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domenica 1 marzo 2015

True blood - Stagione 7

Produzione: HBO
Origine: USA
Anno:
2014
Episodi: 10





La trama (con parole mie): Sookie e la comunità di Bon Temps, Louisiana, cercano di fare fronte alla terribile realtà legata all'espansione del virus della ribattezzata Epatite V, che colpisce i vampiri ed ha, di fatto, creato una frattura ancora più insanabile nei rapporti tra umani ed esseri sovrannaturali.
E mentre la ragazza dai geni di fata ed i suoi parenti ed amici affrontano un assalto vero e proprio da parte di alcuni succhiasangue ammalati, il millenario Eric Northman si ritrova contagiato e sul punto di cedere alla tentazione della Vera Morte, Bill tenta di porre un rimedio ai danni causati nel periodo in cui si ritrovò posseduto da Lilith e la corporazione un tempo creatrice del True Blood cerca di mettere le mani sull'unica persona che potrebbe rappresentare una cura per questa nuova, vampirica piaga: l'ex moglie del fu Reverendo Newlin.










Erano davvero bei tempi, quelli in cui True Blood, creato da Alan Ball - lo stesso dietro a cose meravigliose come Six feet under o riuscitissime furbate come American beauty -, rappresentava, di fatto, la risposta crudele, sexy ed avvincente alla nuova generazione di spompati vampiri figli di Twilight e porcate di quel calibro.
Ricordo la tensione della prima stagione, il fascino della seconda, la consacrazione definitiva con quella magnifica terza grazie all'introduzione del malefico Russell Edgington, giunta parallelamente all'ascesa di un charachter partito in sordina come quello di Eric Northman: peccato che, con l'annata numero quattro, la musica sia cominciata a cambiare, e non in meglio.
Ma se la suddetta e la cinque a molti apparirono come un chiaro segno di declino - mentre io, ancora, lottavo per difendere l'allegra brigata di Sookie, uno dei personaggi più odiosi e detestabili del piccolo schermo -, rispetto allo scempio cui abbiamo finito per assistere con la sei e la qui presente sette finiranno, a posteriori, per risultare addirittura strepitose: neppure con Dexter, altra serie partita alla grande e naufragata con le ultime seasons, il risultato è stato così agghiacciante.
In casa Ford abbiamo assistito a quest'ultima, assurda, trashissima e sconvolgente - per bruttezza - stagione più o meno con lo stesso entusiasmo di condannati diretti al patibolo, di fatto costringendoci a chiudere i conti semplicemente in memoria di un titolo che anni addietro abbiamo molto amato: dalle ridicole scelte di scrittura - sequenze girate a caso come quella onirica che ha visto protagonisti Ryan Kwanten ed Alexander Skarsgard, i due sex symbols della serie, personaggi eliminati senza criterio, intere sottotrame dimenticate, dialoghi volti al ridicolo involontario - ad interpretazioni ormai imbarazzanti, passando per una crisi più che creativa di decenza - probabilmente gli autori hanno pensato di avere di fronte un pubblico di primati poco inclini al pensiero razionale -, niente di questa stagione di commiato ha funzionato, che si trattasse del ripescaggio di alcuni vecchi personaggi o di svolte che avrebbero dovuto in qualche modo rivoluzionare l'opera e chiuderla con il botto.
Se non altro, un lato positivo c'è: non avremo più niente a che fare con Sookie Steakhouse e la sua volubilità in campo affettivo - roba da morto un papa se ne fa un altro, per intenderci: un fidanzato muore nel pomeriggio e lei è già pronta a scaldare il letto per qualcuno di nuovo, o di vecchio, già la sera -, gli scambi ridicoli con la sua anima gemella Bill Compton - uno dei personaggi più noiosi che l'universo delle serie tv abbia mai prodotto, che non è stato in grado di rendersi interessante neppure nel momento in cui era divenuto una sorta di dio dei vampiri -, l'atmofera southern ormai divenuta quella di uno scadente romanzo rosa - terribile il ricongiungimento di Jessica e Hoyt, due charachters un tempo ricchi di spunti tramutati in macchiette imbarazzanti -.
Gli unici - ma neppure troppo - a salvarsi dal massacro di quest'inguardabile chiusura sono l'Alcide di Joe Manganiello - che lascia la barca prima che affondi definitivamente - e l'inossidabile coppia Eric/Pam, se non altro rimasti in qualche modo fedeli a loro stessi ed al piacere che entrambi continuano - e continueranno, a quanto pare - a provare nell'essere immortali dai poteri quasi illimitati: ma è decisamente troppo poco per un titolo che cinque anni fa era tra i più interessanti proposti dall'HBO ed in generale dalla realtà televisiva, ed un finale inglorioso per una vicenda che avrebbe meritato senza dubbio un destino meno triste ed un sangue meno amaro.
L'unica cosa di cui si sentirà davvero la mancanza sarà la sigla, ancora oggi una delle meglio riuscite - paradossalmente, proprio insieme a quella del già citato Dexter - che ricordi.
Ma resta sempre troppo poco, quasi come pensare al True blood come surrogato del sangue fresco.
Magari di fata.



MrFord




"When you came in the air went out
and all those shadows there filled up with doubt
I don't know who you think you are
but before the night is through
I wanna do bad things with you
I wanna do real bad things with you."
Jace Everett - "Bad things" -




mercoledì 19 febbraio 2014

La 25ma ora

Regia: Spike Lee
Origine: USA
Anno: 2002
Durata: 135'



La trama (con parole mie): Monty Brogan è uno spacciatore di droga che lavora fianco a fianco con un importante boss della mala russa di stanza a New York, un ragazzo irlandese dal temperamento inquieto rimasto in giovane età orfano di madre e profondamente legato al vecchio padre - ex pompiere e gestore di un bar - e ai due amici d'infanzia Jacob - professore di letteratura composto ed introverso - e Frank - arrembante agente di borsa -.
Quando la DEA, sfruttando una soffiata, lo incastra ed ottiene per lui una condanna a sette anni, Monty si ritrova a dover tirare le fila della sua vita nelle ultime ventiquattro ore precedenti alla data dell'incarcerazione.





Questo post partecipa alla commemorazione di Philip Seymour Hoffman.




Pochi film hanno rappresentato l'inizio del Nuovo Millennio per gli States sconvolti e feriti dall'undici settembre come La 25ma ora.
E pochi registi ne sono stati interpreti così accorati come il newyorkese doc Spike Lee, al suo meglio come spesso accade quando i suoi prodotti non finiscono per essere "troppo black" - ho sempre considerato il qui presente titolo, insieme al precedente Summer of Sam ed al successivo Inside man come i tre vertici della carriera del buon Spike -.
Ma La 25ma ora è molto più di quanto non possa rendere una fredda analisi critica, dalla regia asciutta alla sceneggiatura da manuale - firmata da David Benioff, che gli appassionati del piccolo schermo ricorderanno come uno degli autori di Game of thrones - passando alla splendida fotografia, alla vibrante colonna sonora e ad un cast perfetto ed in grande forma - su tutti le due spalle del protagonista, Barry Pepper e Philip Seymour Hoffman, che oggi celebriamo, nei ruoli rispettivamente di Frank e Jacob, amici di una vita del main charachter Monty.
La 25ma ora è la storia di un lungo addio, un dramma carcerario che si consuma ancora prima che il condannato varchi le mura del penitenziario per trascorrervi sette lunghi anni - che in luoghi come Otisville, non devono essere proprio una passeggiata -, la cronaca di un sospeso "senza perdono", o quasi, per dirla come il Maestro Clint, che "c'è mancato poco perchè non accadesse mai".
Monty, con il suo speech del "fuck you" all'indirizzo della città che è la sua casa e le sue radici quasi e quanto l'Irlanda, è lo specchio degli States feriti, della voracità che giustifica i rischi fino quando non è troppo tardi, e non resta altro se non ammettere amaramente che "sono cazzi".
Monty che non sa di chi fidarsi, e che è costretto a chiedere al suo amico fraterno di fargli del male per potersi proteggere, per poter sopravvivere, come fece anni prima di lui ed in luoghi sicuramente peggiori il boss che non lo vorrebbe veder partire, o fuori dai suoi giochi di potere.
Monty che era una promessa del basket, uno di quelli "che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa", e che invece ha finito per essere soltanto qualcuno inghiottito dal lato oscuro di una città e dei sentimenti, incapace di distinguere tra chi gli è fedele perchè lo ama e chi gli è fedele fino a quando non converrà esserlo.
La 25ma ora è un romanzo di formazione amaro, la caduta - piuttosto rovinosa - prima della lenta, difficoltosa risalita: non è possibile venirne fuori senza cicatrici o segni, senza dover sacrificare qualcosa - o qualcuno -, andando oltre, cambiando direzione e, chissà, forse la nostra stessa esistenza. Prima che il tempo scada. Prima che sia tutto finito.
Prima che si concretizzi quel "c'è mancato poco che non accadesse mai".
Eppure, dritto in faccia come un pugno, è accaduto. 
Accaduto eccome.
Lo si legge sui volti di Jacob e Frank alla finestra dell'appartamento di quest'ultimo che si affaccia su Ground Zero, nell'istinto di Brogan Senior a rubare un sorso dalla bottiglia di birra lasciata dal figlio, nello sconforto di Naturelle, nello smarrimento spocchioso da adolescente alla scoperta di tutto ciò che è più grande di lei di Mary, nello spirito di patate di Kostia, nel ringhiare di Doyle.
Tutto è alle spalle. 
E molto di più in attesa - o in agguato - davanti agli occhi. 
E non basterà guardare oltre, sognare un futuro, scrivere il proprio nome coltivando la speranza che un bambino possa vivere senza dover sopportare certe ferite.
Perchè sono il sale della vita. E senza di esse passeremmo il tempo sdraiati a terra con le ossa rotte.
O scappando. Perduti tra il nulla e l'addio. 
Tirando un sospiro di sollievo perchè "c'è mancato poco che non accadesse mai".
Invece è accaduto. Accade tutti i giorni.
Cadiamo, veniamo feriti, rimane una cicatrice.
Come un tatuaggio, a ricordarci da dove proveniamo. O che sopravviveremo.
E che finchè avremo forza, e sentiremo quei segni sulla pelle, potremo appoggiarci alle ginocchia ed alzarci, ancora una volta.
Da un Ground Zero fino a toccare quasi il cielo.
E guadagnare quell'ora in più che cambierà il nostro giorno.



MrFord


Partecipano alla veglia i compagni di blogosfera:


Il Bollalmanacco

In Central Perk

Viaggiando Meno

Non c'è Paragone

Cinquecento Film Insieme

Pensieri Cannibali

Montecristo

Director's Cult

50/50

Scrivenny 2.0

Combinazione Casuale


"Now I forget how to think
so crack my skull
rearrange me
lover put me in your beautiful bed
and cover me
lover put me in your beautiful bed."
The National - "It never happened" -



mercoledì 30 ottobre 2013

True blood - Stagione 6

Produzione: HBO
Origine:
USA
Anno: 2013
Episodi: 10




La trama (con parole mie): Sookie, ormai alle spalle le storie con Bill ed Eric, si ritrova a dover fronteggiare la minaccia del millenario vampiro Warlow, responsabile della morte dei suoi genitori tornato per riscuotere un antico credito con la famiglia della cameriera telepate.
Nel frattempo la situazione che vede il progressivo incrinarsi dei rapporti tra umani e succhiasangue continua a peggiorare, ed il Governatore della Louisiana, accanto alla costruzione di campi di prigionia all'interno dei quali segregare le creature della notte, accarezza il sogno di un ritorno del Tru Blood sul mercato: c'è però un oscuro segreto, dietro la nuova versione del sangue sintetico.
La formula progettata, infatti, ha il compito di divulgare tra la popolazione vampirica una mortale malattia pronta a sterminare i figli di Lilith dal primo all'ultimo ribattezzata Epatite V.




Se osservare un regista cui ci si sente legati sprofondare un film dopo l'altro nell'oceano della mediocrità e delle stronzate soffocanti - vero, Malick!? - fa male al cuore di ogni cinefilo, osservare l'agghiacciante declino di una serie tv finisce per avere effetti anche più devastanti, considerato l'affetto che si finisce per provare rispetto ai protagonisti di proposte nate per accattivare e conquistare l'audience neanche si trattasse di un gruppo di vecchi amici.
True blood, creatura figlia del mitico Alan Ball, responsabile di quel Capolavoro di Six feet under, partita alla grande qualche anno fa e rimasta a livelli decisamente alti fino alla sua terza annata, sancisce con questa season numero sei la sua definitiva sepoltura - sempre per restare in tema "balliano" - con un anno di anticipo rispetto alla stagione conclusiva, fissata per il prossimo anno.
Tutto quello che, fino a qualche tempo fa, infatti, rendeva questo titolo un'intrigante rilettura del mito del vampiro applicato ad un'atmosfera rovente da southern profondo è stato sostituito da un trash ben oltre il pacchiano, personaggi divenuti macchiette ed un assurdo quanto illogico inanellarsi di eventi spesso e volentieri pronti a scadere nel ridicolo involontario: colonne portanti della serie come Eric Northman - che aveva avuto una vera e propria evoluzione nei primi due anni del prodotto - ridotte a pupazzoni privi di spessore, dinamiche ed eventi buttati a caso nel calderone neanche dietro la macchina da scrivere si trovassero gli sceneggiatori di Occhi del cuore, atmosfera da teen eccitabili buona giusto per la trasmissione della serie su Mtv ed un'escalation esplosa in un finale tra i più discutibili passati sul piccolo schermo negli ultimi anni.
Tutto questo senza contare la profonda antipatia - peraltro continuamente crescente - di Sookie, quella che dovrebbe essere l'eroina della serie e che, di fatto, rappresenta ormai una sorta di cacciatrice di cazzi - e mi perdonino le signore, ma del resto qui siamo in un Saloon -, preferibilmente di origine sovrannaturale, da attizzare per bene prima di dedicarsi al successivo, magari dopo aver abilmente eliminato il precedente facendolo passare per fesso oltre che per cattivo - ovviamente -.
Emblematico è il caso di Warlow, personaggio dallo spessore nullo nato e morto - fortunatamente - con queste dieci puntate che finisce per passare nella loro quasi totalità legato come un salame ad una sagra di paese: neppure l'utilizzo come sua nemesi di un grosso calibro come Rutger Hauer riesce a scuotere, dunque, un charachter inutile fin dal principio, simbolo del declino di un titolo che finisce per appiattire praticamente ogni suo punto di riferimento.
In questo senso, il responso è davvero impietoso: Bill in formato "divino" non si può assolutamente vedere, gli abitanti di Bon Temps paiono riciclati nel ruolo di bagonghi disposti ad accettare ogni ordine di stranezze, i vampiri in toto finiscono per recitare la parte dei perenni assatanati senza alcuno scopo, Alcide - che probabilmente finirà per essere affossato il prossimo anno - è un orsacchiottone senza carattere che rimbalza da una situazione all'altra, Sam un comprimario cui pare essere assegnato d'ufficio il ruolo di tappabuchi.
L'unico a scampare in qualche modo al massacro pare essere Jason, che conserva l'ingenuità da scemo del villaggio che ha fatto la sua fortuna fin dalla prima stagione, e che spero ardentemente non sia in qualche modo coinvolto nella debacle con la conclusione della saga: quello che è certo, nel frattempo, è che il Southern Comfort che ben simboleggiava True blood ai suoi esordi, è diventato una sorta di Crodino annacquato da discount.
Ed essendo in un Saloon questa non è mai una buona cosa.


MrFord


"Well, he's trying to survive up on Mulholland Drive 
he's got the phone in the car in his hand 
everbody's trying to be a friend of mine
even a dog can shake hands."
Warren Zevon - "Even a dog can shake hands" - 


mercoledì 7 agosto 2013

Straight A's

Regia: James Cox
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 85'




La trama (con parole mie): Scott, ribelle poco più che trentenne dalla vita sregolata con un ricovero in un istituto di igiene mentale alle spalle, sotto la pressione del fantasma della madre morta torna dopo anni a far visita al fratello, uomo d'affari di successo che vive in una villa da favola con la moglie Katherine ed i figli Charles e Gracie non lontano dalla proprietà del loro padre, che a seguito della scomparsa della moglie pare avere sviluppato l'Alzheimer.
Peccato che Charles sia lontano qualche giorno per un viaggio d'affari, ed il fascino da "maledetto" di Scott cominci a farsi sentire non solo con Katherine - che ai tempi del liceo era stata sua fidanzata -, ma anche con i piccoli nipoti, attratti dall'approccio completamente disorganizzato e senza peli sulla lingua di quello strano zio comparso all'improvviso cavalcando come un cowboy.
Cosa accadrà alla famiglia?




Onestamente, avevo ben poche aspettative rispetto a questo film: recuperato praticamente per caso e per il momento privo di una data d'uscita italiana, era da parecchio tempo diventato una sorta di eventuale tappabuchi per una serata da visione più interessante clamorosamente mancata: dunque, nonostante Julez mi spingesse ad avere fiducia, ammetto di aver approcciato Straight A's il più battagliero possibile.
E, altrettanto onestamente, devo ammettere che il fascino dello "zio maledetto" Scott interpretato da Ryan Philippe - attore che, peraltro, neppure considero troppo, e che in fondo trovo abbia avuto soltanto un vero, grande ruolo nella sua carriera, quello offertogli da Clint per Flags of our fathers - nel corso della prima parte della pellicola aveva finito quasi per far ricredere perfino il sottoscritto: sarà per il fare da cowboy moderno - arrivo a cavallo, battuta pronta, comportamento scombinato, alcool facile - o il rapporto costruito con i piccoli Gracie e Charles - mitico il secondo -, ma mi pareva di essere di fronte ad una probabile ammissione all'indirizzo della già citata Julez che, per incoraggiarmi, aveva supposto che potesse rivelarsi uno di quei titoli "alla Sundance" in grado di soddisfare il sottoscritto - questo nonostante, nel frattempo, lei stessa si fosse addormentata -.
Così, una sequenza dopo l'altra, ho assistito con ottimismo crescente a questo ritratto di famiglia atipico girato - anche se con un approccio decisamente più patinato - nello stile del famoso Festival figlio prediletto di Robert Redford, con il parallelo tra l'impatto che la presenza di Scott provoca nel presentarsi di punto in bianco a casa del fratello e le vicende d'affari - ma non solo - di quest'ultimo - un imbolsitissimo Luke Wilson, che pare essersi fagocitato l'intera famiglia -.
Ammetto anche che giunto a metà film ero perfino pronto a rivedere la mia posizione iniziale dando credito a James Cox e al suo lavoro, quando d'improvviso la strada per il finale - giunto, fortunatamente, dopo poco più di un'ora e venti - assume le connotazioni del tipico prodotto da sabato sera su Mediaset per famiglie neppure ci ritrovassimo di fronte a schifezze atomiche come Ho cercato il tuo nome, in un'escalation di retorica e sconvolgimenti studioapertiani da fare venire i brividi e confermare che, evidentemente, la serata - almeno a livello cinematografico - sarebbe stata ben lontana dall'essere un successo.
A salvare il voto dalla debacle assoluta giusto la prima parte ed il personaggio di Ryan Phillippe dal suo arrivo alla sconvolgente - e telefonatissima - rivelazione sulla sua situazione, capace di illudere il sottoscritto di essersi inaspettatamente trovato di fronte ad un discepolo dell'hankmoodysmo: ma è poca roba, e quello che resta non basta per considerare Straight A's come un'alternativa anche solo per una visione d'intrattenimento a neuroni spenti.
Il Cinema ammmeregano tanto osteggiato dai critici - o pseudo tali - radical chic nasce e si sviluppa senza dubbio in prodotti come questo, capaci di illudere di avere il coraggio di presentare storie e vicende se non credibili, almeno coinvolgenti e minuto dopo minuto in grado di trasformarsi in polpettoni sentimentali della peggior specie, demolendo di fatto anche quel poco del lavoro con un senso portato avanti dagli sceneggiatori.
Se a questo unite una Anna Paquin ormai specializzata in personaggi odiosi e così difficili da sopportare da richiedere un cocktail extra, la frittata è fatta: se questa è l'ottica dei primi della classe intenzionati a prendere "tutte A", allora è molto meglio essere quelli dell'ultima fila, i casinisti che dovranno lottare fino all'ultimo giorno di scuola.


MrFord


"Don't wait for me
'cause I'll be running late 
by the flowers upon my grave
don't wait for me
'cause I'll be coming home 
don't wait for me
long by the telephone."
Ryan Bingham - "Don't you wait for me" - 


giovedì 27 settembre 2012

True blood - Stagione 5

Produzione: HBO
Origine: USA
Anno: 2012
Episodi: 12




La trama (con parole mie): Sookie Stackhouse è in pericolo. Russell Edgington, millenario vampiro che già tempo prima l'aveva braccata e che tutti credevano morto, è in realtà ancora in vita, salvato dall'avventatezza di Eric e Bill e dall'intervento di un misterioso salvatore rimasto nell'ombra.
Come se non bastasse, ai guai di Sookie si aggiungono quelli di Alcide - licantropo innamorato della ragazza - con il suo nuovo branco, di Lafayette - perseguitato dalla presenza dello zio del suo fidanzato morto -, di Terry ed Arlene - cacciati dallo spirito evocato da una maledizione - e la presenza sempre più incombente dell'Authority, organo di governo che unisce Stato e Chiesa nella società vampirica.
Ma non è ancora finita: perchè Tara è stata uccisa davanti agli occhi di Sookie, e l'unica soluzione per poterla riportare indietro pare essere quella di farla trasformare in una figlia della notte.





Alla fine, è successo.
Dopo le avvisaglie della scorsa stagione, anche True blood incappa in un'annata di passaggio e crisi così come era accaduto ad un altro dei miei preferiti, Dexter, proprio nel corso dell'autunno passato.
Il serial dedicato alle disavventure di Sookie Stackhouse e degli abitanti di Bon Temps, la proposta più southern, passionale e "sudata" del piccolo schermo, tradisce le attese implodendo sotto il peso delle aspettative e dell'eccessiva quantità di carne al fuoco messa dagli autori a partire dalla già citata passata stagione: il solo ritorno di Russell Edgington, infatti, sarebbe bastato a rendere interessante una quinta tornata iniziata molto bene, con la trasformazione in vampiro di Tara e l'ombra dell'Authority ad incombere su Eric e Bill.
Alan Ball e i suoi sceneggiatori, invece, preferiscono buttare nel calderone di Bon Temps praticamente ogni creatura magica conosciuta, costruendo sottotrame spesso assurde ed inconcludenti, e per nulla utili all'economia dell'opera nel suo complesso pur di non perdere di vista nessuno dei protagonisti o l'attenzione di un pubblico che, rispetto alle prime stagioni, mi pare abbia abbassato considerevolmente la sua età media.
Dunque tornano in gioco le fate - che ho sempre trovato pessime ed involontariamente ridicole -, la vicenda di Alcide e del branco di licantropi di Shreveport finisce per fare da tappabuchi nei momenti di stanca degli episodi, la maledizione che porta Terry ed Arlene a confrontarsi con l'Efreet appare tirata per i capelli, i cambi di rotta improvvisi ed improvvisati finiscono per nuocere alla resa finale delle puntate come della stagione - Lafayette prima protagonista dello scontro con il brujo, poi relegato praticamente a comparsa, l'Authority che passa nel giro di una scena dall'essere completamente dedita all'integrazione all'integralismo da setta di invasati, Salomè e Russell che da vampiri millenari quasi invincibili divengono in men che non si dica lamentosi bambini cresciuti molto più vulnerabili di quanto non si potrebbe credere -.
Considerata la potenza che la serie aveva sfoderato nelle prime stagioni - e soprattutto nella terza - quest'approssimazione nella scrittura risulta davvero sconvolgente, senza contare i passaggi forzatamente action che fanno rimpiangere le atmosfere da thriller dell'annata d'esordio: se, poi, la poco sopportabile Sookie appare a suo modo contenuta, l'ancor meno sopportabile Bill acquista sempre più spazio, e se la sua metamorfosi in delirante messia malvagio potrebbe risultare interessante nell'ottica della sesta stagione dall'altra parte aumenta il timore di un True blood completamente Compton-centrico.
Ovviamente questo passo falso non è completo, e nel mezzo disastro ci sono alcune cose sulle quali sicuramente riporre le speranze future: in primis Eric, che seppur scombinato da una sceneggiatura per nulla all'altezza del suo personaggio si appresta a diventare l'effettivo protagonista maschile della serie; subito a ruota il duo Tara/Pam, nato per caso e divenuto uno dei più interessanti proposti dagli autori; il tutto senza dimenticare Alcide accanto al ritrovato padre e la giovane Jess, che ha ormai perduto sia Jason - sciroccato ulteriormente dall'ultimo "colpo di fata" ricevuto - che Hoyt, la partenza del quale è forse la sequenza migliore regalata dai dodici episodi.
La speranza, comunque, è che possa essersi trattato soltanto di una sbronza di esseri sovrannaturali e che presto si possa tornare al caro, vecchio, southern cajun style fatto di cattiveria - vera -, vampiri - altrettanto di sostanza -, e di un bel pò di pulp e sesso come si converrebbe a delle creature della notte che si rispettino.


MrFord


"Searching in the darkness, running from the day
hiding from tomorrow, nothing left to say
victims of the moment, future deep in doubt
living in a whisper until we start to shout."
Kiss - "Creatures of the night" -


venerdì 1 giugno 2012

Last friday night

La trama (con parole mie): settimana all'insegna dei ritardi questa, per la distribuzione italiana. Giungono infatti nelle sale pellicole che, nel resto del mondo civilizzato, hanno già conosciuto fortune e visioni, e che finalmente vengono gentilmente concesse anche ai nostri schermi.
Non mancheranno le proposte interessanti, mentre all'appello, per una volta, salteremo la voce "film italiano da bottigliare della settimana", il che è sempre una cosa buona e giusta.
Un pò meno che debba condividere questa rubrica con il Cannibale.
Ma che volete farci!? Ognuno ha il suo fardello.


"Cucciolo Eroico, sapevo che se ci fossimo seduti a parlare come due gentiluomini, alla fine avremmo appianato le nostre divergenze artistiche!"


Attack the block - Invasione aliena di Joe Cornish


Il consiglio di Ford: Attack the Cannibal with lots of bottles!
Questo film, di cui ho già parlato tempo fa -http://whiterussiancinema.blogspot.it/2011/09/attack-block.html-, è una delle proposte più interessante made in Uk dai tempi delle prime due stagioni di Misfits, giunto in Italia con colpevolissimo ritardo ed il rischio concreto di un doppiaggio affossante, ma sapete che vi dico? Non mi importa nulla.
E' arrivato, ed è questo che conta. Intelligente, ironico, divertente, effetti stupendi e degli alieni da
urlo. Non perdetelo. Anche perchè è uno dei pochi titoli in grado di mettere d'accordo me e
quell'alieno di Cannibal.
Il consiglio di Cannibal: Attack the Ford!
Esiste ancora qualcuno che non ha visto questo film? Andiamo, l’ha visto pure Ford…
Oltre a essere divertente e spettacolare, la cosa più ironica è che è piaciuto pure al mio rivale, Mr. No Ironia in persona. Quindi se non l’avete guardato in lingua originale (scelta consigliata, visto lo splendido uso di slang british), questa è davvero un’occasione da non mancare. Tra i film fantascientifici in programmazione, non ci sono dubbi: Attack the Block and fuck the Men in Black!
Qui c’è la mia rece.

"Pronto, Ford? Ascolta, c'è il Cannibale in cortile, è stato aggredito da alcuni alieni assetati di sangue. Che dici!? Lo lasciamo dov'è? Ok, a me sta bene."
La guerra è dichiarata di Valerie Donzelli



Il consiglio di Ford: la Blog War è dichiarata già da un pezzo!
Questo è uno di quei film dai rischi enormi. Parlare di cancro è già da sè piuttosto spinoso, mettere la questione in relazione ad un bambino ancora di più. Sono curioso di vederlo più che altro perchè, dovesse meritarlo, non mi tirerò certo indietro dal dispensare bottigliate, nonostante l'argomento.
Del resto, non sono mica un pusillanime come Katniss Kid! Ahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: la Blog War con Ford è finita. Ho vinto io già da un pezzo.
Guardate questo film!
Non mi interessa se siete uomini o donne, vecchi o bambini, italiani o francesi, persone che ne capiscono di cinema o Mr. Ford. Se non lo guardate, vi dichiaro personalmente guerra.
Presto la mia recensione…

"Tesoro, grazie per avermi portata al Luna Park a giocare al tiro al Cannibale!"
Margaret di Kennet Lonergan



Il consiglio di Ford: invece di maltrattare voi stessi, maltrattate il Cannibale!
Film che mi lascia quasi totalmente indifferente e che mi puzza di buonismo mascherato da proposta alternativa, quindi portatore di un rischio di bottigliate altissimo.
Oltretutto Anna Paquin, di nuovo impegnata in un ruolo da supergiovane, comincia a non essere così tanto di primo pelo, e, complice la sua poco simpatica Sookie, rischia di tenermi ancora più lontano dalla visione di quanto già non fossi.
Il consiglio di Cannibal: e sookiamoci questo film
Per quanto anche a me stia sulle palle Sookie, un conto è il personaggio di True Blood, un altro l’attrice.
E Anna Paquin, a quanto mi risulta, è un’ottima attrice. La pellicola poi si preannuncia un bel drammone indie, quindi sono abbastanza curioso di dargli un’occhiata.
Il blog di Ford invece ormai non sono più curioso di vederlo, so già cosa aspettarmi: i vaneggiamenti folli del presunto erede del Dizionario Morandini. Non l’erede di Morandini l’uomo, intendo l’erede proprio del Dizionario uah ah ah!

"Hey Cannibale, sono la tua accompagnatrice per il ballo scolastico, Margaret!"

Love & Secrets di Andrew Jarecki



Il consiglio di Ford: non è un segreto che il Cannibale sia alla frutta, non dategli retta se dovesse sconsigliare questo film!
Basterebbe la presenza di Jarecki dietro la macchina da presa per rendere questa una delle proposte più interessanti della settimana: il regista dell'incredibile Una storia americana - Capturing the Friedmans, uno dei documentari più potenti che abbia visto negli ultimi anni, torna sul grande schermo con una storia di fiction dall'ottimo potenziale e dal cast da leccarsi i baffi, dal lanciatissimo Ryan Gosling a Kirsten Dunst passando per il veterano Frank Langella.
Per me, uno di quei titoli da segnare senza passare dal via.
Il consiglio di Cannibal: Hate & Ford
Film visto tipo già da mesi forse anni, arrivato in una settimana cinematografica in cui dominano i mega ritardi, manco la programmazione l’avesse decisa il lento Ford, e purtroppo si è rivelato una delusione.
Mi aspettavo un thrillerone con protagonisti due dei miei attori preferiti, Ryan & Kirsten, è invece non mi ha convinto molto. Una sorta di American Psycho in tono molto minore.
Il titolo comunque chi l’ha messo? Ford dopo una sbronza colossale, ovvero dopo aver bevuto appena una sorsata di White Russian? L’originale era All Good Things e questa è la mia recensione: http://pensiericannibali.blogspot.it/2011/02/all-good-things-tutto-e-bene.html.
Riassumendo: un film da vedere per la coppia di protagonisti, anche qui molto bravi, però la parte thriller della pellicola l’ho trovata parecchio debole. Quasi quanto il finto duro Ford.

"Pronto, Ford? Ho trovato il Cannibale maciullato dagli alieni. Vuoi che lo metta sottovuoto e te lo porti? Mi pare avessi bisogno di un nuovo soprammobile!"
Marilyn di Simon Curtis



Il consiglio di Ford: il cowboy e la ballerina. Ovvero Ford e Katniss Kid.
Onestamente, del film che ha come protagonista Michelle Williams incentrato sulle vicende inglesi di Marilyn non mi importa granchè, soprattutto rispetto ad altri titoli decisamente più interessanti e più tamarri in uscita questo weekend. Passo, tanto so già che il Cannibale ha già provveduto a correre come
una groupie a vederlo.
Il consiglio di Cannibal: da guardare… quando il Ford è in vacanza
Film già visto (http://pensiericannibali.blogspot.it/2012/04/la-mia-settimana-con-marilyn-senza.html), ma non mi è piaciuto un granché. È la classica pellicola inglese old-style da soporifera ora del tè in compagnia di Mrs. Jane Ford che alletta le sue amichette pensionate raccontando dei tempi in cui trascorreva le giornate accanto al telegrafo in attesa di notizie dal fronte della guerra mondiale. La prima guerra mondiale, naturalmente.
Il film merita comunque di essere visto per la splendida interpretazione di una grande Michelle Williams, che rende Marilyn in maniera molto personale. Per il resto, sceneggiatura e regia sono troppo tradizionali e piatte per i miei gusti. Una pellicola casta e da educande che potrebbe far felice Mrs. Ford.

"Happy birthday, MrFord... Happy birthday to you."

Lorax - Il guardiano della foresta di Chris Renaud e Kyle Balda



Il consiglio di Ford: doveste aver bisogno di tenere a bada il vostro Cucciolo Eroico, chiamate pure il sottoscritto. So come trattare quelli come lui.
Film d'animazione che potrebbe non essere malvagio ma che, così sulla carta e totalmente guidato dai pregiudizi che tanto piacciono al mio antagonista non mi attira neanche per sbaglio, e finirà impietosamente in fondo alla lista pur non essendo la classica proposta italiana alla cazzo di cane.
Il consiglio di Cannibal: il guardiano della fordesta? No, grazie!
Per una volta gli infiniti e illimitati pregiudizi di Ford, che ora vanno a toccare pure i lidi del cinema d’animazione, non dovrebbero avere torto. Questo film mi sa che si può evitare tranquillamente. Strano che  sia proprio lui a non correre a vederlo, visto che di solito con i cartoni ci sguazza come un bambino in mezzo ai... cartoni, appunto. Ma si vede che tutte le produzioni che non sono della Disney per lui sono troppo alternative e indie.

"Caro Cucciolo Eroico, finalmente hai il pupazzone vivente che volevi! E non sto parlando di Zac Efron!"
Killer Elite di Gary McKendry



Il consiglio di Ford: propongo una cura Ludovico action per il Cannibale. Così ci divertiamo un pò tutti alle sue spalle.
Di questo film che sulla carta prometteva scintille - Jason Statham, Clive Owen e Robert De Niro nel cast - non ho letto grandissime cose, eppure resto fiducioso grazie al mio lato profondamente tamarro, tanto
da piazzarlo ai primi posti delle visioni della settimana, specie considerato che Attack the block è già bello che passato sugli schermi di casa Ford.
Il consiglio di Cannibal: per uccidere il piccolo Ford non è nemmeno il caso di scomodorare la killer elite!
L’idolo action Jason Statham, uno che annienta i vari Jean-Claude, Sly e Schwarzy con uno starnuto, negli ultimi tempi non azzecca più un film come Ford non azzecca più un post. Stesso discorso vale per Robert De Niro. Ma almeno lui grande in passato lo è stato. Ford invece vive solo nel passato ahahah.
La Kid Elite conclude dicendo che questo Killer Elite ce lo possiamo risparmiare senza pentircene.

"Hey, Cannibale, stai parlando con noi!?"
Il mundial dimenticato - La vera, incredibile storia dei Mondiali di Patagonia di Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni



Il consiglio di Ford: nonostante ci si dovrebbe spedire il Cannibale, esiliandolo dal mondo, questo giro di futbol andrebbe proprio fatto.
Da appassionato di documentari e di calcio, direi che un titolo di questo genere, curioso ed insolito, con in più testimonianze di grandi del passato - su tutti il mio adorato Roberto Baggio - è imperdibile, soprattutto considerato che non vivremo certo degli Europei da protagonisti.
In attesa, dunque, che l'ispirazione - anche calcistica - torni a regalare "notti magiche" agli italiani, godiamoci qualcosa che ci induca a pensare alla parte opposta del mondo. Non fosse solo che
l'evasione di un momento.
Il consiglio di Cannibal: Il Ford dimenticato
Per prima cosa meglio toccarsi, visto che Ford cerca di portare una gran sfiga!
Per seconda cosa, se questo mundial è stato dimenticato, un motivo ci sarà, no?
Per terza cosa, la storia raccontata da questo documentario sarà anche interessante, ma il ritmo sonnacchioso del trailer fa rimpiangere i commenti di Marino Bartoletti, da me ormai ribattezzato Marino Fordaletti.

"Il vero motivo per cui ho lasciato la Juventus è che non potevo più sopportare di giocare nella squadra tifata dal Cannibale."
Viaggio in Paradiso di Adrian Grunberg



Il consiglio di Ford: il prossimo testimonial Lavazza... Mel Gibson.
Dovrei armarmi di bottiglie e cominciare a tartassare quella che sarà una delle tamarrate più indecenti ed incredibili degli ultimi mesi, ma proprio non ce la faccio.
Il ritorno all'action dello squilibrato Mel è un avvenimento che aspettavo da troppo tempo, così lo ammetto: non vedo l'ora di godermi questa porcata dal primo all'ultimo minuto.
E se il Cannibale osa metterci bocca, gli spedisco il vecchio Mel dritto dritto a casa, armato di un machete e di una Bibbia.
Il consiglio di Cannibal: meglio un viaggio all’Inferno
Io Mel Gibson non lo reggo proprio, come attore ancor più che come regista.
Questo suo atteso (solo da Ford) ritorno all’action (che poi sia davvero action è tutto ancora da vedere), me lo vedrò giusto per fargli fare un viaggio dove si merita: all’Inferno. Insieme a Ford.


"Cannibale, visto che non vuoi convertirti al Gibsonismo, non mi lasci altra scelta che darti l'ultimo saluto."

domenica 3 luglio 2011

If you want blood... You got it!

La trama (con parole mie): ieri è andata in onda, sugli schermi di casa Ford, la prima, attesissima puntata della nuova stagione di True blood. 
Un inizio che promette scintille per una delle produzioni migliori che il piccolo schermo abbia fornito nel dopo Lost.

Viaggi nel tempo, possessioni, fate, giochi di potere ed una scena da manuale di montaggio alternato.
Pochi cazzi, signore e signori.
State pronti a sudore, lacrime e sangue. Tanto sangue.
Perchè è tornato il serial southern più caldo della tv.

MrFord

"So give them blood, blood, gallons of the stuff!
Give them all that they can drink and it will never be enough.
So give them blood, blood, blood.
Grab a glass because there's going to be a flood!"
My chemical romance - "Blood" -

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