La trama (con parole mie): ieri sera si è tenuta la "finalina" dei Mondiali, l'inutile consolazione che decide il terzo e quarto posto del torneo. Onestamente sono tra quelli che ritengono questa sfida inutile, buona giusto per giocare una partita in più ed incassare con sponsor e pubblicità, ma in questo caso non posso che essere felice di essermela gustata dal primo all'ultimo minuto.
Perchè ancora una volta, il dio del pallone ha deciso che i carioca padroni di casa dovevano pagare un dazio forse addirittura eccessivo perfino per loro.
Pronti via e subito non ci si crede: complice un clamoroso doppio errore arbitrale - la punizione con espulsione di Thiago Silva è diventata un rigore con ammonizione dello stesso - l'Olanda piazza il primo gol dopo neppure due minuti, con Van Persie che zittisce le polemiche che hanno circondato gli Orange e la loro unità di squadra dopo la sconfitta ai rigori con l'Argentina.
L'impressione è che si prospetti, per i verdeoro, un'altra ripassata come quella subita contro la Germania in semifinale.
Il mojito che stringo nella destra preparato da Julez - che, per essere praticamente astemia, è un'ottima barwoman - di colpo diventa ancora più buono.
Neanche il tempo di constatare la pochezza del Brasile cui neppure il simbolo Neymar trascinato zoppicante in panchina come un amuleto pare servire, ed ecco che gli arancioni infilano la seconda pera, complice un inguardabile pasticcio della difesa avversaria. Ora, più che un'impressione, arriva la certezza che sarà un match a senso unico e che Thiago Silva e soci dovranno rimboccarsi le maniche per evitare un altro punteggio tennistico.
Vedere l'Olanda dominare la gara quasi completamente - se si esclude Oscar, i carioca praticamente non si vedono - rischiando di andare a segno almeno due o tre altre volte nel corso del primo tempo aumenta purtroppo il rammarico di non aver visto Robben e compagni giocare in questo modo anche contro l'Albiceleste, regalando al sottoscritto la finale europea che sperava di vedere stasera.
Nel secondo tempo la musica non cambia, con il già citato Robben che si tuffa e simula neanche fosse l'altrettanto già citato Neymar ad ogni piè sospinto - forse voleva omaggiare il suo collega grande assente - e le occasioni che piovono addosso agli Orange - anche se, occorre ammetterlo, un paio piuttosto grandi capitano anche sui piedi purtroppo non così brasiliani di questo Brasile -, che concludono la pratica con un gol di Wijnaldum in pieno recupero, giusto per essere, se non spietati quanto i tedeschi, almeno altrettanto sicuri della propria imposizione sugli avversari.
Forse mi sono accanito troppo anch'io, alla fine, su questo Brasile: ho tirato fuori tutte le maledizioni possibili e le ho scagliate - a quanto pare con successo - su Neymar e compagnucci nel corso di tutto il Mondiale.
Ma onestamente, non riesco a non godermela.
Mi sento come la Germania che, anche sul sei o sette a zero, continuava a macinare gioco ed usare la porta di Julio Cesar come un tiro al bersaglio.
L'Olanda, intanto, porta a casa un terzo posto meritatissimo - esce imbattuta dal Mondiale, di fatto, essendo stata eliminata ai rigori in semifinale - e si candida ad essere una delle protagoniste del prossimo Europeo, tra due anni.
Stasera, invece, si giocheranno il tetto del mondo i tedesconi di Loew e gli argentini mosci di Messi.
Inutile aggiungere che la speranza del Saloon è quella di vedere ancora una volta la Vecchia Europa regolare da par suo l'altra scuola più importante del calcio: quella sudamericana.
MrFord
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domenica 13 luglio 2014
mercoledì 9 luglio 2014
Saloon Mundial: dio esiste. Ed è tedesco.
La trama (con parole mie): è appena finita la prima delle due semifinali dei Mondiali. E devo dire che il dio del calcio mi ha ripagato - e con gli interessi - per tutte le delusioni ed i bocconi amari ingoiati fino ad ora in questo Mondiale.
Vaja con dios, Selecao.
E soprattutto, scordati la sesta coppa.
Lo so, pare quasi brutto godersela tanto per una sconfitta storica, clamorosa, enorme.
E che avrebbe addirittura potuto essere ancora più disastrosa.
Ma davvero non ce la faccio.
Questo Brasile, dopo gli aiuti arbitrali, il finto buonismo da primi della classe e primi all'oratorio, il sogno di una finale tutta da giocare in casa con l'Argentina, le pose ed i cuoricini come esultanze, paga il suo debito rispetto al destino che fin dall'esordio Mondiale si era accumulato.
La Germania, del resto, è una vera corazzata.
Non una Colombia dal bel gioco ma dalla scarsa esperienza, non un Cile sgambettato dalla sfortuna, non un'Italia che non si sogna di lottare su ogni pallone come i teutonici, neppure sullo zero a zero.
E proprio la Germania ha svegliato ben sette volte un'intera popolazione da un sogno troppo grande per la pochezza della Nazionale che lo rappresenta.
Senza dubbio le assenze di Neymar e soprattutto Thiago Silva hanno pesato, ma non credo che il risultato finale - se non nel numero - sarebbe cambiato.
E ha ragione Neuer - portiere straordinario - ad incazzarsi per quel gol di Oscar al novantesimo.
Perchè il Brasile non lo ha meritato. Neanche per sbaglio.
Decisamente meno del mancato numero otto di Ozil pochi istanti prima.
Poco importa, comunque.
Applausi a Loew, che con una classe da signore compie un'altra impresa.
Al collettivo tedesco, sempre da ammirare.
A quelli come Khedira, che lottano su ogni pallone anche sul cinque a zero come se dovessero recuperare un gol all'ultimo secondo.
A Miro Klose, il miglior marcatore di sempre nella Storia dei Mondiali.
A questo roboante sette a uno, e alla finale che, domenica, la Germania giocherà per l'ottava volta nella sua storia.
E, perchè no, anche al Brasile.
Non è facile, uscire di scena dopo una serata come questa.
Nonostante non riesca davvero a contenere o nascondere una goduriosa soddisfazione.
MrFord
sabato 5 luglio 2014
Saloon Mundial: la grande illusione
La trama (con parole mie): oggi si sono tenuti i primi due quarti di finale, lasciando che il Mondiale con le sue emozioni tornasse prepotentemente a scuotere il Saloon.
Da una parte, una sfida tutta europea tra Germania e Francia, dall'altra le speranze degli appassionati di calcio e di outsiders pronti a tifare Colombia contro il favoritissimo Brasile.
Quali squadre saranno uscite vincitrici, garantendosi un posto tra le prime quattro del Mondiale?
Devo ammettere che quasi mi è dispiaciuto, vedere fuori dai giochi la giovane e mai doma Francia di Deschamps poggiata sulle spalle di Benzema e Pogba.
Una vittoria sofferta ma meritata, però, quella della Germania, che conferma un carattere enorme e di essere una vera e propria certezza del calcio globale - negli ultimi tre Mondiali, è sempre giunta alla semifinale, pur non vincendo mai la competizione: seconda nel 2002, terza nel 2006 e 2010, staremo a vedere quest'anno -.
Loew si dimostra un tecnico notevole, Neuer un portiere strepitoso, il collettivo forse non perfetto e quadrato come altri del passato teutonico ma senza dubbio in grado di affrontare ogni sfida con lo spirito di sacrificio e i coglioni della grande squadra.
Curioso che il gol decisivo giunga nelle fasi iniziali del match, su palla inattiva e ad opera di un difensore, Hummels, che già in tempi non sospetti il sottoscritto aveva ingaggiato anche giocando a PES. Il resto, forse, non è stato calcio champagne o d'altri tempi, ma una solida sfida tra due compagini pronte a dare il tutto e per tutto, in termini di energie, per poter raggiungere l'obiettivo.
La tenuta, dunque, e la capacità tenere duro hanno finito per fare la differenza e definire quello che, per ora, pare essere il leit-motiv dei quarti di finale.
Niente più supplementari, niente più rigori. Si punta al massimo risultato mettendo sul piatto il massimo sforzo concentrandosi sui novanta minuti.
Rispetto alla seconda partita, mi sento in dovere di fare un'ammissione neppure troppo inaspettata: ho remato contro i carioca, spocchiosi, finti e superfavoriti, fin dal principio.
Li ho detestati e li detesto ancora, specie dopo aver assistito all'eliminazione di quella che era stata la squadra più interessante - insieme al Belgio - del Mondiale: la Colombia.
Eppure James Rodriguez e compagni cadono - sul più bello - contro, probabilmente, il Brasile migliore del torneo, forte non tanto nel gioco o nell'attacco, quanto nei suoi due straordinari baluardi difensivi - non a caso, gli unici a piacermi davvero -: sono proprio loro a segnare su due azioni da fermi - come Hummels, si scriveva poco sopra - reti in qualche modo casuali ma dal tempismo perfetto - la prima, dell'ex difensore del Milan - e clamorose per potenza e capacità d'esecuzione - la seconda, una punizione che lascia ammirati e a bocca aperta tutti quelli che amano il calcio -.
A poco serve il tardivo richiamo alla carica dello stesso Rodriguez su rigore, per i Cafeteros, che a mio parere tornano a casa colpevolmente dopo aver giocato un primo tempo assolutamente al di sotto delle loro possibilità, frenati dalla doccia fredda di Thiago Silva e da una presunzione di fondo che li ha visti godersi un pò troppo il ruolo di quasi favoriti ed il tifo che, probabilmente, tutto il mondo faceva sperando di vederli addirittura vittoriosi al Mondiale - me compreso -.
La verità, però, è che questa rassegna - equilibratissima e soprendente, decisamente più bella ed intensa sia di quella del duemiladieci che, malgrado la nostrana vittoria, del duemilasei - ha finito per illudere tutti i sognatori grazie alle prestazioni strepitose di squadre come la Colombia, l'Algeria, il Costa Rica, il Belgio, la Svizzera, per poi voltare le spalle alla meraviglia sul più bello, finendo per garantire una semifinale che è quanto di più classico e già visto si possa immaginare: Brasile contro Germania.
Se non altro, come avevo predetto e sperato Neymar finisce la partita in lacrime.
Peccato solo che non sia per questioni sportive, ma a seguito di un infortunio.
Razionalmente, spero non sia nulla di grave e che possa giocare la semifinale - che mi vedrà tifare spudoratamente per i tedeschi -: emotivamente, spero che sia presente per poter di nuovo piangere come un bambino dopo che i panzer di Loew avranno asfaltato i sogni del popolo verdeoro come la kermesse iridata pare continuare a voler fare con i miei.
MrFord
Da una parte, una sfida tutta europea tra Germania e Francia, dall'altra le speranze degli appassionati di calcio e di outsiders pronti a tifare Colombia contro il favoritissimo Brasile.
Quali squadre saranno uscite vincitrici, garantendosi un posto tra le prime quattro del Mondiale?
Devo ammettere che quasi mi è dispiaciuto, vedere fuori dai giochi la giovane e mai doma Francia di Deschamps poggiata sulle spalle di Benzema e Pogba.
Una vittoria sofferta ma meritata, però, quella della Germania, che conferma un carattere enorme e di essere una vera e propria certezza del calcio globale - negli ultimi tre Mondiali, è sempre giunta alla semifinale, pur non vincendo mai la competizione: seconda nel 2002, terza nel 2006 e 2010, staremo a vedere quest'anno -.
Loew si dimostra un tecnico notevole, Neuer un portiere strepitoso, il collettivo forse non perfetto e quadrato come altri del passato teutonico ma senza dubbio in grado di affrontare ogni sfida con lo spirito di sacrificio e i coglioni della grande squadra.
Curioso che il gol decisivo giunga nelle fasi iniziali del match, su palla inattiva e ad opera di un difensore, Hummels, che già in tempi non sospetti il sottoscritto aveva ingaggiato anche giocando a PES. Il resto, forse, non è stato calcio champagne o d'altri tempi, ma una solida sfida tra due compagini pronte a dare il tutto e per tutto, in termini di energie, per poter raggiungere l'obiettivo.
La tenuta, dunque, e la capacità tenere duro hanno finito per fare la differenza e definire quello che, per ora, pare essere il leit-motiv dei quarti di finale.
Niente più supplementari, niente più rigori. Si punta al massimo risultato mettendo sul piatto il massimo sforzo concentrandosi sui novanta minuti.
Rispetto alla seconda partita, mi sento in dovere di fare un'ammissione neppure troppo inaspettata: ho remato contro i carioca, spocchiosi, finti e superfavoriti, fin dal principio.
Li ho detestati e li detesto ancora, specie dopo aver assistito all'eliminazione di quella che era stata la squadra più interessante - insieme al Belgio - del Mondiale: la Colombia.
Eppure James Rodriguez e compagni cadono - sul più bello - contro, probabilmente, il Brasile migliore del torneo, forte non tanto nel gioco o nell'attacco, quanto nei suoi due straordinari baluardi difensivi - non a caso, gli unici a piacermi davvero -: sono proprio loro a segnare su due azioni da fermi - come Hummels, si scriveva poco sopra - reti in qualche modo casuali ma dal tempismo perfetto - la prima, dell'ex difensore del Milan - e clamorose per potenza e capacità d'esecuzione - la seconda, una punizione che lascia ammirati e a bocca aperta tutti quelli che amano il calcio -.
A poco serve il tardivo richiamo alla carica dello stesso Rodriguez su rigore, per i Cafeteros, che a mio parere tornano a casa colpevolmente dopo aver giocato un primo tempo assolutamente al di sotto delle loro possibilità, frenati dalla doccia fredda di Thiago Silva e da una presunzione di fondo che li ha visti godersi un pò troppo il ruolo di quasi favoriti ed il tifo che, probabilmente, tutto il mondo faceva sperando di vederli addirittura vittoriosi al Mondiale - me compreso -.
La verità, però, è che questa rassegna - equilibratissima e soprendente, decisamente più bella ed intensa sia di quella del duemiladieci che, malgrado la nostrana vittoria, del duemilasei - ha finito per illudere tutti i sognatori grazie alle prestazioni strepitose di squadre come la Colombia, l'Algeria, il Costa Rica, il Belgio, la Svizzera, per poi voltare le spalle alla meraviglia sul più bello, finendo per garantire una semifinale che è quanto di più classico e già visto si possa immaginare: Brasile contro Germania.
Se non altro, come avevo predetto e sperato Neymar finisce la partita in lacrime.
Peccato solo che non sia per questioni sportive, ma a seguito di un infortunio.
Razionalmente, spero non sia nulla di grave e che possa giocare la semifinale - che mi vedrà tifare spudoratamente per i tedeschi -: emotivamente, spero che sia presente per poter di nuovo piangere come un bambino dopo che i panzer di Loew avranno asfaltato i sogni del popolo verdeoro come la kermesse iridata pare continuare a voler fare con i miei.
MrFord
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domenica 29 giugno 2014
Saloon Mundial: traverse e nomi
La trama (con parole mie): dopo un giorno di pausa, sono iniziati gli ottavi di finale del Mondiale, regalando non poche emozioni e definendo quello che sarà il primo tra i quarti.
E se da un lato i padroni di casa - dal sottoscritto osteggiatissimi - hanno dovuto sudare fino all'ultimo contro un Cile mai domo, dall'altro i Cafeteros colombiani, trascinati da uno strepitoso James Rodriguez - un nome, una garanzia - hanno chiuso abbastanza facilmente la pratica Uruguay.
Se, per puro caso, l'Italia avesse passato il turno, non credo avrebbe avuto un fato diverso da quello della Celeste.
Io mi ci sono impegnato, a mandarla contro al Brasile.
Dal primo minuto all'ultimo rigore.
In fondo, a tentare l'impresa contro gli spocchiosi e fighetti padroni di casa, c'erano gli operai del pallone del Cile, una squadra coriacea e combattiva di quelle che piacciono a me, guidata da uno dei giocatori che più considero tra quelli che militano nel campionato italiano: Arturo Vidal.
Dovevo capirlo fin dal principio, che le cose non si stavano mettendo per il verso giusto: il gol carioca, infatti, ha portato la firma di David Luiz, insieme a Thiago Silva l'unico che salverei dalle bottigliate nella compagine di casa. Seppur sia parso più un errore della difesa Roja, che altro.
Neanche il tempo di giocare un pò a palla con il Fordino - che ha scoperto di potersi divertire anche con i tiri di piede, alimentando le mie incitazioni rispetto al vederlo giocare il Mondiale del 2030 e le imprecazioni di Julez, che quasi tutto vorrebbe tranne vederlo calciatore - e stappare una birra ed ecco giungere il pareggio della speranza, nato, tra le altre cose, da una cappella colossale della difesa verdeoro. Sanchez, insieme a Vidal il migliore dei suoi, castiga gli avversari e solleva ombre minacciose sulla squadra di casa, che comincia a sentire la partita come una sfida che si protrarrà fino all'ultimo minuto. E forse oltre.
E così è. Tanto che, ad una manciata di secondi dalla fine del secondo tempo supplementare, quando il disgraziato e sfigatissimo Pinilla centra in pieno la traversa come se il Destino avesse già deciso il da farsi, dal tavolo del ristorante cinese sono partite maledizioni su maledizioni rispetto al favoritismo che anche al cospetto dei massimi sistemi - e non parlo degli arbitri - il Brasile pare avere avuto fino ad ora.
Lo stesso Pinilla, perseguitato da una nuvola fantozziana, sbaglia anche uno dei tre rigori falliti clamorosamente dai cileni, rendendo vani i due errori brasiliani e, di fatto, aprendo la strada dei quarti ad una squadra che di favorita ha poco o nulla. Onestamente, spero che il dal sottoscritto sempre più detestato Neymar e soci possano fornire una prestazione simile il prossimo venerdì contro la Colombia, in modo da porterli vedere tornare a casa in lacrime e non alzare le braccia per formare i loro ridicoli cuoricini finto buonisti.
E proprio la Colombia sbarca per la prima volta tra le best eight di un Mondiale grazie a due reti - la prima assolutamente strepitosa - del suo asso James Rodriguez - mi ripeto: un nome, una garanzia - liquidando senza neppure troppo affanno la pratica Uruguay: la Celeste, priva dello squalificato Suarez, di idee ed energie - e noi avremmo fatto anche peggio - abbandona un Mondiale che è stato l'ombra di quello giocato da protagonisti nel duemiladieci.
Ora i Cafeteros se la vedranno con i favoriti numero uno, nella speranza che la loro corsa non si fermi e che renda giustizia ad una squadra fresca e ricchissima di talenti - molti dei quali militano nel nostro campionato, su tutti Cuadrado, autore di un assist con i fiocchi per il secondo gol di Rodriguez -: venerdì, dunque, casa Ford ed il Saloon diverranno colombiani d'adozione, coltivando il pensiero che questo debba essere il Mondiale delle sorprese e delle outsiders.
Anche quando riservano emozioni da assoluti protagonisti, come quelle dispensate dal giovane, sorprendente James.
MrFord
E se da un lato i padroni di casa - dal sottoscritto osteggiatissimi - hanno dovuto sudare fino all'ultimo contro un Cile mai domo, dall'altro i Cafeteros colombiani, trascinati da uno strepitoso James Rodriguez - un nome, una garanzia - hanno chiuso abbastanza facilmente la pratica Uruguay.
Se, per puro caso, l'Italia avesse passato il turno, non credo avrebbe avuto un fato diverso da quello della Celeste.
Io mi ci sono impegnato, a mandarla contro al Brasile.
Dal primo minuto all'ultimo rigore.
In fondo, a tentare l'impresa contro gli spocchiosi e fighetti padroni di casa, c'erano gli operai del pallone del Cile, una squadra coriacea e combattiva di quelle che piacciono a me, guidata da uno dei giocatori che più considero tra quelli che militano nel campionato italiano: Arturo Vidal.
Dovevo capirlo fin dal principio, che le cose non si stavano mettendo per il verso giusto: il gol carioca, infatti, ha portato la firma di David Luiz, insieme a Thiago Silva l'unico che salverei dalle bottigliate nella compagine di casa. Seppur sia parso più un errore della difesa Roja, che altro.
Neanche il tempo di giocare un pò a palla con il Fordino - che ha scoperto di potersi divertire anche con i tiri di piede, alimentando le mie incitazioni rispetto al vederlo giocare il Mondiale del 2030 e le imprecazioni di Julez, che quasi tutto vorrebbe tranne vederlo calciatore - e stappare una birra ed ecco giungere il pareggio della speranza, nato, tra le altre cose, da una cappella colossale della difesa verdeoro. Sanchez, insieme a Vidal il migliore dei suoi, castiga gli avversari e solleva ombre minacciose sulla squadra di casa, che comincia a sentire la partita come una sfida che si protrarrà fino all'ultimo minuto. E forse oltre.
E così è. Tanto che, ad una manciata di secondi dalla fine del secondo tempo supplementare, quando il disgraziato e sfigatissimo Pinilla centra in pieno la traversa come se il Destino avesse già deciso il da farsi, dal tavolo del ristorante cinese sono partite maledizioni su maledizioni rispetto al favoritismo che anche al cospetto dei massimi sistemi - e non parlo degli arbitri - il Brasile pare avere avuto fino ad ora.
Lo stesso Pinilla, perseguitato da una nuvola fantozziana, sbaglia anche uno dei tre rigori falliti clamorosamente dai cileni, rendendo vani i due errori brasiliani e, di fatto, aprendo la strada dei quarti ad una squadra che di favorita ha poco o nulla. Onestamente, spero che il dal sottoscritto sempre più detestato Neymar e soci possano fornire una prestazione simile il prossimo venerdì contro la Colombia, in modo da porterli vedere tornare a casa in lacrime e non alzare le braccia per formare i loro ridicoli cuoricini finto buonisti.
E proprio la Colombia sbarca per la prima volta tra le best eight di un Mondiale grazie a due reti - la prima assolutamente strepitosa - del suo asso James Rodriguez - mi ripeto: un nome, una garanzia - liquidando senza neppure troppo affanno la pratica Uruguay: la Celeste, priva dello squalificato Suarez, di idee ed energie - e noi avremmo fatto anche peggio - abbandona un Mondiale che è stato l'ombra di quello giocato da protagonisti nel duemiladieci.
Ora i Cafeteros se la vedranno con i favoriti numero uno, nella speranza che la loro corsa non si fermi e che renda giustizia ad una squadra fresca e ricchissima di talenti - molti dei quali militano nel nostro campionato, su tutti Cuadrado, autore di un assist con i fiocchi per il secondo gol di Rodriguez -: venerdì, dunque, casa Ford ed il Saloon diverranno colombiani d'adozione, coltivando il pensiero che questo debba essere il Mondiale delle sorprese e delle outsiders.
Anche quando riservano emozioni da assoluti protagonisti, come quelle dispensate dal giovane, sorprendente James.
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mercoledì 18 giugno 2014
Saloon Mundial: stelle e strisce, Belgio e sombreros
La trama (con parole mie): un'altra giornata di Mondiale è alle spalle, legata al primo giro di boa della competizione. Con lo scontro tra Brasile e Messico, infatti, si è dato inizio al secondo turno delle qualificazioni della fase a gironi. Probabilmente, entro la fine della settimana, avremo già i primi verdetti della competizione. Nel frattempo, mentre i favoritissimi carioca stentano, emergono alcune outsiders che potrebbero decisamente dire la loro nel corso della kermesse iridata.
Parliamo di Belgio e Stati Uniti, squadre apparentemente fuori da qualsiasi discorso titolato, ma che hanno tutto il potenziale per ricoprire il ruolo delle grandi sorprese.
Come è stato per l'Argentina, anche gli States, a seguito del vantaggio annunciato nel corso della stesura del mio post di ieri, sono riusciti ad imporsi - a sorpresa, a detta di molti e dei nomi in campo - sul Ghana, merito del gol lampo di Dempsey e di un botta e risposta nel finale di quelli da quasi cartone animato.
La squadra allenata da Klinsmann - uno degli ex interisti che più mi sono stati simpatici nella storia - ha carattere da vendere, e considerato l'approccio a stelle e strisce, potrebbe finire anche per qualificarsi a sopresa per gli ottavi a scapito dello spento Portogallo, con buona pace di Cristiano Ronaldo.
Staremo a vedere. In fondo, stando al tabellone, dubito che, anche nella migliore delle ipotesi, il cammino degli Azzurri e quello degli ammmeregani si incroceranno.
La partita tra Belgio e Algeria è stata curiosa.
Tutti - me compreso - si aspettavano fin da subito la conferma degli europei come di una delle realtà giovani più interessanti di questo Mondiale, eppure, al gol dell'Algeria, molti dei quotidiani nostrani si sono affrettati a titolare "tutto qui il Belgio?" e via dicendo, un pò come fecero nel duemiladieci in occasione della sconfitta della Spagna - poi laureatasi Campione - alla partita d'esordio con la Svizzera.
Peccato che, il tempo di un paio di aggiustamenti in corsa, e la squadra guidata dalla neppure troppo vecchia gloria Wilmots ha ribaltato il risultato grazie anche al contributo del partenopeo Mertens.
E pronti via, ecco gli stessi quotidiani buttarsi su titoli che quasi accreditano il merito del giovane talento fiammingo all'Italia e al Napoli.
Miracoli della Terra dei cachi.
Ma veniamo al piatto forte della giornata, il ritorno in campo del Brasile, padrone di casa e superfavorito.
La partita con il Messico inizia in sordina, con un primo quarto d'ora da noia mortale, per poi evolversi in un decisamente interessante scambio di colpi che ha portato ad un pareggio finale più che giusto. La formazione di Scolari, che dovrebbe fondamentalmente giocare sul velluto dato il divario tecnico, fatica e non poco, complici almeno cinque parate fondamentali del mio nuovo eroe Ochoa, portiere dai riflessi felini che mi stupisco sia finito a militare nell'Ajaccio, destinata il prossimo anno a militare nella Serie B francese.
Neymar dai biondi capelli, novella Georgie del Campionato del mondo accompagnata dal fratello bruto Dani Alves - davvero inguardabile in quella sorta di versione argentea - è sempre più irritante, pronto a cadere platealmente ad ogni sbuffo di vento tanto quanto a menare le mani sperando di non essere visto e commuoversi strizzando in qualche modo l'occhio ai giornalisti all'inno nazionale.
Quasi peggio dei tifosi carioca tutti pronti a mimare il cuore con le mani a favore di camera.
Pregiudizi a parte, comunque, questo Brasile mi pare tutto fuorchè temibile.
Dovesse incontrare ora Olanda o Germania, finirebbe spazzato via senza neppure troppa fatica.
A questo punto, considerato che agli ottavi il suo girone incrocerà proprio quello dei Tulipani, speriamo arrivi secondo e che Robben e soci riservino ai supponenti verdeoro un trattamento da ricordare.
MrFord
Parliamo di Belgio e Stati Uniti, squadre apparentemente fuori da qualsiasi discorso titolato, ma che hanno tutto il potenziale per ricoprire il ruolo delle grandi sorprese.
Come è stato per l'Argentina, anche gli States, a seguito del vantaggio annunciato nel corso della stesura del mio post di ieri, sono riusciti ad imporsi - a sorpresa, a detta di molti e dei nomi in campo - sul Ghana, merito del gol lampo di Dempsey e di un botta e risposta nel finale di quelli da quasi cartone animato.
La squadra allenata da Klinsmann - uno degli ex interisti che più mi sono stati simpatici nella storia - ha carattere da vendere, e considerato l'approccio a stelle e strisce, potrebbe finire anche per qualificarsi a sopresa per gli ottavi a scapito dello spento Portogallo, con buona pace di Cristiano Ronaldo.
Staremo a vedere. In fondo, stando al tabellone, dubito che, anche nella migliore delle ipotesi, il cammino degli Azzurri e quello degli ammmeregani si incroceranno.
La partita tra Belgio e Algeria è stata curiosa.
Tutti - me compreso - si aspettavano fin da subito la conferma degli europei come di una delle realtà giovani più interessanti di questo Mondiale, eppure, al gol dell'Algeria, molti dei quotidiani nostrani si sono affrettati a titolare "tutto qui il Belgio?" e via dicendo, un pò come fecero nel duemiladieci in occasione della sconfitta della Spagna - poi laureatasi Campione - alla partita d'esordio con la Svizzera.
Peccato che, il tempo di un paio di aggiustamenti in corsa, e la squadra guidata dalla neppure troppo vecchia gloria Wilmots ha ribaltato il risultato grazie anche al contributo del partenopeo Mertens.
E pronti via, ecco gli stessi quotidiani buttarsi su titoli che quasi accreditano il merito del giovane talento fiammingo all'Italia e al Napoli.
Miracoli della Terra dei cachi.
Ma veniamo al piatto forte della giornata, il ritorno in campo del Brasile, padrone di casa e superfavorito.
La partita con il Messico inizia in sordina, con un primo quarto d'ora da noia mortale, per poi evolversi in un decisamente interessante scambio di colpi che ha portato ad un pareggio finale più che giusto. La formazione di Scolari, che dovrebbe fondamentalmente giocare sul velluto dato il divario tecnico, fatica e non poco, complici almeno cinque parate fondamentali del mio nuovo eroe Ochoa, portiere dai riflessi felini che mi stupisco sia finito a militare nell'Ajaccio, destinata il prossimo anno a militare nella Serie B francese.
Neymar dai biondi capelli, novella Georgie del Campionato del mondo accompagnata dal fratello bruto Dani Alves - davvero inguardabile in quella sorta di versione argentea - è sempre più irritante, pronto a cadere platealmente ad ogni sbuffo di vento tanto quanto a menare le mani sperando di non essere visto e commuoversi strizzando in qualche modo l'occhio ai giornalisti all'inno nazionale.
Quasi peggio dei tifosi carioca tutti pronti a mimare il cuore con le mani a favore di camera.
Pregiudizi a parte, comunque, questo Brasile mi pare tutto fuorchè temibile.
Dovesse incontrare ora Olanda o Germania, finirebbe spazzato via senza neppure troppa fatica.
A questo punto, considerato che agli ottavi il suo girone incrocerà proprio quello dei Tulipani, speriamo arrivi secondo e che Robben e soci riservino ai supponenti verdeoro un trattamento da ricordare.
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venerdì 13 giugno 2014
Brasile - Croazia
La trama (con parole mie): oggi - anzi, tecnicamente ieri - sono iniziati i Mondiali di calcio. Come nel 2010 e in occasione degli Europei del 2012 anche il Saloon scende in campo per raccontare, a modo suo, la kermesse calcistica.
L'inaugurazione sul campo è stata affidata allo scontro tra il Brasile - Paese ospitante e superfavorito - e la Croazia - squadra decisamente più operaia ed assolutamente sfavorita -.
Sarebbe stato bello scrivere di una giornata diversa, di sorprese e colpi da veri Goonies.
Ma purtroppo la Realtà è sempre più dura di quanto non si voglia sperare che sia.
L'inaugurazione sul campo è stata affidata allo scontro tra il Brasile - Paese ospitante e superfavorito - e la Croazia - squadra decisamente più operaia ed assolutamente sfavorita -.
Sarebbe stato bello scrivere di una giornata diversa, di sorprese e colpi da veri Goonies.
Ma purtroppo la Realtà è sempre più dura di quanto non si voglia sperare che sia.
Forse in giornate come quella appena trascorsa non sono nel mood migliore.
Forse sono cambiato, dai tempi in cui pensavo che l'estro fosse tutto, e che era giusto che i geni avessero la strada in discesa rispetto a tutti gli altri poveri stronzi attorno.
Avrei voluto anche scrivere un post diverso, per inaugurare i Mondiali 2014, pronti a travolgere casa Ford e solleticare la passione per il calcio che ho sempre coltivato, fin dai tempi della Lorenteggio - mia squadra all'epoca delle elementari - e di Holly&Benji.
Ma dopo una giornata pesante come quella che è stata, non ce la faccio proprio.
Avrei sperato di poter coltivare una piccola rivincita "sul campo" almeno in serata, e pubblicare un post solo con la foto qui sopra, nel momento della beffa maggiore per il Brasile superfavorito, in svantaggio grazie ad un autogol clamoroso del fresco campione d'Europa con il Real Madrid - altra superfavorita - Marcelo.
E invece nulla, anche questa volta, ed anche in questo caso, la Realtà dei favoriti, dei più forti, del già scritto ha portato a casa - con fatica, almeno - il suo bottino.
Complici un colpo da biliardo ed un rigore - assolutamente e vergognosamente regalato all'irritante Fred - di Neymar ed un ribaltamento di fronte dell'altrettanto fastidioso Oscar.
Ed io, che non ho mai parteggiato particolarmente per la Croazia - che, comunque, ha regalato ai Ford una vacanza splendida qualche anno fa -, mi sono ritrovato biancorosso dentro sperando in una clamorosa quanto improbabile rimonta, per zittire quell'aura di superiorità mascherata da allegria posticcia dei verdeoro: sono stanco dei favoriti.
Stanco che le cose vadano come devono andare, e che le croazie di turno si debbano accontentare abbassando la testa al Destino e ai loro avversari.
Stanco dei funamboli dalla caduta facile come il già citato Neymar, che piroetta come una ballerina troppo tatuata al primo soffio di vento e allarga i gomiti appena può, sperando di non essere visto dall'arbitro.
Stanco di vedere chi si sfianca e getta il cuore oltre l'ostacolo fermato dall'ordine costituito e dall'ovvietà dello scorrere degli eventi e di chi alza gli occhi al cielo come se tutto fosse un regalo divino, come se un presunto dio avesse già scelto da che parte stare.
Forse sono troppo arrabbiato.
Forse sono solo invidioso.
Forse tante cose.
Ma non mi importa.
Vaffanculo, Brasile. Vaffanculo Neymar, e Fred, e tutti voi fenomeni del pallone, tatuati per moda e pettinati come attori.
Non avrete mai lo spessore dei veri geni. Dei Pelè, dei Best e dei Maradona.
O dei Roberto Baggio. Che, tra l'altro, il Mondiale non l'ha neppure mai vinto.
Quelli sì, che il loro posto ed il loro talento se li sono meritati.
Voi siete solo un circo posticcio e fighetto, dei buonisti timorati di dio aiutati dagli uomini di "buona" volontà.
Come gli arbitri. Che qualcosa di divino, di fatto, ce l'hanno.
E vaffanculo anche ai miei amici per una notte croati, che non ce l'hanno fatta.
A Pletikosa che è alto sei metri, e non allunga abbastanza le mani sul rigore dell'odioso simbolo carioca e sul contropiede di Oscar, benedetto dai suoi difensori troppo arrendevoli.
Se questo è il Mondiale, ci sarà da lottare.
Ma se il potere costituito, dio e il Brasile pensano che per questo io mi arrenda, e smetta di cagare sangue in compagnia degli outsiders, si sbagliano di grosso.
Perchè c'è un vaffanculo pronto anche per loro.
Ed è sicuramente più grosso e schiacciante di un tre a uno talmente bugiardo da farmi quasi ben sperare per il futuro prossimo.
MrFord
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