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martedì 8 settembre 2015

Southpaw - L'ultima sfida

Regia: Antoine Fuqua
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 124'





La trama (con parole mie): Billy Hope è un mediomassimo considerato uno dei più grandi campioni di sempre, imbattuto e detentore del titolo, figlio di Hell's Kitchen e di una giovinezza di disperazione tra orfanotrofio, criminalità e povertà estrema.
All'apice della sua carriera, felicemente sposato con la compagna di una vita Maureen, con una figlia ed un entourage guidato dal manager Jordan Mains che lo adorano, milionario ed apparentemente senza rivali, Billy è combattuto se seguire il consiglio di Maureen ed allontanarsi dal ring o firmare un contratto da capogiro per altri tre match come suggerisce Mains: quando, a seguito di un incidente nato da un diverbio con il potenziale rivale Miguel Escobar, Hope perde la compagna, la sua vita crolla.
Abbandonato dalla maggior parte dei suoi "fedeli", in bancarotta e con una pesante squalifica sulle spalle, privato della custodia della figlia, Billy dovrà ricominciare da capo e dai bassifondi che aveva abbadonato per cercare di rialzarsi e cominciare una nuova fase della sua esistenza.








Probabilmente, invecchiando mi sono rammollito.
O forse, il fatto di essere diventato padre finisce per farmi porgere il fianco - o il mento, che è anche peggio - alle pellicole che riescono a raccontare la sensazione di amore viscerale che si prova nel momento in cui si mette al mondo qualcuno, e ci si sente responsabili per lui/lei, e si è pronti a cadere e rialzarsi per poter essere sempre al loro fianco.
O forse, chissà, per Natura sono sempre stato incline ad empatizzare con le storie di riscatto, di sconfitta e resurrezione, dai tempi andati di Rocky a quelli, più recenti, di Million Dollar Baby o del Batman nolaniano di quel "Perchè cadiamo? Per poterci rialzare".
O forse, semplicemente, in barba a tutti gli stereotipi che Southpaw porta sullo schermo, ho finito per emozionarmi e farmi trascinare dall'inizio alla fine da un film che mi ha fatto provare esclusivamente sensazioni forti, dalla rabbia alla commozione, dalla voglia di fallire miseramente all'energia dirompente della riscossa.
Se avessi ragionato e vissuto la visione a mente fredda, probabilmente, avrei considerato l'ultimo lavoro di Fuqua come l'ennesima proposta dalla trama telefonata e tagliata con l'accetta - io voglio un sacco di bene a Kurt Sutter per Sons of Anarchy, ma questa non è certo la migliore sceneggiatura che abbia scritto -, un prodotto derivativo che mescola i già citati Rocky e Million Dollar Baby con Toro scatenato senza neppure pensare di poter arrivare agli stessi livelli sorretto splendidamente dalle interpretazioni pazzesche di Jake Gyllenhaal - ormai l'attore americano che preferisco della sua generazione - e Rachel McAdams, che dopo True Detective ancora una volta sfodera il suo meglio sia in termini di talento che di fascino - non mi era mai piaciuta, ma con queste due ultime performances ha scalato la vetta delle mie preferite -, supportati da una serie di comprimari davvero in parte.
Fortunatamente, il mio approccio al Cinema, negli anni, è diventato sempre più sanguigno e verace, in barba a tecnica e pedigree autoriale, e dunque posso ammettere senza alcun peso sulla coscienza che Southpaw è riuscito a farmi tornare indietro ai tempi in cui ero un bambino, e guardavo lo Stallone Italiano affrontare ogni sfida, e continuare a rialzarsi, caduta dopo caduta, pugno dopo pugno.
Se, a questo, si aggiungono una lezione fondamentale sulla protezione - di se stessi e di chi ci ama ed amiamo - ed una conseguente visione della boxe che va ben oltre le sceneggiate e lo sfoggio di ricchezza in pieno stile Mayweather ben reso dalla prima parte, incentrata sul Billy Hope di successo, le suddette grandi interpretazioni, una piccola parte affidata a Rita Ora - che ha scalzato Rihanna nelle mie preferenze in termini di cantanti, e non parlo di musica - il gioco è fatto.
In fondo, Southpaw ed i suoi ispiratori sono le stelle e strisce, la cultura della patria per eccellenza del riscatto e della seconda possibilità, e sparare a zero contro prodotti emozionanti e comunque ben confezionati come questo è come gettare la spugna rispetto ai sogni che, da bambini, ci portavano oltre il grande schermo, nella terra dei drive-in e dei canyon, dove è quando perdi, che viene fuori il meglio che puoi.
Io a quei sogni non voglio rinunciare.
E non voglio che ci rinunci il Fordino.
Voglio che li viva, tutti, dal primo all'ultimo.
E che lo faccia sapendo che io sarò sempre pronto per lui.
Pronto a combattere, a cadere, a rialzarmi.
"Un altro round, solo un altro round", biascicava Rocky nel corso della rissa di strada con il suo ex allievo Tommy Gunn nel quinto film della saga.
"Questa è tua", dichiara Hope all'indirizzo di Tick, mentore del nuovo corso della sua vita, e non importa di cosa si parli, quanto della lezione ricevuta da un uomo come lui spezzato dai colpi dell'esistenza e dalle ferite degli stessi ritemprato.
E a volte, non c'è bisogno di dire niente.
Basta un abbraccio che vale più di milioni, rumore, folla, vittoria, sconfitta, alleati e rivali.
Un abbraccio in grado di spogliare la vita del superfluo, e lasciare quello che davvero conta.
La stessa cosa che impedisce ad ogni lottatore di mollare.



MrFord



"I am phenomenal
with every ounce of my blood
with every breath in my lungs
won't stop until I'm phe-no-menal
I am phenomenal
however long that it takes
I'll go to whatever lengths
it's gonna make me a monster though
I am phenomenal
but I would never say, ‘Oh, it’s impossible’
cause I'm born to be phenomenal."

Eminem - "Phenomenal" - 





martedì 5 maggio 2015

Sons of anarchy - Stagione 7

Produzione: FX
Origine: USA
Anno:
2014
Episodi:
13





La trama (con parole mie): Jax, ancora sconvolto dalla terribile morte di Tara, cerca colpevoli e vendetta compromettendo il complesso e fragile gioco di alleanze costruito in precedenza in modo da liberarsi una via che potesse condurre lui ed il club fuori dall'illegalità.
I rapporti con i neri, i messicani, gli ariani, gli irlandesi, i poliziotti corrotti e soprattutto i cinesi sono sempre più tesi, ed all'interno dei SamCro i segreti e le bugie cominciano a scavare una fossa forse troppo profonda per gli ideali un tempo sacri del loro leader.
E dal carcere alle strade di Charming, passando per il tavolo dei Sons, ha inizio una lunga, violenta e terribile cavalcata che porta il Presidente alla scoperta della verità, ed alle sue conseguenze: riuscirà Jax ad uscire anche da quest'ultima, terrificante lotta?
E cosa resterà dei Sons of anarchy quando la polvere si sarà depositata?








E' sempre difficile, salutare dei vecchi amici.
Figurarsi, lo è quando si tratta di vecchi nemici, il che è tutto dire.
La cavalcata dei SamCro qui al Saloon è iniziata ancora quando il serial loro dedicato firmato da Kurt Sutter era pressochè sconosciuto in Italia, e sostenuto da pochi anche in rete: la voglia di trovare, in cuor mio, un degno sostituto di The Shield, quel biondo e maledetto protagonista così inquieto e passionale, l'episodio della morte della moglie del suo migliore amico, Opie - forse il charachter cui affettivamente sono rimasto più legato della serie -, le prime scaramucce tra i membri del club, il vecchio da cambiare ed il nuovo che avanza.
Neppure io potevo sapere che sarebbe stata la prima tappa di uno dei viaggi più sentiti compiuti dal sottoscritto nell'ambito del piccolo schermo: e dalle lotte intestine messe da parte per vendicare la violenza subita dalla "Regina madre" del club alla trasferta in terra d'Irlanda, passando attraverso l'incredibile resa dei conti con l'ATF ed i suoi agenti si è giunti, un passo dopo l'altro, alla seconda metà della vita di una proposta che è riuscita a raccontare, in termini crime, tutto quello che, da Shakespeare allo spirito libero che vive e sente sulla pelle ogni amante della motocicletta - e del viaggio, a prescindere dalle due ruote - alberga nel cuore dell'Uomo, nello specifico tra le luci ed ombre della sua parte più sanguigna, protettiva quanto feroce.
Ed è tutta qui, l'anima dei SamCro.
Scrivendo il post dedicato alla stagione d'esordio, affermai che anche quelli che, tra i Sons, parevano i peggiori, erano in grado di mostrare un lato umano, pregi e difetti come ognuno di noi, e proprio grazie alle loro sfaccettate nature di padri, figli, fratelli, amici, amanti, spiriti liberi e criminali - o poliziotti, perchè non c'è mai solo un lato della medaglia - erano in grado di toccare il cuore dello spettatore: e questo è stato il più grande pregio che Sutter ha buttato nella fucina della sua creatura. Una strepitosa, travolgente umanità.
E se di norma, come si affermava poche righe sopra, è difficile pensare di poter dire addio a qualcuno - o qualcosa - in virtù di quello che ha rappresentato e continuerà a rappresentare, per i ricordi e le emozioni, per qualsiasi "nervo" abbia toccato dentro di noi, questa settima ed ultima stagione di Sons of anarchy è stata una vera e propria cavalcata verso la fine, neanche il già citato Bardo - che l'acuto Sutter pone anche in chiusura, quasi fosse l'incisione per la lapide della sua opera - avesse deciso di salire in sella ad una Harley e lanciarsi lungo una striscia d'asfalto che viaggia a tutta velocità verso la fine del mondo con in cuffia sparati al massimo brani come Don't fear the reaper, o Free bird.
Ed è proprio sulle note di quest'ultima, che mi è parso di assistere alla resa dei conti che Jax orchestra in modo da sistemare le cose con la Legge, la Famiglia, il Club, gli amici ed i nemici, ma soprattutto se stesso: una resa dei conti dal sangue facile, come ogni prodotto di questo tipo - e vite come quelle raccontate - richiede, intrisa di riferimenti "alti" - la presenza fisica della morte, i corvi, il pane ed il vino da ultima cena, la croce per andare incontro alla fine -, decisamente terreni - la moto del proprio padre come mezzo per giungere alla propria destinazione, gli anelli lasciati sulle tombe del proprio migliore amico e della propria moglie, e quello che, dai Sons ad un Son, pare aver comunque seminato l'eredità oscura di Jax e soprattutto Gemma nel maggiore dei due figli del protagonista, Abel - e, se vogliamo, anche "bassi" - curioso pensare che Sutter, tra i creatori del già citato The Shield, abbia scelto di far comparire tutti e quattro i membri della fu Squadra d'assalto, e che proprio Michael Chicklis, che prestò volto e carisma a Vic Mackie, sia stato scelto per risultare determinante, anche se involontariamente, nel compimento del destino di Jax -, che attraverso una toccante carrellata ci conduce, un colpo dopo l'altro, un cadavere dopo l'altro, ad un commiato tra i più tempestosi e da brividi che l'universo dei serial televisivi mi abbia regalato.
E per quanto Jax, se non nella passione e negli errori tutti umani, così come nella sua corruttibilità di idealista incapace, di fatto, di plasmare la forza dei suoi stessi ideali, finendo per distorceli quanto peggio avrebbe potuto ogni tiranno da lui combattuto e sconfitto, non sia mai stato vicino al sottoscritto quanto altri charachters tratteggiati negli anni dall'universo delle serie - penso a Sawyer, il Bufalo, Gannicus, Hank Moody, per citarne alcuni - la sua uscita di scena - e quella di Sons of anarchy - sono tra le più toste e sentite che possa ricordare, e per quanto fallimentare, di fatto, sia risultata essere la sua impresa di riportare il Club ad una dimensione nuova, sognata prima da suo padre e poi da lui, non è detto, come spesso accade, che la sconfitta debba significare necessariamente qualcosa di negativo.
"Cosa accadrà alla fine di questa giornata, signor Teller?" - è la domanda quasi atterrita del Procuratore diretta al Presidente dei SamCro.
"I cattivi perdono."
Anche Jax Teller è un cattivo.
E lui lo sa bene.
Ma la verità, spesso e volentieri, rende liberi. Anche nel Male.
Free bird, per l'appunto.
Un Figlio sulla moto del Padre condotto da un corvo alla prossima tappa del suo viaggio.
Un Figlio che libera i Figli dai (propri) peccati.
Se fossi un tipo religioso, potrei quasi leggere in tutto questo un segno.
Ma non lo sono.
Preferisco non avere troppe regole o dogmi.
Essere un Padre, ed essere un Figlio.
Il più semplicemente e direttamente possibile.
E sperare di essere cattivo quanto basta per vivere, ma non abbastanza per dover necessariamente perdere.
Che in certi casi ed in certe giungle, equivale a morire.



MrFord




"Ridin' through this world
all alone
god takes your soul
you're on your own
the crow flies straight
a perfect line
on the devil's path
until you die."
Curtis Stigers - "This life" -






venerdì 12 settembre 2014

Sons of anarchy - Stagione 5

Produzione: FX
Origine: USA
Anno:
2012
Episodi: 13





La trama (con parole mie): Jax Teller, riuscito finalmente nell'impresa di scalzare Clay dalla presidenza dei SamCro prendendo il suo posto, si trova a dover amministrare tutte le questioni rimaste in sospeso dei Sons con la Legge, le incriminazioni federali, il destino di Big Eight, i nuovi membri entrati a sostituire morti ed arrestati, il traffico di armi con gli irlandesi, quello di droga con il Cartello, e soprattutto la sete di vendetta del boss locale Pope, ancora furioso per la morte di sua figlia, avvenuta in seguito ad un errore di Tig.
Il confronto con lo stesso Pope innescherà una serie di eventi che porterà Jax a nuove alleanze e perdite dolorose, nonchè ad un suo avvicinarsi ad un lato oscuro che finirà per renderlo più simile a Clay e a tutto quello che ha sempre cercato di combattere di quanto non potesse credere lui stesso.








Tornare a Charming, ed accanto ai SamCro, è sempre una faccenda tosta, per gli occupanti di casa Ford: il serial firmato da Kurt Sutter, da tempo il degno erede nel cuore di questo vecchio cowboy di The Shield, era giunto alle soglie di questo quinto giro di boa sospinto da pareri non propriamente positivi, che segnalavano un passo decisamente più spento degli autori nel portare sullo schermo le vicende della gang di motociclisti finalmente capitanata da Jax Teller, riuscito dopo quattro stagioni nell'impresa di spodestare Clay Morrow, suo patrigno nonchè responsabile della morte del padre del giovane protagonista.
Da parte mia, se non una certa e neppure troppo marcata dispersione dovuta ai numerosi personaggi e sottotrame affrontate, il suddetto calo in termini di qualità non è stato riscontrato, specialmente considerato che questa quinta annata è parsa nella quasi totalità degli episodi la più amara ed oscura tra quelle finora passate sullo schermo dei Sons: il progressivo mutamento nell'atteggiamento di comando di Jax - in grado di spingerlo su binari pericolosamente simili a quelli percorsi dalla sua nemesi Clay -, la morte di uno dei SamCro più amati dell'intera serie, i botta e risposta a suon di vendette ed uccisioni tra i Sons e Pope, i tradimenti ormai all'ordine del giorno all'interno di questo gruppo di autoribattezzatisi fratelli hanno reso la season five senza dubbio drammatica, un vero macigno posto sul cuore degli spettatori.
All'introduzione di nuovi personaggi decisamente efficaci come Nero ed il ranger in caccia dei responsabili della morte di sua sorella - che promette scintille per la prossima stagione -, le vecchie conoscenze garantiscono lo spessore necessario affinchè, come di consueto quando si tratta della creatura di Sutter, si giunga alla conclusione con il fiato corto e la tensione al massimo - dall'anima nera Gemma all'instabile Tig, passando per il fedelissimo Chibs ed il controverso Juice -: non una cosa da poco, considerato il calo fisiologico che, di norma, colpisce le proposte da piccolo schermo che fin dai loro esordi finiscono per abituare il loro pubblico ad uno standard qualitativo alto.
Personalmente, sono contento che i SamCro continuino la loro corsa senza illusioni, tra carne e sangue, evitando di vendere all'audience sogni di lieti fini che, nelle vite reali e soprattutto in quelle segnate dalla violenza come le loro, difficilmente si incontrano: lo stesso fato di Jax, sempre più legato al Potere e corrotto dallo stesso, è emblematico.
E le uniche strade per uscire da questo tunnel in un modo o nell'altro paiono essere assecondarlo e perdere se stessi, o lasciarsi travolgere rischiando il tutto per tutto: Jax e Hopie, senza troppi giri di parole.
Sons of anarchy, dunque, continua ad essere una proposta con le palle più che quadrate, pane e salame, diretta e cattiva come il mondo pronto a mettere sotto, in preda ad un delirio da selezione naturale, chiunque si lasci fregare o si arrenda allo stesso: resta da chiedersi se il prezzo da pagare per restare vivi e continuare a combattere - senza, dunque, avere anche solo una vaga speranza di pace - sia oppure no troppo alto.




MrFord



"She eyes me like a pisces when I am weak
I've been locked inside your Heart Shaped box for weeks
I've been drawn into your magnet tar pit trap
I wish I could eat your cancer when you turn black."
Nirvana - "Heart shaped box" - 



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