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venerdì 29 giugno 2018
Saloon Mundial: the curse of the winners, part two
E così, la maledizione è tornata a colpire.
Senza dubbio la notizia più clamorosa di questi ultimi due giorni di gironi eliminatori dei Mondiali è stata quella legata all'incredibile sconfitta maturata dalla Germania campione uscente contro la già eliminata Corea del Sud, che conferma quanto, negli ultimi vent'anni, la vittoria nel Mondiale precedente abbia influito negativamente sulla detentrice della Coppa.
La Francia, vincitrice nel novantotto, nel duemiladue uscì mestamente ai gironi; il Brasile che trionfò in Corea nel duemilasei uscì ai quarti - la migliore prestazione degli ultimi vent'anni dei detentori del trofeo -; l'Italia che sollevò la coppa a Berlino nel duemiladieci salutò sempre ai gironi, così come la Spagna vittoriosa in Sudafrica abbandonò subito la competizione in Brasile.
A questo giro è toccato alla Germania, che dall'ottantadue non era mai stata eliminata prima dei quarti di finale e che negli ultimi quattro Mondiali è stata rispettivamente seconda, terza, terza e prima.
La debacle di ieri contro la Corea è il simbolo di una supponenza che, probabilmente, colpisce i gruppi sportivi ormai affermati e poco affamati, che privi di stimoli e carattere, finiscono per sottovalutare troppo situazioni ed avversari e finire per essere rispediti a casa a testa bassa.
Passano così, a sorpresa, la Svezia che qualche mese fa aveva castigato l'Italia - suscitando l'ironia proprio dei tedeschi - e il Messico in quello che, senza dubbio, è stato il girone più sorprendente della competizione.
Dall'altra parte, il Brasile non tradisce le attese e passa come primo, guadagnandosi la sezione di tabellone più difficile ma candidandosi comunque ad essere una delle avversarie più difficili da affrontare in questo Mondiale, considerato che una partita da Brasile ancora non l'ha giocata.
Gli ultimi match della prima fase si sono conclusi un paio d'ore fa, confermando un Belgio in ottima salute - che, nonostante le speranze, continuo a pensare finirà non troppo bene - e consegnando agli opinionisti i dibattiti sulla questione tra Senegal e Giappone, che alla pari su tutto sono state giudicate in base al cosiddetto fair play, una di quelle regole assurde quanto il sorteggio della monetina di un tempo: per quanto mi riguarda, in questi - rari - casi dovrebbe essere organizzato una sorta di prequel degli ottavi di finale, una partita secca ad eliminazione diretta delle due squadre in posizione "scomoda". In modo che possa essere il campo a parlare.
Domani avremo la prima giornata di pausa del Mondiale in vista dell'inizio della carrellata degli ottavi di finale, primo passo verso l'incoronazione dei nuovi campioni: personalmente continuo a sperare in continue sorprese e partite tese dall'inizio alla fine, spettacolari ed emozionanti.
Per quanto riguarda i pronostici e le aspettative, aspetto di parlarne prima che il pallone dia il suo verdetto: quello che è certo, per ora, è che sia un Mondiale dal sapore di Europeo, con dieci squadre su sedici a rappresentare il Vecchio Continente, quattro sudamericane, Messico e Giappone.
L'Africa, per la prima volta come la Germania dall'ottantadue, resta senza rappresentanti nella fase più calda del torneo.
Chissà cosa accadrà?
Quello che è sicuro è che sarò in prima fila, aspettando di essere sorpreso.
MrFord
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venerdì 8 luglio 2016
Euro 2016: semifinali
L'Europeo delle sorprese e delle polemiche, delle conferme e delle emozioni, di questo duemilasedici, è giunto a ridosso del suo atto finale: ieri e l'altroieri sera, infatti, si sono giocate le due semifinali, che hanno decretato quali saranno, domenica, le squadre che si giocheranno il titolo continentale.
Il primo dei due match ha visto
il Portogallo di Cristiano Ronaldo non solo aggiudicarsi la prima
vittoria entro i novanta minuti dall'inizio del suo Europeo, ma anche
porre fine alla seconda favola della competizione, quella di un Galles
troppo limitato tecnicamente - Bale escluso - rispetto ai suoi
avversari, reso più debole dall'assenza della spalla di quest'ultimo -
Ramsey "Bolton", così ribattezzato in onore di uno dei charachters più
importanti delle ultime stagioni di Game of thrones dal sottoscritto - e letteralmente
messo in ginocchio da un uno/due che in tre minuti non solo ha deciso la
partita come un fulmine a ciel sereno o una sveglia improvvisa con una
secchiata di acqua gelata, ma ha di fatto distrutto le speranze dei
gallesi, che non sono più stati in grado di reagire - sempre Bale
escluso -.
Personalmente non stravedo per il Portogallo, e non
mi è parso per nulla una squadra da finale, ma il calcio è anche
questo, e non mi dispiace il fatto che Cristiano Ronaldo riesca dove il
suo eterno rivale Messi ha fallito, anche perchè, valori tecnici a
parte, tra i due ho sempre preferito CR7, senz'altro più carismatico
rispetto alla Pulce nonchè trascinatore dei suoi in questa semifinale, avendo realizzato uno splendido gol di testa e propiziato la rete di Nani poco dopo.
Ma evidentemente l'exploit di Ronaldo non doveva restare l'unico, in questo penultimo atto dell'Europeo: nella seconda semifinale, infatti, la Francia supera i Campioni del Mondo della Germania con una doppietta del capocannoniere attuale della rassegna, Griezmann, che finalizza alla grande le occasioni costruite per lui dai compagni - su tutti Pogba, partito nel mirino dei giornalisti in questo torneo e cresciuto partita dopo partita: il centrocampista della Juventus, che chissà per quanto resterà tale, è uno dei talenti più interessanti del calcio continentale - e porta i Blues a giocarsi la vittoria contro CR7 e compagni.
La Germania torna dunque a casa avendo in un certo senso peccato di superbia ed essendo stata incapace, nonostante la grande organizzazione di squadra, di chiudere le partite - la mancanza di un finalizzatore come Griezmann ha pesato tantissimo sulla resa complessima dei panzer, che ieri sera sono stati strabordanti nel primo tempo ed hanno dominato sul possesso palla, eppure, probabilmente scioccati dal vantaggio francese giunto a sorpresa proprio a ridosso del finale del primo tempo, non sono più riusciti a riprendersi -, mentre la Francia, così come capita a volte in questi tornei - ed è accaduto anche al Portogallo - ha avuto dalla sua anche il fattore culo, determinante per avere la spinta giusta.
Di norma e quasi per contratto, considerate soprattutto le mie esperienze di vita in terra d'oltralpe, detesto i francesi e spero sempre che i cugini transalpini facciano la fine dei polli spennati, eppure devo ammettere che questa compagine giovane e fresca è riuscita in qualche modo a conquistarmi, allontanando lo spettro dell'antipatia dei vari Platini e Zidane: non saprei, dunque, da quale parte schierarmi in vista di domenica, e nel dubbio mi contento di sperare che Ronaldo e Griezmann guidino le rispettive squadre con un'altra grande notte da fenomeni.
In questo modo, mi parrà di aver vinto comunque.
MrFord
mercoledì 6 luglio 2016
Euro 2016: quarti di finale
La competizione calcistica più importante del Vecchio Continente, giunta a ruota dell'ormai clamorosa debacle dell'Argentina targata Messi in Coppa America, prosegue la sua marcia verso la finale di domenica: i quarti, che hanno visto scontrarsi le migliori otto squadre europee, non hanno risparmiato emozioni, sorprese e conferme.
Si è cominciato con lo scontro che ha visto giungere ai rigori Polonia e Portogallo, la prima forte di un'ottima organizzazione e finalmente spinta da un Lewandowski come se lo ricordano gli appassionati di Champions League e la seconda che, quasi inaspettatamente e con un Cristiano Ronaldo senza dubbio spaesato e giù di tono - come spesso accade con la Nazionale -, finisce tra le prime quattro del torneo pur non avendo mai vinto una partita nel corso dei novanta minuti regolamentari.
I lusitani, infatti, hanno collezionato cinque pareggi in cinque partite, e proprio per questo motivo - oltre al letargo dal quale potrebbe svegliarsi all'improvviso CR7 - potrebbero finire per risultare addirittura i più pericolosi rispetto alla vittoria finale, anche se, a ben guardare, dopo la Francia rappresentano la squadra che meno mi piacerebbe veder trionfare.
Sulla strada di Parigi, però, troveranno un Galles tra le sorprese più belle dell'Europeo, trascinato senza dubbio dal talento di Bale ma espressione di una collettività che, in questo momento della Storia del calcio, pare essere nettamente più importante del talento individuale: ne sa qualcosa il Belgio, che dopo aver fatto la grande con le piccole finisce pettinata da Bale e soci anche peggio di quanto non fosse accaduto con l'Italia una ventina di giorni fa.
Un tre a uno perentorio nonostante le occasioni fiamminghe ed il grandissimo gol del momentaneo vantaggio firmato da Nainggolan - una delle reti più belle del torneo -: i gallesi hanno reagito con palle, decisione e compattezza, mettendo a segno tra l'altro tre reti di pregevole fattura - menzione d'onore per lo splendido secondo gol, che probabilmente frutterà allo svincolato Robson Kanu un contratto niente male per la prossima stagione -, muovendosi quasi come un'unica entità.
Pare essere questa, la lezione più grande che al momento sta dando questo Europeo: a prescindere dai singoli e dal loro talento, senza squadra non si va avanti.
A proposito di squadra, l'Italia sorprendente di Conte - alla quale non avrei dato due lire all'inizio di questo Europeo - ha salutato la competizione giocando quasi alla pari con la Germania Campione del Mondo cedendo solo ai rigori ad oltranza, spezzando i sogni che si erano piano piano materializzati di tanti appassionati e non nelle ultime settimane.
Un peccato, perchè ad un certo punto della sequenza dei rigori avevamo la partita in pugno, ed il tanto discusso errore di Pellè dal dischetto ha finito per condizionare una serie di tiri comunque emozionantissima, ricca di errori e ribaltamenti di fronte: personalmente, soprattutto sul momento, ho pensato che il nostro numero nove doveva essersi rincoglionito, per farsi beffe di Neuer per poi sbagliare clamorosamente il rigore dando il via alla "rimonta" teutonica, ma non avevo idea del circo mediatico e di ignoranza che si è scatenato nei giorni successivi all'indirizzo del suddetto Graziano Pellè.
Senza dubbio fare il fenomeno quando non lo sei è un peccato, ma è altrettanto vero che, se l'attaccante avesse piazzato la palla in fondo al sacco e fossimo approdati in semifinale, sarebbe diventato una sorta di eroe nazionale come lo sono stati i paladini del "cucchiaio" Totti e Pirlo prima di lui, entrambi proprio nel corso di un Europeo.
Ho trovato estremamente fastidioso notare il rancore, la violenza e l'odio espressi nei confronti di un calciatore - che non ha ammazzato nessuno, ha solo commesso un errore madornale sul lavoro come potrebbe capitare a noi tutti - fino a qualche minuto prima molto amato dal pubblico, divenuto bersaglio soprattutto dei non appassionati e critici di calcio che dicono di non seguire e detestare questo sport per poi finire ad alimentare discussioni infinite in casi come questo o esaltare le favole delle outsiders come Galles e Islanda, tanto quanto a saltare sul carro dei vincitori nel caso in cui tutto vada bene.
Bella la vita, così.
Personalmente, non ho patito più di tanto l'eliminazione: ormai ho vissuto un buon numero di Mondiali, Europei e Champions, e so che lo sport, come la vita, è fatto più di sconfitte che di vittorie, e rende queste ultime ancora più dolci proprio grazie alle cadute.
Ho patito, invece, l'ignoranza che, come popolo, spesso e volentieri ancora mostriamo anche quando ci confrontiamo con quello che è, a conti fatti, un divertimento.
E come per il senso civico, anche in questo caso - e senza retorica da finti alternativi - dovremmo prendere lezioni dagli islandesi, che con dignità escono dalla competizione eliminati da una Francia troppo forte per i loro mezzi - per la prima volta nel corso di questo torneo emersi in tutti i giusti limiti del caso - ed il giorno successivo, al ritorno in patria, accolti come se avessero vinto non uno, ma due o tre Europei.
E non accolti in quel modo solo perchè hanno compiuto un'impresa storica per un Paese che neppure troppi anni fa viveva il calcio solo come uno sport non professionistico, ma perchè espressione di un grado di civiltà distante galassie dal nostro.
Con questa sera, dunque, accediamo alla fase finale del torneo, con la semifinale a sorpresa tra le già citate Portogallo e Galles, mentre domani andrà in scena il classico tra Francia e Germania: personalmente, spero in un miracolo dei gallesi, e non per radicalchicchismo forzato.
Più che altro, comunque, continuerò a sperare in emozioni e calcio giocato fino all'ultimo secondo.
Fatto di sconfitte - tante -, di vittoria - una -, e di vita.
MrFord
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lunedì 27 giugno 2016
Euro 2016: gli ottavi di finale - Parte II
La seconda giornata dedicata agli ottavi di finale di questo Europeo si è consumata nel segno di quanto le aspettative avevano stabilito: Francia, Germania e Belgio erano le favorite e Francia, Germania e Belgio sono uscite vittoriose staccando il biglietto per i quarti di finale.
Curioso che nella giornata di ieri, più sorprendente in termini di risultati, le emozioni siano risultate molte meno rispetto a quelle regalate dai tre match di oggi, decisamente più spettacolari - per quanto possa essere accostato questo termine all'attuale torneo continentale - ed avvincenti.
Siamo partiti nel pomeriggio con una Francia fischiatissima dal suo pubblico e sorprendentemente sotto di un gol dal secondo minuto contro un'Irlanda che da queste parti si è tifata fino alla fine, emblema di una delle tifoserie più rispettose e sportive d'Europa e di un popolo che sa uscire a testa alta grazie ad un mix davvero strepitoso di umiltà, guasconeria e fierezza.
Paradossalmente, credo che essere andati in vantaggio così presto abbia fatto più male che bene, ai ragazzi dell'Isola di smeraldo, che hanno dovuto pensare a difendersi per il resto dell'incontro cedendo, alla fine, in soli quattro minuti ad un uno/due fulminante di Griezmann, punta di diamante dell'Atletico Madrid che non riesco a detestare come alcuni dei giocatori della Francia Campione d'Europa e del Mondo tra il novantotto ed il duemila ma che, comunque, manda a casa una delle mie squadre favorite.
Passeggia invece la Germania Campione del Mondo uscente sulla Slovacchia, dominata senza neppure troppa fatica con un punteggio netto nonostante un rigore sbagliato: eppure la macchina perfetta tedesca, sempre tosta e presente, non mi pare così infallibile.
Dovessimo battere la Spagna, ai quarti avremmo buone possibilità di battere i teutonici, giocando bene, ed altrettante ne avrebbe la Francia in semifinale: questo perchè, con ogni probabilità, i panzer approcciano il campo con una filosofia che non prevede intoppi, e che permette loro di superarli come se niente fossero.
A meno che non si presentino davvero.
A quel punto potrebbero rimanere senza una soluzione di cuore da presentare al loro fantastico cervello da chirurghi del pallone.
La giornata si è chiusa con la sfida tra due delle Nazionali preferite del sottoscritto, il Belgio - che dopo la sconfitta inaspettata con l'Italia ha cominciato a ritrovare se stesso partita dopo partita - e l'Ungheria di tutone Kiraly: nonostante il passivo pesantissimo - quattro a zero e tutti a casa - i magiari non hanno affatto demeritato contro i Diavoli Rossi, finendo principalmente per patire la differenza di tasso tecnico e poco altro.
Un grande Courtois ed un grandissimo Hazard hanno trascinato i ragazzi di Wilmots alla vittoria ed al quarto di finale - che stuzzica e non poco la mia curiosità calcistica - contro il Galles di Bale, ma vedere gli ungheresi correre e lottare su ogni pallone anche ad una manciata di minuti dal fischio finale e sotto di quattro gol è stato meraviglioso per un amante di questo sport, una lezione di umiltà e passione non da poco.
Per il momento, questa è stata senza dubbio la partita più bella della fase ad eliminazione diretta, che vedrà la sua conclusione domani con le ultime due partite, Italia-Spagna e Inghilterra-Islanda.
A prescindere dalle mie personali preferenze e da come potrebbe finire anche rispetto a quella che è la già citata "dura legge del gol", spero di poter vedere in campo la stessa carica emotiva ed agonistica vista oggi.
Se non di più.
MrFord
martedì 15 luglio 2014
Saloon Mundial: Brasile 2014
La trama (con parole mie): avendolo seguito così da vicino, non potevo salutare il Mondiale appena conclusosi con la vittoria della Germania senza un post che ripercorresse le sue tappe più importanti - o almeno, quelle fondamentali per il sottoscritto -.
E' stata senza dubbio una kermesse combattuta, ricca di sorprese e delusioni, forse la migliore - insieme, per ragioni affettive, a quella del duemilasei - dal novantaquattro a questa parte.
L'appuntamento ora è tra due estati per gli Europei, e in Russia, nel duemiladiciotto.
Nel frattempo, come se fosse un film, ripercorro quello che è stato un mese all'insegna del pallone.
Non posso non cominciare, in questo senso, dalla partita inaugurale, giunta in un giorno lavorativamente molto pesante per il sottoscritto, arrivato a sera con la voglia di rivalsa di ogni outsider che si rispetti.
Purtroppo, i sogni di gloria sono rimasti inespressi - complice anche un arbitraggio più che scandaloso -, e Brasile - Croazia ha rappresentato una delle incazzature più feroci del Mondiale.
Fortunatamente la sofferenza è stata quasi immediatamente mitigata grazie alla debacle della Spagna Campione uscente - in tutti i sensi, di cui parlerò a breve -, in una partita già cult simboleggiata da un gol in pieno stile Holly&Benji di Van Persie, tra i più belli del Mondiale.
Questo torneo, però, è stato senza dubbio quello dei portieri: le emozioni più grandi ed i personaggi più incredibili sono stati quelli tra i pali.
Ochoa, istintivo e decisamente improvvisatore, attualmente senza contratto, è diventato da subito - con il suo Messico - uno degli eroi di casa Ford.
Peccato solo che il cammino dei Sombreros si sia interrotto brutalmente agli ottavi di finale.
La Spagna spocchiosa e radical chic del tiki-taka, invece, con la sua clamorosa eliminazione è stata una delle più grandi gioie del Mondiale. Conferma della maledizione che, dopo Francia '98, ha cominciato a colpire l'edizione successiva tutte le compagini detentrici del titolo.
Cinque pere dall'Olanda, due dal Cile, un'inutile vittoria contro l'Australia.
Roja quasi peggio dell'Italia, che è tutto dire.
Proprio l'Italia, dopo un'incoraggiante vittoria con l'Inghilterra al debutto - e, forse, una fiducia eccessiva nei propri mezzi maturata proprio a seguito di quel risultato - finisce praticamente peggio che nel duemiladieci, per la seconda volta successiva eliminata nella fase a gironi, tra polemiche e poco carattere.
Unico ricordo, il siparietto del morso di Suarez a Chiellini.
Chiuso il discorso gironi, ecco che la Colombia - una delle squadre ad aver espresso il calcio migliore - stende il tappeto rosso della ribalta al suo astro, il mio omonimo James Rodriguez, capocannoniere del torneo ed autore di una delle reti più spettacolari della rassegna, negli ottavi di finale contro l'Uruguay.
Peccato per come sia andata ai quarti, perchè la mia finale da sogno avrebbe avuto da una parte senza dubbio i Cafeteros.
Gli ottavi hanno rappresentato anche la seconda grande incazzatura del sottoscritto rispetto all'evoluzione di quello che pareva il Mondiale delle sorprese che, al contrario, si divertì a ridefinire una geografia molto più consona ai luoghi comuni del calcio. Il Brasile - che pagherà con gli interessi in seguito - supera ai rigori il combattivo Cile che, sul finire del secondo tempo supplementare, colpisce una traversa clamorosa con Pinilla, che finirà per tatuarsi anche l'immagine di quello stesso momento.
Allo stesso modo viene beffata la Svizzera, che vede infrangersi sul palo e con una carambola da fantascienza il sogno di portare ai rigori nientemeno che la celebrata Argentina di Messi - che sconterà anch'ella, pur se in misura minore rispetto al Brasile -.
Va detto che anche l'Algeria, indomita e combattiva, non avrebbe meritato l'uscita. Peccato.
Sogno ancora un Mondiale tutto di outsiders.
Con i quarti, però, la musica cambia, e il dio del calcio pare riconoscere il suo debito rispetto al Saloon e alle maledizioni lanciate nel corso della prima parte del torneo.
Neymar, uno dei giocatori che più detesto nel panorama calcistico, finisce anzitempo la sua avventura a seguito di una frattura ad una vertebra rimediata dopo una ginocchiata del colombiano Zuniga.
Avrei preferito vederlo uscire in lacrime dal campo con le sue gambe dopo una sconfitta, ma me lo sono fatto bastare.
Scrivevo poco sopra che questo è stato, senza dubbio, il Mondiale dei portieri: da Neuer, strepitoso estremo difensore con ambizioni offensive tedesco premiato come il migliore della competizione alla sorpresa felina Navas, capace di portare il Costa Rica quasi in semifinale, fino al personaggio Krul, entrato proprio per l'occasione dei rigori contro gli appena citati centroamericani e protagonista di un duello con i tiratori avversari da urlo.
Spocchioso e con il fare da duro di periferia, il suo incedere verso i malcapitati rigoristi con la mimica che pareva dire "Ma tu davvero vuoi segnare a me?" neanche fossimo in Taxi driver rappresenta una delle immagini più cult del Mondiale.
Con la Colombia, ricorderò anche il Belgio, tra le protagoniste di Brasile 2014: la squadra di Wilmots - grande ex giocatore - ha mostrato bel gioco, talento da vendere, grinta ed un potenziale futuro enorme. Peccato che abbiano pagato - sempre come la Colombia - il prezzo dell'inesperienza nei quarti di finale contro l'Argentina.
Spero davvero si possano rifare tra due anni, all'appuntamento con l'Europeo.
E' con le semifinali, che cominciano ad arrivare le vere soddisfazioni, ripagando tutte le delusioni precedenti: il Brasile, privo di Neymar e Thiago Silva - ma non sarebbe cambiato l'esito dell'incontro, se non nel risultato - subisce un clamoroso sette a uno dalla Germania in semifinale, un evento mai verificatosi nella Storia del Mondiale.
Una debacle clamorosa, che lascia di stucco perfino gli spettatori - come i Ford - che tifavano spudoratamente contro i verdeoro.
Come se non bastasse, nella finalina per il terzo e quarto posto, l'Olanda - eliminata ai rigori dall'Argentina nell'altra semifinale in una delle partite più brutte della rassegna iridata - regala una seconda pettinata a Neymar e soci, chiudendo, di fatto, la loro epoca prima ancora che possa considerarsi iniziata.
La finale è storia recente.
La Germania agguanta il suo quarto titolo raggiungendo l'Italia - che pare, ormai, in un'altra epoca e su un altro pianeta calcistico - grazie ad un progetto tecnico a lungo termine tra i migliori al mondo, con una rosa giovanissima e pronta a dare ancora tantissimo a questo sport, al termine di una delle finali più combattute ed intense tra quelle delle edizioni recenti.
Per quanto mi riguarda, e nonostante l'uscita di scena delle mie favorite - parlo di Algeria, Colombia e Belgio, ma anche dell'Olanda, a conti fatti - questo è stato un Mondiale molto divertente ed emozionante, che mi sono goduto dall'inizio alla fine e che, nonostante il ritorno al grande amore per il Cinema, mancherà davvero al bancone del Saloon.
Ma come tutte le cose, è giusto che si scriva la parola fine e si vada avanti.
In fondo, quattro anni passano più in fretta di quanto si possa pensare.
MrFord
E' stata senza dubbio una kermesse combattuta, ricca di sorprese e delusioni, forse la migliore - insieme, per ragioni affettive, a quella del duemilasei - dal novantaquattro a questa parte.
L'appuntamento ora è tra due estati per gli Europei, e in Russia, nel duemiladiciotto.
Nel frattempo, come se fosse un film, ripercorro quello che è stato un mese all'insegna del pallone.
Non posso non cominciare, in questo senso, dalla partita inaugurale, giunta in un giorno lavorativamente molto pesante per il sottoscritto, arrivato a sera con la voglia di rivalsa di ogni outsider che si rispetti.
Purtroppo, i sogni di gloria sono rimasti inespressi - complice anche un arbitraggio più che scandaloso -, e Brasile - Croazia ha rappresentato una delle incazzature più feroci del Mondiale.
Fortunatamente la sofferenza è stata quasi immediatamente mitigata grazie alla debacle della Spagna Campione uscente - in tutti i sensi, di cui parlerò a breve -, in una partita già cult simboleggiata da un gol in pieno stile Holly&Benji di Van Persie, tra i più belli del Mondiale.
Questo torneo, però, è stato senza dubbio quello dei portieri: le emozioni più grandi ed i personaggi più incredibili sono stati quelli tra i pali.
Ochoa, istintivo e decisamente improvvisatore, attualmente senza contratto, è diventato da subito - con il suo Messico - uno degli eroi di casa Ford.
Peccato solo che il cammino dei Sombreros si sia interrotto brutalmente agli ottavi di finale.
La Spagna spocchiosa e radical chic del tiki-taka, invece, con la sua clamorosa eliminazione è stata una delle più grandi gioie del Mondiale. Conferma della maledizione che, dopo Francia '98, ha cominciato a colpire l'edizione successiva tutte le compagini detentrici del titolo.
Cinque pere dall'Olanda, due dal Cile, un'inutile vittoria contro l'Australia.
Roja quasi peggio dell'Italia, che è tutto dire.
Proprio l'Italia, dopo un'incoraggiante vittoria con l'Inghilterra al debutto - e, forse, una fiducia eccessiva nei propri mezzi maturata proprio a seguito di quel risultato - finisce praticamente peggio che nel duemiladieci, per la seconda volta successiva eliminata nella fase a gironi, tra polemiche e poco carattere.
Unico ricordo, il siparietto del morso di Suarez a Chiellini.
Chiuso il discorso gironi, ecco che la Colombia - una delle squadre ad aver espresso il calcio migliore - stende il tappeto rosso della ribalta al suo astro, il mio omonimo James Rodriguez, capocannoniere del torneo ed autore di una delle reti più spettacolari della rassegna, negli ottavi di finale contro l'Uruguay.
Peccato per come sia andata ai quarti, perchè la mia finale da sogno avrebbe avuto da una parte senza dubbio i Cafeteros.
Gli ottavi hanno rappresentato anche la seconda grande incazzatura del sottoscritto rispetto all'evoluzione di quello che pareva il Mondiale delle sorprese che, al contrario, si divertì a ridefinire una geografia molto più consona ai luoghi comuni del calcio. Il Brasile - che pagherà con gli interessi in seguito - supera ai rigori il combattivo Cile che, sul finire del secondo tempo supplementare, colpisce una traversa clamorosa con Pinilla, che finirà per tatuarsi anche l'immagine di quello stesso momento.
Allo stesso modo viene beffata la Svizzera, che vede infrangersi sul palo e con una carambola da fantascienza il sogno di portare ai rigori nientemeno che la celebrata Argentina di Messi - che sconterà anch'ella, pur se in misura minore rispetto al Brasile -.
Va detto che anche l'Algeria, indomita e combattiva, non avrebbe meritato l'uscita. Peccato.
Sogno ancora un Mondiale tutto di outsiders.
Con i quarti, però, la musica cambia, e il dio del calcio pare riconoscere il suo debito rispetto al Saloon e alle maledizioni lanciate nel corso della prima parte del torneo.
Neymar, uno dei giocatori che più detesto nel panorama calcistico, finisce anzitempo la sua avventura a seguito di una frattura ad una vertebra rimediata dopo una ginocchiata del colombiano Zuniga.
Avrei preferito vederlo uscire in lacrime dal campo con le sue gambe dopo una sconfitta, ma me lo sono fatto bastare.
Scrivevo poco sopra che questo è stato, senza dubbio, il Mondiale dei portieri: da Neuer, strepitoso estremo difensore con ambizioni offensive tedesco premiato come il migliore della competizione alla sorpresa felina Navas, capace di portare il Costa Rica quasi in semifinale, fino al personaggio Krul, entrato proprio per l'occasione dei rigori contro gli appena citati centroamericani e protagonista di un duello con i tiratori avversari da urlo.
Spocchioso e con il fare da duro di periferia, il suo incedere verso i malcapitati rigoristi con la mimica che pareva dire "Ma tu davvero vuoi segnare a me?" neanche fossimo in Taxi driver rappresenta una delle immagini più cult del Mondiale.
Con la Colombia, ricorderò anche il Belgio, tra le protagoniste di Brasile 2014: la squadra di Wilmots - grande ex giocatore - ha mostrato bel gioco, talento da vendere, grinta ed un potenziale futuro enorme. Peccato che abbiano pagato - sempre come la Colombia - il prezzo dell'inesperienza nei quarti di finale contro l'Argentina.
Spero davvero si possano rifare tra due anni, all'appuntamento con l'Europeo.
E' con le semifinali, che cominciano ad arrivare le vere soddisfazioni, ripagando tutte le delusioni precedenti: il Brasile, privo di Neymar e Thiago Silva - ma non sarebbe cambiato l'esito dell'incontro, se non nel risultato - subisce un clamoroso sette a uno dalla Germania in semifinale, un evento mai verificatosi nella Storia del Mondiale.
Una debacle clamorosa, che lascia di stucco perfino gli spettatori - come i Ford - che tifavano spudoratamente contro i verdeoro.
Come se non bastasse, nella finalina per il terzo e quarto posto, l'Olanda - eliminata ai rigori dall'Argentina nell'altra semifinale in una delle partite più brutte della rassegna iridata - regala una seconda pettinata a Neymar e soci, chiudendo, di fatto, la loro epoca prima ancora che possa considerarsi iniziata.
La finale è storia recente.
La Germania agguanta il suo quarto titolo raggiungendo l'Italia - che pare, ormai, in un'altra epoca e su un altro pianeta calcistico - grazie ad un progetto tecnico a lungo termine tra i migliori al mondo, con una rosa giovanissima e pronta a dare ancora tantissimo a questo sport, al termine di una delle finali più combattute ed intense tra quelle delle edizioni recenti.
Per quanto mi riguarda, e nonostante l'uscita di scena delle mie favorite - parlo di Algeria, Colombia e Belgio, ma anche dell'Olanda, a conti fatti - questo è stato un Mondiale molto divertente ed emozionante, che mi sono goduto dall'inizio alla fine e che, nonostante il ritorno al grande amore per il Cinema, mancherà davvero al bancone del Saloon.
Ma come tutte le cose, è giusto che si scriva la parola fine e si vada avanti.
In fondo, quattro anni passano più in fretta di quanto si possa pensare.
MrFord
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lunedì 14 luglio 2014
Saloon Mundial: Panzer 4x4
La trama (con parole mie): questa sera si è giocata la finale dei Mondiali, che ha chiuso il cerchio su una delle rassegne sportive più seguite del pianeta, nonchè di una delle edizioni della stessa più combattute e sorprendenti - malgrado i nomi altisonanti delle prime quattro classificate -.
E dopo tre appuntamenti giocati da perenne loser, la Germania torna ad alzare la coppa ventiquattro anni dopo l'ultima volta: è la vittoria di un gruppo, di un progetto, dell'applicazione.
E dell'incapacità di Messi e soci di mettere il carattere necessario per fare davvero la differenza.
E alla fine, è andata come speravo andasse.
La Germania di Loew si è finalmente laureata Campione del Mondo battendo un'Argentina mai doma - forse la più vivace del Mondiale - guidata come di consueto da un Messi in preda alle crisi di vomito e fermato dall'incapacità di fare la differenza nel momento decisivo come capitava spesso e volentieri a quello che è considerato il suo predecessore e riferimento, tale Diego Maradona - in questo senso, esemplare il riso isterico del numero dieci dell'Albiceleste una volta fallita la punizione che, di fatto, è stata l'ultima speranza della sua squadra, ben oltre il centoventesimo minuto -.
Va comunque reso l'onore delle armi ad un'Argentina che si gioca ad armi pari con la corazzata tedesca il titolo, che spreca molto - clamoroso l'errore di Higuain nel primo tempo - e viene colpita proprio quando cominciava a diventare opinione comune l'ipotesi dei calci di rigore.
Ha vinto, ad ogni modo, la squadra dal miglior collettivo - non a caso, l'azione decisiva è passata dai piedi di due giocatori entrati dalla panchina - e dal progetto più convincente - escluso Miro Klose, trentaseienne, la rosa tedesca è forse la più giovane, mediamente, della rassegna -, portata al trionfo da un giocatore che non aveva entusiasmato fino a questo momento, ma che, con la sua classe novantadue diviene il simbolo di un rinascimento calcistico del quale, probabilmente, sentiremo ancora parlare.
Lostiani, poi, i numeri.
La Germania, infatti, conquista il quarto Mondiale ventiquattro anni dopo l'ultimo trionfo, che risale all'Italia del millenovecentonovanta delle Notti Magiche - finale vinta ancora contro l'Argentina e ancora per uno a zero -, così come l'Italia lo conquistò proprio in Germania nel duemilasei ventiquattro anni dopo l'ottantadue - che vide gli Azzurri imporsi proprio sui tedeschi -: coincidenze niente male per le due Nazionali lanciate all'inseguimento del Brasile, ancora in testa per quanto riguarda i titoli vinti con cinque vittorie all'attivo.
Senza dubbio, e senza nulla togliere agli sforzi degli argentini - che, comunque, devono ancora maturare parecchio, fatta eccezione per gente con gli attributi come Mascherano -, la Germania ha meritato più di ogni altra di sollevare la coppa, afferrata con carattere, grinta, voglia e talento.
Evidentemente, l'occhio clinico teutonico riesce a fare tesoro delle sconfitte e sfruttare al meglio l'esperienza - dall'edizione del millenovecentocinquantaquattro, la prima vinta dai nostri secondi cugini, non c'è mai stata un'edizione dei Mondiali in cui la loro selezione non sia arrivata almeno ai quarti, dunque tra le prime otto del torneo -, oltre a permettere ai giocatori di scendere in campo con una determinazione assolutamente incrollabile.
Non a caso, sono stati loro i primi europei a sollevare la Coppa del Mondo nel continente americano, così come saranno, in Russia tra quattro anni, con ogni probabilità i primi a sfatare la maledizione delle vincenti che ha colpito tutte le Nazionali vittoriose nell'edizione precedente dal duemiladue ad oggi.
Ma poco importano le speculazioni, ora.
Che giocatori, tifosi e staff si godano i festeggiamenti, e che il Mondiale di calcio - forse l'appuntamento sportivo più seguito al mondo - si concluda come è giusto che sia: con una festa.
Il Saloon, approfittando, alzerà un paio di calici in più in onore dei vincitori.
Senza contare che, stasera, sono proprio quelli che sperava fossero.
MrFord
E dopo tre appuntamenti giocati da perenne loser, la Germania torna ad alzare la coppa ventiquattro anni dopo l'ultima volta: è la vittoria di un gruppo, di un progetto, dell'applicazione.
E dell'incapacità di Messi e soci di mettere il carattere necessario per fare davvero la differenza.
E alla fine, è andata come speravo andasse.
La Germania di Loew si è finalmente laureata Campione del Mondo battendo un'Argentina mai doma - forse la più vivace del Mondiale - guidata come di consueto da un Messi in preda alle crisi di vomito e fermato dall'incapacità di fare la differenza nel momento decisivo come capitava spesso e volentieri a quello che è considerato il suo predecessore e riferimento, tale Diego Maradona - in questo senso, esemplare il riso isterico del numero dieci dell'Albiceleste una volta fallita la punizione che, di fatto, è stata l'ultima speranza della sua squadra, ben oltre il centoventesimo minuto -.
Va comunque reso l'onore delle armi ad un'Argentina che si gioca ad armi pari con la corazzata tedesca il titolo, che spreca molto - clamoroso l'errore di Higuain nel primo tempo - e viene colpita proprio quando cominciava a diventare opinione comune l'ipotesi dei calci di rigore.
Ha vinto, ad ogni modo, la squadra dal miglior collettivo - non a caso, l'azione decisiva è passata dai piedi di due giocatori entrati dalla panchina - e dal progetto più convincente - escluso Miro Klose, trentaseienne, la rosa tedesca è forse la più giovane, mediamente, della rassegna -, portata al trionfo da un giocatore che non aveva entusiasmato fino a questo momento, ma che, con la sua classe novantadue diviene il simbolo di un rinascimento calcistico del quale, probabilmente, sentiremo ancora parlare.
Lostiani, poi, i numeri.
La Germania, infatti, conquista il quarto Mondiale ventiquattro anni dopo l'ultimo trionfo, che risale all'Italia del millenovecentonovanta delle Notti Magiche - finale vinta ancora contro l'Argentina e ancora per uno a zero -, così come l'Italia lo conquistò proprio in Germania nel duemilasei ventiquattro anni dopo l'ottantadue - che vide gli Azzurri imporsi proprio sui tedeschi -: coincidenze niente male per le due Nazionali lanciate all'inseguimento del Brasile, ancora in testa per quanto riguarda i titoli vinti con cinque vittorie all'attivo.
Senza dubbio, e senza nulla togliere agli sforzi degli argentini - che, comunque, devono ancora maturare parecchio, fatta eccezione per gente con gli attributi come Mascherano -, la Germania ha meritato più di ogni altra di sollevare la coppa, afferrata con carattere, grinta, voglia e talento.
Evidentemente, l'occhio clinico teutonico riesce a fare tesoro delle sconfitte e sfruttare al meglio l'esperienza - dall'edizione del millenovecentocinquantaquattro, la prima vinta dai nostri secondi cugini, non c'è mai stata un'edizione dei Mondiali in cui la loro selezione non sia arrivata almeno ai quarti, dunque tra le prime otto del torneo -, oltre a permettere ai giocatori di scendere in campo con una determinazione assolutamente incrollabile.
Non a caso, sono stati loro i primi europei a sollevare la Coppa del Mondo nel continente americano, così come saranno, in Russia tra quattro anni, con ogni probabilità i primi a sfatare la maledizione delle vincenti che ha colpito tutte le Nazionali vittoriose nell'edizione precedente dal duemiladue ad oggi.
Ma poco importano le speculazioni, ora.
Che giocatori, tifosi e staff si godano i festeggiamenti, e che il Mondiale di calcio - forse l'appuntamento sportivo più seguito al mondo - si concluda come è giusto che sia: con una festa.
Il Saloon, approfittando, alzerà un paio di calici in più in onore dei vincitori.
Senza contare che, stasera, sono proprio quelli che sperava fossero.
MrFord
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mercoledì 9 luglio 2014
Saloon Mundial: dio esiste. Ed è tedesco.
La trama (con parole mie): è appena finita la prima delle due semifinali dei Mondiali. E devo dire che il dio del calcio mi ha ripagato - e con gli interessi - per tutte le delusioni ed i bocconi amari ingoiati fino ad ora in questo Mondiale.
Vaja con dios, Selecao.
E soprattutto, scordati la sesta coppa.
Lo so, pare quasi brutto godersela tanto per una sconfitta storica, clamorosa, enorme.
E che avrebbe addirittura potuto essere ancora più disastrosa.
Ma davvero non ce la faccio.
Questo Brasile, dopo gli aiuti arbitrali, il finto buonismo da primi della classe e primi all'oratorio, il sogno di una finale tutta da giocare in casa con l'Argentina, le pose ed i cuoricini come esultanze, paga il suo debito rispetto al destino che fin dall'esordio Mondiale si era accumulato.
La Germania, del resto, è una vera corazzata.
Non una Colombia dal bel gioco ma dalla scarsa esperienza, non un Cile sgambettato dalla sfortuna, non un'Italia che non si sogna di lottare su ogni pallone come i teutonici, neppure sullo zero a zero.
E proprio la Germania ha svegliato ben sette volte un'intera popolazione da un sogno troppo grande per la pochezza della Nazionale che lo rappresenta.
Senza dubbio le assenze di Neymar e soprattutto Thiago Silva hanno pesato, ma non credo che il risultato finale - se non nel numero - sarebbe cambiato.
E ha ragione Neuer - portiere straordinario - ad incazzarsi per quel gol di Oscar al novantesimo.
Perchè il Brasile non lo ha meritato. Neanche per sbaglio.
Decisamente meno del mancato numero otto di Ozil pochi istanti prima.
Poco importa, comunque.
Applausi a Loew, che con una classe da signore compie un'altra impresa.
Al collettivo tedesco, sempre da ammirare.
A quelli come Khedira, che lottano su ogni pallone anche sul cinque a zero come se dovessero recuperare un gol all'ultimo secondo.
A Miro Klose, il miglior marcatore di sempre nella Storia dei Mondiali.
A questo roboante sette a uno, e alla finale che, domenica, la Germania giocherà per l'ottava volta nella sua storia.
E, perchè no, anche al Brasile.
Non è facile, uscire di scena dopo una serata come questa.
Nonostante non riesca davvero a contenere o nascondere una goduriosa soddisfazione.
MrFord
sabato 5 luglio 2014
Saloon Mundial: la grande illusione
La trama (con parole mie): oggi si sono tenuti i primi due quarti di finale, lasciando che il Mondiale con le sue emozioni tornasse prepotentemente a scuotere il Saloon.
Da una parte, una sfida tutta europea tra Germania e Francia, dall'altra le speranze degli appassionati di calcio e di outsiders pronti a tifare Colombia contro il favoritissimo Brasile.
Quali squadre saranno uscite vincitrici, garantendosi un posto tra le prime quattro del Mondiale?
Devo ammettere che quasi mi è dispiaciuto, vedere fuori dai giochi la giovane e mai doma Francia di Deschamps poggiata sulle spalle di Benzema e Pogba.
Una vittoria sofferta ma meritata, però, quella della Germania, che conferma un carattere enorme e di essere una vera e propria certezza del calcio globale - negli ultimi tre Mondiali, è sempre giunta alla semifinale, pur non vincendo mai la competizione: seconda nel 2002, terza nel 2006 e 2010, staremo a vedere quest'anno -.
Loew si dimostra un tecnico notevole, Neuer un portiere strepitoso, il collettivo forse non perfetto e quadrato come altri del passato teutonico ma senza dubbio in grado di affrontare ogni sfida con lo spirito di sacrificio e i coglioni della grande squadra.
Curioso che il gol decisivo giunga nelle fasi iniziali del match, su palla inattiva e ad opera di un difensore, Hummels, che già in tempi non sospetti il sottoscritto aveva ingaggiato anche giocando a PES. Il resto, forse, non è stato calcio champagne o d'altri tempi, ma una solida sfida tra due compagini pronte a dare il tutto e per tutto, in termini di energie, per poter raggiungere l'obiettivo.
La tenuta, dunque, e la capacità tenere duro hanno finito per fare la differenza e definire quello che, per ora, pare essere il leit-motiv dei quarti di finale.
Niente più supplementari, niente più rigori. Si punta al massimo risultato mettendo sul piatto il massimo sforzo concentrandosi sui novanta minuti.
Rispetto alla seconda partita, mi sento in dovere di fare un'ammissione neppure troppo inaspettata: ho remato contro i carioca, spocchiosi, finti e superfavoriti, fin dal principio.
Li ho detestati e li detesto ancora, specie dopo aver assistito all'eliminazione di quella che era stata la squadra più interessante - insieme al Belgio - del Mondiale: la Colombia.
Eppure James Rodriguez e compagni cadono - sul più bello - contro, probabilmente, il Brasile migliore del torneo, forte non tanto nel gioco o nell'attacco, quanto nei suoi due straordinari baluardi difensivi - non a caso, gli unici a piacermi davvero -: sono proprio loro a segnare su due azioni da fermi - come Hummels, si scriveva poco sopra - reti in qualche modo casuali ma dal tempismo perfetto - la prima, dell'ex difensore del Milan - e clamorose per potenza e capacità d'esecuzione - la seconda, una punizione che lascia ammirati e a bocca aperta tutti quelli che amano il calcio -.
A poco serve il tardivo richiamo alla carica dello stesso Rodriguez su rigore, per i Cafeteros, che a mio parere tornano a casa colpevolmente dopo aver giocato un primo tempo assolutamente al di sotto delle loro possibilità, frenati dalla doccia fredda di Thiago Silva e da una presunzione di fondo che li ha visti godersi un pò troppo il ruolo di quasi favoriti ed il tifo che, probabilmente, tutto il mondo faceva sperando di vederli addirittura vittoriosi al Mondiale - me compreso -.
La verità, però, è che questa rassegna - equilibratissima e soprendente, decisamente più bella ed intensa sia di quella del duemiladieci che, malgrado la nostrana vittoria, del duemilasei - ha finito per illudere tutti i sognatori grazie alle prestazioni strepitose di squadre come la Colombia, l'Algeria, il Costa Rica, il Belgio, la Svizzera, per poi voltare le spalle alla meraviglia sul più bello, finendo per garantire una semifinale che è quanto di più classico e già visto si possa immaginare: Brasile contro Germania.
Se non altro, come avevo predetto e sperato Neymar finisce la partita in lacrime.
Peccato solo che non sia per questioni sportive, ma a seguito di un infortunio.
Razionalmente, spero non sia nulla di grave e che possa giocare la semifinale - che mi vedrà tifare spudoratamente per i tedeschi -: emotivamente, spero che sia presente per poter di nuovo piangere come un bambino dopo che i panzer di Loew avranno asfaltato i sogni del popolo verdeoro come la kermesse iridata pare continuare a voler fare con i miei.
MrFord
Da una parte, una sfida tutta europea tra Germania e Francia, dall'altra le speranze degli appassionati di calcio e di outsiders pronti a tifare Colombia contro il favoritissimo Brasile.
Quali squadre saranno uscite vincitrici, garantendosi un posto tra le prime quattro del Mondiale?
Devo ammettere che quasi mi è dispiaciuto, vedere fuori dai giochi la giovane e mai doma Francia di Deschamps poggiata sulle spalle di Benzema e Pogba.
Una vittoria sofferta ma meritata, però, quella della Germania, che conferma un carattere enorme e di essere una vera e propria certezza del calcio globale - negli ultimi tre Mondiali, è sempre giunta alla semifinale, pur non vincendo mai la competizione: seconda nel 2002, terza nel 2006 e 2010, staremo a vedere quest'anno -.
Loew si dimostra un tecnico notevole, Neuer un portiere strepitoso, il collettivo forse non perfetto e quadrato come altri del passato teutonico ma senza dubbio in grado di affrontare ogni sfida con lo spirito di sacrificio e i coglioni della grande squadra.
Curioso che il gol decisivo giunga nelle fasi iniziali del match, su palla inattiva e ad opera di un difensore, Hummels, che già in tempi non sospetti il sottoscritto aveva ingaggiato anche giocando a PES. Il resto, forse, non è stato calcio champagne o d'altri tempi, ma una solida sfida tra due compagini pronte a dare il tutto e per tutto, in termini di energie, per poter raggiungere l'obiettivo.
La tenuta, dunque, e la capacità tenere duro hanno finito per fare la differenza e definire quello che, per ora, pare essere il leit-motiv dei quarti di finale.
Niente più supplementari, niente più rigori. Si punta al massimo risultato mettendo sul piatto il massimo sforzo concentrandosi sui novanta minuti.
Rispetto alla seconda partita, mi sento in dovere di fare un'ammissione neppure troppo inaspettata: ho remato contro i carioca, spocchiosi, finti e superfavoriti, fin dal principio.
Li ho detestati e li detesto ancora, specie dopo aver assistito all'eliminazione di quella che era stata la squadra più interessante - insieme al Belgio - del Mondiale: la Colombia.
Eppure James Rodriguez e compagni cadono - sul più bello - contro, probabilmente, il Brasile migliore del torneo, forte non tanto nel gioco o nell'attacco, quanto nei suoi due straordinari baluardi difensivi - non a caso, gli unici a piacermi davvero -: sono proprio loro a segnare su due azioni da fermi - come Hummels, si scriveva poco sopra - reti in qualche modo casuali ma dal tempismo perfetto - la prima, dell'ex difensore del Milan - e clamorose per potenza e capacità d'esecuzione - la seconda, una punizione che lascia ammirati e a bocca aperta tutti quelli che amano il calcio -.
A poco serve il tardivo richiamo alla carica dello stesso Rodriguez su rigore, per i Cafeteros, che a mio parere tornano a casa colpevolmente dopo aver giocato un primo tempo assolutamente al di sotto delle loro possibilità, frenati dalla doccia fredda di Thiago Silva e da una presunzione di fondo che li ha visti godersi un pò troppo il ruolo di quasi favoriti ed il tifo che, probabilmente, tutto il mondo faceva sperando di vederli addirittura vittoriosi al Mondiale - me compreso -.
La verità, però, è che questa rassegna - equilibratissima e soprendente, decisamente più bella ed intensa sia di quella del duemiladieci che, malgrado la nostrana vittoria, del duemilasei - ha finito per illudere tutti i sognatori grazie alle prestazioni strepitose di squadre come la Colombia, l'Algeria, il Costa Rica, il Belgio, la Svizzera, per poi voltare le spalle alla meraviglia sul più bello, finendo per garantire una semifinale che è quanto di più classico e già visto si possa immaginare: Brasile contro Germania.
Se non altro, come avevo predetto e sperato Neymar finisce la partita in lacrime.
Peccato solo che non sia per questioni sportive, ma a seguito di un infortunio.
Razionalmente, spero non sia nulla di grave e che possa giocare la semifinale - che mi vedrà tifare spudoratamente per i tedeschi -: emotivamente, spero che sia presente per poter di nuovo piangere come un bambino dopo che i panzer di Loew avranno asfaltato i sogni del popolo verdeoro come la kermesse iridata pare continuare a voler fare con i miei.
MrFord
Maker's mark:
Brasile,
calcio,
delusioni,
Germania,
James Rodriguez,
Mondiali,
Neymar,
outsiders,
sfide,
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vita vissuta
martedì 1 luglio 2014
Saloon Mundial: Vecchi Continenti
La trama (con parole mie): con il terzo giorno degli ottavi di finale lasciamo momentaneamente il Nuovo Mondo per trasferirci nel Vecchio, complice un doppio confronto tra Europa e Africa. Francia e Nigeria prima, Germania e Algeria poi, infatti, si sono giocate un posto tra le best eight del Mondiale, con l'intenzione di non far rimpiangere le sfide combattutissime dei giorni appena precedenti.
Un viaggio che, attraverso il pallone, ha portato il pubblico a cavallo tra passato e futuro, frontiere aperte e colonialismo, tradizione e nuove realtà.
Se ripenso agli inizi degli Anni Zero, e all'odiosa Francia di Zidane, quella dei ragazzi di Deschamps - allora in campo, nella Juve e con la Nazionale, accanto a Zizou - mi pare una squadra proveniente da un altro pianeta: la nuova generazione calcistica dei cugini transalpini, figlia di una realtà sempre più multietnica, è piacevole, vogliosa e grintosa, perfettamente simboleggiata da Benzema - che più che un giocatore del Real Madrid, pare un lottatore di una squadra di seconda fascia - e Pogba, che è destinato a diventare un fenomeno quanto e forse più di pilastri del centrocampo della Francia del passato recente come Desailly e Vieira.
Va detto, comunque, che la Nigeria - come fece con noi nel '94 - vende carissima la pelle, sfiorando il gol il più occasioni prima del vantaggio francese a dieci minuti dalla fine colpendo anche una traversa dando un seguito a quella ormai nota come "La maledizione di Pinilla".
Un autogol ingrassa un bottino che sarebbe stato forse più giusto fissare sulla differenza di misura, e lancia i Galletti verso un quarto di finale alla vigilia insperato - occorre considerare che la squadra uscita malamente nel duemiladieci è stata completamente rifondata basandosi principalmente sui giovani con un coraggio non indifferente -, finendo per gettare benzina sul fuoco a proposito di sogni di gloria che paiono molto, molto simili a quelli che, match dopo match, sentimmo crescere noi nel duemilasei.
Tra l'altro, otto anni fa, il trenta giugno, una decisamente diversa Italia superò l'Ucraina nei quarti di finale infilando agilmente tre pere per volare in semifinale contro i padroni di casa della Germania.
Altri tempi davvero.
Rimanendo in tema teutonico, questa sera i nostri quasi vicini tedeschi hanno avuto la meglio sull'indomita Algeria - che, lo ammetto, ho tifato fino all'ultimo secondo -, imponendosi per due a uno nel corso dei supplementari evitando dunque lo spettro dei calci di rigore ed agguantando un quarto di finale tutto europeo con la suddetta Francia.
Una partita combattuta e molto bella, che la Germania ha vinto grazie ad una maggior organizzazione ed esperienza, a Neuer - che indovina un paio di uscite assolutamente provvidenziali -, a cambi più che azzeccati - dall'autore del gol che sblocca il risultato, Schuerrle, a Khedira - e a Mueller, che pur non andando in rete si dimostra decisivo.
Nel corso della visione di questa battaglia - e onore delle armi agli algerini, che non hanno mollato neanche di fronte all'evidenza - ho avuto una sorta di epifania: dobbiamo ringraziare che l'Italia sia uscita.
Perchè contro squadre così determinate, avrebbe fatto una figura decisamente peggiore.
Chiudo con un paio di appunti rispetto all'andamento degli ottavi: al momento, con alle spalle le prime sei partite su otto, si sono viste trionfare solo le squadre che, nel corso dei gironi, si erano qualificate come prime.
Speriamo che la Svizzera, domani contro l'Argentina, possa smentire questo dato.
Altra cosa curiosa è che tre match su sei sono finiti dopo centoventi minuti - in due casi, anche dopo i calci di rigore -: per un Mondiale che, nel corso della prima fase ha visto pochissimi pareggi, può significare soltanto il timore legato ad una posta in gioco che si alza sempre di più.
MrFord
Un viaggio che, attraverso il pallone, ha portato il pubblico a cavallo tra passato e futuro, frontiere aperte e colonialismo, tradizione e nuove realtà.
Se ripenso agli inizi degli Anni Zero, e all'odiosa Francia di Zidane, quella dei ragazzi di Deschamps - allora in campo, nella Juve e con la Nazionale, accanto a Zizou - mi pare una squadra proveniente da un altro pianeta: la nuova generazione calcistica dei cugini transalpini, figlia di una realtà sempre più multietnica, è piacevole, vogliosa e grintosa, perfettamente simboleggiata da Benzema - che più che un giocatore del Real Madrid, pare un lottatore di una squadra di seconda fascia - e Pogba, che è destinato a diventare un fenomeno quanto e forse più di pilastri del centrocampo della Francia del passato recente come Desailly e Vieira.
Va detto, comunque, che la Nigeria - come fece con noi nel '94 - vende carissima la pelle, sfiorando il gol il più occasioni prima del vantaggio francese a dieci minuti dalla fine colpendo anche una traversa dando un seguito a quella ormai nota come "La maledizione di Pinilla".
Un autogol ingrassa un bottino che sarebbe stato forse più giusto fissare sulla differenza di misura, e lancia i Galletti verso un quarto di finale alla vigilia insperato - occorre considerare che la squadra uscita malamente nel duemiladieci è stata completamente rifondata basandosi principalmente sui giovani con un coraggio non indifferente -, finendo per gettare benzina sul fuoco a proposito di sogni di gloria che paiono molto, molto simili a quelli che, match dopo match, sentimmo crescere noi nel duemilasei.
Tra l'altro, otto anni fa, il trenta giugno, una decisamente diversa Italia superò l'Ucraina nei quarti di finale infilando agilmente tre pere per volare in semifinale contro i padroni di casa della Germania.
Altri tempi davvero.
Rimanendo in tema teutonico, questa sera i nostri quasi vicini tedeschi hanno avuto la meglio sull'indomita Algeria - che, lo ammetto, ho tifato fino all'ultimo secondo -, imponendosi per due a uno nel corso dei supplementari evitando dunque lo spettro dei calci di rigore ed agguantando un quarto di finale tutto europeo con la suddetta Francia.
Una partita combattuta e molto bella, che la Germania ha vinto grazie ad una maggior organizzazione ed esperienza, a Neuer - che indovina un paio di uscite assolutamente provvidenziali -, a cambi più che azzeccati - dall'autore del gol che sblocca il risultato, Schuerrle, a Khedira - e a Mueller, che pur non andando in rete si dimostra decisivo.
Nel corso della visione di questa battaglia - e onore delle armi agli algerini, che non hanno mollato neanche di fronte all'evidenza - ho avuto una sorta di epifania: dobbiamo ringraziare che l'Italia sia uscita.
Perchè contro squadre così determinate, avrebbe fatto una figura decisamente peggiore.
Chiudo con un paio di appunti rispetto all'andamento degli ottavi: al momento, con alle spalle le prime sei partite su otto, si sono viste trionfare solo le squadre che, nel corso dei gironi, si erano qualificate come prime.
Speriamo che la Svizzera, domani contro l'Argentina, possa smentire questo dato.
Altra cosa curiosa è che tre match su sei sono finiti dopo centoventi minuti - in due casi, anche dopo i calci di rigore -: per un Mondiale che, nel corso della prima fase ha visto pochissimi pareggi, può significare soltanto il timore legato ad una posta in gioco che si alza sempre di più.
MrFord
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