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mercoledì 6 luglio 2016
Euro 2016: quarti di finale
La competizione calcistica più importante del Vecchio Continente, giunta a ruota dell'ormai clamorosa debacle dell'Argentina targata Messi in Coppa America, prosegue la sua marcia verso la finale di domenica: i quarti, che hanno visto scontrarsi le migliori otto squadre europee, non hanno risparmiato emozioni, sorprese e conferme.
Si è cominciato con lo scontro che ha visto giungere ai rigori Polonia e Portogallo, la prima forte di un'ottima organizzazione e finalmente spinta da un Lewandowski come se lo ricordano gli appassionati di Champions League e la seconda che, quasi inaspettatamente e con un Cristiano Ronaldo senza dubbio spaesato e giù di tono - come spesso accade con la Nazionale -, finisce tra le prime quattro del torneo pur non avendo mai vinto una partita nel corso dei novanta minuti regolamentari.
I lusitani, infatti, hanno collezionato cinque pareggi in cinque partite, e proprio per questo motivo - oltre al letargo dal quale potrebbe svegliarsi all'improvviso CR7 - potrebbero finire per risultare addirittura i più pericolosi rispetto alla vittoria finale, anche se, a ben guardare, dopo la Francia rappresentano la squadra che meno mi piacerebbe veder trionfare.
Sulla strada di Parigi, però, troveranno un Galles tra le sorprese più belle dell'Europeo, trascinato senza dubbio dal talento di Bale ma espressione di una collettività che, in questo momento della Storia del calcio, pare essere nettamente più importante del talento individuale: ne sa qualcosa il Belgio, che dopo aver fatto la grande con le piccole finisce pettinata da Bale e soci anche peggio di quanto non fosse accaduto con l'Italia una ventina di giorni fa.
Un tre a uno perentorio nonostante le occasioni fiamminghe ed il grandissimo gol del momentaneo vantaggio firmato da Nainggolan - una delle reti più belle del torneo -: i gallesi hanno reagito con palle, decisione e compattezza, mettendo a segno tra l'altro tre reti di pregevole fattura - menzione d'onore per lo splendido secondo gol, che probabilmente frutterà allo svincolato Robson Kanu un contratto niente male per la prossima stagione -, muovendosi quasi come un'unica entità.
Pare essere questa, la lezione più grande che al momento sta dando questo Europeo: a prescindere dai singoli e dal loro talento, senza squadra non si va avanti.
A proposito di squadra, l'Italia sorprendente di Conte - alla quale non avrei dato due lire all'inizio di questo Europeo - ha salutato la competizione giocando quasi alla pari con la Germania Campione del Mondo cedendo solo ai rigori ad oltranza, spezzando i sogni che si erano piano piano materializzati di tanti appassionati e non nelle ultime settimane.
Un peccato, perchè ad un certo punto della sequenza dei rigori avevamo la partita in pugno, ed il tanto discusso errore di Pellè dal dischetto ha finito per condizionare una serie di tiri comunque emozionantissima, ricca di errori e ribaltamenti di fronte: personalmente, soprattutto sul momento, ho pensato che il nostro numero nove doveva essersi rincoglionito, per farsi beffe di Neuer per poi sbagliare clamorosamente il rigore dando il via alla "rimonta" teutonica, ma non avevo idea del circo mediatico e di ignoranza che si è scatenato nei giorni successivi all'indirizzo del suddetto Graziano Pellè.
Senza dubbio fare il fenomeno quando non lo sei è un peccato, ma è altrettanto vero che, se l'attaccante avesse piazzato la palla in fondo al sacco e fossimo approdati in semifinale, sarebbe diventato una sorta di eroe nazionale come lo sono stati i paladini del "cucchiaio" Totti e Pirlo prima di lui, entrambi proprio nel corso di un Europeo.
Ho trovato estremamente fastidioso notare il rancore, la violenza e l'odio espressi nei confronti di un calciatore - che non ha ammazzato nessuno, ha solo commesso un errore madornale sul lavoro come potrebbe capitare a noi tutti - fino a qualche minuto prima molto amato dal pubblico, divenuto bersaglio soprattutto dei non appassionati e critici di calcio che dicono di non seguire e detestare questo sport per poi finire ad alimentare discussioni infinite in casi come questo o esaltare le favole delle outsiders come Galles e Islanda, tanto quanto a saltare sul carro dei vincitori nel caso in cui tutto vada bene.
Bella la vita, così.
Personalmente, non ho patito più di tanto l'eliminazione: ormai ho vissuto un buon numero di Mondiali, Europei e Champions, e so che lo sport, come la vita, è fatto più di sconfitte che di vittorie, e rende queste ultime ancora più dolci proprio grazie alle cadute.
Ho patito, invece, l'ignoranza che, come popolo, spesso e volentieri ancora mostriamo anche quando ci confrontiamo con quello che è, a conti fatti, un divertimento.
E come per il senso civico, anche in questo caso - e senza retorica da finti alternativi - dovremmo prendere lezioni dagli islandesi, che con dignità escono dalla competizione eliminati da una Francia troppo forte per i loro mezzi - per la prima volta nel corso di questo torneo emersi in tutti i giusti limiti del caso - ed il giorno successivo, al ritorno in patria, accolti come se avessero vinto non uno, ma due o tre Europei.
E non accolti in quel modo solo perchè hanno compiuto un'impresa storica per un Paese che neppure troppi anni fa viveva il calcio solo come uno sport non professionistico, ma perchè espressione di un grado di civiltà distante galassie dal nostro.
Con questa sera, dunque, accediamo alla fase finale del torneo, con la semifinale a sorpresa tra le già citate Portogallo e Galles, mentre domani andrà in scena il classico tra Francia e Germania: personalmente, spero in un miracolo dei gallesi, e non per radicalchicchismo forzato.
Più che altro, comunque, continuerò a sperare in emozioni e calcio giocato fino all'ultimo secondo.
Fatto di sconfitte - tante -, di vittoria - una -, e di vita.
MrFord
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