giovedì 31 maggio 2018

Thursday's child



Nuova settimana di uscite e nuova, o vecchia in diverse misure, versione della rubrica dedicata alle uscite cinematografiche più interessante che si possa immaginare qui nell'abbandonata blogosfera: questo giovedì, infatti, saremo soltanto io ed il mio arcinemico favorito a darci battaglia, una sorta di ritorno al passato che grida ai nostri compari di compattarsi e tornare a quelli che eravamo qualche anno fa.



"Inutile guardarmi così, Ford. Non ti lascio guidare."


Lazzaro felice

"E con questa, ne spariamo un paio in fronte a quei due bloggers degenerati."
Cannibal Kid: Lazzaro è felice, lo saremo anche noi spettatori?
Di sicuro più di quanto io sono felice di co-condurre questa rubrica, questa settimana “orfana” di ospiti, da solo soletto insieme al minaccioso Ford. Ora che non ha nessun altro con cui prendersela, può bullizzare solo me.
Quanto al film comunque sono decisamente fiducioso. Il mio rapporto con Alice Rohrwacher era partito male, con il pretenzioso e noioso Corpo celeste. Le cose erano invece andate molto meglio con il quasi meraviglioso Le meraviglie. E adesso come andrà?
Ford: iniziamo subito male con un film italiano super radical chic. Che sia una settimana troppo Cannibale con il solo Cannibale a farmi compagnia?

Tuo, Simon

"Posso suggerirvi di tornare alla matita, invece che continuare a pubblicare online?"

Cannibal Kid: Dopo Chiamami col tuo nome, è in arrivo il secondo cult gay – ma anche cult e basta – dell'anno? Le carte in regole ci sono tutte. Siamo dalle parti di quei teen young adult che spesso e volentieri fanno breccia nel mio cuore, il regista è Greg Berlanti nome noto soprattutto al pubblico telefilmico per aver sceneggiato serie come Dawson's Creek e creato Everwood, e più di recente purtroppo anche porcheruole supereroistiche come Arrow, The Flash e Legends of Tomorrow, e nel cast, oltre a Nick Robinson che in Jurassic World e Noi siamo tutto mi era sembrato un po' imbambolato, c'è anche Katherine Langford di Tredici. In altre parole: quanto potrò adorare questo film io, e quanto potrà odiarlo uno come Ford?
Ford: filmetto probabilmente adolescenziale che probabilmente esalterà Cannibal e che io eviterò come la peste. Eppure, se a qualche produttore venisse la malsana idea, un film a tematica gay sul rapporto tra i due rivali più rivali della blogosfera riscuoterebbe un successo clamoroso.

La truffa dei Logan

"Cannibal e Ford ci vogliono come ospiti della loro rubrica." "Stai scherzando!? Dì che non abbiamo tempo!"

Cannibal Kid: Film visto mesi fa. Parecchio gradevole. Per una visione senza troppe pretese ci sta, anche se i film migliori di Steven Soderbergh restano altri. Non mi ha ispirato abbastanza da scrivere una recensione, però mi sento di consigliarlo piuttosto che no. Anche a Ford, che credo potrebbe apprezzarlo pure più di me.
Ford: nonostante i consigli di Peppa Kid ed un trailer che potrebbe rivelarsi fordiano, non ho troppa voglia di affrontare questa visione. Ora che Cannibal si è esposto, però, lo farei soltanto per dimostrare di saperne tirare fuori un post, ovviamente in disaccordo con le sue opinioni.

The Strangers - Prey at Night

"E così Ford non potrà mai più guidare!"

Cannibal Kid: Del primo ho un vago ricordo. Mi era sembrato decente, ma non memorabile. Ford invece l'aveva detestato, quindi non doveva essere poi così male. La voglia di vedere questo sequel o remake o che ca**o che è comunque è a zero.
Ford: il primo The Strangers era un'inutile stronzata priva di logica. Neanche l'avesse consigliato Cannibal. Figuriamoci il secondo.

End of Justice - Nessuno è innocente

"Questi sono tutti gli scritti di Ford e Cannibal. Bruciali prima che sia troppo tardi. O che mi invitino come ospite alla loro rubrica."

Cannibal Kid: Nessuno è innocente e di sicuro non lo è Ford, reo di vari crimini contro il cinema e il buon gusto in generale. Il film in quanto legal non mi attira particolarmente, però potrei tentare una visione per vedere se la prova di Denzel Washington era davvero da nomination agli Oscar e perché dietro la macchina da presa c'è quel Dan Gilroy del cattivissimo Lo sciacallo – Nightcrawler.
Ford: questo film con il Denzellone candidato agli Oscar potrebbe essere la sorpresa della settimana, e spero vivamente sia in grado di far dimenticare a questo vecchio cowboy l'orribile esperienza di tornare a condividere questa rubrica dopo mesi solo con Cannibal. Neanche avessimo riesumato il fuggitivo Manhattan.

L'arte della fuga

"Ma cosa ti è venuto in mente di comprare? Per Ford questa gradazione è troppo bassa!"

Cannibal Kid: L'arte della fuga non è la storia di cosa faccio io quando vedo Ford avvicinarsi, come qualcuno potrebbe immaginare, bensì è una pellicola francese spero abbastanza radical-chic da convincermi a un recupero. Il fatto che sia del 2014 e che in Italia arrivi solo adesso mi fa venire un dubbio: i nostri distributori sono lenti quanto quella vecchia lumaca di Ford, o forse non meritava nemmeno di arrivare nei cinema? E comunque, altro dubbio che mi sorge: in epoca di Netflix e streaming selvaggio, che senso ha fare uscire dei film in 4 sale in croce con 4 anni di ritardo?
Ford: l'unica arte della fuga che mi viene in mente è quella degli illusionisti. Purtroppo già so che questo non sarà il nuovo The Prestige. Così come Cannibal non potrà mai essere il nuovo Ford.

Anna

"Non voglio essere per nulla meno tamarro di Ford!"

Cannibal Kid: Altro film che arriva in ritardo, ma questa volta solo di 3 anni, quindi perché non aspettare un altro po' per proporcelo? O magari aspettare anche tutta la vita...
Ford: comprendo i ripescaggi a distanza di anni quasi meno delle discutibili opinioni del mio rivale Cannibal. Che è tutto dire.

Resina

"Cannibal, accomodati pure su questo tavolo: ho avuto precise istruzioni di torturarti per il resto della giornata."

Cannibal Kid: Film italiano su un coro polifonico che potrebbe essere una piccola sorpresa. Oppure potrebbe essere una di quelle pellicole campagnole e/o amatoriali buone giusto per quel bifolco d'un Ford.
Ford: una pellicola italiana in bilico tra potenziale sorpresa e potenziale schifezza? Nessun problema, una scusa in più per una serata fuori a bere godendosi l'estate incombente.

Prigioniero della mia libertà

"Dobbiamo esorcizzare Ford e Cannibal da questa rubrica. Ed inaugurare l'ospite unico. Che non siano loro."

Cannibal Kid: Storia di un giovane architetto che un giorno viene ingiustamente arrestato. L'inizio di un intrigante legal-thriller?
A vedere il trailer, si direbbe più una roba che fa rimpiangere La telenovela piemontese di Mai dire gol.
Ford: questo dovrebbe essere il titolo di un film sul vecchio Ford che insiste a collaborare con Cannibal. Certo non questa roba.

mercoledì 30 maggio 2018

Deadpool 2 (David Leitch, USA, 2018, 119')










In un certo senso, Deadpool - forse il mio personaggio Marvel favorito dell'età adulta - sta al me stesso attuale quanto Spider Man - forse il mio personaggio Marvel favorito dell'infanzia e prima adolescenza - sta al me stesso dei tempi delle medie e delle superiori: fuori dagli schemi, sboccato, sempre pronto a fare casino o rompere qualche regola, a vivere alla giornata o fare la parte del cattivo pur manifestando un aperto desiderio di calore, passione, famiglia e tutte queste cose sdolcinate da film per famiglie.
Nonostante l'annuncio della presenza di Cable - assolutamente fantastica la battuta a proposito di Thanos pronunciata da 'Pool - e l'impatto della Domino di Zazie Beetz, alla vigilia della visione avevo l'enorme timore che il secondo capitolo delle avventure del mutante chiacchierone potessero risentire del desiderio della produzione di andare sul sicuro, o di edulcorare in qualche modo una proposta che - e gli incassi confermano - è ormai nota in tutto il mondo.
Fortunatamente, non è stato così.
Certo, manca l'effetto sorpresa del primo capitolo e la sensazione che tutto nasca come pretesto per il già annunciato ed attesissimo da questo vecchio cowboy X-Force diretto da Drew Goddard pare più che un sospetto, eppure Deadpool 2 funziona dall'inizio alla fine, diverte da matti, rompe la quarta parete, suona scorretto e gode e si diverte come il suo protagonista, uno di quei charachters che non solo definisce la fortuna di chi l'ha creato, ma che rende la dimensione dell'idea geniale dello stesso.
Tutto questo senza contare la consueta scorrettezza, una colonna sonora ancora una volta da urlo, la proposta fantastica di una X-Force dal destino fantozziano, e due personaggi assolutamente bistrattati nella saga cinematografica dedicata agli X-Men come Colosso e Fenomeno finalmente resi degnamente, nonchè rispettosi di quelle che sono le loro controparti sulla pagina disegnata.
In un certo senso, si potrebbe pensare a Deadpool come al South Park dei film di supereroi, al punto di rottura di un genere ormai tanto amato quanto odiato, ad un circo che conosce il suo jolly, il matto, l'appeso, colui che viene per rompere tutti gli schemi, farsi beffe dei sentimenti, estremizzare tutto il possibile per mostrare quanto le cose semplici che di norma paiono scontate e sentimentali siano importanti: oppure al fatto che Wade Wilson è perfetto così com'è, con le sue intemperanze, le cicatrici, le battute ed il desiderio, gli eccessi di protagonismo e quelli di autocompatimento.
E' perfetto perchè non c'è niente di perfetto, in Deadpool, che ad un costume fighissimo affianca un aspetto orribile, che ad un attore che ho sempre considerato un cane maledetto regala l'intepretazione ed il charachter della carriera - altra scena cult l'autografo come Ryan Reynolds -, che a quello che parrebbe la versione sboccata e senza controllo della pellicola di supereroi butta in faccia come vomito tossico il bello dell'essere tamarri e non vergognarsene.
E come se non bastasse, l'equilibrio che si crea tra Deadpool e Cable, neanche fossero Terence Hill e Bud Spencer, è assolutamente perfetto, in linea con i loro interpreti ed i personaggi, frecciate metacinematografiche e momenti assolutamente cinematografici da multisala e slow motion.
Del resto, uno come lui riesce ad unire, più che dividere: ispira gli sfigati che vorrebbero la sua scioltezza, gli stronzi che si ritrovano nel suo atteggiamento, i duri che sognano di essere più malleabili, il Potere che più di ogni altra cosa desidera mettere a tacere chiunque parli troppo.
In poche parole, X-Force.
Il gruppo mutante - e di supereroi - definitivo.
Quello giusto per tutti quelli che frequentano i margini e i confini.
Da una parte e dall'altra.
E con la voglia di superarli.




MrFord




martedì 29 maggio 2018

Ballers - Stagione 3 (HBO, USA, 2017)







Orfano - o quasi, considerato quanto ancora influiscono sulla cultura pop - dei mitici action heroes figli degli anni ottanta, un vecchio tamarro come me non può che essere felice e grato dell'esistenza di Dwayne Johnson, ormai ex The Rock che per una decina d'anni buona fece sognare - accanto al suo rivale più importante in WWE Stone Cold Steve Austin - i fan di wrestling di tutto il pianeta: il ragazzone di origini samoane, infatti, dai tempi in cui decise di lasciare il quadrato e tentare una carriera a tempo pieno sul grande e piccolo schermo, ha fatto passi da gigante, collezionato successi e gran soldi, arrivando perfino a tornare sul ring di tanto in tanto giusto per soddisfare i desideri dei fan - lo dimostra il doppio scontro avvenuto in due edizioni consecutive di Wrestlemania con John Cena, uno degli atleti che ne raccolse il testimone -.
Film tamarri a parte, sono stato fin dal principio fan dell'esperimento di Ballers, nato da una produzione HBO che vedeva tra i produttori protetti fordiani quali Peter Berg e Mark Wahlberg, incentrata sulla carriera post campo da football di un giocatore reinventatosi consulente finanziario ed agente: nel corso delle prime due annate, infatti, avevo visto in questa serie una sorta di sorellina minore di Californication, tra capricci di star, richiami a Jerry McGuire, toni da commedia ed una spruzzata di malinconia.
Non che le cose siano cambiate, o che non mi sia piaciuto seguire le gesta di Spencer e del suo fidato sidekick Joe anche a questo giro, ma l'impressione è stata quella di un "vorrei ma non posso", di un prodotto che pare voler prendere una strada nuova e coraggiosa per poi tornare sui suoi passi per evitare di spiazzare troppo gli spettatori o chissà chi altro.
In qualche modo, ho trovato la gestione dei dieci episodi decisamente schizofrenica, pronta a palleggiarsi tra puntate che parevano riempitivi ed altre pronte a far spalancare gli occhi per la soddisfazione, passaggi che hanno fatto sognare - il discorso di Spencer ai rappresentanti della Lega - ed altri figli del "tutto cambia per non cambiare" tipico delle serie che, e mi dispiace dirlo, arrivano al punto in cui cominciano a mancare le idee - l'anticlimatica chiusura che pare riportare indietro le lancette alla prima stagione -: un'annata, dunque, tra luci ed ombre per Strasmore e soci, che essendo stati confermati per un quarto giro di giostra dovranno rimboccarsi le maniche e cercare di recuperare il terreno soprattutto in termini di direzione di scrittura, considerato che è decisamente più facile per una produzione che non racconti una vera e propria storia ma pezzi di vite che si incrociano - e non parliamo di chissà quali personaggi realmente esistiti, o di fantasia, destinati a cambiare il mondo, ma solo di sportivi con un sacco di soldi e problemi da gente comune amplificati a dismisura - perdere originalità e pubblico, piuttosto che rinnovarsi al meglio e catturarne sempre di più.
Personalmente resto convinto delle potenzialità di Ballers, e credo che con un pò più di decisione ed attenzione questa serie potrebbe continuare a rivelarsi una sorpresa: gli autori devono soltanto non fossilizzarsi sul vecchio Dwayne e le sfanculate che spara a raffica in ogni dove, quanto più decidere cosa fare dei protagonisti e come gestirli permettendo loro di evolversi, invece di fare grandi giri per poi tornare al punto di partenza.
Altrimenti finiranno per fare la fine di Spencer, con le sue ambizioni da pezzo grosso ed il desiderio di paternità, e proprio come lui si troveranno esattamente con quello che ci si ritrova quando si vuole troppo: si finisce per non stringere nulla.




MrFord




 

lunedì 28 maggio 2018

Il giustiziere della notte (Eli Roth, USA, 2018, 107')







Il fatto che a Hollywood vada di moda il riciclo delle idee è ormai purtroppo chiaro a molti appassionati, in un'epoca in cui remake, reboot e via discorrendo hanno un ruolo sempre più importante nell'economia delle grandi case di distribuzione: uno degli "ultimi arrivati" in questa purtroppo sempre più nutrita famiglia è il remake de Il giustiziere della notte, cult anni settanta con Charles Bronson, diretto da Eli Roth ed interpretato da Bruce Willis, che senza dubbio appare molto più credibile nella versione Giustiziere - che strizza l'occhio al look di Unbreakable - che non in quella di chirurgo.
Peccato che l'intera operazione risulti inutile e vuota fin dal principio, priva dell'elemento più interessante della versione originale - Bronson era un obiettore di coscienza -, fortemente edulcorata - l'aggressione è davvero blanda, la violenza nascosta o resa quasi grottesca - e nonostante la firma sulla locandina caratterizzata dall'impapabile mano di un Eli Roth probabilmente molto limitato dalla produzione e quasi non pervenuto in termini di stile personale: se, dunque, questo Il giustiziere della notte doveva invertire la tendenza e mostrare, per una volta, un remake con un senso ed uno spessore, l'occasione è stata clamorosamente perduta, scivolando nel banale e nell'inutile nonostante, a conti fatti, non si tratti di un brutto film, quanto di uno uguale a molti altri.
Da una coppia come quella formata da Willis e Roth era lecito aspettarsi davvero molto di più, specialmente ora che, con Trump alla Casa Bianca, la questione delle armi e della "giustizia privata" ha di nuovo assunto grande rilevanza mediatica: invece tutto scorre neanche fossimo all'interno del più scontato degli action movies, non pervengono domande etiche rispetto ad una storia che dovrebbe basarsi proprio su quelle e ci si trascina già consci di quello che accadrà al finale.
Il vero peccato di film come questi è la sensazione di nulla che lasciano una volta conclusi, destinati al dimenticatoio per una questione di carattere assente e pigrizia nel non cercare nuove soluzioni per poi affidarsi a vecchie storie efficaci riuscendo quasi sempre - come in questo caso - a banalizzarle e renderle meno interessanti.
A distanza di qualche giorno, infatti, non solo è difficile trovare argomenti anche vagamente significativi per mettere insieme un post decente, ma anche ricordare passaggi che possano essere davvero degni di menzione, nella peggior tradizione dei titoli non tanto pessimi, quanto clamorosamente inutili.
Personalmente, considerato che sia Willis che Roth mi stanno molto simpatici, spero che questa per loro sia solo una battuta d'arresto momentanea, e che entrambi tornino a far meglio quello che sanno fare meglio, magari regalando agli appassionati titoli che, anche se non cult, possano quantomeno meritare di essere ricordati.
Perchè questo Giustiziere non rende giustizia a nessuno.
Autori e soprattutto spettatori compresi.




MrFord




 

venerdì 25 maggio 2018

You never had it - An evening with Charles Bukowski (Matteo Borgardt, USA/Italia/Messico, 2016, 52')




Quando lessi il primo libro di Bukowski - che, per assurdo, fu il suo ultimo, Pulp - ero decisamente più giovane di ora, non bevevo ed ero ancora preda della timidezza che mi permise di soffrire abbastanza, ai tempi dell'adolescenza, da iniziare a scrivere.
Anche se non lo ricordo, senza dubbio compresi le parole di quello che poteva essere praticamente un nonno - del resto, il vecchio Hank nacque nel millenovecentoventi, come il mio fondamentale nonno materno - solo parzialmente, tanto da rivalutarlo in termini di importanza personale e letteraria molto tempo dopo, una volta presa coscienza io stesso dei tanti alti e bassi della vita, ed una familiarità decisamente maggiore con alcool, sesso e lato bestiale ai tempi ben celato.
Non avevo però mai avuto occasione di confrontarmi con il selvaggio Buck "in persona", e dunque all'incontro quasi casuale con questo documentario/intervista legato a materiale girato nella casa di San Pedro, in California, dello scrittore nei primi anni ottanta da una giornalista italiana non ho potuto che rispondere con una presenza convinta e tutta la voglia di scoprire la parte oltre la macchina da scrivere di quello che, oggi, è uno dei riferimenti letterari indiscutibili di questo vecchio cowboy: curioso, in questo senso, che lo stesso Bukowski affermi che ogni scrittore rappresenti il meglio di se stesso soltanto nel momento in cui, solo, scrive, e che nel resto del tempo finisca per portare al mondo un esempio negativo, o pessimo.
Un quadro che ben racconta la poca fiducia del ruvido Hank verso il genere umano e la società così come l'ammissione senza ipocrisie di una serie di difetti che lo resero lo straordinario cantore della vita e dell'esperienza che era, un pirata come vorrei essere io stesso, con la differenza di almeno una trentina d'anni in più di occasioni da vivere su questa terra.
L'intervista, che tocca tematiche profondamente differenti tra loro, dalla politica, alla scrittura, alla società, passando ovviamente per alcool e sesso, non pare neppure per un istante volta a scoprire o tentare di spiegare Bukowski autore o uomo, quanto più a regalare al pubblico un'immagine genuina e magnetica di una personalità non facile e magica, di quelle che ti invitano sul balcone con panorama della camera in cui scrivono per poi rivelare di aver passato del tempo in quello stesso posto una volta l'anno, senza neppure esserne sicuri.
Del resto, probabilmente se leggesse un tentativo come questo di rendere l'idea di quell'atmosfera, o dei momenti raccontati da questo mediometraggio, lo stesso Bukowski mi manderebbe dritto affanculo, conscio del fatto che non esiste prova migliore se non il faccia a faccia - magari supportati da una robusta dose di alcool - per mostrare davvero quello che si è, o quantomeno quello che si pensa di essere, in barba a buone maniere o aspettative.
Avendo lavorato fino ai cinquanta suonati ed essendo salito alla ribalta soltanto nella maturità, Hank doveva ben sapere come stavano le cose, cosa significasse sopravvivere portando avanti le proprie passioni oppure accandonandole per una scopata o una sbronza, senza guardare in faccia nessuno: sicuramente avrebbe apprezzato non si guardasse in faccia neppure lui, nonostante il bene che alcune sue opere potessero stimolare nel lettore.
Personalmente, io sogno di avere la possibilità di una pensione a cinquant'anni, scrittore oppure no.
E di aggredire la vita il più possibile, e per il più a lungo possibile.
O quantomeno, di farlo con la stessa sfrontatezza del mitico Buck.
Che non significa necessariamente allo stesso modo - in fondo, non bevo vino e ho molta più fiducia nelle persone - ma con una dose di passione molto simile.



MrFord



 

giovedì 24 maggio 2018

Thursday's child




Cari compagni di bevute del bancone del Saloon, bentornati all'appuntamento con la rubrica delle uscite, questa volta completato nel terzetto con più brio dai tempi di Daitarn III da Mary Pellegrino, fan sfegatata del mio rivale Cannibal Kid. Cosa ne sarà uscito?


Cannibal e Ford alla ricerca di Mary Pellegrino.

Mektoub, My Love - Canto uno

"Vuoi usare la bici come Ford?" "Sì, anche se so guidare certo meglio di lui."

Mary: I protagonisti di questo film se la spassano per tutto il tempo sotto il sole e io non ho ancora deciso dove andrò in vacanza ad agosto. Ma quanto è ingiusta la vita? Comunque, tornando a noi, devo ammettere che questo film m’intriga, anche perché Kechiche e il suo modo di raccontare le cose, mi piacciono molto. Ho amato “Cous Cous” e “La vita di Adele”, pertanto potrei tranquillamente investire 180 minuti della mia vita per guardare anche questo. Sono curiosa di sapere cosa ne pensano il Cannibale e Mr. Ford, perché pare che le scene hot non manchino e che ci sia anche un protagonista sfigatello, che avrebbe sicuramente bisogno degli insegnamenti di due fratelli maggiori. A buon intenditor, poche parole.
Cannibal Kid: Aspetto questo film da quando è stato presentato all'ultimo Festival di Venezia così come da allora aspetto il ritorno dell'estate. Finalmente arriva anche da noi, sebbene sospetto giusto in 4 o 5 sale in tutta Italia, e la curiosità è altissima. Perché si preannuncia come un film pieno di figa? No, perché è il nuovo lavoro del regista dello splendido La vita di Adele, che sì, era anch'esso un film pieno di figa, ma forse è solo una coincidenza. O forse no.
Ford: adoro Kechiche da sempre, anche da quando i radical come Cannibal neanche lo conoscevano, e ho adorato La vita di Adele e molte sue sequenze. Dunque curiosità a mille per un film che promette di risvegliare l'estate in sala. E per fortuna.

Solo: A Star Wars Story

Cannibal e Ford in attesa di sbronzarsi. E di Mary Pellegrino.

Mary: Ad essere sincera non sono mai stata una grandissima fan della saga di Star Wars, però, sono un po’ masochista e le vicende travagliate mi fanno sempre gola e direi che qui, un po’ di travaglio c’è stato, visto che Ron Howard è subentrato alla regia di questo film a riprese praticamente terminate. Pare che non si sia limitato a completare il film ma che abbia rigirato almeno il 70% delle scene già dirette da Lord&Miller. Cazzuto il ragazzo! Comunque il mio è un sì per Ron. Il buon caro, vecchio Ricky Cunningham avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
Cannibal Kid: Nemmeno io sono mai stato un grande fan di Star Wars, proprio come Mary e al contrario di Ford che non a caso considero il mio Darth Vader personale, però la nuova saga con Rey e Finn perfetta per il pubblico di noi ggiovani e soprattutto finti ggiovani mi sta gasando abbastanza. C'è comunque da aggiungere che il precedente spin-off della saga Rogue One mi ha annoiato a morte e quindi questo Solo rischia di essere una gran sòla.
Ford: Han Solo è uno dei miei personaggi preferiti della saga di Star Wars, strafottente e piratesco come piace a me. Non che abbia grossa fiducia in questo spin off, ma spero davvero possa soddisfarmi e fare incazzare un pò Cannibal, che ultimamente è così d'accordo con me da fare addirittura complimenti a qualche mio post.

Montparnasse - Femminile singolare

"Voglio essere anch'io una groupie di Cannibal come Mary!"

Mary: Un po’ di leggerezza non fa mai male, se poi tra gli ingredienti ci mettiamo le vie di Parigi e una ragazza che nonostante la sfiga perenne, non si arrende mai e cerca di riprendere in mano la sua vita e portarla verso una nuova direzione, direi che una chance gliela darei. Ecco, un film da vedere con le amiche, magari il mercoledì sera, dopo la lezione di pilates. Cannibale, Mr. Ford, se vi va, potete venire anche voi, sarei curiosa di ascoltare i vostri commenti in diretta ;)
Cannibal Kid: Al contrario degli inviti dell'insistente stalker Ford, quello di Mary lo accetto volentieri. La lezione di pilates magari anche no, ecco, però la serata al cinema a vedere questo probabile secondo gioiellino francese della settimana ci sta.
Ford: cara Mary, facciamo così. Tu porta la tua amichetta Katniss Kid con le tue amiche a pilates e a vedere questa francesata, io vado a crossfit, mi guardo un action e poi vi raggiungo solo per bere.

La terra di Dio

"Il Casale dimenticato da tutti gli dei."

Mary: Lo posso dire? Il mio primo pensiero è andato subito a “I segreti di Brokeback Mountain”. Comunque, in questo film, ci sono tutti gli ingredienti giusti per catturare l’attenzione dello spettatore e coinvolgerlo emotivamente: amore, passione, speranza, scoperta, ma anche il timore di come vivere e affrontare tutti questi sentimenti. Perché si sa, l’amore porta scompiglio! Insomma, per fare un film che narra l’impegno affettivo-amoroso, nell’epoca del disimpegno e dell’amore virtuale e fast ( o “fast love” citando George Michael), in cui se sei fortunato ti scaricano con un sms, direi che ci vuole molto coraggio. (Cannibale, posso citare anche gli Ex-Otago, o ti sembra troppo? Ahahahahaha!).
Cannibal Kid: Non so se questo film si rivelerà proprio ai livelli di Brokeback Mountain, film che ci tengo a precisare per l'ennesima volta NON è ispirato al rapporto tra me e Ford. La terra di Dio mi sembra più che altro la sbadigliosa versione ambientata nella campagna britannica di quella pellicola. Per proseguire nel brillante gioco delle citazioni musicali iniziato dall'ottima Mary (sto risultando troppo leccaculo?) posso dire che Brokeback era un gran film, tutto il resto è noia.
Ford: mi tocca purtroppo essere di nuovo d'accordo con Cannibal. Brokeback è un gran film che fu reso ancora più grande da due grandi interpretazioni, che potrebbero essere superate soltanto se decidessimo di girare il remake con protagonisti io e il mio rivale. Che so già starà avendo brividi di terrore. In caso, io scelgo la parte di Ennis Del Rio.

Sergio & Sergei - Il professore e il cosmonauta

Ford - con bicchiere -, Mary e Cannibal durante la stesura del post.

Mary: Che dire? Sono un po’ invidiosa dell’astronauta rimasto nello spazio per tutto quel tempo. È che certe volte i miei simili (non tutti, fortunatamente) mi fanno venire l’orticaria e spesso e volentieri mi ritrovo a immaginarmi da sola, a vagare per lo spazio o come unica abitante del pianeta “vattelapesca”. Cazzate a parte, mi piacerebbe saperne di più su questa vicenda. Cioè, ma davvero questo povero cristo è rimasto nello spazio per tutto quel tempo perché non c’erano più soldi per farlo tornare sulla Terra?
Cannibal Kid: Una storia che sembrerebbe riecheggiare Gravity e altri claustrofobici film spaziali del genere, ma che invece a vedere il trailer dalle atmosfere cubane sembra una commedia decisamente frizzante. Quasi quasi un'occhiata gliela darei, sognando che a finire lontano da questa Terra sia un certo astronauta Ford.
Ford: film che potrebbe a sorpresa risultare interessante, ma che probabilmente sarà introvabile nelle sale e non solo. Un pò come Cannibal spedito in orbita da un calcio rotante mentre Mary prende il suo posto al timone di questa rubrica.

Stato di ebbrezza

"E ora mi scasso questa vodka liscia come se fossi Ford."

Mary: Per una maniaca del controllo come me, l’idea di ritrovarmi completamente sbronza, chissà dove e soprattutto chissà con chi, mi mette un pochino d’ansia. Ma fortunatamente, in questo film, la sbronza non sono io, ma Maria e se devo dirvela tutta, non m’interessa particolarmente scoprire come se la caverà. Il cast non m’intriga e la trama nemmeno. Faccio passo e non andrei a vederlo nemmeno in stato di ebbrezza, per l’appunto.
Cannibal Kid: A me preoccupa più l'idea di NON essere completamente sbronzo in qualunque momento della mia vita, ahahah. E sotto questo aspetto credo di essere simile a quell'alcolizzato di Ford. Quanto al film, dal trailer sa di classico film italiano tanto urlato e semiamatoriale. Anzi, mi correggo: del tutto amatoriale.
Ford: non commento neppure questo classico filmaccio italiano, ma di nuovo mi tocca sottoscrivere con Cannibal. Se non fossi spesso sbronzo, sarebbe difficile affrontare un sacco di cose.

Parasitic Twin

Solo per voi, la locandina rivista e corretta di Bright star.

Mary: Già il titolo, è tutto un programma: gemello parassita! La trama di questo film m’inquieta un pochino, e le protagoniste mi sembrano tutte fuori di testa. Però, io sono coraggiosa e questo thriller gotico, non me lo voglio perdere. Magari, per affrontare con più leggerezza la visione delle scene ad alta tensione, potrei affondare la testa nel cestino dei popcorn e stordirmi con una coca cola! Anzi, Cannibale, Mr. Ford, potremmo andare a vederlo insieme, così, nel momento del bisogno, potrei chiedervi di tenermi la manina!
Cannibal Kid: In questo caso accetto l'invito, ma solo a condizione che la Coca-Cola venga corretta con del rum. O con del Jack, a te la scelta, Mary. Per reggere la visione di quest'altra robetta italiana amatoriale mi sa che ce n'è bisogno.
Ford: per poter vedere una roba simile ho bisogno di una bottiglia di Jack corretta con un pò di Coca-Cola. Se me la fai trovare sulla poltroncina, Mary, sono già in sala.

Hotel Gagarin

"Speriamo che il mio autista non sia Ford, altrimenti all'appuntamento arriverò con un ritardo da record."

Mary: Sono sempre un po’ scettica davanti a certi film italiani. Spesso li uso un po’ come “tappabuchi”, e li guardo per curiosità o solo quando non ho nulla di meglio da fare. Però, la trama di questo qui mi stuzzica, e poi c’è Battiston e io, per lui, ho un vero e proprio debole. Non chiedetemi il perché, giuro che non saprei cosa rispondervi. Comunque, una chance gliela darei.
Cannibal Kid: Negli ultimi tempi, non chiedete il perché nemmeno a me, ogni tanto difendo il cinema italiano. Questa settimana però no, non c'ho proprio voglia. Hotel Gagarin cosa mi rappresenta? Una specie di versione nostrana di Grand Budapest Hotel?
Ford: tutti ormai sapete come la penso a proposito del Cinema italiano "tappabuchi", come lo definisce Mary. Passo senza nessuna remora.

Rudy Valentino

"Secondo voi potremmo raggiungere lo stato di ebbrezza di Ford e Cannibal?" "Non credo proprio. Quei due sono peggio di Hank Moody."

Mary: Cioè, non voglio dire, ma Rodolfo Valentino era un mio conterraneo. Era pugliese di Castellaneta, mica pizza e fichi! Mi piace l’idea di aver fatto rivivere questo personaggio, di averlo riportato, in un certo senso, a quelle che erano le sue origini prima che diventasse una star di Hollywood. Un film che, seppur indirettamente, affronta una tematica ancora molto attuale e cioè quella dei giovani che sono costretti a lasciare la propria terra e i propri affetti per inseguire i loro sogni. Rudy ce l’ha fatta, eccome se ce l’ha fatta ed è diventato anche un latin lover! Cannibale, che sogni hai? Oltre a quello di diventare anche tu un latin lover, ovviamente…;)
Cannibal Kid: A parte quello, il mio sogno è quello di sconfiggere Mr. Ford su un ring di wrestling.
Ah no, ho fatto confusione! Quello mi sa che è il suo, di sogno.
Anche in questo caso, nonostante le buone intenzioni che ci possono star dietro, mi sento di bocciare a priori questa pellicola tricolore, che fin dal trailer non promette molto di buono.
Ford: Mary, basta provarci con Cannibal! Non voglio ritrovarmi con te in lacrime dopo che l'avrò sconfitto in un match di wrestling!

La settima onda

"Due film di merda nella stessa settimana. Forse devo rivedere le mie scelte."

Mary: Mi verrebbe da dire che mi bastano già le mie di crisi esistenziali. Ne fronteggio almeno una al giorno, e a differenza dei protagonisti di questo film, non ho il culo in ammollo nell’acqua del mare e i piedi che affondano nella sabbia! Io passo. Temo che questa settima onda possa travolgermi, e di finire con la testa sott’acqua, non ne ho proprio voglia.
Cannibal Kid: Film del 2014 che esce “finalmente” adesso. La domanda è: perché???
E non intendo perché hanno aspettato tanto, ma parché hanno deciso di farlo uscire.
Ford: con l'estate in arrivo, le uniche onde che voglio vedere sono quelle del mare in vacanza. E non solo sette.

Nobili bugie

"Vedi, giovane Cannibal, se vuoi raggiungere il mio livello di alcolismo, devi applicarti e cominciare a darci dentro con i white russian." "Vecchio Ford, non ci penso neppure!"

Mary: A me le bugie non piacciono, perché si sa, hanno le gambe corte e per saperle raccontare e soprattutto ricordare, serve una buona memoria. Detto questo, la trama non m’incuriosisce, mi sembra a un minestrone con troppi ingredienti. Non amo particolarmente il genere e ho paura che potrebbe venirmi voglia di alzarmi dopo i primi 15 minuti.
Cannibal Kid: Sarà perché sono un gran smemorato che nemmeno a me piacciono le bugie?
Quindi evito di fare il Pinocchio della situazione e dico la verità: questo film mi fa schifo e – indovinate un po'? – anche Ford mi fa schifo!
Ford: io sono sempre stato un ottimo bugiardo, ma con l'età ho cercato di migliorarmi e andare dritto al punto. Questa roba mi pare proprio faccia cagare.
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