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venerdì 27 novembre 2015

Hotel Transylvania 2

Regia: Genndy Tartakovsky
Origine: USA
Anno:
2015
Durata:
89'






La trama (con parole mie): sono passati sette anni da quando Mavis, figlia di Dracula, ed il viaggiatore Jonathan, completamente umano, si sono innamorati, prima di decidere di sposarsi ed avere un bambino, il piccolo Dennis, cresciuto da sempre in una realtà che vede mostri e uomini convivere più o meno pacificamente.
Quando, raggiunto il limite di età secondo il quale è possibile determinare se possa essere un vampiro oppure no, Dennis appare decisamente più simile al padre, il buon Conte decide di dare fondo a tutte le sue possibilità e con l'aiuto degli amici più intimi cercare di stimolare il passaggio tra le fila dei mostri del piccolo, approfittando di una gita della figlia con il genero in California, dove pensano di trasferirsi per agevolare l'esistenza "normale" di Dennis - nonostante lo stesso Jonathan non desideri altro che rimanere accanto al suocero ed in mezzo ai mostri -.
Ovviamente, tutto si complicherà più del previsto, e quando i nodi verranno al pettine, la Famiglia, umana e non, dovrà decidere da che parte stare.










Ricordo bene il periodo in cui rimasi piacevolmente sorpreso dal primo Hotel Transylvania: era l'estate del duemilatredici, stavo superando uno dei periodi peggiori - lavorativamente parlando - della mia vita ed iniziavo a godere della paternità e di uno dei periodi di vacanza migliori che possa ricordare, con il Fordino ancora piccolo ed uno stacco come fossi ancora a scuola.
Le aspettative rispetto al lavoro ti Tartakovsky erano davvero basse, ed il risultato finì per sorprendermi in positivo, nonostante si fosse di fronte senza dubbio al classico blockbuster d'animazione per famiglie: al secondo giro di giostra dedicato alla famiglia di Vlad, alle prese con l'arrivo del suo primo nipotino, in un certo senso si è ripetuta la stessa storia senza che, fortunatamente, alle spalle vi fossero tormenti di alcun genere.
Hotel Transylvania 2, di fatto, riprende pari pari il discorso iniziato con il primo titolo di quello che, a giudicare dagli incassi in tutto il mondo, diventerà un franchise, presentando una formula già rodata che risulta godibile e divertente per grandi e piccoli, non si limita - fortunatamente - alle gag presentate dal trailer e pecca soltanto rispetto al fatto di non inventare nulla di nuovo ed essere, di fatto, una versione meno sorprendente - sempre in positivo - del predecessore.
Certo, non stiamo parlando di Studio Ghibli o della Pixar, quanto di un giocattolone che allinea momenti divertenti uno dopo l'altro e tocca un nervo scoperto per il pubblico per il quale è pensato: la Famiglia. Considerato che, di norma, prodotti di questo tipo finiscono per essere la tipica scelta del sabato o domenica pomeriggio con bimbi al seguito e cena fuori dopo la visione l'idea di sviluppare il concetto di focolare domestico mescolando il mondo umano e quello dei mostri funziona anche come specchio di una società fortunatamente sempre più multietnica, ripescando nell'immaginario dei più vecchi di noi che, da bambini, avevano adorato cose come Carletto il principe dei mostri.
In questo senso i siparietti forniti da Frankenstein, la Mummia, l'Uomo lupo, l'Uomo invisibile - fantastico nel fingere di avere una fidanzata, ovviamente invisibile anch'ella - e lo stesso Vlad, che nel ruolo di nonno speranzoso di vedere il proprio primo nipote rivelarsi come lui un vampiro regala chicche a profusione e rende bene la figura dell'adulto di un'altra epoca che si confronta con l'era "smart" dei bambini di oggi.
A questa galleria molto azzeccata di personaggi si aggiungono il valore del piccolo Dennis - che mi ha riportato alla mente Gli incredibili, in quanto a caratterizzazione - e di Mavis, figlia di Vlad già protagonista del primo film, che nel doppio ruolo di madre e figlia rende il doppio, un ritmo sostenuto da road movie ed un minutaggio che, ancora una volta, è assolutamente approvato dal sottoscritto.
Unica, vera pecca l'adattamento italiano, culminato con la resa pessima fornita dal doppiaggio del padre di Vlad affidato ad un impastatissimo ed inascoltabile Paolo Villaggio.
Come già scritto, non aspettatevi di trovarvi di fronte la sorpresa del mese: parliamo, senza ombra di dubbio, di un film costruito ad uso e consumo dei guadagni al botteghino ed assolutamente ed inequivocabilmente indirizzato ad uno specifico target di pubblico, eppure nel suo assolutamente dignitoso e certo più studiato di cose come Minions: insomma, per dirla come si direbbe dalle mie parti, "Piuttosto che niente, meglio piuttosto".





MrFord





"My beloved monster and me
we go everywhere together
wearing a raincoat that has four sleeves
gets us through all kinds of weather."
Eels - "My beloved monster" - 





sabato 22 giugno 2013

Hotel Transylvania

Regia: Genndy Tartakovsky
Origine: USA
Anno: 2012
Durata:
91'




La trama (con parole mie): Dracula, rimasto traumatizzato dalla morte della moglie - nonchè madre di sua figlia - a seguito di un insurrezione di umani contro di loro avvenuta a fine ottocento, decide di costruire una sorta di resort celato agli occhi del mondo ad uso e consumo dei suoi "colleghi" mostri, che hanno così la possibilità di potersi concedere vacanze rilassanti rimanendo completamente loro stessi.
Giunto ai giorni nostri riuscendo nell'intento di preservare Mavis - la sua piccolina - dal mondo esterno, il Principe dei vampiri ora comincia ad avere qualche problema rispetto all'indole da adolescente curiosa della ragazza, che per il suo centodiciottesimo compleanno ha chiesto espressamente al padre di essere lasciata libera di esplorare il mondo esterno: Dracula ha studiato, dunque, un piano affinchè il tentativo fallisca, ma quando Jonathan, giramondo per nulla "mostruoso", entra nelle loro vite, tutto cambia.
E ancora una volta uno "zing" ridefinisce la storia.




Il Cinema d'animazione ha conosciuto, nel corso dell'ultimo decennio, uno sdoganamento importantissimo che ne ha, di fatto, cambiato i connotati trasformandolo da giocattolo per i bambini sotto i dieci anni da visione pomeridiana - nonostante i distributori nostrani continuino a pensarla in questo modo - a calderone di proposte spesso e volentieri addirittura più indicate per un pubblico adulto: da Valzer con Bashir a Persepolis, passando per Miyazaki e la Pixar, ci si è trovati di fronte a veri e propri gioiellini in grado di trascendere l'animazione e divenire dei film "adulti" in tutto e per tutto, con tanto di premi e riconoscimenti giunti anche nel corso dei Festival più importanti.
Parallelamente si è sviluppato un filone "gemello" in grado di raccogliere il testimone dei prodotti per i piccoli dei vecchi tempi che ha sempre cercato - di norma attraverso l'ironia ed il citazionismo - di unire l'intrattenimento dei bambini a quello dei genitori, sfruttando anche tematiche comuni tra le diverse fasce di pubblico presente in sala: da Shrek a Madagascar, passando per Kung fu Panda, sono state molteplici - alcune riuscite, altre decisamente no - le proposte più leggere di questo genere, tutte spesso e volentieri di grande successo al botteghino.
Proprio in questo contesto si colloca Hotel Transylvania, titolo sul quale non avrei puntato un soldo bucato e che, al contrario, si è rivelato piuttosto divertente per quanto molto, molto semplice - a tratti così immediato da risultare decisamente indicato per i piccoli - ed in più di un'occasione tagliato letteralmente con l'accetta - vedasi il finale, la parte più smaccatamente trash e meno riuscita della pellicola -: fortunatamente per il regista Genndy Tartakovsky - e per gli occupanti di casa Ford che hanno affrontato la visione come una palestra per i momenti in cui il Fordino deciderà di vedere una decina di volte al giorno il cartone animato del momento - la tematica del rapporto genitori/figli filtrata attraverso il legame tra Dracula e la sua adolescente erede Mavis risulta trattata in modo divertente ma con quel pizzico di profondità necessario per catturare l'attenzione anche dei non minori, cui non bastano certo le gag di Frankenstein, della Mummia o dell'Uomo invisibile per sentirsi in dovere di prestare attenzione all'evoluzione della storia.
Personalmente, Dracula e figlia a parte, ho trovato irresistibile la situazione dell'Uomo Lupo, praticamente travolto da una cucciolata di figli completamente privi di controllo tra i quali spicca la fantastica Berenice, di gran lunga il personaggio più geniale dell'intero film - la ricerca delle tracce di Jonathan è già una perla che al Saloon ricordiamo con grande piacere -: il resto è una divertente serie di citazioni delle creature più famose di fiabe o leggende - dai Gremlins al Gobbo di Notre Dame, passando per streghe, armature fantasma, Yeti, Idre e chi più ne ha, più ne metta - ribaltata dal punto di vista dei mostri così come fu per il Capolavoro Monsters&Co., primo film a raccontare la vita dall'altra parte della barricata di quelli che sono gli spauracchi dei bambini umani.
Considerato quello che mi aspettavo, devo ammettere di aver passato un'ora e mezza in grande scioltezza, senza sentire il peso eccessivo degli inseguimenti e delle carrellate create ad hoc per la visione in 3D in sala e riflettendo sul tema della libertà di scelta dei propri figli anche nel momento in cui gli stessi finiscono per prendere strade che noi, da genitori, non ci sentiamo di condividere, scoprendo che attraverso un confronto di questo tipo si finisce per crescere da entrambe le parti: del resto, perfino con l'immortalità dalla nostra parte - Dracula docet - crescere qualcuno ed esserne - o sentirsi, nel momento in cui quel qualcuno diventa adulto - responsabile si tramuta senza dubbio una continua sfida grazie alla quale non si finisce mai di imparare, un pò come accade per la vita.
E non è detto che scelte apparentemente "mostruose" non si possano rivelare, al contrario, l'inizio di qualcosa di importante ed un'occasione di "diventare grandi" sia per i bambini che per i genitori.
Anzi, forse addirittura di più per i secondi.


MrFord


"Scary monsters, super creeps
keeps me running, running scared
scary monsters, super creeps
keeps me running, running scared."
David Bowie - "Scary monsters" -


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