domenica 29 aprile 2018

Dott. House - Stagione 7 (Fox, USA, 2011)





Insieme all'ostracizzato Frank Underwood e all'impenitente Frank Gallagher, Gregory House è ormai parte integrante del trittico di veri stronzi che il Fordino adora incondizionatamente: proprio la sua passione per il claudicante medico dipendente da Vicodin è stata il motivo scatenante del recupero delle sue avventure, ai tempi - come i frequentatori abituali del Saloon ben sanno - ignorate o quasi da questo vecchio cowboy a causa della "guerra di ascolti" che coinvolgeva lo stesso House e Lost, che da queste parti era ed è quasi una religione.
Schermaglie da "tifoseria" a parte, devo ammettere di essermi molto divertito nel seguire quello che è e resta un prodotto d'intrattenimento senza picchi particolari ma che ha mantenuto sempre piuttosto costante la sua qualità con poche battute d'arresto e stagioni come questa - la penultima ad essere trasmessa - addirittura migliori delle precedenti: a partire, infatti, dal cambio di direzione fornito dall'inizio di una storia d'amore tra House e la sua direttrice sanitaria, Lisa Cuddy - altro personaggio chiave della produzione - fino alle conseguenze di questo stesso rapporto, il settimo anno del bastardissimo Greg non ha segnato alcuna crisi, ed al contrario ha proposto alcuni degli episodi più interessanti dell'intera serie - il primo che mi viene in mente è Nella notte, ma ricordo anche con molto piacere la puntata "cinematografica" con tanto di citazioni riferite a pellicole cult per il pubblico amante del grande schermo - e seppur non piazzando la zampata conclusiva - il finale ha il sapore del già visto - si propone come uno dei più interessanti dell'intera serie.
Come di consueto, poi, accanto all'imprevedibile e sempre irriverente immunologo, viene riservata attenzione anche all'evoluzione delle vite e dei caratteri dei suoi collaboratori, dagli storici Chase e Foreman - spentosi un pò nel corso degli anni - ai più "recenti" Taub - che resta la vera sorpresa della squadra di House, in bilico tra aria da loser, personaggio da commedia e jolly su tutta la linea - e 13 - che lanciò Olivia Wilde, allora non nota certo come oggi -, fino alla meteora Masters, praticamente l'opposto di tutto quello che rappresenta l'instabile medico e dunque perfetta sia nel ruolo di spalla comica che di contrappeso in termini etici - peccato, in questo senso, averla tolta dal gioco così frettolosamente -: in un certo senso, tornare ogni volta nell'ufficio di House è diventato un appuntamento piacevole e rilassante, quasi come se questa proposta ai tempi così nettamente snobbata si fosse rivelata ben più vicina al mio cuore di spettatore di quanto non potessi neppure immaginare.
Senza dubbio il Fordino ha fatto e continua a fare la sua parte in questo, ma devo ammettere che se l'appeal dei personaggi non fosse stato lo stesso o la qualità fosse calata drasticamente non avrei certo esitato a trovare un modo per dirottare le attenzioni del piccolo Ford su altro: merito, dunque, di autori ed attori aver dato vita ad un mondo sicuramente pop nelle ambizioni ma ugualmente in grado di coinvolgere piacevolmente anche chi cerca, piccolo o grande schermo che sia, anche un salto di qualità autoriale.
E se dopo sette anni ancora il risultato è questo, significa che la cura di House ha senza dubbio successo.



MrFord



 

venerdì 27 aprile 2018

Homeland - Stagione 6 (Showtime, USA, 2017)





Nel corso delle ultime stagioni, pochi serial possono vantare di avere avuto un impatto simile a Homeland sul pubblico e gli appassionati: ricordo ancora oggi con i brividi le prime due annate di questa proposta che mescola dramma, attualità, spionaggio ed azione, talmente cariche di tensione da risultare a tratti addirittura insostenibili, e rese esplosive - in tutti i sensi - dalla coppia formata da Damien Lewis e Claire Danes, perfetti per i ruoli loro ritagliati dagli autori.
Con il tempo e la morte del personaggio di Brody - interpretato da Lewis, per l'appunto - Homeland è riuscita nella non facile impresa di mantenere sempre molto alta la qualità del suo prodotto pur risultando più fredda nell'approccio, orfana di un charachter tra i più memorabili mai giunti sul piccolo schermo ma pronta a contenere i danni sfruttando la crescita del maestro della protagonista - il Saul Berenson di Mandy Patinkin che per me rimarrà sempre e comunque l'Inigo Montoya de La storia fantastica - e l'inserimento di un nuovo "compagno" - il Peter Quinn più immortale di Ciro Di Marzio, interpretato da Rupert Friend -.
Con questa stagione numero sei, l'azione torna sul suolo statunitense dopo gli anni trascorsi da Carrie in Medio Oriente ed in Europa, ricordando quasi più nell'evoluzione un'annata di 24 che non i dubbi e le paure dei primi anni, sfruttando il dissenso creato ad arte all'indirizzo della Presidente eletta, osteggiata dall'interno e dall'esterno da un gruppo disposto a tutto pur di ribaltare la decisione popolare finendo per dare inizio ad un'escalation nell'abuso di potere della stessa futura Presidente USA che pare, con il season finale, pronta a scavalcare - a quanto sembra anche dalle anticipazioni della settima stagione, a breve in rampa di lancio negli States - dalla realtà alla distopia abbandonando definitivamente i binari estremamente realistici dai quali era partita.
Una scelta che potrebbe risultare un azzardo, in positivo o in negativo, e che pone qualche dubbio quantomeno sulla chiusura dell'ennesima stagione solida seppur non travolgente, che vede un Quinn creduto morto - almeno dal sottoscritto - in chiusura della quinta stagione tornare in una veste decisamente non facile, Dar Adal divenuto una sorta di eminenza grigia con la quale fare i conti e tutti i giochi di potere legati alla Presidenza pronti a risultare ben più pericolosi e macchinosi di qualsiasi piano terroristico orchestrato da una minaccia esterna.
In fondo, sono molti i detti pronti a ricordare quanto pericoloso possa essere chi sta al nostro fianco rispetto a chi affrontiamo a viso aperto, e guerre civili, dittature e ferite nella Storia dell'Umanità sono pronte a testimoniare quanto, in passato, i peggiori disastri per i popoli hanno trovato la loro origine e la loro forza proprio nel cuore dei paesi che le genti chiamavano casa: in questo senso, la nuova direzione data ad Homeland potrebbe significare un tentativo per sensibilizzare rispetto a quanto il Potere possa corrompere e rivoltare gli uni contro gli altri oppure il naufragio di una proposta tra le più interessanti che il piccolo schermo abbia avuto la fortuna di regalare al pubblico.
In attesa di scoprirlo con la settima stagione, in casa Ford si continua a correre il rischio per battersi accanto a Carrie Mathison, che con tutti i suoi difetti, è riuscita a costruire qualcosa che forse neppure lei, fin dal principio, si sarebbe aspettata: qualcosa che spero davvero possa mantenersi vitale quanto la sua pur problematica eroina.



MrFord



 

giovedì 26 aprile 2018

Hannibal - Stagione 2 (NBC, USA, 2014)




E' curioso come alcuni titoli di serie televisive, pur colpendo positivamente gli occupanti del Saloon, finiscano per riposare in attesa neanche fossero single malt da far invecchiare: di recente abbiamo riscoperto Ray Donovan, che inaugurò la sua presenza in casa Ford anni fa con la prima stagione per poi restare in standby ed essere recuperato con la bellezza di quattro stagioni viste in un anno, e a seguito di quest'ultimo si è deciso di riprendere anche un altro paio di titoli che, nonostante il "favore della critica", erano rimasti impietosamente fermi ai box.
Uno di questi è Hannibal, ispirato dai romanzi di Thomas Harris che al Cinema hanno regalato perle del calibro di Manhunter e Il silenzio degli innocenti, incentrato sulla figura dello psichiatra cannibale Hannibal Lecter e su quella della sua nemesi, Will Graham, interpretati da Mads Mikkelsen - fordiano ad honorem - e Hugh Dancy, pronti a prestare volto e follia a due lati della stessa medaglia in un prodotto complesso e diverso dai classici crime da piccolo schermo, curatissimo esteticamente - fotografia e taglio sono maniacali almeno quanto la cucina di Lecter - e poco disposto a fare concessioni allo spettatore, ma ugualmente entusiasmante, oltre che a livello estetico, per la tensione ed i riferimenti ad episodi già raccontati, pur se in modo diverso dai due filmoni citati poco sopra - ricordo benissimo la sequenza della sedia a rotelle infuocata fatta scivolare sulla rampa del garage in Manhunter, o i disegni a memoria di Lecter nella cella della struttura coordinata da Chilton -.
Il duello a distanza tra Hannibal e Will, giocato sia a livello mentale che fisico, sul dubbio e l'illusione, rende alla perfezione il rapporto che si instaura tra rivali che si ammirano, odiano e, in una certa misura, amano, quasi fossero una versione da studio psichiatrico di Joker e Batman, e l'equilibrio dell'uno fosse dato, inevitabilmente ed inesorabilmente, da quello dell'altro.
Ottimo il cast dei comprimari, che vede partecipazioni importanti come quella di Lawrence Fishburne, Gillian Anderson e Michael Pitt, splendide le cornici e le ambientazioni così come le ricostruzioni dei delitti di Lecter, talmente artistici nella loro messa in scena da risultare quasi estranei all'efferatezza degli atti compiuti dal folle psichiatra: osservando l'incedere della storia e l'ottima chiusura di stagione, personalmente aumenta il rimpianto non solo di aver atteso così tanto per proseguire questa cavalcata, ma anche che un titolo con potenzialità di questo livello sia stato interrotto con il finire della terza stagione, per la quale ovviamente ora in casa Ford l'hype è alle stelle anche perchè vedrà i protagonisti incontrare Donahue, il "Dente di fata" del di nuovo citato Manhunter di Michael Mann, personaggio cardine del romanzo Red Dragon - ovviamente sempre di Harris - riproposto in tempi più recenti in una pellicola decisamente lontana dal livello dell'originale o di questo serial.
Nel frattempo, ripenserò ai piatti in stile Masterchef estremo di Lecter - portati in scena e realizzati interamente da Mikkelsen, allenatosi con uno chef per l'occasione - così come a tutto quello che porterà la caccia nella prossima serie: in fondo, quando due menti e personalità così complesse e problematiche si scontrano, una tempesta è il minimo che ci si possa aspettare.
Se poi si riflette a proposito del fatto che quelle stesse menti siano figlie di nature predatorie, il gioco è fatto: non c'è niente di più affascinante, accattivante, sanguinoso, di uno scontro tra creature assetate - mentalmente, oppure no - di sangue.



MrFord



mercoledì 25 aprile 2018

Wednesday's child




Questa settimana, in occasione dell'arrivo ufficiale del caldo e della primavera e di alcune uscite potenzialmente molto interessanti e molto diverse tra loro, io e Cannibal abbiamo deciso di invitare come terzo incomodo della nostra rubrica legata alle novità in sala nientemeno che Poison, una delle colonne portanti della blogosfera nonchè cara amica dei Ford tutti, che per l'occasione si è prodigata a scrivere intro e outro così come questo vecchio cowboy si è prodigato, per rompere gli schemi delle impaginazioni creative, per sballare la contemporaneità della pubblicazione del post.



Intro di Poison: Dopo aver invitato praticamente chiunque a partecipare alla loro rubrica settimanale, fosse anche gente che ha un blog che parla di petanque e briscola coperta, finalmente Cannibal Kid e Ford si sono ricordati di me.
Quando Marco mi ha scritto avrei voluto dirgli "cazzo, era ora!", ma mi sono ricordata che sono pur sempre una vecchia signora, e ho accettato ringraziando educatamente. Poi ho visto i film in uscita e mi è sorto il dubbio che abbiano voluto farmi un dispetto. Questa settimana i distributori italiani si sono superati: hanno riesumato ben due film del 2015, roba che manco la settimana di ferragosto.
Comunque, squilli di trombe e rullo di tamburi, adesso la smetto di fare la polemica e provo a parlarvi, in compagnia di questi due baldi giuovini, di quello che ci aspetta in sala.


"Silvio, ma noi siamo inseparabili come Cannibal e Ford?" "Te lo puoi scordare!"


Loro 1

"A cosa pensi, Silvio?" "A come far chiudere i blog di quei due comunisti di Ford e Cannibal."
Poison: Stiamo parlando dell'attesissimo (?) film di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo nel ruolo di Berlusconi. Non credo serva aggiungere altro, anche perché del film si sa poco, se non che Sorrentino ha incontrato praticamente tutta la famiglia, Dudù compreso, tranne Silvione. Che dire? Che, siccome non guardo horror e non sopporto i clown, probabilmente questo film non fa per me.
Cannibal Kid: Poison crede che le abbia fatto un dispetto ad averla invitata in questa puntata, ma in realtà io credo sinceramente che questa sia una delle settimane più ricche di uscite di richiamo, sia a livello autoriale che commerciale, di questo 2018. Però che devo dirle? Questa se si chiama Poison un motivo ci sarà...
A proposito di gente avvelenata, ecco l'attesissimo (per quanto mi riguarda per davvero) film su Silvio Berlusconi, l'unico uomo al mondo che può essere considerato mio nemico ancor più di Ford. Una figura detestabile, ma comunque molto interessante. Paolo Sorrentino inoltre è uno dei pochi registi al mondo di cui ho apprezzato tutti i film (e pure serie TV) da lui diretti, anche se aspetto ancora il suo capolavoro totale. Potrebbe esserlo questo doppio lavoro berlusconiano?
Ford: Sorrentino è uno dei pochissimi registi al mondo in grado di mettere (quasi) sempre d'accordo perfino me e Cannibal. Berlusconi è uno dei pochissimi uomini al mondo in grado di mettere totalmente d'accordo perfino me e Cannibal. Da quest'unione non può che essere generata una delle pellicole più attese del duemiladiciotto.

Avengers: Infinity War

"Basteremo tutti insieme per rispondere alle bordate di Poison?"
Poison: L'unica cosa che a me pare infinita, a parte la mia ignoranza cinematografica, è la saga degli Avengers. Quanti ne hanno fatti? Ventordici? Non lo so, ma non avendone mai visto mezzo non credo inizierò proprio adesso. Però voi non datemi retta e andate a vederlo, che la Marvel ha bisogno di voi, in quanto questo è l’unico film extracomunitario della settimana.
Cannibal Kid: Di film sugli Avengers per ora ne esistono due e io purtroppo li ho visti e detestati entrambi. Di film su tutti i vari personaggi Marvel poi ne esistono davvero ventordici e quasi nessuno mi è piaciuto. Non credo che questo film, che pare rubare il titolo a una Blog War tra me e il mio rivale, possa fare di meglio. Anzi, dai trailer rilasciati finora mi sembra possa essere una delle più grandi vaccate nella storia dell'umanità. Quindi Ford probabilmente lo amerà.
Ford: io amo le baracconate Marvel e supereroiche, nonostante ora si rischi la sovraesposizione delle stesse, adoro il Cinematic Universe e spero che questo Infinity War sia divertente ed esatante come il primo Avengers o come i due film sui Guardiani della Galassia, piuttosto che come lo spento Age of Ultron. Di certo, non me lo perdo alla facciazza del mio rivale, di Poison e di tutti i ventordici radical chic che lo criticheranno.

I fantasmi d'Ismael

"Hey Charlotte, facciamo così: dato che Cannibal stravede anche per te, io mi prendo Ford."
Poison: Film francese di Arnaud Desplechin (Jimmy P.) con Mathieu Amalric, Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Alba Rohrwacher, Hippolyte Girardot e sicuramente qualcun altro, che parla di un regista la cui vita viene sconvolta dalla ricomparsa di una sua amante mentre sta iniziando a dirigere un nuovo film.
Potrebbe essere la sorpresa della settimana.
O un mattone sulle palle, l'ennesima commedia francese di cui si può fare tranquillamente a meno. Ma, considerato il cast di tutto rispetto, credo che gli darò una chance. Cosa che probabilmente faranno anche loro due, data la presenza della Cotillard.
Cannibal Kid: C'è sempre bisogno di film e di commedie francesi, che personalmente non trovo quasi mai noiose. I veri mattoni sulle palle invece in genere sono quelli russi che arrivano da White Russian.
Arnaud Desplechin è un regista che finora non ho mai frequentato e che, se non ricordo male, potrebbe essere piuttosto fordiano, considerando che mi pare che il mio blogger nemico avesse apprezzato Jimmy P.. Spero comunque che si riveli uno radical-chic e poco pane e salame con questo nuovo film, che difficilmente perderò. Anche perché c'è Marion Cotillard, ça va sans dire.
Ford: Desplechin è un regista che corre sul filo del rasoio. Da una parte, infatti, ha un'anima che cela un certo panesalamismo, dall'altra è uno dei beniamini dei dei radical chic che si fingono espertoni di Cinema e di Cinema francese e finiscono per essere perfino più detestabili di Cannibal. Speriamo dunque per Poison e per tutti i veri amanti del Cinema che non si riveli un mattone sulle palle.

Youtopia

"Mi sa che per venire a fare il bagno con me Ford e Cannibal potrebbero scatenare la Blog War del secolo."

Poison: Film italiano che parla dell'infelicità della gente che desidera quello che non può avere, ma che per ottenerlo farebbe qualsiasi cosa, tipo mettere la propria verginità all'asta.
Ad averci pensato all'epoca, magari a quest'ora non sarei qua a scrivere cazzate su un blog.
Cannibal Kid: Matilda De Angelis nei panni della youtopa che mette la verginità all'asta sul dark web?
Se vuole può metterla all'asta anche su Pensieri Cannibali e se vuole può pure venire ospite in questa rubrica. Con una premessa del genere, Sorrentino permettendo, questo si preannuncia il film della settimana, e forse dell'anno.
Ford: Matilda De Angelis è un altro di quei miracoli che riesce a mettere d'accordo me e Cannibal. Che sia la settimana delle meraviglie?

Tu mi nascondi qualcosa

"E questi cosa sarebbero? Gli appunti per la rubrica di quei tre cialtroni?"
Poison: È un film di Giuseppe Loconsole. Quello che dovrebbe nascondere Loconsole, dalla sua pagina Wikipedia, è di aver recitato in Dracula 3D di Dario Argento. Ma, a parte questo, l’unica cosa buona del film è la presenza di Giuseppe Battiston. Ma, siccome io non vi nascondo nulla, devo dirvi che nel film c’è anche Rocco Papaleo. Di cosa parla il film? Non ne ho la più pallida idea, in ogni caso io passo.
Cannibal Kid: L'unica cosa buona di Rocco Papaleo è che Ford lo sopporta ancora meno di me. Per il resto, se dico che questo film mi attira ben poco, credo di non nascondere nulla.
Ford: non ho mai nascosto di detestare Papaleo. Dunque neanche per il cazzo mi avvicinerò a questo film.

Nato a Casal di Principe

"E tutto quest'alcool sul tavolo? Dite la verità, è passato Ford a fare merenda!"
Poison: Cosa c’è di peggio che nascere a Casal di Principe? Nascere in Molise, che notoriamente non esiste, e poi emigrare a Casale Monferrato, o a Lodi. Il protagonista del film invece si trasferisce a Roma per fare l’attore, dove si atteggia a duro, ma poi gli rapiscono il fratello, e deve tornare a casa. Siamo negli anni 80, quindi né Ford né il Cannibale sanno di cosa stiamo parlando. E forse è meglio così.
Cannibal Kid: Io che sono nato nella splendida (più o meno) Casal di Monferrato nel 1982 non so bene di cosa stiamo parlando. Ford che è nato nei lontani anni '70 nell'orribile Lodi forse sì. E questa specie di Gomorra di serie B credo possa pure piacergli. A me invece già ha stufato la serie.
Ford: degli anni ottanta ricordo i cartoni animati e i film di botte, quando Lodi era l'ultima uscita dell'autostrada prima di arrivare a Milano al ritorno delle vacanze. La materia di questo Casale alternativo a quello di Cannibal potrebbe anche interessarmi, peccato non sia lo stesso per le proposte italiane "alternative".

Io sono nulla

"Ora sono pronto a fare crossfit insieme a Ford!"
Poison: È il film del 2015 di cui vi parlavo. Tre anni per distribuirlo. Esattamente come gli anni che il protagonista, un palazzinaro carogna ferito in un attentato, passa in coma. Quando si risveglia non ricorda nulla, è più buono di Candy Candy e inizia a parlare con gli alberi. Siccome io, oltre che nulla, sono stronza, lascio che lo vedano prima loro. Poi, se piace al Cannibale non lo guardo, mentre se piace a Ford non lo guardo comunque.
Cannibal Kid: Se il ritardo di 3 anni nella distribuzione l'hanno volutamente fatto per seguire il periodo di coma del protagonista, è un'operazione di marketing geniale! Considerando che non credo sia così, dopo aver visto il trailer ultra-amatoriale credo che gli autori debbano solo essere contenti che prima o poi la loro opera arrivi nei cinema. Anche se, invece che di cinema al plurale, forse dovrei dire cinema al singolare.
Ford: io direi che questo tipo di Cinema è nulla. E dunque non solo non concederò la visione nonostante il tentativo di Poison, ma appoggerò anche l'opinione di Cannibal rispetto alla finta genialata di marketing. Il mondo sta proprio per collassare su se stesso.

Gli indesiderati d’Europa

"Questa salita è una penitenza quasi più dei commenti velenosi di Poison contro tutto e tutti."
Poison: Un altro film italiano, direi che questa settimana abbiamo fatto il pieno.
Ammetto che quando ho letto il titolo pensavo ad un documentario sulla situazione degli immigrati alla frontiera Francia-Italia o Iraq-Turchia, invece è un film ambientato sui sentieri dei Pirenei nel secolo scorso, a conferma che la storia – purtroppo – si ripete.
Cannibal Kid: Quando ho letto il titolo pensavo a un documentario sulla situazione dei Ford appena passati da Copenaghen, invece non è così, quindi non lo guardo. A pensarci bene, non l'avrei visto nemmeno in quel caso.
Ford: continua la consueta trafila di film italiani pescati chissà dove che hanno il potere neanche fossero una specie di Avengers malefici di rendere poco interessanti anche materie interessanti. Passo.

Interruption

"Forse ci sono andata troppo pesante, con Cannibal. Ma non pensavo che al primo schiaffo potesse sanguinare così tanto!"
Poison: È un film greco, del 2015. La peculiarità dei film greci degli ultimi anni è di essere distribuiti ad mentula canis, e di essere disturbanti, ma, a leggere la sinossi del film di Yorgos Zois, che parla di un’esplorazione della funzione dell’arte all’interno della contemporaneità, e delle potenzialità del cinema e della sua capacità di fondersi con la vita di chi sta davanti allo schermo e fruisce del film, sinceramente non so se ho voglia di affrontare una visione che, sulla carta, ha la pesantezza del cappuccino dopo un piatto di lasagne, nonostante si ispiri all’attentato al teatro Dubrovka del 2002.
Cannibal Kid: L'unico greco di cui mi fido di nome fa sì Yorgos, ma di cognome Lanthimos. Anzi, considerando che i suoi film sono più bastardi di un mix tra Ford e Poison, non mi fido manco di lui.
Ford: questo è il tipico film che una quindicina d'anni fa sarei corso a vedere come il peggiore degli stronzi radical chic. Fortunatamente sono un uomo nuovo.


La mélodie

"Chissà che con una bella serenata Poison non si possa addolcire un pò?"

Poison: Potevamo farci mancare un altro film francese? No. Questo viene spacciato come film di riscatto, dove a riscattarsi è un ragazzino che suona il violino. O forse il suo insegnante disilluso. O tutti e due, non mi è chiaro.
Cannibal Kid: Non arrivasse dalla Francia, si potrebbe trattare della solita bambinata americana buonista. E invece arriva dalla Francia, e quindi ci potrebbero aspettare delle melodiose sorprese. Questo insomma è l'ennesimo film sulla carta interessante, di una delle settimane di uscite più promettenti del 2018. Checché ne dica l'avvelenata, ma spero non velenosa altrimenti son cazzi, Poison.
Ford: come se non bastasero tutti i film italiani, questa settimana ci si mettono pure i francesi. Saranno pure uscite potenzialmente interessanti, ma il rischio di cannibalate resta enorme, quindi forse è quasi preferibile un velenoso drink poisoniano.


Chiusura di Poison: Vorrei concludere ringraziando il Cannibale e Ford per avermi dato l’occasione di esprimermi nella settimana con le uscite più scamuffe della stagione. Grazie ragazzi, grazie davvero. (se ne va sbattendo la porta).

martedì 24 aprile 2018

Undisputed 4 - Il ritorno di Boyka (Todor Chapkanov, Bulgaria/USA, 2016, 86')





Per tutti i figli degli anni ottanta tamarri come il sottoscritto, il Cinema di botte ha significato una fetta importante della crescita, a partire dall'eredità di Bruce Lee fino a tutto il filone action e sopra le righe di quel decennio magico che regalò al mondo i vari Stallone, Schwarzenegger, Willis, Russell, Van Damme e chi più ne ha, più ne metta.
Quando, qualche anno fa, scoprii il brand di Undisputed, esperimento considerato tra i Walter Hill minori, non pensavo che quella stessa saga sarebbe divenuta mitica per gli appassionati di genere soltanto al secondo capitolo, con l'introduzione dell'incredibile personaggio di Yuri Boyka, interpretato da un atleta pazzesco come Scott Adkins, che deve maledire la troppa seriosità ed il poco carisma per non essere diventato l'equivalente del Nuovo Millennio proprio di gente come Van Damme.
Boyka, fin dalla sua comparsa, ha segnato un nuovo corso per questa serie, passando dall'essere il cattivo numero uno a protagonista assoluto nonchè eroe redento, dispensando calci rotanti al limite della fantascienza e regalando chicche indimenticabili a tutti i suoi fan: a distanza di dieci anni dalla sua prima apparizione, Boyka torna dunque sul quadrato per un quarto capitolo atteso fin troppo a causa dell'infortunio che bloccò Adkins per molto tempo qualche anno fa - e che non gli permise di esprimersi al meglio nella sua più grande occasione, Expendables 2 -, con una produzione senza dubbio molto televisiva - per essere buoni - ed una trama che rispecchia in tutto e per tutto le risibili sceneggiature proprio di quei film di botte anni ottanta con l'eroe maledetto che a fronte di difficoltà insormontabili riesce comunque a rompere i culi dei cattivoni di turno come se non ci fosse un domani.
L'elemento "romantico", inoltre, inserito come causa scatenante di questa nuova avventura del fighter venuto dalle prigioni russe, rispecchia molto i tratti dei film di questo genere che hanno cresciuto i tamarri come il sottoscritto, pur se, purtroppo, priva dell'aura di comicità involontaria che rendeva quelle visioni così clamorosamente speciali: è questo il difetto principale del quarto capitolo di Undisputed.
In un certo senso, è come se al film mancasse lo spessore allo stesso modo dell'attore protagonista, capace di evoluzioni incredibili sul quadrato ma, nonostante un personaggio dalle potenzialità enormi, neppure lontanamente guascone e sopra le righe come i succitati action heroes che hanno reso magica una parte della mia formazione di cinefilo - e che la rendono tale ancora oggi -: giusto che il background di un charachter come questo sia oscuro e drammatico, ma le ultime stagioni cinematografiche hanno insegnato quanto il trash e la parte comica di queste proposte dalle ambizioni artistiche pressochè nulle siano fondamentali affinchè le stesse si guadagnino un posto nel cuore dei fan, e vengano accettate di buon grado dalla critica più o meno radical.
Perchè se un vecchio reduce degli eighties come il qui presente riesce comunque ad apprezzare un intrattenimento ignorante di questo genere, affinchè lo stesso abbia la fortuna che merita o che io possa sperare abbia, non deve mai dimenticare che il segreto del successo di un film che non sia davvero autoriale passa da uno dei segreti fondamentali della conquista di una donna: le risate.
Dunque, caro Boyka, tu sarai pure uno spaccaculi tormentato in cerca di una redenzione che avverrà solo quando non verranno più prodotti film con te come protagonista, questo omaggio divertirà gli appassionati, ma se vorrai davvero spiccare un salto come quelli che compi sul ring, dovrai tirare fuori la scintilla che i tuoi progenitori hanno regalato alla cultura pop, e che li ha resi immortali come paiono ora, nonostante il tempo che passa inesorabile.




MrFord



lunedì 23 aprile 2018

Molly's game (Aaron Sorkin, Cina/USA/Canada, 2017, 140')




Esistono persone che, nel corso della propria esistenza, rifuggono con tutte le forze conflitti e tensioni, e trovano la loro dimensione migliore nella tranquillità, lontane dall'occhio del ciclone: altre, al contrario, riescono a dare il meglio soltanto quando la pressione sulle loro spalle cresce, la tensione sale, le chiappe si stringono.
Molly Bloom, probabilmente, in parte per formazione e retaggio - le figure del padre e dei fratelli devono aver influito molto - ed in parte per carattere, fa parte della seconda categoria.
Sciatrice professionista costretta al ritiro dopo un clamoroso incidente divenuta una leggendaria organizzatrice di partite di poker ad alto livello tra celebrità dello spettacolo, dello sport, della finanza e chi più ne ha, più ne metta tra Los Angeles e New York nel primo decennio di questi Anni Zero, questa donna più che cazzuta ha finito per ritrovarsi nel fuoco incrociato di crimine ed FBI, rischiando la vita prima e anni di carcere poi, lottando con le unghie e con i denti - ed un avvocato con le palle - per riguadagnare il proprio posto e divenire un'autrice sfruttando l'avventura più intensa possibile: la sua vita.
Aaron Sorkin, uno degli sceneggiatori più fenomenali degli ultimi anni - autore di script pazzeschi come The Social Network o Moneyball - debutta alla regia con quella che pare la versione "di classe" di Tonya, il ritratto di una donna gettata in pasto ad un mondo dominato dagli uomini e pronta a mostrare tutto il carattere e la volontà necessari per sopravvivere e ritagliarsi un posto sudato e conquistato, poggiandosi sull'interpretazione e la bellezza di Jessica Chastain, una delle favorite assolute del Saloon - se la gioca con Jennifer Lawrence, mica bruscolini - e sulla propria abilità alla macchina da scrivere, e finisce per centrare l'obiettivo al primo colpo, regalando al pubblico una pellicola solida e ben strutturata, avvincente e tesa, forse non esplosiva ma di grandissimo mestiere, segno che per questo autore il percorso potrebbe essere appena iniziato.
Alle spalle, inoltre, un anno importante a livello sociale come è stato il duemiladiciassette, storie come quella di Molly Bloom possono essere un esempio positivo - e non di sfruttamento mediatico, come purtroppo comincia ad accadere troppo spesso - di quanta forza si celi dietro l'universo femminile e di come dovremmo liberarci di tutte le zavorre venute da secoli di storia maschiocentrica per saltare in un futuro in cui si giochi a carte scoperte ed alla pari, che ci piaccia la tranquillità o la tensione, il relax da divano o il batticuore da sport estremo.
In realtà, comunque, Molly's game non è uno spot ruffiano spuntato nell'anno degli scandali molestie ed in cerca di facili approvazioni, quanto il racconto di una persona abituata a vivere sotto pressione e che per la ricerca continua di quella stessa pressione, delle conferme e della sensazione di poter essere all'altezza - bellissimo, in questo senso, l'incipit legato alla questione del "quarto alle Olimpiadi" - aumenta la posta in gioco, fenomeno che da ingordo di vita conosco bene, quantomeno rispetto alle cose che mi piacciono.
Sorkin dipinge sulla Chastain, dunque, un charachter complesso che racchiude le fragilità della ragazza cresciuta da un padre ingombrante - ottimo Kevin Costner, tra l'altro - e la forza di una donna in grado per anni di restare un'eminenza grigia rispettata e al di sopra delle parti in un mondo - quello della ricchezza - popolato fondamentalmente da soli uomini in uno dei campi - il gioco d'azzardo - più maschilisti che si possano immaginare.
E quando, alla fine della corsa su questo ottovolante di parole e sensazioni, si torna a pensare al punto in cui tutto era iniziato, sorge spontanea una domanda: voi cosa preferireste essere?
Quello che arriva quarto alle Olimpiadi, o quello che si rompe tutto in un salto prima di essere il primo, e deve ricominciare tutto da capo?
Volete il divano o il culo stretto?
Io una risposta per me ce l'ho.
E anche Molly.



MrFord



 

venerdì 20 aprile 2018

All'inseguimento della pietra verde (Robert Zemeckis, USA/Messico, 1984, 106')




Considerata la trasferta fordiana a Copenaghen per questo weekend, ho deciso di riesumare un cult anni ottanta ed un vecchio post risalente allo scorso settembre, nientemeno.
L'estate e le vacanze - per quanto il rientro in Italia abbia bruscamente trasportato tutti i Ford nell'autunno pieno della Pianura Padana - sono da sempre un'ottima occasione per le visioni disimpegnate ed i recuperi di vecchi cult da godersi sempre con piacere: durante la trasferta spagnola, in una delle serate in cui si finiva senza forze tra oceano e Fordini, è tornato sugli schermi del Saloon uno di quei titoli amati quando ero bambino - insieme al suo sequel, forse apprezzato anche di più -, uno Zemeckis considerato minore ma ancora decisamente divertente, All'inseguimento della pietra verde.
Negli anni d'oro del Cinema d'avventura e di Indiana Jones il regista ed il protagonista e produttore Michael Douglas tentarono la strada del romance nascosto proprio dall'Indy style, riuscendo nell'impresa e costruendo una pellicola ritmata e divertente che, seppur un pò invecchiata, riesce a farsi apprezzare ancora oggi - e che ho associato in più di un passaggio ad un altro cult del periodo, Mr. Crocodile Dundee -, allietando lo spettatore con i siparietti tra i due protagonisti ed una serie di eventi che mescolano una cornice che pare quasi a metà tra l'esplorazione selvaggia, il fascino criminale dell'America Latina contrapposto all'approccio newyorkese di Kathleen Turner ed un giocattolo costruito per divertire e divertirsi come sarà qualche anno dopo qui in Terra dei cachi Puerto Escondido.
Una riscoperta dal sapore decisamente estivo che è stata come una rimpatriata - con bevuta, ovviamente - con qualche vecchio amico, e che ha riproposto - come spesso accade - la nostalgia per un decennio in cui le produzioni leggere ma clamorosamente riuscite abbondavano e non c'erano pretese pseudo autoriali o esagerazioni da marketing di quelle che si incontrano facilmente oggi: non resta che, come un ex Presidente che vuole vivere un'estate senza fine, concedersi, di tanto in tanto, una bella scappata lungo il viale dei ricordi alla ricerca di pietre verdi tra scambi serrati che nascondono una tensione sessuale crescente, passeggiate su ponti decisamente instabili e fughe rocambolesche pronte ad accontentare l'uomo alla ricerca di adrenalina e la donna in attesa dell'avventuriero pronto, un giorno, a passare a prenderla in piena Grande Mela con una barca che aspetta solo di fare il giro del mondo.




MrFord




 

giovedì 19 aprile 2018

Thursday's child








Nuovo appuntamento con il triangolo cinematografico più bollente della blogosfera e con una delle attrici in grado di mettere d'accordo non solo per le doti recitative questo vecchio cowboy ed il suo rivale per antonomasia, Cannibal Kid: per l'occasione, a tentare di arbitrare gli ormoni dei due vetusti bloggers penserà la fruttata Fragola, pronta a regalare perle come solo nelle migliori edizioni di questo appuntamento settimanale.



"Quei due bloggers pensano di essere duri e cattivi, ma io me li mangio in un boccone."



Molly's Game

"Ma tu sul serio vuoi avvicinarti a quei due? Io ti consiglierei un'ordinanza restrittiva."

Fragola: Prima di tutto ringrazio il Cannibale e Ford per avermi invitata a prendere parte come guest della loro mitica rubrica. Quando il Cannibale mi ha proposto la cosa, ero agitata quasi come se mi avessero chiesto di partecipare al tavolo verde di Molly Bloom. E a tal proposito, questo film dedicato alla “Principessa del Poker” mi pare decisamente interessante, sarà che a me quest’anno le storie di sportive “alternative” alla canonica immagine proposta dalla società (vedi “Tonya”) mi garbano parecchio, ma la pellicola sembra avere del gran potenziale, se si aggiunge che il film è scritto e diretto da Aaron Sorkin, che di biographical drama ne sa qualcosa, e la presenza di una fichissima Jessica Chastain, la quale probabilmente agiterà i fervori post adolescenziali del Cannibale. Peccato Kevin Costner che ha la stessa verve del mio comodino al mattino, ma per il resto direi che è il mio film prefe della settimana!
Cannibal Kid: Quando ho iniziato a vedere Molly's Game ero agitato quasi come se Fragola mi avesse chiesto di contribuire al suo blog Una fragola al giorno, che io avrei trasformato per l'occasione in Un cannibale al giorno toglie il Ford di torno. Quando Jessica Chastain fa un nuovo film per me è sempre un evento e vado in agitazione. Nemmeno questa volta la rossa più fragolosa di Hollywood comunque ha deluso le aspettative e ci ha regalato una pellicola recitata alla grande, of course, e ottimamente scritta e diretta da Aaron Sorkin, che io ho già recensito (http://www.pensiericannibali.com/2018/02/kiss-kiss-mollys-game.html) e che consiglio di vedere a Sabina e persino al mio blogger rivale.
Ford: questo dev'essere l'anno dei biopic sportivi alternativi. Dopo Tonya, infatti, giunge finalmente in Italia Molly's game, scritto ed interpretato ottimamente - Fragola, inizi male con quelle sparate su Kevin Costner -, che ho già visto e ho atteso a pubblicare in vista proprio di questo approdo nelle nostrane sale. Unica nota dolente, il fatto di essere d'accordo con Cannibal.

Escobar - Il fascino del male

"Una volta là c'era Casale Monferrato. Ora ho costruito il mio nuovo zoo personale."

Fragola: L’interesse per la figura di Pablo Escobar sembra non accennare a diminuire o perlomeno ne sono convinti i realizzatori di questo film, il terzo dedicato al Patrón dopo “Escobar” con Benicio del Toro e la stupenda serie “Narcos” di Netflix, che chevelodicoafare ho amato alla follia.
La domanda che sorge spontanea è cosa può dirci di più sulla figura di Pablito il film di Fernando León de Aranoa con Javier Bardem e Penélope Cruz e pare che la risposta sia tutta nel racconto della relazione extraconiugale tra Escobar e Virginia Vallejo, giornalista di quei turbolenti anni in Colombia e autrice del libro da cui è tratto il film. Sinceramente non sentivo la necessità di un altro film sul narcotrafficante e, forse, l’aspetto più interessante (probabilmente l’unico) sarà vedere Bardem alle prese con una figura imponente come quella di Escobar e se l’attore sarà in grado di eguagliare la grandissima interpretazione di Wagner Moura. Per il resto, lascio il giudizio ai due caballeros.
Cannibal Kid: Io mi sono appassionato a Narcos fintanto che c'era lui, Pablo, poi quando è sparito è sparita anche la mia attenzione. Per quanto non sentissi particolarmente il bisogno di un altro film su di lui, dopo il già poco fenomenale Escobar con Guillermo... excusa, con Benicio del Toro, questa pellicola incentrata sul rapporto tra il narcotrafficante e la giornalista Virginia Vallejo potrebbe comunque rivelarsi se non muy guapa, se non altro mucho mejor di un WrestleMania.
Ford: chevelodicoafare su Narcos, un pò meno su Escobar, decisamente meno rispetto a questo ennesimo film dedicato alla figura del trafficante colombiano, che pare realizzato giusto per mettere in vetrina due divi che sopporto meno di Cannibal nelle sue giornate peggiori. Per quanto mi riguarda, Pablito resterà per sempre quello portato sullo schermo da Wagner Moura.

Ghost Stories

"Il primo di quei bloggers che mette il muso fuori dovrà prenotarsi una bella serie di sedute dal dentista."

Fragola: Questo film deve fare una paura da matti, ma deve essere una figata. E questo è quasi tutto quello che so su “Ghost Stories”, visto che sono talmente fifona che gli horror non li guardo, e infatti non sono riuscita a guardare neanche il trailer e a leggere per intero le notizie a riguardo, saltando i pezzi che mi parevano più spaventosi (mi basta poco, anche solo le parole “strani fenomeni sovrannaturali” ricreano nella mia mente scenari di puro terrore, più spaventosi dell’immaginare Cannibale e Ford andare d’accordo su tutto!) Ma non volevo fare brutta figura con i miei ospiti, quindi ho cercato di informarmi al meglio e devo dire che “Ghost Stories” ha un background niente male, che lo rende una delle uscite più interessanti della settimana: il film, infatti, oltre a rifarsi a una lunga tradizione di horror d’oltremanica, è l’adattamento di una pièce teatrale dallo stesso nome molto nota per essere terrificante (nel senso che fa paura, non brutta che “nun se po’ guardà”). Pare che lo spettacolo fosse vivamente sconsigliato ai minori di 15 anni, che per pubblicizzarlo venissero utilizzare le immagini del pubblico terrorizzato e che, alla fine dello spettacolo, un messaggio registrato invitasse gli spettatori a mantenere il segreto sulla rappresentazione. Insomma, ci sono tutti i presupposti per un film in grado di spaventare persino un “duro” come Ford.
Cannibal Kid: Da quando conosco Ford, faccio fatica a trovare spaventosa qualsiasi altra cosa all'infuori di lui e dei suoi gusti. Figuriamoci un film che riesca a farmi paura. Visto che io e Ford gli horror li guardiamo, e in genere li critichiamo pure parecchio, a tremare possono essere gli autori di questa pellicola già pronta a far gridare dall'entusiasmo, oltre che dal terrore, molti blogger, ma che con noi due avrà vita parecchio più dura.
Ford: la cosa che mi fa più paura di questo film è che potrei essere clamorosamente d'accordo con l'analisi "pre partita" del mio rivale, che giustamente afferma quanto l'horror abbia vita difficile quando incontra i nostri due pareri. Lieto di essere smentito, ma ho come l'impressione che questo Ghost stories finirà per essere l'ennesimo fenomeno mediatico e pubblicitario pronto ad essere stroncato in stereo dai due bloggers più cattivi della blogosfera. E spaventosi, ovviamente.

Doppio amore

"Fragola, nessun rancore, ma voglio essere io l'unica donna tra Cannibal e Ford. Prima di te ho già fatto fuori la Chastain e J-Law."

Fragola: Quando sento odore di cinema francese divento sempre diffidente e circospetta. Non so perché, ma ho sempre il timore che dietro tutta l’eleganza, la sofisticatezza e le rifiniture di pregio del cinema d’oltralpe, voilà le truc: un vuoto esistenziale e non, in cui morire di noia al suon di “Meh!”. Certo non è sempre così, ma capita, e questo film di François Ozon, un thriller psicologico tutto giocato sul tema del doppio, dell’ambiguità e del sesso come mezzo per dipanare la matassa, mi sembra possa appartenere alla categoria. Sicuramente Cannibale non sarà d’accordo, ma lui ha il debole per i film francesi e quindi lo lascerò parlare.
Cannibal Kid: Siamo sicuri che il commento qui sopra l'abbia scritto tu, Sabina?
Ford, esci subito da questa Fragola!
Io quando sento odore di cinema francese, sento profumo di Chanel Nº 5 e vado subito in estasi. Con un thrillerino psicologico soft-erotico come questo poi, non potevo che cadere nella trappola di Ozon con tutti e due i piedi. Anche questo film come Molly's Game l'ho già visto e già recensito (http://www.pensiericannibali.com/2017/12/loroscopo-di-pensieri-cannibali.html). Più che doppio amore, una doppia recensione. Alla faccia di Ford che probabilmente non ha ancora visto nessuno dei due.
Ford: Ozon, nonostante il Cinema francese e il radicalchicchismo, mi piace, e ho apprezzato in passato molti dei suoi lavori. Questo Doppio amore non è ancora transitato dal Saloon, ma potrebbe perfino stupirmi e consegnare ai lettori una settimana miracolosa all'interno della quale mi trovo più d'accordo con il mio nemico giurato che con la nostra ospite fruttata. Una cosa davvero al limite della fantascienza.

L'amore secondo Isabelle

"Certo che Cannibal e Ford fanno proprio ridere: non importa chi ospitino, sparano sempre stronzate a raffica!"

Fragola: Potrei copiare e incollare la prima parte del mio commento sopra. E aggiungo che personalmente non amo molto i film in cui le donne si parlano addosso delle proprie pene d’amore e dell’incapacità di comunicare tra uomo e donna e sentimento e ragione. Abbiamo già avuto sei stagioni di Sex and the City per dilungarci meravigliosamente sul tema, va bene così grazie, e nel caso servisse una rinfrescata, mi metto a leggere Pensieri Cannibali che va bene uguale.
Cannibal Kid: Ahahah, colpito e affondato!
Giusto per rimanere in tema francese: chapeau, Fragola, chapeau.
Riguardo alla pellicola, è diretta da Claire Denis (da non confondere con l'attrice Claire Danes), regista nota per il film Cannibal Love, che colpevolmente e clamorosamente non ho mai visto, così come nessuno dei suoi altri lavori. Questo film con la sempre brava Juliette Binoche potrebbe rappresentare l'occasione per rimediare e potrebbe piacere pure a Ford, che di recente ha esaltato molto più di me una pellicola in apparenza simile come quella radical-chiccata de L'avenir.
Ford: Finalmente qualcuno che riesce a vedere Cannibal ed il suo blog come lo vedo io! Brava Fragola, ti sei riscattata di quanto scritto fino ad ora! E per il resto, appurato questo, poco importa del film!

Wajib - Invito al matrimonio

"Piuttosto che parlare di Cinema con Cannibal, mi confronto con voi pappagalli."

Fragola: Qui invece sento odore di “cannibalata” e devo dire che non mi dispiace affatto. Film premiato in diverse manifestazioni, selezionato per rappresentare la Palestina agli Oscar 2018 per poi non entrare nella lista finale, si tratta di una pellicola impegnata, che cerca di raccontare un tema piuttosto complesso come quello della condizione palestinese nei territori israeliani in modo leggero ed emozionale. A questo tipo di proiezioni solitamente siamo più o meno in 10 in sala, ma sono una persona positiva e spero sempre nell’arrivo dell’undicesimo. Sarà questa la volta buona?
Cannibal Kid: Mi sa che l'undicesimo non sarà io, ma potrebbe essere Ford. Sempre che nel frattempo non esca qualche altro film con The Rock...
Ford: se questa settimana non dovesse esserci nulla in programma con The Rock, Fragola, contami pure come l'undicesimo!

Il tuttofare

"Vostro onore, tenere in libertà Cannibal Kid è più che comico!"

Fragola: Io non sono una di quelli che demonizza il cinema italiano tutto, ci sono casi in cui riconosco il valore della produzione e pellicole che salvo volentieri. Ecco, il film con Castellitto non è uno di quei casi.
Cannibal Kid: Sergio Castellitto non mi è mai stato particolarmente simpatico, ma i suoi film devo dire che non mi dispiacciono. Quelli da regista, almeno. Ricordo ad esempio ancora con piacere quel sottovalutato gioiellino de La bellezza del somaro. E se lo ricordo io che ho una pessima memoria, un motivo ci sarà. In questo caso il tuttofare Castellitto si limita al solo ruolo da attore e, se ha deciso di partecipare a un progetto non suo o dell'onnipresente moglie Margaret Mazzantini, un motivo ci sarà. Anche se non ho tutta 'sta voglia di scoprire quale sia.
Ford: io, in questo momento, ho voglia di fare una cosa sola. Evitare film italiani inutili neanche fossero commenti di Cannibal.

Parlami di Lucy

"Questo posto desolato dev'essere quello che Escobar ha lasciato di Casale."

Fragola: Per riallacciarmi al discorso di sopra, questo è proprio quel genere di film italiano che invece potrei salvare volentieri. Con un film così, possono parlarmi di chiunque, persino di Cannibale e Ford!
Cannibal Kid: Non capisco da dove arrivi tutto questo entusiasmo da parte di Fragola nei confronti di un film che, almeno dal trailer, sa di tipico mattonazzo finto autoriale e vero amatoriale italiano, oltre che di notevole pesantezza. Altroché il leggero cinema francese. Credo, anzi temo, che Ford in questo caso possa essere d'accordo con me.
Ford: temi bene, Peppa. Non so cosa possa essersi bevuta Fragola per diventare una versione ancora più radical di te.

Il mio nome è Thomas

"Terence, non aver paura! Guidi senza dubbio meglio di Ford!"

Fragola: Raga ma questa è la ciliegina sulla torta! A parte che sono devastata dall’aver appreso che “Don Matteo” è arrivato al season finale che ciao proprio, un crollo delle certezze di queste dimensioni che Ford, che c’ha persino la serie salvata su Netflix come qualsiasi agée che si rispetti, ancora non si è ripreso. Ma poi scopri che in realtà Don Matteo si è solo trasformato in uno che se fa chiamare Thomas e tutto ciò è stupendo! Mi rimangio quello che ho detto all’inizio, il mio film prefe della settimana è questo!
Cannibal Kid: Oh, finalmente Fragola prende un po' di mira anche Ford e fa un centro pieno!
Io la popolarità di Terence Hill non l'ho mai capita già ai tempi degli speghetti western, figuriamoci poi con Don Matteo e ora con questo suo ritorno cinematografico da attore e pure da regista e pure da sceneggiatore. Se questo è il meglio che il “nuovo” cinema italiano oggi può offrire, il mio nome è James Ford.
Ford: io voglio bene a Terence Hill. Ma solo rispetto ai film con Bud Spencer. Don Matteo, Thomas e chiunque altro, li lascio volentieri al grande bacino del trash che di tanto in tanto Cannibal celebra ignorando le critiche che spesso e volentieri riserva alle tamarrate adorate dal sottoscritto.
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