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giovedì 30 giugno 2016

Thursday's child

La trama (con parole mie): alle spalle alcune schizofreniche settimane di uscite più o meno di mercoledì, torniamo al formato standard di questa rubrica, tornata al giorno che le compete e, purtroppo per voi e per me, al co-conduttore che ci compete, Cannibal Kid, che come di consueto mi affiancherà con le sue solite sparate assurde per commentare i titoli in uscita per questo fine settimana.
Non che ci aspetti granchè, tra leggerezze estive e recuperi fuori tempo massimo tipici della distribuzione nostrana, ma volete sapere una cosa? Ci sono state certo settimane migliori, ma anche molte, molte, molto peggiori.
  

"Quante volte ti ho detto di non addentare i Cannibali!? Sono velenosi!"

Cattivi vicini 2

Zac Efron e Seth Rogen rispettivamente impegnati nei ruoli di Ford e Cannibal.

Cannibal dice: Odio i sequel quasi quanto odio Ford, però questo me lo sparo più che volentieri. Il primo Cattivi vicini era una pellicola divertente molto apprezzata negli Usa e molto disprezzata in Italia, tranne che da due cattivi vicini come me e Ford. Il capitolo numero 2 impreziosito dalle presenze di Chloë Grace Moretz e Selena Gomez riuscirà a metterci d'accordo anche questa volta?
Ford dice: Cattivi vicini è stato uno dei pochi film - soprattutto tra quelli privi di alcuno spessore - a mettere d'accordo due nemici acerrimi come il sottoscritto e Cannibal Kid. Riuscirà questo sequel neppure troppo atteso a replicare l'impresa?




La grande bellezza – Versione integrale

"Toni, ma quelli laggiù sono Ford e Cannibal?" "Ma chi si è permesso di invitarli?"
Cannibal dice: Il 27, 28 e 29 giugno è possibile vedere La grande bellezza nella grande versione con mezz'ora in più. La versione originale non deluxe mi era piaciuta, però non so se mi vedrò quella allungata. Ho di meglio da fare. Ad esempio insultare Ford per i suoi gusti che stanno diventando sempre più agghiaccianti ogni giorno che passa.
Ford dice: non ho mai fatto mistero della mia passione per Sorrentino e del mio sostegno per l'ottimo La grande bellezza, ma al momento mi ritrovo davvero troppo preso dai recuperi per pensare di correre in sala soltanto per rivedermi questo film in una versione di mezzora più lunga.
Ad ogni modo, se qualcuno di voi dovesse sperimentarlo, sarò ben lieto di offrire un'ospitata con recensione al Saloon.




A Girl Walks Home Alone at Night

"Cannibal, ti ho già detto mille volte di lasciarmi in pace: se non te ne torni a Casale farò emettere un'ordinanza restrittiva."

Cannibal dice: In questo inizio d'estate, nel mezzo degli Europei, ecco che la distribuzione italiana a sorpresa decide per una volta di fare una mossa intelligente – a differenza di Ford – e distribuire una singolare pellicola sul tema dei vampiri. Non un capolavoro come qualcuno l'ha definito, però a livello visivo è davvero notevole e una visione se la merita. Se vi interessa – ma non credo – ecco la mia recensione: http://www.pensiericannibali.com/2015/03/a-girl-walks-home-alone-at-night-e-non.html.
Ford dice: film che conferma la vena di recuperi fuori tempo massimo della distribuzione italiana di recente rispolverata non si sa neppure bene per quale motivo.
Questo film, visivamente interessantissimo ma ben lontano dall'essere un cult come molti radical avrebbero voluto, rappresenta comunque un'occasione di gustarsi un Cinema autoriale e lontano come raramente ce ne sono.
Qui trovate anche la mia recensione, decisamente migliore di quella del mio rivale: http://whiterussiancinema.blogspot.it/2015/05/a-girl-walks-home-alone-at-night.html




American Ultra

"Hey, Walton, tu che conosci Ford, pensavi fosse così duro recitare in un action?" "Per niente! Mi sarò abituato troppo con le buona maniere di Peppa Kid!"

Cannibal dice: Commedia spionistica con Jesse Eisenberg e Kristen Stewart che vorrebbe essere brillante e originale, ma finisce per essere giusto una robetta dimenticabile. Così inutile che non ho manco avuto la forza di scriverne la recensione, manco fosse un film consigliato da Ford.
Ford dice: commedia sciapa che potrebbe venire buona solo per i finti palati fini come Cannibal.
Non la rimanderei neppure a settembre.




Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini

"Non ti consiglio di uscire con quel Marco Goi: mi hanno detto che è un vero stalker."

Cannibal dice: Commedia dal super cast che comprende Greta Gerwig, Ethan Hawke e Julianne Moore, potrebbe essere la visione indie della settimana. Anche perché non è che ci sia molta altra scelta...
Ford dice: altra commedia, questa volta dal sapore autoriale. Potrebbe rivelarsi una delusione tipica da cannibalismo o una lieta sorpresa fordiana. Allo spettatore l'ardua sentenza.




My Bakery in Brooklyn – Un pasticcio in cucina

"Hai deciso di followare Pensieri Cannibali: tu nel mio locale non metti piede!"

Cannibal dice: Di solito i film che parlano di cucina mi provocano conati di vomito, come la visione di un nuovo post scritto da Ford con le sue brutte manine. Considerando però che siamo in estate e questa sembra una pellicoletta leggera leggera perfetta per la stagione e che la protagonista è Aimee Teegarden, ex Julie Taylor della serie Friday Night Lights che cresceva molto bene, quasi quasi lo potrei anche inserire sul menù dei film da gustare.
Ford dice: nonostante la presenza dell'ex Julie Taylor della splendida Friday Night Lights, questa robetta da palati delicati come quello del mio rivale finisce dritta nel dimenticatoio delle uscite estive inutili.



Ratchet & Clank

"A tutto l'equipaggio, stiamo per atterrare sul pianeta popolato solo da Ford: mantenete lo stato d'allerta massimo!"

Cannibal dice: Pellicoletta d'animazione tratta da un videogame già floppone colossale al botteghino americano che proverà a fare ancora peggio qui da noi. Dove, presumibilmente, giusto Ford potrebbe essere tentato di andare a vederlo. O forse manco lui.
Ford dice: film d'animazione pronto a raschiare il fondo del barile neanche fosse Cannibal in un salotto di super radical finti intenditori di Cinema ispirato ad un brand videoludico che, a mio parere, finirà per fare flop ancora più del mio rivale. Ed ho detto tutto.




Tokyo Love Hotel

"Questo è un regalo di Ford: ha fatto amputare un dito a Cannibal."

Cannibal dice: Film giapponese ambientato nel distretto a luci rosse di Tokyo. Potrebbe rivelarsi una visione più istruttiva e utile di qualunque guida turistica ufficiale.
Ford dice: l'argomento potrebbe essere interessante, anche se in questo momento un viaggio in Giappone risulterebbe proibitivo per una serie di motivi piuttosto lunga, che non comprende l'idea di portare Cannibal come bagaglio a mano.




La battaglia degli imperi – Dragon Blade

"Per Ford questo non è un vero action." "John, onestamente non ha tutti i torti!"

Cannibal dice: Porcheria action made in China con Jackie Chan, John Cusack e Adrien Brody. Abbiamo trovato il film dell'estate (e forse dell'anno) di WhiteRussian!
Ford dice: questa è la tipica porcheria finto action con attori finto action - Jackie Chan a parte - che purtroppo porta i radical come Cannibal contro l'action.
Dunque, a suon di calci rotanti e per l'action tutta, sarà snobbata.


venerdì 27 novembre 2015

Hotel Transylvania 2

Regia: Genndy Tartakovsky
Origine: USA
Anno:
2015
Durata:
89'






La trama (con parole mie): sono passati sette anni da quando Mavis, figlia di Dracula, ed il viaggiatore Jonathan, completamente umano, si sono innamorati, prima di decidere di sposarsi ed avere un bambino, il piccolo Dennis, cresciuto da sempre in una realtà che vede mostri e uomini convivere più o meno pacificamente.
Quando, raggiunto il limite di età secondo il quale è possibile determinare se possa essere un vampiro oppure no, Dennis appare decisamente più simile al padre, il buon Conte decide di dare fondo a tutte le sue possibilità e con l'aiuto degli amici più intimi cercare di stimolare il passaggio tra le fila dei mostri del piccolo, approfittando di una gita della figlia con il genero in California, dove pensano di trasferirsi per agevolare l'esistenza "normale" di Dennis - nonostante lo stesso Jonathan non desideri altro che rimanere accanto al suocero ed in mezzo ai mostri -.
Ovviamente, tutto si complicherà più del previsto, e quando i nodi verranno al pettine, la Famiglia, umana e non, dovrà decidere da che parte stare.










Ricordo bene il periodo in cui rimasi piacevolmente sorpreso dal primo Hotel Transylvania: era l'estate del duemilatredici, stavo superando uno dei periodi peggiori - lavorativamente parlando - della mia vita ed iniziavo a godere della paternità e di uno dei periodi di vacanza migliori che possa ricordare, con il Fordino ancora piccolo ed uno stacco come fossi ancora a scuola.
Le aspettative rispetto al lavoro ti Tartakovsky erano davvero basse, ed il risultato finì per sorprendermi in positivo, nonostante si fosse di fronte senza dubbio al classico blockbuster d'animazione per famiglie: al secondo giro di giostra dedicato alla famiglia di Vlad, alle prese con l'arrivo del suo primo nipotino, in un certo senso si è ripetuta la stessa storia senza che, fortunatamente, alle spalle vi fossero tormenti di alcun genere.
Hotel Transylvania 2, di fatto, riprende pari pari il discorso iniziato con il primo titolo di quello che, a giudicare dagli incassi in tutto il mondo, diventerà un franchise, presentando una formula già rodata che risulta godibile e divertente per grandi e piccoli, non si limita - fortunatamente - alle gag presentate dal trailer e pecca soltanto rispetto al fatto di non inventare nulla di nuovo ed essere, di fatto, una versione meno sorprendente - sempre in positivo - del predecessore.
Certo, non stiamo parlando di Studio Ghibli o della Pixar, quanto di un giocattolone che allinea momenti divertenti uno dopo l'altro e tocca un nervo scoperto per il pubblico per il quale è pensato: la Famiglia. Considerato che, di norma, prodotti di questo tipo finiscono per essere la tipica scelta del sabato o domenica pomeriggio con bimbi al seguito e cena fuori dopo la visione l'idea di sviluppare il concetto di focolare domestico mescolando il mondo umano e quello dei mostri funziona anche come specchio di una società fortunatamente sempre più multietnica, ripescando nell'immaginario dei più vecchi di noi che, da bambini, avevano adorato cose come Carletto il principe dei mostri.
In questo senso i siparietti forniti da Frankenstein, la Mummia, l'Uomo lupo, l'Uomo invisibile - fantastico nel fingere di avere una fidanzata, ovviamente invisibile anch'ella - e lo stesso Vlad, che nel ruolo di nonno speranzoso di vedere il proprio primo nipote rivelarsi come lui un vampiro regala chicche a profusione e rende bene la figura dell'adulto di un'altra epoca che si confronta con l'era "smart" dei bambini di oggi.
A questa galleria molto azzeccata di personaggi si aggiungono il valore del piccolo Dennis - che mi ha riportato alla mente Gli incredibili, in quanto a caratterizzazione - e di Mavis, figlia di Vlad già protagonista del primo film, che nel doppio ruolo di madre e figlia rende il doppio, un ritmo sostenuto da road movie ed un minutaggio che, ancora una volta, è assolutamente approvato dal sottoscritto.
Unica, vera pecca l'adattamento italiano, culminato con la resa pessima fornita dal doppiaggio del padre di Vlad affidato ad un impastatissimo ed inascoltabile Paolo Villaggio.
Come già scritto, non aspettatevi di trovarvi di fronte la sorpresa del mese: parliamo, senza ombra di dubbio, di un film costruito ad uso e consumo dei guadagni al botteghino ed assolutamente ed inequivocabilmente indirizzato ad uno specifico target di pubblico, eppure nel suo assolutamente dignitoso e certo più studiato di cose come Minions: insomma, per dirla come si direbbe dalle mie parti, "Piuttosto che niente, meglio piuttosto".





MrFord





"My beloved monster and me
we go everywhere together
wearing a raincoat that has four sleeves
gets us through all kinds of weather."
Eels - "My beloved monster" - 





domenica 18 ottobre 2015

Preacher - Inferno sulla Terra

Autore: Garth Ennis, Steve Dillon
Origine: USA, UK
Anno: 2000
Editore: Vertigo/Magic Press





La trama (con parole mie): mentre Jesse archivia i problemi di Salvation e si prepara a tornare in pompa magna per prepararsi allo scontro decisivo con Dio ed il Graal, Tulip, ribellatasi dal giogo della dipendenza e di Cassidy, si rifugia a New York dall'amica di una vita Amy, conosciuta ai tempi in cui ancora piangeva il suo adorato padre.
Ritrovato l'amato che credeva morto, per i due inizia la vera e propria preparazione all'impresa che li vedrà affrontare la loro battaglia finale, ma non prima, almeno per Jesse, di aver scoperto tutto quello di cui ha bisogno a proposito dell'ex migliore amico Cassidy, vampiro di sentimenti e vite e non solo di sangue.
Nel frattempo Herr Starr, scampato alla battaglia della Monument Valley, si trova a dover affrontare l'ostacolo più grande che lo separa dal dominio completo del Graal e delle sue risorse prima di scagliarsi contro Custer: lo stesso uomo che per il Graal l'aveva reclutato.










Il tempo di "rifiatare" - se così si può dire - con la scampagnata di Jesse Custer in quel di Salvation, ed eccoci di nuovo pronti a salire sull'ottovolante che è l'ossatura principale della saga di Preacher, ovvero il confronto a tre tra il nostro predicatore preferito, l'Altissimo ed il Graal: con Inferno sulla Terra, penultimo volume della serie, di fatto assistiamo alla sistemazione sulla scacchiera dei pezzi che andranno a collidere nello strepitoso finale della storia, partendo con un bellissimo flashback legato a Tulip ed alla sua memoria del padre - che Ennis, con la sua solita irriverenza, smonta con un paio di colpi di genio da commedia nerissima legati il primo proprio alla nascita della stessa Tulip ed il secondo alle circostanze legate alla morte del suo genitore pronti a contrastare come di consueto l'alta carica emotiva del racconto - per passare all'atteso ricongiungimento di Jesse e Tulip, e dunque alla ricerca del Nostro, deciso prima di affrontare Dio a ritrovarsi faccia a faccia con il suo ex migliore amico, Cassidy.
Il vampiro irlandese, forse il personaggio più sfaccettato ed umano dell'intera saga, con un altro spaccato sul suo passato raccontato da una delle donne che è stato abituato a far soffrire senza guardarsi troppo indietro, assume una connotazione certamente negativa ma, d'altro canto, anche clamorosamente imperfetta ed umana, addirittura più di quella mostrata da Jesse e Tulip, così fottutamente perfetti e tutti d'un pezzo da apparire, a volte, "solo" dei personaggi: personalmente, nel corso della saga di Preacher ho finito per detestare Cassidy, con le sue pacche sulle spalle e le sue pugnalate - sempre alle spalle -, eppure forse questa sensazione è legata al fatto che l'egoismo profondo e radicato del succhiasangue irlandese, di fatto, si avvicina molto a quello che, spesso e volentieri, Fordino a parte, in passato e a volte nel presente io stesso ho mostrato, l'incuranza tipica di chi fa danni - soprattutto emotivi - a chi gli sta attorno e poi pensa di poter risolvere tutto con una bevuta e due risate.
Come se tutto questo non bastasse a rendere la cavalcata verso la conclusione della serie ancora più avvincente Ennis e Dillon riportano sulla cresta dell'onda l'amatissimo, al contrario di Cassidy, Facciadiculo, alle prese con il dorato mondo dello spettacolo, pronto, neanche a dirlo, ad incularlo come si conviene.
Ma le vere perle di Inferno sulla Terra sono da ricercare nel progetto sempre più folle di Starr di vendicarsi del Destino e di Jesse Custer, così come ai suoi esilaranti tentativi di fare fuori lo stesso uomo che per il Graal l'aveva reclutato, unico ostacolo rimasto tra lui ed il potere assoluto sull'organizzazione: il rapporto di Starr con i suoi sottoposti Featherstone e Hoover, i tentativi di liberarsi su commissione del suo ex mentore, la battaglia con lo stesso e le sue due spaventose guardie del corpo - che porterà in dono a Starr l'ennesima menomazione fisica - sono un vero e proprio campionario di chicche di sceneggiatura, humour nero e pulp alla massima potenza, e di fatto, come già scritto poco sopra rispetto al flashback sull'infanzia di Tulip, stemperano la tensione emotiva che si fa sempre più forte anche in vista di quello che sarà l'ultimo atto di questa strepitosa serie, capace di regalare lirismo e sguaiatezza, sentimenti e pancia allo stato puro, istinto e ragione, fede ed irriverenza.
In poche parole, come avere in moglie - o marito - l'amante più rovente che avreste potuto sognare nelle vostre fantasie più sfrenate.
Questo è Preacher.
E cazzo, quanto è bello goderselo.




MrFord




"Haven't you heard, there's a new revolution
gotta spread the word - too much confusion
all hell's breakin' loose -
hey hey have you read the news
all hell's breakin' loose -
overloadin' 'n' blowin' my fuse
all hell's breakin' loose -
day and night, baby, night and day
all hell's breakin' loose -
in the streets there's a brand new way, yeah."
Kiss - "All hell's breakin' loose" -





martedì 4 agosto 2015

Preacher - Texas o morte

Autori: Garth Ennis, Steve Dillon
Origine: USA, UK
Anno: 1995
Editore: Vertigo





La trama (con parole mie): un bel giorno - anzi, un brutto giorno, a dirla tutta - il Reverendo Jesse Custer, che cinque anni prima si era lasciato alle spalle la fidanzata Tulip, amore della sua vita, reinventatasi nel frattempo sicario ed amica di un vampiro irlandese di nome Cassidy, è investito e posseduto dall'entità divina chiamata Genesis, nata dal sesso selvaggio di un arcangelo e di una demone, una nuova idea per l'alto dei cieli in grado di mettere in crisi perfino il Signore.
Il predicatore, dopo aver incenerito tutto il suo gregge, si ritrova per le strade di un'America folle e violenta alla ricerca dell'Altissimo e di risposte che il suo potere, ribattezzato La Parola di Dio, non può fornirgli, e chissà, forse ritrovare anche se stesso, l'amore, l'amicizia e tutte quelle belle cose che ci fanno ogni giorno alzare dal letto.
Ma non è detto che questo non comporti una fatica fottuta.








Si potrebbero scrivere davvero tante, tante cose, a proposito di Preacher.
Per esempio che è, per usare un riferimento che ben comprenderanno i cinefili non frequentatori del Fumetto, il Pulp fiction delle nuvole parlanti.
Oppure che Garth Ennis, il suo straordinario autore, dopo una "gavetta" che l'ha portato dall'Irlanda del Nord e le riviste locali a titoli di culto come Hellblazer, ideò il personaggio e questa storia a neppure venticinque anni, e nessuno avrebbe potuto trasformarla in immagini meglio del suo compare Steve Dillon.
O anche che Preacher, nella sua completezza - e qui parliamo soltanto del primo volume di questo fungo atomico sterminatore figlio di puttana, figlio di puttana! -, rappresenta una di quelle letture che andrebbero intraprese anche da chi pensa che i fumetti siano solo robetta per bambini, carta straccia o igienica almeno una volta nella vita.
O, ancora meglio, che di fatto questa serie è riuscita a rendere l'idea - come poche altre - di quanto possa essere strepitoso il media Fumetto, e considerato, a tutti gli effetti, Letteratura, pur se disegnata.
Ma sapete che vi dico? Che Jesse Custer, Tulip, Cassidy e perfino Facciadiculo - uno dei personaggi più geniali mai creati - non se lo meritano affatto.
Meriterebbero, al contrario, che tutti voi stronzi alzaste i vostri culi flaccidi e correste alla prima fumetteria per recuperare in blocco una delle serie più rivoluzionarie che abbia mai letto, e che a breve dovrebbe essere riproposta sul piccolo schermo prodotta, tra gli altri, da Seth Rogen e James Franco - che spero siano grandi fan del titolo e non permettano sia rovinato più di quanto già non farà Dominic Cooper, che pare vestirà i panni di Jesse Custer -, e vi godeste come il pompino - o la leccata, perchè Preacher non fa distinzioni di sesso, credo, razza, vita o morte - della vostra vita la prima cavalcata di Custer e Genesis, tra una sparatoria e la scoperta di un Altro Mondo decisamente più incasinato del bel giardinetto tutto sole e Lavazza che cercano di propinarci spesso e volentieri, serial killers, sceriffi reazionari, il Texas, John Wayne e la Grande Mela, in una sarabanda di eventi dagli angoli ancora da smussare - dopotutto, se non ci fossero stati margini di miglioramento, Preacher non sarebbe diventata la figata supersonica che è diventata numero dopo numero - che prende a schiaffi i massimi sistemi senza fare distinzioni di sorta ma riesce ugualmente a regalare una chiusura tra la malinconia, la speranza ed il romanticismo e passaggi da grasse risate in pieno stile buddy movie: ancora oggi, a distanza di venti dico vent'anni, il lavoro di Ennis e Dillon è attuale, divertente, spaventoso, sopra le righe, passionale e godurioso.
Riaprire questo primo volume, dalla prefazione di Joe Lansdale alla chiusura neanche fossimo in un Western d'annata, con tanto di eroe che parte con la sua bella al tramonto, è stato ancora più intenso di quanto avrei potuto immaginare quando ho deciso di rivisitare tutta la saga qui al Saloon, in attesa, per l'appunto della sua trasposizione televisiva: ma la realtà è un'altra.
Cercavo solo una scusa, perchè a dire il vero non ho mai superato la fine di Preacher.
E così come Jesse Custer ha John Wayne a guidarlo in questa valle di lacrime, io voglio lui, con quel suo fare da stronzo non così stronzo, da maledetto non così maledetto, da santo peccatore come piace a me.
Forse perchè anch'io, sono così, anche se la mia Parola non è così potente come quella delle Alte sfere.
Ma sapete che vi dico? Non me ne importa un cazzo.
Quello che mi importa è di essere vivo, essere qui dove sono, godermi ogni istante, passare il tempo con chi amo, mangiare, bere, scopare, viaggiare, guardare film, leggere, suonare, ascoltare, imparare, e tutte quelle cose che ogni giorno mi danno i brividi.
E che esista Preacher.
Perchè se non esistesse, questa valle di lacrime sarebbe davvero un posto molto triste.




MrFord




"The only one who could ever reach me
was the son of a preacher man
the only boy who could ever teach me
was the son of a preacher man
yes he was, he was
ooh, yes he was."
Dusty Springfield - "Son of a preacher man" -





sabato 25 luglio 2015

The Vampire Diaries

Produzione: CW
Origine: USA
Anno: 2009 - in corso 
Stagioni: 6 (in corso)





La trama (con parole mie): nuovo episodio della non ufficiale rubrica di Julez qui al Saloon, dedicato ancora una volta ad un guilty pleasure da piccolo schermo della parte in rosa del Saloon, The Vampire Diaries. 
Le vicende dei fratelli Salvatore, in bilico tra bene, male e dolori della crescita da adolescenza piena, hanno rappresentato, di fatto, la consacrazione dell'ex Boone di Lost Ian Somerhalder, imponendosi come alternativa a Twilight negli anni dell'onda lunga del rinnovato successo dei succhiasangue, riuscendo a mantenersi, pur partendo dal basso, ad un livello più costante rispetto al più blasonato - sulla carta - True Blood.
Come sarà andata, dunque, per i due fratelli della notte, all'esame della signora Ford?






Lo so, non ci sono scusanti. 
Vedo un sacco di cagate, ma che vi devo dire? 
Ho il trauma che quando tutti vedevano Beverly Hills e Melrose Place i miei mi vietavano la tv spazzatura ed io rimanevo fuori dagli argomenti di conversazione scolastici più gettonati.
Ora, che sono padrona di me stessa e di casa Ford – almeno quando MrFord non c’è – faccio indigestione di programmi per adolescenti con protagonisti adulti che fingono ragazzini. 
E soddisfo così il mio bisogno di strùggio e quella parte di me che i 16 anni e gli stravolgimenti ormonali del periodo non li ha ancora superati. Rimandata a vita in rincoglionimento adolescenziale.
Detto questo e tornando al nostro diario del vampiro, la serie tv con protagonisti i fratelli Salvatore e la bella Elena Gilbert è entrata nella mia vita ormai sei anni fa poco dopo la lettura (terrrrribile) del primo libro da cui è tratta. 
Ai tempi pensai, come fu per True Blood, che il team di sceneggiatori era stato grande a prendere un materiale decisamente scadente trasformandolo in qualcosa di godibile e non eccessivo pur trattandosi di un fantasy/horror.
Le prime stagioni ed il triangolo amoroso Delena/Stelena sono appassionanti, per chi non ha un cervello da ingegnere ed un cuore da matusa (oppure semplicemente ha trovato la pace dei sensi). 
I coprotagonisti sono ben delineati e sostengono il fulcro della storia senza rubare la scena: dalla maniaca del controllo Caroline, alla strega Bennet, al bravo ragazzo Matt, all’irruente licantropo Tyler, al ribelle fratellino Gilbert fino al serio professor Alaric, figura paterna per l’orfana Elena.
Con l’avvento degli originali e degli ibridi capeggiati da Niklaus (*sbav*), le storie contorte e bruciate in quattro e quattr’otto dei doppelgänger, e tutti gli ambaradan relativi ai lupi si scivola un po’ nel trash ma, forse perché già da principio mai sostenuto da un comparto tecnico d’eccellenza e dall’ambizione di essere una serie tv figa e innovativa, non si ha la sensazione di qualcosa che è cominciato bene ed è finito in vacca, se non forse per la parte relativa a quella sorta di aldilà che non ho neanche ben capito come è andata a finire.
Non si grida al miracolo, non si detesta, intrattiene il giusto nei momenti vuoti che non si ha voglia di riempire con noiose palle d’autore (o di piangere per film bellissimi, che da dopo la gravidanza piango persino per le pubblicità, io).
Quindi continuerò ad aspettare l’autunno per rincontrare i miei cari amici vampiri, giunti alla settima stagione e rivedere (sfortunatamente non più dal vivo, come in quel di Barcellona) lo sguardo trasparente ed intenso di Damon Salvatore, con il nostro appuntamento porno soft del sabato mattina.
Il mio personale triangolo. 
Io, Damon e il ferro da stiro.



Julez



"Just for a second a glimpse of my father I see
and in a movement he beckons to me
and in a moment the memories are all that remain
and all the wounds are reopening again."
Iron Maiden - "Blood brothers" - 




venerdì 29 maggio 2015

A girl walks home alone at night

Regia: Ana Lily Amirpour
Origine: USA, Iran
Anno:
2014
Durata:
101'






La trama (con parole mie): per le strade desolate e certo non sicure di Bad City, in Iran, una comunità di disadattati, criminali, senzatetto, dipendenti dalle droghe e vagabondi cerca, giorno dopo giorno, di trovare la propria dimensione e sfidare la sopravvivenza.
Quando una ragazza decide di scoprire quali saranno i suoi passi proprio in quei luoghi, si troverà ad affrontare ed incrociare le vicende degli abitanti, senza che gli stessi sappiano, se non troppo tardi, della sua natura vampirica: ed in bilico tra la morte, il castigo, la libertà, l'amore e la scoperta - di se stessi e degli altri - tutto finirà per cambiare ad ogni incontro.
Dove porterà, dunque, il suo peregrinare?
Cosa nascondono le ombre della ricerca, del desiderio di trovare la persona in grado di cambiare il percorso del viaggio?
Neppure il sangue e la notte pare possano conoscere la verità.










Dai tempi in cui il Saloon ha aperto i battenti, spesso e volentieri è capitato che alcuni titoli, purtroppo non distribuiti in Italia, assurgessero a cult a seguito del tam tam che proprio la rete garantiva, un blog dopo l'altro, ed una recensione dopo l'altra: da Enter the void a Dogtooth, passando per Mud, spesso e volentieri mi sono trovato a sperimentare sulla pelle il fascino di titoli che, se non avessi avuto un blog o una finestra sul mondo del Cinema filtrato dalla realtà che qui costruiamo ogni giorno, non avrei mai potuto apprezzare e vivere.
Uno degli ultimi in ordine di tempo è stato questo interessante A girl walks home alone at night, prodotto dal sapore molto americano - pur se alternativo - per quanto realizzato da una regista espressione della nuova gioventù mediorientale in fermento, che con il suo carattere forte e le influenze mostra i lati positivi e negativi che una volontà ed un desiderio come questi portano in dote.
Perchè questo affascinante film, che mostra pregi come inventiva, una fotografia mozzafiato, una colonna sonora da urlo, il farsi sfruttato non come una lingua antica, bensì come una parte del mosaico moderno della condivisione culturale, risulta anche estremamente derivativo - fin troppo -: da Tarantino a Sergio Leone e lo Spaghetti Western - bellissimi i titoli di testa, a tal proposito -, passando per riferimenti a The Addiction di Abel Ferrara, Point Break, il Cinema espressionista, tutto pare frutto del lavoro di una studentessa brillante ancora incapace, però, di trovare una propria personalità all'interno dell'oceano di ispirazioni ed informazioni che rappresenta la settima arte.
Come se non bastasse, e nonostante gli spunti notevoli, le sequenze memorabili ed il setting senza dubbio ipnotico, A girl walks home alone at night mi è parso difettare notevolmente in termini di ritmo, portando a tratti sullo schermo quella pesantezza tipica dei prodotti autoriali privi di spessore che finiscono per risultare indigesti e decisamente sopravvalutati - un esempio su tutti, il terribile Under the skin -, finendo, in termini di pellicole ad ispirazione vampirica, per essere associato più al mediocre Solo gli amanti sopravvivono che non al già citato - e notevole - The addiction.
Eppure, a differenza di molti lavori che nel corso degli anni mi è capitato di bottigliare in questa sede, quello di Ana Lily Amirpour risulta animato dallo spirito e dalla passione di una regista che dimostra di avere gusto, carattere ed idee, oltre ad una visione ben precisa ed assolutamente critica di quello che accade nella sua terra d'origine, sfruttando l'insieme di questi fattori per confezionare un racconto profondamente di genere in grado, comunque, di portare a galla critiche sociali importanti ed attuali.
Senza dubbio non si tratta di un prodotto in grado di giungere ad ogni tipo di pubblico, o di superare la barriera a volte limitante del Cinema d'essai, eppure ho avuto l'impressione - o forse, più l'idea di una scommessa - che sentiremo ancora parlare di questa ragazzaccia che, con ogni probabilità, si vede come una nomade per le strade del mondo e della settima arte almeno quanto la sua vampira, e che, potrebbe essere, una volta o l'altra potrà davvero trovare quello che cerca.
Sempre come la protagonista.
Quello che possiamo sperare, come spettatori e "critici", o meglio ancora come viaggiatori che ogni giorno possono incrociare il cammino di un gatto o di una succhiasangue, di vite invisibili o buttate ed altre profondamente godute, è sperare che tutto vada per il meglio, e che Ana Lily non si perda per le strade di un mondo che ha appena iniziato ad esplorare oltre una realtà che, senza dubbio, le stava troppo stretta.




MrFord




"Don't wanna wait 'til you know me better
let's just be glad for the time together
life's such a treat and it's time you taste it
there ain't a reason on earth to waste it
it ain't a crime to be good to yourself."
Kiss - "Lick it up" - 





domenica 1 marzo 2015

True blood - Stagione 7

Produzione: HBO
Origine: USA
Anno:
2014
Episodi: 10





La trama (con parole mie): Sookie e la comunità di Bon Temps, Louisiana, cercano di fare fronte alla terribile realtà legata all'espansione del virus della ribattezzata Epatite V, che colpisce i vampiri ed ha, di fatto, creato una frattura ancora più insanabile nei rapporti tra umani ed esseri sovrannaturali.
E mentre la ragazza dai geni di fata ed i suoi parenti ed amici affrontano un assalto vero e proprio da parte di alcuni succhiasangue ammalati, il millenario Eric Northman si ritrova contagiato e sul punto di cedere alla tentazione della Vera Morte, Bill tenta di porre un rimedio ai danni causati nel periodo in cui si ritrovò posseduto da Lilith e la corporazione un tempo creatrice del True Blood cerca di mettere le mani sull'unica persona che potrebbe rappresentare una cura per questa nuova, vampirica piaga: l'ex moglie del fu Reverendo Newlin.










Erano davvero bei tempi, quelli in cui True Blood, creato da Alan Ball - lo stesso dietro a cose meravigliose come Six feet under o riuscitissime furbate come American beauty -, rappresentava, di fatto, la risposta crudele, sexy ed avvincente alla nuova generazione di spompati vampiri figli di Twilight e porcate di quel calibro.
Ricordo la tensione della prima stagione, il fascino della seconda, la consacrazione definitiva con quella magnifica terza grazie all'introduzione del malefico Russell Edgington, giunta parallelamente all'ascesa di un charachter partito in sordina come quello di Eric Northman: peccato che, con l'annata numero quattro, la musica sia cominciata a cambiare, e non in meglio.
Ma se la suddetta e la cinque a molti apparirono come un chiaro segno di declino - mentre io, ancora, lottavo per difendere l'allegra brigata di Sookie, uno dei personaggi più odiosi e detestabili del piccolo schermo -, rispetto allo scempio cui abbiamo finito per assistere con la sei e la qui presente sette finiranno, a posteriori, per risultare addirittura strepitose: neppure con Dexter, altra serie partita alla grande e naufragata con le ultime seasons, il risultato è stato così agghiacciante.
In casa Ford abbiamo assistito a quest'ultima, assurda, trashissima e sconvolgente - per bruttezza - stagione più o meno con lo stesso entusiasmo di condannati diretti al patibolo, di fatto costringendoci a chiudere i conti semplicemente in memoria di un titolo che anni addietro abbiamo molto amato: dalle ridicole scelte di scrittura - sequenze girate a caso come quella onirica che ha visto protagonisti Ryan Kwanten ed Alexander Skarsgard, i due sex symbols della serie, personaggi eliminati senza criterio, intere sottotrame dimenticate, dialoghi volti al ridicolo involontario - ad interpretazioni ormai imbarazzanti, passando per una crisi più che creativa di decenza - probabilmente gli autori hanno pensato di avere di fronte un pubblico di primati poco inclini al pensiero razionale -, niente di questa stagione di commiato ha funzionato, che si trattasse del ripescaggio di alcuni vecchi personaggi o di svolte che avrebbero dovuto in qualche modo rivoluzionare l'opera e chiuderla con il botto.
Se non altro, un lato positivo c'è: non avremo più niente a che fare con Sookie Steakhouse e la sua volubilità in campo affettivo - roba da morto un papa se ne fa un altro, per intenderci: un fidanzato muore nel pomeriggio e lei è già pronta a scaldare il letto per qualcuno di nuovo, o di vecchio, già la sera -, gli scambi ridicoli con la sua anima gemella Bill Compton - uno dei personaggi più noiosi che l'universo delle serie tv abbia mai prodotto, che non è stato in grado di rendersi interessante neppure nel momento in cui era divenuto una sorta di dio dei vampiri -, l'atmofera southern ormai divenuta quella di uno scadente romanzo rosa - terribile il ricongiungimento di Jessica e Hoyt, due charachters un tempo ricchi di spunti tramutati in macchiette imbarazzanti -.
Gli unici - ma neppure troppo - a salvarsi dal massacro di quest'inguardabile chiusura sono l'Alcide di Joe Manganiello - che lascia la barca prima che affondi definitivamente - e l'inossidabile coppia Eric/Pam, se non altro rimasti in qualche modo fedeli a loro stessi ed al piacere che entrambi continuano - e continueranno, a quanto pare - a provare nell'essere immortali dai poteri quasi illimitati: ma è decisamente troppo poco per un titolo che cinque anni fa era tra i più interessanti proposti dall'HBO ed in generale dalla realtà televisiva, ed un finale inglorioso per una vicenda che avrebbe meritato senza dubbio un destino meno triste ed un sangue meno amaro.
L'unica cosa di cui si sentirà davvero la mancanza sarà la sigla, ancora oggi una delle meglio riuscite - paradossalmente, proprio insieme a quella del già citato Dexter - che ricordi.
Ma resta sempre troppo poco, quasi come pensare al True blood come surrogato del sangue fresco.
Magari di fata.



MrFord




"When you came in the air went out
and all those shadows there filled up with doubt
I don't know who you think you are
but before the night is through
I wanna do bad things with you
I wanna do real bad things with you."
Jace Everett - "Bad things" -




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