domenica 31 dicembre 2017

Ford Awards 2017: i film (N°10-1)






Ed eccoci arrivati al momento più importante dell'anno: quello in cui il Saloon decreta il suo miglior film tra quelli visti ed usciti in sala nel corso della stagione.
Questo duemiladiciassette in uscita non si è rivelato certo uno dei migliori in termini di qualità media delle pellicole, ma devo ammettere che questa decina conclusiva funziona dal primo all'ultimo titolo, offre emozioni e visioni anche profondamente differenti tra loro e porta in dono pellicole in grado di restare negli anni a venire nella Storia della Settima Arte.
Andiamo dunque a scoprire chi trionferà nei Ford Awards duemiladiciassette.


N°10: MANCHESTER BY THE SEA di KENNETH LONERGAN


Raramente, quantomeno negli ultimi anni, la Notte degli Oscar è riuscita a fornire una selezione di qualità come quella di quest'anno. Manchester by the sea, produzione di nicchia finita alla ribalta proprio in vista dell'assegnazione delle statuette, finisce per essere al contempo profondamente triste e devastante quanto emblema di una vita che, malgrado le sconfitte e le ferite, regala sempre la possibilità di rialzarsi dopo una sconfitta, se si è disposti a farlo.

N°9: BLADE RUNNER 2049 di DENIS VILLENEUVE

 
 
Soltanto un regista incredibile poteva prendere tra le mani una patata bollente come il sequel di una delle pellicole più amate della Storia del Cinema e non rischiare di far deflagrare il tutto in un abominio: Denis Villeneuve, senza dubbio, risponde ai requisiti.
Senza strizzare l'occhio o preoccuparsi troppo di tempi dilatati e filosofeggiamenti, il cineasta canadese offre una riflessione nuova legata ad una storia e a vicende ormai considerate "vecchie".
Molti faranno fatica ad accettarne la grandezza, ma Blade Runner 2049 è un grande film.

N°8: GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 2 di JAMES GUNN

 

Uno dei film del cuore di questi ultimi dodici mesi.
Risate, tamarraggine, colonna sonora pazzesca, padri e figli, il baby Groot, combattimenti ed altri mondi pronti a rappresentare tutti quelli che ci portiamo dentro.
Ed una bellissima rappresentazione di tutti gli stronzi come me.

N°7: SILENCE di MARTIN SCORSESE

 

Martin Scorsese torna sul grande schermo scommettendo forte grazie ad una pellicola ostica e profonda, lontana dalle logiche del grande pubblico o della conquista facile, ma incredibilmente coraggiosa e piena. Da ateo miscredente, affrontare una vicenda come quella raccontata dal vecchio Marty è stato come ascoltare un disco di De Andrè. 

N°6: SETTE MINUTI DOPO LA MEZZANOTTE di J. A. BAYONA

 

Il dolore della perdita ha toccato tutti, almeno una volta nella vita.
E' qualcosa con cui occorre fare i conti, ed andare avanti.
Qualcosa che non si può sconfiggere, perchè farà parte di noi fino alla morte.
Bayona deve saperlo bene, perchè confeziona un film che entra nel cuore di prepotenza, libera un mostro e le lacrime, e non ne esce più.

N°5: LA LA LAND di DAMIEN CHAZELLE


Se Sette minuti dopo la mezzanotte ha significato la perdita, La la land è la rappresentazione dei sogni, realizzati oppure no, di questo duemiladiciassette. 
Una pellicola tecnicamente incredibile, sotto tutti i punti di vista, che incanta, conquista, racconta, mostra quello che è il conflitto probabilmente eterno tra la realtà e le aspirazioni.
Ed il bello di finire per essere riconoscenti ad entrambi.

N°4: ARRIVAL di DENIS VILLENEUVE


Per la prima volta, se la memoria non m'inganna, nella storia del Ford Awards, un regista piazza due titoli nei primi dieci: Denis Villeneuve, prima di portare in sala Blade Runner 2049, consegna al pubblico una delle gemme dell'ultima notte degli Oscar, Arrival.
Tempo, nascita, comunicazione, morte condensati in uno sci-fi come non se n'erano mai visti - o molto raramente -, che costruisce e distrae come il miglior illusionista prima di regalare un finale da lacrime.

N°3: JACKIE di PABLO LARRAIN


Il mio rapporto con Pablo Larrain non è stato certo semplice: l'ho detestato agli esordi, prima di esserne conquistato film dopo film.
Jackie non è il suo lavoro migliore, eppure la potenza che sprigionano le immagini ed il messaggio portati rendono nel miglior modo possibile il talento di questo straordinario Autore, destinato ad un posto d'onore nella Storia del Cinema.

N°2: MOONLIGHT di BARRY JENKINS


Il film che mi ha toccato di più degli ultimi dodici mesi, e forse oltre.
La metamorfosi di un ragazzino spaurito e ferito che diviene predatore pur di non rischiare di sentirsi ancora come nei suoi anni peggiori, ammesso che davvero lo fossero.
L'outsider della Notte degli Oscar che, alla fine, pur al cospetto dei grandi Arrival e La la land, ha finito per trionfare.
L'outsider che non ti aspetti. Quello che piace a me.

N°1: VICTORIA di SEBASTIAN SCHIPPER

 
 
Ed eccolo qui, il vincitore del Ford Award duemiladiciassette.
Certo, è un film del duemilaquindici, arrivato in Italia in pauroso ritardo, ma poco importa.
Victoria è tecnica prodigiosa, spontaneità, wilderness.
E' tutto quello che si rimpiange della giovinezza quando si è vecchi e tutto quello che si sogna quando da giovani si cercano i brividi.
Una meraviglia per la testa, gli occhi, il cuore.



I PREMI

Miglior regia: Sebastian Schipper per Victoria

Miglior attore: Mahershala Ali per Moonlight

Miglior attrice: Natalie Portman per Jackie

Scena cult: Baby Groot e la bomba da disinnescare, Guardiani della Galassia Vol. 2
 
Miglior colonna sonora: Guardiani della Galassia Vol. 2

Premio "leggenda fordiana": Chiron, Moonlight

Oggetto di culto: non è un oggetto, ma rompe ogni schema. Baby Groot, Guardiani della Galassia Vol. 2

Premio metamorfosi: Dave Bautista, Blade Runner 2049
 
Premio "start the party": l'inizio del piano sequenza, Victoria

Premio "be there": la Berlino by night di Victoria








sabato 30 dicembre 2017

Ford Awards 2017: i film (N°20-11)




E siamo giunti al penultimo appuntamento con i Ford Awards duemiladiciassette, dedicato alla decina di film tra quelli usciti in sala che sono riusciti a farsi apprezzare tanto dal sottoscritto dal giungere ad un passo dalla Top 10: chi avrà sfiorato, dunque, l'impresa del piazzamento tra i migliori?
Qui sotto la risposta, pronta ad essere variegata in termini di generi e stili come sempre si cerca di essere da queste parti.


N°20: THE VOID di JEREMY GILLESPIE e STEVEN KOSTANSKI


Una delle sorprese più liete della parte finale dell'anno: prendendo spunto dai grandi Maestri dell'horror anni ottanta - ed in parte settanta - i due registi confezionano una piccola chicca "mistica" e molto, molto splatter che non sarà il massimo in originalità ma senza dubbio riesce a far fruttare al meglio possibile gli insegnamenti dei grandi del passato.


N°19: BABY DRIVER di EDGAR WRIGHT


Edgar Wright è un protetto del Saloon dai tempi di Shaun of the dead e dell'indimenticabile Trilogia del Cornetto, ancora oggi ineguagliata anche dal suo autore.
Baby Driver, ritmo e colonna sonora pazzeschi, non sarà il suo miglior lavoro ma resta senza dubbio una delle piccole perle di quest'annata decisamente spenta sul grande schermo.




Discusso, contestato, amato o odiato, l'Episodio otto della Saga per eccellenza della Storia del Cinema risulta meno d'impatto del precedente - e splendido - Il risveglio della Forza, ma non per questo incapace di raggiungere il cuore di chi ci si butta.
Con il passare dei giorni dalla visione, è stato una conferma del Potere di questi personaggi e delle vicende che vivono e raccontano.

N°17: IT di ANDY MUSCHIETTI

 

Muschietti rischia grosso prendendosi in carico uno dei romanzi più noti ed amati di Stephen King trasposto - male, ma poco importa - all'inizio degli anni novanta in una mini televisiva divenuta oggetto di culto ringiovanendo nel modo migliore possibile una storia vecchia come il mondo: quella che vede dei ragazzi affrontare le loro paure.
Effetti bellissimi, casting perfetto, una sorta di Goonies versione nuovo millennio in uno stile che ricorda molto Stranger Things. Promosso in attesa del sequel.

N°16: FENCES - BARRIERE di DENZEL WASHINGTON

 
 
Il mitico Denzellone Washington, già fordiano ad honorem, regala una delle grandi sorprese dell'ultima edizione degli Oscar - una delle migliori degli Anni Zero -, con radici affondate nel Teatro, la Famiglia come tema centrale, grandi interpretazioni ed emozioni. 
Non per tutti, ma senza dubbio in grado di rimanere nel cuore di molti.

N°15: CIVILITA' PERDUTA di JAMES GRAY

 

Ho sempre amato James Gray, un autore in grado di conciliare modernità e profondo rispetto per il classicismo: nel corso della sua poco prolifica carriera, ha finito per non deludermi praticamente mai. Non è da meno questo Civiltà perduta, che recupera le atmosfere delle grandi epopee amazzoniche di Herzog e, seppur in modo incompiuto, regala emozioni in grado di far battere il cuore a chiunque senta il brivido all'idea di superare un confine.

N°14: BOSTON - CACCIA ALL'UOMO di PETER BERG

 

Peter Berg, regista americano di grana grossa al mille per mille, regala al pubblico il suo film migliore partendo da una drammatica storia vera e dando una lezione al Terrore che ha attanagliato ed attanaglia il mondo in questo Nuovo Millennio.
La logica della Paura non si vince con le armi, la forza, la risposta violenta.
Si vince con la coesione, il lavoro, la dedizione, il coraggio, la vita.

N°13: BILLY LYNN di ANG LEE



Uno dei film più sottovalutati della stagione.
Ang Lee, amatissimo dal sottoscritto, consegna al pubblico una storia sul lato oscuro dell'America che sarebbe piaciuta al Clint Eastwood migliore, quasi fosse una sorta di "Lato B" di American Sniper e delle contraddizioni assurde della guerra.
Una chicca che in pochi hanno davvero compreso, e che spero davvero possa essere con il tempo riscoperta.

N°12: LE COSE CHE VERRANNO - L'AVENIR di MIA HANSEN LOVE

 
La sorpresa radical dell'anno: giunto sugli schermi del Saloon con il presagio delle bottigliate pronto ad abbattersi sulla sua testa, il lavoro di Mia Hansen Love si è rivelato fresco, intelligente, profondo e legato ad uno dei concetti più importanti sui quali si possa filosofeggiare, il Tempo.
Bravissima la Huppert, elegante il film, toccante il contenuto.

N°11: LA LUCE SUGLI OCEANI di DEREK CIANFRANCE

 
 
Altro titolo che, sulla carta, qui al Saloon rischiava tantissimo, e che al contrario si è rivelato come una delle sorprese più belle dell'anno.
Sarà che, per un genitore, è impossibile rimanere indifferenti a determinate tematiche, ma è anche vero che, in barba alle critiche piovute addosso a Cianfrance, questa pellicola trasuda romanticismo nel senso migliore in cui si potrebbe intendere.


TO BE CONTINUED...





 




venerdì 29 dicembre 2017

Ford Awards 2017: i film (N°30-21)



Ed eccoci giunti alla classifica più importante, quella dedicata ai film che più hanno conquistato i favori del sottoscritto tra quelli usciti in sala nel corso dell'anno: ovviamente, come di consueto, mancano all'appello alcuni titoli più o meno importanti, e considerato che nonostante un inizio anno notevole la qualità si sia abbassata a questo giro ho deciso di diminuire il numero dei titoli in classifica dai consueti quaranta a trenta.
Scopriamo dunque quali sono gli apripista della classifica.


N°30: L'INGANNO di SOFIA COPPOLA


Apre la classifica Sofia Coppola, regista discontinua ma di talento, che riporta sullo schermo un classico di Don Siegel, La notte brava del soldato Jonathan, riuscendo comunque a non sfigurare troppo nel confronto. Nell'anno della rivincita delle donne, una pellicola che pare quantomai attuale.

N°29: DUNKIRK di CHRISTOPHER NOLAN

 

L'illusionista del Cinema, Christopher Nolan, torna sul grande schermo con un film bellico celebratissimo - forse troppo - alla sua uscita, considerato dal primo giorno uno dei favoriti per la prossima corsa agli Oscar. Peccato che, nonostante l'indubbia ed incredibile tecnica, al cuore non resti nulla se non una bella confezione.
N°28: CARS 3 di BRIAN FEE

 

Alle spalle la delusione cocente di Cars 2, Saetta McQueen torna sullo schermo con un terzo capitolo decisamente nelle corde del primo, grazie al quale assistiamo al passaggio di ruolo del protagonista da allievo a maestro. Parabola sul rapporto tra vecchie e nuove generazioni che conserverò tra i ricordi più vivi in quanto primo film visto in solitaria al Cinema con il Fordino.
N°27: THOR - RAGNAROK di TAIKA WAITITI


Irrompe nella classificona il Dio del Tuono in versione Taika Waititi, fracassonata divertentissima che pare uscita dritta dritta dagli anni ottanta e che rilancia alla grande lo spirito più guascone dei film Marvel del Cinematic Universe sul modello di Guardiani della Galassia - ma avremo modo di riparlarne -. Ci si diverte, ci si intrattiene, si spacca. 

N°26: DETROIT di KATHRYN BIGELOW

 

La cazzutissima Bigelow, più che attesa alla vigilia, è una delle delusioni di questa classifica: avrei voluto che Detroit irrompesse come una tempesta piazzandosi decisamente più in alto, ma benchè la confezione sia ineccepibile, questo lavoro comunque importante ha lo stesso difetto di Dunkirk. Si ammira, ma non si ricorda.

N°25: IL DIRITTO DI CONTARE di THEODORE MELFI


Il The Help del duemiladiciassette. Forse confezionato per le candidature ai passati Oscar, ma genuino, piacevole e scorrevole da guardare. Inoltre, parliamo di una storia vera che non ha perso in termini di attualità ed è in grado di mettere d'accordo spettatori con gusti profondamente diversi tra loro. 

N°24: T2 - TRAINSPOTTING 2 di DANNY BOYLE

 

I ragazzacci di Welsh e Boyle tornano sullo schermo a un ventennio di distanza dal cult che li aveva consacrati, e spazzano via i sospetti di una bieca operazione commerciale con un perfetto mix di nostalgia ed ironia. Tornare da Bagby e soci è stato come rivedere gli amici del quartiere che si sono persi con la vita, e continuare, con loro, a scegliere a vita stessa.
N°23: BORG MCENROE di JANUS METZ

 
 
Una delle sorprese di fine anno. Senza strafare in termini di tecnica ed originalità, Metz porta sullo schermo con grande tensione e partecipazione uno dei match più belli della storia del tennis, e lo fa riuscendo nella non facile impresa di rendere al meglio lo spirito che c'è dietro la pratica sportiva, a qualsiasi livello sia praticata.

N°22: GIFTED - IL DONO DEL TALENTO di MARC WEBB

 

Alle spalle l'ottimo 500 giorni insieme e i decisamente meno interessanti Spider Man, Marc Webb torna in un territorio che gli è più congeniale, e regala al pubblico uno di quei film dei quali innamorarsi senza chiedere troppe spiegazioni, ma seguendo la pancia ed il cuore.
Immedesimazione o età, ho trovato vivo e sentito il racconto di questo rapporto che mette i sentimenti prima del talento, e ricorda a tutti che non esiste un genio senza qualcuno che lo sostenga.

N°21: SCAPPA - GET OUT di JORDAN PEELE


Una delle sorprese più piacevoli della stagione: in bilico tra tensione e spavento, critica sociale ed ironia, Jordan Peele regala al pubblico una piccola chicca che, con un finale meno consolatorio, avrebbe conquistato una posizione ben più alta di questa.
Un paio di scene sono instant cult, gli interpreti funzionano, il messaggio è chiaro. Avercene.


TO BE CONTINUED...

lunedì 25 dicembre 2017

And so, this is Christmas!



In attesa di celebrare ognuno le sue tradizioni preferite, approfitto per augurarvi Buon Natale e caldeggiare cibo, alcool, manifestazioni d'affetto e divertimento.
Godetevela, insomma.
Noi ci risentiamo domani, di nuovo con le classifiche di fine anno.



MrFord

domenica 24 dicembre 2017

Ford Awards 2017: quello che non vedrete nelle sale italiane



Un altro appuntamento che attendo sempre con molta impazienza è quello con la classifica dedicata ai dieci migliori titoli che, nel corso dell'anno, sono passati sugli schermi del Saloon ma non nelle sale italiane: nelle scorse edizioni dei Ford Awards è capitato anche che i vincitori di questa categoria fossero, a conti fatti, i migliori a tutti gli effetti - vedasi Mud o Swiss Army Man - per il sottoscritto, dunque l'hype per questa decina finisce per essere sempre piuttosto alto.
Peccato che il trend negativo del grande schermo si sia specchiato anche qui, tanto da costringermi ad inserire al decimo posto un titolo che ai tempi avevo bottigliato soltanto per non lasciare "monca" la chart, scegliendo per il suo autore e principalmente perchè si è trattato di un film in grado quantomeno di far discutere.
Ecco dunque i titoli protagonisti di questa seconda decina dei Ford Awards.


N°10: OKJA di JOON-HO BONG

 


Ad aprire la decina un titolo che, se fosse stato un anno più ricco, senza dubbio non avrei selezionato: certo, il tema è interessante e fa discutere, Bong è un regista notevole - anche se i suoi ultimi due lavori non mi hanno affatto convinto -, Netflix si conferma una realtà dalle potenzialità enormi, eppure Okja, continuo a pensarlo, avrebbe potuto essere molto più grande.


N°9: SECURITY di ALAIN DESROCHERS

 


Consigliato dal mio fratellino Dembo, Security è un thriller d'azione di quelli vecchia maniera, con un Banderas scatenato ed un incedere che riporta alla mente cose notevoli come Nido di vespe o le pietre miliari di Carpenter. Certo, la caratura è diversa, ma per una serata da rutto libero è una delle cose più divertenti che ho visto quest'anno.

N°8: THE BELKO EXPERIMENT di GREG MCLEAN



Il film che mi ha fatto mancare ancora meno il fatto di avere un lavoro.
Dal regista dei due Wolf Creek, una sorta di favola nera sociale che sconfina nello splatter dai risvolti molto più profondi di quanto non possa sembrare, orchestrata come un terribile gioco ad eliminazione che in qualche mente deviata di capitani d'industria potrebbe addirittura prendere forma.


N°7: 1922 di ZAK HILDITCH

 


A prescindere dalle singole valutazioni, è stato davvero un buon anno questo, per il Re del brivido Stephen King: accanto al più freddo Il gioco di Gerald, sempre Netflix ha presentato questo 1922, una favola nerissima legata al concetto di senso di colpa dalle atmosfere da America rurale che qui al Saloon hanno una corsia preferenziale. Thomas Jane bravissimo.


N°6: THE BABYSITTER di MCG


Uno degli instant cult più goduriosi dell'anno, in grado di mescolare il ritmo di Edgar Wright e lo scanzonato approccio anni ottanta: citazioni a raffica, grande divertimento, sangue a fiumi, spirito da Goonie ed un bacio saffico che resterà nella Storia. Mitico.
Dritto dal Sundance giunge uno dei titoli più sorprendenti dell'estate fordiana, in grado di mescolare l'approccio indie, il pulp anni novanta, i Coen e la lotta degli outsiders per rimanere a galla. 
Malinconia ed esplosioni di violenza per una delle piccole chicche più interessanti dell'anno.

 
N°4: COLUMBUS di KOGONADA


Giunto su questi schermi sospinto dai pareri entusiasti dei radical - su tutti quello del mio rivale Cannibal Kid - accompagnato da presagi di tempesta di bottigliate, il lavoro di Kogonada, con i suoi tempi lunghi ed una disarmante sincerità e voglia di raccontare una storia di crescita e superamento del dolore mi ha preso il cuore sottovoce. Da vedere.

 
N°3: RAW - UNA CRUDA VERITA' di JULIA DUCOURNAU
Altro titolo che, stando alle premesse, avrebbe dovuto assumere le sembianze dell'apoteosi radical, e che invece si è rivelato carne e sangue, pancia e cuore.
Il viaggio della giovane protagonista all'interno di se stessa e degli istinti predatori è uno degli esperimenti più riusciti della stagione. Avercene.

 
N°2: WIND RIVER di TAYLOR SHERIDAN




L'Hell or high water di quest'anno. In un'atmosfera invernale stupenda ed una cornice che sarebbe piaciuta tanto a Clint, un noir malinconico e terribile che racconta di padri e figli, di crolli e di lenta ricostruzione. Commozione, intensità, voglia di calore e tanta rabbia. Una bomba.


N°1: A GHOST STORY di DAVID LOWERY
Il vincitore del Ford Award dei non distribuiti di quest'anno è una piccola gemma che mi ha fatto ricordare i tempi in cui Malick realizzava grandi film, e passare per la testa i viaggi mistici di Gaspar Noè.
L'amore e la morte visti attraverso chi se n'è andato, una sorta di versione ultra autoriale di Ghost che ci fa rimbalzare tra passato, presente e futuro alla ricerca di quel pezzo di noi stessi che ci definisce, e che a volte sta nel cuore di un altro.


MrFord
 
I PREMI

 
Miglior regia: David Lowery per A ghost story
Miglior attore: Thomas Jane per 1922
Miglior attrice: Haley Lu Richardson per Columbus
Scena cult: il bacio tra Samara Weaving e Bella Thorne, The Babysitter
Fotografia: Wind River
Miglior protagonista: Bee, The Babysitter
Premio "lo famo strano": Raw - Una cruda verità
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": la Belko per The Belko Experiment
Migliori effetti: Raw - Una cruda verità
Premio "profezia del futuro": A ghost story

sabato 23 dicembre 2017

Ford Awards 2017: del peggio del nostro peggio



La classifica dedicata al peggio dell'anno è da sempre un appuntamento importante, per il sottoscritto, quasi un momento di svago che almeno in parte - e rileggendo le recensioni - permette di recuperare parte del tempo perduto con le visioni peggiori dei dodici mesi appena trascorsi.
Quest'anno, a conferma di un duemiladiciassette avaro per i fan della settima arte, ammetto di essere stato in grande difficoltà a limitare a dieci titoli questa chart così come a scegliere la graduatoria finale, che meno di altre edizioni ha punito gli ex grandi registi caduti in disgrazia ma non per questo li ha risparmiati.



N°10: SONG TO SONG di TERRENCE MALICK



C'era una volta un regista grandioso che girava film grandiosi.
Ora è rimasto solo un vecchio che gioca a fare il giovane dio e puntualmente finisce nella classifica del peggio di fine anno.

N°9: COME TI AMMAZZO IL BODYGUARD di PATRICK HUGHES




Non ho mai amato Reynolds, e non ho mai amato i film finti simpatici neanche fossimo ancora nel cuore dei tamarrissimi anni ottanta.
Una vera baracconata per nulla divertente, troppo lunga e decisamente fuori tempo massimo.

N°8: GEOSTORM di DEAN DEVLIN



E a proposito di fuori tempo massimo, ecco l'Armageddon dei poveri, uno di quei film che fanno detestare il Cinema americano da tutti i radical del mondo.
Telefonato, insulso, retorico.

N°7: LA TORRE NERA di NIKOLAJ ARCEL




Arcel, che qualche anno fa stupiva in termini di autorialità, viene inglobato dalla grande macchina di Hollywood che svilisce uno dei non migliori lavori di Stephen King: un film vecchio, inutile, mal recitato e che spero con tutto il cuore non diventi una saga.

N°6: MONSTER TRUCKS di CHRIS WEDGE




Tentativo al limite dell'imbarazzo di rinverdire i fasti degli anni ottanta degli alieni simpatici e delle grandi avventure per ragazzi. 
Peccato che, soprattutto se si è stati ragazzi a quei tempi, vedere una cosa del genere faccia venire solo una grande tristezza.

N°5: THE RING 3 di F. JAVIER GUTIERREZ

 


Prima lo vedi. Poi muori. Direi che come spot ci sta tutto.
N°4: IL GGG di STEVEN SPIELBERG



Come Malick, una volta anche Spielberg era un regista in grado di meravigliare il pubblico.
Nel corso delle ultime stagioni, un pò troppo spesso ha causato, almeno nel sottoscritto, un altro effetto.


N°3: THE GREAT WALL di ZHANG YIMOU




Altro giro, altro regalo per un altro regista clamorosamente naufragato negli anni, e passato dai Leoni d'oro a robaccia come questa, pronta a rivendere una versione terribile del Cinema orientale agli americani: ho come l'impressione che questa Muraglia non durerà neanche in sogno quanto l'altra.


N°2: GUARDIANS - IL RISVEGLIO DEI GUARDIANI di SARIK ANDREASYAN




Se qualunque detrattore anche del peggiore film Marvel dovesse vedere questo abominio, potrebbe considerare anche il peggiore film Marvel come un Capolavoro degno di Kubrick.
N°1: 50 SFUMATURE DI NERO di JAMES FOLEY



Anche James Foley è stato un signor regista. Prima di decidere di proseguire nella grande tradizione che vede i film di questa "saga" sempre al primo posto di questa classifica.

 I PREMI

Peggior regista: James Foley per 50 sfumature di nero
Peggior attore: Robert Sheehan per Geostorm
Peggior attrice: Alina Lanina per The Guardians - Il risveglio dei guardiani
Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Mark Rylance per il GGG
Effetti "discount": The Guardians - Il risveglio dei guardiani
Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: uno qualsiasi della squadra di supereroi di The Guardians - Il risveglio dei guardiani
Stile de paura: Terrence Malick per Song to song
Premio "veline": Dakota Johnson per 50 sfumature di nero
Peggior scena d'amore: uno qualsiasi dei pipponi di Song to song
Premio "pizza, spaghetti e mandolino": le scoregge verdi del GGG, degne del miglior Cinepanattone
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