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martedì 22 aprile 2014

Mary Poppins

Regia: Robert Stevenson
Origine: USA
Anno: 1964
Durata: 139'





La trama (con parole mie): la famiglia Banks, all'ennesimo abbandono da parte di una tata, si affida - per Destino o volontà dei due figli, Michael e Jane - a Mary Poppins, insolita educatrice giunta letteralmente dal cielo e pronta a far riscoprire all'intero focolare domestico la capacità di sognare quanto la praticità delle questioni organizzative di tutti i giorni.
L'impatto che Mary ed il suo amico Bert avranno sulle esistenze di tutti i membri della famiglia - e non solo - sarà indescrivibile, e porterà una novità, una rinnovata voglia di vivere ed un cambiamento nel vento che allo stesso tempo avrà il potere di rendere più uniti tutti gli "assistiti" di Mary Poppins e di condurre la stessa ovunque ci sia di nuovo bisogno di lei.








Pare quasi incredibile, eppure all'alba della primavera duemilaquattordici non avevo ancora mai visto Mary Poppins.
Nonostante la sua fama, infatti, quello che è considerato come uno dei vertici dell'opera di Walt Disney in persona, un successo commerciale tra i più grandi della Storia del Cinema nonchè uno dei cult movies per eccellenza di intere generazioni di bambini non è mai entrato nell'allora casa Ford, complici il fatto che preferissi di gran lunga i film d'animazione e che il passaggio dagli stessi ai vari Bud Spencer, Stallone, Van Damme e John Wayne fu veloce quanto naturale.
Anzi, in tutta onestà, ai tempi, ricordo di aver più di una volta pensato che questo film costituisse, di fatto, roba per ragazzine, l'equivalente delle principesse Disney di oggi, un titolo buono giusto per prendere per il culo il Peppa Kid di turno.
In realtà, Mary Poppins fu - ed è - sotto molti aspetti un film rivoluzionario per l'approccio e le intenzioni: il vecchio Walt - che non doveva essere proprio l'ultimo degli stronzi, in termini di furbizia - riuscì, portando avanti l'orologio biologico dei tempi, a fondere il gusto di musical come West side story, l'atmosfera europea, la zuccherosità ed il vizio del sogno ad occhi aperti americano e la fascinazione visiva che, di fatto, anticipò i tempi di prodotti come Chi ha incastrato Roger Rabbit? e Hook - Capitan Uncino, consegnando all'audience una pellicola destinata a fare la Storia non solo del genere, in barba alla maggior parte dei suoi detrattori o dei numerosi critici all'approccio tipicamente disneyano legato al lieto fine, alla consolazione e al distacco dalla realtà.
Non posso negare, certo, che Mary Poppins ora risulti almeno in parte datato - anche se sequenze come quella dedicata agli spazzacamini, a livello visivo, appaiono clamorosamente visionarie anche ai giorni nostri, nel pieno del Nuovo Millennio - e che difficilmente i piccoletti figli della nostra epoca potrebbero affrontare le oltre due ore di un film così lontano dal gusto estetico e narrativo cui sono abituati, eppure c'è qualcosa, in questo lavoro, una scintilla che non solo è in grado di renderlo speciale, ma che potrebbe essere considerata come una sorta di manifesto dell'intero operato Disney, da Walt in avanti.
Per quale motivo, infatti, ci si diletta a sognare, quando il mondo che abbiamo attorno pare indicarci direzioni spesso e volentieri diametralmente opposte - esemplare, in questo senso, la sequenza che vede i due piccoli Banks fronteggiare il direttore della banca -?
Perchè perdere tempo con i sentimenti ed i lieti fini, quando ognuno di noi ben sa dove davvero tira il vento? 
Io stesso, in molteplici occasioni, mi sono trovato a bottigliare selvaggiamente prodotti colpevoli, principalmente, di aver prestato il fianco ad una retorica apparentemente buonista e zuccherosa, eppure allo stesso tempo, e guardando cose come Mary Poppins, mi pare di tornare ai tempi in cui, con grande partecipazione, gridavo il "Bangarang" che permetteva al fu Peter Pan di ricordare da dove era venuto e quel "Capitano mio capitano" che risvegliò le coscienze dei ragazzi de L'attimo fuggente: la sensibilità e la retorica, in fondo, fanno parte delle vite perfino dei più duri di noi, e spesso finiscono per essere addirittura più importanti per chi si prodiga con tanto fervore a nasconderle, e prodotti come questo - oltre ad essere decisamente più educativi di Peppa Pig ed altre stronzate da decerebrati che si propinano ai giorni nostri ai bambini - hanno il grande merito di porre basi che permetteranno, chissà, ai Michael e alle Jane di oggi di appassionarsi al Cinema, ed un domani, chissà, perfino di criticare e giudicare troppo mielosi film simili a questo.
E ci sono tante altre cose, di cui si potrebbe parlare, dalle canzoni - riuscitissime - ad un ritmo serrato che non appesantisce per nulla la durata - almeno per uno spettatore adulto -, dai cinque Oscar che la pellicola portò a casa alle interpretazioni memorabili di Julie Andrews e Dick Van Dyke, ma non credo che abbia tutta questa importanza: Mary Poppins, pur con colpevole ritardo, è arrivata a portare aria nuova anche in casa Ford, e tra qualche anno, piuttosto che contare su Teletubbies, Gormiti o schifezze del genere, sfrutterò appieno tutti i presunti difetti targati Disney di film come questo per trasmettere al Fordino tutto l'amore che continuo a provare per il Cinema.




MrFord




"Sono sui tetti, io vivo quassu
vicino alla stella che brilla di più
la notte colora i miei sogni di blu
e se mi vuoi bene li vedi anche tu".
Gigliola Cinquetti - "Cam camini" -





sabato 29 settembre 2012

FBI - Operazione gatto

Regia: Robert Stevenson
Origine: USA
Anno: 1965
Durata: 112'




La trama (con parole mie): Patti Randall e sua sorella Ingrid vivono con un gatto furbo e poco incline a seguire le regole dettate dagli umani, padroni o no. Quando l'animale scopre in una delle sue quotidiane esplorazioni del vicinato il rifugio di due rapinatori che nel corso dell'ultimo colpo hanno preso in ostaggio una donna e viene usato dalla stessa come involontario messaggero per una richiesta di soccorso, diviene il testimone chiave di un'indagine dell'FBI coordinata dal giovane agente Kelso, assolutamente allergico al pelo del felino.
Aspiranti fidanzati delle due sorelle, vicine troppo curiose e l'energia del lesto quadrupede daranno inizio ad una serie di maldestri tentativi e malintesi che renderanno la caccia ai criminali ben più ardua di quanto Kelso potesse attendersi al principio.






Esistono alcune pellicole responsabili della storia dell'infanzia di ben più di una generazione di spettatori, divenenute di fatto dei cult non fosse altro che per il valore emotivo e di amarcord assunto nel cuore dei loro spettatori: senza alcun dubbio, FBI operazione gatto è tra queste.
Clamorosamente ignorato dal sottoscritto ai tempi in cui questo vecchio cowboy era solo un ragazzetto pelle e ossa timido e bassino perchè troppo "da vecchi" rispetto ai cartoni animati e ai film d'avventura - e d'azione - figli degli anni ottanta e recuperato solo di recente grazie all'intervento di Julez sempre nell'ottica del futuro abitante di casa Ford in arrivo, questo film è riuscito a sorprendermi in positivo proprio quando mi sarei aspettato una visione tutto sommato trascurabile, rivelandosi al contrario divertente e ben strutturato, ricordandomi addirittura titoli memorabili come La congiura degli innocenti di Hitchcock ed il meraviglioso Arsenico e vecchi merletti targato Capra, un Capolavoro che consiglio a tutti di recuperare pressochè all'istante.
Il tocco leggero e magico di Mamma Disney unito ad un gusto estetico e ad un ritmo tipici dell'epoca dei grandi studios rendono il lavoro di Stevenson piacevole e fuori dal tempo anche ora, a quasi cinquant'anni dalla sua uscita e all'interno di un mondo - cinematografico e non - che appare come qualcosa lontano anni ed anni luce da un prodotto come questo: come se non bastasse, considerati i due membri felini della famiglia Ford, perdersi nelle esibizioni del protagonista a quattro zampre è stato davvero un piacere - anche perchè quei due storditi dei miei Diego e Mia difficilmente potrebbero giocare tiri mancini come quelli subiti da Kelso e dai suoi uomini ad opera del gatto di casa Randall -, mentre i protagonisti umani - per la maggior parte caratteristi esperti del periodo -, dal canto loro, riescono nell'intento di costruire una sorta di thriller comico che intreccia un plot crime con i tratti più esilaranti della commedia degli equivoci a partire dai due aspiranti fidanzati di Patti ed Ingrid, queste ultime perfette nel ruolo della sorella sbarazzina e coraggiosa - la prima - e di quella sofisticata e composta - la seconda -.
E se i tentativi di pedinamento degli agenti del Bureau all'indirizzo del testimone felino non bastassero a rendere divertente l'evoluzione della trama, elementi come la vicina ficcanaso ed il marito sono pronti a spingere ulteriormente sul pedale del divertimento contribuendo alla costruzione di un film per famiglie in grado di apparire piacevole a grandi e piccini, intelligente ed ironico, strutturato come una pellicola per adulti ma perfettamente comprensibile anche dai bambini.
Come se tutto questo non bastasse, la tensione romantica che coinvolge Patti ed il suo impacciato amico Canoa - curioso l'adattamento italiano dei tempi, che traduceva surfare con scivolare - e, in parallelo, l'agente Kelso ed Ingrid, è quasi una lezione per tutti gli scialbi titoli attuali spacciati dai distributori per commedie da coppia schiaffati in sala nei periodi più redditizi - San Valentino docet -: un gioco orchestrato sotto le righe pronto a crescere ad ogni singola battuta senza alcun bisogno di allusioni ed in grado di arrivare a qualsiasi tipo di pubblico.
Insomma, per quanto a suo modo smielato, assolutamente standard e privo di elevati exploit artistici o tocchi di genio, FBI operazione gatto si inserisce a pieno titolo tra i film di quelli che "non se ne fanno più così", che probabilmente continueranno ad essere trasmessi per le feste natalizie o mostrati ai più piccoli ancora per i decenni a venire, finendo per ricoprire, nel cuore di molti di quei bambini una volta cresciuti, il ruolo di madeleine di un'epoca in cui tutto era e poteva essere come una fiaba, o il ricordo di un particolare che ci riporti alla brillantina del nonno o alle mani della nonna.
In questo caso, farsi cullare da un classico non potrà che essere sempre un piacere.
 


MrFord


"He's a sly old codger, an artful dodger 
a scrounger unsurpassed a ball of fire, 
a nine live wire 
who just can't be outclassed 
yeah, this midnight rover, he lives in clover 
it's an art he's got down pat 
never was a greater smooth operator than 
that ummmmm darn, that darn cat."
Bobby Darin - "That darn cat" -


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