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lunedì 27 aprile 2020

White Russian's Bulletin



La primavera è esplosa, la quarantena prosegue - anche se, fortunatamente, comincia ad intravedersi qualche spiraglio di "liberazione" - e anche in casa Ford cerchiamo di limitare i danni dando più spazio possibile alle serate Cinema con i Fordini, che spero possano ricordare questi momenti in un modo più gioioso di quanto non sia stato possibile per noi vecchi del Saloon. 
Spazio, dunque, accanto a Netflix e affini, alla prima cavalcata con Il signore degli anelli dei giovani eredi del vecchio cowboy.


MrFord


GLITCH - STAGIONE 1 (Netflix, Australia, 2015)

Glitch Poster

In pieno recupero da quarantena, che probabilmente ha rappresentato un'occasione per tantissime proposte da piccolo schermo semisconosciute, è giunto al Saloon l'australiano Glitch, ambientato in una ipotetica cittadina dell'entroterra del continente "down under" e basato sull'interessante intro legato al ritorno dalla morte di alcune persone trapassate in contesti ed epoche diverse, tra le quali appare subito come fondamentale la figura della moglie di uno degli agenti di polizia della città, morta neppure due anni prima, che ritrova il marito sposato con la sua migliore amica ed in procinto di diventare padre.
Le idee sono interessanti, la prospettiva per la seconda e terza stagione buona, il cast risulta abbastanza azzeccato - mio preferito assoluto il buon Fitzgerald, una specie di Crocodile Dundee, il più fordiano dei redivivi -, pesa forse una realizzazione a budget senza dubbio limitato e dal taglio molto televisivo.
Per il momento ci rifletto, i tempi comunque di socialità sfrenate, del resto, sono ancora parecchio lontani.




IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Peter Jackson, Nuova Zelanda/USA, 2001/2002/2003)

Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re Poster


Una delle cose più belle di essere un grande appassionato di Cinema è senza dubbio quella di poter trasmettere questa stessa passione ai propri figli: che diventino a loro volta fan della settima arte oppure no, avere la possibilità di vedere le emozioni che suscitano titoli che hanno costruito il percorso fatto dall'infanzia all'età adulta in noi è qualcosa di stupefacente, davvero magico.
Approfittando della quarantena e trasformandolo grazie alle versioni estese in una sorta di miniserie in sei puntate, ho potuto vivere la "prima volta" dei Fordini di fronte all'affresco dipinto da Peter Jackson legato al mitico romanzo - che, lo ammetto, non ho mai amato - di Tolkien: il risultato è stato una cavalcata divertentissima, dalla paura provata dai piccoli Ford nelle miniere di Moria alle imitazioni che ora fanno di Gollum, dalla passione del Fordino per Gandalf - anche se sembra più Peregrino Took - alle incitazioni all'indirizzo dell'esercito di "coloro che dimorano sotto la montagna" - detti più propriamente "fantasmi verdi" -.
Il lavoro di Jackson, anche a distanza di ormai quasi vent'anni, risulta sempre epico e magico, velato da quella malinconia da tempo che scorre ma che, se ben sfruttato, può trasformare una vita - anche la più piccola - nella più incredibile delle avventure.
Senza dubbio la meraviglia del Cinema, nel senso più puro e magico del termine, passa attraverso questa trilogia come in pochi altri titoli, e la rende e renderà sempre un Classico irrinunciabile.




TYLER RAKE (Sam Hargrave, USA, 2020, 116')

Tyler Rake Poster

Con le sale cinematografiche chiuse e le uscite scombinate, i network come Netflix diventano fondamentali anche oltre il piccolo schermo, assumendo il ruolo di bacino dal quale andare a pescare le eventuali novità del periodo: già puntato un paio di settimane fa, Tyler Rake - o Extraction - è il tipico action fordiano che indispettirebbe il Cannibale, tutto sequenze adrenaliniche, spari, botte e inseguimenti, costruito come se il fu Tony Scott incontrasse il Cinema action orientale.
Trama e personaggi sono piuttosto tagliati con l'accetta, e senza dubbio il motivo principale per il quale godersi la visione resta la qualità molto alta dei corpo a corpo e delle sequenze di combattimento, girate in uno stile davvero adrenalinico - ma non troppo tamarro, anzi, in stile The Raid - e tirate per il collo in modo da far restare senza fiato il pubblico.
Probabilmente i non appassionati potrebbero alla lunga patire le quasi due ore occupate per buoni due terzi dalla componente action, ma per chi apprezza Tyler Rake potrebbe diventare un piccolo guilty pleasure da quarantena da tenere buono per una qualche revisione anche in future serate da rutto libero e neurone spento.


lunedì 29 aprile 2019

White Russian's Bulletin



Il viaggio a New York ed il rimbalzare tra i ponti divisi tra Pasqua, Liberazione e Primo Maggio, nonchè l'approdo sugli schermi del Saloon delle nuove stagioni di Gomorra, Shameless e Game of thrones ha rallentato non poco il ritmo delle visioni da grande schermo, ma il piatto principale di questa settimana è speciale, non fosse altro perchè ha rappresentato un'uscita in sala di tutti i Ford e la prima "epopea" di tre ore affrontata dai Fordini, che tutto sommato hanno retto molto bene e partecipato parecchio - soprattutto, c'è da ammetterlo, quando volavano gran mazzate -.
Del resto, anche io ho iniziato come loro, e pensare che possano ancora scoprire praticamente da zero un mondo fantastico come quello della settima arte mi emoziona più che se dovessi farlo io.


MrFord



AVENGERS - ENDGAME (Anthony e Joe Russo, USA, 2019, 181')

Avengers: Endgame Poster


La fine - almeno per un annetto - della saga del Marvel Cinematic Universe era piuttosto attesa, qui in casa Ford: da qualche mese, infatti, i Fordini sono preda del fascino dei supereroi, e dalle domande su chi sia più forte di chi alle discussioni su chi fa chi - ricordo le stesse scenette con mio fratello da bambini, solo che noi ci contendevamo Wolverine e Spider Man, loro Groot e Hulk - fino al recupero di alcuni dei film targati Marvel - ancora non tutti, ma si rimedierà -, siamo giunti in sala sperando che tutto potesse andare per il meglio, sia rispetto alla tenuta dei bimbi che alla qualità del lavoro, considerate le recensioni controverse.
A mio parere il risultato è stato un clamoroso successo: Endgame è la degna conclusione della cavalcata come è stata fino ad ora degli Avengers, e riesce a far coesistere comicità, dramma, fan service, epicità, tantissimi personaggi ed una storia che non era semplice comprimere in tre ore di pellicola - che sono comunque parecchie -: in qualche modo, la Marvel ha realizzato il suo Ritorno del re in termini di struttura e gestione, e alla facciazza di chi inevitabilmente andrà contro questo tipo di produzioni mainstream e classiche, trovo possa essere impossibile a meno di non avere seri problemi in termini di emotività non farsi coinvolgere come si fosse bambini da momenti come il confronto - o meglio, i confronti - tra Cap. America e Thanos durante la battaglia finale o sul funerale che apre - come fu per il lavoro più noto di Peter Jackson - la serie di finali che congedano, per ora, l'MCU dal pubblico.
Per il resto, ottimi gli effetti, giusto lo "spezzettamento" - troppi charachters in campo per gestirli diversamente -, interessanti i cambiamenti operati su Hulk, Occhio di falco, Falcon e Thor - bellissima la battuta di Tony Stark su Lebowski -, curioso scoprire quello che accadrà con la Fase Quattro del progetto - che dovrebbe iniziare nel duemilaventi -: quando si parla di Cinema mainstream e d'intrattenimento, produzioni come questa dovrebbero essere prese da esempio.
Avengers, uniti!





HIGHWAYMEN - L'ULTIMA IMBOSCATA (John Lee Hancock, USA, 2019, 132')

Highwaymen - L'ultima imboscata Poster


Avevo ricordi velati delle vicende di Bonnie e Clyde, filtrati attraverso le immagini del mitico Gangster Story di Arthur Penn, e a rinfrescarmi la memoria con una produzione classica e dallo spirito decisamente Western e fordiano ci ha pensato Netflix, che ripercorre molto fedelmente la caccia ai leggendari banditi dalla parte dei due Rangers che si occuparono di seguirli e braccarli fino all'agguato che segnò la fine delle loro imprese.
Come di consueto intensi e funzionali Harrelson e Costner, ottime fotografia e ricostruzione dei tempi, profonda la riflessione ed il confronto tra il compito dell'uomo di Legge ed il ruolo sociale di due ragazzini divenuti a suon di omicidi simbolo del malcontento dei poveri e degli emarginati sociali - incredibile che, nel pieno degli anni trenta della crisi economica e in un'epoca molto meno "social" della nostra, ai funerali di Bonnie parteciparono ventimila persone e a quelli di Clyde quindicimila -, ben descritto il rapporto di amicizia virile dei due protagonisti.
Non brillerà per originalità o capacità di conquistare quella maggioranza di pubblico smart che allo stato attuale ha dimenticato un certo Cinema, ma per quanto mi riguarda, avercene.


lunedì 26 novembre 2018

White Russian's Bulletin

 


Nuova settimana di visioni ed una leggera ripresa in termini di interesse e tempo dedicato al grande e piccolo schermo da parte dei Ford, nonostante gli impegni lavorativi, di gioco - Red Dead Redemption II imperversa - e via discorrendo: è partita la cavalcata con Making a murderer - della quale penso parlerò settimana prossima a prima stagione conclusa - e sono passati dal Saloon due titoli interessanti pur se non riusciti come speravo.
Considerati gli ultimi mesi, dunque, segnali positivi.

MrFord


APOSTOLO (Gareth Evans, UK/USA, 2018, 130')

 Apostolo Poster

Da queste parti, Gareth Evans avrà sempre un debito di riconoscenza per i due straordinari The Raid, girati in Oriente con lo spirito delle grandi pellicole action di botte ed una profondità dei bei tempi del primo John Woo: Apostolo, dunque, arrivava su questi schermi con tutte le premesse migliori del caso. Peccato che, dopo una partenza ottima ed atmosfere che parevano mescolare The Village ai film anni settanta, la carne al fuoco risulti troppa ed alcuni passaggi forzati.
Dan Stevens, inoltre, dopo aver convinto con l'ottimo The Guest, alle spalle il terribile Legion ora appare davvero troppo sopra le righe per un charachter che avrebbe richiesto, forse, un tono più sommesso essendo, di fatto, in "missione segreta", anche se in questo caso forse non è completamente colpa sua, ma di una sceneggiatura che pare voler spingere su tutto per ritrovarsi, alla fine, con il solito thriller legato alle sette e compagnia danzante.
Peccato, poteva essere molto, molto di più.

 

 7 SCONOSCIUTI A EL ROYALE (Drew Goddard, USA, 2018, 141')

 7 sconosciuti a El Royale Poster
 
Mescolando un'atmosfera che ricorda i tarantiniani Four Rooms e The Hateful Eight, Drew Goddard, sceneggiatore di cose grosse come Lost e regista dell'ottimo Quella casa nel bosco torna sul grande schermo con un thriller teatrale e corale che, come Apostolo qui sopra, parte alla grande e finisce per rivelarsi, nel finale, un mezzo fuoco di paglia nonostante un cast ottimo - da Jeff Bridges a John Hamm passando per un'insolitamente brava Dakota Johnson ed un Chris Hemsworth nel ruolo forse più interessante della sua carriera - ed un setting affascinante: a giocare contro il lavoro di Goddard, probabilmente, il fatto che il tutto risulti decisamente derivativo e non troppo originale così come la volontà dell'uomo dietro la macchina da presa di mettere, come il collega Gareth Evans, fin troppa carne al fuoco nel tentativo di trasformare in un cult una pellicola che dai cult pesca a piene mani.
Peccato che i cult nascano da soli, e davvero molto difficilmente a tavolino.
Resta comunque un film godibile e perfetto per le serate con la pioggia fuori ed il desiderio di mettersi sul divano con i rifornimenti necessari ed una bella coperta in attesa di scoprire come andrà a finire neanche si stesse giocando a Cluedo, ma, ed è un rammarico affermarlo, anche qui avrebbe potuto essere molto di più.


lunedì 30 luglio 2018

12 Soldiers (Nicolai Fuglsig, USA, 2018, 130')








La prima cosa che mi ha colpito, approcciando 12 Strong - inutilmente ribattezzato qui in Italia 12 Soldiers -, è stata la sensazione legata alla percezione di quello che è stato l'undici settembre duemilauno: uno dei limiti principali del lavoro di Fuglsig - per me sottovalutato, ad ogni modo, dalla critica radical - è quello di essere giunto forse fuori tempo massimo per suscitare un determinato tipo di patriottismo o toccare corde che ai tempi avrebbero coinvolto non solo il pubblico americano, ma anche del resto del mondo, e questo mi ha fatto pensare a quanto la percezione di quell'assurda giornata possa essere differente da chi l'ha vissuta come un ricordo già consolidato a chi, al contrario, allora era ancora troppo piccolo per poter quantificare l'importanza e la risonanza che quell'attacco ebbe in tutto il globo.
Io ricordo molto bene il momento, non fosse altro perchè ai tempi avevo un terrore folle di prendere l'aereo e che la mia fidanzata dei tempi, dato che eravamo in vacanza, nascose il telecomando del televisore della camera d'albergo sperando che potessi evitare la notizia ed allarmarmi rispetto al nostro rientro, previsto per un paio di giorni più tardi: ricordo anche le code dei turisti americani ai telefoni pubblici in un tempo in cui smartphone e internet non erano così alla portata di tutti, e lo sconvolgimento che ebbi non tanto per la questione degli aerei, ma perchè qualche anno prima visitai e salii in cima alle Torri, edifici che non avrei mai davvero pensato sarebbero potuti crollare in quel modo.
La cosa più incredibile, comunque, legata ad allora, per quanto mi riguarda è la sensazione che il mondo in qualche modo fosse cambiato, e che quell'avvenimento aveva contribuito a farlo: non erano ancora gli anni degli attentati casuali per la strada, di Londra, Nizza e Parigi, eppure la sensazione era che fosse la quotidianità ad essere minacciata. L'idea di due mondi che si scontrano con le armi che hanno a disposizione, e che, come da sempre nella Storia, a farne le spese fosse principalmente la gente comune.
L'impressione, guardando 12 Soldiers, è che nonostante Fuglsig sia del settantadue non sia riuscito neppure lontanamente a trasmettere quelle stesse sensazioni, e che il risultato sia un film ben confezionato con un buon cast - per quanto ripetitive, le sequenze legate alla battaglia in pieno stile Lawrence d'Arabia mi hanno molto colpito - incapace di toccare dal punto di vista emotivo, e dunque non in grado di conquistare quella fetta di pubbico "pop" che di norma - e soprattutto in quegli anni - avrebbe consacrato un lavoro a stelle e strisce come questo.
Nonostante questo - o forse perchè avevo aspettative molto basse - mi sono goduto l'epopea - tratta da una storia vera - di Mitch Nelson e dei suoi uomini così come l'amicizia costruita in battaglia da quest'ultimo con Dostum, leader locale opposto all'invasione talebana: non che questo film possa essere paragonato a pellicole dello stesso genere decisamente più potenti come Lone Survivor o American Sniper, ma tutto sommato porta a casa una pagnotta forse non coinvolgente e neppure smaccatamente retorica come ci si aspetterebbe - pare abbia il freno a mano tirato un pò da tutte la parti - ma interessante da guardare fosse anche solo per gli scorci ed il comparto tecnico, a mio avviso decisamente buono considerata anche la cifra investita dalla produzione.
Un prodotto, dunque, che ha il limite di non avere il carattere per piacere agli estremi del pubblico e che quindi probabilmente non verrà ricordato, che cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte - quasi non volesse scontentare nessuno - ma che proprio per questo finisce per risultare a suo modo poco incisivo.
Eppure, dall'altra parte, si notano voglia ed impegno, volontà di non caricare troppo ma di ricordare, di essere presenti e farsi sentire anche quando non sarà previsto un riconoscimento, un pò come i reali membri della squadra di Mitch Nelson.
Se, da questo punto di vista, la volontà del regista e degli autori fosse stata questa, 12 Soldiers sarebbe un lavoro da rivalutare, al contrario da criticare per la mancanza di carattere, quasi chi l'avesse portato sullo schermo "pensasse troppo da soldato e poco da guerriero", per dirla come Dostum: a noi, dall'altra parte, resta solo la possibilità di fidarsi, oppure no, dell'istinto.
O rimanere in attesa, e capire dove avrà portato la Storia.




MrFord





giovedì 12 luglio 2018

Thursday's child







Nuova settimana di uscite e nuova ospite, una vecchia conoscenza della blogosfera e dei due sempre squilibrati co-autori di questa rubrica, il sottoscritto ed il suo arcinemico Cannibal Kid: sto parlando di Elisa Pavan di Cooking Movies, che per l'occasione ha tentato di trovare la ricetta giusta per far funzionare questa collaborazione.




Intro di Elisa: mamma mia, che emozione, essere ospiti dei miei amici bloggerz di cinemah, il cinico dal cuore nerd Cannibal Kid e il rocker dal cuore radical tenero Mr Ford! Diamo subito uno sguardo a cosa ci attende al cinema questo weekend (premesso che al 12 di luglio se invece che in sala andate al mare, avete tutta la mia approvazione!)


"Chiaramente hai guardato troppi film consigliati da Cannibal: è chiaro che ti si sia rovinata la cornea."

12 Soldiers

"Ora che siamo atterrati a Casale possiamo procedere con la ricerca di Cannibal Kid."

Elisa: Vedendo questo trailer mi è venuta voglia di avvolgermi in una bandiera americana e gettarmi da un ponte... Scherzi a parte, sento puzza di retorica populista, perfettamente in linea con gli USA dell'era trumpiana e le derive che stiamo vivendo oggi anche in Italia. L'inverosimile impresa di 12 superuomini che vanno in Afghanistan a compiere una vendetta nei confronti dei talebani dopo l'11 settembre... diciamo che può convincere ad andare al cinema qualche mandriano del Montana, io me ne guarderò bene nonostante la pazzesca possanza fisica di Chris Hemsworth su cui saranno d'accordo con me anche gli invidiosi Cannibal Kid e Mr Ford.
Cannibal Kid: Questa è la fordianata perfetta per tutti i patrioti che si credono ammeregani come Mr. James Ford from Lodi, Texas. Certo che se il possente, ma inespressivo, Chris Hemsworth vuole costruirsi una carrera all'infuori di Thor, titoli come questo non lo aiutano. Fuck off this shit!
Ford: probabilmente sarà un americanata devastante e terribile anche per un wannabe american come questo vecchio cowboy, eppure mi pare la tamarrata retorica perfetta per riempire qualche serata non appena sarà passata la sbronza calcistica dei Mondiali. Alla facciazza di Cannibal e di Elisa, che rosicheranno per qualche motivo da radical mentre berrò idealmente una bella birrona con Hemsworth.

Chiudi gli occhi

"Di nuovo quei tre bloggers: converrà chiudere la cucina prima che non resti nulla."

Elisa: Basta il trailer per intuire l'intero svolgimento di questa storia d'amore malato, che James Ford secondo me giustamente schiferà mentre Cannibal Kid sarà tentato di vedere per la presenza fregnesca di Blake Lively, qui in versione cieca di Sorrento, poi vedente e perciò zoccoleggiante, in grado perciò di suscitare sadiche reazioni nel brutto marito - evidentemente sposato quando già non ci vedeva. Ma la bella Blake da sola non basta a giustificare il biglietto per un film che non sembra proporre nulla di nuovo o interessante.
Cannibal Kid: Chiudo gli occhi di fronte a quello che potrebbe dire Mr. Ford riguardo a questo film, e pure a quanto scritto da Elisa. Blake Lively da sola basta a giustificare la visione di qualunque pellicola... anche se in questo caso dovrà essere particoalrmente zoccoleggiante per renderla interessante. Ma ce la può fare.
Ford: questa pare proprio la classica merdata cannibalesca che il mio rivale sponsorizzerà solo perchè arricchita dalla Blake Lively di turno. Fortunatamente la nostra ospite della settimana è riuscita a vederci ben più lungo di lui: non che ci volesse poi molto.

Giochi di potere

"Se vuoi entrare a far parte della cerchia di Cannibal, quello è l'accordo: mai più vestirsi come Ford."

Elisa: Si ispira a una storia vera narrata in un libro dall'ex funzionario dell'ONU Michael Soussan questo thriller che personalmente guarderei per capire qualcosa in più sul programma di aiuti Oil for Food durante la guerra in Iraq: tangenti, intrighi e misteri conditi da una storia d'amore lo rendono un candidato possibile per una dignitosa serata cinematografica. In più il protagonista è Theo James (quello di Divergent) che male non fa (fattore che forse non smuoverà Cannibal e Ford, ma le signorine all'ascolto di sicuro).
Cannibal Kid: Thriller che personalmente NON guarderei per capire qualcosa in più sul programma di aiuti Oil for Food durante la guerra in Iraq, visto che non so cosa sia l'Oil for Food e questa settimana gli ammerigani tra film propagandistici post-11 settembre e storie sull'Iraq in entrambi i casi fuori tempo massimo hanno proprio rotto le balls. Ford invece andrà in brodo di giuggiole.
Ford: trama interessante, anche se il protagonista mi ispira più o meno quanto l'ultima settimana lavorativa prima delle ferie. Se mi dovessero restare energie prima della partenza per il mare, potrei anche dedicare una bella serata ad un film che potrebbe quantomeno essere guardabile.

Luis e gli alieni

"E in quella scatola cosa c'è? Il Cucciolo Eroico!?"

Elisa: Adoro i cartoni animati, in particolare i film Disney e gli anime giapponesi degli anni 80. Questa produzione danese non ha la bellezza disarmante del tratto di Miyazaki o la comicità sorniona delle produzioni USA, ma sembra possedere le carte in regola per divertire e intrattenere i bambini, insegnando loro l'importanza dell'amicizia e l'apertura alla diversità. Secondo me i bimbi di Mr Ford potrebbero apprezzare, mentre Cannibal archivierà la pellicola senza battere ciglio.
Cannibal Kid: Secondo me più che i bimbi, è Ford senior che cercherà di trascinare al cinema la famiglia, che saggiamente credo lo manderà a quel paese. Certo però che se si mette pure Elisa a sponsorizzare queste bambinate buone giusto per gli esercenti cercare di fare cassa sfruttando i minori, io questa settimana mi sento un alieno persino dentro il mio pianeta/blog.
Ford: nelle ultime settimane ho snobbato parecchio il Cinema, e per il momento penso che continuerò su questa strada. Del resto i Fordini hanno appena scoperto Toy Story, dunque mi aspetta una bella retrospettiva Pixar, decisamente migliore di qualsiasi pur interessante tentativo attuale.

A Modern Family

"Pare che questa roba, la Bibbia, serva per scacciare Cannibal e Ford."

Elisa: Commediaccia che punta sulle performance comiche di Steve Coogan e Paul Rudd nei panni di una coppia gay alle prese con l'improvvisa visita di un nipote di cui non sapevano l'esistenza. Guardatevi il trailer e ditemi se le scaramucce tra i due innamorati non vi ricordano l'odi et amo che scorre tra Mr Ford e Cannibal Kid... solo per questo loro due dovrebbero guardarlo!
Cannibal Kid: Non è la versione cinematografica della quasi omonima serie comedy prediletta da Ford carina ma che ormai ha stufato alla grande, ovvero Modern Family, bensì quella che come dice Elisa si preannuncia davvero come una commediaccia. Cosa che io però intendo in senso positivo, visto che per una disimpegnata estiva in attesa della finale dei Mondiali potrebbe essere la visione ideale. Se ci sono scaramucce in stile Cannibal vs Ford ancora meglio, sebbene abbia il sospetto che Paul Rudd e soprattutto l'odioso Steve Coogan non riescano a essere al nostro livello. Di minchionaggine, intendo.
Ford: dubito anch'io che i protagonisti di questa commediaccia - in senso ovviamente buono - possano essere al livello mio e di Cannibal, ma come soluzione d'intrattenimento estiva ci sta alla grande, specialmente nel pieno di una serata alcolica. E potrebbe perfino rivelarsi la sorpresa più interessante della settimana.

Super Troopers 2

"Con una presentazione come questa, facciamo un'impressione anche peggiore di quella che avranno fatto Cannibal e Ford a Elisa."

Elisa: Eravate fan di Scuola di polizia? Ecco, la risposta a questa domanda potrà indirizzarvi sul guardare o meno questo film demenziale dove una squadra di idioti della polizia americana stavolta ha a che fare con un'altra squadra di scemi, ma canadesi, per la definizione del confine di stato del Vermont. Io, come avrete intuito, detesto il genere e quindi lascio al Cannibal e a Ford il piacere di trastullarsi con la demenzialità di questo orrore!
Cannibal Kid: Ooh, qui siamo decisamente d'accordo. Anche io detesto il genere, Scuola di polizia non l'ho mai sopportato e manco sapevo dell'esistenza di Super Troopers 1. Questo film finisce quindi in fondo al fondo della lista delle potenziali visioni, manco si trattasse di un titolo spacciato da White Russian per capolavoro.
Ford: ai tempi avevo ridacchiato per i primi Scuola di polizia, ma quel tempo è passato, e completamente all'oscuro dell'esistenza del primo capitolo di questa "serie", e mi ritrovo di fronte il secondo. Direi che passerò volentieri la mano.

Peggio per me

"Lo sapevo: non dovevo mangiare nel ristorante consigliato da Cooking Movies."

Elisa: Film italiano che mi dà l'idea del vorrei ma non posso: vorrei fare una commedia tragicomica contemporanea ma non ho i mezzi, i soldi, gli attori, niente. Uomo 42enne in crisi esistenziale si rifugia nel ricordo del 1986, quando la sua occupazione principale era creare mixtapes e registrare finti spettacoli con il compagno di giochi. Ora è separato, in crisi lavorativa e con una figlia 12enne con la quale non si capisce.
La fattura rudimentale e la romanità che emergono già dal trailer mi rendono fastidiosa la pellicola e non la guarderò.
Chissà se Cannibal lo farà per confrontarla alla serie 13, dove le cassette erano le protagoniste di ben più drammatica storia... e se James Ford, che ha il pelo sullo stomaco di affrontare certi autori neorealistici, avrà voglia di cimentarsi...
Cannibal Kid: Peggio per me che continuo a tenermi Ford come co-conduttore di questa rubrica. Meglio per me che questa settimana abbiamo invitato Elisa, che si è sacrificata per noi per commentare 'sta roba. Peggio per lei. Io manco ho il coraggio di guardare il trailer, figuriamoci il film completo.
Ford: sottoscrivo in pieno - stranamente - quello che ha scritto Cannibal. Meno male che Elisa c'è, perchè altrimenti noi ci saremmo sognati di spendere tante parole per questa robaccia.




mercoledì 2 maggio 2018

Avengers - Infinity War (Anthony e Joe Russo, USA, 2018, 149')





Quando, nell'aprile del duemiladodici, invase le sale il primo film dedicato agli Avengers, costruito pezzo dopo pezzo a seguito di Iron Man, Captain America, Thor e Hulk, tentativo di mettere insieme le tessere del mosaico Marvel e del neonato Cinematic Universe, probabilmente nessuno, neppure il fan più accanito, avrebbe potuto prevedere il fenomeno che ne sarebbe scaturito.
Personalmente, adorai il primo film tanto quanto mi parve deludente il noioso Age of Ultron, che appariva come un grande raccordo buono giusto per traghettare i personaggi da una fase all'altra dell'appena citato Cinematic Universe, divenuto nel frattempo qualcosa di estremamente grande e complesso: ai primi protagonisti - tutti legati ad almeno due o tre pellicole -, infatti, si sono aggiunti anche charachters "minori" come Ant-Man, Strange, I Guardiani della Galassia, Pantera Nera, così come lo Spider Man versione reboot, e ad oggi la grande macchina oliata da Marvel e Disney continua a produrre pellicole che, spesso e volentieri, finiscono per diventare successi clamorosi.
Con Infinity War, dunque, ci si trovava di fronte ad un'occasione che poteva rivelarsi un trampolino di lancio o un'arma a doppio taglio per autori e distributori: visione alle spalle, regalo della sempre mitica suocera Ford pronta a tenere con lei la Fordina mentre il Fordino se la spassava in campagna con il nonno, in una serata all'americana da coppia senza figli con tanto di fast food e "facciamo pure tardi tanto stanotte i bambini non ci sono", posso dire che i fratelli Russo abbiano colto in pieno la succitata occasione consegnando al pubblico uno dei Marvel movies meglio riusciti, in grado di mescolare una miriade di personaggi e situazioni, effettoni, botte, divertimento, risate sguaiate ed una parte oscura, profonda e drammatica che si traduce in uno dei finali più bastardi dai tempi de L'impero colpisce ancora, pronto a legare il pubblico alla poltrona in attesa dei nuovi capitoli del grande affresco dipinto da Mamma Marvel - i prossimi titoli in ordine di uscita dovrebbero essere Capitan Marvel, cui fa riferimento la scena post credits, e Ant-Man e Wasp - e consacrare un cattivo davvero eccellente - che io ricordavo bene dai miei tempi di lettore di fumetti -, il Thanos interpretato da Josh Brolin.
L'aura tragica e shakespeariana del villain, unita al legame dello stesso con Nebula e Gamora, l'idea di preservare la sanità dell'Universo ergendosi a giudice, giuria ed esecutore di metà delle creature viventi funziona ed affascina, e anche se a molti avrà fatto storcere il naso l'evoluzione che porta al finale, personalmente non vedo l'ora di poter di nuovo vedere Thanos in azione.
Sul fronte opposto la componente ironica - e quasi comica - divenuta parte integrante di questo tipo di proposte continua a risultare perfetta per rendere il prodotto leggero, fruibile e privo di qualsiasi pretesa che non sia l'intrattenimento, resa ancora più funzionale, a questo giro, dai meravigliosi Guardiani della Galassia - Rocket, Drax e Groot sono fenomenali -, da un Thor che continua il processo di svecchiamento del personaggio iniziato nei lungometraggi a lui dedicati e da uno Strange che si propone come nuovo leader "di testa" insieme - o contrapposto positivamente - a Tony Stark.
Tutto questo senza dimenticare, ovviamente, i momenti da botte da orbi come la battaglia in Wakanda - che pare una di quelle de Il signore degli anelli - o il primo confronto a New York con gli emissari di Thanos, mondi ed universi di grande impatto visivo ed un crescendo da season finale di una serie televisiva, con il pubblico che resta come con un grido rimasto in gola in attesa del nuovo capitolo che dovrebbe giungere proprio il prossimo anno, preannunciato da quel "Thanos ritornerà" che precede i titoli di coda.
Questo Infinity War dimostra ancora una volta non solo la superiorità netta dei film legati alla Marvel rispetto a quelli targati DC Comics, ma anche che il Cinematic Universe è ancora vivo e ribollente di idee ed energie, e se questa è la qualità che è pronto ad offrire, mi troverà in prima linea per molto tempo ancora.



MrFord



lunedì 13 novembre 2017

Thor: Ragnarok (Taika Waititi, USA, 2017, 130')






Dai tempi delle scuole medie sono sempre stato un discreto appassionato di epica, da Omero alle leggende legate a tutte le grandi religioni pagane e politeiste dell'antichità, pantheon asgardiano compreso.
Il mito del Ragnarok - praticamente una versione dell'Apocalisse dei nostri cugini del Nord -, pronto ad incombere, inevitabile come la morte, perfino sugli Dei abitanti di Asgard, mi aveva sempre affascinato, prima da studente e dunque da lettore di fumetti, per quanto, lo ammetto, Thor non sia mai stato - come Superman e tutti gli eroi troppo potenti e troppo divini, per l'appunto - tra i miei preferiti: curioso dunque che, dopo un primo film discreto ed un secondo che mi aveva intrattenuto alla grande, con questo terzo capitolo delle avventure del figlio di Odino le aspettative della vigilia fossero quelle di un Ragnarok formato bottigliate, considerate le peste e corna lette in rete a proposito del lavoro di Taika Waititi - che, al contrario, è un regista interessante del quale andrebbero recuperati Hunt for the wilderpeople e What we do in the shadows -, probabilmente alimentate dai radical senza via di redenzione.
Fortunatamente, questo Ragnarok è stato decisamente meno tempestoso e molto più divertente di quanto potessi sognare, ed il regista neozelandese è riuscito nella non facile impresa di confezionare uno dei film Marvel figli del Cinematic Universe più divertenti e spassosi, in grado di pescare a piene mani dalla tradizione delle pellicole d'avventura anni ottanta, dalla sci-fi, dal fantasy - mi è quasi parso di schiaffarmi un cocktail di Star Wars, Il signore degli anelli e Howard e il destino del mondo in versione buddy movie Nuovo Millennio, per intenderci - e regalare al pubblico un'opera piacevolmente ignorante, che con ogni probabilità se fosse uscita nell'ottantacinque ora sarebbe considerata un piccolo cult, pronta a superare per gradevolezza molti dei Marvel movies recenti per piazzarsi subito dietro il secondo Guardiani della Galassia nella scala di gradimento del sottoscritto, confermando la grande chimica tra i charachters di Thor e Hulk - sfruttato a mio parere perfettamente nella sua chiave più comica -, portando avanti una trama tipica di questo genere con l'eroe sottoposto a prove e difficoltà fino alla "rinascita" finale e regalando anche uno spessore nuovo a Loki, nemesi e fratellastro di Thor, che si conferma come uno dei personaggi più profondi ed affascinanti di questo mosaico al quale si continuano ad aggiungere sempre nuovi pezzi.
Un plauso, dunque, a Taika Waititi, pronto a non farsi schiacciare dalla grande produzione, al piglio scanzonato dell'intera operazione - stupende le comparsate di Matt Damon e dell'ormai forse immortale Stan Lee, creatore di Thor e di quasi tutti i personaggi che hanno fatto la fortuna della Marvel e dei sogni di milioni di lettori di fumetti in tutto il mondo -, alle botte da orbi che partono da un pianeta chissà dove al limitare dell'Universo e finiscono ad Asgard, agli elementi che rimandano ai prossimi step dell'operazione che porterà ad Avengers - Infinity War la prossima primavera ed alla coesione di un cast che probabilmente ha finito per sentirsi così a proprio agio ed in gran scioltezza da regalare una perla dietro l'altra, che si tratti di ruoli principali o secondari.
Forse manca l'approfondimento - in particolare di Hela e del passato di Odino, nonchè del rapporto tra quest'ultimo ed i suoi figli -, ma sinceramente quando un giocattolone è così ben costruito, e soprattutto godibile nel suo sfruttamento, poco importano le introspezioni ed i tecnicismi, le posizioni radical e tutto quello che ne consegue: sinceramente, perdendomi tra le risate, in più di un momento ho desiderato, benchè certe battute mi sarebbero inesorabilmente sfuggite, di avere ancora dieci o dodici anni e ritrovarmi di fronte a questo spettacolo, sognando di spaccare accanto a Hulk o di avere un compagno di lotta potente e dalla battuta pronta come Thor - quel "figlio di" rifilato a Surtur in avvio di pellicola mi ha fatto tornare dritto dritto dalle parti di Deadpool, per intenderci - con il quale sbaragliare l'avanzata del supercattivo - o cattiva, come in questo caso - di turno, correndo incontro alla battaglia come se Grosso guaio a Chinatown ed Il ritorno del re avessero deciso di farsi un giro di giostra nel colorato mondo dei Fumetti.
Urlando, ovviamente, a squarciagola.




MrFord




giovedì 26 ottobre 2017

Thursday's child




Prosegue la nuova tradizione delle ospitate nella rubrica settimanale dedicata alle uscite in sala condotta da questo vecchio cowboy ed il suo finto giovane nemico Cannibal Kid: oggi, a fare compagnia con il suo modo un pò sofisticato da quasi radical, Lisa Costa, blogger ormai veterana che sta segretamente tramando per prendere il posto del mio rivale come critica più snob della blogosfera.
Come sarà andato questo incontro?



"FORD SPACCA!"

Thor: Ragnarok

"Merda! Con questa roba tecnologica sono messo peggio di Ford!"

Lisa: Credo che la mia ritrosia verso i film Marvel sia ormai risaputa. Non ne ho visto nemmeno uno. Nemmeno Cumberbatch con Doctor Strange o l’ironia di Deadpool mi hanno spinta in sala. Dubito lo possa fare questo vichingo di cui di sfuggita -a Vienna, un paio d’anni fa- sono incappata nel primo finale chiedendomi cosa diavolo stessi vedendo, come diavolo lavorano i doppiatori austriaci e cosa ci facesse lì in mezzo Natalie Portman.
Sono più snob e radical chic del Cannibale, che so non disdegnerà la visione di questo film, con la scusa di demolirlo.
Cannibal Kid: Io e Lisa potremmo dare vita ai Blogger Avengers uniti contro i film Marvel. Io prendo la parte di Cannibal America, quando è piccolo e rachitico, naturalmente. A lei tocca la parte di Vedova Nera, anche perché è l'unica donna. Ford invece può fare la parte del cattivone di turno, quello che difende a tutti i costi questi cinepanettoni ammeregani, più che cinecomics.
Lisa comunque ha ragione. I primi 2 me li ero visti per Natalie Portman e questo terzo, benché lei saggiamente si sia tirata fuori, lo guarderò per farlo a pezzi. E senza manco bisogno del martello di Thor.
Ford: nonostante la sovraesposizione degli ultimi anni, adoro i film Marvel e sono pronto a schiantare il martello di Ford in testa a Cannibal ed alla sua piccola allieva radical chic Lisa, anche e soprattutto perchè i primi due Thor sono tra i più convincenti prodotti del Cinematic Universe, e dunque da questo terzo capitolo non mi aspetto niente di meno che non una bella lezione a chi continua ad osteggiarli pubblicamente per poi goderseli nel silenzio della cameretta. Vero, Peppa?

Good Time

"Secondo te siamo vestiti più da finti giovani come Cannibal o da finti tamarri come Ford?" "Non saprei, ma mi sa che nessuna delle due cose piacerà a Lisa Costa!"

Lisa: Posso fare la saccentella? (Risposta: sì, che tanto lo so che questa nuova versione a tre della rubrica del giovedì è fatta per andar contro la MIA rubrica)
I fratelli Safdie li ho incrociati nello splendido Heaven Knows What (momento spam: http://incentralperk.blogspot.it/2017/09/heaven-knows-what.html), piccolo film dal sapore davvero indipendente. Ora voglio proprio vedere cos’hanno combinato con una produzione più grande, un attore più conosciuto –quel Robert Pattinson che in quanto a scelta di progetti per smarcarsi da certi ruoli teen è da applaudire- e soprattutto una storia diversa: quella di una rapina in banca finita male, e di un fratello in prigione da salvare e far evadere.
Io me lo segno.
Cannibal Kid: Lisa Costa che fa la saccentella me la immagino con la voce di Lisa Simpson, chissà perché...
Nonostante il suo consiglio di recuperare Heaven Knows What sia ancora rimasto inascoltato, cercherò di guardarlo. Approfittando magari per fare una doppietta di questi promettenti fratelli Safdie, insieme al loro nuovo film interpretato dal vampiro preferito di Ford. A parte forse giusto il Vampiretto del film di cui parliamo sotto.
Ford: questi fratelli Safdie mi puzzano di radical lontano un chilometro, ma dato che non voglio essere tacciato di essere un tipo prevenuto, potrei quasi quasi raccogliere il consiglio di Lisa e seguire i propositi del Cannibale, sfoderando una doppietta che potrebbe anche significare l'ennesimo massacro per titoli solo apparentemente cool di quelli che Lisa e Cannibal sono soliti consigliare.

Terapia di coppia per amanti

"Smettiamo di suonare queste cose da concerto indie lisacostiano, attacca con un pò di rock in stile Ford, per favore!"

Lisa: Ultimamente Pensieri Cannibali si è dato alla strenua difesa del cinema italiano. Io resto titubante, soprattutto di fronte a commedie degli equivoci, romantiche e “psicologiche” che sembrano aver creato un nuovo filone di cui son già stanca. Non me ne voglia Sermonti che sempre mi affascina, ma questa terapia preferisco incontrarla su carta, in quel romanzo omonimo che grida più leggerezza e meno Ambra Angiolini.
Cannibal Kid: La difesa del cinema italiano fa molto Pensieri Cannibali del 2016. Nel 2017 il mio rapporto con le nostre pellicole si è invece un po' incrinato, tanto che sta quasi andando meglio il mio rapporto con Ford...
Nah, non è vero. Volevo solo spaventarvi un po', visto che Halloween si avvicina.
Quanto ad Ambra, ai tempi in cui ero un bimbetto dell'età dei protagonisti di It, Stranger Things e Big Mouth mi piaceva decisamente. Adesso mi sta un po' sulle scatole, anche se mai quanto Ford.
Riguardo al film, mi sembra che c'è poco da stare Allegri... :D
Ford: filmetto italiano che nonostante il simpatico Sermonti si prospetta come una di quelle robette che Cannibal finisce non si sa come per esaltare, forse per l'effetto che hanno avuto su di lui le fiction Rai. Io me ne tengo alla larga, e prenoto una bella seduta di terapia di coppia per me e Peppa tenuta dalla dottoressa Costa.

La ragazza nella nebbia

"Vestito come Ford mi sento proprio a mio agio."

Lisa: Un thriller tutto italiano, tratto dal romanzo di Donato Carrisi e da lui diretto al suo esordio dietro la macchina da presa. L’aria rude dei paesi di montagna e l’aspetto cupo dell’agente interpretato da Toni Servillo è quella polverosa che mi fa gridare “film fordiano”. Ma visto il cast che promette bene e la mia vena crime ultimamente rispolverata, credo gli darò una chance.
Sì, per questa settimana il cinema italiano da difendere è proprio quello più “vecchio”.
Cannibal Kid: Lisa me la immagino un po' come una ragazza nella nebbia, misteriosa e affascinante...
Ci sto provando?
No, dai, è andata da un po' a convivere e non mi va di fare il rovinafamiglie. E poi non vorrei passare per l'Harvey Weinstein di turno.
Più che gridare al “film fordiano”, che sarebbe un grido di terrore, mi fa gridare al “film da Mr Ink”, visto che quel topo di biblioteca mi pare abbia già parlato in più di un'occasione di questo Donato Carrisi, che se devo essere sincero non mi ispira troppo, soprattutto come regista. Toni Servillo poi mi gusta solo quando lavora con Sorrentino, quindi mi sa che aspetto di vederlo nei panni del Berlusca. Mi consenta, Signorina Costa.
Ford: più che domandarmi se questo film si rivelerà la solita roba all'italiana wannabe film ammeregano - molto probabile -, mi chiedo se la ragazza nella nebbia sia Lisa circondata dall'atmosfera fumosa del bar in cui è cresciuta o Cannibal che decide di andare a correre nelle prime ore del mattino in barba alle manifestazioni autunnali. E ho paura di scoprire la risposta.

Manifesto

"Ero abituata ai party mosci del Cannibale, non ce la faccio proprio a reggere i ritmi di bevuta di Ford!"

Lisa: Chi glielo dice a Ford e al Cannibale che il film-evento in questione è uscito solo per tre giorni (23-24-25 ottobre) e non c’è già più in sala?
Che poi mi son sempre chiesta, quanto ci vanno loro in sala?
In ogni caso, già li avevo preceduti parlandone la scorsa settimana nella MIA rubrica, e questa installazione con Cate Blanchett protagonista assoluta in 13 monologhi diversi, già la sono andata a vedere e se ne parlerà presto dalle MIE parti.
Cannibal Kid: Io e Ford in sala ci andiamo solo a vedere i film che contano per davvero. Tipo quelli con Boldi e/o De Sica. Non abbiamo tutti 'sti soldi da spendere come Lisa la capitalista. Questo Manifesto del cinema radical-chic mi sa di esperimento sulla carta molto interessante, ma nella pratica potrebbe rivelarsi pesante quanto uno di quei mattonazzi russi che un tempo il Ford si sparava per passare una serata relax leggera leggera. In più Cate Blanchett è sì un'attrice bravissima, però personalmente non è mai stata tra le mie preferite. Con questo tour de force che mette alla prova le sue doti recitative, e pure la pazienza dello spettatore, riuscirà a farmi cambiare idea?
Ford: mi pare che la rubrica di questa settimana stia diventando un manifesto di quella wannabe radical di Lisa, che rischia davvero di dover subire un paio di mosse di wrestling che il sottoscritto di norma riserva a Cannibal. Solo, saranno eseguite per l'occasione da Cate Blanchett in tredici modi diversi.

La forma della voce

"Ciao, mi chiamo Lisa, e sono una giovane e timida studentessa: non farete i bulli con me, vero signori Ford e Cannibal?"

Lisa: Ma chi l’ha fatto il calendario di questa rubrica? Altro film evento già passato in sala, quei film evento che si fanno pagare il doppio rispetto al solito e che però tra fan dell’anime fan faville. Io lo sono in parte, e prima o poi potrei anche vedermelo, visto il tema del bullismo mai così attuale.
Cannibal Kid: C'è il tema del bullismo, c'è un alone di romanticismo teen tipo versione anime di Colpa delle stelle, e c'è pure aria di piccolo grande cult. Credo che questo film, in modi e per ragioni diverse, potrebbe piacere a tutti e tre. L'unico di questa settimana.
Ford: il film pare interessante. Meno interessante il fatto che sia Cannibal a curare il calendario di questa rubrica. E ancora meno che la piccola Lisa venga qui come ospite a bullizzarlo. L'unico che ha questo dovere, diritto e piacere resto io.

Vittoria e Abdul

La versione da film in costume delle chiacchierate da radical di Lisa e Cannibal.

Lisa: Li sento già lamentarsi entrambi: un altro film di e per vecchini secondo il Cannibale, un altro film di Frears uguale a se stesso e che ha perso lo smalto per Ford.
Arrivo prima di loro anche in questo caso –ve l’ho detto, io, che nemmeno in due mi battono- e visto a Venezia posso dire che sì è un film con e di vecchini e che è sempre lo stesso Frears ironico e leggero, ma è come sempre capace di commuovere e smuovere gli animi. E mica e poco. Se volete saperne di più spammo la mia recensione qui: http://incentralperk.blogspot.it/2017/09/venezia-74-victoria-e-abdul.html
Cannibal Kid: Ford, uniamo le forze contro Lisa e contro il suo tentativo, destinato a fallire miseramente, di convincerci a vedere questo classico film da “matinée fra carampane” [WhiteRussian cit.].
Ford: per una volta le unisco volentieri, anche perché occorre che Lisa abbassi un po' questa cresta da radical, prima che piovano su di lei bottigliate a cascata. Il ruolo da snob poco sopportabile di questa rubrica è già stato assegnato da tempo.

Vampiretto

"E' inutile che ti vesti come fossi un ragazzino, sei un vampiro, hai settecento anni: non vorrai mica fare la figura del Cannibale!"

Lisa: Sarò anche la più accanita fan dell’animazione fra i tre, ma certi filmetti di serie B fatico a mandarli giù.
La presenza di Max Gazzé e Carmen Consoli tra i doppiatori dovrebbe farmi pensare a un film più profondo di quello che sembra –ovvero l’inutile e ripetitivo film a tema mostri per Halloween. Lascio però il campo ai fordini.
Cannibal Kid: Lisa, tra te e Ford non so chi sia più fan dell'animazione. Quando si tratte di bambinate assurde, di certo lui. Se però questa roba che sta al dark come i Tokio Hotel stanno ai Cure non la vai a vedere manco te, io mi tengo al largo come i vampiretti dai crocifissi.
Ford: ho visto il trailer di questa roba. E ho pensato che non l'augurerei neanche a Lisa e Cannibal. Che è tutto dire.

Cure a domicilio

"La prossima volta a portare le scorte di bottiglie a Ford ci mando Lisa Costa!"

Lisa: Sarò anche votata allo snobismo, ma quando un film arriva dall’Europa dell’est alzo lo sguardo al cielo. Mi aspetta un mattonazzo o una sorpresa di quelle da vera radical-chic? In questo caso –visto il trailer- il dubbio è lecito, e mando in avanscoperta gli altri due.
Cannibal Kid: Dal trailer 'sto film sembra uno di quei lavori del Dogma 95 girati dall'amico di Ford Lars Von Trier. Solo che siamo nel 2017 e ciò non fa più nemmeno radical-chic. Fa solo schifo. Le cure a domicilio comunque le manderei a Ford. Cure a opera di un certo Pennywise.
Ford: Pennywise manda a dirvi che la prossima volta che lo mandate a casa di Ford ci pensa due volte. L'ho chiuso nello sgabuzzino e costretto a leggere entrambi i vostri blog. Non l'ha presa troppo bene.

Il Vangelo secondo Mattei

"Certo che questi Ford e Cannibal sono davvero due tipi inquietanti. E non oso neppure immaginare quella Lisa Costa."

Lisa: Va bene il cinema italiano leggero e divertente, va bene quello più serio e di genere, ma quello intellettualoide e serioso no. Proprio no. Nel trailer si citano in ordine sparso Pasolini, la parola iconoclasta, e si legge Il Quotidiano. Cos’altro aspettarsi se non la pesantezza da un film simile?
Cannibal Kid: Cos'è 'sta roba? L'adattamento di Secondo Matteo, il libro capolavoro “scritto” da Matteo Salvini, in realtà opera del suo ghost-writer Ford?
A quanto pare no. Questo potrebbe essere persino peggio.
Oddio, peggio no, dai.
Ford: questa roba da salottino finto ribelle e tanto radical se la schiaffino pure i miei due compari qui presenti. Penso potrebbe rendere il loro Halloween decisamente spaventoso.
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