Qualche anno fa, proprio in questo periodo, decisi di dedicare un paio di settimane circa di post ripercorrendo l'intera carriera di quello che, forse, potrebbe essere considerato il Regista tra i registi, l'indimenticato ed inimitabile Stanley Kubrick.
Seguendo il percorso cronologico della filmografia di quest'ultimo, mi cimentai ovviamente con il post dedicato a quello che io considero IL film, 2001: Odissea nello spazio.
Grazie ad un'imbeccata di quello che considero non solo uno tra i miei migliori amici, ma una sorta di Fratello aggiunto, Dembo, lo scorso sabato ho potuto godere dell'esperienza mistica di questo film su grande schermo, precisamente nella mitica Sala Energia dell'Arcadia di Melzo, che per l'occasione ha deciso di proiettare la versione 70mm della pellicola.
Al mio fianco, ovviamente, lo stesso Dembo, che ora e con grande piacere prenderà il mio posto per l'occasione in qualità di recensore.
Dacci dentro, Fratello.
MrFord
L'altra notte, mentre dormivo il sonno dei giusti, mi sono
svegliato tutto sudato ed ansimante, e dopo aver indicato un punto a caso del
soffitto, ho gridato: “Film dal potente e misterioso fascino che si interroga
sul passato e futuro dell’uomo in un turbine di sequenze al limite
dell’onirico!” (Recitato tutto d’un fiato, come fosse il titolo di un lavoro
della Wertmüller).
Mia moglie mi ha detto qualcosa che io, ottenebrato dalla
forte esperienza mistica che avevo appena vissuto, ho percepito come un “E
smettila di drogarti, porco cazzo!”
Dopo aver incassato l’apprezzamento della mia dolce metà riguardo lo stile di vita che conduco sono svenuto in un sonno senza
sogni. La mattina, appena sveglio, mi sono trovato teletrasportato sul divano,
in pigiama, tremante e con la bavetta alla bocca – in stile Danny di Shining quando
ha la luccicanza - a fissare lo schermo del mio smartphone aperto sulla pagina
del cinema Arcadia, sezione eventi extra, sottosezione eventi speciali: SABATO
11 FEBBRAIO, ORE 17:00, 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO.
Tutto torna! I pezzi del puzzle si incastrano, il grande Demiurgo che tutto controlla e tutto vede mi ha
permesso di scorgere i fili del destino. Sento che sto per ascendere al cielo,
ma non c’è tempo! Bacio mia moglie, abbraccio mia figlia fortissimo, prendo una
tibia dallo scheletro medievale che tengo in salotto e mi precipito saltando e
urlando in sala non prima, ovviamente, di aver coinvolto uno dei miei migliori
amici nonché uno dei migliori recensori cinematografici del nostro Sistema
Solare: Mr. James Ford.
Quello che segue è la cronaca dell’esperienza trascendentale
cui siamo stati sottoposti dalla potenza del film, dalla magnificenza
dell’impianto audio Atmos, dall’imponenza dell’enorme schermo della Sala Energia
e… Dal fatto che eravamo nella PRIMA fottutissima fila.
Si può recensire un film come 2001 Odissea nello spazio?
Secondo me no, nel modo più assoluto.
O almeno, non nel senso tradizionale del
termine. Troppa roba da digerire e metabolizzare, troppi significati reconditi,
troppe chiavi di lettura, insomma un incubo per qualsiasi critico che
gli si avvicini con questo scopo. E infatti, giustamente, quando chiedi a
qualcuno “Com’è 2001 Odissea nello spazio?” sentirai le più disparate risposte,
perché ognuno carica di aspettative e significati -ed in base alla propria
sensibilità, ai propri gusti e perché no, in base alla propria cultura - un film
così monumentale.
Mi limito a sottolineare che mai come questa volta mi sia
trovato in balia della storia, con un'incontrollabile voglia di scoprire cosa avrebbe riservato la scena successiva – era la prima volta che lo vedevo,
ecco l’ho detto - con quel senso di fascinoso mistero che ti si attacca alla
gola quando stai guardando qualcosa che, evidentemente, sta andando a toccare
qualcosa di atavico, di ancestrale –si parla pur sempre del passato dell’Uomo
e, soprattutto, del suo futuro -.
Più volte Kubrick ha sottolineato il fatto che
la sfida più grande di 2001 –per altro vinta a mani basse- sia stata quella di
creare un film che rifuggisse dalla canonica visione del causa/effetto che
regola la narrazione cinematografica, un film che non andasse spiegato al
pubblico, ma più semplicemente vissuto lasciando che suggestioni ed emozioni
sgorgassero fuori come nel flusso di coscienza di Joyce.
Esistono poi diverse leggende che accompagnano Kubrick e
2001 Odissea nello spazio, si va dal finto allunaggio girato proprio da Stanley
per conto della Nasa – si racconta che le speciali lenti usate per girare il film
siano state fornite proprio dal famoso ente spaziale americano e che, una volta
visto lo straordinario risultato ottenuto, sia stato chiesto al Maestro di replicarlo
nel famoso sbarco lunare- passando per le parziali ammissioni di tutto ciò nel
film Shining –Danny indossa spesso un maglione con l’effige dell’Apollo 11- per
arrivare, ciliegina sulla torta, all’attacco di cuore procurato da non meglio
precisati Poteri Forti che imputavano a Kubrick, con il suo ultimo lavoro Eyes
wide shut, di aver reso pubblici rituali e modus operandi di alcune società
segrete, -mi riferisco, ovviamente, alla strepitosa scena del culto della
fertilità con gli incappucciati e la leggendaria musica rumena suonata al
contrario- un film troppo semplicemente bollato come “minore” nella sua filmografia
e, cosa ancora più triste, balzato agli onori della cronaca più per le scene
orgiastiche e per la presenza della coppia Cruise-Kidman, che per il profondo
simbolismo massonico che permea l’opera e per la precisissima e tagliente analisi
che si fa del Potere, di chi lo esercita e di chi lo subisce.
Che Kubrick fosse un genio lo sanno tutti, pochi sanno però
che era anche massone –e quindi sicuramente depositario di antiche conoscenze
esoteriche, come l’architettura sacra, la sezione aurea, la veicolazione di
simboli subliminali e solo Cthulhu sa cos’altro- quindi non c’è da stupirsi se
i suoi lavori riescano a colpire così nel profondo e quasi senza fartene
rendere conto, – sono 48 ore che penso a 2001 e ancora non riesco a capire cosa
abbia smosso dentro di me per farmelo tanto amare, probabilmente il fatto che
il famoso Monolite nero in qualche modo si colleghi alla nota questione del
Paleocontatto o, detto più semplicemente, alla teoria degli Antichi astronauti,
roba per cui ultimamente sto in fissa parecchio, ergo: sono a tanto così da
scavare nel giardino di casa convinto di poter trovare Antichi Manufatti Alieni-
perché sono creati proprio con quello scopo, veicolare un messaggio senza che
lo spettatore quasi se ne accorga.
Molto interessante poi, è notare che il film non sia
invecchiato di un giorno uno.
Tecnicamente è qualcosa di mostruoso, con una
perfetta fusione di modellini, fondali e scenografie–cosa che farà,
egregiamente, anche Ridley Scott con Alien nel 1979- ci sono movimenti di
macchina che avranno fatto rizzare il pisellino a tutti gli aspiranti registi
dell’epoca, c’è una dottrina antropologica/filosofica potentissima ed ancora
oggi ineguagliata da tutti quei film che in un modo o nell’altro hanno
saccheggiato il lascito di Kubrick –mi riferisco ad Arrival, Gravity, Interstellar
–in fondo la libreria pentadimensionale altro non è che la stanza verde in
stile Impero della parte finale del film- Stargate, Prometheus e chissà quanti
altri che ora non mi vengono in mente.
Insomma, un film grosso così [allarga le braccia fino a
quasi fare uscire le spalle dall’articolazione] magari “non il mio preferito in
assoluto” come mi ha detto Ford a fine visione andando perfettamente a
sovrapporsi al mio pensiero ma “indubbiamente
una pietra miliare della cinematografia mondiale, 2001 Odissea nello spazio è
IL film”
E quando a fine visione il Super Feto –che ha me ha
ricordato il Superuomo di Nietzsche- guarda direttamente in macchina esortandoci a continuare il nostro personale “viaggio” verso la conoscenza e la
consapevolezza del nostro posto nell’universo, risulta davvero difficile, se
non impossibile, trattenere un sussulto al cuore esclamando: “Apri il portello,
Hal!”
Dembo