domenica 30 giugno 2013

Dragon eyes

Regia: John Hyams
Origine: USA
Anno: 2012
Durata:
91'




La trama (con parole mie): St. Jude, un quartiere in mano a spacciatori e piccoli criminali simbolo di degrado urbano, è scosso dall'arrivo di Hong, ex detenuto addestrato proprio dietro le sbarre dal granitico Tiano in modo che, tornato per le strade, lo stesso possa cambiare i destini delle persone che vivono in periferie violente come quella, e di se stesso.
Le gang che si contendono il potere ed il pericoloso Mister V - il boss che regola la vita e la morte da quelle parti - dovranno dunque fare i conti con la variabile impazzita impersonata da questo nuovo paladino della Giustizia, pronto a mettere tutti l'uno contro l'altro e confrontarsi, dagli occhi, al cuore fino ai pugni, con gli ostacoli posti tra lui e l'ordine ristabilito finale.
Non sarà il vecchio JCVD, ma funzionerà comunque.




Ammetto di essermi imbattuto praticamente per caso, in Dragon eyes.
Senza sapere, tra le altre cose, che nel cast fosse presente un idolo fordiano come Jean Claude Van Damme.
Eppure, a volte, anche qualcosa di improvvisato è in grado di conquistare a suo modo un ruolo - nell'ambito del trash tamarro, sia chiaro - contro ogni possibile previsione, regalando soddisfazioni decisamente superiori a quelle che ci si sarebbero potute aspettare: a differenza, infatti, del recentemente passato su questi schermi 6 bullets - già sulla carta un titolo dal potenziale comico illimitato -, il lavoro di John Hyams risulta essere ben più "autoriale" della maggior parte delle proposte di questo tipo, a partire dalla fotografia e dall'uso della colonna sonora fino ad una sorta di look patinato decisamente inusuale per produzioni normalmente confezionate in paesi low budget con un taglio da scadente - ma non per questo meno geniale - soap opera.
E a sorpresa, questo lato involontariamente - forse - raffinato non stona neppure troppo con il risultato finale, clamorosamente ridicolo, sopra le righe e pacchiano quanto godibilissimo per ogni fan del genere nonostante nel ruolo del protagonista spaccaculi non figuri l'asso belga che tanto ha fatto sognare ben più di una generazione tra gli anni ottanta e novanta, bensì il poco noto Cung Le, campione vietnamita di kick-boxing già visto sul grande schermo in parti minori e riconoscibile soltanto agli occhi dei cultori assoluti dei film di botte - e sfido i più coriacei tra i bloggers a trovare almeno una delle sue interpretazioni precedenti senza correre a googlarne il nome -.
Le due cose che hanno colpito maggiormente il mio personale occhio di spettatore sono state, ad ogni modo, l'utilizzo del buon Van Damme nel ruolo del maestro - incredibile pensare che soltanto un battito di palpebre or sono era l'eroe giovane pronto ad affrontare i Tong Po che sgretolavano l'intonaco delle colonne - e quello di Peter Weller - storico interprete di Robocop nonchè volto cardine della quinta stagione di Dexter - a prestare carisma maledetto al poliziotto corrotto nonchè boss locale Mister V, che si distingue per alcune esclamazioni in italiano - anche in originale - da sbellicarsi dalle risate: questo giusto per sottolineare l'importanza dei nomi di rilievo anche in pellicole di cabotaggio decisamente basso come questa, che senza i due suddetti mostri sacri - a loro modo - sarebbe stata probabilmente declassata a produzione di infima serie destinata ai cestini dei computer o al dimenticatoio profondo, in barba alle arti marziali, ai twist che dovrebbero sconvolgere lo spettatore - come quello che riguarda il protagonista ed i suoi ricordi - e alle sonore legnate che in qualche modo hanno il potere di giustificare di fronte alla mente semplice dei dodicenni in crisi ormonale - dunque, la quasi totalità dei maschi adulti - la realizzazione di lavori come questo.
Non sono riuscito, comunque, Van Damme o Weller a prescindere, a considerare Dragon eyes alla stregua del peggio che il genere è in grado di regalare alla settima arte, e trovo che Hyams, in fondo, sappia il fatto suo almeno nell'ambito in cui si muove, e riesca a conferire al suo prodotto una certa onestà di fondo in grado di trasformarlo, rispetto ad altri figli della stessa tradizione, in qualcosa di decisamente più complesso e quasi visionario, neanche ci trovassimo di fronte ad una versione del Cattivo tenente di Herzog del Cinema dei cazzotti e dei calci rotanti.
Lungi da me descriverlo, in ogni caso, come qualcosa di diverso da quello che è - un titolo dalle pretese ben sotto lo zero -, eppure resto convinto che per gli appassionati delle legnate goduriose da grande schermo possa costituire una sorpresa buona per riempire una serata a tema nostalgia o porre le basi per una nuova generazione di proposte che possano garantire anche alle generazioni future - nonchè, ovviamente, agli Expendables old school come il sottoscritto - un pò di sano divertimento fatto di polvere mangiata che precede un addestramento durissimo e l'inevitabile ascesa da eroe in grado di raddrizzare i torti a suon di nemici lasciati con il culo per terra.


MrFord


"Poor pitiful creature 
the winner in heartbreak 
the winner in caring 
the winner in every miniscule method of wearing."
Metallica - "Dragon" -


2 commenti:

  1. non sapevi ci fosse van damme?
    ma se il suo nome giganteggia sulla locandina insieme alla sua faccia...
    non ti crede nessuno, ford!

    e poi autoriale sta roba?
    scuoto solo la testa in segno di disapprovazione :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sapevo che ci fosse perchè il caro muletto me l'ha portato praticamente alla cieca, ed ho scoperto di Van Damme solo controllando il file! ;)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...