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venerdì 16 dicembre 2016

Animali fantastici e dove trovarli (David Yates, UK/USA, 2016, 133')




Oltre a fare la fortuna della sua autrice ed aver in qualche modo veicolato la vittoria del viaggio ad Orlando ed ai suoi fantastici parchi giochi dei Ford qualche anno fa, Harry Potter è stato senza ombra di dubbio un vero e proprio fenomeno di massa per le generazioni che ora vanno dall'adolescenza ai quaranta, in termini letterari, ludici o cinematografici.
Nonostante non sia mai stato un fan accanito del maghetto - mi sono fermato a L'ordine della fenice per quanto riguarda i romanzi, mentre ho amato solo a corrente alterna le trasposizioni su grande schermo - occorre ammettere che la sua saga ha avuto il merito di coinvolgere anche chi non se lo sarebbe mai aspettato, dando vita ad una vera e propria mitologia e ad opere "sorelle" come questa: Animali fantastici e dove trovarli, infatti, rappresenta l'inizio di una nuova epopea ambientata nello stesso mondo di Harry Potter, ma a partire dagli Stati Uniti degli anni venti, dunque ben prima che non solo il piccolo predestinato ma anche i suoi genitori nascessero.
Personalmente, non smaniavo all'idea di buttarmi in un'altra produzione di questo genere, ed ho approcciato la visione principalmente spinto dall'hype di Julez all'idea di tornare a gettarsi nel mondo della magia e dei babbani - o nomag, come pare si usi nel Nuovo Mondo -, e considerato il mio scetticismo, devo dire che il risultato del lavoro di David Yates è stato più che discreto: nonostante, infatti, una durata eccessiva ed una certa freddezza di fondo, Animali fantastici e dove trovarli è divertente e piacevole, non rappresenta nulla di nuovo per quanto riguarda il Cinema d'avventura per ragazzi ma non sfigura neppure, principalmente grazie alle creature curiose portate a spasso dal protagonista - un Eddie Redmayne che ha già cominciato a fare l'Eddie Redmayne, e per un attore al top del successo non è mai un bene - e alla spalla comica dello stesso, il Kovalski di Dan Fogler, vero e proprio jolly di una pellicola che, senza queste presenze decisamente spassose, avrebbe finito per apparire quasi troppo pretenziosa e seriosa, considerati i suoi elementi cardine.
Proprio la parte più dark, infatti, che aveva fatto la fortuna dei capitoli migliori della saga di Harry Potter - più precisamente quelli dal due al quattro, il mio personale favorito -, in questo caso pare appesantire eccessivamente una proposta che, al contrario, gira decisamente meglio quando lavora come fosse una pellicola figlia degli anni ottanta dei vari Il bambino d'oro e Labyrinth e perfino quando è il romanticismo a farla da padrone - immagino che la storia incrociata tra Newt, Kovaski e le due sorelle trovatesi sulla loro strada sia destinata a proseguire -, e prima Colin Farrell e dunque - per fortuna solo per una manciata di minuti, almeno per ora - Johnny Depp fanno sorgere più dubbi che altro proprio rispetto al "lato oscuro" di un prodotto che pare proprio non averne.
Promosso, parlando di "cattivi", Ezra Miller, che al contrario dei suoi blasonati colleghi appena citati, con i suoi turbamenti pare mostrare uno spessore in grado quantomeno di non far rimpiangere charachters come Voldemort, Codaliscia o Piton: un inizio sicuramente abbastanza promettente di una saga che, comunque, anche ora non ho così tanta voglia di seguire, priva della scintilla che trasforma un giocattolone in qualcosa destinato a segnare davvero un'epoca.
Ma la magia, così come gli animali, è imprevedibile: dunque chissà che, con il prossimo capitolo, non finisca per uscire davvero a bocca aperta anch'io.




MrFord




giovedì 17 novembre 2016

Thursday's child



Settimana animalesca per le uscite in sala, che dunque almeno per affinità dovrebbe essere perfetta per il vecchio cowboy, e invece quasi finisce per risultare una sagra del quasi-cannibalesco.
Cosa sta succedendo alla distribuzione italiana? A quando un bel weekend dedicato a country, western, wrestling e film su padri e figli invece che favorevole a quel pusillanime del mio rivale Cannibal Kid?


"Questo whisky è annacquato: sarebbe stato meglio ordinare un bel White Russian!"


Animali fantastici e dove trovarli

"In questa valigia è rinchiuso Cannibal. Per nessun motivo al mondo deve essere riaperta."

Cannibal dice: Non si può certo dire che sia tra i più grandi fan della saga di Harry Potter. Me la sono guardata tutta più o meno con piacere, ma non ha certo segnato la mia vita come per molti altri spettatori. Alla serie comunque sono grato per aver lanciato Emma Watson e poi per... no, basta così. Come sarà il primo episodio di questa nuova serie prequel/spin-off Animali fantastici e dove trovarli che avrà in totale 5 film? Una bambinata assurda degna dell'animale meno fantastico del mondo, Ford, o una roba incantata in grado di far dimenticare il maghetto Potter?
Ford dice: non sono mai stato un fan esagitato della saga di Harry Potter, eppure l'ho sempre trovata a suo modo geniale, e mi sono goduto i film con i loro alti ed i loro bassi, già pronto a riproporli ai Fordini quando saranno un pò più grandi. Sinceramente, però, non ho gran voglia di affrontare questo Animali fantastici, che ha suscitato più la curiosità di Julez che non la mia.
Senza contare che ho a che fare ogni settimana con un animale tutt'altro che fantastico: Cannibal Kid.



Animali notturni

"Io l'avevo detto a Peppa, che per lui ero troppo, ma non ha proprio voluto saperne di ascoltarmi."

Cannibal dice: C'è un Ford che merita il mio rispetto più di ogni altro, e non parlo certo di James Ford. Mi riferisco invece a Tom Ford, lo stilista che nelle vesti da regista ha esordito con lo splendido A Single Man, un film in cui sono riuscito ad apprezzare persino Colin Firth. Questa sua opera seconda, già applaudita e premiata all'ultimo Festival di Venezia, si preannuncia persino meglio. Un thriller noir bello cattivo con Amy Adams e Jake Gyllenhaal. Ce n'è abbastanza affinché si trasformi in un nuovo cult cannibale e in un nuovo scult fordiano.
Ford dice: Tom Ford è il tipico regista radical che prenderei a bottigliate, eppure sono piuttosto curioso di affrontare la visione di questo Animali notturni, che potrebbe addirittura risultare l'animalesca sorpresa della settimana.
Speriamo bene.
In alternativa, sarò lieto di massacrare un film che a Cannibal piacerà di sicuro.



Quel bravo ragazzo

"E così Ford crede di poter parlare di me impunemente? Manderò un paio dei miei ragazzi a parlargli, sperando non li distrugga a suon di mosse di wrestling."

Cannibal dice: Ci sono poche persone che sanno sempre farmi ridere. Ford quando prova a fare il serio è una di queste. Un'altra è Maccio Capatonda. In quel bravo ragazzo però il (quasi) sempre geniale e divertente Maccio compare in una parte minore, mentre questa volta i riflettori sono tutti puntati sul suo fido compare, Luigi Luciano anche noto come Herbert Ballerina. Io faccio il bravo ragazzo, al contrario di James Ford che è un cattivo vecchio, e a questo film una possibilità gliela concedo volentieri.

Ford dice: Capatonda non mi ha mai particolarmente colpito, tantomeno i suoi compari. Dunque a questo film non credo darò alcuna possibilità, un po' quello che dovrei fare con tutti i film consigliati da Peppa Kid.



Ti amo presidente

"Trump è il nuovo Presidente." "Cos'è questa? Una barzelletta?"

Cannibal dice: Mentre Donald Ford festeggia la vittoria del nuovo presidente repubblicano, ecco che nei cinema arriva una pellicola sulla storia d'amore tra il presidente uscente, il democratico Barack Obama, e sua moglie Michelle. Sa un po' di film tv stile Lifetime, ma un'occhiata potrebbe meritarla.
Ford dice: roba che mi pare da casalinghe disperate o nostalgici di un periodo che ora purtroppo ci sogneremo che lascio volentieri per sperare che Donaldone Trump non faccia troppi danni, e che decida di oscurare Pensieri Cannibali.



La verità nascosta

"E tu vorresti offrirmi un the? Portami un White Russian, è molto meglio."

Cannibal dice: Legal drama britannico che non mi ispira granché. Mi ispirerebbe di più invece un bel processo a carico di Mr. Ford, reo di propaganda a favore del brutto cinema.
Ford dice: film di quelli buoni per il sabato sera su Italia Uno. Devo recuperare talmente tanti titoli che lascio volentieri alla sbarra il mio co-conduttore di rubrica.



Agnus Dei

Katniss Kid ritiratasi in convento dopo la fine della sua saga.

Cannibal dice: Film franco-polacco ambientato in un convento con protagoniste delle suore all'indomani della Seconda Guerra Mondiale?
Sento la stessa pesantezza che provo dopo aver letto un post esistenzialista su White Russian.
Ford dice: questo è il tipico film in bilico tra il radicalchicchismo cannibale da pipponi malickiani e la vera autorialità fordiana. Speriamo si riveli legato a questa seconda corrente di pensiero.



Talking to the Trees

"Assolutamente no! Cannibal a bordo non lo vogliamo!"

Cannibal dice: Pellicola di denuncia sul turismo sessuale di minori in Cambogia. Buone le intenzioni, il risultato rischia però di essere un altro mattonazzo fordiano.
Ford dice: tematiche importanti ed interessanti. Speriamo che il film sia all'altezza. Ad ogni modo, potrebbe essere uno dei recuperi più interessanti della settimana.



La sindrome di Antonio

"Fai silenzio. Non voglio più sentirti parlare a favore di Cannibal Kid."

Cannibal dice: L'ambientazione nella Grecia del 1970 non sembra male, peccato che sembri anche una robetta amatoriale affetta da una sindrome ben più grave di quella di Antonio: la sindrome di Ford.
Ford dice: più che la sindrome di Antonio, il fuoco di Sant'Antonio dovrebbe costringere Cannibal a stare lontano dalla blogosfera per almeno un paio di mesi.



Per mio figlio

"Ma guarda: hai una faccia da schiaffi peggio di Marco Goi!"

Cannibal dice: Film francese, e quindi in teoria cannibale, che però parla di due madri, quindi due “colleghe” di Mrs. Ford e perciò in pratica mi sa di fordianata.
Ford dice: Cinema francese? Sento già puzza di radical-Cannibal!



Bianca & Grey e la pozione magica

"Noi saremo pure animali, ma niente se confrontato a Ford e Cannibal!"

Cannibal dice: Poteva mancare una pellicola d'animazione per far contenti tutti i (sempre più numerosi) Ford del mondo, grandi o piccini che siano?
Certo che poteva, ma in un mondo che non dà mai 'na gioia, ecco che questa settimana arriva addirittura una bambinata dalla Russia. Una roba che meriterebbe una bella sanzione internazionale.
Ford dice: l'animazione è sempre una scommessa, e di norma mi fido delle reazioni del Fordino ai trailer così come alle visioni. Questo, però, me lo risparmio volentieri.


lunedì 1 agosto 2016

Saloon's Bullettin #3



Preparando con molto anticipo questi primi "episodi" della nuova rubrica del Saloon e finendo per calzare la stessa come la tuta più comoda che possiate immaginare da indossare nei giorni in cui non vi frega nulla del mondo, è curioso affrontare la carrellata dei film della settimana appena trascorsa avendo appena riletto, per questioni di programmazione, uno dei post migliori che abbia scritto prima della decisione di dare una nuova direzione al blog.
Ma il bello del viaggio e dei cambiamenti è dato anche da una certa malinconia, giustamente compensata dall'elettricità delle novità e del futuro, metafora che potrebbe rendere bene l'effetto macchina del tempo delle visioni che troverete di seguito: parlando di Cinema, parto dal ritratto tutto legato all'epoca d'oro dei grandi studios di Marilyn, operazione certo più che patinata ma resa preziosa da un cast stellare - e strepitoso -, da Kenneth Branagh pronto a mettersi nei panni di Lawrence Olivier alla protagonista Michelle Williams, passando per Eddie Redmayne, Judi Dench, Emma Watson ed una marea di altri volti più o meno noti della settima arte anglosassone.
Lo spirito è simile a quello dell'Hitchcock di Sacha Gervasi, solo più concentrato sulle ombre della solitudine da diva di Marilyn che non sull'ironia del biopic dedicato al Maestro del brivido: un film in grado di accontentare il grande pubblico - storia d'amore, volti riconoscibili, messa in scena ineccepibile - così come gli appassionati soprattutto dell'epoca classica della settima arte, rappresentata dal modo di porsi naif e magnetico di una delle dive più amate e sfortunate di sempre (due bicchieri e mezzo).
La macchina del tempo, però, pur se in modo diverso, non smette di funzionare qui: direttamente dal passato del sottoscritto, la prima adolescenza degli anni novanta passati a consumare vhs con mio fratello, una sera abbiamo finito per incrociare in tv Misery non deve morire - tagliato e censurato in modo così terrificante da far apparire la prima versione apparsa ai tempi sulle reti Mediaset una cosa da Tarantino più Roth al quadrato -, uno dei migliori film tratti da Stephen King nonchè uno dei thriller che ancora oggi amo di più, sarà per l'angosciosa performance di Kathy Bates o perchè da ragazzino mi immaginavo scrittore rapito da una fan squilibrata pronto a lottare fino alla fine come Paul Sheldon.
Rivedere la pellicola di Rob Reiner, uno dei mestieranti più sottovalutati di Hollywood, oggi, a distanza di decenni e non so neppure io quante visioni, non ha tolto fascino ad un prodotto claustrofobico e costruito alla grande, dal ritmo serrato e dai meccanismi semplici ma potenti come solo i prodotti semplici ma potenti sanno essere (tre bicchieri).
Ma il Tempo non si ferma, e dunque a sole ventiquattro ore di distanza, eccomi a recuperare il recente 10 Cloverfield Lane, prodotto dai vecchi pazzoidi di Bad Robot - che avranno sempre la gratitudine del sottoscritto per Lost -, nato da una costola del primo - e da queste parti molto amato - Cloverfield seppur lontanissimo dal monster/disaster movie fracassone classico: sfruttando un ottimo John Goodman - che andrebbe goduto in versione originale - ed una serie di twist pronti a cambiare prospettiva davvero niente male, Dan Trachtenberg costruisce una vicenda in grado di mettere a nudo i pericoli dell'essere umano e la capacità di adattarsi anche a fronte dell'incredibile.
E' difficile scriverne senza correre il rischio di rivelare qualcosa che potrebbe nuocere ad una visione "vergine" della pellicola, dunque l'unico consiglio che mi sento di darvi è di viverla come se, nella situazione in cui si trovano i protagonisti, ci foste voi: prendereste per buono quello che vi è stato detto o lottereste per scoprire la verità, per quanto pericolosa, assurda e sconvolgente possa essere (due bicchieri e mezzo)?
Dato, però, che sono in vena di salti temporali, passando al piccolo schermo il balzo corrisponde a qualche secolo ed alla seconda stagione di Vikings: le vicende di Ragnar e della sua famiglia sempre più allargata portano il Jax medievale a fronteggiare minacce interne ed esterne, a partire dal fratello e rivale Rollo fino ai re anglosassoni, passando per il suo stesso sovrano, Oric.
Splendido il lavoro sui charachters di Floki - uno dei più sfaccettati e complessi della serie - ed Athelstan, sesso e violenza come se piovessero, un personaggio femminile che si candida come il più cazzuto dell'anno - e forse degli anni a venire -, Lagertha, ed una prospettiva futura che apre scenari sempre più interessanti per un titolo che pareva partito in sordina - come una sorta di costola di poco conto di Spartacus - ed ora è divenuto uno dei riferimenti per i duri da serie tv (tre bicchieri).
Chiudo in bellezza, sempre a balzi tra le epoche e riferendomi al piccolo schermo, con Vinyl, serie già di culto prodotta da Martin Scorsese e Mick Jagger ambientata nella New York degli anni settanta e dei discografici rappresentati dallo scombinato Ritchie Finestra: nonostante la perfezione tecnica e di cornice, la colonna sonora ed un'ambientazione perfetta per il sottoscritto - per quanto suonare mi rilassi tantissimo, se dovessi lavorare nella Musica adorerei fare il discografico o il manager - ho patito clamorosamente questa serie per una buona metà della stagione, finendo quasi per dare ragione a Julez, che rispetto a prodotti di questo tipo si ritrova come un pesce fuor d'acqua.
L'idea maturata, infatti, fino all'episodio dedicato ad Elvis, era che Vinyl fosse una gran bella confezione priva di contenuto, una sorta di tutto fumo niente arrosto impacchettato con il miglior cazzo di fumo esistente sulla piazza: peccato che, nell'escalation delle ultime puntate, la produzione ingrani una marcia pazzesca, non solo alimentando l'hype per la seconda stagione - che, purtroppo, pare essere stata cancellata a causa dei costi - ma dando un senso a tutta la prima.
E tutto il circo del rock and roll, quel pezzo di stronzo di Finestra, i Nasty Bits ed ogni nota suonata, sudata, scopata o sniffata diventa quello che ogni generazione, ognuno di noi, nel periodo della formazione che è quel buco nero dell'adolescenza, e da lì in avanti, sente dentro quando scopre quali sono gli artisti che cantano quello che vorrebbe cantare nel modo in cui lo canterebbe se fosse lui, davanti a quel dannato microfono.
Pronto a far venire giù l'arena (tre bicchieri).





MrFord


mercoledì 24 febbraio 2016

The Danish Girl

Regia: Tom Hooper
Origine: UK, USA, Belgio, Danimarca, Germania
Anno: 2015
Durata: 119'






La trama (con parole mie): Einar e Gerda Wegener sono marito e moglie, due artisti piuttosto conosciuti nella comunità della pittura di Copenaghen negli Anni Venti del Novecento. In particolare, è il primo a riscuotere successo e raccogliere riconoscimenti, fino a quando, a seguito di un gioco legato alle pose per alcuni quadri della moglie, si risveglia in lui il desiderio sopito fin dall'infanzia di vivere la propria vita come una donna.
Entrato in crisi creativa e personale, giudicato pazzo dai medici ed assistito dall'inseparabile Gerda, Einar si muove con la compagna a Parigi, dove la donna trova la sua realizzazione artistica proprio grazie alla serie di dipinti che ritraggono il marito nelle sue vesti femminili: quando anche la capitale francese e l'aver ritrovato un amico d'infanzia di Einar, Hans, cominciano a stare stretti ai Wegener, Einar prende una decisione che sarà destinata a cambiare la Storia.
Seguito dal professor Warnekros, un pioniere della chirurgia, l'uomo ha infatti intenzione di dire addio per sempre alla sua parte maschile e diventare donna a tutti gli effetti.












Se qualcuno mi avesse detto, anche solo scherzando, che il giorno dopo essermi goduto senza ritegno una cosa grandiosa e scoppiettante come Deadpool, sarei riuscito non solo a digerire, ma anche a trovare interessante The Danish Girl, drammone romantico ambientato tra la Danimarca, Parigi e Dresda nel corso della seconda metà degli Anni Venti del Novecento, firmato dal finto radicalchicchissimo Tom Hooper pronto a portarlo sullo schermo con l'eleganza più di un fotografo che di un cineasta, avrei riso della grossa.
A dispetto, invece, della predizione di bottigliate selvagge che pendeva sul capo di questo film come la più pesante delle spade di Damocle, ho finito non solo per non patirne il ritmo ed i toni, ma anche per appassionarmi alla storia di Einar e Gerda Wegener come ad un romanzo da sturm und drang di quelli che mi facevano impazzire a sedici o diciassette anni, quando sognavo una carriera sfolgorante come poeta e scrittore maledetto ed una morte appena dopo i trenta: inoltre, la tematica trattata, per quanto lontana anni luce dalla galassia del Saloon, risulta importante a livello sociale soprattutto in questo periodo e per il futuro, quando si spera che la civiltà prenderà finalmente le redini rispetto alle questioni legate alle differenze culturali, sessuali, razziali, religiose e via discorrendo e finirà - si spera - per farne un punto di forza, e non di debolezza del nostro impianto sociale.
Interpretato benissimo dai due protagonisti - entrambi, comunque, a mio parere enormemente sopravvalutati in termini di bellezza oggettiva -, puntellato su comprimari convincenti ed un'estetica senza dubbio notevole, The Danish Girl pare quasi ipnotizzare sfruttando la sensibilità del singolo spettatore, da chi subirà il fascino della "storia d'amore al contrario" di Gerda ed Einar o di Lili a chi, invece, seguirà con più partecipazione il viaggio verso l'emancipazione della stessa Lili, così come chi, semplicemente, si gusterà il tutto come una vicenda molto passionale per quanto, di fatto, vissuta tutta per sottrazione, dal rapporto tra i due sposi a quello tra Gerda ed Hans: il risultato è un viaggio emotivo e, perchè no, anche estetico che lascia senza dubbio più di un brivido pur concedendo troppo specialmente nella parte finale, con una strizzata d'occhio decisamente marcata all'Academy ed alla retorica.
Ma sono peccati veniali di un film che resta profondamente intenso, e che riesce a fotografare - pur se non bene come in The end of the tour, presto qui al Saloon - con grande sensibilità il disagio profondo di chi non si sente al proprio posto in questo mondo, che sia a causa del proprio corpo o della propria mente: un disagio che non è figlio di follia, ma di una sensibilità che viaggia su binari differenti da quelli che ci si aspetterebbe di percorrere in una quotidianità incasellata, e che spesso, nel corso della Storia, ha significato una vera e propria condanna per chi l'ha vissuta sulla pelle.
Una critica, invece, senza appello, è rivolta all'utilizzo dell'inglese come unica lingua parlata della pellicola: comprendo la facilità in termini di produzione - il danese, in effetti, non dev'essere così semplice da imparare per un attore anglosassone -, ma le sfumature delle inflessioni - specialmente rispetto ai personaggi di Hans e del professor Warnekros, interpretati dal belga Schoenaerts e dal tedesco Sebastian Koch -, sarebbero state indubbiamente più incisive.
Dettagli, comunque - un pò come quella sciarpa nel vento del finale, hollywoodiana oltre misura - , per un film che non solo si lascia guardare e colpisce, ma è riuscito nell'impresa di lasciarsi guardare e colpire anche un tamarro vecchio stile come il sottoscritto.
Un risultato già notevole.





MrFord





"One man, one woman
two friends and two true lovers
somehow we'll help each other through the hard times
one man, one woman
one life to live together
one chance to take that never comes back again
you and me, to the end."

ABBA - "One man, one woman" - 








giovedì 18 febbraio 2016

Thursday's child

La trama (con parole mie): questo inizio duemilasedici, nonostante tutto, si sta rivelando piuttosto interessante in termini di uscite e proposte potenzialmente interessanti.
Anche per il weekend imminente, infatti, si preparano ad esordire in sala almeno un paio di titoli molto attesi dal pubblico e dagli appassionati che potrebbero essere tra i protagonisti della Notte degli Oscar tra una decina di giorni.
Accanto a loro, la sorpresa del box office - ma non solo - USA del momento, pronta a sorprendere - almeno speriamo - anche qui in Italia: a commentare il tutto, come sempre, il sottoscritto accompagnato da quella bestia più unica che rara - e per fortuna - che risponde al nome di Cannibal Kid.




"Cazzo, questo Ford è proprio forte. Peccato che scriva solo a mano e su carta!"



Deadpool

"Avete di nuovo lasciato le chiavi della macchina a Ford, vero!?"

Cannibal dice: Le cose migliori di recente la Marvel le ha affidate alle serie tv Netflix. Questo Deadpool, nonostante la presenza dell'attore cagno Ryan Reynolds, sembra poter invertire la tendenza. Negli Usa sta ottenendo un successo di pubblico e di critica al di là di ogni più rosea previsione, e io spero possa essere effettivamente una figata anche se, come sempre nei confronti dei film supereroistici, resto un po' diffidente.
A Ryan Reynolds comunque dopo Lanterna verde e Deadpool manca solo un supereroe: a quando la parte di SuperFord?
Ford dice: Deadpool è da sempre uno degli antieroi Marvel prediletti del sottoscritto, una sorta di versione bad guy di Spider Man. D'altro canto, Ryan Reynolds è uno degli attori più inutili che abbiano mai calcato i palchi che contano.
Riuscirà questo film che sta sorprendendo gli USA a superare anche l'ostacolo del suo protagonista?

Sinceramente, ci spero. Un po' come spero che Cannibal Kid possa cominciare a scrivere delle cose sensate, di tanto in tanto.



Il caso Spotlight

"Ma quando la facciamo, un'inchiesta su questi due bloggers?"
Cannibal dice: Un'inchiesta giornalistica che cerca di far luce sui preti pedofili. Un tema importante per un filmone da Oscar?
Lo scopriremo presto, con le recensioni di Cannibal Kid e di quel caso umano di Ford.
Ford dice: uno dei film che si preannunciano protagonisti della prossima notte degli Oscar, con un cast all star ed una tematica molto scottante. Riuscirà nell'impresa più ardua di vincere l'ambita statuetta, ovvero mettere d'accordo Cannibal e Ford?
Tra pochi giorni avrete la risposta.



The Danish Girl

"Sono senza ombra di dubbio più bella di quella sciampista di Katniss Kid."
Cannibal dice: La storia del primo uomo trans: Mrs. Jane Ford... volevo dire Mr. James Ford?
No, lui è stato il secondo. Per scoprire chi è stato il primo andatevi a vedere The Danish Girl.
Ford dice: ma non era Katniss Kid il primo uomo trans della storia!?
Pare di no, e scoprirete la verità sui fatti grazie al film che potrebbe spingere Redmayne alla vittoria alla notte degli Oscar.
Io, nel frattempo, cercherò di spingere Cannibal a cominciare a capirne un po' di più di Cinema.



Zootropolis

"Ford e Cannibal? Quelli sì, che sono dei veri animali!"
Cannibal dice: Ennesima bambinata Disney perfetta per i Ford di tutte le età e io vi consiglio di passarla alla grande. Se proprio ci tenete a vederla, cercate almeno la versione in lingua originale, visto che il doppiaggio italiano è guidato da gente come Paolo Ruffini e Frank Matano e quindi fate voi...
Ford dice: produzione Disney tutta animali che so già che il Fordino smanierà per vedere, anche se sinceramente, considerati i doppiatori italiani, spero di recuperare in versione originale, in modo da evitare al più piccolo - per ora - del Saloon cattive influenze.
E no, non sto parlando di Cannibal.



Cinquanta sbavature di nero

"Se non chiudi la bocca finisci dritto dritto in Pulp Fiction!"
Cannibal dice: Ecco la cannibalata trashata della settimana e forse dell'anno. Marlon Wayans dai primi Scary Movie non ne azzecca più una e i suoi ultimi film parodia hanno fatto pena, però non me lo perdo comunque. Anche se il Cinquanta sfumature di grigio originale rischia di essere molto più divertente di questo.
Ford dice: già mi aveva fatto cagare Cinquanta sfumature di grigio, già di suo una sorta di parodia di film. Figuriamoci questa roba.



Shut In

"Mi avevano parlato della cameretta di Cannibal, ma non pensavo potesse fare tanta paura."
Cannibal dice: Thriller-horror psicologico che sa tanto di produzione di serie B fordiana, ma il buon cast capitanato da Naomi Watts e dal bimbetto di Room Jacob Tremblay potrebbe a sorpresa promuoverlo alla serie A cannibale. Chissà?
Ford dice: thriller che sa tantissimo da sabato sera su Italia Uno e pusillanimi come Peppa Kid. Lascio a lui l'incombenza senza pensieri.



Onda su onda

"Quei due stronzi di Ford e Cannibal ce l'hanno di nuovo con me: che depressione!"
Cannibal dice: Un nuovo film di e con il detestabile Rocco Papaleo?
Quasi quasi preferisco una visione consigliata da Ford...
Ma facciamo finta che non l'abbia mai detto.
Ford dice: Papaleo, con Ceccherini, è forse l'attore italiano che più detesto. Considerato che Basilicata coast to coast è uno dei film italiani finto autoriali che ho più massacrato negli ultimi anni, direi che questo Onda su onda posso anche risparmiarmelo.



Fuocoammare

"Un altro Kid che si allontana da Cannibal dopo aver realizzato che non capisce una mazza di Cinema."
Cannibal dice: Documentario dedicato agli sbarchi a Lampedusa firmato da Gianfranco Rosi, già autore del film vincitore di Venezia 2013 Sacro GRA, molto apprezzato in questi giorni al Festival di Berlino. Ancora devo recuperare quello, chissà se e quando mai vedrò questo.
Ford dice: per quanto ami il documentario, e per quanto Berlino pare aver accolto molto bene quest'ultimo lavoro di Rosi, il precedente Sacro GRA mi aveva convinto davvero poco, quasi fosse più impegnato a fare scena che non, per l'appunto, a documentare.
Lo segno con riserva. Che già è qualcosa in più rispetto a quello che faccio con i film promossi da Cannibal.


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