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giovedì 8 febbraio 2018

Thursday's child




Proseguono le ospitate al fulmicotone nella rubrica a tre più celebre e spumeggiante della rete: per una settimana che potrebbe rivelarsi ricca di novità potenzialmente interessanti, al vecchio cowboy ed al suo sgradito compare Cannibal Kid si aggiunge nientemeno che Aldo Magro, che è riuscito nella non facile impresa di mantenere il livello di questa rubrica all'altezza delle vette raggiunte nelle ultime settimane grazie ad ospitate esplosive.
Fuoco dunque alle polveri, e state tutti pronti anche a questo giro.


"Ma secondo te possiamo fermare i terroristi anche in bicicletta?" "Ford dice di sì."

THE PARTY

"Lo sapevo che non dovevo dare ascolto a Cannibal e sposarmi con Aldo Magro: fa strani riferimenti ai cavalli!"

Aldo Magro: Be’, che dire, sono piacevolmente sorpreso di aver evitato una ospitata da Fabio Fazio per poter esser oggi presente qui. Almeno avevo una scusa plausibile per risparmiarmi lo strazio di Fazio, dato per certo che ora non mi chiamerà mai più sapendo che sono apparso non nello straordinario mondo di Gumball ma in quello dei blogger Cannibal e Ford, duo sicuramente degno di riempire il vuoto lasciato dalla coppia Boldi-De Sica. Sapendo di questa ospitata, ho trascorso un po’ di ore nel cercare di capire cosa indossare tra un trench coat e una delle due giacche industriali di Di Maio. Alla fine, dopo una votazione su internet, ho optato per una delle due giacche industriali di Di Maio. Quindi se lo vedrete in televisione con una giacca macchiata di caffè è perché non aveva a disposizione l’altra. Ma basta con queste quisquilie e veniamo alla ragione per la quale sono scomodamente qui: i film della settimana. Ecco or bene che si parte alla grande con The Party, diretto da Sally Potter e presentato in concorso al festival di Berlino. Ovviamente il film non l’ho visto ma tra le proposte in elenco è probabilmente quella che mi stuzzica di più. Per farla breve si parla di gente in casa e di verità scomode. Come non citare quindi il bronzo ma anche Festen di Thomas Vinterberg o i nostrani Parenti serpenti e il più recente Perfetti sconosciuti? È sempre bello osservare come un manipolo di gente che finge di volersi bene poi arriva quasi ad ammazzarsi; alla faccia dell’ideale comunitario di Platone. Tra l’altro l’ideale utopico-aristocratico del filosofo greco pare trovare nel film della Potter la conferma del suo opposto: il conservatorismo antidemocratico. Di cosa sto parlando esattamente? Non lo so. Era per fare la figura del tipico ospite, cioè ogni tanto buttare lì una supercazzola.
Cannibal Kid: Beccati questa, Fabio Fazio! Un ospite come Aldo Magro te te lo sogni. E poi, anche quando hai un ospitone, lo sprechi con un'intervistella inutile e... faziosa. Basti vedere quella a David Lynch di qualche tempo fa. Una delle più grandi occasioni sprecate nella storia della televisione.
Chi non sta sprecando l'occasione per scrivere commenti più deliranti rispetto ai miei soliti è invece il mitico Aldo Magro, capace di passare con disinvoltura da Boldi, De Sica e Di Maio fino a Thomas Vinterberg e Platone. Roba da far esplodere il cervello a me, non oso immaginare al mio blogger rivale Ford...
Sono rimasto stordito di fronte alle parole di Aldo come un difensore davanti alle finte di Neymar, al punto da non sapere nemmeno se vorrei partecipare a questo The Party o meno. Tra un b/n che fa molto radical-chic, un cast promettente e dialoghi che si preannunciano pieni di fiumi di parole allucinanti, direi che io e Aldo a questa festa potremmo scatenarci. Mentre Ford se ne starà a far tappezzeria in un angolo, aspettando che i suoi amichetti tamarri cambino musica.
Ford: feste come questa, sulla carta, me le risparmio volentieri, ma essendo un uomo di mondo in grado di sostenere bevute da competizione, non credo avrei troppi problemi, con qualche white russian in corpo, ad affrontare un bianco e nero radical con tante critiche alla società più o meno civile o al volemose bene che nasconde anche le più grandi battaglie della Storia dell'Umanità. Un ottimo modo per inaugurare un'ospitata che prosegue nel trend positivo della rubrica a tre più scoppiettante del web in questo inizio duemiladiciotto, roba che tra un pò Fazio chiamerà me, Cannibal ed un terzo a sua scelta e qualcuno che tempo fa se l'è menata ci pregherà di tornare da queste parti per farsi prendere un po' per il culo.
Ho avuto notizia quasi certa che perfino Sally Potter e Platone vorrebbero aggiungersi al gruppo. E io dico, e credo Aldo sia d'accordo, che se portano dell'alcool, allora sono ben accetti.

L’ULTIMA DISCESA

"Lo sapevo che non dovevo dare ascolto a Ford rispetto a come si trascorre un weekend in montagna!"

Aldo Magro: Tratto da una storia vera (come l’altro film in lista della settimana), la pellicola di Scott Waugh racconta l’incredibile storia insita nello spirito di sopravvivenza. No, non è l’incredibile storia vera dei capelli di Berlusconi ma quella di un uomo costretto a fare l’impossibile pur di restare in vita. Siccome sto per mangiare evito di raccontare alcuni succulenti particolari della vicenda, ma (per chi lo conosce) basta un rimando al racconto L’arte di sopravvivere contenuto nella raccolta Scheletri di Stephen King. Il film potrebbe anche non essere male ma la presenza di Josh Hartnett mi fa invece pensare che possa esserlo. Chissà. Il tema resta in ogni caso affascinante, un individuo caduto nel baratro dell’autodistruzione dovrà lottare per evitare proprio l’autodistruzione. Il film sarà ugualmente autodistruttivo?
Cannibal Kid: Che hai Aldo contro il povero Josh Hartnett? È vero che sono tipo oltre 10 anni che non azzecca un film, però un tempo ne aveva girati di notevoli.
Quanto a questo film, raccontato così non sembra nemmeno male. Spero solo che non si riveli il tipico survival montanaro buono giusto per i palati meno esigenti. Sì, Ford, ce l'ho con te.
Ford: da buon sostenitore dei survival montanari e dell'impresa dei superstiti di Alive, effettivamente il mio palato è poco esigente, considerato che nella stessa situazione mangerei il culo di chiunque mi capitasse a tiro pur di sopravvivere, eppure l'impressione che ho di questo film è che non si tratterà certo di qualcosa di memorabile. Sarebbe più interessante, invece, fare una gita in montagna noi tre, e vedere che succede nel corso della discesa, che effettivamente potrebbe essere l'ultima. Per qualcuno.

FINAL PORTRAIT - L’ARTE DI ESSERE AMICI

Le riprese del biopic sul rapporto tra Cannibal e Ford continuano. Aldo Magro, ospite di questa scena, si è rifugiato in macchina per evitare di essere ripreso.

Aldo Magro: Ho sempre amato l’arte dei Lippi. Ossia Filippo padre e Filippo (Filippino) figlio. Per dire, si pensi alla Madonna col Bambino e angeli, tavola esposta agli Uffizi di Firenze. Non vi è dubbio che quest’opera di Filippo padre rappresenti uno dei vertici delle figurazioni devozionali quattrocentesche, quei Andachtsbilder a tutti noti. Aspetto non trascurabile è il volto della Vergine, qui non una sconsolata e bruttarella donna ma una fanciulla serena e dai lineamenti dolci. Non è mistero che Lippi (che era un cappellano) si era ai tempi innamorato della simpatica monaca Lucrezia Buti (la loro fu una relazione clandestina) e che quindi le fattezze della Madonna riprendano - forse con un po’ di fantasia - quelle della amata. Un’opera or dunque che non solo omaggia la Vergine ma una monaca non più vergine. Il potere dell’amore ma anche il potere di una tavolo splendida. Tavola che non cela di certo il classicismo di Donatello ma neppure un suo esser tocco antesignano a Leonardo. Ciliegina sulla torta, da vero artista, è poi la cornice alle spalle delle figure; come se stessimo osservando un quadro in un quadro fuori dal quadro. Nel dettaglio poi la prospettiva destru… Come? Final Portrait è un film sul pittore Alberto Giacometti? Geoffrey Rush interpreta quindi Alberto Giacometti in una performance forse carica di manierismo? Vabbè, se faranno poi un film su Filippo Lippi avvisatemi.
Cannibal Kid: Altroché Vittorio Sgarbi. Aldo sì che se ne intende di arte e qui ci ha regalato una splendida lezione gratuita. Gratuita in tutti i sensi, visto che a quanto pare non ha niente a che fare con il protagonista della pellicola. Per la seconda volta in questa puntata della rubrica il mio cervello è andato in pappa!
Quanto al film, posso solo dire che in genere non amo granché le pellicole sui pittori, né tantomeno amo Geoffrey Rush, così richiesto all'interno del genere biopic che ormai può essere considerato il Beppe Fiorello australiano. Mi incuriosisce giusto Armie Hammer che, dopo la sua ottima prova in Chiamami col tuo nome, è qui chiamato a interpretare lo scrittore... James Ford?!?
Ah, no! Per fortuna ho sbagliato a leggere. Si tratta di James Lord.
Ford: dopo una descrizione - che poi non sia quella corretta, poco importa - di questo film come quella di Aldo, mi sento assolutamente dispensato dall'andare a vedere la pellicola, anche perché ho come l'impressione che risulterebbe non all'altezza di questo pezzo di bravura, un po' come una qualsiasi crosta dipinta da quell'imbrattatele di Cannibal rispetto ai Capolavori del panesalamesimo fordiano.

CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO

"Cara, mi prometti che dopo la festa posso fare il bagnetto?" "Certo, tesoro. Ho fatto tirare a lucido tutta la casa da quei tre bloggers apposta per te."

Aldo Magro: Atteso come un tweet di Matteo Salvini ecco che finalmente l’agonia delle sfumature sbarca al cinema (espressione questa che sognavo di usare da un po’) con questo capitolo finale. Ehm. Devo purtroppo ammetterlo, spinto dalla curiosità, nel remoto 2015 avevo dedicato una parte del mio preziosissimo tempo alla visione del primo e dimenticabile Cinquanta sfumature di grigio. Una pellicola oltremodo imbarazzante, peggio del mio modo di commentare e persino di quello dei due blogger Kid e Ford (che detta così pare il titolo di un film di George Roy Hill: Kid and Ford). Oltre ad una impalcatura generale che si reggeva con il nastro adesivo scollato, il primo Cinquanta (da notare il brillante gioco di parole “primo” e “Cinquanta) mi aveva causato forti spasmi nelle articolazioni cinefile per il suo atroce epilogo: lei (che, ricordiamolo si chiama Ana…) fugge disgustata dopo una sculacciata di lui. Diciamo che la cosa si poteva risolvere in modo migliore giacché costei per tutto il film si fa fare un po’ di tutto. Ma questa è la vita. Ora ecco Cinquanta sfumature di rosso. Non ho idea di cosa sia avvenuto nel segmento centrale ma pare evidente che Ana deve aver superato la brutta storia della sculacciata visto che è convogliata a nozze con Coso. Cosa succederà? Quali incredibili colpi di scena ammanteranno il talamo dei due? Avranno una bambina con poteri magici e ricostruita malamente in CGI? Francamente non voglio saperlo.
Cannibal Kid: Mi sa che l'unico uomo sulla faccia della Terra ad essersi divertito con i primi due capitoli della saga più comica (volontariamente o meno) degli ultimi anni. O forse sono solo l'unico ad ammetterlo?
Fatto sta che io sono curioso di vedere questo per voi per fortuna ultimo capitolo della serie. Così come sono curioso quando Salvini se ne esce con un nuovo tweet, così posso insultarlo e indignarmi come voi fate di fronte a questa incompresa seg...ehm, saga capolavoro del cinema contemporaneo.
Ford: a sorpresa posso dichiarare di essere incredibilmente curioso di questo terzo ed ultimo capitolo della trilogia, dal quale mi aspetto ovviamente la stessa, grande prestazione dei due precedenti, ovvero piazzarsi al primo posto della classifica del peggio dell'anno dei Ford Awards. Riusciranno Ana ed il suo amichetto ad eguagliare momenti indimenticabili come "il bagnetto" delle sfumature di grigio? Spero di sì, anche perchè non vorrei buttare nel cesso due ore per poi non avere già il mio numero uno della merda duemiladiciotto.

I PRIMITIVI

Il Cucciolo Eroico e Aldo Magro si preparano per addentrarsi nella foresta, habitat naturale del Ford.

Aldo Magro: L’età del bronzo non doveva essere propriamente una passeggiata, non che l’era attuale lo sia. Inoltre se si pensa che nelle competizioni sportive esista ancora come premio la medaglia di bronzo, questo la dice lunga sulla scarsa evoluzione umana (e anche sul mio pietoso senso dell’umorismo). Fortunatamente a rendere le cose meno drammatiche ci pensa Nick Park e la stop-motion della Aardman Animations. C’è poco da dire su questo film, ma in senso positivo. Nel 2016 Shaun, vita da pecora (soggetto di Park) mi aveva regalato momenti di sane risate, fatta eccezione per la baraonda di bambini che in sala andavano avanti e indietro. Alla fine più che le pecore mi son ritrovato a contare gli infanti. Shaun, vita da pecora era stato candidato anche agli Oscar ma contro di sé aveva un film pazzesco come Inside Out. Peccato. Questo I primitivi, così a naso di plastilina, non sembra poter arrivare a toccare i vertici della Aardman ma conoscendo il mio intuito sopraffino potrebbe invece rivelarsi il film di animazione del secolo.
Cannibal Kid: Dopo aver esaltato Cinquanta sfumature e aver mostrato le mie lacune artistiche, adesso devo pure ammettere la mia ignoranza sul cinema della Aarman Animations, di cui non ho visto manco mezzo lavoro per sbaglio. Certo che non sto facendo proprio una bella figura...
Comunque questo film, così come i loro precedenti, mi attira ben poco e di questa specie di sequel in stop-motion dei Flintstones sinceramente mi sa che ne posso anche fare a meno.
Ford: Park è un piccolo mito dell'animazione in stop motion, e tutto il microcosmo a lui legato ed associato, da Shaun the sheep a Wallace e Gromit fino a Galline in fuga, mi ha sempre regalato grani momenti. Ho visto qualche giorno fa il trailer de I Primitivi e purtroppo non mi ha fatto la stessa impressione dei titoli appena citati, eppure se una sorpresa ci deve essere questa settimana, sono sicuro la regalerà il vecchio Nick. Cannibal, invece, continua a non sorprendere più nessuno con la sua abissale ignoranza cinematografica.

ORE 15:17 - ATTACCO AL TRENO

"Per favore, non darne troppe a Cannibal, non è un terrorista come sembra!"

Aldo Magro: Probabilmente il titolo più forte della settimana. La vicenda è nota, l’attentato terroristico sul treno Thalys diretto a Parigi. Un attentato poi sventato grazie all’intervento di tre americani (due dei quali militari) e un inglese. Che dire? A parte il fatto che ho macchiato con del latte macchiato la giacca di Di Maio, io non so bene cosa pensare di un certo cinema di Eastwood. In particolare la tripletta American Sniper, Sully e questo Attacco al treno mi lasciano perplesso. Non so bene perché. Sarà perché trovo un po’ stucchevole, faziosa e carente questa celebrazione degli eroi occidentali. Non è un tipo di cinema che mi fa impazzire. Questo non toglie nulla alle vicende del pilota Sully e al gesto effettivamente eroico dei passeggeri del treno però… Però c’è sempre qualcosa che non mi torna a livello di narrazione cinematografica. Qualcosa che non mi torna in questa “idea” celebrativa dell’eroe. C’è il bene e c’è il male e il bene solitamente è statunitense o, più in generale, occidentale. Il vecchio Clint (vecchio lo dici a tua sorella!) lo preferisco quando racconta le sfumature (non quelle grigie o rosse), quando narra “in bilico” come ne Gli spietati, come in Bird, come in Un mondo perfetto. Ecco, io Clint Eastwood lo preferisco quando racconta di un mondo imperfetto. Clint invece so già mi prenderebbe e mi lancerebbe dal treno. Detto questo mi vedo costretto a restituire la giacca a Di Maio, non prima di aver ringraziato per l’ospitata Cannibal e Ford e ovviamente senza dimenticare la marchetta al mio blog. Bene, ora dove devo andare? Sì, lo so. Non dico l’andare dove mi state mandando. Dico… Immagino ci sia una lavanderia in zona, ecco, dov’è?
Cannibal Kid: Pure io preferisco L'Eastwood di Un mondo perfetto. Ma lo preferisco ancora di più quando non sforna il suo solito dozzinale film annuale che poi la critica, soprattutto quella italiana, non vede l'ora di spacciare per l'ennesimo Capolavoro. Persino quando tira fuori delle abominevoli porcherie come American Sniper. Io già non sopporto il cinema supereroistico, figuriamoci quello eroistico-repubblicano del vecchio Clint. Sebbene Sully a sorpresa non mi fosse del tutto spiaciuto, questo Attacco al treno mi sembra avere tutte le carte in regola per subire un bell'attacco da parte mia. Uno di quelli in grado di riaccendere come si deve la mia rivalità con Ford, che ancor prima di vederlo sento già gridare al Capolavoro.
Controllore, per favore, lo faccia scendere da questo treno!
Ford: Clint è Clint, e considerata l'età ed i Capolavori che ha regalato al mondo del Cinema tutto, per me ormai potrebbe anche girare un documentario mentre fa la cacca alla mattina, e lo rispetterei comunque. Detto questo, non essendo un pusillanime come Cannibal, ho sempre criticato i miei miti quando ce n'è stato bisogno - credo di essere uno dei pochi clintiani a non amare Changeling, ad esempio -, e trovo che Eastwood, a prescindere dalle sue - per me discutibili - posizioni politiche, riesca a raccontare con rigore ed equilibrio anche vicende decisamente lontane dal mio modo di intendere la vita. Tant'è che considero American Sniper uno dei film più potenti degli ultimi anni.
Sinceramente non so cosa aspettarmi da questo 15:17, che potrebbe rivelarsi un Clint minore oppure sorprendermi come aveva fatto Sully, dal quale non mi aspettavo poco più di quanto non mi aspetti da questo Attacco al treno.
Certo, non ci troveremo di fronte Gli Spietati o Un mondo perfetto, ma di certo non lascerà indifferenti. Almeno lo spero rispetto alle future faide tra me e Cannibal.
Aldo, in caso, è invitato a fare da arbitro.

sabato 23 dicembre 2017

Ford Awards 2017: del peggio del nostro peggio



La classifica dedicata al peggio dell'anno è da sempre un appuntamento importante, per il sottoscritto, quasi un momento di svago che almeno in parte - e rileggendo le recensioni - permette di recuperare parte del tempo perduto con le visioni peggiori dei dodici mesi appena trascorsi.
Quest'anno, a conferma di un duemiladiciassette avaro per i fan della settima arte, ammetto di essere stato in grande difficoltà a limitare a dieci titoli questa chart così come a scegliere la graduatoria finale, che meno di altre edizioni ha punito gli ex grandi registi caduti in disgrazia ma non per questo li ha risparmiati.



N°10: SONG TO SONG di TERRENCE MALICK



C'era una volta un regista grandioso che girava film grandiosi.
Ora è rimasto solo un vecchio che gioca a fare il giovane dio e puntualmente finisce nella classifica del peggio di fine anno.

N°9: COME TI AMMAZZO IL BODYGUARD di PATRICK HUGHES




Non ho mai amato Reynolds, e non ho mai amato i film finti simpatici neanche fossimo ancora nel cuore dei tamarrissimi anni ottanta.
Una vera baracconata per nulla divertente, troppo lunga e decisamente fuori tempo massimo.

N°8: GEOSTORM di DEAN DEVLIN



E a proposito di fuori tempo massimo, ecco l'Armageddon dei poveri, uno di quei film che fanno detestare il Cinema americano da tutti i radical del mondo.
Telefonato, insulso, retorico.

N°7: LA TORRE NERA di NIKOLAJ ARCEL




Arcel, che qualche anno fa stupiva in termini di autorialità, viene inglobato dalla grande macchina di Hollywood che svilisce uno dei non migliori lavori di Stephen King: un film vecchio, inutile, mal recitato e che spero con tutto il cuore non diventi una saga.

N°6: MONSTER TRUCKS di CHRIS WEDGE




Tentativo al limite dell'imbarazzo di rinverdire i fasti degli anni ottanta degli alieni simpatici e delle grandi avventure per ragazzi. 
Peccato che, soprattutto se si è stati ragazzi a quei tempi, vedere una cosa del genere faccia venire solo una grande tristezza.

N°5: THE RING 3 di F. JAVIER GUTIERREZ

 


Prima lo vedi. Poi muori. Direi che come spot ci sta tutto.
N°4: IL GGG di STEVEN SPIELBERG



Come Malick, una volta anche Spielberg era un regista in grado di meravigliare il pubblico.
Nel corso delle ultime stagioni, un pò troppo spesso ha causato, almeno nel sottoscritto, un altro effetto.


N°3: THE GREAT WALL di ZHANG YIMOU




Altro giro, altro regalo per un altro regista clamorosamente naufragato negli anni, e passato dai Leoni d'oro a robaccia come questa, pronta a rivendere una versione terribile del Cinema orientale agli americani: ho come l'impressione che questa Muraglia non durerà neanche in sogno quanto l'altra.


N°2: GUARDIANS - IL RISVEGLIO DEI GUARDIANI di SARIK ANDREASYAN




Se qualunque detrattore anche del peggiore film Marvel dovesse vedere questo abominio, potrebbe considerare anche il peggiore film Marvel come un Capolavoro degno di Kubrick.
N°1: 50 SFUMATURE DI NERO di JAMES FOLEY



Anche James Foley è stato un signor regista. Prima di decidere di proseguire nella grande tradizione che vede i film di questa "saga" sempre al primo posto di questa classifica.

 I PREMI

Peggior regista: James Foley per 50 sfumature di nero
Peggior attore: Robert Sheehan per Geostorm
Peggior attrice: Alina Lanina per The Guardians - Il risveglio dei guardiani
Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Mark Rylance per il GGG
Effetti "discount": The Guardians - Il risveglio dei guardiani
Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: uno qualsiasi della squadra di supereroi di The Guardians - Il risveglio dei guardiani
Stile de paura: Terrence Malick per Song to song
Premio "veline": Dakota Johnson per 50 sfumature di nero
Peggior scena d'amore: uno qualsiasi dei pipponi di Song to song
Premio "pizza, spaghetti e mandolino": le scoregge verdi del GGG, degne del miglior Cinepanattone

martedì 2 maggio 2017

Cinquanta sfumature di nero (James Foley, USA, 2017, 118')




A volte, da cinefilo, è confortante quanto un massaggio scoprire che le aspettative della vigilia non solo non sono state tradite, ma hanno superato ogni più rosea prospettiva.
Mi dispiace, James Foley.
Cinquanta sfumature di nero ha appena realizzato zero sul grafico Pritchard.



MrFord




 

giovedì 9 febbraio 2017

Thursday's child



Nuova settimana di uscite in sala - peraltro non delle migliori, ad essere onesti - e nuova occasione per i due conduttori di questa rubrica di scagliarsi l'uno contro l'altro.
Riuscirà questo vecchio cowboy a rovinare l'ennesima impaginazione perfetta di Cannibal Kid?
E riuscirà Cannibal Kid a rovinare l'ennesima puntata di questa rubrica con i suoi assurdi commenti?
Ho come l'impressione che la risposta sarà affermativa per entrambe le domande.


"Un paio di White Russian, dici? Non riuscirei a reggerli: ho anche trovato una parola di sicurezza per quando esco a bere con Ford."


Cinquanta sfumature di nero

"Ti prego, Katniss Kid, concedimi la tua mano!"

Cannibal dice: Cinquanta sfumature di grigio si era rivelata a sorpresa una delle commedie più involontariamente divertenti degli ultimi anni. Un po' come Ford è il blogger più involontariamente comico in giro per il web italiano, e non solo. Volete quindi che me lo perda?
Intendo Cinquanta sfumature di nero, mica l'autore di Cinquanta sfumature di Bianco Russo.
Ford dice: Cinquanta sfumature di grigio è stata una delle merdine finto trasgressive più imbarazzanti della Storia recente del Cinema, un po' come certe dichiarazioni a proposito di certi film del mio rivale.

Questo secondo film della "saga" mi ispira ancora meno del primo, anche se la presenza di James Foley in cabina di regia potrebbe quasi convincermi a vederlo. Quasi.






LEGO Batman – Il film

"Cannibal, preparati ad una tempesta di bat-bottigliate!"

Cannibal dice: Sono uno dei pochi al mondo che ha detestato il sopravvalutatissimo The LEGO Movie, figuriamoci se avrei voluto uno spin-off dedicato a Batman in versione LEGO. Io e il mio Ego ce ne voliamo lontani da questa supereroica superfordianata bella e buona. O meglio, brutta e cattiva.
Ford dice: The Lego Movie è stata una delle sorprese più divertenti ed intelligenti del Cinema d'animazione mainstream recente. Volete dunque che mi perda lo spin off Lego Batman, con protagonista uno dei charachters migliori del film precedente? Sarei più folle di Cannibal!

 

Incarnate – Non potrai nasconderti

Il piccolo Marco Goi chiuso nella sua cameretta.

Cannibal dice: Horrorino che sembra di livello medio scarso diretto dal pessimo regista di San Andreas e Viaggio nell'isola misteriosa. Il director preferito da The Rock e pure da Mr. Ford sembra pronto per una sana scarica di bottigliate da cui non potrà nascondersi, tirate qui dal balcone di Pensieri Cannibali.

Ford dice: horrorucolo che non mi ispira granché, e che penso finirà dritto nel dimenticatoio come molte delle sparate assurde del Cannibale in attesa di un paio di recuperi che dovrebbero dare un po' di respiro al genere, ovviamente non distribuiti in Italia.

 


Le spie della porta accanto

"Siete un pò più scarsi dei Ford: loro invece della tisana offrono un bel gin tonic."

Cannibal dice: Nonostante la presenza dell'idolo di Mad Men Jon Hamm e delle affascinanti Gal Gadot e Isla Fisher, questa commediola spionistica di quelle che andavano 15/20 anni fa sembra arrivata fuori tempo massimo. Proprio come Mr. Ford qualunque cosa faccia. In più, la presenza di Zach Galifianakis, uno che a parte Una notte da leoni 1 e Birdman non ne ha più azzeccata una, non promette nulla di buono...
Ford dice: commedia che mi lascia alquanto perplesso nonostante la presenza di Jon Hamm, e che mi pare una mezza merdina come il recente Masterminds - sempre con il bollito Galifianakis, un vero cagnaccio -.
Penso lo lascerò senza colpo ferire al mio rivale, in modo che se lo sorbisca lui.


150 milligrammi

"A proposito di quei due blogger non ho niente da dichiarare. A parte una marea di insulti."

Cannibal dice: La campagna marketing cerca di spacciarcelo come l'Erin Brockovich francese e, almeno con me, direi che ha funzionato. Con il Donald Trump italiano, ovvero James Ford, mi sa invece di no.
Ford dice: con i film francesi ci vado sempre piano, non si sa mai che il radicalchicchismo sia dietro l'angolo.

Con Peppa Kid, invece, preferisco andarci pesante. Anche perché non si merita niente di più.

 


Un re allo sbando

"Dato che dovrebbe guidare Ford, ho deciso di arrivare direttamente in ambulanza."

Cannibal dice: Film on the road turco-balcanico di produzione belga che sembra muoversi tra toni favolistici e racconto storico. Insomma, non c'ho capito niente, ma mi sa che è una di quelle fordianate allo sbando pseudo autoriali e pseudo intellettuali da martellarsi i coglioni dal primo all'ultimo istante.
Ford dice: normalmente una proposta di questo tipo mi incuriosirebbe, ma essendo un grande fan dei primi lavori di Kusturica, questo film incasinato e derivativo mi pare giusto giusto una pallida copia di cose gigantesche come Gatto nero gatto bianco o Papà è in viaggio per affari.
Per il momento passo.

 

domenica 22 gennaio 2017

House of cards - Stagione 2 (Netflix, USA, 2014)




Nonostante il clamoroso ritardo con il quale - cosa non nuova, del resto - qui al Saloon abbiamo approcciato una delle serie più incensate del passato recente, mi pareva di aver intuito le grandi potenzialità di House of cards nonostante l'argomento politica non fosse certo tra i primi della lista dei Ford: prima di tutto la presenza di due protagonisti come Kevin Spacey e Robin Wright - che mostrano un'alchimia pazzesca -, dunque un impianto che strizza l'occhio al Metacinema così come a Shakespeare, ed ancora uno sguardo disilluso e spietato sui meccanismi che regolano i corridoi del potere della più grande democrazia del mondo - almeno sulla carta -.
E, lo ammetto in tutta tranquillità, con le prime due stagioni House of cards non ha fatto altro che consolidare l'aura che la precedeva.
Se, però, la prima annata prevedeva quasi un posizionamento dei pezzi sulla scacchiera di Francis Underwood, la seconda compie un passo oltre, portando il deputato divenuto Vicepresidente a rischiare sempre il più possibile riuscendo al contempo a calcolare - sostenuto anche da una metà alla sua altezza, se non addirittura più diabolica - quali saranno le pedine sacrificabili e quali altre finiranno letteralmente mangiate dalla sua fame mascherata da melliflua mansuetudine.
Eppure, nonostante le parole spese, o le descrizioni, niente potrà rendere l'incedere silenzioso degli Underwood nei corridoi della Casa Bianca quanto la visione delle loro macchinazioni, l'audacia di alcune proposte ed alcuni rischi, la capacità di rimanere sempre credibili anche di fronte alle più spudorate menzogne, o a crimini veri e propri - ricordo che fece scalpore, all'epoca, l'uccisione di uno dei personaggi cardine della prima stagione -: e dall'episodio legato alla ricostruzione della battaglia della Guerra di Secessione fino al season finale, passando attraverso una serie di confronti tesissimi anche quando, da buoni politici, si parla al condizionale e di quello che non si dice, questo secondo giro di giostra è l'equivalente di un rollercoaster che, in tempi di insediamenti presidenziali come questi, finisce per risultare più che attuale.
Ai contenuti drammaturgici, poi, si aggiungono quelli attoriali - anche i caratteristi funzionano alla grande - e tecnici - del resto, quando in scuderia compaiono nomi come quello di James Foley, la qualità è assicurata -, pronti a rendere House of cards uno di quei titoli da piccolo schermo degni del grande, ed imperdibili perfino per chi mastica o si interessa poco degli intrighi - e ci sono, enfatizzati o no da sceneggiature e script - che hanno costruito, costruiscono e costruiranno le fondamenta di qualsiasi percorso politico a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi epoca.




MrFord





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