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domenica 11 ottobre 2015

Get me out!

La trama (con parole mie): in occasione della coda dei festeggiamenti per il compleanno di mio fratello, in casa Ford si è deciso di vivere un'esperienza nuova, e testare sulla pelle il concetto di escape room, tipologia unica di gioco live che dopo aver raccolto grandi successi nel mondo sta cominciando a ritagliarsi il giusto spazio anche qui in Italia. In quattro, dunque, ci siamo avventurati nella sezione "The prison" dello spazio Get me out a Milano: un'ora a disposizione, quattro celle, un secondino, una serie di operazioni da compiere comunicando da un cubicolo all'altro cercando di trovare la forza decisiva nella squadra.
Saremo riusciti a compiere l'impresa e ad evadere dalla prigione, o la sedia elettrica avrà scritto la parola fine all'avventura?







Quando, ormai sei anni fa, per festeggiare i trent'anni del sottoscritto Julez organizzò in modo che potessi partecipare ad un mini corso di wrestling, mio fratello fu l'unico a parte lei ad abbandonare ogni indugio e prendere parte all'esperienza, regalando anche alcune chicche come il suo impagabile ricadere sul ring a peso morto, in pieno stile sacco di sabbia.
Per i suoi trent'anni, dunque, in casa Ford abbiamo pensato a qualcosa che potesse essere ricordato come un'esperienza, contando più sul fascino dei ricordi che degli oggetti: considerata la crescente attenzione posta alle escape room, nate soltanto da poco qui in Italia ma in Europa e nel mondo già note e rodate da tempo, abbiamo optato per una soluzione che, di fatto, potesse unire la passione per il Cinema alla vita vissuta.
Dunque, grazie ai ragazzi di Get me out, abbiamo potuto testare l'esperienza del film carcerario d'evasione nella stanza The prison, una delle tre per ora allestite - le altre due, The Room, dedicata principalmente agli enigmi, e The clinic, ispirata da titoli come Saw, tutte disponibili in versione normale e horror, che prevede l'aggiunta di un attore pronto a rendere più difficile il compito ai "prigionieri" -: vestiti di tutto punto con le classiche tute arancioni ed imbucati in quattro celle singole, con a disposizione un solo oggetto a testa, abbiamo affrontato la sfida sulle note del fischiettare del secondino - un plauso a chi l'ha interpretato, duro ma non eccessivo e perfettamente in linea con la parte - ispirate alla Elle Driver di Kill Bill a partire dall'ispezione dei nostri "alloggi" fino alla comunicazione tra noi, attenti a non attirare troppo l'attenzione del carceriere.
Il risultato è stato un'ora di divertimento unico e senza precedenti, con un crescendo legato al gioco di squadra ed alla location, ed al passaggio da una prima parte ambientata all'interno delle celle ad una seconda, una volta aperti i cancelli delle stesse, dedicata al tentativo di fuga vero e proprio: non sono mancate le chicche - il fatto che mio fratello fosse mezzo sbronzo appena siamo arrivati, tanto da farsi immediatamente etichettare dal secondino, per dirne una, o la chiusura finale con quel laconico "Gli ho già sparato" pronunciato dal sottoscritto neanche fosse l'eroe di un film action - e la promessa di tornare per testare le altre due stanze o far provare questa prigione a tre malcapitati per la prima volta - il limite, purtroppo, delle escape room, è che di fatto non potrebbero essere rigiocate, essendo a conoscenza degli enigmi che si trovano all'interno -, anche e soprattutto perchè, nonostante le difficoltà, ad un minuto e mezzo circa dalla fine del tempo a disposizione, siamo riusciti a portare a termine l'evasione unendo, di fatto, la capacità di fare da capro espiatorio di mio fratello, l'abilità logica delle due signore Ford e la componente fisica messa dal sottoscritto, finendo per ricevere i complimenti del "secondino" che ci ha confermato quanto il trend di evasione dalla Prison Room sia quello di missione riuscita per una squadra su trenta.
Di fatto, comunque, a prescindere dalla location e dalla gestione - davvero ottime -, dall'atmosfera e dalla tensione crescente, dalla partecipazione alla sensibilizzazione rispetto al gioco di squadra, la cosa più bella resta sempre aver provato una nuova esperienza accanto a qualcuno che ami, e che è parte della tua vita.
Un pò quello che accade per i grandi viaggi o le esperienze più importanti.
Ed è bello che a volte, come in questi casi, tutto sia un gioco e si possa immaginare, per una volta, di essere gli attori di uno dei film che tante volte abbiamo ammirato sullo schermo.




MrFord




P.S. Per chi ha la possibilità di passare da Milano, l'esperienza è consigliatissima. Le informazioni possono essere recuperate su www.getmeout.it.






domenica 20 settembre 2015

Expo-Saloon

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La trama (con parole mie): la scorsa domenica, affidato il Fordino alle mani esperte della mitica suocera Ford, il Saloon si è trasferito per una giornata intensa che ha riportato i suoi occupanti indietro agli anni dei viaggi in coppia all'Expo, evento straordinario che, da milanese, ero quasi in dovere di osservare e vivere da vicino.
Il risultato, per quanto anarchico e decisamente pane e salame - come è giusto che sia per gente come noi -, è stato senza dubbio interessante, pronto ad entrare a far parte del novero di esperienze che è un bene si siano vissute direttamente sulla pelle.


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La prima impressione che io e Julez abbiamo avuto, alle spalle un viaggio in treno di chiacchiere senza alcuna interruzione da parte del Fordino - scoperto il piacere della favella, ormai chi lo ferma più!? -, è stata la stessa avuta nel corso di una delle nostre plurime escursioni a Gardaland di qualche anno fa, quando la pioggia mise in fuga molti dei visitatori del parco permettendoci di godere delle attrazioni acquatiche e non più e più volte di seguito senza alcuna attesa: il diluvio universale, infatti, che ha avvolto Milano domenica scorsa ha trasformato le code per l'ingresso ad Expo 2015 che avevo visto - con un filo di sudore pronto a comparire sulla fronte - nelle foto online in una sorta di deserto - o quasi - dei tartari sferzato da un nubifragio che faceva temere acquitrini nelle scarpe e microclima tropicale sotto le cerate.
Eppure, più che scoraggiati eravamo elettrizzati.
Visitare l'esposizione universale con meno della metà della gente che ci saremmo aspettati di trovare era già un ottimo inizio, reso ancora migliore da un'abbondante dose di patatine fritte belga ingurditate a tempo di record prima della visita al padiglione fiammingo con tanto di sperimentazione dell'ottima birra locale Delirium Tremens, con la sua bottiglia decisamente inusuale per una doppio malto - bianca con etichetta blu ed animali in stile indiano capeggiati da un elefante rosa -: peccato - almeno dal punto di vista del "traffico umano" - che l'illusione del tempo poco clemente abbia finito per durare il tempo del giro nelle "Fiandre", e giusto attraversato il Decumano per approcciare il padiglione di Angola, con il sole che tornava a fare capolino tra le nuvole, e di fatto l'assalto delle folle all'Expo era ripreso a pieno regime.
Anche questo, però, non ha frenato gli entusiasmi: a prescindere dalle visite ai padiglioni - poche, considerato che il meglio era quasi sempre costituito dalle strutture esterne e che avendo solo una manciata di ore a disposizione spararsi quattro o cinque ore di coda per visitare le installazioni più gettonate come Giappone e Italia appariva da suicidi -, abbiamo deciso di goderci questo evento in modo assolutamente randomico ed improvvisato, passando dall'aperitivo in zona Vietnam - gamberi fritti ed involtini vietnamiti, sempre ottimi - al pranzo appena fuori un altro dei settori inaccessibili, quello della Thailandia - pollo al curry in due varianti -, scegliendo i settori con meno turisti pronti all'assedio - Sudan, Irlanda, Brunei, Samoa e via discorrendo -, scoprendo chicche come le sarte artigianali nella zona ungherese o Dracula ed i suoi colleghi cavalieri medievali - uno dei quali battagliava selvaggiamente con uno smartphone - nella zona dedicata alla Romania, buttando nel mezzo un'ottima birra scura allo stand Poretti ed un rapido dietro front al cospetto dell'infighettato ed intasato di francesi bar a tema Martini prima di giungere all'area russa - con tanto di assaggio dell'ottima vodka Beluga, delicatissima e consigliatissima, nonostante il prezzo - e concederci una parentesi splatter appena usciti dal padiglione USA - ma di questo terremo segreti i dettagli io, Julez e la mappa di Expo -.
Il tempo di sconvolgersi per le code assolutamente da fantascienza ai padiglioni di Giappone, Brasile, Nepal e Italia, assistere all'esplosione delle fontane di fronte all'Albero della vita - fortunatamente non quello di Malick - e giocare un pò con le particolarissime sedie rotanti fornite dalla Coca Cola, ed ecco una parentesi cinematografica scovata grazie alla signora Ford, che attratta da un piccolo settore coordinato dall'Unione Europea mi ha convinto ad assistere alla breve ma decisamente piacevole visione de La storia di Sylvia e Alex, corto animato che l'UE ha realizzato con l'intento di sensibilizzare al dialogo che dovrebbe intercorrere tra l'agricoltura e la ricerca scientifica.
E mentre la consapevolezza e la percezione di essere giunti al limite per la giornata, con la mancanza del Fordino a bussare ad ogni rimando ai suoi nuovi modi di dire e di porsi, cominciavano a farsi strada prepotentemente, ecco l'ultima chicca di questa esperienza esplodere di fronte ai nostri occhi: all'esterno del padiglione del Kazakistan, prossimo Paese organizzatore dell'Esposizione universale - ed un altro impossibile da visitare previa coda più che consistente -, un cantante carichissimo con una giacca viola visibile probabilmente già da Malpensa.
Non ho assolutamente idea di cosa si trovi all'interno della struttura, ma già da quell'esibizione, per me i kazaki escono vincitori a mani basse da questa manifestazione.
Una deviazione alla zona patatine belga per la seconda volta, ed il viaggio di ritorno ha assunto una connotazione molto più facile di quanto non potesse sembrare al momento di prendere la decisione di tornare a casa.
A prescindere dai significati politici, economici e sociali di un avvenimento di questa portata, per i Ford la visita all'Expo è stata principalmente una giornata in cui dimenticarsi di tutto tranne che della sensazione di viaggiare insieme, di sapere che c'è qualcuno, nel mondo, che a prescindere dal luogo e dal contesto, riesce a trovare un equilibrio tale con te che lo vivi grazie al quale è possibile superare confini e restare saldi ed al sicuro nel proprio mondo ad ogni latitudine.




MrFord




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martedì 15 luglio 2014

Saloon Mundial: Brasile 2014

La trama (con parole mie): avendolo seguito così da vicino, non potevo salutare il Mondiale appena conclusosi con la vittoria della Germania senza un post che ripercorresse le sue tappe più importanti - o almeno, quelle fondamentali per il sottoscritto -.
E' stata senza dubbio una kermesse combattuta, ricca di sorprese e delusioni, forse la migliore - insieme, per ragioni affettive, a quella del duemilasei - dal novantaquattro a questa parte.
L'appuntamento ora è tra due estati per gli Europei, e in Russia, nel duemiladiciotto.
Nel frattempo, come se fosse un film, ripercorro quello che è stato un mese all'insegna del pallone.







Non posso non cominciare, in questo senso, dalla partita inaugurale, giunta in un giorno lavorativamente molto pesante per il sottoscritto, arrivato a sera con la voglia di rivalsa di ogni outsider che si rispetti.
Purtroppo, i sogni di gloria sono rimasti inespressi - complice anche un arbitraggio più che scandaloso -, e Brasile - Croazia ha rappresentato una delle incazzature più feroci del Mondiale.






Fortunatamente la sofferenza è stata quasi immediatamente mitigata grazie alla debacle della Spagna Campione uscente - in tutti i sensi, di cui parlerò a breve -, in una partita già cult simboleggiata da un gol in pieno stile Holly&Benji di Van Persie, tra i più belli del Mondiale.






Questo torneo, però, è stato senza dubbio quello dei portieri: le emozioni più grandi ed i personaggi più incredibili sono stati quelli tra i pali.
Ochoa, istintivo e decisamente improvvisatore, attualmente senza contratto, è diventato da subito - con il suo Messico - uno degli eroi di casa Ford.
Peccato solo che il cammino dei Sombreros si sia interrotto brutalmente agli ottavi di finale.







La Spagna spocchiosa e radical chic del tiki-taka, invece, con la sua clamorosa eliminazione è stata una delle più grandi gioie del Mondiale. Conferma della maledizione che, dopo Francia '98, ha cominciato a colpire l'edizione successiva tutte le compagini detentrici del titolo.
Cinque pere dall'Olanda, due dal Cile, un'inutile vittoria contro l'Australia.
Roja quasi peggio dell'Italia, che è tutto dire.






Proprio l'Italia, dopo un'incoraggiante vittoria con l'Inghilterra al debutto - e, forse, una fiducia eccessiva nei propri mezzi maturata proprio a seguito di quel risultato - finisce praticamente peggio che nel duemiladieci, per la seconda volta successiva eliminata nella fase a gironi, tra polemiche e poco carattere.
Unico ricordo, il siparietto del morso di Suarez a Chiellini.






Chiuso il discorso gironi, ecco che la Colombia - una delle squadre ad aver espresso il calcio migliore - stende il tappeto rosso della ribalta al suo astro, il mio omonimo James Rodriguez, capocannoniere del torneo ed autore di una delle reti più spettacolari della rassegna, negli ottavi di finale contro l'Uruguay.
Peccato per come sia andata ai quarti, perchè la mia finale da sogno avrebbe avuto da una parte senza dubbio i Cafeteros.






Gli ottavi hanno rappresentato anche la seconda grande incazzatura del sottoscritto rispetto all'evoluzione di quello che pareva il Mondiale delle sorprese che, al contrario, si divertì a ridefinire una geografia molto più consona ai luoghi comuni del calcio. Il Brasile - che pagherà con gli interessi in seguito - supera ai rigori il combattivo Cile che, sul finire del secondo tempo supplementare, colpisce una traversa clamorosa con Pinilla, che finirà per tatuarsi anche l'immagine di quello stesso momento.






Allo stesso modo viene beffata la Svizzera, che vede infrangersi sul palo e con una carambola da fantascienza il sogno di portare ai rigori nientemeno che la celebrata Argentina di Messi - che sconterà anch'ella, pur se in misura minore rispetto al Brasile -.
Va detto che anche l'Algeria, indomita e combattiva, non avrebbe meritato l'uscita. Peccato.
Sogno ancora un Mondiale tutto di outsiders.






Con i quarti, però, la musica cambia, e il dio del calcio pare riconoscere il suo debito rispetto al Saloon e alle maledizioni lanciate nel corso della prima parte del torneo.
Neymar, uno dei giocatori che più detesto nel panorama calcistico, finisce anzitempo la sua avventura a seguito di una frattura ad una vertebra rimediata dopo una ginocchiata del colombiano Zuniga.
Avrei preferito vederlo uscire in lacrime dal campo con le sue gambe dopo una sconfitta, ma me lo sono fatto bastare.














Scrivevo poco sopra che questo è stato, senza dubbio, il Mondiale dei portieri: da Neuer, strepitoso estremo difensore con ambizioni offensive tedesco premiato come il migliore della competizione alla sorpresa felina Navas, capace di portare il Costa Rica quasi in semifinale, fino al personaggio Krul, entrato proprio per l'occasione dei rigori contro gli appena citati centroamericani e protagonista di un duello con i tiratori avversari da urlo.
Spocchioso e con il fare da duro di periferia, il suo incedere verso i malcapitati rigoristi con la mimica che pareva dire "Ma tu davvero vuoi segnare a me?" neanche fossimo in Taxi driver rappresenta una delle immagini più cult del Mondiale.






Con la Colombia, ricorderò anche il Belgio, tra le protagoniste di Brasile 2014: la squadra di Wilmots - grande ex giocatore - ha mostrato bel gioco, talento da vendere, grinta ed un potenziale futuro enorme. Peccato che abbiano pagato - sempre come la Colombia - il prezzo dell'inesperienza nei quarti di finale contro l'Argentina.
Spero davvero si possano rifare tra due anni, all'appuntamento con l'Europeo.










E' con le semifinali, che cominciano ad arrivare le vere soddisfazioni, ripagando tutte le delusioni precedenti: il Brasile, privo di Neymar e Thiago Silva - ma non sarebbe cambiato l'esito dell'incontro, se non nel risultato - subisce un clamoroso sette a uno dalla Germania in semifinale, un evento mai verificatosi nella Storia del Mondiale.
Una debacle clamorosa, che lascia di stucco perfino gli spettatori - come i Ford - che tifavano spudoratamente contro i verdeoro.
Come se non bastasse, nella finalina per il terzo e quarto posto, l'Olanda - eliminata ai rigori dall'Argentina nell'altra semifinale in una delle partite più brutte della rassegna iridata - regala una seconda pettinata a Neymar e soci, chiudendo, di fatto, la loro epoca prima ancora che possa considerarsi iniziata.






La finale è storia recente.
La Germania agguanta il suo quarto titolo raggiungendo l'Italia - che pare, ormai, in un'altra epoca e su un altro pianeta calcistico - grazie ad un progetto tecnico a lungo termine tra i migliori al mondo, con una rosa giovanissima e pronta a dare ancora tantissimo a questo sport, al termine di una delle finali più combattute ed intense tra quelle delle edizioni recenti.
Per quanto mi riguarda, e nonostante l'uscita di scena delle mie favorite - parlo di Algeria, Colombia e Belgio, ma anche dell'Olanda, a conti fatti - questo è stato un Mondiale molto divertente ed emozionante, che mi sono goduto dall'inizio alla fine e che, nonostante il ritorno al grande amore per il Cinema, mancherà davvero al bancone del Saloon.
Ma come tutte le cose, è giusto che si scriva la parola fine e si vada avanti.
In fondo, quattro anni passano più in fretta di quanto si possa pensare.



MrFord


venerdì 27 giugno 2014

Saloon Mundial: ultimo giro di giostra

La trama (con parole mie): con oggi è terminata la prima fase di questo sorprendente Mondiale carioca. Gli ultimi quindici giorni sono stati un'altalena clamorosa di emozioni, delusioni, conferme e per l'apputo sorprese. Per quanto mi riguarda, e considerato il tabellone degli ottavi di finale, spero proprio che le stesse siano appena all'inizio.
Saluta dunque quella che doveva essere una delle star indiscusse, Cristiano Ronaldo, mentre giunge per la prima volta nella sua storia oltre la selezione a gironi l'Algeria, squadra totalmente outsider.
Per situazioni del genere metterei la firma ogni giorno.









Nel pomeriggio si sono sfidate, accompagnate dalle voci di un biscotto, anche Germania e USA, che dal canto loro hanno reso onore al campo e consegnato altri due nomi alle sedici compagini rimaste in gara. Peccato soprattutto per il Ghana, che proprio contro i tedeschi aveva fatto vedere ottime cose. Sono convinto, invece, che gli States allenati da Klinsmann potranno almeno tentare di dire la loro al prossimo turno: la corazzata tedesca è al contrario una certezza, e ho come l'impressione che per l'ennesima volta la vedremo figurare tra le prime quattro.








La serata ha visto invece la definitiva consacrazione del Belgio di Wilmots, che con tre vittorie su tre partite si candida a sorpresa numero uno del Campionato del mondo: ragazzi giovani, ben allenati ed animati da una fame ed uno spirito ben diversi da quelli mostrati dai nostrani talenti da Terra dei cachi.
Insieme all'Olanda, è forse la squadra che mi piacerebbe di più vedere in finale.








La sorpresa più bella della giornata, comunque, è giunta dall'Algeria, che lottando su ogni pallone - pur priva di uno stile da elite del calcio e non esente da trovate ben oltre il regolamento - e mostrando attributi notevoli, elimina con un pareggio decisamente interessante la Russia di Fabio Capello, che dovrà - sempre che venga confermato - rifondare la squadra in vista dell'impegno da organizzatrice del prossimo Mondiale, tra quattro anni.
Ennesima outsider, dunque, a raggiungere gli ottavi: il Saloon festeggia.

E proprio parlando della fase ad eliminazione diretta, giungiamo ad affrontare la seconda parte della competizione: probabilmente, alla vigilia di questa rassegna, nessuno si sarebbe aspettato un tabellone di questo genere. Ma il bello è anche sovvertire le regole, in fondo.
Dunque avremo Brasile-Cile, Colombia-Uruguay, Germania-Algeria e Francia-Nigeria da un lato e Olanda-Messico, Costa Rica-Grecia, Svizzera-Argentina e Belgio-USA dall'altra.
Sulla carta, a questo punto, le due semifinali più accreditate sono Brasile-Germania e Olanda-Argentina. Ma spero vivamente che possa non essere così.
Dovessi scegliere con il cuore e la voglia di rivoluzione calcistica, sceglierei Colombia-Algeria e Olanda-Belgio. E sarebbe davvero un bel vedere, in barba ai fenomeni e al calcio che conta.
Nel frattempo, domani - tecnicamente oggi - sarà il primo giorno di pausa del Mondiale.
Nessuna partita prima di sabato, e dunque, almeno per un giorno, il Saloon tornerà al caro, vecchio, buon Cinema.



MrFord
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