Dai tempi delle scuole medie sono sempre stato un discreto appassionato di epica, da Omero alle leggende legate a tutte le grandi religioni pagane e politeiste dell'antichità, pantheon asgardiano compreso.
Il mito del Ragnarok - praticamente una versione dell'Apocalisse dei nostri cugini del Nord -, pronto ad incombere, inevitabile come la morte, perfino sugli Dei abitanti di Asgard, mi aveva sempre affascinato, prima da studente e dunque da lettore di fumetti, per quanto, lo ammetto, Thor non sia mai stato - come Superman e tutti gli eroi troppo potenti e troppo divini, per l'appunto - tra i miei preferiti: curioso dunque che, dopo un primo film discreto ed un secondo che mi aveva intrattenuto alla grande, con questo terzo capitolo delle avventure del figlio di Odino le aspettative della vigilia fossero quelle di un Ragnarok formato bottigliate, considerate le peste e corna lette in rete a proposito del lavoro di Taika Waititi - che, al contrario, è un regista interessante del quale andrebbero recuperati Hunt for the wilderpeople e What we do in the shadows -, probabilmente alimentate dai radical senza via di redenzione.
Fortunatamente, questo Ragnarok è stato decisamente meno tempestoso e molto più divertente di quanto potessi sognare, ed il regista neozelandese è riuscito nella non facile impresa di confezionare uno dei film Marvel figli del Cinematic Universe più divertenti e spassosi, in grado di pescare a piene mani dalla tradizione delle pellicole d'avventura anni ottanta, dalla sci-fi, dal fantasy - mi è quasi parso di schiaffarmi un cocktail di Star Wars, Il signore degli anelli e Howard e il destino del mondo in versione buddy movie Nuovo Millennio, per intenderci - e regalare al pubblico un'opera piacevolmente ignorante, che con ogni probabilità se fosse uscita nell'ottantacinque ora sarebbe considerata un piccolo cult, pronta a superare per gradevolezza molti dei Marvel movies recenti per piazzarsi subito dietro il secondo Guardiani della Galassia nella scala di gradimento del sottoscritto, confermando la grande chimica tra i charachters di Thor e Hulk - sfruttato a mio parere perfettamente nella sua chiave più comica -, portando avanti una trama tipica di questo genere con l'eroe sottoposto a prove e difficoltà fino alla "rinascita" finale e regalando anche uno spessore nuovo a Loki, nemesi e fratellastro di Thor, che si conferma come uno dei personaggi più profondi ed affascinanti di questo mosaico al quale si continuano ad aggiungere sempre nuovi pezzi.
Un plauso, dunque, a Taika Waititi, pronto a non farsi schiacciare dalla grande produzione, al piglio scanzonato dell'intera operazione - stupende le comparsate di Matt Damon e dell'ormai forse immortale Stan Lee, creatore di Thor e di quasi tutti i personaggi che hanno fatto la fortuna della Marvel e dei sogni di milioni di lettori di fumetti in tutto il mondo -, alle botte da orbi che partono da un pianeta chissà dove al limitare dell'Universo e finiscono ad Asgard, agli elementi che rimandano ai prossimi step dell'operazione che porterà ad Avengers - Infinity War la prossima primavera ed alla coesione di un cast che probabilmente ha finito per sentirsi così a proprio agio ed in gran scioltezza da regalare una perla dietro l'altra, che si tratti di ruoli principali o secondari.
Forse manca l'approfondimento - in particolare di Hela e del passato di Odino, nonchè del rapporto tra quest'ultimo ed i suoi figli -, ma sinceramente quando un giocattolone è così ben costruito, e soprattutto godibile nel suo sfruttamento, poco importano le introspezioni ed i tecnicismi, le posizioni radical e tutto quello che ne consegue: sinceramente, perdendomi tra le risate, in più di un momento ho desiderato, benchè certe battute mi sarebbero inesorabilmente sfuggite, di avere ancora dieci o dodici anni e ritrovarmi di fronte a questo spettacolo, sognando di spaccare accanto a Hulk o di avere un compagno di lotta potente e dalla battuta pronta come Thor - quel "figlio di" rifilato a Surtur in avvio di pellicola mi ha fatto tornare dritto dritto dalle parti di Deadpool, per intenderci - con il quale sbaragliare l'avanzata del supercattivo - o cattiva, come in questo caso - di turno, correndo incontro alla battaglia come se Grosso guaio a Chinatown ed Il ritorno del re avessero deciso di farsi un giro di giostra nel colorato mondo dei Fumetti.
Urlando, ovviamente, a squarciagola.
MrFord