mercoledì 8 luglio 2015

Survivor

Regia: James McTiegue
Origine: USA, UK
Anno: 2015
Durata: 96'





La trama (con parole mie): Kate Abbott, addetta alla sicurezza dell'ambasciata statunitense a Londra, donna tutta d'un pezzo con cicatrici legate alla perdita del suo compagno, che servì in Afghanistan dopo le vicende dell'undici settembre, scopre un intrigo che prevede lo sfruttamento di scienziati provenienti da tutto il mondo smistati proprio nella capitale britannica ed indirizzati a New York per un attentato in programma nel corso dei festeggiamenti per celebrare la fine dell'anno.
Scampata miracolosamente all'eliminazione dell'intera squadra dell'ambasciata che si occupa della concessione dei visti in uscita, la Abbott si ritrova braccata dalle forze dell'ordine inglesi e dal misterioso Orologiaio, un sicario che ha ricevuto l'incarico di spianare la strada agli organizzatori dell'attentato nella Grande Mela.
Riuscirà Kate a sventare il complotto e riabilitarsi agli occhi del mondo e delle organizzazioni di sicurezza che la credono colpevole?








A volte mi chiedo per quale motivo, rispetto a determinate proposte, finisco per non imparare mai, e per dovere di cronaca, bisogno di stacco più che di impegno nelle serate di stanca, speranza puntualmente disillusa di essere sorpreso in positivo, mi ritrovo sul divano di fronte a pellicole che non solo non meriterebbero la fatica soprattutto di scriverne, ma neppure di essere distribuite.
Survivor, action spionistico fuori tempo massimo - avrebbe fatto una figura forse migliore nei primi anni zero, un pò come l'invecchiata malissimo e sempre cagna maledetta Milla Jovovich - firmato da James McTiegue rientra alla perfezione in questa tipologia di schifezze a prova di bomba: imbarazzante nella scrittura e nello svolgimento, improbabile quanto e più delle peggiori puntate delle peggiori serie televisive, sancisce di fatto la fine della carriera da Autore del regista, ex collaboratore dei Wachowski che ai tempi del suo esordio con V per vendetta quasi mi fece gridare al miracolo, passato da una storia coinvolgente tutta incentrata sulla lotta al Sistema ad una che di storia ha poco o nulla e che, al contrario, pare più una costola degli anni del bushismo, che non un bell'action scacciapensieri o una pellicola che, sfruttando pallottole ed inseguimenti, porti a galla riflessioni ben più profonde.
Caratterizzazioni tagliate con l'accetta, tipico incedere di stampo televisivo, svolte narrative al limite del ridicolo involontario, l'antagonista interpretato da Pierce Brosnan imbarazzante - curioso come, senza fare alcuna fatica o scomporsi, riesca a comparire in ogni luogo più o meno nascosto in cui la protagonista si muove, neanche fosse dotato di teletrasporto ed ubiquità -, la situazione da accusata della Abbott e la sua lotta per impedire l'attentato e scagionarsi ridicole, e soprattutto, quello che avrebbe dovuto essere il campanello d'allarme principale della vigilia: Dylan McDermott.
Alle spalle anni di ciofeche galattiche, dovrei andare sul sicuro quando il buon McDermott figura nel cast di un film, almeno quanto quando dietro la macchina da presa si incappa in Paul W. S. Anderson: anche in questo caso, infatti, le attese non vendono disilluse, sorprendendo soltanto per l'inconsuetudine dell'attore di non apparire nel ruolo dello stronzo, bensì di quasi unico sostenitore della protagonista nel corso della sua fuga pronto a passare nell'arco di ventiquattro ore di narrazione dallo status di "ferito gravemente" a "comodamente a casa con il telefono in mano, camicia stirata, un braccio al collo ed un cerottino in fronte".
Quello che, dunque, si prospettava essere il favorito nella corsa per l'ambito Ford Award dedicato al peggio del duemilaquindici, Cinquanta sfumature di grigio, troverà alla fine dell'anno una concorrenza ben più agguerrita di quanto mi potessi aspettare, tanto da cominciare a farmi valutare l'idea di portare da dieci a quantomeno venti i titoli inseriti in questa "prestigiosa" lista: a prescindere, comunque, da quello che sarà, Survivor lotterà come se dovesse, per l'appunto, portare a casa la pelle, per salire sul gradino più alto del podio.
E purtroppo, lo farà dopo essere passato sugli schermi del Saloon.



MrFord



"Have you seen the old girl
who walks the streets of London
dirt in her hair and her clothes in rags?
she's no time for talking,
she just keeps right on walking
carrying her home in two carrier bags."
Blackmore's night - "Streets of London" - 





14 commenti:

  1. Lo potrei guardare giusto per la presenza di Milla, ma ho dato precedenza ad altro, anche tu mi hai confermato che non ne vale poi così tanto la pena ;-) Cheers!

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    1. Considerato che sta invecchiando malissimo, direi che puoi risparmiartelo. ;)

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  2. L'ho visto non tanto tempo fa,ma già non me lo ricordo.E questo vorrà dire qualcosa! ^^

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    1. E' il tipico esempio, infatti, di film brutto e dimenticabile.

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  3. Il regista è lo stesso di V per Vendetta?
    Tra lui e i fulminatissimi Wachowski non so chi abbia fatto la fine peggiore...

    Invece di perdere tempo con queste robette action, comunque, dovresti passare al genere teen. Ti potrebbe sorprendere.
    Forse... :)

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    1. Il genere teen può sorprendere giusto te.
      Anche se action come questo riescono ad essere quasi peggio. ;)

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  4. Troppi canidi in questo film, ti sei voluto fare del male di proposito. :)

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    1. Effettivamente sì: ma quella sera ero stanco, ed era l'unico film in lista sotto le due ore. ;)

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