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lunedì 10 ottobre 2016

I magnifici sette (Antoine Fuqua, USA, 2016, 133')




Quando al Saloon si pronuncia la parola magica - Western, per inciso -, è ovvio e doveroso che scatti l'immediato giro di bevute a carico della casa.
Nel caso particolare, inoltre, de I magnifici sette, all'ambientazione si unisce l'ispirazione data da uno dei più grandi registi di tutti i tempi e favoriti del sottoscritto, Akira Kurosawa: il supercult con Yul Brinner, Steve McQueen e Charles Bronson, infatti, altro non fu se non un remake in salsa USA dell'immortale Capolavoro I sette samurai, uno dei film più importanti della Storia del Cinema.
Quando, mesi fa, scoprii che era in cantiere un ulteriore remake, lo ammetto, ebbi il timore di andare incontro ad una delle scelleratezze più terrificanti che si potessero immaginare rispetto alla settima arte tutta: fortunatamente per me e per gli appassionati, Fuqua - regista tamarro e sempre apprezzato da queste parti, dai tempi di Training Day al recente e spassosissimo The Equalizer, uno degli action più centrati degli ultimi anni e, forse, dalla fine degli anni ottanta in avanti - non solo riesce a non svilire i cult che l'hanno ispirato, ma anche e soprattutto a confezionare un solido intrattenimento d'autore supportato da splendide riprese, un ottimo cast ed un ritmo niente male, che perde inevitabilmente qualcosa rispetto all'originale ma che consegna alle nuove generazioni un gran bell'esempio di solidità e spettacolo in salsa Western, in barba a tutti quelli che ancora credono che la buona e vecchia Frontiera sia un argomento che potrebbe catturare l'attenzione solo dei nostri nonni.
Del resto, quando hai il Denzellone a fare la parte del leone che fu di Yul Brinner vai senza dubbio sul sicuro, e vedere il suddetto far fuori cattivoni a mazzi senza quasi sudare o farsi davvero, davvero minaccioso in quell'ultimo faccia a faccia con il numero uno dei sacchi di merda Peter Sarsgaard - poveraccio, io con il signor Washington in giro non farei cambio con lui per niente al mondo - è una soddisfazione grossa almeno quanto le riprese della battaglia tra i sette ed il villaggio e l'esercito personale del suddetto Sarsgaard, senza contare - SPOILER - il finale in gloria di Chris Pratt - una delle morti più belle del passato recente per quanto riguarda il Cinema d'avventura -, la coppia quasi da cartone animato formata da Ethan Hawke e Byung Hun Lee, il personaggio sopra le righe di D'Onofrio e l'elemento nativo americano pittato come il lottatore WWE Finn Balor nel corso della resa dei conti che esaltano e non poco lo spettatore, specie se si tratta del sottoscritto.
Peccato per il bandito Vasquez, dei sette forse il meno affascinante e - SPOILER - nonostante questo destinato a sopravvivere allo scontro che vede i nostri protagonisti, ed il fatto che, inevitabilmente, un'operazione di questo tipo avrà sempre il sapore dell'operazione nostalgia - anche se Fuqua aveva manifestato indirettamente il suo apprezzamento per la pellicola originale in King Arthur, che aveva una struttura in qualche modo simile -, ma sono peccati veniali a fronte di un prodotto che, a mio parere, funziona alla perfezione per quello che è il suo scopo, intrattenere ed esaltare il pubblico come se si fosse tornati ai tempi in cui entrare in una sala significava solleticare i sogni, quelli che da bambini, soprattutto se appena usciti da certe visioni, paiono anche realizzabili.
Quelli dei buoni contro i cattivi, in cui è davvero figo essere dalla parte dei buoni.
Anche quando si rischia grosso.
Anche quando si muore.
Perchè, in fondo, non capita tutti i giorni di poter essere magnifici.




MrFord




martedì 29 dicembre 2015

Ford Awards 2015: i film (N°30-21)

La trama (con parole mie): prosegue la carrellata della Top 40 fordiana legata al duemilaquindici in sala, salendo di decina e categoria per incontrare alcune delle pellicole più premiate ed incensate dell'anno, indubbiamente valide ma da queste parti non meritevoli neppure della Top 20.
Accanto a loro sorprese, conferme e l'impressione che, con gli ultimi dodici mesi, tutti noi si sia assistito ad un ritorno al passato - ed al futuro, in un certo senso - davvero spassoso e ricco di piacevoli visioni.


N°30: FURY di DAVID AYER


Il genere bellico, così come il Western, è un retaggio che mi porto dentro fin dai tempi dei film con John Wayne visti sul divano con mio nonno, legati a situazioni e valori che, fortunatamente per molti versi, la nostra generazione ha potuto solo vedere al Cinema, o scoprire sui libri.
Il lavoro di David Ayer offre l'ennesimo, ottimo spaccato del dramma assurdo della Guerra, e nonostante molte imperfezioni, regala anche momenti di grande emozione.

N°29: STILL ALICE di RICHARD GLATZER E WASH WESTMORELAND



Raccontare drammi legati a malattie non è mai facile, considerati i rischi di retorica sempre dietro l'angolo. Still Alice riesce nell'impresa - pur non eccellendo - riuscendo addirittura a far apparire Kristen Stewart come un'ottima interprete.
E raccontando la Famiglia prima della malattia stessa.

N°28: WHIPLASH di DAMIEN CHAZELLE



Titolo più che incensato ai tempi dell'ultima edizione degli Oscar, considerato una sorta di nuovo Attimo fuggente, a me è parso un discreto prodotto teso e molto di pancia, pur se decisamente da sminuire almeno rispetto alle suddette critiche.
Gran lavoro degli interpreti, ottimi gli spunti di riflessione, tanto clamore.
Un posto in questa classifica, ad ogni modo, lo meritava.

N°27: BIRDMAN di ALEJANDRO GONZALES INARRITU


Ed eccoci giunti ad uno dei titoli più premiati e discussi dell'anno: tecnica ineccepibile, grande confezione ed interpretazioni, pioggia di premi, gran parte di pubblico e critica convinti.
Eppure. Eppure per me resta solo un enorme esercizio di stile che per due terzi si sarebbe potuto trovare nella Top 10 e che con l'ultima mezzora precipita di almeno una ventina di posizioni.

N°26: STRAIGHT OUTTA COMPTON di F. GARY GRAY


Biopic con due palle d'acciaio legato ad uno dei gruppi fondamentali del panorama hip hop mondiale di tutti i tempi, gli NWA che furono la palestra di Ice Cube e Dr. Dre.
Colonna sonora imperdibile, grande cuore, qualche pecca ma tanta voglia di raccontare una storia che tutti gli appassionati di musica e chiunque voglia aprire le proprie frontiere sociali dovrebbero ascoltare e vedere narrata almeno una volta.

N°25: SELMA di AVA DUVERNAY


Legato a doppio filo ad uno degli eventi più importanti della Storia dei Diritti Civili negli States, il lavoro della DuVernay, che pensavo si sarebbe rivelato come profondamente retorico, ha contraddetto le aspettative fornendo un ritratto di Martin Luther King equilibrato e profondo, riuscendo a toccare il cuore e la pancia, l'indignazione e l'orgoglio di chiunque abbia a cuore non solo i diritti degli altri, ma anche e soprattutto i propri.
N°24: WILD di JEAN MARC VALLEE


Altro biopic, ed altro titolo che, rispetto alle aspettative della vigilia, si è rivelato un ottimo e sorprendente prodotto figlio dell'esperienza, della pancia e delle emozioni.
Un road movie costruito passo dopo passo, un percorso verso la rinascita di una protagonista indimenticabile, interpretata alla grande ed esempio per tutti quelli che, come il sottoscritto, sono inclini a perdere la strada maestra.

N°23: TERMINATOR - GENISYS di ALAN TAYLOR 


Da fan hardcore dei primi due capitoli della saga di Terminator firmati da James Cameron, ero molto scettico rispetto al ripescaggio del personaggio, soprattutto dopo due prodotti decisamente scarsi come il pessimo numero tre e lo pseudo autoriale Salvation, ma Taylor e l'autoironia di Schwarzy hanno dissipato ogni dubbio.
Negli ultimi anni, solo Expendables 2 mi aveva fatto divertire tanto, in sala.

N°22: UN DISASTRO DI RAGAZZA di JUDD APATOW


Apatow torna in sala sfruttando il talento di Amy Schumer - che mi sta anche cordialmente sul cazzo - di fatto realizzando il primo buddy movie della sua carriera dal punto di vista femminile: una rom com insolita e divertente, scorretta e commovente nella migliore tradizione del film pane e salame tanto amato dal sottoscritto.

N°21: SOUTHPAW di ANTOINE FUQUA


Tamarro, scontato, retorico, tagliato con l'accetta. 
Dite pure quello che volete, fatta eccezione per l'ineccepibile performance di Gyllenhaal, e non potrò che darvi ragione.
Eppure, da padre e da outsider, ho adorato incondizionatamente Southpaw, perfetta parabola sul riscatto e sull'amore per i propri figli.
Fatica, botte, peccatori e l'innocenza di occhi che ci guardano come se fossimo unici. Non potevo resistere.


To be continued... 

martedì 8 settembre 2015

Southpaw - L'ultima sfida

Regia: Antoine Fuqua
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 124'





La trama (con parole mie): Billy Hope è un mediomassimo considerato uno dei più grandi campioni di sempre, imbattuto e detentore del titolo, figlio di Hell's Kitchen e di una giovinezza di disperazione tra orfanotrofio, criminalità e povertà estrema.
All'apice della sua carriera, felicemente sposato con la compagna di una vita Maureen, con una figlia ed un entourage guidato dal manager Jordan Mains che lo adorano, milionario ed apparentemente senza rivali, Billy è combattuto se seguire il consiglio di Maureen ed allontanarsi dal ring o firmare un contratto da capogiro per altri tre match come suggerisce Mains: quando, a seguito di un incidente nato da un diverbio con il potenziale rivale Miguel Escobar, Hope perde la compagna, la sua vita crolla.
Abbandonato dalla maggior parte dei suoi "fedeli", in bancarotta e con una pesante squalifica sulle spalle, privato della custodia della figlia, Billy dovrà ricominciare da capo e dai bassifondi che aveva abbadonato per cercare di rialzarsi e cominciare una nuova fase della sua esistenza.








Probabilmente, invecchiando mi sono rammollito.
O forse, il fatto di essere diventato padre finisce per farmi porgere il fianco - o il mento, che è anche peggio - alle pellicole che riescono a raccontare la sensazione di amore viscerale che si prova nel momento in cui si mette al mondo qualcuno, e ci si sente responsabili per lui/lei, e si è pronti a cadere e rialzarsi per poter essere sempre al loro fianco.
O forse, chissà, per Natura sono sempre stato incline ad empatizzare con le storie di riscatto, di sconfitta e resurrezione, dai tempi andati di Rocky a quelli, più recenti, di Million Dollar Baby o del Batman nolaniano di quel "Perchè cadiamo? Per poterci rialzare".
O forse, semplicemente, in barba a tutti gli stereotipi che Southpaw porta sullo schermo, ho finito per emozionarmi e farmi trascinare dall'inizio alla fine da un film che mi ha fatto provare esclusivamente sensazioni forti, dalla rabbia alla commozione, dalla voglia di fallire miseramente all'energia dirompente della riscossa.
Se avessi ragionato e vissuto la visione a mente fredda, probabilmente, avrei considerato l'ultimo lavoro di Fuqua come l'ennesima proposta dalla trama telefonata e tagliata con l'accetta - io voglio un sacco di bene a Kurt Sutter per Sons of Anarchy, ma questa non è certo la migliore sceneggiatura che abbia scritto -, un prodotto derivativo che mescola i già citati Rocky e Million Dollar Baby con Toro scatenato senza neppure pensare di poter arrivare agli stessi livelli sorretto splendidamente dalle interpretazioni pazzesche di Jake Gyllenhaal - ormai l'attore americano che preferisco della sua generazione - e Rachel McAdams, che dopo True Detective ancora una volta sfodera il suo meglio sia in termini di talento che di fascino - non mi era mai piaciuta, ma con queste due ultime performances ha scalato la vetta delle mie preferite -, supportati da una serie di comprimari davvero in parte.
Fortunatamente, il mio approccio al Cinema, negli anni, è diventato sempre più sanguigno e verace, in barba a tecnica e pedigree autoriale, e dunque posso ammettere senza alcun peso sulla coscienza che Southpaw è riuscito a farmi tornare indietro ai tempi in cui ero un bambino, e guardavo lo Stallone Italiano affrontare ogni sfida, e continuare a rialzarsi, caduta dopo caduta, pugno dopo pugno.
Se, a questo, si aggiungono una lezione fondamentale sulla protezione - di se stessi e di chi ci ama ed amiamo - ed una conseguente visione della boxe che va ben oltre le sceneggiate e lo sfoggio di ricchezza in pieno stile Mayweather ben reso dalla prima parte, incentrata sul Billy Hope di successo, le suddette grandi interpretazioni, una piccola parte affidata a Rita Ora - che ha scalzato Rihanna nelle mie preferenze in termini di cantanti, e non parlo di musica - il gioco è fatto.
In fondo, Southpaw ed i suoi ispiratori sono le stelle e strisce, la cultura della patria per eccellenza del riscatto e della seconda possibilità, e sparare a zero contro prodotti emozionanti e comunque ben confezionati come questo è come gettare la spugna rispetto ai sogni che, da bambini, ci portavano oltre il grande schermo, nella terra dei drive-in e dei canyon, dove è quando perdi, che viene fuori il meglio che puoi.
Io a quei sogni non voglio rinunciare.
E non voglio che ci rinunci il Fordino.
Voglio che li viva, tutti, dal primo all'ultimo.
E che lo faccia sapendo che io sarò sempre pronto per lui.
Pronto a combattere, a cadere, a rialzarmi.
"Un altro round, solo un altro round", biascicava Rocky nel corso della rissa di strada con il suo ex allievo Tommy Gunn nel quinto film della saga.
"Questa è tua", dichiara Hope all'indirizzo di Tick, mentore del nuovo corso della sua vita, e non importa di cosa si parli, quanto della lezione ricevuta da un uomo come lui spezzato dai colpi dell'esistenza e dalle ferite degli stessi ritemprato.
E a volte, non c'è bisogno di dire niente.
Basta un abbraccio che vale più di milioni, rumore, folla, vittoria, sconfitta, alleati e rivali.
Un abbraccio in grado di spogliare la vita del superfluo, e lasciare quello che davvero conta.
La stessa cosa che impedisce ad ogni lottatore di mollare.



MrFord



"I am phenomenal
with every ounce of my blood
with every breath in my lungs
won't stop until I'm phe-no-menal
I am phenomenal
however long that it takes
I'll go to whatever lengths
it's gonna make me a monster though
I am phenomenal
but I would never say, ‘Oh, it’s impossible’
cause I'm born to be phenomenal."

Eminem - "Phenomenal" - 





lunedì 27 ottobre 2014

The equalizer - Il vendicatore

Regia: Antoine Fuqua
Origine: USA
Anno:
2014
Durata: 132'





La trama (con parole mie): Robert McCall è un uomo solitario con abitudini radicate e ben definite, dedito al ricordo della moglie ed alla riuscita nell'impresa di leggere i cento libri da "una volta nella vita" che l'amata non riuscì a portare a compimento, così come ad aiutare chiunque pensi ne abbia bisogno, fosse anche soltanto di una pacca sulla spalla.
Un uomo tutto d'un pezzo, protagonista di una vita goduta, ma all'apparenza anonima.
Peccato che, a dispetto dell'apparente normalità, Robert McCall abbia un passato da spaccaculi supremo dei servizi segreti che cerca con tutte le forze di non far tornare a galla, un pò come la sua incredibile capacità di fare fuori praticamente chiunque gli si ponga di fronte con l'idea di fermarlo ad una velocità da fare invidia agli Expendables tutti.
Quando una giovane prostituta nei guai con la Mafia russa conquista la sua simpatia, il buon Robert tornerà a rispolverare il suo io di un tempo, e per i malviventi ed il loro apparentemente intoccabile ed onnipotente boss inizierà un incubo senza fine.







Avete presente quel vecchio adagio che recita "l'uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto"?
Probabilmente, e per il sottoscritto, in questo momento non esiste altra definizione che questa, se rapportata ai film, per The equalizer.
Quando, qualche settimana fa, con il mio eterno rivale Cannibale parlammo dei titoli in uscita per il weekend che ci attendeva, bollai il lavoro di Fuqua come una cosetta da poco dalla quale non aspettarsi troppo, incuriosito soltanto dalla partecipazione del Denzellone di noi tutti e dall'idea del mio fratellino Dembo che si sarebbe trattato di una di quelle bombe come piacciono a noi vecchi Expendables: un rischio, dunque, ed una vera e propria scommessa vinta dall'appena citato Fuqua, autore di cose molto interessanti come Training day - che regalò l'Oscar proprio a Washington - o il piacevolissimo Shooter e di altre assolutamente terrificanti come Olympus has fallen.
The equalizer, infatti, ed in barba proprio a Sly e soci, potrebbe essere considerato ampiamente come il miglior action movie dell'anno, spassoso come pochi, implausibile, fracassone, tamarro e tosto come si conviene al genere, forte di un protagonista in spolvero incredibile e molto legato ad un impianto narrativo in pieno stile anni ottanta, i tempi in cui gli Schwarzy ed i Bruce Willis di turno facevano a gara tra un Die Hard ed un Commando a chi finiva per massacrare più criminali dal primo all'ultimo minuto di pellicola.
In questo senso raramente ho visto un main charachter - ovviamente tutto d'un pezzo, cazzuto, dal sangue freddo ma dal cuore caldissimo rispetto al raddrizzare i torti subiti dagli innocenti - dominare in modo così netto e devastante i suoi avversari, praticamente senza patire il confronto con i criminali di turno convinti di riuscire a metterlo con le spalle al muro - e qui torna sempre la tipica domanda retorica di casa Ford: ma se tu sei un cattivo di serie b di una tamarrata di questo genere, cosa ti farà mai pensare di poter avere anche la benchè minima possibilità di sistemare il Denzellone del momento? -.
Ad ogni modo, il buon Denz - che è in forma ottima, considerato che anche lui non è propriamente più quello di vent'anni fa - si concede non solo il bello ed il cattivo tempo con tutti i suoi avversari, ma anche di non fare affidamento sul sorriso da mascalzone e la favella mostrata in cose come il fantastico Inside man o il divertentissimo - ed altrettanto ben riuscito film action - Cani sciolti: il suo Robert è una sorta di lupo solitario, un samurai all'americana con pistola ed addestramento da corpo speciale cui anche il Jack Bauer migliore parrebbe fare un baffo, pronto a prendere le difese dei deboli e degli oppressi e a non lasciarsi intimidire neppure dal peggiore dei malvagi pronto a minacciare gli uomini timorati.
Il suo confronto con la nemesi nonchè agnello sacrificale Teddy, problem solver in stile Mr. Wolf della Mafia russa, al tavolo del ristorante in quello che è, di fatto, il preludio allo scontro decisivo, è il riassunto perfetto di questo film piuttosto lungo - ma per nulla noioso, sia chiaro -, senza fronzoli e tagliato con l'accetta neanche fosse i capelli a spazzola di Schwarzenegger ai tempi d'oro: Bene e Male uno di fronte all'altro in un locale affollato, con il primo che ricorda al secondo a quale posto dovrebbe accomodarsi, appoggiando il suo culo pesante e godendosi la cena per evitare di uscire allo scoperto e farsi asfaltare senza neppure bisogno di un pò di straordinari per chiudere la pratica.
Forse sarà tagliato con l'accetta e privo dell'ironia che questo tipo di pellicole hanno sfruttato - in alcuni casi alla grande - in tempi recenti, e non farà sfacciatamente leva sull'effetto nostalgia dei vecchi residuati come il sottoscritto che, in mancanza di alternative, finiscono periodicamente per rispolverare i dvd con protagonisti i vari Van Damme, Russell, Stallone, Seagal e chi più ne ha, più ne metta dei tempi, eppure The equalizer si avvicina clamorosamente alle atmosfere ed alla profonda sensazione di goduria che, a quei tempi, si provava quando ci si poteva immedesimare nel John McLane della situazione.
E ad ogni colpo menato dal Denzello, o torto raddrizzato al ritmo delle mazzate che il risvegliato Bob si riserva di dare ai cattivi, uno spettatore come me non può che saltare sulla poltrona con la stessa esaltazione ed il traboccante entusiasmo di quando, sul finire degli anni ottanta, si imitavano al parco le mosse dei propri beniamini, passati dall'essere cartoni animati a figure in carne ed ossa agli occhi del mondo adulto assolutamente implausibili eppure mossi da uno spirito che resta ancora oggi una chimera per tutti - o quasi - i registi pronti a percorrere questa strada tamarra senza dubbio, ma non per questo semplice o semplicistica.
E per noi amanti di botte, esplosioni e tutto ciò che è semplice, diretto e pane salame, una vera manna dal cielo.




MrFord




"Feels like a close, it's coming to
fuck am I gonna do?
It's too late to start over
this is the only thing I, thing I know."
Eminem - "Guts over fear" - 




venerdì 24 maggio 2013

Olympus has fallen - Attacco al potere

Regia: Antoine Fuqua
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 120'




La trama (con parole mie): Mike Banning lavora come coordinatore della scorta del Presidente degli Stati Uniti Benjamin Asher, quando a causa di un incidente stradale perde la vita la first lady. Sommerso dai sensi di colpa, Banning entra in crisi e per diciotto mesi viene dirottato ad un lavoro di scrivania per il Ministero del Tesoro.
Quando un commando di terroristi nordcoreani assalta la Casa Bianca facendo prigioniero proprio il Presidente suo ex protetto mettendo in scacco tutti gli States, il vecchio Mike tirerà fuori la grinta dei tempi andati e, ad uno ad uno, sistemerà i terroristi senza farsi troppi scrupoli, non solo portando in salvo il Presidente stesso e suo figlio, ma finendo per salvare gli USA e, forse, il mondo intero da una nuova guerra globale.
Il tutto, ovviamente, a suon di battute, entrate ad effetto, momenti al limite del possibile ed un sacco di sana retorica a stelle e strisce.





Cari terroristi nordcoreani,
perdonate l'intrusione, ma probabilmente non avete mai visto, nel corso della vostra vita, un film action anni ottanta o una qualsiasi stagione di 24.
Io mi chiedo, infatti, come sia mai possibile pianificare un attacco a più livelli alla Casa Bianca e agli States sul campo con, ad occhio e croce, un centinaio di uomini - seppur ben equipaggiati - invece che passare direttamente ad un più convincente attacco nucleare diretto: come se non bastasse, per quanto possa di fatto apparire un'impresa impossibile portare dalla vostra parte un eroe incorruttibile e tutto d'un pezzo, come potete pensare di cavarvela quando sul vostro libro paga avete Dylan McDermott e dall'altra parte c'è Gerardone Butler? Avete forse esagerato con gli alcolici neanche vi trovaste in una serata normale al Saloon?
Senza contare che mettete il suddetto centinaio di uomini - sempre ben equipaggiati - ad affrontare in campo più o meno aperto uno che con trecento spogliarellisti capaci solo di gridare "AUGH!" ha tenuto a bada un esercito di centinaia di migliaia di mostri ed esperimenti genetici falliti venuti dall'Oriente intero.
Signori miei, dovete essere davvero a digiuno non solo di film action, ma di Cinema in generale.
La prossima volta, se volete pensare di avere almeno una possibilità di successo, cercate di portare dalla vostra parte un Liam Neeson, o ancora meglio i redivivi Van Damme, Stallone o Schwarzenegger.
Alla peggio The Rock.
O se volete essere proprio sicuri, Chuck Norris.
Altrimenti non vi conviene organizzare attacchi contro gli USA. Anche perchè se Jack Bauer può essere - momentaneamente, a quanto sembra - andato in pensione, c'è sempre qualcuno pronto a raccoglierne l'eredità.
Dunque buona fortuna per la prossima impresa, e cercate di essere un pò meno prevedibili.

MrFord


Caro Antoine Fuqua,
ricordo come se fosse ieri il discreto stupore che provai alla visione di Training day, che valse al Denzellone di noi tutti il primo Oscar "in black" per la migliore interpretazione maschile.
I tempi stavano cambiando, si preparava l'avvento di Obama e finalmente non si doveva più sperare in appelli della settima arte come Indovina chi viene a cena, eppure tutti - me compreso - riconobbero il tuo talento dietro la macchina da presa.
Certo, poi venne King Arthur, una cosa decisamente più tamarra ma non per questo meno godibile, e poteva anche starci il fatto che ti fossi preso una sbornia di successo neanche fossi Tarantino.
Fortunatamente, Shooter ebbe il pregio di farmi intravedere di nuovo il talento di cui parlavo arricchito di quel pizzico di gusto eighties in più in grado di trasformare un filmetto d'azione in una goduria d'azione.
Ed eccoci giunti ad Olympus has fallen: e dico, passi per il fatto che io sia un tamarro old school, che possa divertirmi come un bambino a fronte di una baracconata nel pieno rispetto delle regole che vigevano ai tempi dei gloriosi anni ottanta e della Guerra fredda poi divenuta Guerra al terrore, che consideri Gerard Butler come uno dei buzziconi più simpatici sulla piazza hollywoodiana, ma davvero tu pensi che passi inosservato un giocattolone ben oltre il trash come questo anche agli occhi di un pane e salame come il sottoscritto!?
Pensa che effetto deve aver fatto a tutti gli altri.
Antoine, qui c'è poco da stare allegri.
Ti sei venduto ai fratelli bianchi, amico mio.
E considera un favore che non lo dica a Spike Lee.


MrFord


Caro Gerard,
come tu ben sai, ti ritengo un fordiano ad honorem.
Ti perdono perfino di essere stato il protagonista di uno dei film che ho più detestato nella mia carriera di spettatore, il fatto di essere scozzese e non irlandese, di avermi illuso con qualche particina molto simpatica e molto azzeccata per poi perderti in molti bicchieri d'acqua - senza whisky, purtroppo -.
Stavo pensando perfino di perdonarti di aver preso parte a robaccia come Gamer o come l'ultima fatica targata Muccino, concentrandomi solo ed esclusivamente su come meglio riuscite come Coriolanus.
E poi finisci incastrato in questa sorta di Die hard in versione super ammmeregana con qualche battuta simpatica, un sacco di esplosioni, un finale già scritto e due ore di risate per non far pensare di essere di fronte ad uno degli spettacoli più agghiaccianti dell'anno. Non si fa.
La prossima volta vedi di sceglierti meglio i copioni, e non leggere solo le onomatopee delle esplosioni quando sei in piena sbronza.
Poi, certo, ti avranno sganciato fior di dollaroni, ma pensa anche al tuo vecchio amico James, una volta ogni tanto.
Dico davvero.


MrFord


Tutto questo per affermare che Olympus has fallen - o Attacco al potere, che dir si voglia - è sguaiatamente sopra le righe e divertente, ma anche uno dei film più brutti che abbia visto nell'ultima manciata d'anni.
Dunque, in caso voleste cimentarvi, sappiate che lo state facendo a vostro rischio e pericolo.
Un pò come gli Expendables, o i terroristi nordcoreani.


MrFord



"Speed leaving without
warning
I need some place to sleep tonight
blowing in the rocking of the pine
speed leaving without warning
the sunlight is going
into the mountain
I will crawl
into the mountain
sun shines in the rusty morning
skyline of the olympus mons 
I think about it sometimes
sun shines in the rusty morning
once i had a good fly
into the mountain
I will fall."
Pixies - "Bird dream of the Olympus Mons" -


giovedì 18 aprile 2013

Thursday's child

La trama (con parole mie): altra settimana di uscite ed altra settimana di profonda desolazione. Poco altro - o quasi - da dire, purtroppo per tutti noi cinefili e spettatori.
Fortunatamente ci sono sempre le Blog Wars a tirarci su il morale. E i continui battibecchi tra il sottoscritto e Peppa Kid.

"Quello è il Cannibale!? Lo centro al primo colpo!"
Scary Movie 5 di Malcolm Lee


Il consiglio di Cannibal: Ford sì che è Scary
Io sono un patito dei film parodia. I primi due episodi della serie di Scary Movie sono fantastici e con gli altri due ho riso progressivamente sempre meno, ma ho comunque riso. Però adesso mi sa che stanno raschiando il fordo. Già in giro c’è il penoso Ghost Movie, ora pure qui si prende di mira la serie di Paranormal Activity, iniziata nel 2007…
Non è che sono arrivati un pochino in ritardo con ritmi che ricordano le lumache fordiane?
Il consiglio di Ford: Scary Cinema.
Ho sempre guardato con sospetto a robetta come questa, e normalmente quando voglio farmi quattro risate preferisco buttarmi su Kevin Smith, Edgar Wright o qualche tamarrata anni ottanta, piuttosto che sciropparmi cose di questo genere.
Lascio dunque felicemente tutto il pacchetto teen a Peppa Kid, che di certo ne sarà più felice.

Il volto dello spettatore medio al cospetto della recente programmazione italiana.
Attacco al potere - Olympus Has Fallen di Antoine Fuqua


Il consiglio di Cannibal: Ford has fallen, ma lo sapevamo già
Ucci ucci, sento odore di fordianucci. Questo Olympus Has Fallen mi sa tanto di roba un po’ action, un po’ politica, un po’ tanto fordianata. In una settimana tragica come questa può anche apparire come una cosa quasi decente, ma si può evitare comunque tranquillamente. Anche perché un attacco a Ford è molto più divertente di un Attacco al potere.
Il consiglio di Ford: Cannibal has fallen at the end of the Blog War.
Fuqua è un tamarro patinato di quelli da manuale, dunque già parte con un discreto vantaggio, qui al Saloon.
Come se non bastasse, quest'ammmereganata mi pare una versione ipertrofica e cinematografica di un episodio di 24, in bilico tra attacchi al Presidente, Nord coreani impazziti - questa cosa clamorosamente vicina al vero - e sparatorie come se piovesse.
In un periodo di magra come quello che stiamo attraversando, potrebbe quantomeno divertire e lasciare libero il rutto in una serata senza pretese.

"Non preoccuparti, ci penso io a portarti in salvo dal Coniglione!"
Nella casa di Francois Ozon


Il consiglio di Cannibal: (non entrate) nella casa di Ford
Ozon è un regista discontinuo ma comunque interessante e il cinema francese recente è spesso interessante, a parte alcune pellicolette importate in queste settimane dai nostri distributori soltanto per convincerci del contrario.
Questo misterioso Nella casa si preannuncia quindi con una gran facilità come il film della settimana. E attenzione perché potrebbe essere una delle poche piacevoli sorprese dell’ultimo periodo. Per trovarne invece qualcuna di spiacevole, il consiglio è quello di avventurarsi nella casa cinematografica (?) di Ford: WhiteRussian. Ma attenti a quello che potrete trovare al suo interno!
Il consiglio di Ford: attacco alla casa (o al Casale) del Cannibale
Ozon, che nel corso degli anni a volte mi sono ritrovato ad amare ed altre a trovare fastidiosamente radical chic, nel deserto penoso di questi ultimi mesi di uscite potrebbe rappresentare una vera boccata d'acqua fresca in attesa di tempi migliori.
Film della settimana con ogni probabilità, in grado di mettere d'accordo perfino i due antagonisti più antagonisti della blogosfera reduci del primo round di una selvaggia Blog War.

Il vecchio Ford e Peppa Kid nel pieno di una delle loro pause di riflessione.
Passione sinistra di Marco Ponti


Il consiglio di Cannibal: passione sinistra, e non si parla di quella di Ford per il wrestling o per il brutto cinema e nemmeno di quella per il brutto cinema con attori wrestler
Questo Passione sinistra sembra piazzarsi nel filone innocuo della commedia italiana a tematica vagamente politica. Solito scontro tra stereotipi sulla destra e sulla sinistra che potrebbe regalare anche qualche risata (1 o 2, non di più), però il regista e sceneggiatore è Marco Ponti, quello del caruccio Santa Maradona, e quindi potrebbe anche essere uno dei pochi film italiani degni di una (mezza) visione degli ultimi tempi. Niente di imperdibile, comunque, al contrario della doppia Blog War su attori/attrici attualmente in corso tra me e Ford. Molto più intrigante di qualunque sfida tra sinistra e destra.
Il consiglio di Ford: passione sinistra, ovvero quella che Peppa Kid condivide con Lars Von Trier per le fighe di legno.
Ricordo i tempi dell'uscita in sala di Santa Maradona, ormai più di una decina d'anni fa, quando si pensava che Marco Ponti sarebbe stato un volto nuovo e convincente del Cinema italiano. Poi sono arrivate cose trascurabili come A/R - Andata e ritorno e l'inevitabile declino, culminato con questo Passione sinistra, che mi attira più o meno quanto un consiglio in fatto di donne del Cannibale.
Lascerò, dunque, che sia lui a sciropparselo in attesa di tempi migliori - che comincio a dubitare arriveranno mai -.

"Ora chiamo er Bufalo e je faccio sistemare Katniss Kid!"
Sono un pirata, sono un signore di Eduardo Tartaglia


Il consiglio di Cannibal: Ford è un pirata, ma non un signore
Giorgia Suina, ehm Surina e Francesco Pannofino in una commediola che si direbbe una sorta di anti-cinepanettone. Anche se poi magari naufraga dalle parti del vero cinepanettone…
Io che sono un signore, lascio a quel pirata di Ford il piacere di scoprirlo!
Il consiglio di Ford: Ford è un pirata, Cannibal Kid una signorina
Non contenti di proporci Passione sinistra, i distributori italiani confezionano un bel regalo per noi spettatori proponendo l'ennesima inutile commedia con il sempre più presente Pannofino, che da idolo in Boris sta cominciando a diventare troppo presente ed indigesto.
Rimbalzo dunque ogni tentativo di Peppa Kid di lasciare che sia io a sciropparmelo e rigiro a lui la patata bollente. Ammesso che così si possa chiamare questa roba bollita già in partenza.

"Dici che Ford e Cannibale ci bottiglieranno?" "Secondo me di sicuro!"
Sheer di Ruben Mazzoleni


Il consiglio di Cannibal: sheer potrebbe non essere una shiit
Sul sito MYmovies sotto il titolo Sheer si specifica: “Il nuovo film di Ruben Mazzoleni.”
Al che mi sono chiesto: “Sti cazzi, esce un nuovo film di Ruben Mazzoleni e nessuno mi dice niente?”
Poi dopo qualche secondo ho realizzato: “Ma chi cazzo è, Ruben Mazzoleni???”.
Girato a New York con stile Sundance, devo dire che guardando il trailer non sembra manco un film italiano. Infatti è una produzione americana e di italiano c’è solo il regista, un caso di cervello in fuga dal nostro paese.
Il caso di Ford invece è diverso: quello è solo un cervello fuggito dalla sua testa, non dall’Italia…
Il consiglio di Ford: New York, sola andata.
Per quanto il trailer della nuova, "attesissima" pellicola di Ruben Mazzoleni - ma chi sarà mai, poi!? - non sia da buttare come ci si aspetterebbe, non credo proprio che i pochi che tenteranno la visione si troveranno di fronte la rivelazione del momento.
Anzi, ci sono buone probabilità che tutto finirà in una tempesta di bottigliate.
Considerato l'andazzo delle uscite, preferisco fare finta di nulla e recuperare qualcosa di vecchio e decisamente più valido - almeno sulla carta -.

"Basta bere leggero. Ora ti offro un White Russian come si deve!"
Il ministro - L’esercizio dello Stato di Pierre Schoeller


Il consiglio di Cannibal: se fossi un ministro eviterei di fare uscire film del genere
Se Nella casa sembra un film francese di quelli da non perdere, questo figura invece tra quelli che se uno si perde non succede niente. Come i post di Ford che ormai sono uno la replica dell’altro. Eh cambia un po’ reportorio, Jimmy Bobo Ford!
Il consiglio di Ford: L'esercizio del Saloon consiste nel prendere spesso e volentieri a bottigliate il Cannibale.
Sono davvero sconvolto del fatto che, ultimamente, oltre ad una qualità infima delle uscite, ci ritroviamo a dover fare il conto con un numero di proposte esageratamente alto, tanto da farmi rimpiangere i tempi in cui si poteva far parlare di bei film perfino al mio antagonista, mentre al momento ci siamo ridotti a stuzzicarci tra noi per evitare di pensare alle alternative dei distributori.
Se continua così, dovremo inventarci una Blog War a settimana per mantenere alto l'umore.

"Ford, tieniti pronto: entro qualche secondo oscureremo Pensieri Cannibali!"

Treno di notte per Lisbona di Bille August
 
 
Il consiglio di Cannibal: no no no (tre-no)
Film svizzero-portoghese dal cast di alto livello: Jeremy Irons, Melanie Laurent, Charlotte Rampling, Christopher Lee, Bruno Ganz, l’ottimo Jack Huston di Boardwalk Empire. Si preannuncia piuttosto interessante…
Poi ho visto il trailer e mi ha messo addosso una tristezza infinita e mi sono chiesto: “Dove sono capitato? A Lisbona o su WhiteRussian?”.
Il consiglio di Ford: invece di andare al Cinema, prendete un low-cost e andate a Lisbona, che merita!
Saltando a piè pari un titolo che pare noioso perfino per un esperto di film noiosi come il sottoscritto, prendo questo spazio per darvi un consiglio turistico: se potete, fatevi un bel weekend a Lisbona, una città fantastica, decadente e torbida come solo i grandi porti sanno essere. Sarà un'esperienza che vi ricorderete tutta la vita.

Katniss Kid ed il vecchio Ford al momento di impaginare la rubrica.
 Nina di Elisa Fuskas


Il consiglio di Cannibal: nein
Non tutti i film italiani vengono per nuocere. O forse sì?
Nina dal trailer non pare nemmeno una ciofeca assoluta e poi c’è Diane Fleri che con quel neo sulla faccia e con il suo accento franscese a me fa impassire!
Non credo sarà ‘na roba imperdibile, però il cinema italiano recente ci ha proposto ben di peggio…
Il consiglio di Ford: Ni-No.
Affrontare questa rubrica ormai divenuta interminabile sta diventando un'impresa per la quale neppure le forze congiunte del sottoscritto e del Coniglione potrebbero bastare: e sempre più spesso, anche quando i film proposti non sembrano poi completamente da buttare, non ci sono altre energie se non quelle che permettano di passare oltre e sperare per il meglio in occasione del weekend successivo.

"Quante volte devo ripetertelo, Cannibal!? Con te non ci esco!"
Razzabastarda di Alessandro Gassman


Il consiglio di Cannibal: si parla per caso della razza fordiana?
Esordio alla regia del raccomandato Alessandro Gassman, che già non mi è mai piaciuto come attore, mi sa tanto di porcheria finto autoriale o, per dirla con snobistiche parole fordiane: radical-chic.
Gassman avrà girato il suo personale L’odio e riuscirà a smentirmi?
Faccio il bastardo e dico che ne dubito…
Il consiglio di Ford: razzadiscellerati, questi distributori.
Alessandro Gassman, che si può tranquillamente sognare di poter essere all'altezza del padre, fa il suo esordio dietro la macchina da presa con un film che mi pare più radical chic perfino dei consigli del mio antagonista.
Secondo voi preferirò cimentarmi con questa visione o passarmi una serata con il Fordino?

"Peppa, tu e Ford dovete stare molto attenti, quando sparate i vostri giudizi senza capo ne cosa a proposito di Cinema italiano!"
Bomber di Paul Cotter


Il consiglio di Cannibal: bombardiamo tutti Ford!
Ma Bomber non è il film con l’idolo fordiano Bud Spencer e l’idolo cannibale Jerry Calà?
No, si tratta di un film britannico addirittura del 2009 che racconta di un ottantenne (interpretato dalla rivelazione Mr. James Ford al suo esordio come attore) che vuole tornare in Germania.
Non si sa bene perché abbiano deciso di distribuirlo solo ora, comunque mi sa che di libide in questo film e più in generale in questa settimana ce ne sarà ben poca.
Il consiglio di Ford: andatevi a recuperare Bomber, quello vero.
L'unico merito di questo recupero inspiegabile dei distributori è stato quello di stimolare la voglia di recuperare quello che è stato uno dei cult assoluti della mia infanzia, nonchè, forse, il più bello tra i film con il mitico Bud Spencer.
Dunque fingerò che sia stato quello ad uscire, ed approfitterò per un post-amarcord in proposito.

Bud Ford e Jerry Kid.

domenica 28 ottobre 2012

Shooter

Regia: Antoine Fuqua
Origine: USA
Anno: 2007
Durata: 124'




La trama (con parole mie): Bob Lee Swagger, uno dei migliori cecchini del mondo, addestrato dal governo americano per entrare nell'elite dei corpi speciali, viene abbandonato a se stesso nel corso di una missione di copertura in Etiopia nel corso della quale perde la vita il suo braccio destro e migliore amico. Sopravvissuto e tornato in patria, il reduce si isola sulle montagne fino a quando il Colonnello Isaac Johnson lo contatta per un consulto a proposito di un probabile attentato al Presidente.
Swagger accetta solo per venire coinvolto, suo malgrado, in un gioco di controspionaggio che gli costa una caccia all'uomo: a quel punto, abbandonato, braccato dalle forze dell'ordine e ferito, l'ex soldato dovrà fare riferimento alla fidanzata del defunto compagno d'armi e ad un agente solerte per pianificare il suo ritorno e la vendetta ai danni delle schegge impazzite del governo colpevoli di averlo manipolato.



Avete presente quei miracolosi film di spionaggio figli della cultura "contro" targata anni settanta che inchiodavano alla poltrona dal primo all'ultimo minuto - Il giorno dello sciacallo o Tutti gli uomini del Presidente, su tutti -?
Prendeteli e, con una buona dose di tamarraggine ed una qualità autoriale - nell'approccio più che nella tecnica - minore shakerateli per bene con gli action pompati made in eighties che fecero la fortuna - e l'esaltazione - degli spettatori da quel decennio in avanti, ed avrete servito il cocktail Shooter.
Onestamente, nonostante il regista fosse il Fuqua di Training day, mi aspettavo ben poco da questo giocattolone con un Marc Wahlberg in versione Capitan America ribelle infallibile con il fucile, tutto valori di una volta, capanna in montagna, passione per le armi da fuoco ed un cane chiamato Sam: al contrario, però, sono stato ben lieto di essere piacevolmente sorpreso da una pellicola volutamente sopra le righe e prevedibilissima nel suo evolversi eppure avvincente, girata e fotografata benissimo ed assolutamente goduriosa, con una prima parte ottima ed un crescendo che, come è ovvio che sia, si fa prendere un pò la mano dal patriottismo sotterraneo e dall'azione dura e pura.
In questo senso, la scelta di Wahlberg è pressochè perfetta, complici la poca espressività ed il fisico alla John Cena dell'attore - che, comunque, per me continua ad essere troppo sottovalutato dalla critica illustre -, così come quella dei comprimari di lusso Danny Glover - per la prima volta, a mia memoria, nel ruolo del bastardo doppiogiochista - ed Elias Koteas, senza contare la più che appariscente spalla Kate Mara, già vista da queste parti in American horror story.
Per il resto la cornice pare quella di un episodio di 24, con il protagonista destinato a spaccare i culi a tutti quelli che gli hanno pestato i piedi - solo un pò meno reazionario del cattivissimo Jack Bauer - ed una corsa contro il tempo continua nella migliore tradizione dell'eroe solitario made in USA, in questo caso - merito del regista? - spinto da una certa quale pulsione "rivoluzionaria" che dalle frecciate all'amministrazione Bush nel dialogo tra Swagger e Johnson alla t-shirt con l'immagine del Che indossata dall'agente dell'FBI interpretato da Michael Pena pare non risparmiarsi, pur se sottovoce, critiche al sistema politico statunitense ed al suo approccio "abbiamo trovato tracce di armi di distruzione di massa, quindi andiamo lì e facciamo tabula rasa".
Il vero peccato sta nel fatto che ad una prima parte convincente e ben ritmata succede una seconda decisamente più votata all'implausibilità della trama, salvata solo in parte da un finale giustizialista ma estremamente ribelle - e torniamo al discorso di fondo rispetto alla pellicola -, con l'incontro tra il senatore che ha orchestrato il tutto ed il buon Swagger sempre più incazzatonei confronti di chi si approfitta di potere e denaro quando dovrebbe fare esclusivamente gli interessi del Paese - quanto mi divertono queste sviolinate a stelle e strisce! - e della sua gente - cosa che, a ben guardare, risulta attuale in molte parti del mondo, Terra dei cachi compresa -.
Un intrattenimento, dunque, di grana grossa e gran retorica ma anche di mestiere notevole, coinvolgente ed efficace come pochi altri prodotti anche più noti figli dell'action votata al gasamento - passatemi il termine molto, molto tamarro - dell'audience: i fan della saga del già citato Bauer, così come gli appassionati del genere, troveranno assolutamente pane per i loro denti.
Per tutti gli altri, che dire!?
Attenzione, perchè io uno come Swagger non ci terrei troppo a farlo incazzare.


MrFord


"Then even louder we got shooters, shooter
I turn around, I was starin' at chrome
shotgun watches door, got security good
jumped right over counter
pointed gun at, wink, he tell her
I'm your shooter, shooter, shooter."
Lil' Wayne - "Shooter"-


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