giovedì 13 giugno 2013

Il cacciatore di teste

Autore: Jo Nesbo
Origine: Norvegia
Anno:
2008 (2013 in Italia)
Editore: Einaudi




La trama (con parole mie): Roger Brown è il miglior headhunter di Oslo, forse addirittura della Norvegia. E' un uomo intelligente, acuto, in grado di manipolare e compensare con l'abilità della parola il suo metro e sessantotto di altezza. Ha una moglie bellissima cui ha fatto dono di una galleria d'arte, un tenore di vita che va ben oltre le sue possibilità e coltiva in segreto il desiderio di sistemarsi per sempre godendosi la fortuna sentimentale che ha avuto ripagando la sua sposa con il figlio che le ha sempre negato. Tutto questo attraverso una seconda esistenza legata ai furti e al traffico di opere d'arte, pronta a finanziare il suo futuro.
Quando Clas Greve, uomo dal fascino magnetico e dalle mille qualità giunto dall'Olanda, entra nel mirino di Roger per un ruolo manageriale di altissimo livello e lo stesso scopre che il candidato è venuto in possesso di un rarissimo quadro di Rubens dato per disperso nel corso della Seconda Guerra Mondiale, tutto pare destinato a cambiare in meglio.
Quello che Roger Brown non sa, però, è che un incubo su misura per lui sta per cominiciare.




Quando lessi di una nuova uscita targata Jo Nesbo priva della figura ormai mitica qui al Saloon di Harry Hole ammetto che storsi e non poco il naso, quasi il fatto che il talentuoso scrittore norvegese avesse - anche solo momentaneamente - preso una pausa dal suo personaggio più importante - nonchè responsabile del suo successo internazionale - rappresentasse in qualche modo un peccato dal quale neppure il vincitore degli ultimi due Ford Awards dedicati ai libri avrebbe potuto mai affrancarsi.
Evidentemente, nonostante l'ammirazione che provo per lo scaltro Jo, ho finito per sottovalutare - e decisamente troppo - l'abilità di un uomo fuori dal comune, che iniziò come calciatore - costruendosi una carriera che non andò mai oltre la serie A norvegese - per poi finire a fare il broker, l'analista finanziario e, per l'appunto, lo scrittore noir di successo.
Le risorse di questo intelligentissimo romanziere e musicista - perchè il suo gruppo, i Di Erre, continua ad esibirsi in tutto il suo Paese ancora oggi -, infatti, paiono essere infinite, e perfino quando all'interno di una sua opera manca all'appello il personaggio più importante e profondo che potesse creare il risultato risulta convincente e terribilmente appassionante, giocato dalla prima all'ultima pagina su una tensione continua ed un ritmo da grandissimo thriller che non viene intaccato neppure dalla scelta della narrazione in prima persona, notoriamente avversa ad ogni soluzione che riguardi in qualche modo la suspance e l'incertezza.
La vicenda di Roger Brown, cacciatore di teste perennemente in cerca di una rivincita sul mondo e la società, la Natura ed il ruolo da outsider che fisicamente gli è stato cucito addosso - la sua statura ed un'apparenza decisamente molto poco "norvegese" e giusta per ricoprire qualche incarico di spicco in Società il cui solo nome riesce ad incutere soggezione in qualsiasi candidato -, è un thriller classico della migliore tradizione possibile, Hitchcock che incontra Stieg Larsson, gli anni sessanta degli intrighi a sfondo passionale che riscoprono il macabro e la violenza dei moderni David Fincher.
Dal rapporto con la bellissima moglie Diana - stupendo il flashback dei loro anni a Londra, e l'aneddoto a proposito dei Queens Park Rangers, squadra minore della capitale inglese nonchè preferita della signora Brown - a quello con l'amante Lotte, dal confronto con l'apparentemente perfetto Clas Greve, statuario e forte, deciso e seducente, a quello con il padre, autista per personale diplomatico duro e dipendente dall'alcool - toccante il racconto della partita a scacchi e del confronto tra i due a proposito del barare -Roger vive in un mondo agli occhi del quale è ad un tempo temuto e sottovalutato, un lupo in un recinto di agnelli di colpo gettatosi nella gabbia delle tigri.
Perchè questo è quello che si scopre attorno l'apparentemente inappuntabile Brown, quello che nasconde l'altezza dietro una maschera di intelligenza ed acume, lucidità e sicurezza di portare a casa il successo: un campo da gioco all'interno del quale lui è l'anello debole, la vittima braccata, il candidato che dovrà essere esaminato e al quale "verrà fatto sapere", ben sapendo quanto quella frase di norma sta a significare.
Il problema è dato dal fatto che, questa volta, in gioco non ci saranno un posto di lavoro, o una carriera promettente, ma la vita stessa: e Roger dovrà guardare dentro di sè e capire cosa sarà disposto a sacrificare, di se stesso e del mondo perfetto - o quasi - che aveva voluto come un biglietto da visita, pronto a dimostrare quanto l'apparenza possa contare in un qualsiasi colloquio, e l'impressione di essere vincenti, se ben utilizzata, rappresenti di fatto la chiave per ogni porta.
Il cambiamento di Roger sarà decisamente più drastico di quanto non si sarebbe mai aspettato, e chissà, forse meno lontano dalla sua vera natura di quello che crede: di fatto era dai tempi di Breaking bad che non osservavo un personaggio messo alle strette allo stesso modo rivelare un carattere decisamente più determinato e pericoloso di chi avrebbe voluto sgranocchiare le sue ossa come stuzzichini ad un vernissage da galleria in.
Resta da vedere se Roger saprà trovare il candidato giusto per ogni ruolo - il suo compreso - e rimettere le cose a posto portando avanti la propria vita conscio del fatto di aver guardato l'abisso negli occhi, e di portare dentro almeno un pò di quel buio che lascia in eredità il brivido di un duello all'ultimo sangue.
Per un cacciatore di teste, chissà, potrebbe anche risultare più facile del previsto.


MrFord


"Well, I met a girl in West Hollywood
I ain't naming names
she really worked me over good
she was just like Jesse James
she really worked me over good
she was a credit to her gender
she put me through some changes, Lord
sort of like a waring blender."
Warren Zevon - "Poor poor pitiful me" -


8 commenti:

  1. Quindi DEVO leggere pure questo? :)

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  2. Piaciuto abbastanza anche a me...Nesbo è davvero bravo nella costruzione dei personaggi, dall'alto dei suoi 168 cm Roger Brown è un altro grande protagonista :)

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    1. Nico, concordo in pieno: Nesbo è un fenomeno nel delineare i suoi personaggi, soprattutto i protagonisti.

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  3. Mmmmh io ho ancora da leggere il pettirosso...
    Anche questo sembra davvero valido, ti sarai già visto anche il film...domani lo posti? son curioso che anche io ce l'ho parcheggiato in attesa di visione.
    ;)

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    1. Il film lo posterò tra qualche giorno, non mi ricordo quando, con la programmazione! ;)
      Comunque il romanzo è davvero avvincente, se vedi il film dopo averlo letto la trasposizione ci perde, come quasi sempre!

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