano attori ed attrici divenuti famosi soltanto anni dopo - Halle Berry su tutti, ma anche il Kim Coates di Sons of anarchy, protagonista di una delle sequenze più esilaranti del film e dello scambio con Bruce Willis legato al "toccami un'altra volta e ti uccido" che, prometto, non dimenticherò mai più - ed un continuo botta e risposta tra i due protagonisti da fare invidia agli scambi letterari di Hap e Leonard e di Walt Kowalski con il suo barbiere in Gran Torino.
Ovviamente il tutto senza contare sequenze d'azione pazzesche, sparatorie, esplosioni, scazzottate in grande stile, un'apertura ed un finale nel pieno di uno stadio di football davvero di grande effetto, e l'elemento destabilizzante fornito dalla figlia di Hallenbeck, che dal padre pare avere ereditato l'ironia graffiante, la faccia tosta ed un coraggio davvero niente male per un'adolescente ancora alle prese con l'apparecchio per i denti.
Un cocktail, dunque, riuscito alla grande e senza ombra di dubbio uno dei film meglio riusciti di Tony Scott, talento che ormai ritengo sempre più cristallino del panorama sguaiato e casinaro del Cinema sopra le righe: non nascondo anche di aver provato una certa malinconia per tempi che si fanno sempre più lontani e prodotti che, ora, paiono essere fuori portata per quasi tutti i giovani registi che approcciano il genere con un piglio da saccenti che starebbe bene giusto al killer Milo, che Hallenbeck e Jimmy Dix non fanno giustamente altro che prendere per il culo.
E chi può biasimarli, del resto!?


MrFord


"I've got my saddle
on my horse.
He's called....T-t-t-t-t-trigger
of course.
I wanna be a cowboy
and you can be my cowgirl
I wanna be a cowboy
and you can be my cowgirl
I wanna be a cowboy."
Boys don't cry - "I wanna be a cowboy" -


 

martedì 25 settembre 2012

Roxanne

Regia: Fred Schepisi
Origine: USA
Anno: 1987
Durata: 107'




La trama (con parole mie): in una piccola cittadina di montagna in cui l'emergenza più grande pare essere quella dei gatti sugli alberi, il capo dei pompieri locali C.D.Bales, un uomo brillante, colto, dalla battuta pronta, temibile nel corpo a corpo ma con un naso di dimensioni spropositate, si innamora dell'astronoma Roxanne, giunta in loco per trascorrere l'estate studiando quella che potrebbe rivelarsi una cometa.
Quando viene arruolato il giovane ed aitante Chris come addestratore degli uomini di Bales, la ragazza si scopre attratta da quest'ultimo, che bloccato dalla timidezza e da una piuttosto evidente mancanza di profondità chiederà a C.D. di intercedere per lui grazie a lettere e convincenti serenate di parole.
Quando Roxanne, però, scoprirà la vera natura di Chris e l'inganno orchestrato da Bales, i due si troveranno faccia a faccia per un chiarimento che potrebbe cambiare la vita di entrambi.




Spesso e volentieri capita, in casa Ford, che sia io a proporre a Julez film che lei non ha visto, altrettanto spesso e volentieri suscitando ira funesta o più facilmente sonno profondo.
Molto più raramente, invece, accade il contrario, con il recupero di titoli ancora assenti dalla lista delle visioni del sottoscritto: Roxanne è stato uno di questi casi.
Modellato sul Cirano de Bergerac di Rostand e diretto dal Fred Schepisi di Sei gradi di separazione - che, al contrario, è passato sui miei schermi almeno in un paio di occasioni e che la signora Ford non ha ancora visto -, Roxanne è una commedia leggera poggiata quasi interamente sulle spalle di uno scatenato Steve Martin, che oltre a custodire un segreto che gli permette di essere pressochè identico da trent'anni a questa parte si rivela come un insolito e buon Cirano, guidato da ingegno e prontezza verso il cuore dell'amata, interpretata in questo caso da un'altra beniamina di casa Ford, Daryl Hannah.
La cosa più interessante ed anche il limite più evidente di questo classico del Cinema "da coppia" è data dalla volontà di infondere al personaggio di C.D./Cirano un'energia decisamente più comica che tragica, al contrario di quanto fece Rappeneau nella sua rappresentazione dell'opera originale portata in scena magistralmente da un Depardieu indimenticabile pochi anni dopo: in questo senso, la mano del protagonista - anche produttore - si fa sentire, e come per la versione "tengo core italiano" tende a perdere nel passaggio tra lingua originale e adattamento, che non permette di avere il polso di tutte le battute ed i giochi di parole messi in scena dall'eroe dal lungo naso.
Sequenze come quella del pub - con uno Steve Martin davvero in stato di grazia -, comunque, riescono a rompere lo schermo e risultare irresistibili anche in italiano, evidenziando quello che è il vero, incredibile e più magico talento del personaggio: l'oratoria.
Lo stesso messo al servizio del giovane Chris, timido e stupido pretendente di Roxanne cui C.D. apre le porte della camera dal letto della donna grazie ad una serie di passaggi in bilico tra romanticismo e gioco, che fanno seguito alla divertentissima stesura della prima lettera d'amore del giovane pompiere, con il progressivo modellare degli stati d'animo di quest'ultimo da parte del suo capo - un'ottima lezione sulla traduzione degli istinti primari tutti maschili in modo che possano essere compresi da una donna e sfruttati per conquistarla -.
Peccato che la natura in qualche modo dualistica del film non permetta a nessuno dei suoi caratteri di liberare completamente il proprio potenziale, quasi la sceneggiatura fosse indecisa sulla strada da prendere - commedia leggera o film romantico in tutto e per tutto? -, limitando di conseguenza anche le scelte registiche di Schepisi, certamente non ardite o interessanti come quelle del già citato Sei gradi di separazione.
Il risultato è comunque piacevole e leggero, si lascia guardare con quel misto di malinconia per i tempi andati - un film come questo, ora, non sarebbe davvero più possibile realizzarlo - e l'interesse per l'approccio colto alla materia dell'amore, regala alcuni passaggi effettivamente divertentissimi e, andando a spulciare nella memoria, permette di scoprire anche i volti di numerosi caratteristi che ognuno di noi avrà visto almeno un centinaio di volte tra una pellicola e l'altra di quel periodo - c'è spazio anche per un giovane Damon Wayans, che molti di noi conoscono per i suoi ruoli nella serie Tutto in famiglia e soprattutto L'ultimo boy scout -.
Una proposta di quelle che mettono d'accordo un pò tutti, perfetta per le serate di coppia che periodicamente giungono in soccorso della metà in rosa normalmente allucinata dalle scelte di noi dall'altra parte della barricata e per i momenti da famiglia, di quelli con il camino accesso e il cenone in tavola o una grigliata in giardino e poi tutti in piscina.
Ovviamente in senso positivo.
E nonostante si trovi sempre chi nega certi piaceri, tutti noi continueremo ad essere sensibili - chi più, chi meno - al romanticismo.
Anche quando lo stesso nasconde più semplicemente un desiderio inespresso.


MrFord


"Ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi!"
Francesco Guccini - "Cirano" -


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...