Aronofsky è uno dei grandi misteri del Cinema, per quanto mi riguarda.
Da sempre esaltato da un nutrito zoccolo duro di sostenitori, qui al Saloon ha avuto una vita difficilissima fin dagli esordi, fatta di delusioni e bottigliate, visioni sconvolgenti - non in senso positivo - ed aspettative sempre più basse.
E d'un tratto, grazie ad un cambio di rotta ed alla scelta di portare sullo schermo una delle mie più grandi passioni - il wrestling -, divenuto un idolo neanche fosse Clint Eastwood: con The Wrestler, infatti, probabilmente uno dei miei film favoriti degli ultimi dieci anni e forse di sempre, il buon Darren riportò piuttosto in alto l'asticella, confermando il suo valore con il successivo ed ipnotico Black Swan, che quasi mi fece pensare che, per un Malick che progressivamente perdevo, andavo forse a guadagnare un nuovo visionario ai miei favoriti.
Niente di più sbagliato: neppure il tempo di consolidare la sua posizione nelle graduatorie fordiane, quand'ecco giungere come una sventagliata di mitra Noah, obbrorio hollywoodiano della peggior specie pronto a scalare le classifiche dei peggiori e a farmi ricredere una volta ancora a proposito di questo autore che definire discontinuo mi pare assolutamente riduttivo.
Con l'arrivo in sala di Madre! le previsioni più ottimistiche prevedevano, da queste parti, una tempesta di bottigliate di quelle delle grandi occasioni, condite da una recensione che avrebbe potuto essere dominata dall'incazzatura o dalla facile ironia rispetto al soggetto: e invece, ecco una nuova sorpresa firmata da Aronofsky.
Madre! mi è parso un film interessante, assolutamente lontano dallo scempio che avevo previsto, con molte idee potenzialmente ottime se ben sviluppate: peccato che, nello specifico, l'autore non sia riuscito neppure per sbaglio proprio in quest'impresa, lanciandosi in una serie di tentativi che vorrebbero apparire estremi e pronti a sconvolgere lo spettatore risultando semplicemente uno di quegli artisti che pensano che basti provocare per essere considerati geniali.
Ad ogni modo, oltre alla canotta senza reggiseno di Jennifer Lawrence, ho trovato questo film a suo modo coraggioso ed intelligente, nonostante la volontà di chi l'ha firmato di esplicitare fin troppo l'abbia minato alle fondamenta, costringendo lo spettatore ad un'agonia che può essere paragonabile a quella della protagonista - e questo potrebbe essere considerato un pregio, da alcuni - e ad una sorta di lezione forzata che rende l'intera operazione spocchiosa ed antipatica, nonostante tematiche come quella del rapporto tra l'artista e la sua arte, il ruolo della donna e la definizione del concetto di sacrificio, che avrebbero senza dubbio potuto trasformare questo titolo nell'ennesimo stupefacente comeback di Aronofsky, che neppure fosse Rocky prende cartoni e critiche all'angolo per poi piazzare il colpo vincente.
A questo giro è mancato, e su questo non ho alcun dubbio, eppure una flebile speranza - al contrario del già citato Malick - esiste ancora, e forse, sotto tutto il suo desiderio di imporsi come autore mistico e complesso, si nasconde un ragazzo che ancora non è cresciuto nonostante si avvicinino i cinquanta che deve ancora trovare la sua strada: personalmente, spero che questa strada possa essere chiara al prossimo film, e che il mancato massacro di Madre! sia un segno che, da qualche parte, lo straordinario narratore di The Wrestler esista ancora.
O quantomeno, che esista la sua Ispirazione.
MrFord