lunedì 30 luglio 2018

12 Soldiers (Nicolai Fuglsig, USA, 2018, 130')








La prima cosa che mi ha colpito, approcciando 12 Strong - inutilmente ribattezzato qui in Italia 12 Soldiers -, è stata la sensazione legata alla percezione di quello che è stato l'undici settembre duemilauno: uno dei limiti principali del lavoro di Fuglsig - per me sottovalutato, ad ogni modo, dalla critica radical - è quello di essere giunto forse fuori tempo massimo per suscitare un determinato tipo di patriottismo o toccare corde che ai tempi avrebbero coinvolto non solo il pubblico americano, ma anche del resto del mondo, e questo mi ha fatto pensare a quanto la percezione di quell'assurda giornata possa essere differente da chi l'ha vissuta come un ricordo già consolidato a chi, al contrario, allora era ancora troppo piccolo per poter quantificare l'importanza e la risonanza che quell'attacco ebbe in tutto il globo.
Io ricordo molto bene il momento, non fosse altro perchè ai tempi avevo un terrore folle di prendere l'aereo e che la mia fidanzata dei tempi, dato che eravamo in vacanza, nascose il telecomando del televisore della camera d'albergo sperando che potessi evitare la notizia ed allarmarmi rispetto al nostro rientro, previsto per un paio di giorni più tardi: ricordo anche le code dei turisti americani ai telefoni pubblici in un tempo in cui smartphone e internet non erano così alla portata di tutti, e lo sconvolgimento che ebbi non tanto per la questione degli aerei, ma perchè qualche anno prima visitai e salii in cima alle Torri, edifici che non avrei mai davvero pensato sarebbero potuti crollare in quel modo.
La cosa più incredibile, comunque, legata ad allora, per quanto mi riguarda è la sensazione che il mondo in qualche modo fosse cambiato, e che quell'avvenimento aveva contribuito a farlo: non erano ancora gli anni degli attentati casuali per la strada, di Londra, Nizza e Parigi, eppure la sensazione era che fosse la quotidianità ad essere minacciata. L'idea di due mondi che si scontrano con le armi che hanno a disposizione, e che, come da sempre nella Storia, a farne le spese fosse principalmente la gente comune.
L'impressione, guardando 12 Soldiers, è che nonostante Fuglsig sia del settantadue non sia riuscito neppure lontanamente a trasmettere quelle stesse sensazioni, e che il risultato sia un film ben confezionato con un buon cast - per quanto ripetitive, le sequenze legate alla battaglia in pieno stile Lawrence d'Arabia mi hanno molto colpito - incapace di toccare dal punto di vista emotivo, e dunque non in grado di conquistare quella fetta di pubbico "pop" che di norma - e soprattutto in quegli anni - avrebbe consacrato un lavoro a stelle e strisce come questo.
Nonostante questo - o forse perchè avevo aspettative molto basse - mi sono goduto l'epopea - tratta da una storia vera - di Mitch Nelson e dei suoi uomini così come l'amicizia costruita in battaglia da quest'ultimo con Dostum, leader locale opposto all'invasione talebana: non che questo film possa essere paragonato a pellicole dello stesso genere decisamente più potenti come Lone Survivor o American Sniper, ma tutto sommato porta a casa una pagnotta forse non coinvolgente e neppure smaccatamente retorica come ci si aspetterebbe - pare abbia il freno a mano tirato un pò da tutte la parti - ma interessante da guardare fosse anche solo per gli scorci ed il comparto tecnico, a mio avviso decisamente buono considerata anche la cifra investita dalla produzione.
Un prodotto, dunque, che ha il limite di non avere il carattere per piacere agli estremi del pubblico e che quindi probabilmente non verrà ricordato, che cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte - quasi non volesse scontentare nessuno - ma che proprio per questo finisce per risultare a suo modo poco incisivo.
Eppure, dall'altra parte, si notano voglia ed impegno, volontà di non caricare troppo ma di ricordare, di essere presenti e farsi sentire anche quando non sarà previsto un riconoscimento, un pò come i reali membri della squadra di Mitch Nelson.
Se, da questo punto di vista, la volontà del regista e degli autori fosse stata questa, 12 Soldiers sarebbe un lavoro da rivalutare, al contrario da criticare per la mancanza di carattere, quasi chi l'avesse portato sullo schermo "pensasse troppo da soldato e poco da guerriero", per dirla come Dostum: a noi, dall'altra parte, resta solo la possibilità di fidarsi, oppure no, dell'istinto.
O rimanere in attesa, e capire dove avrà portato la Storia.




MrFord





giovedì 26 luglio 2018

Modern Family - Stagione 9 (ABC, USA, 2017/2018)







Non ho mai amato, come più volte mi è capitato di scrivere, le sit-com, e allo stesso modo, ho amato fin dal primo episodio Modern Family.
Fresca, sincera, divertente, frizzante, in grado di parlare a diverse generazioni e tipologie di famiglie, leggera ma in grado di emozionare, sempre piacevole da vedere episodio dopo episodio, stagione dopo stagione.
Con il tempo, anche i Fordini hanno cominciato ad apprezzarla, probabilmente riconoscendosi nei più piccoli o per la sigla orecchiabile, l'idea di famiglia o le stranezze della famiglia stessa, rendendola un appuntamento tra i più amati e goduriosi delle cene di casa Ford.
Anche a questo giro di giostra, ovviamente, le gesta dei Pritchett e dei Dunphy hanno allietato ed accompagnato quelle dei Ford nei loro sempre più turbolenti pasti, con il Fordino che non da respiro un secondo tra domande, racconti e semplice azione di disturbo e la Fordina sempre più presa a cercare di imitare il fratello o a farsi notare quanto lui.
Certo, la sensazione che un pò di stanca si avverta rimane, come per molti titoli di riferimento del piccolo schermo affrontati di recente, ma non è ancora nulla di preoccupante o terribile, quanto forse solamente fisiologico per un prodotto che prosegue praticamente senza battute d'arresto o cali di qualità da nove anni, un traguardo che pochi serial raggiungono in questo stato di salute, e le speranze che il futuro possa regalare nuove perle per i protagonisti di questo curioso ritratto di famiglia sono a mio parere ben riposte, anche per l'ottima caratterizzazione compiuta dagli sceneggiatori nel corso degli anni e resa alla grande dagli interpreti, come sempre, in termini di preferenza personale, capitanati da Jay e Phil, assolutamente impagabili.
Un titolo, dunque, sempre perfetto come scarico per i neuroni, piacere da famiglia, compagnia per single e chi più ne ha, più ne metta: in fondo le mura domestiche restano, senza dubbio, il luogo più strano ed incasinato che possiamo pensare di eleggere a nostro rifugio, ma allo stesso tempo il porto più sicuro cui potremmo ambire quando il mare si fa grosso e occorre cominciare a correre ai ripari.
La cosa più confortante e confortevole, in questo, è data dal fatto che in famiglia nessuno è perfetto, e così a stretto contatto si finisce per amare, prima ancora dei pregi, i difetti di chi ci cresce, chi ci sostiene, chi cresciamo: e proprio da quei difetti si finisce per costruire qualcosa di più forte di quanto ci saremmo mai potuti immaginare.
Qualcosa che ci permetta di ridere o di piangere, di desiderare di stare da soli ed avere un attimo di pace o di non separarsi mai, neppure per sbaglio, di diventare furiosi o pensare che non ci si è mai divertiti così tanto.
La famiglia, per l'appunto.
In questo senso, quando si torna dalle parti dei Dunphy e dei Pritchett, il suo spirito non potrebbe essere reso meglio.



MrFord




 

mercoledì 25 luglio 2018

Calibre (Matt Palmer, UK, 2018, 101')




Non è mai semplice considerare l'etica. O approcciarla. Capire quando è il momento di seguirla e quando di ignorarla. Nel corso della mia vita ho fatto senza dubbio cose che mi avrebbero potuto portare guai, altre che avrebbero potuto - o l'hanno fatto - soffrire altre persone, altre ancora che le hanno rese felici.
E sono stato fortunato a non essermi mai trovato in mezzo a situazioni davvero complicate, da questo punto di vista. O quantomeno, ringrazio di non essermici trovato.
Perchè l'etica può portare a scelte strane, assurde, crudeli, non desiderate, trasformare la vita in un sogno o in un incubo nel giro di un istante: il Cinema anglosassone, in questo senso, aveva già sfornato proposte molto amate qui al Saloon come The Descent e Eden Lake, che a prescindere dal genere ponevano lo spettatore in una condizione scomoda e di disagio legata alle scelte dei protagonisti, e nello stesso filone, pur con risultati ed impatto inferiore, si può considerare inserito Calibre.
Il lavoro di Palmer, incorniciato dalla natura splendida eppure soffocande delle Highlands scozzesi, porta in scena il dramma da thriller con rimandi ad Haneke ed alla crudeltà del caso di due amici da una vita che, nel pieno di un weekend all'insegna dell'alcool e della caccia che celebri una delle ultime uscite goliardiche prima che uno dei due diventi padre, vengono travolti da una casualità che sfocia nel sangue, pronta ad innescare una spirale di eventi ovviamente pronti a peggiorare la situazione ora dopo ora.
Non siamo ovviamente di fronte ad un Polanski, al già citato Haneke o ai lavori migliori di Neil Marshall, eppure Calibre funziona, trasmette disagio e stimola riflessioni importanti nello spettatore, a prescindere dal fatto che possa essere d'accordo oppure no sulle scelte che porteranno i due main charachters - forse il punto debole della pellicola, rispetto alla location, allo script e ai caratteristi attorno - o che in alcuni punti si noti una certa incompletezza della produzione, o limiti naturali in termini di budget o approccio.
Cailbre è uno di quei progetti di nicchia per nulla radical, scontati o pronti alla concessione che andrebbero riscoperti, e senza dubbio tra i titoli "ripescati" più interessanti che abbia trovato sulla piattaforma di Netflix, pronto a lasciare indietro molti altri decisamente più in vista e distribuiti.
Ma a prescindere dalle questioni pratiche e tecniche, dalle analisi e dall'approccio, la verità è che titoli come questo sono destinati, in un modo o nell'altro, a restare per qualche tempo dentro chi li guarda, perchè inevitabilmente pronti a portare l'audience a considerare ogni posizione, dubbio, errore, approccio più o meno umano - non necessariamente nel senso buono del termine -.
Un incidente, una casualità, il Destino a volte sono arbitri di scelte e posizioni estreme, ma non per questo esistono per giustificare quelle stesse estremità: la nostra posizione, il rischio, la decisione di proteggere se stessi o nascondere qualcosa, il pensiero che una strada possa essere migliore di un'altra diventano arbitri non tanto della Legge o delle convenzioni sociali, quanto della capacità di guardarsi allo specchio e tenere i conti con se stessi.
Non molti di noi sono in grado di gestire quei conti.
Nella quotidianità ancora meno che rispetto a tutti gli estremi cui il mondo può mettere sul piatto.
E quando un film semisconosciuto distribuito in sordina da una delle piattaforme di streaming più note del mondo decide di farlo, l'unica cosa che pare etica è incoraggiarlo. E dargli la possibilità che si merita.



MrFord



martedì 24 luglio 2018

Sherlock - Stagione 4 (BBC, UK/USA, 2017)






Ai tempi della sua uscita in bluray, fu un ex collega e caro amico a regalarmi la prima stagione di Sherlock, quasi per caso, colpito favorevolmente da una fortuita visione e ben conscio della mia passione per il grande e piccolo schermo: ricordo che quella stessa stagione rimase in attesa mesi - e forse di più - prima di passare sugli schermi del Saloon e dare inizio ad un recupero di quelle che nel frattempo erano diventate tre annate nell'arco di pochissime settimane per uno dei prodotti più sorprendenti, ben recitati e scritti del panorama britannico e non solo.
Era inevitabile, considerata la qualità e la carriera in rampa di lancio dei suoi protagonisti - soprattutto un sempre fenomenale Benedict Cumberbatch - che si cominciasse a pensare ad una sua conclusione, e ci si potesse confrontare con un inevitabile calo nella resa complessiva: questo quarto giro di giostra, in qualche modo, unisce le due cose.
Perchè se da un lato consacra la leggenda di una coppia di personaggi - letterari e cinematografici - indimenticabili, Sherlock Holmes ed il suo fido compagno John Watson, dall'altro mostra per la prima volta il fianco ad una certa stanchezza rappresentata principalmente dall'episodio uno, senza dubbio il peggiore dell'intera saga dedicata a questa versione moderna del detective figlio della penna di Conan Doyle, ed una lentezza che a tratti rende la visione piuttosto ostica, quantomeno se paragonata a quella degli esordi: certo, la penna di Steven Moffat  è quella di un vero asso della sceneggiatura - ne è la prova della splendida seconda puntata -, le performance attoriali di alto livello, il gioco dell'epilogo avvincente, eppure le prime crepe in questa solidissima costruzione cominciavano a notarsi, e da questo punto di vista va fatto sicuramente un plauso alla produzione per aver intuito che, soprattutto quando si parla di serial di qualità, è sempre meglio chiudere in modo da lasciare un bel ricordo nel pubblico piuttosto che sputtanare quanto di buono è stato creato in precedenza, perchè purtroppo alla fine l'audience finirà per ricordare soltanto quello - esempi lampanti, in questo senso, Dexter e True blood -.
Riflessioni sui massimi sistemi del piccolo schermo a parte, però, varrebbe la pena di ricordare questa stagione di chiusura di Sherlock per la lezione che è in tutto e per tutto il già citato episodio centrale, dalla figura inquietante e quasi horror del serial killer "di potere" - simile a molti capi di stato purtroppo vivi e vegeti in tutto il mondo - agli straordinari twists orchestrati da Sherlock Holmes, folle, strafatto e sarcastico come e più del solito: se questa serie è stata celebrata ed amata così profondamente, negli ultimi anni, diventando un piccolo cult, è merito di una dovizia di particolari e di un talento come quelli che hanno generato una "puntata" di quel calibro.
Certo, partire da una base come quella dei residenti di Baker Street può apparire facile, ma non sempre solide fondamenta giustificano grandi costruzioni: mentre questo Sherlock, indubbiamente, lo è stato. E sono grato a tutti i suoi autori, così come alle storie che ha portato sullo schermo, per avermi lasciato un ricordo vivo ed intenso, di quelli che, un giorno o l'altro, mi porteranno ad incrociare di nuovo le strade di questi due incredibili protagonisti.
Proprio a partire da quel bluray.
E sono convinto che sarà semplice amarlo ancora una volta.
Anzi, elementare.



MrFord



 

lunedì 23 luglio 2018

Jurassic World - Il regno distrutto (J. A. Bayona, USA, 2018, 127')






Non sono mai stato un fan sfegatato del franchise di Jurassic Park, e fin dai tempi del pur cultissimo primo capitolo non ho mai capito tutto il clamore che suscitò e le schiere di fan che riuscì a raggruppare: tant'è che, se non in molto posteriori recuperi parziali in televisione, non mi preoccupai affatto dei vari sequel fino a Jurassic World, firmato qualche anno fa da Colin Trevorrow che riportò in auge il brand e si presentò come il classico, cazzaro e divertente giocattolone che fa felici i bambini troppo cresciuti come questo vecchio cowboy.
Capirete, dunque, che le aspettative rispetto a questo nuovo capitolo - non che ce ne fosse bisogno, sia chiaro - erano decisamente più alte rispetto a quelli sfornati nel corso degli anni novanta, complici il ben assortito duo composto da Chris Pratt e Bryce Dallas Howard e la speranza che potesse ripetersi l'esperienza ludica e senza pretese del film precedente: e invece, al termine della visione di The fallen kingdom, il bilancio è stato decisamente peggiorativo rispetto al titolo che l'aveva preceduto.
La scelta, infatti, di evitare l'ormai classica location esotica dell'isola che funge da parco per i bestioni preistorici con una villa di campagna dagli oscuri segreti neanche ci trovassimo in un thriller gotico inglese anni quaranta/cinquanta - del resto l'autore è Bayona, che ha costruito la sua carriera su questo tipo di atmosfere - non risulta particolarmente azzeccata, così come la questione etica che poteva senza dubbio essere sviluppata in modo più profondo piuttosto che spettacolare rispetto al legame con la "nuova estinzione" dei dinosauri; come se non bastasse, il passaggio da popcorn movie d'avventura neanche L'isola di fuoco - straordinario gioco da tavolo risalente ai tempi della mia infanzia - fosse stato portato sullo schermo ad action thriller che rimanda ad una versione di Cluedo - altro mitico intrattenimento degli stessi tempi - risulta poco consono a T-Rex, Velociraptor ed affini, ricco di caratteristi ma privo, purtroppo, di carattere - anche goliardico -.
Inoltre, cosa da non sottovalutare nonostante la stanchezza di questo vecchio cowboy dell'ultimo periodo da pennica serale sul divano, per essere un prodotto quale si prefigge di essere, questo Jurassic World - Il regno distrutto ha messo a dura prova la resistenza delle mie palpebre in ben più di un'occasione, un segno certo non incoraggiante per un titolo d'intrattenimento estivo con queste caratteristiche, che dovrebbe sulla carta scuotere anche i più morti dei morti e garantire una visione rapida, indolore e senza pensieri dall'inizio alla fine.
Non ho idea se il tutto sia dovuto al tentativo neppure troppo velato di dare uno spessore eccessivo all'intero lavoro - sfruttando un meccanismo simile a quello della trilogia di Planet of the Apes - in vista di un numero tre che, a questo punto, non attenderò con la stessa impazienza, o se il cambio in regia abbia in qualche modo intorpidito l'atmosfera rendendola cupa come la nuova location, o se l'estate non mi permette di essere collaborativo rispetto a proposte anche vagamente più pesanti della più leggera delle commediacce o del più tamarro degli action movies, ma tant'è.
Sarò troppo old school, ma se devo pensare ai dinosauri immediatamente immagino giungle selvagge, inseguimenti mozzafiato, battute a raffica ed effettoni più che filosofeggiamenti, esperimenti biologici ed aste da crime: per quelli ci sono un sacco di thrillers e spy stories più adatti a ricoprire il ruolo di tentativo dal sapore gotico di mascherare una semplice trama di inseguimenti, mostri, sparatorie e buoni contro cattivi nella migliore tradizione del "film di cassetta".
E anche in quel caso, riuscire nell'impresa non è mai così semplice.




MrFord




 

sabato 21 luglio 2018

Jessica Jones - Stagione 2 (Netflix, USA, 2018)









Nell'Universo dei Marvel Knights, che nelle menti e nelle aspirazioni degli autori e dei produttori di Netflix doveva e dovrebbe andare a rappresentare una versione più cupa ed urbana - ma sempre votata ai supereroi - del Cinematic Universe che tanto successo sta riscuotendo sul grande schermo, Jessica Jones rappresentava, sulla carta, per quanto riguarda i ricordi che avevo dei personaggi negli albi a Fumetti, l'anello debole: nata infatti come charachter più legato alle atmosfere della linea Vertigo della rivale di sempre DC Comics, la detective dotata di superforza suonava comunque distante dai più classici Daredevil, Punisher, Iron Fist e Luke Cage: a sorpresa, però, nonostante non abbia rappresentato chissà quale sorpresa, la prima stagione dedicata alla scontrosa ed alcolizzata antieroina non era stata per nulla malvagia, grazie anche ad un villain d'eccezione come il Killgrave di David Tennant, vero e proprio mattatore dell'intero ciclo.
A questo secondo giro di giostra, complice il vuoto lasciato dall'attore inglese, da una serie di idee che faticano a decollare e da un trasporto suscitato nel pubblico pari a quello che riesce a trasmettere un mattonazzo bielorusso da quattro ore in una sera d'estate dalla voglia di spiaggia e sbronza allegra, ho patito e non poco i tredici episodi dedicati alla scorbutica Jones, alle prese principalmente con la Famiglia - dalla rediviva e folle madre alla sorella acquisita Trish, passando i nuovi amori - e di situazioni e sequenze che paiono troppo spesso tirate decisamente per le lunghe, neanche ad ogni singola puntata si fosse allungato il brodo di una decina di minuti abbondanti: un netto passo indietro, dunque, per una serie che prometteva bene ma che non aveva certo fatto il botto, e che rispetto a Punisher e Daredevil era sicuramente distante per livello qualitativo.
Se, dunque, dopo la certo non irresistibile The Defenders la seconda season di Jessica Jones aveva il compito di rilanciare l'interesse dell'audience sull'intera operazione Marvel Knights la missione è decisamente fallita nonostante, occorre ammetterlo, episodio dopo episodio si notano miglioramenti ed il finale è senza dubbio da considerarsi in crescendo rispetto alla prima metà del cammino: ma è ancora troppo poco per un personaggio ed un prodotto decisamente ed esageratamente incensato al suo debutto, al quale occorrerà un importante bagno di umiltà prima di iniziare il viaggio che - decisioni di produzione permettendo - condurrà il pubblico alla terza stagione.
Per quanto mi riguarda, in questo momento non solo non ho assolutamente voglia di pensare a quando mi ci troverò di fronte, ma neppure affrontare Luke Cage, uscito per la sua seconda annata proprio "trainato" - almeno sulla carta - da Jessica Jones, quanto più che altro confido in Daredevil ed in una definitiva esplosione del Punisher, nettamente i due assi nella manica di questa linea che, tra alti e bassi, è sopravvissuta nel corso delle ultime stagioni ma che se vorrà restare a galla e magari regalare qualche grande soddisfazione dovrà cominciare a pensare di rivoluzionare qualcosa nell'approccio.
Perchè rifugiarsi in una fine che pare un nuovo inizio ma che, di fatto, riporta il main charachter alla condizione di "tutto cambia per non cambiare" tipica, per l'appunto, del fumetto seriale incapace di fornire una vera crescita ai suoi protagonisti, non mi pare davvero la strada migliore da percorrere.
Neppure quando si hanno incredibili superpoteri.



MrFord



giovedì 19 luglio 2018

Thursday's child




Alle spalle la sbronza dei Mondiali, al Saloon torna il Cinema in pianta stabile partendo proprio dalla rubrica che è stata una delle certezze di questi anni nella blogosfera: accanto al mio consueto nemico Cannibal, a questo giro l'ospitata è toccata a uno dei più vecchi colleghi cinefili di queste parti, Frank Romantico.
Per l'occasione, e considerate le uscite molto diluite, abbiamo deciso di accorpare ben due settimane al prezzo di una, neanche fossimo in periodo di saldi anche noi.



"Mettiti in fuga, perfino Ford ha delle riserve sul nostro film!"


OVERBOARD
(nei cinema dal 19 luglio)

"Se ci fossero più film così, scommetto che quei tre bloggers correrebbero in sala ogni giorno!"

Frank: Faccio outing e lo ammetto pubblicamente sui blog del Cannibale e di Ford: a me le commedie sentimentali piacciono da impazzire. Questa però non mi ispira particolarmente, sarà che parto prevenuto visto che si tratta del remake dell'omonimo film del 1987 con Kurt Russell e Goldie Hawn, che a me non è mai piaciuto. Riusciranno i registi Bob Fisher e Rob Greenberg a farmi cambiare idea?
Cannibal Kid: Io non ho bisogno di fare outing, perché tanto lo sanno già tutti che ho una passione per le romcom, anche se preferisco quelle indie, rispetto alle commercialate come questa. L’originale con due attori di epoca fordiana come Russell + Hawn non l’ho visto, mentre in questo ci sono la simpatica Anna “Scary Movie” Faris e il poco esaltante Eugenio Derbez. Alla fine credo che lo vedrò, e lo stesso farà il buon Frank. Suca Ford!
Ford: le commedie romantiche, se simpatiche e ben fatte, piacciono perfino a me. Peccato che questa paia proprio l'ennesimo remake da crisi di idee di un film che, nonostante la presenza di Kurt Russell, non mi ricordo come un granchè. Dunque passerò oltre e lascerò la visione a quel pusillanime di Cannibal.

SKYSCRAPER
(nei cinema dal 19 luglio)

"Dwayne, è arrivato il bonifico di Ford per ringraziarti della ripassata che hai dato a Cannibal."

Frank: Un film d'azione con The Rock? Davvero? Che bella l'estate, che ci propone sempre roba fresca e originale. Guardando il trailer poi sembrerebbe più sci-fi che action, tanto da far apparire verosimile un cinecomic della Marvel. Questa potrebbe essere una di quelle volte in cui il Cannibale ed io siamo d'accordo. E poi di film action ambientati in un grattacielo ne esiste solo uno, per me. Chi ha occhi per intendere...
Cannibal Kid: Io & Frank uniti contro il Male, ovvero contro Ford e contro questi filmacci d’azione. Tra tutti gli action heroes di cui Ford è innamorato, The Rock è uno di quelli che sopporto di più, ma ciò non toglie che questa roba promette molto meno bene rispetto ai simpatici Baywatch e Jumanji - Benvenuti nella giungla. Mi vengono le vertigini al solo pensiero di vederlo. E mi viene il vomito a pensare che su WhiteRussian si beccherà 3, se non 4 bicchieri pieni.
Ford: adoro The Rock e le tamarrate action estive e non, alla facciazza del Cannibale, ma dal trailer questo Skyscraper pare proprio una puttanata talmente grande da non riuscire a convincere neppure il sottoscritto. Certo, una visione magari vacanziera potrei concederla, ma le aspettative, nonostante il buon Dwayne, sono molto, molto sottoterra, altro che grattacieli!

BENT - POLIZIA CRIMINALE
(nei cinema dal 25 luglio)

"Attento, Karl. Con un colpo di tette ti spedisco dritto in braccio a quei tre loschi bloggers."

Frank: Film del genere solitamente li salto a priori, questo poi non sembrerebbe nemmeno brillare per originalità. Solite esplosioni, sparatorie e ironia all'americana. Potrebbe mai essere meglio di quello che sembra? Non credo. Alla regia c'è Bobby Moresco, che conosco come produttore, come sceneggiatore ma non come regista. Per fortuna nel cast c'è Sofia Vergara, che credo faccia contento anche il Cannibale.
Cannibal Kid: Frank, ti dirò, a costo di passare per il gaio Ford di turno, che Sofia Vergara non m’è mai gustata particolarmente. Troppo troppa per me. Il film poi non parliamone. È uno di quelli che una volta trovavi invenduto in fondo al cestino delle offerte al supermercato e di quelli che ora, con tutta la scelta che c’è, soltanto il criminale Ford ha il coraggio di spararsi.
Ford: e per la seconda volta mi tocca snobbare un film che in teoria dovrebbe essere tamarro abbastanza per me. Purtroppo, mi pare solo brutto. Più brutto del Cannibale e delle sue proposte cinematografiche.

HEREDITARY - LE RADICI DEL MALE
(nei cinema dal 26 luglio)

"Abbiamo evocato lo spirito di Frank, guai a noi!"

Frank: Un horror. Un horror d'estate. L'occasione perfetta per andare a godersi un paio d'ore di aria condizionata al cinema. Questo esordio del regista Ari Aster, tra l'altro, ha fatto parecchio parlare di se e i soliti strilloni lo spacciano per un capolavoro, l'horror d'autore (quanto odio questa definizione) dell'anno, addirittura il nuovo L'Esorcista. Non il solito filmetto estivo leggero leggero, insomma. Tieni basse le aspettative Frank, altrimenti come al solito rimarrai deluso tra uno jumpscare e l'altro.
Cannibal Kid: Di solito con questi horror esaltati come capolavori assoluti, e poi l’anno successivo immancabilmente finiti nel dimenticatoio, a sorpresa mi trovo d’accordo con Ford nel ridimensionarli. E questa sì che è una cosa spaventosa. Detto ciò, spero che il film per una volta sia come dicono davvero agghiacciante, in senso buono. Anche se io prima di parlare di horror dell’anno aspetterei il Suspiria di Luca Guadagnino.
Ford: adoro gli horror, specialmente d'estate. Un pò meno quelli spacciati per nuovi cult che finiscono quasi sempre per essere bottigliati come meritano e neanche fossero un film indie consigliato da Cannibal. Hereditary farà la stessa fine, o merita davvero il clamore che ha suscitato? Spero di poter dare presto la mia risposta alla questione.

IO, DIO E BIN LADEN
(nei cinema dal 25 luglio)

"So benissimo che Ford vorrebbe dormire così."

Frank: Nicolas Cage è dappertutto! Davvero, in qualunque posto io sia, finisco sempre per trovarmelo davanti: al cinema, in TV, per strada, in pizzeria. Vedo Nicolas Cage ovunque. Eppure non mi sarei mai aspettato di trovarlo in un film di Larry Charles. Siete contenti Cannibale e Ford, vero? Un biopic-commedia-avventuroso. Troppa roba, facciamo che lo aspetto al primo passaggio in TV o su Netflix.
Cannibal Kid: Potenziale titolo scult dell’anno, e forse del secolo, è la conferma di come Nicolas Cage oggigiorno abbia più bisogno di soldi di Gigi Buffon, che tra un po’ sponsorizza persino WhiteRussian pur di guadagnare due euri da andare a giocare al casinò.
Ford: Nicholas Cage è l'eroe trash per eccellenza del Saloon, e questo film promette davvero di essere uno dei titoli imperdibili del genere degli ultimi anni. Una specie di Sharknado senza squali e con tanto Nicola Gabbia. Alla facciazza di Cannibal.

LE ULTIME 24 ORE
(nei cinema dal 25 luglio)

"Se in questo postaccio non servono White Russian, giuro che levo le tende."

Frank: Sulla carta questo film mi potrebbe anche piacere. Ammesso che non sia la solita boiata. Sembrerebbe un John Wick che incontra In Time, però con Ethan Hawke. E la cosa fa un po' ridere. Ho una brutta sensazione a riguardo, magari lo faccio guardare prima a Ford se vuole fare da cavia. Un tempo questo sarebbe stato whisky per le sue bicchierate.
Cannibal Kid: Certo che in questo periodo arrivano un sacco di fordianate assurde. Non a caso l’estate è il periodo peggiore dell’anno per le uscite e in quest’estate 2018 sono particolarmente tremende.
Ford: nonostante, anche qui, ci sia materiale apparentemente fordiano, non sono per nulla attratto dalla potenziale visione. Ma che mi succede, quest'estate!? I Mondiali mi avranno cannibalizzato!? Speriamo di no!

BREAKING IN
(nei cinema dal 26 luglio)

"Cerco di imitare lo stile fordiano. O il non stile fordiano."

Frank: Diretto da James McTeigue. McTeigue, quello di The Raven. Non so voi ragazzi, ma io passo la mano.
Cannibal Kid: Se non ricordo male, The Raven era finito nella mia classifica del peggio cinematografico di qualche anno fa. Direi quindi che passo anche io. Ford, a questo punto sei costretto a sacrificarti tu per la patria, e per l’onore del mondo Blogger.
Ford: non ho mai visto The Raven, ma purtroppo dopo l'ottimo esordio con V per vendetta, McTeigue si è tramutato nell'ombra di se stesso e nell'ennesimo inutile mestierante di Hollywood. Passo anch'io senza pensieri.

HOSTILE
(nei cinema dal 26 luglio)

Il film dedicato a Ford e Cannibal si intitolerà "Ostile".

Frank: Un altro film horror, francese per di più. Pandemia, mostri, ambientazione post-apocalittica: io con 'sta roba ci vado a nozze. Se poi si svolge quasi tutto nel deserto, allora comincio ad esaltarmi. Dietro la macchina da presa c'è Mathieu Turi che... chi è? Però come produttore abbiamo Xavier Gens. E io a Gens gli voglio ancora bene per aver diretto The Divide. Questo lo guardo di sicuro.
Cannibal Kid: Frank finora stava dicendo cose più o meno sensate, ma adesso dev’essere stato colto dal virus fordiano che ti trasforma in uno zombie spara assurdità. Ancora un film horror di ambientazione desertica? Faccio fatica a pensare a qualcosa di più noioso, a parte una maratona di cinema e/o wrestling ideata da Ford. In compenso è un film prodotto dal paese dei (giustamente) campioni del mondo, quindi magari non è così male.
Ford: potenziale sorpresa della settimana, nonostante il sospetto che nutro da sempre rispetto a chiunque e qualunque cosa provenga dalla Francia, che è mia rivale quasi quanto Peppa Kid. Una visione, nonostante una trama certo non originalissima, ci sta tutta.

OCEAN'S 8
(nei cinema dal 26 luglio)

"Rihanna, quei tre bloggers pensano solo a te: riceveranno presto notizie dai nostri avvocati."

Frank: No ragazzi, questo non riesco a commentarlo. Poi c'è Sandra Bullock. Cannibale, c'è Sandra Bullock! Che fa una parte alla Sandra Bullock. Quasi potesse essere peggio di quel che sembra. Non basta il resto del cast (tutto al femminile) a farmi cambiare idea. Perdonami, Rihanna. Posso fare come a scuola, che porto la giustificazione e salto la lezione? Dai, esco prima. Questo film non esiste, andiamo avanti.
Cannibal Kid: Frank ormai ha perso il lume della ragione ed è diventato irrecuperabile. Sandra Bullock non mi ha mai fatto impazzire, a parte The Net e The Blind Side, però c’è di ben peggio in circolazione rispetto a lei. Il resto del cast poi promette molto bene, in particolare Rihanna, e, sebbene non sia un enorme fan della saga di Ocean’s, questo capitolo per una serata di discreto intrattenimento il suo porco dovere dovrebbe riuscire a svolgerlo.
Ford: questa roba mi pare la versione heist della terribile saga di Pitch Perfect, dunque nonostante Rihanna credo proprio che passerò la mano dedicando magari le mie serate estive a qualche bella revisione di cult anni ottanta.

LA BELLA E LE BESTIE
(nei cinema dal 26 luglio)

"Stiamo avvisando tutta la popolazione: Ford, Cannibal e Frank non sono certo gente raccomandabile."

Frank: Su un film come questo, visto l'argomento trattato, c'è poco da scherzare. Direttamente dal Festival di Cannes 2017, dove fu presentato nella categoria Certain Regard, questa produzione internazionale diretta dalla tunisina Kaouther Ben Hania è più che mai attuale considerando i fatti di cronaca. Infatti è tratta da una storia vera. Solitamente film come questo mi fanno male, ma al di là del valore umano bisognerà vedere com'è da un punto di vista cinematografico. Che possa mettere d’accordo persino il Cannibale e Ford?
Cannibal Kid: Un film impegnato e dal tema ostico in piena estate?
Mi sa che due bestie come me e Ford saranno d’accordo sì, ma nell’evitarlo. Almeno fino all’arrivo della brutta stagione. Sorry, Frank.
Ford: per quanto suoni terribile in più di un senso, mi tocca essere d'accordo con Cannibal. Fino alla caduta delle foglie - e soprattutto con le vacanze in arrivo - non voglio assolutamente sentir parlare di impegno. Svacco totale e cervello in infradito.

lunedì 16 luglio 2018

Saloon Mundial: la dura legge del gol




E così, il Mondiale duemiladiciotto, il primo che abbia vissuto da "non tifoso", è finito.
Da un certo punto di vista si è chiuso nel modo peggiore, con la squadra tra le quattro rimaste in gara che meno avrei voluto vedere trionfare, ma dall'altro ha regalato senza dubbio una delle finali più ricche di gol della Storia, ed ha oggettivamente incoronato una squadra che, pur non giocando un bel calcio - del resto, non lo era neppure il nostro nel duemilasei - è stata in svantaggio per nove minuti in tutta la competizione, ha saputo costruire una generazione di giocatori giovani, affamati e talentuosi e negli ultimi vent'anni un team che ha raggiunto tre finali mondiali su sei ed una europea. Certo non cosa da poco.
Dall'altra parte, esce a testa alta una Croazia che ha regalato forse il miglior approccio al campo della competizione, e che ha patito principalmente la mancanza di qualcuno in grado di prendere per mano la squadra e, dopo minuti e minuti di nulla, cambiare il destino di uno - o più - match: Modric e Rakitic, forse i più talentuosi tra i biancorossi, soffrono entrambi del morbo di Messi, e personalmente ho finito per apprezzare decisamente di più gente come Vida, che pare uno uscito ieri dal carcere e lotta dal primo all'ultimo minuto, tecnica o no.
Del resto la Francia, che subisce come un incassatore e riparte con la velocità di una macchina da corsa, può invece contare sulle giocate di ragazzi forse difficili da digerire come Pogba e Mbappè - che, in realtà, sono semplicemente ragazzi - e sull'intelligenza di un grandissimo Griezmann, vero motore di quella che è considerata una squadra di fenomeni, e quando meno l'avversario se l'aspetta, sfodera zampate che sono macigni poggiati sulle spalle di chi si trova di fronte, in grado anche di rendere papere come quella di Lloris giusto un aneddoto da raccontare nel corso della sbronza che segue la vittoria.
Dunque, la finale ha consegnato la Coppa alla squadra che ha giocato peggio ma che ha saputo sfruttare al meglio i suoi talenti, che ricorda la canzone degli 883 ma che non deve sminuire i vincitori o giustificare i perdenti: è andata così, ed è stato giusto e bello vedere che tutti, in misura diversa, l'anno accettato condividendo anche la bellissima doccia finale. Putin escluso.
Ma ci sta anche questo.
Il Mondiale è finito, è stato emozionante ed intenso, ha regalato gioie e dolori, match dalla tensione palpabile - come quello di oggi pomeriggio - ed altri vissuti con leggerezza - l'Inghilterra non pervenuta alla "finalina" per il terzo e quarto posto, giustamente vinta dal Belgio -: è stato il primo Mondiale VAR - sistema che continuo ad apprezzare - e quello, forse, con più sorprese dai tempi della pilotatissima kermesse del duemiladue, ha portato un cambiamento nel panorama calcistico delle stelle e delle Nazionali considerate istituzioni ed una ventata di aria fresca in un calcio che, finalmente, pare uscire dall'epoca segnata dal tiki taka spagnolo.
Uno dei giocatori fondamentali - anche se deve ancora dimostrare davvero tutto - è un ragazzo che non ha ancora vent'anni, e che ai tempi in cui Deschamps sollevava la coppa nel novantotto non era ancora nato, quando si portavano divise larghissime e non era possibile rivalutare una decisione arbitrale.
Il bello del nuovo, del Tempo che passa, dell'idea che qui in Italia possa essere in fasce il giocatore che ci farà vincere di nuovo un Mondiale tra vent'anni è tutto qui.
E' giusto che i Bleus si godano la vittoria. Anche se qui al Saloon si sperava di festeggiare per le strade di Zagabria, che da quanto sento hanno già trovato lo stimolo per farlo comunque, rispetto ad un risultato storico.
Restano, a rovinare la festa, il pensiero del già citato Putin unico sotto l'ombrello durante la cerimonia di premiazione, ed il pensiero per il destino di chi, nel nome delle Pussy Riot, ha pacificamente invaso il campo sul finire della partita: sinceramente penso che tutto quello che si potrebbe risolvere male si risolva bene, e che la festa non nasconda troppa sporcizia sotto il tappeto.
Per il resto, brindo a chi ha vinto e a chi ha perso, sapendo bene per quale parte ho lottato e continuerò a lottare.



MrFord

sabato 14 luglio 2018

Saloon Mundial: never say die








L'ultima partita prima delle due finali di questo Mondiale fuori dagli schemi ha tenuto fede a quello che è stato il mantra di questa improvvisata rubrica dai giorni dei gironi di qualificazione: è finita si dice alla fine.
La Croazia, che è passata dal dominare nella prima parte della competizione a non riuscire mai a chiudere un match nei novanta minuti - rigori contro Danimarca e Russia, supplementari contro l'Inghilterra, ma del resto il Portogallo vinse gli ultimi Europei pareggiando sul campo quasi tutte le partite vincendo in finale proprio contro la Francia - mostra ancora una volta il carattere e la tenuta fisica che nel calcio attuale paiono avere la meglio su tecnica, individualità e superstar.
Dopo aver subito un gol praticamente a freddo e giocato un primo tempo che lasciava presagire alla finale più classica immaginabile ed un rammarico simile a quello del Belgio - bellissimo, comunque, il filmato del pubblico di Hyde Park a Londra che esplode insieme alla birra -, la Croazia si guadagna la prima finale della sua storia entrando in campo nella seconda frazione con un piglio da spaccaculi ed un Perisic scatenato, che prima pareggia con un acrobazia da film di arti marziali e poi centra il palo, portando i Leoni anglosassoni ai supplementari dove, a fronte del progressivo cedimento mentale degli avversari, Mandzukic si dimostra cinico come un sicario portando i compagni all'appuntamento più importante delle loro carriere - anche in questo caso, indimenticabile l'immagine dei giocatori croati che travolgono un fotografo che finisce per essere parte integrante del gruppo - mentre i ragazzi oltremanica finiscono per subire il peso della loro inesperienza, portando a casa un Mondiale comunque storico - era dai tempi di Italia '90 che l'Inghilterra non centrava una semifinale - e la garanzia che, tra due anni, all'Europeo saranno una delle squadre da battere.
Ora restano da giocare due sole partite, una simbolica e storicamente spettacolare perchè priva di pressioni - la "finalina" tra Inghilterra e Belgio - ed una tesa come una corda di violino, che vedrà la Francia dei nuovi fenomeni affrontare la Croazia tutta squadra, carattere e volontà. Certo, ci sono Modric e Rakitic, che però paiono soffrire del morbo di Messi, e dunque tutto finirà sulle spalle dei Mandzukic e dei Vida, gente che non guarda in faccia a niente e nessuno, e combatte fino a quando non è il momento di crollare.
La Francia resta favorita, ma per quanto mi riguarda, dovesse trionfare - per la prima volta nella Storia - una squadra come la Croazia, sarei ben più che felice.
In memoria dei ricordi che ho del tempo trascorso in quella parte di Adriatico qualche anno fa e del favore che, al Saloon, hanno sempre gli outsiders.
Specialmente se di fronte si ritrovano la mia rivale calcistica per eccellenza.



MrFord

giovedì 12 luglio 2018

Thursday's child







Nuova settimana di uscite e nuova ospite, una vecchia conoscenza della blogosfera e dei due sempre squilibrati co-autori di questa rubrica, il sottoscritto ed il suo arcinemico Cannibal Kid: sto parlando di Elisa Pavan di Cooking Movies, che per l'occasione ha tentato di trovare la ricetta giusta per far funzionare questa collaborazione.




Intro di Elisa: mamma mia, che emozione, essere ospiti dei miei amici bloggerz di cinemah, il cinico dal cuore nerd Cannibal Kid e il rocker dal cuore radical tenero Mr Ford! Diamo subito uno sguardo a cosa ci attende al cinema questo weekend (premesso che al 12 di luglio se invece che in sala andate al mare, avete tutta la mia approvazione!)


"Chiaramente hai guardato troppi film consigliati da Cannibal: è chiaro che ti si sia rovinata la cornea."

12 Soldiers

"Ora che siamo atterrati a Casale possiamo procedere con la ricerca di Cannibal Kid."

Elisa: Vedendo questo trailer mi è venuta voglia di avvolgermi in una bandiera americana e gettarmi da un ponte... Scherzi a parte, sento puzza di retorica populista, perfettamente in linea con gli USA dell'era trumpiana e le derive che stiamo vivendo oggi anche in Italia. L'inverosimile impresa di 12 superuomini che vanno in Afghanistan a compiere una vendetta nei confronti dei talebani dopo l'11 settembre... diciamo che può convincere ad andare al cinema qualche mandriano del Montana, io me ne guarderò bene nonostante la pazzesca possanza fisica di Chris Hemsworth su cui saranno d'accordo con me anche gli invidiosi Cannibal Kid e Mr Ford.
Cannibal Kid: Questa è la fordianata perfetta per tutti i patrioti che si credono ammeregani come Mr. James Ford from Lodi, Texas. Certo che se il possente, ma inespressivo, Chris Hemsworth vuole costruirsi una carrera all'infuori di Thor, titoli come questo non lo aiutano. Fuck off this shit!
Ford: probabilmente sarà un americanata devastante e terribile anche per un wannabe american come questo vecchio cowboy, eppure mi pare la tamarrata retorica perfetta per riempire qualche serata non appena sarà passata la sbronza calcistica dei Mondiali. Alla facciazza di Cannibal e di Elisa, che rosicheranno per qualche motivo da radical mentre berrò idealmente una bella birrona con Hemsworth.

Chiudi gli occhi

"Di nuovo quei tre bloggers: converrà chiudere la cucina prima che non resti nulla."

Elisa: Basta il trailer per intuire l'intero svolgimento di questa storia d'amore malato, che James Ford secondo me giustamente schiferà mentre Cannibal Kid sarà tentato di vedere per la presenza fregnesca di Blake Lively, qui in versione cieca di Sorrento, poi vedente e perciò zoccoleggiante, in grado perciò di suscitare sadiche reazioni nel brutto marito - evidentemente sposato quando già non ci vedeva. Ma la bella Blake da sola non basta a giustificare il biglietto per un film che non sembra proporre nulla di nuovo o interessante.
Cannibal Kid: Chiudo gli occhi di fronte a quello che potrebbe dire Mr. Ford riguardo a questo film, e pure a quanto scritto da Elisa. Blake Lively da sola basta a giustificare la visione di qualunque pellicola... anche se in questo caso dovrà essere particoalrmente zoccoleggiante per renderla interessante. Ma ce la può fare.
Ford: questa pare proprio la classica merdata cannibalesca che il mio rivale sponsorizzerà solo perchè arricchita dalla Blake Lively di turno. Fortunatamente la nostra ospite della settimana è riuscita a vederci ben più lungo di lui: non che ci volesse poi molto.

Giochi di potere

"Se vuoi entrare a far parte della cerchia di Cannibal, quello è l'accordo: mai più vestirsi come Ford."

Elisa: Si ispira a una storia vera narrata in un libro dall'ex funzionario dell'ONU Michael Soussan questo thriller che personalmente guarderei per capire qualcosa in più sul programma di aiuti Oil for Food durante la guerra in Iraq: tangenti, intrighi e misteri conditi da una storia d'amore lo rendono un candidato possibile per una dignitosa serata cinematografica. In più il protagonista è Theo James (quello di Divergent) che male non fa (fattore che forse non smuoverà Cannibal e Ford, ma le signorine all'ascolto di sicuro).
Cannibal Kid: Thriller che personalmente NON guarderei per capire qualcosa in più sul programma di aiuti Oil for Food durante la guerra in Iraq, visto che non so cosa sia l'Oil for Food e questa settimana gli ammerigani tra film propagandistici post-11 settembre e storie sull'Iraq in entrambi i casi fuori tempo massimo hanno proprio rotto le balls. Ford invece andrà in brodo di giuggiole.
Ford: trama interessante, anche se il protagonista mi ispira più o meno quanto l'ultima settimana lavorativa prima delle ferie. Se mi dovessero restare energie prima della partenza per il mare, potrei anche dedicare una bella serata ad un film che potrebbe quantomeno essere guardabile.

Luis e gli alieni

"E in quella scatola cosa c'è? Il Cucciolo Eroico!?"

Elisa: Adoro i cartoni animati, in particolare i film Disney e gli anime giapponesi degli anni 80. Questa produzione danese non ha la bellezza disarmante del tratto di Miyazaki o la comicità sorniona delle produzioni USA, ma sembra possedere le carte in regola per divertire e intrattenere i bambini, insegnando loro l'importanza dell'amicizia e l'apertura alla diversità. Secondo me i bimbi di Mr Ford potrebbero apprezzare, mentre Cannibal archivierà la pellicola senza battere ciglio.
Cannibal Kid: Secondo me più che i bimbi, è Ford senior che cercherà di trascinare al cinema la famiglia, che saggiamente credo lo manderà a quel paese. Certo però che se si mette pure Elisa a sponsorizzare queste bambinate buone giusto per gli esercenti cercare di fare cassa sfruttando i minori, io questa settimana mi sento un alieno persino dentro il mio pianeta/blog.
Ford: nelle ultime settimane ho snobbato parecchio il Cinema, e per il momento penso che continuerò su questa strada. Del resto i Fordini hanno appena scoperto Toy Story, dunque mi aspetta una bella retrospettiva Pixar, decisamente migliore di qualsiasi pur interessante tentativo attuale.

A Modern Family

"Pare che questa roba, la Bibbia, serva per scacciare Cannibal e Ford."

Elisa: Commediaccia che punta sulle performance comiche di Steve Coogan e Paul Rudd nei panni di una coppia gay alle prese con l'improvvisa visita di un nipote di cui non sapevano l'esistenza. Guardatevi il trailer e ditemi se le scaramucce tra i due innamorati non vi ricordano l'odi et amo che scorre tra Mr Ford e Cannibal Kid... solo per questo loro due dovrebbero guardarlo!
Cannibal Kid: Non è la versione cinematografica della quasi omonima serie comedy prediletta da Ford carina ma che ormai ha stufato alla grande, ovvero Modern Family, bensì quella che come dice Elisa si preannuncia davvero come una commediaccia. Cosa che io però intendo in senso positivo, visto che per una disimpegnata estiva in attesa della finale dei Mondiali potrebbe essere la visione ideale. Se ci sono scaramucce in stile Cannibal vs Ford ancora meglio, sebbene abbia il sospetto che Paul Rudd e soprattutto l'odioso Steve Coogan non riescano a essere al nostro livello. Di minchionaggine, intendo.
Ford: dubito anch'io che i protagonisti di questa commediaccia - in senso ovviamente buono - possano essere al livello mio e di Cannibal, ma come soluzione d'intrattenimento estiva ci sta alla grande, specialmente nel pieno di una serata alcolica. E potrebbe perfino rivelarsi la sorpresa più interessante della settimana.

Super Troopers 2

"Con una presentazione come questa, facciamo un'impressione anche peggiore di quella che avranno fatto Cannibal e Ford a Elisa."

Elisa: Eravate fan di Scuola di polizia? Ecco, la risposta a questa domanda potrà indirizzarvi sul guardare o meno questo film demenziale dove una squadra di idioti della polizia americana stavolta ha a che fare con un'altra squadra di scemi, ma canadesi, per la definizione del confine di stato del Vermont. Io, come avrete intuito, detesto il genere e quindi lascio al Cannibal e a Ford il piacere di trastullarsi con la demenzialità di questo orrore!
Cannibal Kid: Ooh, qui siamo decisamente d'accordo. Anche io detesto il genere, Scuola di polizia non l'ho mai sopportato e manco sapevo dell'esistenza di Super Troopers 1. Questo film finisce quindi in fondo al fondo della lista delle potenziali visioni, manco si trattasse di un titolo spacciato da White Russian per capolavoro.
Ford: ai tempi avevo ridacchiato per i primi Scuola di polizia, ma quel tempo è passato, e completamente all'oscuro dell'esistenza del primo capitolo di questa "serie", e mi ritrovo di fronte il secondo. Direi che passerò volentieri la mano.

Peggio per me

"Lo sapevo: non dovevo mangiare nel ristorante consigliato da Cooking Movies."

Elisa: Film italiano che mi dà l'idea del vorrei ma non posso: vorrei fare una commedia tragicomica contemporanea ma non ho i mezzi, i soldi, gli attori, niente. Uomo 42enne in crisi esistenziale si rifugia nel ricordo del 1986, quando la sua occupazione principale era creare mixtapes e registrare finti spettacoli con il compagno di giochi. Ora è separato, in crisi lavorativa e con una figlia 12enne con la quale non si capisce.
La fattura rudimentale e la romanità che emergono già dal trailer mi rendono fastidiosa la pellicola e non la guarderò.
Chissà se Cannibal lo farà per confrontarla alla serie 13, dove le cassette erano le protagoniste di ben più drammatica storia... e se James Ford, che ha il pelo sullo stomaco di affrontare certi autori neorealistici, avrà voglia di cimentarsi...
Cannibal Kid: Peggio per me che continuo a tenermi Ford come co-conduttore di questa rubrica. Meglio per me che questa settimana abbiamo invitato Elisa, che si è sacrificata per noi per commentare 'sta roba. Peggio per lei. Io manco ho il coraggio di guardare il trailer, figuriamoci il film completo.
Ford: sottoscrivo in pieno - stranamente - quello che ha scritto Cannibal. Meno male che Elisa c'è, perchè altrimenti noi ci saremmo sognati di spendere tante parole per questa robaccia.




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