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giovedì 5 luglio 2018

Thursday's child







Nuova settimana delle uscite che capita giusta giusta con il break tra ottavi e quarti di finale del Mondiale, e che più che dei film farà discutere a proposito delle interessanti visioni di questo vecchio cowboy e di Cannibal Kid che pare avere l'ospite della settimana, Antonella.
Preparatevi alle sorprese!



"Con Ford e Cannibal alle calcagna, non mi resta che fuggire!"

Stronger

"Ed ecco un bel momento romantico per quel cuccioloso di Cannibal."

Antonella: Stronger sarà uno di quei film che commuoverà solo gli animi più sentimentali, come quello di Cannibal Kid, o anche gli animi più cinici, come quello di Mr. Ford? Quel che è certo è che il film merita di essere visto per la presenza di Jake Gyllenhal, uno degli attori più bravi e meno considerati di Hollywood, tant'è che per questo ruolo (un ragazzo rimasto paralizzato durante l'attentato di Boston) non si è beccato nemmeno una candidatura agli ultimi Academy Awards…
Cannibal Kid: Cos'è questa storia che io sarei un animo sentimentale? E Ford, il paparino più tenero della blogosfera, sarebbe cinico?
Mi sa che Antonella ha invertito i nostri ruoli. Fatto sta che sono così sentimentale che questa drammatica storiona vera non è riuscita a commuovermi, o anche solo a emozionarmi un pochino. Stronger, né brutto né bello, mi ha lasciato talmente indifferente che non c'ho nemmeno avuto voglia di scrivere una recensione, né tantomeno incazzarmi per la mancata candidatura agli Oscar del sottovalutato Jake Gyllenhaal che, per quanto qui se la cavi ancora una volta più che bene, non meritava una nomination per quello che è uno dei film più ruffiani e meno memorabili della sua per il resto grandiosa carriera.
Ford: a dire il vero io sono chiaramente un finto cattivo sentimentale mentre Cannibal un finto bimbominkia innocuo in realtà spietato, quindi forse potrei apprezzare più io questo film, che comunque mi ispira pochino, devo ammetterlo. Quello che è certo è che Gyllenhaal, uno dei pochissimi attori a mettere d'accordo me e Peppa, potrebbe valere da solo la visione.

Unsane

"Hey Ford, qui c'è una che dice che sei radical chic: dev'essere proprio unsane!"

Antonella: Steven Soderbergh ha avuto una carriera molto variegata e secondo me ha diretto anche pellicole discutibili, noiose e un po' pretenziose. Il trailer di questo film sembra, però, molto promettente ed essenzialmente per tre motivi: la suspense, Claire “Elizabeth II” Foy, e il tema dello stalking. Sicuramente è il film più interessante della settimana.
Cannibal Kid: Steven Soderbergh è un regista distontinuo, ma di lui ho sempre apprezzato la voglia di sperimentare, cambiare stile e provare cose nuove. In pratica, l'esatto opposto del conservatore Mr. Ford. Con questo Unsane ha avuto l'insana idea di girare un film tutto con l'iPhone, che poi a ben vedere non è così insana ma è anzi la cosa più interessante della pellicola, insieme all'ottima interpretazione della bravissima Claire Foy, oggi una delle migliori attrici del mondo. Peccato solo che la sceneggiatura sia alquanto banalotta e la pellicola nel complesso non si riveli granché memorabile. Infatti manco ho scritto una rece, almeno per ora.
Ford: preso dalla kermesse dei Mondiali, sono rimasto clamorosamente indietro rispetto alle visioni di questo periodo, e sarà ormai una ventina di giorni che nessun film mette piede in casa Ford. Certo, nonostante Soderbergh sia da sempre un regista potenzialmente interessante, non mi pare di essermi perso molto. Un pò come quando, tornando sulla blogosfera, vado a leggere il blog del mio rivale.

La prima notte del giudizio

"Per guardare un film consigliato da Cannibal, devi quantomeno farti con tutta questa roba!"

Antonella: Con l'aria che tira ultimamente in Italia, questo film potrebbe mettere strane idee in testa a qualcuno… comunque rispetto ai film precedenti della saga, questo capitolo sembra essere stato ispirato da Get Out e sembrerebbe avere un risvolto problematico e politico più interessante. La verità, però, è che se vedo un film horror non dormo per una settimana, per cui è estremamente improbabile che lo veda…
Cannibal Kid: Ford, abbiamo trovato qualcuno più fifone di te!
La notte del giudizio come saga mi piace più nelle intenzioni di fare un tipo di thriller-horror bello cattivo e molto politico, che non nei risultati, visto che il primo film era abbastanza buono mentre gli altri due erano delle robette così così, però credo continuerò a seguirla.
Ford: la saga de La notte del giudizio è una di quelle cose wannabe cult che comunque non disturba troppo, e che si spera sempre di vedere in modo che intrattenga e porti, magari, in dono qualche riflessione un pò più profonda della pura e semplice violenza a nastro. Un tentativo lo si farà, cercando di non essere troppo spietati nel giudizio.

Prendimi

"Ford Hamm, ti tengo lontano da me con questo getto di radicalchicchismo!"

Antonella: Non è molto chiaro in cosa consista il gioco su cui si fonda la trama del film e questo mi sembra un punto a suo sfavore, il cast però è di tutto rispetto e Cannibal Kid non potrà non vederlo visto che uno dei protagonisti è il suo rimpianto “Mad Man” Jon Hamm.
Cannibal Kid: Il gioco è molto semplice da spiegare: si tratta dell'evergreen “ce l'hai”, cui credo abbiano giocato i bambini (e non solo) di qualunque generazione. Sia i più giovani come me, che i più vecchi come Ford. E credo anche Antonella. Jon Hamm mostra qui il suo lato più comedy e sia per lui, che per l'assurdità della trama, anche questo film non me lo voglio perdere. Però, mica male questa settimana! T'è andata bene, Antonella. Hai per caso stretto un patto con i distributori? O con Satana?
Ford: io mi prendo, nel dubbio che questo film sia l'ennesima porcata Cannibal style, almeno due o tre cocktails per affrontare la visione. Poi si vedrà.

Estate 1993

"Ford è al volante. Ho dovuto assumere le stesse sostanze di chi ha guardato il film consigliato da Cannibal."

Antonella: Un film spagnolo che probabilmente vedranno soltanto i cinefili più radical chic, come Mr. Ford. Il titolo e la locandina apparentemente fanno pensare ad una pellicola spensierata ed invece non ci si potrebbe sbagliare di più... forse è persino più straziante di Oliver Twist. Insomma, da non vedere in vacanza se non volete rovinarvela.
Cannibal Kid: Antonella che dà del radical-chic a Mr. Ford è la mia nuova eroina. Muchas gracias.
Quanto al film, nonostante il titolo 90s cannibalesco, dal trailer sembra una soporifera bambinata buona appunto soltanto per i cinefili più radical chic, come Mr. Ford ahahah!
Ford: Antonella, dopo avermi dato del radical chic ti sei guadagnata una mossa di wrestling degna di quelle che usualmente subisce il Cucciolo Eroico.

Doraemon - La grande avventura in Antartide


Antonella: Al cinema resterà solo per qualche giorno, per cui se siete fan del gatto spaziale dovete affrettarvi ad andare al cinema! Per tutti gli altri, credo che non si tratti di un film che passerà alla storia...
Cannibal Kid: Al cinema resterà solo per qualche giorno, per cui lasciate passare qualche giorno e poi pregate che le sale propongano un titolo più interessante di quest'ennesima bambina fordiana.
Ford: Doraemon mi è sempre stato simpatico. Ma non abbastanza da correre in sala per vedere questa minestra riscaldata. Cannibal, invece, mi è sempre stato antipatico. E dopo le sue dichiarazioni di poco sopra, Antonella rischia di insidiargli il titolo.

lunedì 18 settembre 2017

Baby driver - Il genio della fuga (Edgar Wright, UK/USA, 2017, 112')




Ricordo benissimo la prima volta in cui il mio cammino incrociò quello di Edgar Wright: per puro caso, sul retro della copertina del dvd - perchè uscì direttamente per l'home video, cosa a dir poco scandalosa - de L'alba dei morti dementi, terribile adattamento di Shaun of the dead, lessi di pareri entusiastici dell'esordio "da grande" del regista inglese giunti da Peter Jackson, Quentin Tarantino e nientemeno che George Romero, il Maestro indiscusso del genere zombie, che rimase così colpito da invitare poco tempo dopo lo stesso Wright ed il suo protagonista Simon Pegg per un'apparizione in La terra dei morti viventi.
Ricordo anche lo scetticismo spazzato via scena dopo scena da quello che è ancora oggi - e ancor più - un supercult, nonchè forse il miglior film di questo cineasta talentuoso ed originale, che potrebbe non avere i numeri - almeno per ora - di un suo quasi coetaneo ormai considerato una realtà mondiale - Christopher Nolan - ma che rappresenta ad ogni visione una ventata d'aria fresca: dalla strepitosa Trilogia del Cornetto - che non posso che amare in blocco - a Scott Pilgrim, Wright ha fatto del ritmo, della musica e del montaggio i suoi punti di forza, e Baby driver, osannato negli States da pubblico e critica, non è assolutamente da meno rispetto ai lavori precedenti del Nostro.
Senza dubbio, oltre ai punti di forza appena segnalati, questo heist movie andrebbe ricordato per le ottime scelte di casting - spassoso il charachter di Jamie Foxx, grande invece il lavoro svolto dal giovane Ansel Elgort -, la soundtrack variegata e da urlo, il crescendo che conduce lo spettatore come se fosse un guidatore "da rapina" ed una mescolanza di generi che passa dal pulp anni novanta all'heist movie classico - anche se, va detto, come Inside man ancora non ne ho visti -, passando per il film di formazione e quello romantico: si sente forse la mancanza dell'ironia spinta e selvaggia del già citato Shaun e di Hot fuzz, o della maggiore freschezza degli stessi, ma occorre anche ammettere che, ai tempi, un film di Edgar Wright rappresentava un'assoluta novità, qualcosa che nessuno aveva mai portato sullo schermo, quantomeno in quel modo.
Resta però una visione assolutamente meritevole, che intrattiene alla grande e riesce perfino ad emozionare in un paio di passaggi, forse non clamorosa come le voci della vigilia affermavano fosse ma senza dubbio pronta a confermare il valore del regista e sceneggiatore, che oltre ad essere un vero e proprio "batterista" della settima arte per la sua cura del ritmo, dimostra - proprio come Nolan - di non sbagliare film neppure quando di fronte ci si ritrova "soltanto" ad un'opera discreta o buona, e non semplicemente strepitosa.
Baby driver, dunque, apre decisamente bene questo autunno cinematografico, con tanta musica, corse in macchina a velocità folli, amori da melò d'altri tempi, una trama noir e personaggi scombinati come neppure i Coen si immaginerebbero - la coppia Hamm/Gonzalez fa scintille -, un protagonista per il quale è impossibile non fare il tifo e perfino quella speranza che pare ormai fantascienza che, prima o poi, anche i bravi ragazzi avranno la loro gloria.
Questo è senza dubbio uno dei grandi meriti di Wright: quello di credere in una positività che, anche tra sangue e proiettili, è in grado di regalarci un sogno.
Neanche fosse la canzone della nostra vita.




MrFord




giovedì 9 febbraio 2017

Thursday's child



Nuova settimana di uscite in sala - peraltro non delle migliori, ad essere onesti - e nuova occasione per i due conduttori di questa rubrica di scagliarsi l'uno contro l'altro.
Riuscirà questo vecchio cowboy a rovinare l'ennesima impaginazione perfetta di Cannibal Kid?
E riuscirà Cannibal Kid a rovinare l'ennesima puntata di questa rubrica con i suoi assurdi commenti?
Ho come l'impressione che la risposta sarà affermativa per entrambe le domande.


"Un paio di White Russian, dici? Non riuscirei a reggerli: ho anche trovato una parola di sicurezza per quando esco a bere con Ford."


Cinquanta sfumature di nero

"Ti prego, Katniss Kid, concedimi la tua mano!"

Cannibal dice: Cinquanta sfumature di grigio si era rivelata a sorpresa una delle commedie più involontariamente divertenti degli ultimi anni. Un po' come Ford è il blogger più involontariamente comico in giro per il web italiano, e non solo. Volete quindi che me lo perda?
Intendo Cinquanta sfumature di nero, mica l'autore di Cinquanta sfumature di Bianco Russo.
Ford dice: Cinquanta sfumature di grigio è stata una delle merdine finto trasgressive più imbarazzanti della Storia recente del Cinema, un po' come certe dichiarazioni a proposito di certi film del mio rivale.

Questo secondo film della "saga" mi ispira ancora meno del primo, anche se la presenza di James Foley in cabina di regia potrebbe quasi convincermi a vederlo. Quasi.






LEGO Batman – Il film

"Cannibal, preparati ad una tempesta di bat-bottigliate!"

Cannibal dice: Sono uno dei pochi al mondo che ha detestato il sopravvalutatissimo The LEGO Movie, figuriamoci se avrei voluto uno spin-off dedicato a Batman in versione LEGO. Io e il mio Ego ce ne voliamo lontani da questa supereroica superfordianata bella e buona. O meglio, brutta e cattiva.
Ford dice: The Lego Movie è stata una delle sorprese più divertenti ed intelligenti del Cinema d'animazione mainstream recente. Volete dunque che mi perda lo spin off Lego Batman, con protagonista uno dei charachters migliori del film precedente? Sarei più folle di Cannibal!

 

Incarnate – Non potrai nasconderti

Il piccolo Marco Goi chiuso nella sua cameretta.

Cannibal dice: Horrorino che sembra di livello medio scarso diretto dal pessimo regista di San Andreas e Viaggio nell'isola misteriosa. Il director preferito da The Rock e pure da Mr. Ford sembra pronto per una sana scarica di bottigliate da cui non potrà nascondersi, tirate qui dal balcone di Pensieri Cannibali.

Ford dice: horrorucolo che non mi ispira granché, e che penso finirà dritto nel dimenticatoio come molte delle sparate assurde del Cannibale in attesa di un paio di recuperi che dovrebbero dare un po' di respiro al genere, ovviamente non distribuiti in Italia.

 


Le spie della porta accanto

"Siete un pò più scarsi dei Ford: loro invece della tisana offrono un bel gin tonic."

Cannibal dice: Nonostante la presenza dell'idolo di Mad Men Jon Hamm e delle affascinanti Gal Gadot e Isla Fisher, questa commediola spionistica di quelle che andavano 15/20 anni fa sembra arrivata fuori tempo massimo. Proprio come Mr. Ford qualunque cosa faccia. In più, la presenza di Zach Galifianakis, uno che a parte Una notte da leoni 1 e Birdman non ne ha più azzeccata una, non promette nulla di buono...
Ford dice: commedia che mi lascia alquanto perplesso nonostante la presenza di Jon Hamm, e che mi pare una mezza merdina come il recente Masterminds - sempre con il bollito Galifianakis, un vero cagnaccio -.
Penso lo lascerò senza colpo ferire al mio rivale, in modo che se lo sorbisca lui.


150 milligrammi

"A proposito di quei due blogger non ho niente da dichiarare. A parte una marea di insulti."

Cannibal dice: La campagna marketing cerca di spacciarcelo come l'Erin Brockovich francese e, almeno con me, direi che ha funzionato. Con il Donald Trump italiano, ovvero James Ford, mi sa invece di no.
Ford dice: con i film francesi ci vado sempre piano, non si sa mai che il radicalchicchismo sia dietro l'angolo.

Con Peppa Kid, invece, preferisco andarci pesante. Anche perché non si merita niente di più.

 


Un re allo sbando

"Dato che dovrebbe guidare Ford, ho deciso di arrivare direttamente in ambulanza."

Cannibal dice: Film on the road turco-balcanico di produzione belga che sembra muoversi tra toni favolistici e racconto storico. Insomma, non c'ho capito niente, ma mi sa che è una di quelle fordianate allo sbando pseudo autoriali e pseudo intellettuali da martellarsi i coglioni dal primo all'ultimo istante.
Ford dice: normalmente una proposta di questo tipo mi incuriosirebbe, ma essendo un grande fan dei primi lavori di Kusturica, questo film incasinato e derivativo mi pare giusto giusto una pallida copia di cose gigantesche come Gatto nero gatto bianco o Papà è in viaggio per affari.
Per il momento passo.

 

sabato 5 marzo 2016

Black Mirror - White Christmas

Regia: Carl Tibbets
Origine: UK
Anno: 2014
Durata:
73'







La trama (con parole mie): Matt e Potter, chiusi da cinque anni in un avamposto perduto assediato da neve e gelo, si confrontano per la prima volta in occasione di un improvvisato pranzo di Natale che li vede parlare delle loro vite e di quello che li ha portati ad essere dove si trovano, lontani dal mondo e dalla civiltà.
Il primo a dare libero sfogo ai ricordi è Matt, tra i due quello più disposto a parlare fosse anche soltanto per occupare il tempo, e pronto a rivelare il suo ruolo di manipolatore mentale rispetto alla sorprendente nuova tecnologia dei cookies: stimolato dal racconto del compagno di sventura, anche Potter comincia ad aprirsi e a ricordare cosa lo ha condotto dove si trova, legato a doppio filo con il destino della sua ex compagna.
Ma le apparenze sono davvero quelle che i due mantengono?
O un segreto progressivamente svelato porterà ad una rivelazione ulteriore ed inquietante?











Nonostante qui al Saloon si è e resterà sempre decisamente più vicini agli USA che al buon, vecchio Regno Unito, occorre sottilineare quante siano state, in tempi recenti, le produzioni di culto made in UK pronte a stupire il mondo: dalle prime due strepitose stagioni di Misfits a This is England, fino alle due osannatissime - perfino troppo, occorre ammettere - annate di Black Mirror ed all'ormai mitico per il Saloon Sherlock, non sono mancate proposte ricche di stimoli e qualità per lo spettatore.
Spinti dalla recente visione proprio dello special L'abominevole sposa che dovrebbe fare da raccordo per la futura quarta stagione dell'appena citato Sherlock e dal fatto di essere ancora tecnicamente in inverno, gli occupanti del Saloon hanno finalmente chiuso il cerchio - per il momento - anche con Black Mirror, in attesa che una nuova stagione torni a fare capolino in televisione, affrontando, di fatto, quello che, fino ad ora, è forse il miglior episodio mai prodotto per il brand dedicato a visioni distopiche e sci-fi rese comunque per tematiche e scelte profondamente vicine alla nostra realtà.
Presi letteralmente per mano - o per la mente, a seconda dei punti di vista - da un Jon Hamm in stato di grazia - addirittura più bravo che nel suo ruolo principe, quello cucitogli addosso con il Don Draper di Mad Men -, partiamo da un avamposto sperduto e quasi sepolto sotto la neve per affrontare un gioco a scatole cinesi che ci conduce al confronto delle vite dei due protagonisti, pronti a rivelare dettagli del loro passato precedente ai cinque anni passati nella solitudine di quel rifugio ed in questo modo a scavare anche dentro loro stessi, sensi di colpa e colpe effettive comprese.
Ed in bilico tra la sci-fi classica legata all'utilizzo dei cookies - inquietante ed affascinante ad un tempo, si veda il destino della "copia" di Greta -, la crime story - la vicenda di Potter rivelata nella parte finale - ed alcune situazioni inquietanti come la possibilità di "bloccare" qualcuno anche nella vita reale così come ora accade su internet - agghiacciante, ad esempio, il fatto che un blocco operato da un coniuge a livello giuridico preveda anche l'impossibilità di interagire con i propri figli -, assistiamo ad un vero e proprio viaggio nel tempo e nell'anima dei due main charachters, così convincente da risultare quasi più un lungometraggio che non quello che dovrebbe essere lo special di traino per l'attesissima terza stagione di una serie.
A metà strada tra l'ottimo Predestination ed uno stile che ricorda quello di Christopher Nolan, il lavoro firmato da Carl Tibbets funziona dal primo all'ultimo minuto, facendoci dimenticare, di fatto, di trovarci di fronte ad una proposta da piccolo schermo e stuzzicando l'interesse dell'audience dal primo all'ultimo minuto ribaltando spesso e volentieri il punto di vista e la percezione della vicenda e dei personaggi, sia nel caso di Matt e del racconto della sua vita, che dei cookies, che di Potter, che raccoglie il testimone del suo più ciarliero e spigliato compagno di sventura spingendo, di fatto, sull'aspetto emotivo più profondo anche del pubblico nella seconda parte del racconto.
A prescindere, comunque, da ambientazione e tecnologie fantascientifiche mostrate, Black Mirror si conferma un brand pronto a sfruttare la cornice sci-fi solo per analizzare nel profondo le luci e soprattutto le ombre dell'animo umano, e dall'uscita di Matt allo scorrere del tempo di un Natale che parrà infinito per Potter, White Christmas ne è l'ennesima, riuscita dimostrazione.






MrFord





"I'm dreaming of a white Christmas
just like the ones I used to know
where the tree tops glisten
and children listen
to hear sleigh bells in the snow."
Michael Bublè -"White Christmas" - 





martedì 27 agosto 2013

Mad Men - Stagione 3

Produzione: AMC
Origine: USA
Anno: 2009
Episodi: 12




La trama (con parole mie): la Sterling Cooper attraversa una nuova fase della sua esistenza legata alla partnership istituita con i soci inglesi entrati a far parte dell'esecutivo, pronti a far ridurre i costi ed inserire figure e competenze nuove in modo da snellire l'agenzia e riproporla in una nuova e più allettante forma per la vendita all'insaputa dei suoi stessi dirigenti. Nel frattempo gli account vivono momenti di grande competizione - come Pete Campbell e Ken Cosgrove - per un posto in primo piano ed altri di affermazione più privata che lavorativa - l'ex segretaria Peggy Olson -, e Don Draper si trova a dover fronteggiare non soltanto la nuova dimensione lavorativa ed il rapporto con l'eccentrico milionario Hilton, ma anche due crisi in famiglia legate l'una all'arrivo in casa sua del suocero e l'altra alla scoperta della moglie Betty del suo vero nome e del passato che l'uomo tiene tanto a lasciare nascosto.
Il tutto mentre un cambiamento a dir poco epocale sta per avvenire a seguito di uno degli eventi più traumatici della Storia degli USA: l'assassinio di Kennedy.





Nel panorama delle serie televisive degli ultimi quindici anni, senza dubbio Mad Men figura come uno dei nomi di spicco per quanto riguarda la qualità e lo stile della proposta, l'eleganza e la ricchezza della messa in scena e della narrazione, il fascino della cornice e la quantità quasi incredibile di premi raccolti. Eppure Mad Men è anche una visione decisamente poco simpatica, empaticamente lontana anni luce dai suoi spettatori almeno quanto il suo indiscusso protagonista, Don Draper.
Enigmatico e distante, l'impeccabile Draper - che unisce allo charme da 007 la sicurezza dello squalo della finanza - è il simbolo perfetto di un serial apparentemente senz'anima eppure in grado di stregare neanche ci si trovasse nel pieno di una seduta d'ipnosi a seguire le vicissitudini dei suoi protagonisti, alla scoperta di un'epoca ormai lontana e legata ad un passato quasi remoto per le nostre generazioni eppure rappresentata con una tale profonda modernità da far quasi pensare al futuro.
Con questa terza annata si può pensare che le vicende degli account e dei dirigenti della Sterling Cooper abbiano raggiunto la maturità della struttura, consegnando al proprio pubblico, di fatto, la stagione più completa fino a questo momento passata sugli schermi di casa Ford, in grado di unire l'indagine interiore del protagonista come fu per la prima ed alcuni viaggi nel tempo nella New York di allora - e non solo - come per la seconda: in particolare, il rapporto con il suocero e lo scontro con la moglie Betty a seguito della scoperta della "doppia identità" di Don di quest'ultima rappresentano senza dubbio i momenti più forti mostrati nei dodici episodi, mentre dall'altra parte si passa dalle "vacanze romane" in pieno stile Hilton alla grottesca ed esilarante festa in onore dei soci inglesi finita nel sangue grazie ad un trattore imbizzarrito, senza contare la splendida chiusura di annata legata a doppio filo all'attentato che costò la vita a JFK, uno degli avvenimenti più funesti e sconvolgenti della Storia degli States, giustamente considerato "la fine di un'era" e trampolino per una quarta stagione che, nonostante l'odio e l'antipatia di Julez per questo titolo, aumenta l'hype in attesa del suo passaggio dalle parti del Saloon.
La cosa più interessante di questo terzo giro di giostra per i nostri pubblicitari rampanti è stata senza dubbio l'apparente frammentarietà della narrazione - al contrario soprattutto della prima stagione, nel corso di questi dodici episodi è raro assistere ad una riunione creativa in cui siano presenti tutti i nomi di spicco del cast - rivelatasi, di fatto, un perfetto mosaico di caratteri, storie ed identità alla ricerca di una strada che porti nel futuro, una sorta di confronto tra la realtà ed i sogni in grado di smussare gli angoli perfino di charachters non proprio positivi come Pete Campbell o mostrare tutti gli attributi di altri, come la dirompente - in tutti i sensi - Joan di Christina Hendricks, che personalmente non vedo l'ora di rivedere tra le scrivanie della Sterling Cooper.
Personalmente credo che non amerò mai alla follia questo titolo, e che lo stesso non riuscirà neppure nelle sue annate migliori a conquistarmi il cuore quanto Breaking bad, Lost o Six feet under, eppure tra le righe della sua perfetta composizione mi pare di rivedere la perfezione che fu il tratto distintivo de I Soprano, nonchè la capacità di riuscire ad ammaliare pur essendo decisamente lontano dal vero coinvolgimento emotivo: in un certo senso, Mad Men è come una modella da copertina.
Non potresti mai uscirci perchè potrebbe rivelarsi un'agghiacciante figa di legno, eppure non riesci a fare a meno di fare fantasie su di lei ad ogni occhiata.


MrFord


"I've got you under my skin.
I've got you deep in the heart of me.
So deep in my heart that you're really a part of me.
I've got you under my skin.
I'd tried so not to give in."
Frank Sinatra - "I've got you under my skin" - 



venerdì 9 settembre 2011

Le amiche della sposa

Regia: Paul Feig
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 125'



La trama (con parole mie): Annie e Lillian sono amiche per la pelle fin dall'infanzia, da sempre pronte a vivere insieme le proprie vite, confrontando esperienze e sensazioni da vere "compagne di viaggio". 
Ma mentre la prima galleggia in un periodo no della sua vita - un uomo che la usa e getta, un lavoro che non le piace dopo il fallimento della sua pasticceria, un appartamento diviso con un'improbabile coppia fratello/sorella -, la seconda si prepara a vivere il percorso verso il grande passo che sarà il matrimonio.
Annie è scelta dall'amica per ricoprire il ruolo della damigella d'onore, ma quando iniziano i preparativi per l'evento si scontra con l'apparentemente perfetta e super-competitiva Helen, che aspira a ricoprire il ruolo di Annie nella vita di Lillian e non risparmierà colpi bassi per ottenere ciò che desidera.
Inizierà così un vero e proprio duello che porterà Annie sempre più in basso, ma che darà alla giovane donna la possibilità di ripartire da zero e dare un nuovo indirizzo alla sua esistenza.



Onestamente, non sono mai stato un grande sostenitore delle commedie in pieno Apatow-style nella loro versione "in rosa", complice anche una serie agghiacciante di visioni di bruttezza cosmica che si sono susseguite nel corso degli anni, dal terrificante Bride wars al meno interessante dei lavori del suddetto Apatow, Molto incinta, per non parlare del pessimo 27 volte in bianco e dei due abomini cinematografici legati a Sex and the city, serie dalla quale mi sono sempre tenuto - felicemente - ben lontano.
Fortunatamente, questo clamoroso filotto in negativo è stato almeno parzialmente interrotto da Le amiche della sposa, che nonostante alcuni palesi limiti - soprattutto in fase di scrittura - abbandona la veste da signorinetta per tirare fuori un pò di sano panesalamismo dalle sue protagoniste, tanto da risultare divertente anche e soprattutto per il pubblico maschile, normalmente quasi allergico a questo tipo di visione, in genere esito di una contrattazione con mogli o fidanzate per avere la possibilità, il mercoledì successivo, di godersi sul plasma la partita di Champions League.
Via, dunque, l'aura da milf prede delle voglie continue ed i modi da aristocratiche - sfruttati solo in chiave ironica grazie all'ispiratissimo personaggio di Helen, interpretato alla perfezione da Rose Byrne - e largo a crisi di amicizia ed esistenza traboccanti di situazioni imbarazzanti e al limite del grottesco, sguaiate ma mai clamorosamente volgari - neppure la sequenza della prova degli abiti dopo il ristorante brasiliano, degna del miglior Kevin Smith - ed arricchite da un gruppo di protagoniste che ognuna delle attrici pare nata per interpretare: dall'arrembante - a tutti gli effetti - Megan alla già citata perfezionista Helen, dalla timida e repressa Becca alla navigata Rita - "ieri ho cucinato per tutto il giorno, e quando mio figlio è tornato e ha detto di volere la pizza gli ho detto che se la poteva scordare. Mi ha mandata affanculo. Ha nove anni.", mitica - fino a Lillian e all'incontenibile Annie, tutte appaiono pronte a ritagliarsi il proprio spazio e a conquistare lo spettatore in un modo o nell'altro, sia esso un maschilista senza alcun interesse per sentimenti e decenza come Ted - un Jon Hamm agghiacciante completamente privo della classe del "suo" Don Draper - o un ragazzone dal cuore d'oro in cerca di quella giusta come Nathan.
Dunque, una discreta visione da weekend che riuscirà a non impegnare troppo, strappare qualche sonora risata, sorprendere - considerata la tradizione del genere - in positivo, e soprattutto mettere d'accordo le metà del cielo casalingo senza che vengano considerati accordi di qualsiasi genere a proposito dei diritti sulle visioni, il televisore della sala ed il divano.
Certo, non staremo parlando del nuovo Colazione da Tiffany, di Sabrina o Thelma e Louise: eppure questa grintosissima, incasinata Annie, riesce a ritagliarsi una fetta tutta sua del cuore dell'audience e di Lillian lottando, mostrando le unghie e facendosi un gran culo, almeno quanto la stragrande maggioranza delle donne si fa tutti i giorni in un mondo che, nonostante tutto, vive ancora in una direzione opposta alla loro anche quando finge di darla vinta con un anello e qualche episodio di Sex and the city.

MrFord

"Did I sleep? 'cause I musta been dreamin'
did I weep, 'cause I cried like hell
all's I want is your fortress of tears to crumble
and oh girl, I'd tear 'em down myself
and oh girl, the stories they could tell
but I'm just saying hi."
Ryan Adams - "Answering bell" -

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