martedì 31 dicembre 2019

Ford Awardss 2019: i film (N°10-1)


Come da tradizione, ormai, per l'ultimo dell'anno, arriva al Saloon la top ten dedicata ai dieci film migliori - tra quelli usciti in sala e, ovviamente, passati su questi schermi - del duemiladiciannove ormai più che agli sgoccioli: chi raccoglierà il testimone di Chiamami col tuo nome? E ci saranno sorprese in grado di far discutere, o quantomeno mettere il qui presente contro Cannibal come è giusto che sia? Speriamo proprio di sì.

MrFord


N°10: LA FAVORITA di YORGOS LANTHIMOS

La favorita Poster

Lanthimos, che qualche anno fa mi lasciò a bocca aperta con Dogtooth, ormai da tempo approdato al grande circuito cinematografico, è uno dei pochi autori di nicchia a non aver perso la sua potenza alla corte della grande distribuzione: La favorita, con uno stile quasi kubrickiano, racconta quanto la Guerra, che si tratti di campo aperto o di letti e lenzuola, di duelli o sotterfugi, non lascia vincitori, ma solo vinti. Una parabola di passione e classe.


N°9: THE OLD MAN AND THE GUN di DAVID LOWERY

Old Man & the Gun Poster

Tratto da una storia vera ed interpretato dal fordiano ad honorem e vecchio leone Robert Redford, The old man and the gun è una di quelle storie semplici e dirette in pieno vecchio stile a stelle e strisce, che unisce la classicità ad una passione ed una voglia di libertà e ribellione quasi come se si fosse tornati alla rivoluzione cinematografica made in USA degli anni settanta.
Diretto e corposo come un bourbon d'annata, è un gioiellino di quelli che, una volta incontrati, non si dimenticano.


N°8: THE RIDER - IL SOGNO DI UN COWBOY di CHLOE' ZHAO

The Rider - Il sogno di un cowboy Poster

Con ogni probabilità, The Rider è uno dei film più clamorosamente fordiani mai girati, intriso della malinconia delle grandi occasioni perdute ed incorniciato dagli spazi sconfinati del cuore degli States. Ispirato alla storia vera di Brady Jandreau, anche protagonista, racconta la vita di una star del rodeo dopo un incidente che gli è quasi costato la vita.
Accanto a lui la desolazione di luoghi persi "tra il nulla e l'addio" e vite che, semplicemente, di fronte alle uniche strade - perdersi o rischiare tutto -, finiscono per essere schiacciate. Struggente.


N°7: VICE - L'UOMO NELL'OMBRA di ADAM MCKAY

Vice - L'uomo nell'ombra Poster

Alla spalle l'ottimo La grande scommessa, Adam McKay torna sul grande schermo per raccontare l'eminenza grigia che sostenne l'operato certo non memorabile - almeno in positivo - di George W. Bush, il Presidente degli anni che resteranno indissolubilmente legati al ricordo dell'Undici Settembre. Interpretazione pazzesca di Christian Bale, sceneggiatura ad orologeria, capacità di raccontare anche un personaggio di dubbia caratura morale mostrandone, comunque, l'umanità: e tra le infinite sfumature di grigio che la stessa porta in dote, si finisce addirittura per uscire affascinati da qualcuna di esse.


N°6: GREEN BOOK di PETER FARRELLY

Green Book Poster

Vincitore del Premio Oscar come miglior film e giunto su questi schermi con tutte le cautele che di solito uso quando affronto materiale, per l'appunto, "da Oscar", Green Book mi ha conquistato come uno di quei titoli che diventano Classici con il tempo, e che quando si incrociano per caso in televisione non si può fare a meno di guardarli e gustarseli come fosse la prima volta.
Un'altra storia vera legata ad un'insolita amicizia diventa un confronto profondo tra due uomini diversi eppure in grado di trovare una parte di se stessi nell'altro, interpretati straordinariamente da Viggo Mortensen e Mahershala Ali.


N°5: TOY STORY 4 di JOSH COOLEY

Toy Story 4 Poster

Cogliendomi di sorpresa - per una volta, rispetto ad un lavoro targato Pixar, ero molto scettico della necessità di un quarto episodio delle avventure di Woody e Buzz -, Toy Story 4 ha rappresentato una delle sorprese più belle ed emozionanti della stagione cinematografica, una storia legata ai concetti di amicizia, maturazione, crescita personale, passaggi di testimone che ha provocato un pianto ininterrotto di Julez praticamente dall'inizio alla fine, introdotto nuovi charachters a dir poco perfetti - Forky e i due pupazzi della giostra sono indimenticabili, così come l'antagonista Gabby Gabby, che per sfaccettature e profondità supera perfino l'orso Lotso del numero tre - e reso ancora grande una serie che pareva aver detto tutto, e invece ora mostra di avere ancora di più da dire e dare.


N°4: C'ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD di QUENTIN TARANTINO

C'era una volta a... Hollywood Poster

Il duemiladiciannove ha segnato anche il ritorno del ragazzaccio di Knoxville, Quentin Tarantino, che prosegue nel suo personale progetto di riscrivere la Storia attraverso il Cinema portando il pubblico nella Hollywood di fine anni sessanta, sfruttando due personaggi di finzione inseriti in un contesto reale che prevede omaggi e riferimenti come da grande tradizione del padre di Kill Bill.
Forse è meno immediato o potente di altri lavori del regista, ma acquista spessore con il tempo, regala un Brad Pitt in grandissimo spolvero ed una manciata di sequenze da antologia, su tutte il fantastico finale, pronto ad entrare nell'Olimpo della produzione tarantiniana di sempre.
Il vecchio Quentin, insomma, è sempre lui. E a noi va benissimo così.


N°3: DOLOR Y GLORIA di PEDRO ALMODOVAR

Dolor y gloria Poster

Alle spalle anni di produzioni altalenanti, Almodovar torna alla ribalta con un lavoro come sempre legato a doppio filo alla sua storia personale che pare aver recuperato la verve e la potenza dei suoi tempi migliori, regalando lampi di grandissimo Cinema ed emozioni pulsanti.
Il Pedrone, intellettualmente ed emotivamente parlando, si mette a nudo regalando probabilmente la parte della vita ad un attore che lui stesso aveva lanciato quando era solo un giovane spagnolo di belle speranze, Antonio Banderas, che ripaga il suo regista con un'interpretazione pazzesca e sentita giustamente premiata a Cannes.
Se cercate un film, o un modo di fare film, che trasmetta passione ed emozione, Dolor y gloria potrebbe essere il titolo perfetto.


N°2: IL TRADITORE di MARCO BELLOCCHIO

Il traditore Poster

A sfiorare il gradino più alto del podio giunge in un film italiano, testimonianza del fatto che, dopo Chiamami col tuo nome dello scorso anno, forse la nostrana settima arte mostra segnali di ripresa dopo anni passati a vivacchiare - male - ed accontentarsi: Marco Bellocchio, del resto, è un Maestro, nonchè autore, almeno per quanto mi riguarda, di uno dei tre titoli più importanti del panorama del Bel Paese degli ultimi vent'anni - Vincere, nello specifico -, uno di quelli che vanno quasi sempre a botta sicura.
E Il traditore, che ripercorre la storia del pentito più noto alle cronache, Tommaso Buscetta, è l'ennesima conferma del valore del suo autore: prima che alle vicende e alla Storia, la pellicola si concentra sull'Uomo, e, come in Vice, sul fatto che anche il peggiore che possa incrociare il nostro cammino potrebbe nascondere qualche lato in grado perfino di affascinare.


N°1: PARASITE di BONG JOON HO

Parasite Poster

Ed ecco il trionfatore dei Ford Awards 2019.
Da quando fece la sua comparsa su questi schermi, spinto dalla Palma d'oro vinta a Cannes e da recensioni entusiastiche qui nella blogosfera, ho avuto da subito l'impressione che la vittoria di quest'anno sarebbe andata ad una vicenda che riporta al posto che merita Bong Joon Ho, che in Corea ha sempre realizzato pellicole splendide e che nella sua trasferta americana è incappato negli unici due passi falsi della sua carriera, Snowpiercer e Okja.
Il tema della Famiglia di nuovo centrale e trattato con profondità commovente, un uso della musica perfetto, una sceneggiatura che è un gioiello, un finale da brividi a completamento di un film che ha numerosi passaggi da brividi.
Ci fossero venti film come questo all'anno, decidere come assegnare un premio sarebbe un dilemma devastante. Una bomba totale.


I PREMI

Miglior regia: Bong Joon Ho, Parasite

Miglior attore: Antonio Banderas, Dolor y gloria

Miglior attrice: Olivia Colman, La favorita

Scena cult: la festa di compleanno, Parasite
 
Miglior colonna sonora: C'era una volta a Hollywood

Premio "leggenda fordiana": Forrest Tucker, The old man and the gun

Oggetto di culto: il forchetto, Toy Story 4

Premio metamorfosi: Christian Bale, Vice - L'uomo nell'ombra
 
Premio "start the party": le istruzioni date al padre per ottenere il lavoro, Parasite

Premio "be there": la Hollywood dei favolosi anni settanta, C'era una volta a Hollywood

lunedì 30 dicembre 2019

Ford Awards 2019: i film (N°20-11)



E giungiamo così alla classifica più importante dei Ford Awards e di ogni blog che si leghi alla settima arte: quella dedicata ai film usciti in sala nel corso del duemiladiciannove.
Personalmente, è stato uno degli anni passati più lontano dal Cinema che ricordi, con pochissimi - rispetto ai tempi in cui aprì il Saloon - film visti e la maggior parte del tempo dedicato, più che allo schermo, a famiglia, lavoro e palestra. Non sono però fortunatamente mancate le pellicole interessanti, di generi e tagli diversi, che si sono date appuntamento in questa Top 20 pronta oggi a cominciare la scalata alla vetta che consacrerà domani il film migliore dell'anno che sta per finire a detta di questo vecchio cowboy.


MrFord


N°20: CREED II di STEVEN CAPLE JR

Creed II Poster

Non potevo che aprire questa classifica con, come la definirebbe Cannibal, la classica fordianata: pur se inferiore al capitolo precedente, Creed II alimenta il mito - per quanto, si dice, ne abbia scritto la parola fine - di Rocky Balboa, riuscendo anche a rendere tridimensionali ed umane le figure del vecchio rivale del mitico Stallone Italiano Ivan Drago e quella di suo figlio, emarginati e cresciuti nell'odio in patria in tempi in cui ancora la Cortina di ferro la faceva da padrona.
Un film solido e pane e salame, di quelli che non posso non amare.


N°19: LE MANS '66 - LA GRANDE SFIDA di JAMES MANGOLD

Le Mans '66 - La grande sfida Poster

Entrato in classifica all'ultimo secondo, in modo totalmente inaspettato - pensavo si sarebbe inserito l'ultimo Star Wars, rivelatosi invece più anonimo - l'ultimo lavoro di James Mangold si rivela, per quanto molto, molto classico, un prodotto solido ed emozionante, il film perfetto per la corsa all'Oscar, il prodotto americano nella migliore accezione del termine.
Ottimo comparto tecnico, il fratellino minore di Rush si impone come un ritratto sentito di una figura - anzi, due -, almeno per i non addetti ai lavori quasi sconosciuta, e per un finale molto emozionante.


N°18: JOKER di TODD PHILLIPS

Joker Poster

In molti, probabilmente, piazzeranno Joker decisamente più in alto nelle classifiche di fine anno, spinti dai facili entusiasmi dopo la vittoria a Venezia della pellicola di Todd Phillips e dall'interpretazione indubbiamente notevole di Joaquin Phoenix: eppure, nonostante le intenzioni ed il lavoro decisamente importante svolto, continuo a pensare che Joker sia "soltanto" un buon film, attraverso il quale autori ed interprete si siano preoccupati più di mostrare quanto fossero in gamba che non di raccontare una storia che sentivano nel profondo di raccontare.
In qualunque modo la si voglia vedere, comunque, almeno un paio di sequenze restano da incorniciare.


N°17: YESTERDAY di DANNY BOYLE

Yesterday Poster

Al contrario di Joker, ci saranno molti che considereranno Yesterday una delusione, o una ruffianata di un autore un tempo di rottura come Danny Boyle: per quanto mi riguarda, questo film, per quanto pop e facile possa apparire, ha piazzato almeno un paio di sequenze che sono riuscite a toccarmi nel profondo e quasi a commuovermi per quanto mi hanno sentito coinvolto.
Una di esse - quella legata a John Lennon -, resterà impressa nei miei ricordi da spettatore ma soprattutto per aver raccontato una verità assoluta che mai come nel corso degli ultimi mesi ho sentito sulla pelle e nel cuore.


N°16: ROCKETMAN di DEXTER FLETCHER

Rocketman Poster

Ancora Musica protagonista e, dopo l'exploit di Bohemian Rhapsody dello scorso anno, un altro biopic su un mostro sacro del pop ben portato sullo schermo, con la giusta dose di passione, furberia ed intensità, dai suoi autori ed interpreti.
Costruito quasi come fosse un musical, Rocketman coinvolge, trascina, diverte e non rende troppo pesanti neppure le parti drammatiche, rendendo giustizia ad un artista che ha fatto la Storia della Musica come Elton John.


N°15: DRAGON TRAINER 3 - IL MONDO NASCOSTO di DEAN DEBLOIS

Dragon Trainer - Il mondo nascosto Poster

Nuovo capitolo del franchise dedicato alle gesta di Sdentato e Hiccup e nuovo successo per una serie profonda e coinvolgente, che non perde in qualità ed intensità capitolo dopo capitolo e riesce nella non facile impresa di far emozionare e riflettere gli spettatori a prescindere dalla loro età anagrafica.
Visto in sala con i Fordini, è stato un'esperienza visiva ed emotiva molto coinvolgente, in grado di raccontare passato e futuro, genitori e figli, alti e bassi della vita come non molti film "da grandi" sono in grado di fare.


N°14: AVENGERS - ENDGAME di ANTHONY E JOE RUSSO

Avengers: Endgame Poster

E con buona pace di Scorsese, entra in top 20 anche l'ultimo capitolo - per ora - della saga cinematografica degli Avengers, indubbiamente il migliore fino ad ora nonchè uno dei tre titoli meglio riusciti, emozionanti e coinvolgenti dell'intero Cinematic Universe.
In tre ore tre che in sala i Fordini hanno seguito con l'attenzione delle grandi occasioni si vedono sfilare tutti i protagonisti degli ultimi dieci anni di questo affresco realizzato dai Marvel Studios, pronti a darsi appuntamento in una battaglia epica come non se ne vedevano da Il ritorno del re, e che sfido chiunque sia stato bambino nel senso più profondamente peterpanesco a non guardare con gli occhi sgranati e la pelle d'oca per l'emozione.
Per non parlare di quel "ti amo tremila" che è già un cult totale.


N°13: SE LA STRADA POTESSE PARLARE di BARRY JENKINS

Se la strada potesse parlare Poster

Barry Jenkins, autore dell'emozionante Moonlight, già protagonista dei Ford Awards due anni or sono, torna sul grande schermo con una storia romantica di classe assoluta, che con mano delicata ma non priva di passione racconta non solo il legame tra due persone, ma un'epoca ed un contesto che sono alle spalle della società di oggi solo apparentemente.
Un film jazz fatto di atmosfere e stile, ma anche dal cuore pulsante che va ben oltre la vetrina per un autore che, con ogni probabilità, sa di essere talentuoso e di poter realizzare grandi cose.


N°12: COPIA ORIGINALE di MARIELLE HELLER

Copia originale Poster

Biopic insolito e dal taglio lontano dal format pop di questo tipo di pellicole, Copia originale è stata una delle sorprese più interessanti degli Oscar duemiladiciannove, sia in termini di scrittura che di interpretazione, guadagnando giustamente pareri quasi unanimi che si parli di critica radical o, come nel mio caso, no.
La storia di una truffa diventata cult neanche fosse uscita da Prova a prendermi che, purtroppo per lei, ha reso la giusta fama alla sua autrice quando ormai il Tempo aveva fatto il suo corso e richiesto il tributo che, inevitabilmente, trasforma tutti noi in un racconto, che sia vero o portato sulla pagina da qualcun'altro.
C'è solo da sperare, in questo caso, che il qualcun'altro sia bravo quanto Lee Israel.


N°11: COLD WAR di PAWEL PAWLIKOWSKI

Cold War Poster

Inserito con uno strappo alla regola - tecnicamente, uscì nelle sale italiane a fine dicembre duemiladiciotto -, il nuovo lavoro dell'autore dell'ottimo Ida è una storia d'amore profondamente autoriale che sulla carta avrebbe dovuto irritarmi almeno quanto un'esaltata recensione di una robetta teen firmata da Cannibal, e che al contrario si è rivelato un viaggio affascinante e magico all'interno di un mondo lontano e ad un tempo universale.
Un Casablanca da Cortina di ferro intepretato splendidamente, fotografato altrettanto, che ammalia ed ipnotizza, e regala un'ultima perla prima di entrare senza indugi nella top ten che ci aspetta domani...

domenica 29 dicembre 2019

Ford Awards 2019: le serie


Ed eccoci giunti al momento di uno dei premi che, nel corso dell'ultima decade, ha assunto un'importanza sempre maggiore: quello delle serie televisive.
Se ripenso a quando, ormai quasi sedici anni or sono, Lost cambiò radicalmente il modo di autori e pubblico di concepire i serial, il panorama è decisamente cambiato: l'offerta è numericamente impressionante, così come la varietà di generi e l'impegno profuso dalle case di produzione, e ogni anno ci si ritrova di fronte a conferme di prodotti importanti o alla nascita di nuovi, con in mezzo il consueto ventaglio di mancate conferme o delusioni.
Ma quali saranno stati i dieci protagonisti del duemiladiciannove da piccolo schermo del Saloon?


N°10: MINDHUNTER

Mindhunter Poster

Alla sua seconda stagione il serial fincheriano Mindhunter, tratto da una delle autobiografie di riferimento del genere - quella di John Douglas, uno dei primi profiler FBI -, conferma la validità del progetto e dei protagonisti, della scrittura e del percorso che pare si intenda fare.
Non sarà un titolo per tutti, o quello che ci si aspetterebbe da un thriller, ma resta un'alternativa importante ad un genere che, per anni, è caduto nel clichè e nell'abitudine.


N°9: THE OA

The OA Poster

A distanza di tre anni dalla prima stagione, torna il delirante - in senso positivo - viaggio di Prairie con una seconda che, a tratti, mi ha convinto addirittura più della precedente.
Nonostante passaggi che paiono scritti sotto acido pieno, The OA è stato uno dei prodotti più interessanti che Netflix abbia proposto nel corso delle ultime stagioni, ed è davvero un peccato che si sia deciso di chiuderla dopo sole due delle cinque stagioni previste. Una perdita davvero importante.


N°8: GOMORRA

Gomorra: La serie Poster

Prosegue dritta come un treno la corsa di Genny Savastano e di Gomorra, una delle certezze del panorama televisivo made in Italy degli ultimi anni, pur se orfana in questa stagione del personaggio cardine della serie fin dagli inizi, quello di Ciro Di Marzio detto l'Immortale, dirottato per l'occasione al Cinema in quello che dovrebbe essere il raccordo tra questa e la prossima stagione.
Nonostante quest'assenza, comunque, il buon Genny compie un ulteriore cambiamento su se stesso provando dapprima a ripulire il suo nome per poi capire che, una volta nato come è nato lui, è sempre difficile pensare di poter modificare destino e natura.


N°7: STRANGER THINGS

Stranger Things Poster

Altra produzione Netflix che scombinò le classifiche ai tempi della prima stagione, arrancò con la seconda e con questa terza pare aver trovato la quadratura perfetta per il suo equilibrio, finendo per risultare, almeno dal mio punto di vista, la migliore realizzata ad oggi.
Come se non bastasse, il finale e l'addio (?) di uno dei protagonisti condisce di emozioni forti per chiunque sia un padre una chiusura da brividi, e ne apre di nuove per una quarta annata che promette di essere protagonista anche nella classifica del duemilaventi.


N°6: BILLIONS

Billions Poster

Stagione dopo stagione, sono pochi i serial che riescono a mantenere uno standard qualitativo e di narrazione elevato, evitando la comune trappola del calo inevitabile che colpisce la maggior parte delle produzioni anno dopo anno: uno di questo è senza dubbio Billions, dramma shakespeariano mescolato al legal thriller condito da elementi che non sfigurerebbero in The wolf of Wall Street.
La rivalità in continua evoluzione tra Chuck Roades e Bobby Axelrod, che fagocita tutto quello che i due amicinemici hanno attorno, assume nuove sfumature e si prepara a raggiungere un altro livello, confermando Billions come uno dei titoli più interessanti e vivi degli ultimi anni.


N°5: NARCOS - MEXICO

Narcos: Messico Poster

Abbandonati Pablo Escobar prima e la Colombia poi, Narcos approda in Messico per raccontare l'ascesa del Cartello di Guadalajara e la vicenda che vide la lotta al traffico di droga segnata dalla morte del primo agente della DEA fuori dal suolo statunitense, che scatenò, ai tempi, il dispiegamento di forze che caratterizzò una vera e propria guerra nel corso degli anni ottanta e novanta.
Per chi, come il sottoscritto, conosceva già le vicende e le aveva vissute nella trasposizione di Don Winslow grazie a Il potere del cane, è un ritorno a territori noti ma non per questo portati sullo schermo in modo meno drammatico e potente: gli ultimi episodi, che raccontano la fine dell'agente Camarena, sono da brividi e strette al cuore.


N°4: ORANGE IS THE NEW BLACK

Orange Is the New Black Poster

Un altro dei serial simbolo di questi ultimi anni, che ha visto protagoniste le ragazze della prigione di Litchfield, è giunto alla sua conclusione recuperando il terreno perduto nel corso delle due precedenti stagioni chiudendo davvero in bellezza, omaggiando non solo le protagoniste che negli anni hanno accompagnato il pubblico ma anche il concetto di donna in tutte le sue sfumature, alimentando inoltre una critica sociale molto aspra rispetto al sistema correzionale americano - e non solo - ed alla società occidentale, troppo spesso pronta a dimenticarsi di chi sta ai margini, per colpa o per destino.
Una chiusura come dovrebbero essere sempre quelle delle produzioni televisive, sensata e sentita.


N°3: TRUE DETECTIVE

True Detective Poster

La creatura di Nic Pizzolatto, alle spalle una prima stagione divenuta un instant cult ed una seconda ingiustamente sottovalutata, torna con una terza poggiata sulle spalle del Premio Oscar - e bravissimo - Mahershala Ali, che racconta un'indagine non solo investigativa, ma sociale, attraverso un arco di tempo di decenni.
Scrittura eccellente, una grandissima interpretazione del protagonista, un prodotto di altissimo livello sotto tutti i punti di vista: non avrà portato una rivoluzione, ma ci sarebbe da baciarsi i gomiti quando di fronte, accendendo la tv, ci si trova di fronte a cose di questo genere.


N°2: WHEN THEY SEE US

When They See Us Poster

Ricordo ancora benissimo quando affrontammo, la scorsa estate, il primo episodio di questa miniserie tratta da una storia vera che sconvolse New York ed ebbe una conclusione legale soltanto pochi anni fa: provai talmente tanto sconcerto e rabbia che dubitai di poter sostenere emotivamente l'intera produzione, da quanto mi sentii toccato.
Fatta scorta di coraggio, proseguimmo nella visione scoprendo uno dei tesori del piccolo schermo non solo di questo che volge alla conclusione, ma degli ultimi anni, un lavoro prezioso ed importante che racconta la cronaca senza risultare fazioso e che ad un tempo risulta essere una bomba emotiva pazzesca - sfido chiunque a non venire toccato dalla storia degli Harlem Five, e da un episodio conclusivo di fronte al quale trattenere le lacrime è un'impresa quasi impossibile.


N°1: CHERNOBYL

Chernobyl Poster

Altra miniserie, altra storia vera, altra produzione destinata a restare negli annali delle più potenti mai realizzate.
Per chi è in giro su questo pianeta da più di trent'anni l'evento che sconvolse il mondo nella primavera dell'ottantasei resta probabilmente un ricordo di risonanza globale quanto in seguito fu soltanto il crollo del World Trade Center: l'esplosione del reattore della centrale di Chernobyl provocò un disastro ecologico come pochi altri nella Storia dell'Umanità, costando la vita non solo a chi sfortunatamente si trovò sul posto, ma anche a tanti altri nel corso degli anni.
La vicenda, narrata e diretta splendidamente, passa, nonostante la cronaca, da atmosfere drammatiche ad altre quasi horror, e mette lo spettatore di fronte all'analisi del prezzo che l'Uomo debba considerare di dover pagare a fronte di determinate scelte, comportamenti, progressi.
Un affresco potente e dolente, ed uno dei punti più alti mai raggiunti dal piccolo schermo, di quelli che lo portano addirittura oltre il Cinema.


I PREMI

Preferito fordiano: Korey Wise, When they see us


Miglior personaggio: Bobby Axelrod, Billions

Miglior sigla: True Detective

Uomo dell'anno: Jared Harris, Chernobyl

Donna dell'anno: il cast di Orange is the new black, Orange is the new black

Scena cult: l'arrivo dei pompieri a Chernobyl dopo il disastro, Chernobyl

Migliore episodio: Vichnaya Pamyat, Chernobyl

Premio ammazzacristiani: il disastro nucleare, Chernobyl

Miglior coppia: Bobby Axelrod e Chuck Roades, Billions


Cazzone dell'anno: Wags, Billions

Cattivo dell'anno: Linda Fairstein, When they see us

sabato 28 dicembre 2019

Ford Awards 2019: quello che non vedrete nelle sale italiane



Il terzo appuntamento con i Ford Awards è quello che, forse, è più cambiato nel corso degli anni: ai tempi in cui aprì il Saloon, questa classifica era dedicata a ciò che la scellerata distribuzione italiana ignorava, a tutto quello che noi della blogosfera sognavamo di vedere in sala e che, al contrario, finiva per dover essere recuperato per altre vie: ad oggi, invece, a fare la parte del leone in questa top ten sono le produzioni legate ai grandi network come Prime e Netflix, che negli ultimi anni hanno imposto una nuova realtà e un nuovo modo di concepire il Cinema lontano dalle poltroncine e dal buio in sala.


MrFord



N°10: TRIPLE FRONTIER di J.C. CHANDOR

Triple Frontier Poster

Apre la classifica, per l'appunto, un prodotto targato Netflix, firmato da un regista noto ai cinefili come Chandor e portato sullo schermo da un cast d'eccezione e dal grande richiamo sia per il pubblico maschile che femminile: un action thriller di stampo militare che riprende alcune atmosfere delle grandi serie sempre della scuderia Netflix - Narcos su tutte - e le mescola al tipico prodotto da adrenalina e amicizia virile che tanto funziona. 
In realtà non funziona proprio tutto, ma come prodotto d'intrattenimento fa decisamente il suo sporco lavoro.


N°9: LA NOTTE SU DI NOI di TIMO TJAHJANTO

La notte su di noi Poster

Altro giro, altra produzione Netflix. 
Il mitico Iko Uwais, nuovo volto del Cinema di botte orientale, è tra i protagonisti di una pellicola tosta e violenta che idealmente rientra nella grande tradizione che dall'Hard Boiled di John Woo ci ha portati ai due The Raid. 
Gli spunti buoni non mancano, le parti coreografate alla grande anche, forse si pecca un pò troppo in materia di aspettative - anche e soprattutto da parte degli autori - e manca la mano di qualcuno davvero in grado di fare la differenza - mi viene da chiedermi cosa sarebbe stato questo film in mano a gente come Jonnie To -: ad ogni modo, per chi ama il genere, un prodotto solido e affidabile.



N°8: HIGHWAYMEN - L'ULTIMA IMBOSCATA di JOHN LEE HANCOCK

Highwaymen - L'ultima imboscata Poster 

Altro prodotto di genere ed altro prodotto solido targato Netflix, che sfrutta due volti noti e amati dal pubblico come Harrelson e Costner per raccontare la storia di Bonnie e Clyde da un punto di vista mai portato sullo schermo prima, quello dei tutori dell'ordine.
Forse non un film per tutti, troppo classico per i radical e troppo lento per il pubblico occasionale, ma davvero una chicca per chi, come questo vecchio cowboy, si ricorda e molto bene di un certo Cinema made in USA, spigoloso e tosto ma dal respiro sconfinato come il territorio dove da sempre guardie e ladri, esercito e nativi, tutori dell'ordine e fuorilegge si combattono.


N°7: ANDRE THE GIANT di JASON HEHIR

Andre the Giant Poster

Per un appassionato di wrestling come il sottoscritto, un documentario incentrato su una delle prime figure che resero mitica questa disciplina agli occhi del Ford bambino è praticamente un rigore a porta vuota, specie se targato HBO e realizzato con criterio, voglia di raccontare ed una partecipazione emotivamente potente.
Se, poi, a tutto questo, si aggiunge lo spessore di un personaggio strabordante non solo per la stazza, un uomo che amava la vita ed amato da colleghi ed amici, il gioco è fatto: Andre, nato sulle montagne francesi e vittima del suo gigantismo, era un compagno solare e vitale, un bevitore da record - pare superò le cento birre una notte in Francia dopo un grande evento di wrestling - ed uno di quegli uomini che fino all'ultimo secondo afferra la vita a piene mani.
E questa passione si sente tutta.


N°6: DRAGGED ACROSS CONCRETE di S. CRAIG ZAHLER

Dragged Across Concrete Poster

Zahler, regista molto pulp e pure troppo clamorosamente ignorato dalla distribuzione italiana già noto a questa classifica - Bone tomahawk resta uno dei cult nascosti che ho più adorato negli ultimi anni -, torna alla carica con un poliziesco violento e pessimista, che sfrutta l'ormai attore feticcio del regista Vince Vaughn ed un sempre folle al punto giusto Mel Gibson, dal ritmo rarefatto e dall'escalation senza freni nel finale.
L'unica vera pecca di questo lavoro sta nel ricalcare in modo decisamente netto lo schema già usato da Zahler nel già citato Bone tomahawk e nel successivo Cell Block 99, finendo dunque, agli occhi dei fan più hardcore, per risultare un pò ripetitivo.


N°5: EL CAMINO di VINCE GILLIGAN

El Camino: Il film di Breaking Bad Poster

Per chi non lo sapesse, o fosse tanto scellerato da ignorarlo, Breaking Bad è stata una delle serie più importanti mai trasmesse sul piccolo schermo, e ancora oggi una delle tre che chiunque dovrebbe vedere almeno una volta nella vita.
A distanza di qualche anno dallo splendido finale con il quale si congedarono dal pubblico Walter White e Jesse Pinkman il creatore della serie Vince Gilligan ci mostra cosa accadde a seguito di quei fatti al più giovane della coppia di cuochi di metanfetamina più noti della tv: un thriller crepuscolare e malinconico ma non privo di speranza, arricchito da un paio di sequenze da antologia - il duello in stile western è una perla - e da una tensione ben tenuta, che ha il suo limite solo nell'apparire come merce esclusiva dei fan hardcore della serie.


N°4: THE DIRT di JEFF TREMAINE

The Dirt Poster

E a cavallo tra il Freddy Mercury di Bohemian Rhapsody e l'Elton John di Rocketman, a sorpresa giungono a divertire, sorprendere e colpire, pur se con una pellicola sopra le righe ed imperfetta come loro, i Motley Crue, band tra le più importanti dell'hair rock tamarro anni ottanta figlio degli eccessi e del larger than life senza limiti.
Una produzione alla quale non avrei dato due lire che, al contrario, si è rivelata genuina ed a suo modo magica nonostante si sia decisamente lontani dal Cinema d'autore e dalle produzioni che fanno gridare al miracolo gli appassionati ed i critici: una cosa pane e salame e molto rock come quelle che piacciono a me.


N°3: THE IRISHMAN di MARTIN SCORSESE

Risultati immagini per the irishman

E alla fine, anche un Maestro come Martin Scorsese è approdato alla corte di Netflix. Segno, probabilmente, che il Cinema inteso come grande distribuzione in sala sta cambiando, e che prima o poi dovremo tutti abituarci anche a queste nuove strade.
Il buon Marty, però, dal canto suo arriva a questo cambiamento portando sugli schermi una pellicola profondamente classica, non facilmente affrontabile per minutaggio e densità, che parte molto in sordina - io per primo ammetto di aver più volte pensato come mai ci fosse bisogno di una nuova versione di Quei bravi ragazzi e Casinò trent'anni dopo - ma che nel finale mostra tutta la grandezza del Cinema di Scorsese.
Certo, acclamarlo come fosse un miracolo come molti critici hanno fatto mi pare eccessivo, ma la potenza c'è ancora tutta.


N°2: CLIMAX di GASPAR NOE'

Climax Poster

Ho sempre avuto un debole per le sfide lanciate ad ogni pellicola di Gaspar Noè. 
Un autore molto di nicchia, molto radical, eppure passionale e "carnivoro" come solo qualcuno che adora vivere e raccontare può essere.
E Climax è un'espressione perfetta del suo Cinema estremamente tecnico eppure carnale, fisico, quasi porno, per certi versi, siano essi mentali o pratici: un lavoro ipnotico e caldo, che prosegue nella ricerca compiuta dall'autore nel corso della sua carriera, ennesima conferma del suo talento.


N°1: LORDS OF CHAOS di JONAS AKERLUND

Lords of Chaos Poster

Probabilmente da queste parti la vicenda che coinvolse e sconvolse la Norvegia per bene ai tempi di Euronymous e Burzum non è così nota, fatta eccezione per i fan più accaniti di un certo tipo di metal: una storia sanguinosa e decisamente agghiacciante, emblema di un disagio sociale cresciuto in seno ad una delle società più avanzate che si possano trovare ora sul pianeta.
Jonas Akerlund, regista nato con i videoclip ed appassionato di musica, porta in scena la versione "dall'esterno" della storia regalando momenti di critica sociale asprissima, grottesco tarantiniano, orrore puro, passaggi che hanno riportato alla mente del vecchio cowboy cose grosse come Henry pioggia di sangue.
Una pellicola da noi neppure distribuita e tremendamente sottovalutata, di una potenza davvero enorme. 


I PREMI

 
Miglior regia: Gaspar Noe per Climax
Miglior attore: Emory Cohen per Lords of Chaos
Miglior attrice: Sophia Boutella per Climax
Scena cult: l'omicidio di Euronymous, Lords of Chaos
Fotografia: Climax
Miglior protagonista: Jesse Pinkman, El Camino
Premio "lo famo strano": il cast di Climax
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": Burzum, Lords of Chaos
Migliori effetti: Dragged across concrete
Premio "profezia del futuro": Climax

venerdì 27 dicembre 2019

Ford Awards 2019: del peggio del nostro peggio




Come ogni anno, l'appuntamento con il Ford Award dedicato ai film peggiori passati su questi schermi nel corso degli ultimi dodici mesi diventa un momento utile per riflettere non solo sulle pellicole clamorosamente brutte o malriuscite, ma anche su quelle che, per aspettative o potenzialità, hanno tradito clamorosamente le attese. Quale sarà il vincitore di quest'anno di questa decisamente poco ambita classifica?


MrFord



N°10: US di JORDAN PEELE

Noi Poster

Apre la carrellata proprio una pellicola dal sapore di delusione profonda: Jordan Peele, alle spalle il successo di Get out, porta sullo schermo una riflessione sulla società e le differenze legate ad essa di grande impatto visivo e tecnicamente molto valida. Peccato che compia uno dei passi falsi peggiori che un autore possa compiere: pecca di grandissima presunzione, e proprio quando potrebbe diventare un nuovo cult, finisce per avvitarsi su se stesso perdendo gran parte della potenza accumulata nel corso dei minuti. E quel "noi", all'improvviso, diventa "loro", e Peele appare più parte del Sistema che non della Ribellione.


N°9: TERMINATOR - DESTINO OSCURO di TIM MILLER

Terminator - Destino oscuro Poster

Altra clamorosa delusione - nonchè occasione sprecata - legata ad una pellicola che personalmente attendevo con trepidazione rivelatasi la fotocopia sbiadita del mitico Terminator 2 - Il giorno del giudizio. L'idea di portare sullo schermo il vero e potente sequel dei primi due film di una saga che negli anni ha avuto molti bassi e pochi alti non ha portato ad altro se non ad un'operazione nostalgia nata e finita male. Un vero peccato, soprattutto per i vecchi fan.


N°8: WOUNDS di BABAK ANVARI

Wounds Poster

Altro giro, altra delusione per un titolo della scuderia Netflix finito al Saloon spinto dai commenti positivi di alcuni colleghi bloggers e dalle atmosfere cronenberghiane partito in modo intrigante e finito con il peggiore dei finali finto autoriali/pessimisti/finti incomprensibili.
Un pasticcio che inghiotte un attore sempre interessante costretto, con la cornice di New Orleans, a tenere il peso dell'intero lavoro sulle spalle, fumo negli occhi di quelli che, come a conti fatti è stato, paradossalmente finiscono per stregare, non si sa come, i cinefili più radical.


N°7: X-MEN DARK PHOENIX di SIMON KIMBERG

X-Men: Dark Phoenix Poster

E anche la saga dei nuovi X-Men, iniziata qualche anno fa come prequel della precedente, non sfrutta la spinta dei due ottimi capitoli iniziali e si chiude con una delusione cocente, una pellicola che stravolge le vicende narrate negli albi a fumetti e diventa un baraccone poco emozionante e coinvolgente in grado di far risultare scialbi o mettere in disparte anche personaggi clamorosamente azzeccati come il Quicksilver di Evan Peters.
Un peccato, perchè i mutanti di casa Marvel, in realtà, avrebbero potenzialità perfino più grandi dei loro cinematograficamente più illustri colleghi Avengers. E invece finiscono qui.


N°6: HELLBOY di NEIL MARSHALL

Hellboy Poster

Altro regista amatissimo in casa Ford, altro titolo che portava grandi aspettative, altre clamorosa delusione. Con l'ingrato compito di riproporre un personaggio reso molto bene sul grande schermo qualche anno fa da Del Toro, Neil Marshall toppa in modo sconvolgente regalando, si fa per dire, al pubblico una pellicola pasticciata, dozzinale, troppo pane e salame - e non in senso buono, questa volta - perfino per uno come il sottoscritto, che del pane e salame ha fatto negli anni una bandiera.
Più concentrati sull'idea di dare inizio ad una nuova saga e ad un brand, gli autori perdono la strada presto e male, confezionando un lavoro spento e senz'anima. 


N°5: DOMINO di BRIAN DE PALMA

Domino Poster

Nel corso degli anni anche i grandi registi, purtroppo per me, di tanto in tanto hanno finito per popolare la classifica del peggio, senza sconti quando la delusione era troppo grande o il risultato del loro lavoro decisamente lontano dagli standard che gli stessi avevano negli anni contribuito a settare: a questo giro tocca a Brian De Palma, storico nome del thriller che, sfruttando - spero insieme ai suoi produttori - la scia di notorietà del protagonista legata al ruolo giocato in Game of thrones finisce per compiere uno degli scivoloni più clamorosi della sua carriera, ed invece di una riflessione profonda sul ruolo del terrorismo oggi - specialmente in Europa - finisce imprigionato in una vera e propria fiera del pacchiano e delle banalità da Studio Aperto.


N°4: ALADDIN di GUY RITCHIE

Aladdin Poster

Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che Guy Ritchie, autore di cose come Lock and stock e The Snatch, sarebbe finito a dirigere l'ennesimo, inutile reboot/remake di un Classico Disney - che peraltro amo moltissimo - giusto per fare cassa, avrei riso, e anche forte.
E invece ecco che l'autore anglosassone finisce schiavo delle manie di protagonismo di Will Smith e di una revisione di Aladdin che mescola parkour e presunta "modernizzazione" ed una povertà di idee che ha del clamoroso: perfino i Fordini, che conoscono il cartone animato a menadito - e forse proprio per quello - hanno attraversato la visione totalmente indifferenti.


N°3: ESCAPE ROOM di ADAM ROBITEL

Escape Room Poster

I teen horror di sopravvivenza sono un vero e proprio campo minato all'interno del quale avventurarsi, cinematograficamente parlando: il rischio di trash senza ritegno e pellicole pronte a "totalizzare zero sul grafico Pritchard" è elevatissimo, e le possibilità di incontrare qualcosa di davvero interessante sempre troppo basse.
Appartiene pienamente al novero Escape Room, filmetto dimenticato in fretta perfetto nell'incarnare la pochezza di questo tipo di Cinema. Che, forse, potrebbe non essere neppure considerato Cinema a tutti gli effetti.


N°2: PEPPERMINT - L'ANGELO DELLA VENDETTA di PIERRE MOREL

Peppermint - L'angelo della vendetta Poster

Firmato dallo stesso autore del tanto detestato - qui al Saloon - primo Taken, Peppermint entra a piedi uniti nel filone del revenge movie di grana grossa, propinando al pubblico una vicenda assolutamente implausibile raccontata con l'arroganza di chi, al contrario, pensa di stare realizzando qualcosa di profondo ed interessante. In realtà, tutto suona come una versione al femminile del suddetto Taken, giusto per arruffianarsi l'opinione pubblica sfruttando tutto quello che è accaduto ed è diventato, purtroppo, una sorta di "moda" nell'ultimo paio d'anni.
Una vera e propria schifezzona che si contrappone alle delusioni d'autore di questa classifica.


N°1: LA LLORONA - LE LACRIME DEL MALE di MICHAEL CHAVES

La Llorona - Le lacrime del male Poster

E a proposito di schifezzone, ecco quella che vince a mani basse il Ford Award per il peggio del duemiladiciannove: un horror totalmente illogico, prevedibile, noioso, realizzato come peggio non si poteva e nato da una costola della più fortunata serie The Conjuring.
Una produzione buona per le peggiori distribuzioni da agosto inoltrato e sale deserte che qui al Saloon abbiamo avuto la sfortuna di incrociare in una di quelle serate di stanca in cui un horror - o un film di genere - potrebbe avere il potere di migliorare l'umore e distrarre come un massaggio rilassante, e che in questo caso ha finito per rivelarsi peggiore di qualsiasi incubo.



I PREMI

Peggior regista: Pierre Morel per Peppermint - L'angelo della vendetta
Peggior attore: Nicolaj Coster Waldau per Domino
Peggior attrice: Jennifer Garner per Peppermint - L'angelo della vendetta
Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: la Llorona, La Llorona - Le lacrime del male
Effetti "discount": Wounds
Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: le incarnazioni del Genio in Aladdin, Aladdin
Stile de paura: Linda Hamilton per Terminator - Destino Oscuro
Premio "veline": Mackenzie Davis per Terminator - Destino Oscuro
Peggior scena d'amore: un qualsiasi siparietto sentimentale legato a Jean Grey, X-Men Dark Phoenix
Premio "pizza, spaghetti e mandolino": la trasformazione da moglie modello ad assassina sterminatrice di Jennifer Garner, Peppermint - L'angelo della vendetta
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