Visualizzazione post con etichetta Mads Mikkelsen. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mads Mikkelsen. Mostra tutti i post

giovedì 26 aprile 2018

Hannibal - Stagione 2 (NBC, USA, 2014)




E' curioso come alcuni titoli di serie televisive, pur colpendo positivamente gli occupanti del Saloon, finiscano per riposare in attesa neanche fossero single malt da far invecchiare: di recente abbiamo riscoperto Ray Donovan, che inaugurò la sua presenza in casa Ford anni fa con la prima stagione per poi restare in standby ed essere recuperato con la bellezza di quattro stagioni viste in un anno, e a seguito di quest'ultimo si è deciso di riprendere anche un altro paio di titoli che, nonostante il "favore della critica", erano rimasti impietosamente fermi ai box.
Uno di questi è Hannibal, ispirato dai romanzi di Thomas Harris che al Cinema hanno regalato perle del calibro di Manhunter e Il silenzio degli innocenti, incentrato sulla figura dello psichiatra cannibale Hannibal Lecter e su quella della sua nemesi, Will Graham, interpretati da Mads Mikkelsen - fordiano ad honorem - e Hugh Dancy, pronti a prestare volto e follia a due lati della stessa medaglia in un prodotto complesso e diverso dai classici crime da piccolo schermo, curatissimo esteticamente - fotografia e taglio sono maniacali almeno quanto la cucina di Lecter - e poco disposto a fare concessioni allo spettatore, ma ugualmente entusiasmante, oltre che a livello estetico, per la tensione ed i riferimenti ad episodi già raccontati, pur se in modo diverso dai due filmoni citati poco sopra - ricordo benissimo la sequenza della sedia a rotelle infuocata fatta scivolare sulla rampa del garage in Manhunter, o i disegni a memoria di Lecter nella cella della struttura coordinata da Chilton -.
Il duello a distanza tra Hannibal e Will, giocato sia a livello mentale che fisico, sul dubbio e l'illusione, rende alla perfezione il rapporto che si instaura tra rivali che si ammirano, odiano e, in una certa misura, amano, quasi fossero una versione da studio psichiatrico di Joker e Batman, e l'equilibrio dell'uno fosse dato, inevitabilmente ed inesorabilmente, da quello dell'altro.
Ottimo il cast dei comprimari, che vede partecipazioni importanti come quella di Lawrence Fishburne, Gillian Anderson e Michael Pitt, splendide le cornici e le ambientazioni così come le ricostruzioni dei delitti di Lecter, talmente artistici nella loro messa in scena da risultare quasi estranei all'efferatezza degli atti compiuti dal folle psichiatra: osservando l'incedere della storia e l'ottima chiusura di stagione, personalmente aumenta il rimpianto non solo di aver atteso così tanto per proseguire questa cavalcata, ma anche che un titolo con potenzialità di questo livello sia stato interrotto con il finire della terza stagione, per la quale ovviamente ora in casa Ford l'hype è alle stelle anche perchè vedrà i protagonisti incontrare Donahue, il "Dente di fata" del di nuovo citato Manhunter di Michael Mann, personaggio cardine del romanzo Red Dragon - ovviamente sempre di Harris - riproposto in tempi più recenti in una pellicola decisamente lontana dal livello dell'originale o di questo serial.
Nel frattempo, ripenserò ai piatti in stile Masterchef estremo di Lecter - portati in scena e realizzati interamente da Mikkelsen, allenatosi con uno chef per l'occasione - così come a tutto quello che porterà la caccia nella prossima serie: in fondo, quando due menti e personalità così complesse e problematiche si scontrano, una tempesta è il minimo che ci si possa aspettare.
Se poi si riflette a proposito del fatto che quelle stesse menti siano figlie di nature predatorie, il gioco è fatto: non c'è niente di più affascinante, accattivante, sanguinoso, di uno scontro tra creature assetate - mentalmente, oppure no - di sangue.



MrFord



martedì 3 gennaio 2017

Rogue One - A Star Wars Story (Gareth Edwards, USA, 2016, 133')




Quando, lo scorso anno, proprio a pochi giorni dalla stesura delle classifiche di fine stagione, uscì in sala Episodio VII, nonostante l'hype da vecchio fan della Saga, cercai di andarci piano con gli entusiasmi per evitare di rimanere scottato: il risultato fu un vero trionfo per quello che, con L'impero colpisce ancora, è per me il miglior film di Star Wars mai realizzato.
A distanza di dodici mesi il mondo magico di "una galassia lontana lontana" torna a fare capolino con uno spin off ambientato appena prima di Una nuova speranza ed incentrato sui ribelli che si accingevano a dare i primi colpi decisi all'Impero: il mio approccio, in questo senso, non è cambiato rispetto a Il risveglio della Forza, anche se il risultato, per quanto molto interessante, è stato senza dubbio meno esaltante.
Per buona parte della visione, infatti, la sensazione avuta è stata quella di un titolo ottimamente realizzato - del resto, Gareth Edwards non è proprio l'ultimo arrivato - totalmente privo, di contro, dell'anima che ha contraddistinto anche i capitoli meno riusciti della saga cinematografica più amata di sempre - ebbene sì, anche del decisamente poco riuscito La minaccia fantasma -, reso in parte indigesto da un casting assolutamente non riuscito - i due main charachters sono affidati ad interpreti a mio parere privi dello spessore necessario per sostenere una pellicola e fare a prescindere dal valore della stessa la differenza - ed incapace di aggiungere qualsiasi cosa all'affresco figlio dell'immaginazione di Lucas: a togliere le castagne dal fuoco, ed a farlo alla grande, interviene una parte finale assolutamente da paura, che non ha nulla da invidiare ai capitoli più riusciti del brand, in grado di unire in un cocktail esplosivo - in tutti i sensi - epicità, dramma, grande utilizzo dei personaggi soprattutto secondari, un finale assolutamente imprevedibile e la giusta dose di citazionismo e strizzate d'occhio ai cult del passato in grado di far andare in brodo di giuggiole i fan - le apparizioni di Darth Vader e Leia sul finale sono da antologia -.
Resta dunque il rammarico di un film che accelera troppo tardi, giocando le sue carte migliori solo dopo aver messo a dura prova la tenuta dell'audience e privo in gran parte dell'ironia che aveva reso mitici i protagonisti della serie - soprattutto per quanto riguarda i primi tre film, così come l'ultimo -: unico a cercare di invertire questa tendenza il riuscitissimo K2, droide imperiale riprogrammato e spalla comica dei due protagonisti, che come già sottolineato poco sopra in due riescono ad avere lo stesso carisma dell'unghia del mignolo di Han Solo.
Ad ogni modo, una visione che rappresenta, nonostante i suoi difetti, un esempio di grande Cinema di intrattenimento, tecnicamente ineccepibile e perfetto nel recuperare il fascino delle ambientazioni anni settanta che definirono Una nuova speranza, L'impero colpisce ancora ed Il ritorno dello Jedi: forse i fan hardcore apprezzeranno più di quanto non abbia fatto io, almeno quanto resteranno colpiti gli spettatori casuali, probabilmente ignari di quello che sarebbe accaduto "dopo" e dunque, chissà, preparati ad un finale tutto rose e fiori che - SPOILER - non arriverà. Anzi.
Quello che è certo è che, in barba ai difetti o ai punti di vista, l'universo di Star Wars ha davvero ancora molto da raccontare alla settima arte, al suo pubblico ed alla cultura pop, ed è assolutamente confortante pensare che un racconto di ormai quasi quarant'anni or sono riesca a generare spunti in grado di solleticare l'immaginazione ancora oggi: rende l'idea di un Universo infinito ed in continua espansione.
E per chi adora il viaggio e l'avventura, non c'è nulla di meglio.




MrFord




 

lunedì 7 novembre 2016

Doctor Strange (Scott Derrickson, USA, 2016, 115')





Ai tempi delle vette più alte della mia passione di lettore di fumetti - in particolare di supereroi - c'erano due categorie di personaggi che faticavo sempre a digerire: i cosiddetti "eroi cosmici" - troppo da fantascienza nerd, troppo potenti, troppo divini per i miei gusti - e quelli "magici" - a prescindere dal contesto in cui potevano muoversi, dalla Scarlet degli Avengers a Sciamano di Alpha Flight -.
Doctor Strange era parte assoluta - e forse simbolo - di quest'ultima categoria: ricordo infatti di aver letto ben poche storie con protagonista lo Stregone Supremo, e di averlo digerito a stento anche quando incrociava la strada di uno dei miei favoriti, Spider Man, che in più di un'occasione ha stretto alleanza con il mistico.
L'idea, dunque, che il Cinematic Universe della Casa delle Idee si potesse arricchire con un lungometraggio dedicato proprio al dottore mi entusiasmava ben poco, specie considerato che, ormai, le dimensioni di questo affresco stanno rischiando di divenire talmente grandi da saturare lo stesso: lo stesso trailer, incentrato sull'azione più che sul contesto dark dello stregone, aveva alimentato i timori nonostante la presenza di una certezza come Cumberbatch, che negli ultimi anni, tra Sherlock e Star Trek, è riuscito a convincermi anche nei casi in cui si è trovato al confronto con produzioni mainstream.
Ebbene, nel corso delle quasi due ore della visione, mi sono dovuto ricredere totalmente.
Non solo Scott Derrickson - che, del resto, mi aveva già molto convinto con il primo Sinister - e gli sceneggiatori sono riusciti a rendere il charachter attuale, ironico e molto piacevole - una sorta di versione "magica" del Tony Stark tutto raziocinio e tecnologia -, ma questo Doctor Strange è senza dubbio il miglior prodotto Marvel degli ultimi anni insieme a I Guardiani della Galassia e The Winter Soldier, funge da veicolo per il terzo capitolo di Thor - si veda la coda dei titoli di coda - e prepara il terreno per l'Infinity War che coinvolgerà non solo gli Avengers ma anche i succitati Guardiani nei prossimi anni quando collideranno con il terrificante Thanos - già intravisto in un paio di occasioni -, è un solidissimo intrattenimento intelligente e si presenta come un riuscito cocktail di Batman Begins, Inception, momenti ad alto contenuto nerd ed approccio da giungla d'asfalto.
L'evoluzione del charachter di Strange, come molti nati dalla penna di Stan Lee - che continua imperterrito ad apparire in ogni pellicola targata Marvel Studios, sempre in gran forma nonostante i novantatre anni -, è legata ad una rinascita dopo una caduta rovinosa, e per molti versi corre parallela a quella del già citato Tony Stark di Iron Man, ed è resa molto bene da un Cumberbatch senza dubbio credibile supportato da un cast di prim'ordine, che vede tra le sue fila Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdams, Mads Mikkelsen e Tilda Swinton: come se non bastasse, l'equilibrio mostrato tra le parti "mistiche" e quelle action è davvero notevole, l'ironia piazzata alla grande in ogni passaggio che potrebbe annoiare il pubblico - bellissime le battute legate al "nome unico" di Wong o al "mantra" dato allo stesso Strange all'inizio dell'addestramento - ed i passaggi da viaggio cosmico realizzati splendidamente, quasi un omaggio alle inarrivabili immagini di 2001 così come al Cinema trash di gente come Mario Bava o ai paradossi temporali di Ritorno al futuro, Ricomincio da capo o il recente Edge of tomorrow - il confronto con Dormammu, nemesi di Strange, è uno dei più divertenti faccia a faccia buono contro cattivo che ricordi nel Cinema di genere e non solo -.
Certo, qualche sbavatura si può trovare - soprattutto nei raccordi di sceneggiatura -, ma poco importa: Doctor Strange diverte, intrattiene, a suo modo fa sognare e rappresenta senza dubbio il prototipo perfetto di come dovrebbe essere un film di supereroi in grado di far godere fan e non.
Da un punto di vista mistico, direi che ho trovato senza ombra di dubbio la mia reliquia di Casa Marvel.




MrFord




 

giovedì 11 giugno 2015

Thursday's child

La trama (con parole mie): nonostante la settimana di uscite che ci aspetta non presenti, di fatto, nulla di particolarmente memorabile - probabilmente - in termini di caratura cinematografica, devo ammettere di essere piuttosto felice, rispetto a quella che è stata la triste media di questa stagione.
Le proposte fordiane per l'imminente weekend in sala, infatti, dal blockbusterone tamarro all'horror, passando per il Cinema d'essai, abbondano, alla facciazza di quel pusillanime del mio rivale ed ora ancor più rivale di tutti i fan più sfegatati di Messi, Cannibal Kid.



"Finalmente ho trovato Peppa Kid: posso iniziare la caccia."

Jurassic World

Tipica pausa pranzo fordiana.

Cannibal dice: Ricordo che quando ero un bambinetto attesi con spasmodica curiosità l'uscita di Jurassic Park, anche se allora non sapevo manco cosa volesse dire, la parola spasmodica. E credo manco adesso. Dopo che lo vidi però mi chiesi: “Beh, tutto qui?”. Non che fosse male, però non mi era sembrato nemmeno il capolavoro che mi attendevo. Lo so, già allora ero un incontentabile rompipalle. D'altra parte non sono mica come Ford, che con due effetti speciali e due dinosauri quello lo fai contento. A me gli unici dinosauri che esaltano sono quelli di Terrence Malick, mentre a quelli di Jurassic World magari darò anche un'occhiata, ma questa volta senza grosse aspettative. Non ho più 11 anni.
Ford dice: ai tempi dell'uscita del primo Jurassic Park, ricordo che tra compagni di scuola ed amici l'esaltazione era davvero alle stelle. La prima volta che lo vidi, però, rimasi piuttosto deluso, nonostante i prodigiosi effetti speciali e i dinosauri pronti a fare macelli in ogni dove, tanto da non preoccuparmi di recuperare i vari sequel.
Con il tempo ho invece parzialmente rivalutato quello che è senz'altro uno degli Spielberg minori, e dunque ho una certa curiosità di approcciare quella che potrebbe essere una delle tamarrate più sguaiate dell'estate. Speriamo bene.


Wolf Creek 2 - La preda sei tu
"Cannibal, la prossima volta ci penserai due volte prima di parlare male di Stallone o Schwarzenegger!"
Cannibal dice: Il primo Wolf Creek m'era sembrato un horrorino decente, ma tutt'altro che esaltante. Questo secondo capitolo, arrivato in rete già da parecchio e che mi pare persino Ford il lento l'ha già recensito, continuerò quindi a risparmiarmelo volentieri.
Ford dice: il primo Wolf Creek era una ficata. Questo secondo, completamente differente, quasi di più.
Peccato che arrivi quasi un anno in ritardo in Italia, ma se vi capita, spassatevela senza pietà.


The Salvation
"Viaggiare con il Cucciolo Eroico è proprio una palla: non è proprio nato per la vita del West."

Cannibal dice: Cos'è questa, la settimana dell'orgoglio fordiano?
Nelle sale arriva addirittura un western con Mads Mikkelsen, uno degli attori preferiti dal mio rivale. Quest'anno il Natale in casa Ford è arrivato con enorme anticipo.
Ford dice: un western con Mads Mikkelsen dovrebbe essere praticamente una manna dal cielo, qui al Saloon. Eppure, trailer alle spalle, non riesco a convincermi completamente di questa operazione.
Certo, questo non significherà che non cercherò di recuperarlo al più presto, nella speranza di scriverne una recensione che infastidisca molto il mio rivale.


Acrid
"Non dovevo proprio dire a Ford che sono d'accordo con le posizioni di Cannibal: mi ha sbattuta per strada al volo."

Cannibal dice: Film iraniano impegnato, di quelli che Ford si vanta di vedere, mentre in realtà finge di vedere giusto per non dimostrare di essere solo un vecchio cowboy wrestler tamarro.
Ford dice: film iraniano impegnato che guarderei molto volentieri, se non fosse estate ed io non fossi già entrato nel mood cowboy wrestler tamarro che non ha alcuna voglia di impegnare i neuroni sopravvissuti alle bevute.


Vulcano - Ixcanul
"Ora che abbiamo sacrificato Peppa Kid gettandolo nel vulcano, il mondo del Cinema sarà di certo migliore."
Cannibal dice: Altra pellicola di taglio neorealista/documentarista di quelle da cineforum fordiano. Io giro al largo, che i vulcani sono pericolosi.
Ford dice: nonostante l'autorialità, in questo caso potrei invece concedere una visione. Sarà che il caldo dei vulcani può essere tranquillamente associato a quello soffocante - non che mi lamenti - di questi giorni.


Affare fatto
"Lavoravamo per Pensieri Cannibali, ed ora ci tocca fare i bovari per Ford. Destino amaro."
Cannibal dice: In mezzo a tante proposte al 100% fordiane, ecco finalmente un film scemo e quindi al 100% cannibale. Una commedia americana disimpegnata e del tutto inutile? Per quanto mi riguarda, affare fatto!
Ford dice: una commedia americana disimpegnata e del tutto inutile? Tipica cannibalata perfetta per il mio radical chic poco preferito! Cedo volentieri il passo!


Le badanti
"E' proprio una soddisfazione essere le badanti di Ford."
Cannibal dice: Storia di tre badanti che si prendono cura in una casa di riposo di alcuni vecchietti. Tra di loro anche Ford nella parte di se stesso. Un buon motivo per evitare questo film.
Ford dice: la storia di tre badanti che si prendono cura in una casa di riposo di alcuni vecchietti. Una di loro è Katniss Kid, ed uno dei vecchi Ford. Alla fine la giovane è presa a bottigliate dal vecchio, che chiude la pratica ed il film con una spettacolare mossa di wrestling. Corro subito a vederlo!


La vita oscena
"Non preoccuparti: dopo un pò lo shock di aver letto l'ennesima assurdità del Cannibale passa."
Cannibal dice: La vita oscena sarà anche una pellicola oscena?
Questo non lo so, ma di certo so che qualunque opinione di Ford in proposito si rivelerà oscena.
Ford dice: l'unica cosa oscena che mi viene in mente al momento è il gusto cinematografico di Peppa Kid. E quando ci penso, non riesco a concentrarmi su nulla che non sia cercare di porvi rimedio, a qualsiasi costo.


Io, Arlecchino
"Così conciato sembro proprio quel pagliaccio di Peppa!"
Cannibal dice: Io, no.
Ford dice: e neppure io.


venerdì 3 ottobre 2014

The necessary death of Charlie Countryman

Regia: Fredrik Bond
Origine: USA, Romania
Anno: 2013  
Durata: 108'





La trama (con parole mie): Charlie Countryman è un sensibile e quasi fuori del mondo ragazzo della provincia di Chicago. Alla morte di sua madre, il fantasma della stessa gli suggerisce apparendogli come in sogno di dirigersi a Bucarest in cerca del futuro.
Il giovane segue il consiglio della donna, e sull'aereo che lo condurrà alla capitale romena conoscerà Victor, di ritorno dagli States con un buffo cappello da regalare alla figlia Gabi: l'uomo sarà la chiave grazie alla quale Charlie scoprirà il suo destino.
Gabi, infatti, entrerà da subito nel cuore del suddetto, che per lei ed un amore dalla stessa corrisposto sarà disposto a vivere un'avventura rischiosa che lo porterà a confrontarsi con i fantasmi del passato ed il pericoloso ex dell'amata, Nigel, un gangster legato ad un potente boss locale.






Una cosa che non ho mai raccontato, nel corso di questi anni dietro il bancone del Saloon - sempre che non ricordi male, considerate l'età e la frequentazione dell'alcool -, è di avere sempre coltivato il desiderio di fare l'insegnante.
Ai tempi dei tempi, quando mi iscrissi a Lettere moderne, l'idea era quella di provarci con la scrittura e di tenere come alternativa di riserva quella di sfruttare l'eventuale laurea per diventare un professore di liceo, sperando di essere migliore di quelli che avevo avuto io stesso.
In realtà ho finito per mollare l'università troppo presto - illuso dai primi stipendi dopo aver iniziato a lavorare - e l'unica esperienza nell'ambito dell'insegnamento sono stati i due anni in cui mi sono dilettato - ovviamente per la gloria - a dare qualche lezione di italiano agli immigrati che non potevano permettersi un corso serio, in un centro culturale di queste parti.
Tutto questo per dire che una vera guida deve cercare il più possibile di sapere quando bottigliare i suoi allievi e quando, al contrario, spronarli.
O riuscire a fare entrambe le cose senza risultare troppo dispotico o troppo saccente.
Con The necessary death of Charlie Countryman sento che l'approccio giusto sia proprio questo.
Perchè ho voluto davvero bene, a questo film.
Nonostante il voto piuttosto basso.
Il Charlie di Shia LeBeuf, infatti, riesce ad essere empatico e coinvolgente quanto ottimamente reso e fotografato: da quella battuta al principio pronunciata da Vincent D'Onofrio - "Tieni, è sambuca", per me già mille punti guadagnati - alla splendida cornice del climax che antecede il finale - e si raccorda al principio -, il senso di questa pellicola, le sue aspirazioni e la portata risultano chiari, sinceri, desiderosi di portare un messaggio molto pane e salame ed al contempo intrattenere l'audience con una trama da thriller d'azione con un pizzico di romanticismo - non a caso viene citato 007 -.
D'altro canto, però, occorre anche ammettere che l'approccio di Fredrik Bond - un nome, una garanzia -, all'esordio con un lungometraggio, risulta ancora acerbo ed immaturo, in grado di ricordare più il fallimentare In trance che non un robusto pulp romantico anni novanta come punterebbe ad essere questo titolo.
La sceneggiatura, in particolare, finisce per scivolare via fin troppo facilmente, in bilico tra i richiami dei Killing Zoe e quelli dei primi focolai della new wave d'Oriente capeggiata dai Kitano e dai Wong Kar Wai di una ventina d'anni or sono, di fatto incapace di sciogliere il dubbio, nello spettatore, se si tratti di un qualche colpo d'ala indie o di una trovata radical senza capo nè coda.
Bond, dunque, non trova la sua licenza di uccidere - in senso buono - lo spettatore intrappolando se stesso in un melò d'azione decisamente troppo derivativo, ben interpretato - bravissimo LeBeuf, sempre ottima da vedere Evan Rachel Wood, granitico, anche se gigioneggiante, il fordiano Mads Mikkelsen - ma poco incisivo, che porta sulle spalle il retaggio di tutti i difetti che l'opera di un esordiente dalle grandi ambizioni ma dal talento ancora troppo grezzo per potersi rivelare all'altezza delle stesse.
Dunque, al posto delle consuete bottigliate della delusione, ho deciso di dare una scossa al buon Bond confidando nello stimolo che la stessa potrebbe dare ad un regista potenzialmente interessante per il momento troppo perso in se stesso: un pò come Charlie Countryman, che per potersi ritrovare dovrà addirittura pensare di finire morto ammazzato.
Una cosa certo non da poco.



MrFord



"As I live, as I live, as I live for tomorrow
as I live, as I live, as I live for tomorrow
feel my heart, it's disturbed
feel my heart, it's disturbed."
Moby - "Live for tomorrow" -



sabato 29 marzo 2014

Hannibal - Stagione 1

Produzione: NBC
Origine: USA
Anno: 2013
Episodi: 13




La trama (con parole mie): Will Graham è il più talentuoso profiler a disposizione dell'FBI, lo strumento fondamentale nella caccia ai serial killer, l'unico in grado di esplorare la mente degli assassini quasi fosse uno di loro. Peccato che lo stesso Graham preferisca insegnare ai futuri agenti del Bureau piuttosto che mettersi in gioco in prima persona: quando, però, un killer di adolescenti soprannominato "L'averla del Minnesota" sale agli onori della cronaca, il veterano Jack Crawford riesce a convincere il riluttante Will a scendere in campo, supportato psicologicamente dall'esperto Hannibal Lecter, ex medico reinventatosi psichiatra, uomo dai mille talenti e dall'incredibile olfatto e abilità culinaria.
Inizia così la partita a scacchi giocata sul confine di amicizia e rivalità tra Graham e Lecter, che porterà il primo sull'orlo della follia ed il secondo alla rivelazione della sua vera Natura.








In casa Ford, il genere "morti ammazzati" ha da sempre un posto speciale nella graduatoria delle visioni da piccolo schermo, dalle proposte mainstream come Criminal minds ai cult come Twin Peaks: da tempo, in rete, sentivo parlare di Hannibal, serial nuovo di zecca interpretato nientemeno che da Mads Mikkelsen, uno dei fordiani per eccellenza degli ultimi anni, volto di cult del sottoscritto come Le mele di Adamo e Valhalla rising ed ispirato dai romanzi di Thomas Harris, che nel corso degli ultimi tre decenni hanno dato origine a due Capolavori del genere - Manhunter di Michael Mann e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme - nonchè elevato allo status di personaggio cult Hannibal Lecter, psichiatra e serial killer cannibale divenuto una sorta di icona pop.
L'esperienza della visione, iniziata con più di una riserva dopo il deludente The following, è stata una sorpresa sotto molti aspetti, pur tradendo un calo nel climax che ha condotto al season finale dovuto, principalmente, alla troppa carne al fuoco messa nell'escalation del disagio espresso dal protagonista Will Graham rispetto all'ottima gestione dei tempi dilatati dei primi otto episodi, che sono riusciti a stupire il sottoscritto in più di un loro momento, suggerendo addirittura l'ipotesi di un voto anche più alto di quello alla fine attribuito.
Se, dunque, dal punto di vista del cast - ottimi, oltre al già citato Mikkelsen, anche Lawrence Fishburne e Hugh Dancy - e del comparto tecnico la serie si mantiere su livelli decisamente molto alti - fotografia e scenografia risultano indubbiamente da urlo -, la sceneggiatura - probabilmente anche in base ad esigenze di produzione - non mantiene le buone premesse della costruzione iniziale finendo per pesare troppo sulle spalle di un Will Graham/Hugh Dancy costretto, nella parte conclusiva della stagione, a barcollare neanche fosse Frodo Baggins in preda al potere dell'anello in bilico tra vuoti di memoria ed il cerchio stretto attorno a lui da Lecter, elegantissimo e glaciale, composto ed "educato" anche nell'atto dell'uccisione, quasi offeso dalla violenza dell'aggressione senza controllo.
Fortunatamente per gli spettatori proprio il buon dottore regala momenti da grande thriller di classe riuscendo a trasmettere ad un tempo la sensazione di sicurezza e confidenza tipica dello psichiatra così come quella dell'ospite da manuale, sempre pronto a stupire i suoi commensali con piatti elaborati ed una presentazione d'eccezione.
Il risultato, per quanto non perfetto, lascia ben sperare per la confermata seconda annata, che se verrà giocata con la stessa pazienza nella costruzione della prima metà di questo esordio molto probabilmente presenterà ulteriori miglioramenti portando il già ben noto Lecter a diventare protagonista di un altro titolo di riferimento per quanto riguarda i "morti ammazzati" e non solo.
Resta inoltre la curiosità di scoprire, da conoscitore del destino dei due protagonisti, come si evolverà il loro strano rapporto di amicizia/rivalità/medico-paziente in vista dell'inevitabile conclusione, che vedrà Graham riuscire finalmente a catturare ed identificare il ruolo di serial killer del dottore: considerato quanto possa essere difficile avvincere spettatori già ben consci di quello che sarà l'epilogo di una vicenda, trasformando la stessa in un prodotto ad alta tensione, direi proprio che ci si trova già su una buona strada.
Che poi la stessa sia lastricata di organi e sangue, è tutta un'altra storia.




MrFord




"The world is fucked
and so am i
maybe it's the other way round
I can't seem to decide
domestic refugees
sink in the same boat as me
we suffer alone
and these days I don't wanna go home
idiot pschology Promising equality
so where is the land of the free?
Stop it you're killing me."
Therapy? - "Stop it you're killing me" -  


mercoledì 8 maggio 2013

Il sospetto

Regia: Thomas Vinterberg
Origine: Danimarca
Anno: 2012
Durata:
115'




La trama (con parole mie): Lucas ha quarantadue anni, è divorziato e lavora in un asilo, combattendo ogni giorno una battaglia a distanza con la ex moglie per la custodia di suo figlio Marcus. I bambini lo adorano, e lui è un membro assolutamente rispettato della piccola comunità in cui vive, fatta di persone che si conoscono da talmente tanto tempo da averci perso la memoria.
Un giorno, la piccola Klara, figlia del suo migliore amico Theo che vede in Lucas tutta la pace che non vive in casa propria, si avvicina così tanto all'uomo da costringere lo stesso a mettere una distanza tra loro: la bambina, sentitasi respinta, racconta una bugia che sconvolgerà la vita dell'amico suo e di famiglia.
Accusato dalla comunità di essere un pedofilo, Lucas verrà licenziato ed indagato dalla polizia, finendo per diventare il bersaglio di soprusi, violenze, accuse ed un moltiplicarsi di voci sul suo conto tanto pressanti da condizionare anche chi gli è più vicino.




Da mesi leggevo in lungo e in largo di questo film, che fosse dalle parti di Dae o del Cannibale.
Prima di poterne parlare come se fosse una recensione di tutti i giorni, però, lascerò che una digressione di vita vissuta si faccia carico di alcuni dei temi trattati dal lavoro di Vinterberg: non troppi giorni fa parlavo con un collega a proposito della mia recente condizione di paternità, che insieme ad una serie di sentimenti positivi e fortissimi - mi basta guardare il Fordino appena torno a casa perchè tutto possa cambiare, a prescindere da quello che accade all'esterno - ha portato nella vita del sottoscritto una sorta di aumento dell'aggressività atta a proteggere quello che consideriamo il nostro territorio, il nostro mondo, la nostra Famiglia.
Raccontando dell'episodio che citai ai tempi in cui parlai di Polisse, ricordo di aver affermato in tutta onestà che se dovesse capitare una cosa del genere a mio figlio, se anche dovessi nutrire soltanto il dubbio che un suo insegnante, un estraneo, un amico, un tizio qualsiasi potesse avere una qualsiasi mira nei suoi confronti, probabilmente andrei a cercarlo in modo da ricordare fisicamente che quello non è il genere di intendimento gradito dal sottoscritto.
Altrettanto onestamente, da ex obiettore e da democratico, ammetto che non mi scandalizzerebbe l'idea della pena di morte per i pedofili.
I bambini sono il nostro futuro, e spesso sono il ritratto di un'innocenza totalmente disarmata di fronte ad un mondo di adulti e di cose abiette come le violenze su di loro.
Il sospetto, uno dei titoli più potenti che abbia avuto occasione di veder passare dal Saloon negli ultimi mesi, è in questo senso una sfida: il pubblico, fin dal principio, sa bene, infatti, che il protagonista Lucas è innocente, e che il dramma della sua accusa e delle violenze ad essa conseguite sono legate alla bugia di una bambina che ha l'unica colpa di sentirsi rifiutata, a partire dalla sua stessa casa. Una bambina che continua ad essere innocente quanto il suo "persecutore" anche quando appare chiaro lo spirito per il quale la sua menzogna nasce e si sviluppa.
A ben guardare, e minuto dopo minuto, appare evidente che questo saggio di bravura del regista di Festen - felicemente bottigliato dal sottoscritto - e del suo protagonista - uno straordinario Mads Mikkelsen, premiato con la Palma d'oro per la migliore interpretazione maschile all'ultimo Festival di Cannes - non tocchi, in realtà, il tema della pedofilia quanto Million dollar baby non toccava di quello dell'eutanasia: l'associazione più vicina, infatti, è quella di lavori come Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti o The Village di Shyamalan, legati a doppio filo al potere della comunità e delle dicerie, dei sussurri e di una società pronta a stare zitta in coro in una chiesa la notte di natale - perchè, si sa, davanti a Dio è bene non alzare la voce - ed al contempo sempre al posto e al momento giusto quando si tratta di lasciare che il giustizialismo, la frustrazione, la violenza repressa ed il desiderio di dispensare una giustizia sommaria facciano il loro corso.
Certamente l'essere consci del fatto che Lucas sia innocente facilita in qualche modo - e non di poco - noi spettatori, eppure i meccanismi messi in moto dal crescendo di quest'opera assolutamente toccante sono ben più complessi di quanto si possa pensare, e più che nella vittima cui presta volto e cuore il fordiano Mikkelsen si finisce per immedesimarsi in Theo, padre della piccola Klara nonchè migliore amico di Lucas, o Marcus, figlio del "mostro" costretto a difendere il padre anche di fronte all'ignoranza e ad una violenza fin troppo simile a quella per cui il suo genitore finisce per scontare una pena insormontabile per qualsiasi uomo.
Perchè il peso della diceria, degli sguardi, del sospetto - per l'appunto - è qualcosa che va ben oltre ogni standard umano, e mette a nudo di fronte ad una società incapace di ascoltare e cercare ragioni che trascendano la pura e semplice manifestazione di vendetta - esemplare, in questo senso, il dignitoso e terribile ritorno al supermercato di Lucas dopo il pestaggio - anche quando mossa da legittimi dubbi e situazioni - come già detto, credo che io stesso reagirei scompostamente se mi trovassi con il Fordino al posto dei genitori dei bambini dell'asilo -.
A dare forza, inoltre, ad un'evoluzione clamorosa, un finale da brividi da ben due punti di vista: da un lato la stessa e già tanto criticata società, che dopo aver sdoganato - e a carissimo prezzo, si vedano la sequenza della chiesa già citata ed il confronto tra Theo e Lucas nella notte di natale - il presunto colpevole si dichiara pronta a salvare le apparenze ed accettarlo di nuovo come membro rispettabile di un distorto cerchio della fiducia - lampante l'esempio fornito dalla fidanzata di Lucas -, dall'altro la battuta di caccia, con quel colpo ad un soffio dal bersaglio grosso ed una sagoma stagliata contro il sole che potrebbe avere mille volti, compresi i più terribili per Lucas stesso: quello di se stesso, o di Marcus.
Perchè Lucas non conoscerà mai la pace.
Perchè un genitore non accetterà mai davvero l'idea che qualcuno possa aver approfittato di suo figlio in quel modo.
Perchè il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello ed il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.
Forse Lucas è l'uomo timorato, la comunità la tirannia degli uomini malvagi, e la violenza il pastore.
O forse è Klara a dover aver paura, perchè gli uomini malvagi potranno sempre approfittare di lei, e non ci saranno bugie o genitori o presunti tali a proteggerla come pastori.
Il sospetto, però, è che in questo mondo malvagio non esistano pastori, e si finisca a vivere da uomini timorati in attesa che giunga un'ombra stagliata nel sole, senza volto, a lasciare che la nostra fine appaia soltanto un incidente di percorso nella grande caccia della vita.


MrFord


"Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio."
Fabrizio De Andrè - "Bocca di rosa" -



martedì 23 aprile 2013

Men at Ford



La trama (con parole mie): proprio quando pensavate che fosse finita, ecco pronta a tornare la battaglia per eccellenza della blogosfera, il ring virtuale attorno al quale ci si ritrova, di norma, per osservare il sottoscritto impartire sonore lezioni a quell'egomaniaco scatenato del mio rivale Cannibal Kid.
Se la scorsa settimana ci siamo dedicati alle attrici che più hanno conquistato il nostro cuore - e forse non solo quello - nel corso degli anni da cinefili, a questo giro di giostra toccherà agli attori fare bella mostra delle loro capacità, del carisma e di quel qualcosa in più che per il sottoscritto si traduce in panesalamismo mentre alla corte del Cucciolo prende la forma di uno spocchioso tono di superiorità.
Dunque brindate e festeggiate oggi con la mia lista, perchè domani vi aspettano solo musi lunghi e atmosfera da salotto!

"Cannibale, ti devo dire solo una cosa: oggi finirai al tappeto."
Bentornati, lettori e lettrici, per un'altra due giorni dedicata ad uno dei passatempi preferiti del Saloon: passare un'intera Blog War - in questo caso addirittura doppia - a massacrare senza tregua quel pusillanime del mio antagonista, Cannibal Kid.
Se la scorsa settimana abbiamo dedicato lo scontro alle attrici che più ci rappresentano, questa volta tocca agli attori fare bella mostra di capacità, talento o anche semplicemente simpatia o affezione scatenata in noi nel corso della vita da spettatori.
E prima che domani vi travolga la decisamente troppo seriosa ed autoriale lista cannibale, conviene che vi divertiate con quella decisamente più lavoratrice, proletaria e pane e salame proposta dal sottoscritto.
MrFord

La Blog War della settimana scorsa dedicata alle attrici preferite da noi due bloggers, il sottoscritto Cannibal Kid e il sottosviluppato Mr. James Ford, ha creato una profonda divisione.
Tra chi si è schierato dalla parte di uno e chi dell’altro?
No, tra noi due e tutto il resto dei bloggers che ha massacrato le nostre scelte.
Non paghi di ciò, torniamo questa settimana alla carica con una nuova Blog War, destinata ancora una volta a fare discutere. Una sfida dedicata agli attori: i miei preferiti li scoprirete domani, oggi tocca ai macho macho men fordiani.
Cannibal Kid

Marlon Brando


MR. FORD Non potevo non cominciare da quello che è il numero uno assoluto di tutti i tempi, l'attore simbolo del Cinema Usa e non solo, uno degli uomini più affascinanti ed animaleschi che abbia mai visto dentro e fuori lo schermo, in grado di esercitare il suo carisma fisico su qualunque cosa cammini su questa palla di fango: Marlon Brando.
Dal suo leggendario Kowalski di Un tram che si chiama desiderio - chiunque, Stella o no, sarebbe sceso da quella scala, se fosse stato chiamato da lui - al Colonnello Kurtz di Apocalypse now, passando per Don Vito Corleone o ruoli meno noti come quelli ricoperti nei western I due volti della vendetta - di cui firmò anche la regia - e Missouri, l'omone di Omaha è da sempre il mio riferimento assoluto, simbolo soprattutto di magnetismo, oltre che di talento grezzo e ruvido ma assolutamente cristallino.
Meridiano di sangue di Cormac McCarthy, il romanzo che più di ogni altro ho sognato di vedere proposto al Cinema, nella mia idealizzazione avrebbe proprio lui come protagonista nel ruolo del giudice Holden, che avrebbe ricalcato senza dubbio i fasti di Kurtz e del cuore di tenebra.
Un attore mitico, una leggenda che nessuna proposta del mio antagonista potrà mai eguagliare.
Interpretazioni top: Apocalypse now, Ultimo tango a parigi, Un tram che si chiama desiderio, Il padrino
CANNIBAL KID Ma che bella dichiarazione d’amore, d’amore fisico non platonico nei confronti di Marlon Brando da parte di Ford, che evidentemente s’è fatto prendere dal testosterone anche questa settimana, ancor più di quella passata.
Riguardo a Brando certo, è un attore fenomenale, però personalmente non è mai stato tra i miei preferiti. Quel suo fascino da duro del roadhouse su di me non ha mai avuto presa. L’unica sua intepretazione che ho amato (io platonicamente, specifico) è quella in Apocalypse Now. Sarà perché appare giusto per pochi minuti?
MR. FORD Non è possibile non dichiarare il proprio amore per Marlon Brando. Sarebbe come non dichiararlo per il Cinema. Pratica cui il mio antagonista ci ha, del resto, abituati da tempo.

"Caro Marco Goi, ho paura che il tuo gatto finirà a fare compagnia ad un certo cavallo."
Sylvester Stallone


MR. FORD Nel momento in cui, con Peppa Kid, si è deciso di muoverci nell'ambito attoriale per la nostra nuova Blog War, ho pensato che il vecchio Sly sarebbe stato letteralmente perfetto come cavallo di battaglia per la compagine fordiana: di certo non possiamo parlare di un attore dotato dello stesso talento di altri presenti in questa decina, eppure più di ogni altro è stato quello che ha definito la mia infanzia ed i primi pomeriggi in sala con mio padre - ricordo ancora i brividi alla morte di Apollo in Rocky IV -. In qualche modo, se Clint Eastwood è un pò un nonno cinematografico, il buon Sly assume il ruolo di papà - curioso, tra l'altro, che condivida proprio con il mio vecchio l'anno di nascita - agli occhi del sottoscritto, che l'ha visto cadere e rialzarsi prima sullo schermo e dunque rispetto al successo - gli anni novanta e i primi zero sono stati pessimi, per il Nostro, rifattosi solo di recente con il grande ritorno da Expendable -.
Quello che mi è sempre piaciuto, dello Stallone italiano, è stato il cuore che l'attore - e sceneggiatore, ricordiamolo - ha sempre messo in ogni pellicola che l'ha avuto come protagonista o regista, partendo dal nulla proprio come il suo personaggio più riuscito - il mitico Rocky Balboa - ed arrivato a conquistare le stelle di Hollywood.
Interpretazioni top: Rocky, Rocky Balboa, Rambo, Expendables, Expendables 2, Over the top
CANNIBAL KID Stallone ovviamente non poteva mancare nella lista fordiana. A dirla tutta, lui l’avrebbe anche incoronato al numero 1, però poi ha deciso di contenere il suo fanatismo da groupie anni Ottanta e l’ha limitato a un comunque generosissimo secondo posto. E mettere Stallone tra Marlon Brando e Al Pacino fa la stessa impressione di vedere Gattuso in una lista dei migliori giocatori tra Maradona e Pelé, ma tant’è, il mio blogger rivale ci ha ormai abituati a queste fordianate.
Stallone non può mancare in una lista fordiana, così come io allo stesso tempo non posso considerarlo un vero attore. Alla fine, Sly non recita, ma fa sempre la stessa parte, la parte dello Stallone. Difficile, vero? In ciò rappresenta bene l’immobilismo degli attori e del blog di Ford contro gli attori che proporrò domani, camaleontici e in costante mutazione così come i sempre variegati post di Pensieri Cannibali.
Stallone comunque è il solo vero action hero presentato da Ford, ma io in esclusiva vi posso mostrare la bozza della prima lista di attori (?) che aveva pensato di inserire, ma poi per vergogna ha ritirato:
1) Sylvester Stallone
2) Arnold Schwarzenegger
3) Jean-Claude Van Damme
4) Steven Seagal
5) Chuck Norris
6) Dolph Lundgren
7) Dwayne “The Rock” Johnson
8) John Cena
9) Jackie Chan
10) David Bautista
MR. FORD Sapevo già che Peppa Kid avrebbe reagito in maniera scomposta all'inserimento di Sly, quindi sono più che preparato, da buon paladino del pane e salame che fronteggia il paladino del radicalchicchismo.
Sly tra Brando e Pacino è come il lavoratore del campo che permette ai fuoriclasse di portarsi a casa fior di Palloni d'oro, l'uomo che si porta sulle spalle la fatica della squadra, il proletario del Cinema.
Ma che ne capisce, Sangue Blu Kid!?
CANNIBAL KID In pratica, senza tanti giri di parole, quello che si definisce… uno scarpone!
MR. FORD Esatto, uno scarpone pronto a finire nel deretano di Peppa Kid!

"Cannibal is a pussy."
Al Pacino


MR. FORD Direi che, tra tutti gli attori scelti dal sottoscritto per questa sua sfavillante decina, quello che necessita di meno presentazioni è il buon Al Pacino, vecchio leone sulla cresta dell'onda da cinquant'anni che ha regalato, decennio dopo decennio, interpretazioni mitiche una dopo l'altra.
Dai tempi di Cruising e Quel pomeriggio di un giorno da cani passando per cult che hanno influenzato intere generazioni come Scarface o Carlito's Way, Pacino è stato uno dei cardini del Cinema USA di tutti i tempi, e nonostante negli ultimi tempi si sia almeno in parte "denirizzato", restano nella memoria pezzi di storia come il suo Michael Corleone, il Tony D'Amato di Ogni maledetta domenica, Lefty Ruggero di Donnie Brasco o Vincent Hannah in Heat - La sfida.
Talento esplosivo e sopra le righe proprio come piace al Saloon, un mattatore di quelli che Peppa Kid si può solo sognare.
Interpretazioni top: Il padrino, L'avvocato del diavolo, Ogni maledetta domenica, Scarface, Carlito's Way, Heat - La sfida
CANNIBAL KID Al Pacino è indiscutibilmente un grandissimo attore, uno dei migliori di sempre. Di certo.
Però che scelta banale!
Tanto per fare una citazione (molto fordiana) di Jack Black in Alta fedeltà: ci vuoi mettere anche i Beatles? Che ne dici del fottuto Beethoven?
Che dire poi della sua recente agghiacciante parte in Jack e Jill con Adam Sandler che è valsa ad Al Pacino un (meritatissimo) Razzie Award come migliore attore non protagonista? Per carità, non cancellerà tutte le sue ottime interpretazioni, però ci va vicino… E non può nemmeno prendersela con nessuno, visto che interpreta se stesso. Come Ford, che per la scontatezza della sua lista non può accusare altri che Ford.
MR. FORD Direi che a questo punto, dato che il classico è diventato scontato e monotono, occorrerà gettare via gente come Chaplin, Welles, o perfino Kubrick. In fondo, sarebbe scontato considerarli tra i migliori registi della Storia, no!?
CANNIBAL KID Certi nomi lo sappiamo già tutti che sono bravi. Visto che queste liste sono un gioco, per quanto sanguinoso e mortale, un po’ di fantasia in più nelle scelte non guasta. Inserire Stallone tra i migliori attori invece non la chiamerei fantasia, quanto ribaltamento della realtà ahahah!

"Peppa Kid, oggi hai chiuso. Questa città ha bisogno di qualcuno con i cojones."
Tom Cruise


MR. FORD Ammetto che il buon Tom, divo simbolo degli anni ottanta, sia completamente pazzo.
Eppure non sono mai riuscito davvero a volergli male, e continuo a considerarlo un professionista come pochi ne esistono in tutta la settima arte, uno di quelli che è il primo a rompersi il culo quando serve, nonostante tutti gli eccessi di divismo ed un ego in grado di rivaleggiare con quello del mio antagonista.
Cimentatosi in generi cinematografici completamente diversi tra loro, blockbuster selvaggi e titoli d'autore, è riuscito a passare da Kubrick e Scorsese fino a tamarrate come Cocktail senza colpo ferire, senza contare di essere stato il volto di una generazione con Top Gun prima di diventare una vera e propria icona.
Io, al vecchio, pazzo Tom, voglio bene. E mi basta pensare a Magnolia o Intervista col vampiro per considerarlo ben oltre la maggior parte dei suoi colleghi.
Interpretazioni top: Magnolia, Intervista col vampiro, Top Gun, Il colore dei soldi
CANNIBAL KID Anche a me piace Tom Cruise. Perché a me agli antipatici piacciono. Ford che domani mi accuserà di presentare diversi attori scontrosi ed egocentrici, ha però deciso di sceglierne uno che a livello di egomania batte tutti, me compreso, e che per odiosità al confronto persino la sua ex Nicole Kidman appare Miss Simpatia.
Al di là della sua fissa per Scientology, delle sue manie di protagonismo, o del suo recitare quasi sempre troppo sopra le righe, l’unica cosa che non mi piace di Tom Cruise è la piega che ha preso la sua carriera negli ultimi anni. Dopo l’ottima interpretazione, la sua migliore dopo quella mitica in Magnolia, in Collateral, vergognosamente dimenticato da Mr. Arteriosclerosi Ford, non ha più infatti girato niente di memorabile e anziché dedicarsi al cinema d’autore come la parentesi con Stanley Kubrick e Paul Thomas Anderson poteva suggerire, continua a sfornare blockbusteroni commerciali (ma sempre meno commercialmente fortunati), per cui ormai è troppo vecchio. Come Ford alle prese con il mondo per lui sempre più incasinato di internet.
MR. FORD La realtà dei fatti è che il buon Peppa Kid, l'unico uomo al mondo a possedere un ego più grande di quello di Tom Cruise, avrebbe voluto inserire Mr. Top Gun nella sua lista, ma non ne ha avuto il coraggio, considerato il fatto che una scelta del genere avrebbe messo a rischio la scontatezza giovanilistica - o presunta tale - della sua lista.
CANNIBAL KID Il protagonista di Risky Business - Fuori i Ford… i Cannibali ballano in quanto a giovanilismo ci sarebbe anche stato, almeno in memoria del suo glorioso passato. Se è rimasto fuori è semmai perché il suo ego avrebbe rischiato di offuscare il mio eheh!

"Rispettate il Ford, e domate il Cannibale!"

Christoph Waltz


MR. FORD Salito alla ribalta delle cronache per la collaborazione con Tarantino, l'attore austriaco negli ultimi anni ha rivelato al grande pubblico tutte le sue incredibili doti. E se in Bastardi senza gloria lasciava a bocca aperta, nel più recente Django Unchained il buon Christoph è riuscito a fare anche di meglio, confezionando per l'audience un personaggio che è destinato a diventare cult, oltre ad essere, di fatto, il vero protagonista dell'immenso lavoro dell'altrettanto mitico Quentin.
Dalla mimica alla postura, un attore in grado di bucare lo schermo solo ed esclusivamente con il suo talento, senza contare per nulla su una prestanza fisica da modello o artifici di questo genere tipici delle liste cannibali.
Interpretazioni top: Bastardi senza gloria, Carnage, Django Unchained
CANNIBAL KID Certo che Ford è proprio un burlone. La settimana scorsa accusava Uma Thurman di essere unicamente legata alle pellicole di Tarantino, e poi questa settimana Mr. Coerenza cosa fa? Ci propone Christoph Waltz. E cos’ha fatto costui all’infuori delle ottime prove nei film di Quentin?
L’unico altro suo film degno di nota è Carnage, che tra l’altro Ford ha odiato, e poi? Robe come I tre moschettieri e Come l’acqua per gli elefanti al fianco di Robert Pattinson, il grande escluso dell’ultima ora dalla lista fordiana.
Un po’ poco persino per un Tarantino fan come me per poterlo inserire tra gli all time favorites…
MR. FORD Anche Cannibal è proprio un burlone. La settimana scorsa difendeva le sue divette da strapazzo a suon di premi raccolti, e dunque anche io segnalerò con molto garbo i due Oscar portati a casa dall'attore austriaco.
Più o meno gli stessi che tutti gli attori della sua lista riescono a totalizzare in gruppo.

"Herr Goi, trovo sua posizione in questa Blog War estremamente critica..."

Paul Newman


MR. FORD Non dovrebbero esserci presentazioni, per un tipo come Paul Newman.
Semplicemente, parliamo di uno dei più grandi attori - e signori - del Cinema della Storia, un uomo tutto d'un pezzo come non se ne fanno più, capace di portare sullo schermo e fuori valori solidi e di raccontare allo stesso tempo il dramma dei losers, pur essendo in tutto e per tutto un vincente.
Butch Cassidy, Nick Mano Fredda, La stangata, Il verdetto, per non parlare della straordinaria doppietta de Lo spaccone e Il colore dei soldi, che gli valse l'agognato Oscar e che lo vide accanto a Tom Cruise, Paul Newman, nel mio cuore, è secondo soltanto a Marlon Brando, nonchè sul podio dei miei attori di tutti i tempi accanto ad un altro idolo che seguirà appena oltre.
Un mito di quelli veri che i pupazzetti made in Coniglionelandia non potranno mai e poi mai eguagliare.
Interpretazioni top: Il colore dei soldi, Lo spaccone, Butch Cassidy, La stangata
CANNIBAL KID Paul Newman non m’ha mai detto niente. E sarà perché hanno girato insieme alcuni dei loro film più celebri o perché fisicamente si assomigliano, ma l’ho sempre confuso con Robert Redford. Anche quest’ultimo non mi entusiasma molto, però preferisco il Sundance Kid a Newman se non altro per aver creato il Sundance festival.
Bell’uomo e tutto, il Newman, però come attore da quel che ho visto non mi sembra fosse così fenomenale. Non avendo visto la gran parte dei suoi film preferisco in ogni caso non sbilanciarmi troppo. Di certo c’è che i film che ha intepretato, tutti o quasi orientati verso il fordismo più estremo, non m’hanno mai attirato ad approfondire la sua conoscenza. Sorry Newman, sei stato troppo un attore da Oldman Ford.
MR. FORD Non dovrei neppure replicare, ad un commento bestiale come questo. Chi ama il Cinema ama Paul Newman, e non dovrebbero essere ammesse repliche.
Poi, certo, il piccolo Kid non considera nulla che sia venuto prima della data della sua nascita - che ormai comincia ad essere clamorosamente lontana -, dunque per certi versi non c'è da stupirsi troppo: ma questo mi pare davvero oltre ogni limite di decenza.

James Ford e Cannibal Kid ai tempi del West.
Steve McQueen


MR. FORD Ed eccolo, il terzo mito assoluto di casa Ford. Stile, talento, follia, tutte in un uomo che, come Brando e Newman, è stato simbolo di una grandezza che difficilmente rivedremo sullo schermo, riuscendo a passare dallo status di attore a quello di vera e propria leggenda.
Spericolato, tosto, fighissimo, uno di quelli cui affideresti la tua vita e ai quali volteresti le spalle. Sempre.
Senza contare che parliamo del volto di Junior Bonner, uno dei personaggi che ho amato di più in tutta la mia storia di spettatore, "l'uomo che tiene i cavalli", il simbolo della Frontiera per come la intendo e l'ho sempre intesa.
Interpretazioni top: Getaway, Bullit, L'ultimo buscadero, La grande fuga, I magnifici sette
CANNIBAL KID Certo che avere dei miti in comune con Vasco Rossi non è proprio una bella cosa, caro il mio Mr. Ford…
Simbolo della vita spericolata e del fordismo sfrenato, come attore mi sembra sia stato pure lui parecchio meno memorabile. Come già per Paul Newman comunque ho visto troppi pochi suoi film per giudicare la sua carriera nel complesso. Tra gli spericolati però gli preferisco di certo James Dean, più idolesco come personaggio e da quel che ho visto molto più talentuoso come attore, che però quel grattachecca di Ford giudicherà troppo fichetto per i suoi gusti.
MR. FORD Jimmy Dean è un mito, una leggenda, senza dubbio un riferimento molto più importante di quelli che verranno citati domani nella lista del mio antagonista, ma Steve McQueen non solo lo supera, ma riesce perfino a doppiarlo: un uomo che è stato simbolo di stile, classe, palle quadrate e coolness come se piovesse che i posticci idoli cannibaleschi possono solo e soltanto sognarsi.
E il fatto che il Cucciolo non conosca bene la sua filmografia dovrebbe essere un buon motivo per chiudere qui la disputa e mandarlo dritto a letto senza cena.

"Cucciolo, io tengo i cavalli, tu al massimo puoi reggere il moccolo!"
Mads Mikkelsen


MR. FORD Uno degli attori fordiani per eccellenza degli ultimi anni è stato senza dubbio Mad Mikkelsen, strambo personaggio venuto dal Nord che, ben prima di godere del successo ad Hollywood e di ruoli di primo piano come quello del cattivo di 007 - Casinò Royale era stato apprezzato da queste parti grazie a perle come la trilogia di Pusher firmata da Nicolas Winding Refn ed il cult del Saloon Le mele di Adamo, amatissimo da queste parti e proposto ad ogni nuovo membro della cerchia di casa Ford.
Ovviamente, un altro ruolo che lo ha reso ancora più mitico è stato quello di One Eye in Valhalla rising, sempre di Refn, una delle pellicole più osteggiate di sempre dal mio rivale, viaggio iniziatico dalla bellezza sfolgorante che ha reso il giusto onore a questo guerriero del grande schermo.
Interpretazioni top: Le mele di Adamo, Pusher, Valhalla rising
CANNIBAL KID Ho detestato l’interpretazione del Mads in Valhalla Rising, uno dei film più noiosi nella storia del cinema. Va bene che interpretava un personaggio mono occhio, però essere monoespressivo non credo fosse scritto nella sceneggiatura… Sceneggiatura? Perché, Valhalla Rising aveva anche una sceneggiatura?
Vista la mia grande apertura mentale, ho invece cambiato idea su di lui vedendolo in A Royal Affair e con Il sospetto mi è venuto il sospetto che mi potesse piacere, come attore.
Poi adesso l’ho visto nei panni del Dr. Lecter nella nuova serie Hannibal e il dubbio m’è subito andato via. Questo danese non è certo un cane, ma prima di essere anche solo lontanamente al livello di un Anthony Hopkins deve ancora farne di strada. Davvero tanta. D’altra parte Cannibali si nasce, non si diventa.
MR. FORD Ovviamente un attore poco convenzionale e poco divo come il ruvido Mads non poteva che essere criticato da quell'oscurantista del Cannibale, che finirà per essere ghigliottinato dalla forza dirompente dell'illuminismo fordiano.

"E anche per oggi il Cannibale è sistemato."
Ryan Gosling


MR. FORD Così come è stato per le attrici, anche per gli attori in casa Ford il giusto spazio va lasciato anche ai giovani talenti, e tra Tom Hardy e Ryan Gosling alla fine l'ha spuntata quest'ultimo, vuoi per il suo ruolo in Drive - cult assoluto non solo degli ultimi anni, a mio parere -, vuoi perchè siamo quasi coetanei e vuoi perchè entrambi, fedeli al già citato Drive, sfoderiamo la Natura di predatori tipica degli scorpioni.
Come se non bastasse, anche il buon Ryanone mi pare un tipo pane e salame, oltre che appassionato di pesi e palestra come il sottoscritto.
Unico appunto: sarebbe meglio guidasse lui, in un ipotetico inseguimento in auto. A meno che non si tratti di mettere sotto il Cannibale, in quel caso mi offrirei ben volentieri volontario.
Interpretazioni top: Drive, Le idi di marzo, Half Nelson, Lars e una ragazza tutta sua, The believer
CANNIBAL KID Unico nome della decina fordiana che sarebbe stato molto più a suo agio nella lista giovane e trendy cui assisterete domani. Alla fine ho deciso di escluderlo proprio perché la sua unica pecca è quella di essere apprezzato pure da Ford. Oh, nessuno è perfetto e anche il Gosling un difetto lo doveva pur avere…
Qualcuno potrà dire che ha ancora molto da dimostrare, che il personaggio di Drive potrebbe incasellarlo a interpretare sempre lo stesso tipo di personaggi, che a livello di espressività non è proprio il top player in circolazione, ma io non lo farò. Anche perché stare in questa decina, in cui mi sembra un pesce fuor d’acqua, è per lui una punizione già troppo pesante.
MR. FORD Dopo tanto inutile dibattersi e fingere, finalmente l'ammissione della qualità della lista del sottoscritto, nonostante avvenga per mano del meno navigato degli attori inseriti: potere dello scorpione!

"Mi ha fatto così piacere sistemare il Cannibale che quasi quasi restituisco i soldi a Ford."
Vittorio Gassman


MR. FORD A chiudere la già mitica decina fordiana non poteva mancare un esponente del Cinema made in Italy, un'icona dei tempi che furono - e non solo - protagonista di gemme che hanno fatto la Storia della nostra settima arte, nel mio cuore insidiato solo ed esclusivamente dall'Albertone Nazionale, sconfitto sul filo di lana proprio dal mitico Vittorio Gassman anche grazie alle interpretazioni di respiro internazionale di quest'ultimo.
Talento, eleganza, fascino e molta ironia per quello che è uno dei volti più importanti che in un'epoca di grandezza il Cinema italiano abbia regalato al mondo, perfetto sia per i ruoli comici che per quelli drammatici.
Senza contare che, pur essendo piuttosto altezzoso, riusciva a dare comunque l'impressione di essere pane e salame. Al contrario del mio antagonista e dei suoi attori.
Interpretazioni top: La grande guerra, Il sorpasso, I soliti ignoti, Un matrimonio, L'armata Brancaleone.
CANNIBAL KID Grazie Ford per avermi risparmiato Alberto Sordi, che mi avrebbe costretto a una scontata replica morettiana. Vittorio Gassman, se non altro, è stato un vero attore. Detto questo, non mi è mai piaciuto, non mi ha mai entusiasmato, mi è sempre sembrato troppo teatrale e compiaciuto della sua stessa bravura. E poi Ford hai da ridire sulla megalomania mia e dei miei attori…
Quanto a voi, cari lettori, piaciuta questa lista?
Ma allora ve lo meritate, James Ford!
MR. FORD Se Gassman era compiaciuto, come vogliamo collocare i tuoi spocchiosi giovincelli di belle speranze di domani!? Dritti nell'Olimpo dei maniaci del protagonismo di questo e dell'altro mondo!? Ahahaahah!

"Domani tocca alla lista del Cannibale!? Mi sento già male!"
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...