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lunedì 20 gennaio 2020

White Russian's Bulletin



Alle spalle le Feste, al Saloon si è ripresa con la consueta, e purtroppo ormai piuttosto scarna, programmazione limitata dagli impegni in famiglia, di lavoro, al lungo weekend di festeggiamenti per il compleanno del Fordino e alla stanchezza che, dopo cena, coglie inesorabilmente e spesso e volentieri il sottoscritto.
Ad ogni modo, per limitare i danni, a questo giro di giostra ne ho per tutti i gusti: un romanzo, una serie e un film. Quantomeno, posso dire di aver spaziato.


MrFord



I AM A KILLER (Netflix, UK, 2018)

I Am a Killer Poster

Proseguendo sull'onda che ha visto gli occupanti di casa Ford percorrere le strade del documentario offerte da Netflix in ambito serial killers e affini, si è inserita quasi a chiudere la parentesi I am a killer, una miniserie in dieci episodi che propone interviste ad occupanti del braccio della morte in alcune delle strutture detentive degli States.
Dieci storie diverse per dieci assassini diversi che, purtroppo, paiono avere un solo denominatore comune, l'infanzia difficile e legata a doppio filo ad ambienti a rischio, che fosse per contesto sociale, inclinazioni dei genitori, difficoltà economiche o dipendenze.
In questo caso non assistiamo a ritratti di serial killers, bensì a quelli - molto più disperati - di una miseria umana che finisce per non trovare altro sfogo se non quello della violenza: senza dubbio, nel corso degli episodi, si trovano spunti e trame che verrebbero buone per produzioni cinematografiche, ma non si ha troppo tempo per pensare. Resta ad aleggiare un alone di tristezza per tutte le vite spezzate, da una parte all'altra delle sbarre di un carcere.
In termini tecnici, interessanti i racconti, decisamente meno le ricostruzioni.




CASINO TOTALE (Jean Claude Izzo, Francia, 1995)

Risultati immagini per casino totale izzo

Come già preannunciato nel corso dei Ford Awards dedicati alle letture del duemiladiciannove, Casino totale è stato una vera e propria sorpresa: regalatomi qualche anno fa da una vecchia amica, è un noir dai toni tristi e malinconici che racconta più sconfitte che vittorie, eppure è anche uno dei romanzi più traboccanti di passione per la vita che ricordi, un ritratto stupendo di Marsiglia ed una riflessione splendida e pulsante dell'amicizia e dell'amore.
Il legame tra i tre protagonisti, cresciuti insieme e poi separatisi, si può dire, proprio a causa del loro eccesso di voglia di vivere, e quello di Fabio, pronto a scoprire la verità e cercare di rimettere a posto i cocci delle loro vite, con le donne che ha amato e che forse potrà amare, è descritto come solo qualcuno che ha vissuto davvero nel senso più profondo del termine potrebbe fare. 
Dovessi pensare di paragonare Casino totale a qualcosa, direi che è sesso selvaggio fatto in estate, quando il sudore di due corpi si mescola fino a farli diventare uno, una sbronza presa con il vento in faccia e il rumore del mare in sottofondo, un disco dei Manonegra che rapisce come una danza tribale, e fa salire tutto quello che di selvaggio portiamo dentro.
Roba forte, insomma. Come piace viverla anche a me.




RICHARD JEWELL (Clint Eastwood, USA, 2019, 131')

Richard Jewell Poster


Clint, si sa, da queste parti gioca sempre in casa.
Eppure, in passato, quando c'è stato bisogno di essere più equilibrato nei giudizi - come nel recente The Mule - non mi sono tirato indietro.
Con Richard Jewell, Eastwood prosegue nella decostruzione made in USA iniziata qualche anno fa con American Sniper e proseguita con Sully e Attacco al treno, mostrando di fatto il fianco di quel Grande Paese che in tanti ancora sono convinti che difenda a spada tratta neanche fosse il primo dei trumpisti.
Ed è curioso, perchè la sequenza più decantata della pellicola, l'arringa in difesa del figlio dell'ottima Kathy Bates, mi ha lasciato quasi indifferente. Anzi, ha finito per indispettirmi. Perchè questo Clint, questo film, non ne aveva bisogno.
Perchè Richard Jewell è un gioiellino se si pensa ai legal thriller, è un film profondamente sentito, è una protesta accesa di un repubblicano convinto all'indirizzo di un Governo sì democratico, ma sempre e comunque di un Paese che adora visceralmente.
Io non sono americano, e a prescindere dall'ingiustizia - pur se a posteriori - percepita, sono stato investito dalla pellicola principalmente per aver rivisto molti tratti del Fordino in Richard Jewell: ho visto un essere umano sensibile, profondo, forse ingenuo nell'essere troppo scoperto rispetto ad un mondo che, per chi è troppo scoperto, non ha alcuna pietà.
Spesso si parla, giustamente, di vittime collaterali. Si potrebbe pensare che Richard Jewell sia un film che tratta della principale vittima collaterale di un attentato che avrebbe potuto contare molti più morti. E non li ha contati principalmente per quella vittima.
In barba al fatto che le vittime, storicamente, sono la parte più debole.


lunedì 22 luglio 2019

White Russian's Bulletin



La battuta d'arresto nelle pubblicazioni del Saloon delle ultime due settimane - legata, in verità, al fatto che ultimamente Fordini, lavoro e palestra prendono davvero tutto il mio tempo - mi ha messo di fronte anche ad un'altra triste realtà: non riesco più a ricordare come un tempo quante e quali visioni si sono avvicendate nel tempo, a meno che non si tratti davvero di cose degne di nota o legate a serate speciali. Dunque, in questa nuova puntata del Bulletin, troverete semplicemente gli unici titoli che ricordi degli ultimi quindici giorni, senza sapere se siano stati davvero solo questi, oppure no. In un certo senso, è magico anche questo oblio, in compagnia del Cinema.


MrFord



FUGA DA ALCATRAZ (Don Siegel, USA, 1979, 112')

Fuga da Alcatraz Poster

A distanza di anni dall'ultimo passaggio al Saloon, ho ritrovato il mitico Fuga da Alcatraz grazie ad un passaggio televisivo la sera in cui, dopo aver fatto tappa dai miei in montagna per lasciare i Fordini al fresco una settimana, ho riassaporato - come sempre quando vado da loro - l'ebbrezza delle non connessioni e di lettori dvd e vhs risalenti all'epoca in cui io e mio fratello eravamo adolescenti che reagivano malvolentieri all'idea di passare un weekend lontani dalla città. 
Il lavoro di Siegel reso noto soprattutto dall'interpretazione come sempre senza fronzoli di Clint, ispiratore di una marea di film carcerari successivi - su tutti Le ali della libertà - è ancora oggi tosto e potente, teso dal primo all'ultimo minuto e in grado di raccontare nel modo più diretto e semplice possibile una storia che è la più vecchia del mondo, quella della ricerca della libertà.
Certo, ad inseguirla sono uomini non proprio immacolati, ma è anche questo a rendere affascinante, spesso e volentieri, un'impresa: senza dubbio, e non solo nel suo genere, un Classico come si pensa sia un Classico. 




GREY'S ANATOMY - STAGIONE 15 (ABC, USA, 2018/2019)

Grey's Anatomy Poster

Passano gli anni, e nonostante da tempo la qualità dei bei tempi sia ormai dimenticata, casa Ford non riesce a non voler bene ai medici del Grey Sloane Memorial, sarà che le prime due stagioni erano state traghettatrici delle cene nella casa in cui ci eravamo appena trasferiti con Julez a fine duemilasette. Di quelle annate, così come di altre - quella del duemiladieci, incredibile -, è rimasto davvero ben poco, protagonisti compresi - ormai del nucleo originale del cast sono presenti soltanto quattro charachters -, ma l'appuntamento estivo con le vicissitudini dei "dottori" - così ribattezzati dai Fordini - è imprescindibile. 
Certo, vedere Karev, un tempo lo stronzo numero uno della serie, imbolsito e diventato capo, fa un pò strano considerato che è sempre stato il mio favorito, o storie d'amore e momenti da strizzata d'occhio al paraculismo quasi imbarazzanti, ma il Grey Sloane è ormai una fetta di famiglia, così ci si aggrappa ai sentimenti, ai ricordi, ad innesti particolarmente riusciti - il dottor Lincoln è balzato ai primi posti della mia classifica di gradimento - e ci si fa coccolare come da un divano che, ormai, ha ben impressa la forma del nostro culo.




SPIDER MAN - FAR FROM HOME (Jon Watts, USA, 2019, 129')

Spider-Man: Far from Home Poster

Avevo una discreta paura, di questo sequel di Homecoming, primo titolo ad inaugurare, di fatto, il passaggio tra la fase tre e quattro del Cinematic Universe. Molta paura.
Endgame ha chiuso un circolo, e riprenderlo senza rischi era un'impresa non da poco.
E devo ammettere che Watts ci è riuscito, e anche discretamente bene.
Far from home è un lavoro scanzonato e dal ritmo veloce, molto teen, con poche pretese, avvincente - anche grazie alla valorizzazione di un villain come Mysterio, più sfaccettato di quanto si possa pensare - e pronto a seminare in vista del futuro di quello che ormai è diventato una sorta di grande e sempre più grande affresco cinematografico, dal ruolo di Spider Man - bellissimo il recupero di J. Jonah Jameson sul finale - a quello che avrà la componente "cosmica" nella stessa fase quattro dell'MCU. 
Ma al centro di tutto, ed è questa la carta vincente, l'adolescenza di Peter Parker, sballottato dai tumulti del cuore nel corso di un viaggio in Europa con amici e compagni di scuola: divertenti i siparietti, geniale "Scimmia notturna", interessante il rapporto con Mysterio che ricorda, a tratti, quello con Octopus del secondo capitolo dello Spidey firmato Raimi.
E da antologia la sequenza con gli incubi creati dallo stesso Mysterio, davvero un momento notevole.
Non sarà epico o destinato a cambiare le regole come altri titoli dell'affresco marvelliano in sala, ma è un gran bel divertimento.


lunedì 11 marzo 2019

White Russian's Bulletin



Nuova settimana per il Bulletin e ritorno, a causa di impegni sportivi e lavorativi, ad una frequenza degna dei mesi scorsi di visioni - nonostante True Detective continui a proseguire -, con solo due titoli a dare corpo alla rubrica. E' un periodo difficile, da molti punti di vista, per il mio rapporto con la settima arte, ma so benissimo che questo legame tornerà ad essere vivo come quando da queste parti c'era il fermento giusto per sostenerlo. E resterà anche quando da queste parti non sarà rimasto più nessuno.


MrFord



THE LEGO MOVIE 2: UNA NUOVA AVVENTURA (Mike Mitchell, Danimarca/Norvegia/Australia/USA, 2019, 107')


The Lego Movie 2: Una nuova avventura Poster


Il primo film dedicato ai mattoncini che hanno caratterizzato l'infanzia di molti di noi era stato una vera e propria sorpresa dalle parti del Saloon, una scheggia impazzita fatta di metacinema, ironia e sentimenti che aveva generato - giustamente - costole più che discrete come lo spin-off dedicato al personaggio di Batman. Il secondo capitolo della saga di Emmett e Lucy conferma le impressioni avute nel corso della visione del primo: il brand Lego, in sala, raccoglie l'eredità - per questo vecchio cowboy fondamentale - di Spongebob, portando il grottesco ed il gioco con realtà e finzione avanti a qualsiasi altra cosa, perfino all'idea di piacere a tutti costi al grande pubblico.
Gli incassi non avranno dato ragione al progetto di Mitchell, ma il risultato è interessante anche nelle sue imperfezioni, ed è più utile di tante altre proposte indirizzate ai più piccoli a mostrare le zone d'ombra del mondo ai più piccoli senza che necessariamente si debba perdere il sorriso nel farlo.




IL CORRIERE - THE MULE (Clint Eastwood, USA, 2018, 116')

Il corriere - The Mule Poster


Chiunque mi conosca sa benissimo che Clint è e sarà sempre il mio nonno cinematografico, l'equivalente di Johnny Cash per la Musica. Senza ombra di dubbio, parliamo del regista statunitense più importante e grande attualmente in vita e in attività, l'erede assoluto di John Ford, che ha consegnato alla settima arte numerosi Capolavori dalla fine degli anni settanta ad oggi.
Io voglio bene a Clint, e quando affronto un suo film so che, a conti fatti, uscirò soddisfatto dalla visione. Ed è stato così anche questa volta. Il corriere si lascia guardare, è molto godibile, mescola le atmosfere di Narcos e Breaking Bad alla visione da "grande vecchio" che il Maestro riesce a dare degli USA, del viaggiare, della vita.
Una sorta di Guido piano - che adoro, tra l'altro - trasportata in sala.
Eppure, nonostante le chicche - e che ne sono, dagli incontri con le motocicliste lesbiche alla famiglia afroamericana alle prese con il cambio della ruota - ed i momenti più intensi - la morte della ex moglie di Earl Stone -, a questo The mule manca l'emotività profonda dei classici dell'ex Ispettore Callahan: mi ha fatto pensare più a Di nuovo in gioco, che non a Gran Torino. Quasi il buon Clint si sia sentito in dovere di consegnare al pubblico un altro piccolo pezzo di lui, sperando sinceramente che non sia l'ultimo. 


giovedì 7 febbraio 2019

Thursday's child



Incredibilmente per la terza se non addirittura quarta settimana consecutiva mi presento in orario all'appuntamento con la rubrica dedicata alle uscite in sala, come sempre co-condotta insieme al mio rivale Cannibal Kid insieme all'ospite d'onore della settimana, Fabrizio Panzella.
E così come per il weekend che vide l'approdo sul grande schermo di Creed II, questa volta a farla da padrone almeno per il sottoscritto sarà Clint con il suo nuovo lavoro davanti e dietro la macchina da presa, che sinceramente spero proprio possa scatenare una nuova battaglia contro il mio antagonista.

"E così è qui che Ford ha seppellito Cannibal dopo le sue sparate su American Sniper. Ha fatto un gran bene!"
Il corriere - The Mule

"Quelli sono i resti di Peppa Kid dopo il suo incontro di wrestling con The Rock. Hai il compito di riportarli a Casale Monferrato."

Fabrizio: Dal trailer pare il solito vecchio Clint, con il suo inconfondibile neo-classicismo un po' decadente. Speriamo sia così.
L’accoppiata Eastwood/Cooper farà, nuovamente, “felice” Cannibal.
Cannibal Kid: Mi farà felice eccome. La nuova stroncatura dell'accoppiata che ci ha regalato l'increscioso American Sniper ce l'ho già in canna e penso che la farò portare da un mulo. Ford può andare bene.
Ford: ovviamente l'uscita di ogni nuovo film del Maestro Clint rappresenta un grande evento qui in casa Ford. Come se non bastasse, dal trailer questo pare proprio Clint al suo meglio al 100%. Non vedo l'ora di esaltarmi alla facciazza di Cannibal.

10 giorni senza mamma

"Mi sa che Cannibal aveva un pò sottovalutato quel bruto di Ford!"

Fabrizio: Non so voi ma io queste commedie made in Italy, non riesco proprio a farmele piacere, oltre al fatto che sembrano, sempre, la versione sfigata di alcune sfigate commedie americane.
Cannibal Kid: Negli ultimi anni sono diventato più tollerante. Non nei confronti di Ford – ci mancherebbe – ma verso le commedie made in Italy. Considerando però che questo film ripropone l'accoppiata de La peggior settimana della mia vita (Alessandro Genovesi alla regia + Fabio De Luigi come protagonista), una delle peggiori commedie della mia vita, questo film mi fa paura più di qualunque horror.
Ford: solita commediaccia italiana che come giustamente scrive Fabrizio pare la bruttissima copia di qualche piacevole film americano. Salto senza pietà neanche l'avesse consigliata Peppa Kid.

Copperman

"Dopo aver letto i giudizi di Cannibal e Ford, non mi resta che il ritiro in quest'eremo."

Fabrizio: Copperman… Coppermannhhh… mmmh… la prima volta che ho visto il trailer il personaggio e l’interpretazione di Argentero mi hanno ricordato un’altro attore, che al momento non riuscivo a focalizzare, poi girando sulla rete eccolo, lui, Tugg Speedman (Ben Stiller in Tropic Thunder), che interpreta Simple Jack.
Cannibal Kid: Nuovo film su un supereroe “alternativo”, tema ormai abusato quasi quanto quello dei supereroi “tradizionali”. Più che Lo chiamavano Jeeg Robot, dal trailer mi ha ricordato Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e Luca Argentero, che pure mi sta abbastanza simpatico, sembra poter puntare al “Gabriel Garko Award 2019”. Sempre che qualche action hero fordiano non gli rubi il titolo.
Ford: se c'è una cosa rispetto alla quale sono ben poco tollerante è il Cinema italiano travestito da Cinema ammeregano sempre nella speranza di portare qualcosa di "alternativo" in sala. Questo Copperman mi pare l'ennesimo tentativo da buttare. Un po' come i suggerimenti del Cucciolo Eroico.

Remi

"Dolce Remi, metti una mano qui, e sentirai, la scimmietta..."
Fabrizio: Il trailer trasuda melassa da tutti i pori ma si evince anche un certa cura che fa ben sperare.
Cannibal Kid: Dolce Remì, metti una mano qui...
Già odiavo il cartone, figuriamoci questo film che potrebbe risultare zuccheroso persino per un tizio che sembra uscito da Disneyland come Ford.
Ford: incredibilmente, sono d'accordo con Cannibal. Perfino con la sua citazione. Il mondo sta per finire.

Il professore cambia scuola

"Se continui a copiare da Cannibal e Ford quest'anno finisce che ti bocciano sicuro!"

Fabrizio: Questo comedy-drama di Olivier Ayache-Vidal sembra una versione aggiornata di Sister Act, speriamo ci sia qualcosa di più, sotto.
Cannibal Kid: Pellicola francese ambientata nel mondo della scuola, potrebbe essere La classe in versione comedy. Considerando la povertà delle altre proposte troppo fordiane settimanali, quasi quasi mi stuzzica.
Ford: se non avessi Clint ed un milione di recuperi di titoli in coda, considerata la povertà delle alternative italiane, potrei quasi quasi considerarlo.

Le nostre battaglie

"Adoro il profumo del White Russian di mattina."
Fabrizio: Terzo film francese in uscita, e secondo film in cui un uomo è costretto a badare, da solo, ai propri figli. Passato anche al Torino Film Festival, il film di Senez ha avuto recensioni più che positive un po' ovunque.
Cannibal Kid: Secondo film in cui qualcuno cerca di rubare a Ford il titolo di padre dell'anno. Questa settimana la concorrenza per lui è davvero agguerrita! Di sicuro promette meglio questo titolo con il solitamente valido Romain Duris (che mi ricorda una versione più espressiva di Luca Argentero) di quello con Fabio De Luigi.
Ford: fare il paragone tra questo film e quello con De Luigi è un po' come pensare di mettere a confronto le indicazioni cinematografiche di White Russian o di Pensieri Cannibali. Personalmente, non ci sono dubbi su quale fonte sia più affidabile.

martedì 20 marzo 2018

Ore 15:17 - Attacco al treno (Clint Eastwood, USA, 2018, 94')




Non è stato facile approcciare l'ultimo lavoro di Clint Eastwood, mio nonno cinematografico nonchè quello che considero il John Ford della nostra epoca: senza girarci troppo intorno, penso infatti che 15:17 - Attacco al treno, ispirato al tentativo di attentato sul convoglio che da Amsterdam viaggiava verso Parigi il ventuno agosto duemilaquindici impedito principalmente dall'intervento di tre ragazzi americani in viaggio attraverso l'Europa, due dei quali legati ad esperienze militari negli States - e che lo stesso Clint ha voluto, con tutti i rischi e le conseguenze del caso, come interpreti di se stessi sul grande schermo -, abbia deluso praticamente tutti.
Ha deluso il grande pubblico che ne ha dichiarato un successo molto limitato al botteghino - complici, probabilmente, la campagna pubblicitaria che l'ha presentato come un film d'azione serrata quando la descrizione degli eventi è mio parere giustamente collocata nel solo quarto d'ora conclusivo e la presenza di attori chiaramente non professionisti -, i fan Dem del Clint impegnato ed autoriale - pronti a prendere posizioni estreme e quasi radicali contro il loro ex idolo -, i fan decisamente meno Dem - che probabilmente si aspettavano una versione antiterrorismo di Terminator, o cose simili -: in pratica, il vecchio Eastwood ha finito per ritrovarsi con più nemici di quanti se ne sarebbe trovati girando un documentario che esaltasse la figura di Donald Trump.
Ora, io non ho mai fatto mistero delle mie posizioni politiche - decisamente lontane da quelle del Nostro Dirty Harry -, non ho mai sognato di arruolarmi, o di pensare che i miei figli possano avere fin da piccoli familiarità con le armi - pur se giocattolo -, non ho mai sentito vicini i valori di Dio e Patria tipici di un certo approccio, non ho mai giustificato la guerra come atto umano - in termini di etica ed intelligenza -, ho vissuto i racconti dei miei nonni - uno reduce della Campagna d'Africa, l'altro partigiano - e negli occhi di nessuno ho visto esaltazione, o attorno ai loro corpi un'aura mitica da supereroi. Si trattava - e si tratta - di persone normali, con i loro limiti, il loro modo di intendere e vedere le cose ed il mondo, i loro difetti, i loro pregi, alle prese con eventi decisamente oltre l'ordinario.
Ed è questa, a mio parere, l'idea più importante dietro questo film.
Che non sarà certo il migliore di Clint, non tira fuori emozioni o grandi storie, non coinvolge o sconvolge - se non chi va alla ricerca della polemica politica a tutti i costi -, ma fotografa bene la realtà.
La realtà che dice che siamo persone normali. Lo siamo quando crediamo di essere nel giusto, quando facciamo del bene e quando, al contrario, facciamo del male, quando lottiamo e quando cerchiamo semplicemente di vivere la vita.
Attacco al treno, a ben guardare, racconta il viaggio in Europa di tre amici d'infanzia che vogliono divertirsi e vedere il mondo prima di diventare troppo grandi per rimorchiare a caso e sbronzarsi in discoteca neanche stessimo guardando il filmino delle vacanze di un nostro conoscente in una qualsiasi serata in compagnia. Può apparire banale, inutile, poco rilevante rispetto all'evento che, dal titolo al trailer, dovrebbe raccontare.
Ma è proprio questo il segreto. La normalità. Skarlatos, Stone e Sadler sono ragazzi normali.
Potranno avere valori di riferimento diversi dai miei, ma in fondo girano in Europa come tutti fanno a vent'anni pensando solo a scoprire nuovi posti, bere e trovare più ragazze possibili.
E sinceramente, da non sostenitore della guerra, delle armi e di tutto il resto, mi sta discretamente sul cazzo il fatto che possano rischiare di essere fatti fuori da qualcuno che, a sua volta, è cresciuto con valori di riferimento diversi dai miei.
Perchè al posto loro potrei esserci io quindici anni fa, o i miei figli tra quindici anni.
Personalmente spero che ai Fordini non venga mai l'idea di arruolarsi ed andare a combattere da qualche parte nel mondo rischiando di non tornare a casa, continuerò a mantenere le mie posizioni politiche - assolutamente diverse da quelle di Clint - per tutta la vita, a pensare che non è un arma a rendere più sicuro il mondo, ma uno stato mentale così come uno sociale.
Eppure, fossi stato su quel treno, sarei stato felice che Skarlatos, Stone e Garland fossero lì con me.
E lo sono anche se su quel treno non c'ero.
Sono anche felice di aver visto questo film, perchè se è ovvio che non sia il migliore di uno dei registi migliori degli ultimi quarant'anni - forse, addirittura, uno dei suoi peggiori -, è chiaramente il segno della grande intelligenza dell'uomo dietro la macchina da presa.
Che sarà pure un vecchio repubblicano senza ritegno con il quale, probabilmente, politicamente non riuscirei ad andare d'accordo neppure dopo esserci bevuti una ventina di birre a testa con qualche shot di Jack Daniels in mezzo senza capire più neppure dove ci si trovi, ma da uomo d'esperienza e testa pensante ha mostrato la normalità e, ammettiamolo, la banalità del Male.
Ma fortunatamente, anche del Bene.



MrFord




giovedì 8 febbraio 2018

Thursday's child




Proseguono le ospitate al fulmicotone nella rubrica a tre più celebre e spumeggiante della rete: per una settimana che potrebbe rivelarsi ricca di novità potenzialmente interessanti, al vecchio cowboy ed al suo sgradito compare Cannibal Kid si aggiunge nientemeno che Aldo Magro, che è riuscito nella non facile impresa di mantenere il livello di questa rubrica all'altezza delle vette raggiunte nelle ultime settimane grazie ad ospitate esplosive.
Fuoco dunque alle polveri, e state tutti pronti anche a questo giro.


"Ma secondo te possiamo fermare i terroristi anche in bicicletta?" "Ford dice di sì."

THE PARTY

"Lo sapevo che non dovevo dare ascolto a Cannibal e sposarmi con Aldo Magro: fa strani riferimenti ai cavalli!"

Aldo Magro: Be’, che dire, sono piacevolmente sorpreso di aver evitato una ospitata da Fabio Fazio per poter esser oggi presente qui. Almeno avevo una scusa plausibile per risparmiarmi lo strazio di Fazio, dato per certo che ora non mi chiamerà mai più sapendo che sono apparso non nello straordinario mondo di Gumball ma in quello dei blogger Cannibal e Ford, duo sicuramente degno di riempire il vuoto lasciato dalla coppia Boldi-De Sica. Sapendo di questa ospitata, ho trascorso un po’ di ore nel cercare di capire cosa indossare tra un trench coat e una delle due giacche industriali di Di Maio. Alla fine, dopo una votazione su internet, ho optato per una delle due giacche industriali di Di Maio. Quindi se lo vedrete in televisione con una giacca macchiata di caffè è perché non aveva a disposizione l’altra. Ma basta con queste quisquilie e veniamo alla ragione per la quale sono scomodamente qui: i film della settimana. Ecco or bene che si parte alla grande con The Party, diretto da Sally Potter e presentato in concorso al festival di Berlino. Ovviamente il film non l’ho visto ma tra le proposte in elenco è probabilmente quella che mi stuzzica di più. Per farla breve si parla di gente in casa e di verità scomode. Come non citare quindi il bronzo ma anche Festen di Thomas Vinterberg o i nostrani Parenti serpenti e il più recente Perfetti sconosciuti? È sempre bello osservare come un manipolo di gente che finge di volersi bene poi arriva quasi ad ammazzarsi; alla faccia dell’ideale comunitario di Platone. Tra l’altro l’ideale utopico-aristocratico del filosofo greco pare trovare nel film della Potter la conferma del suo opposto: il conservatorismo antidemocratico. Di cosa sto parlando esattamente? Non lo so. Era per fare la figura del tipico ospite, cioè ogni tanto buttare lì una supercazzola.
Cannibal Kid: Beccati questa, Fabio Fazio! Un ospite come Aldo Magro te te lo sogni. E poi, anche quando hai un ospitone, lo sprechi con un'intervistella inutile e... faziosa. Basti vedere quella a David Lynch di qualche tempo fa. Una delle più grandi occasioni sprecate nella storia della televisione.
Chi non sta sprecando l'occasione per scrivere commenti più deliranti rispetto ai miei soliti è invece il mitico Aldo Magro, capace di passare con disinvoltura da Boldi, De Sica e Di Maio fino a Thomas Vinterberg e Platone. Roba da far esplodere il cervello a me, non oso immaginare al mio blogger rivale Ford...
Sono rimasto stordito di fronte alle parole di Aldo come un difensore davanti alle finte di Neymar, al punto da non sapere nemmeno se vorrei partecipare a questo The Party o meno. Tra un b/n che fa molto radical-chic, un cast promettente e dialoghi che si preannunciano pieni di fiumi di parole allucinanti, direi che io e Aldo a questa festa potremmo scatenarci. Mentre Ford se ne starà a far tappezzeria in un angolo, aspettando che i suoi amichetti tamarri cambino musica.
Ford: feste come questa, sulla carta, me le risparmio volentieri, ma essendo un uomo di mondo in grado di sostenere bevute da competizione, non credo avrei troppi problemi, con qualche white russian in corpo, ad affrontare un bianco e nero radical con tante critiche alla società più o meno civile o al volemose bene che nasconde anche le più grandi battaglie della Storia dell'Umanità. Un ottimo modo per inaugurare un'ospitata che prosegue nel trend positivo della rubrica a tre più scoppiettante del web in questo inizio duemiladiciotto, roba che tra un pò Fazio chiamerà me, Cannibal ed un terzo a sua scelta e qualcuno che tempo fa se l'è menata ci pregherà di tornare da queste parti per farsi prendere un po' per il culo.
Ho avuto notizia quasi certa che perfino Sally Potter e Platone vorrebbero aggiungersi al gruppo. E io dico, e credo Aldo sia d'accordo, che se portano dell'alcool, allora sono ben accetti.

L’ULTIMA DISCESA

"Lo sapevo che non dovevo dare ascolto a Ford rispetto a come si trascorre un weekend in montagna!"

Aldo Magro: Tratto da una storia vera (come l’altro film in lista della settimana), la pellicola di Scott Waugh racconta l’incredibile storia insita nello spirito di sopravvivenza. No, non è l’incredibile storia vera dei capelli di Berlusconi ma quella di un uomo costretto a fare l’impossibile pur di restare in vita. Siccome sto per mangiare evito di raccontare alcuni succulenti particolari della vicenda, ma (per chi lo conosce) basta un rimando al racconto L’arte di sopravvivere contenuto nella raccolta Scheletri di Stephen King. Il film potrebbe anche non essere male ma la presenza di Josh Hartnett mi fa invece pensare che possa esserlo. Chissà. Il tema resta in ogni caso affascinante, un individuo caduto nel baratro dell’autodistruzione dovrà lottare per evitare proprio l’autodistruzione. Il film sarà ugualmente autodistruttivo?
Cannibal Kid: Che hai Aldo contro il povero Josh Hartnett? È vero che sono tipo oltre 10 anni che non azzecca un film, però un tempo ne aveva girati di notevoli.
Quanto a questo film, raccontato così non sembra nemmeno male. Spero solo che non si riveli il tipico survival montanaro buono giusto per i palati meno esigenti. Sì, Ford, ce l'ho con te.
Ford: da buon sostenitore dei survival montanari e dell'impresa dei superstiti di Alive, effettivamente il mio palato è poco esigente, considerato che nella stessa situazione mangerei il culo di chiunque mi capitasse a tiro pur di sopravvivere, eppure l'impressione che ho di questo film è che non si tratterà certo di qualcosa di memorabile. Sarebbe più interessante, invece, fare una gita in montagna noi tre, e vedere che succede nel corso della discesa, che effettivamente potrebbe essere l'ultima. Per qualcuno.

FINAL PORTRAIT - L’ARTE DI ESSERE AMICI

Le riprese del biopic sul rapporto tra Cannibal e Ford continuano. Aldo Magro, ospite di questa scena, si è rifugiato in macchina per evitare di essere ripreso.

Aldo Magro: Ho sempre amato l’arte dei Lippi. Ossia Filippo padre e Filippo (Filippino) figlio. Per dire, si pensi alla Madonna col Bambino e angeli, tavola esposta agli Uffizi di Firenze. Non vi è dubbio che quest’opera di Filippo padre rappresenti uno dei vertici delle figurazioni devozionali quattrocentesche, quei Andachtsbilder a tutti noti. Aspetto non trascurabile è il volto della Vergine, qui non una sconsolata e bruttarella donna ma una fanciulla serena e dai lineamenti dolci. Non è mistero che Lippi (che era un cappellano) si era ai tempi innamorato della simpatica monaca Lucrezia Buti (la loro fu una relazione clandestina) e che quindi le fattezze della Madonna riprendano - forse con un po’ di fantasia - quelle della amata. Un’opera or dunque che non solo omaggia la Vergine ma una monaca non più vergine. Il potere dell’amore ma anche il potere di una tavolo splendida. Tavola che non cela di certo il classicismo di Donatello ma neppure un suo esser tocco antesignano a Leonardo. Ciliegina sulla torta, da vero artista, è poi la cornice alle spalle delle figure; come se stessimo osservando un quadro in un quadro fuori dal quadro. Nel dettaglio poi la prospettiva destru… Come? Final Portrait è un film sul pittore Alberto Giacometti? Geoffrey Rush interpreta quindi Alberto Giacometti in una performance forse carica di manierismo? Vabbè, se faranno poi un film su Filippo Lippi avvisatemi.
Cannibal Kid: Altroché Vittorio Sgarbi. Aldo sì che se ne intende di arte e qui ci ha regalato una splendida lezione gratuita. Gratuita in tutti i sensi, visto che a quanto pare non ha niente a che fare con il protagonista della pellicola. Per la seconda volta in questa puntata della rubrica il mio cervello è andato in pappa!
Quanto al film, posso solo dire che in genere non amo granché le pellicole sui pittori, né tantomeno amo Geoffrey Rush, così richiesto all'interno del genere biopic che ormai può essere considerato il Beppe Fiorello australiano. Mi incuriosisce giusto Armie Hammer che, dopo la sua ottima prova in Chiamami col tuo nome, è qui chiamato a interpretare lo scrittore... James Ford?!?
Ah, no! Per fortuna ho sbagliato a leggere. Si tratta di James Lord.
Ford: dopo una descrizione - che poi non sia quella corretta, poco importa - di questo film come quella di Aldo, mi sento assolutamente dispensato dall'andare a vedere la pellicola, anche perché ho come l'impressione che risulterebbe non all'altezza di questo pezzo di bravura, un po' come una qualsiasi crosta dipinta da quell'imbrattatele di Cannibal rispetto ai Capolavori del panesalamesimo fordiano.

CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO

"Cara, mi prometti che dopo la festa posso fare il bagnetto?" "Certo, tesoro. Ho fatto tirare a lucido tutta la casa da quei tre bloggers apposta per te."

Aldo Magro: Atteso come un tweet di Matteo Salvini ecco che finalmente l’agonia delle sfumature sbarca al cinema (espressione questa che sognavo di usare da un po’) con questo capitolo finale. Ehm. Devo purtroppo ammetterlo, spinto dalla curiosità, nel remoto 2015 avevo dedicato una parte del mio preziosissimo tempo alla visione del primo e dimenticabile Cinquanta sfumature di grigio. Una pellicola oltremodo imbarazzante, peggio del mio modo di commentare e persino di quello dei due blogger Kid e Ford (che detta così pare il titolo di un film di George Roy Hill: Kid and Ford). Oltre ad una impalcatura generale che si reggeva con il nastro adesivo scollato, il primo Cinquanta (da notare il brillante gioco di parole “primo” e “Cinquanta) mi aveva causato forti spasmi nelle articolazioni cinefile per il suo atroce epilogo: lei (che, ricordiamolo si chiama Ana…) fugge disgustata dopo una sculacciata di lui. Diciamo che la cosa si poteva risolvere in modo migliore giacché costei per tutto il film si fa fare un po’ di tutto. Ma questa è la vita. Ora ecco Cinquanta sfumature di rosso. Non ho idea di cosa sia avvenuto nel segmento centrale ma pare evidente che Ana deve aver superato la brutta storia della sculacciata visto che è convogliata a nozze con Coso. Cosa succederà? Quali incredibili colpi di scena ammanteranno il talamo dei due? Avranno una bambina con poteri magici e ricostruita malamente in CGI? Francamente non voglio saperlo.
Cannibal Kid: Mi sa che l'unico uomo sulla faccia della Terra ad essersi divertito con i primi due capitoli della saga più comica (volontariamente o meno) degli ultimi anni. O forse sono solo l'unico ad ammetterlo?
Fatto sta che io sono curioso di vedere questo per voi per fortuna ultimo capitolo della serie. Così come sono curioso quando Salvini se ne esce con un nuovo tweet, così posso insultarlo e indignarmi come voi fate di fronte a questa incompresa seg...ehm, saga capolavoro del cinema contemporaneo.
Ford: a sorpresa posso dichiarare di essere incredibilmente curioso di questo terzo ed ultimo capitolo della trilogia, dal quale mi aspetto ovviamente la stessa, grande prestazione dei due precedenti, ovvero piazzarsi al primo posto della classifica del peggio dell'anno dei Ford Awards. Riusciranno Ana ed il suo amichetto ad eguagliare momenti indimenticabili come "il bagnetto" delle sfumature di grigio? Spero di sì, anche perchè non vorrei buttare nel cesso due ore per poi non avere già il mio numero uno della merda duemiladiciotto.

I PRIMITIVI

Il Cucciolo Eroico e Aldo Magro si preparano per addentrarsi nella foresta, habitat naturale del Ford.

Aldo Magro: L’età del bronzo non doveva essere propriamente una passeggiata, non che l’era attuale lo sia. Inoltre se si pensa che nelle competizioni sportive esista ancora come premio la medaglia di bronzo, questo la dice lunga sulla scarsa evoluzione umana (e anche sul mio pietoso senso dell’umorismo). Fortunatamente a rendere le cose meno drammatiche ci pensa Nick Park e la stop-motion della Aardman Animations. C’è poco da dire su questo film, ma in senso positivo. Nel 2016 Shaun, vita da pecora (soggetto di Park) mi aveva regalato momenti di sane risate, fatta eccezione per la baraonda di bambini che in sala andavano avanti e indietro. Alla fine più che le pecore mi son ritrovato a contare gli infanti. Shaun, vita da pecora era stato candidato anche agli Oscar ma contro di sé aveva un film pazzesco come Inside Out. Peccato. Questo I primitivi, così a naso di plastilina, non sembra poter arrivare a toccare i vertici della Aardman ma conoscendo il mio intuito sopraffino potrebbe invece rivelarsi il film di animazione del secolo.
Cannibal Kid: Dopo aver esaltato Cinquanta sfumature e aver mostrato le mie lacune artistiche, adesso devo pure ammettere la mia ignoranza sul cinema della Aarman Animations, di cui non ho visto manco mezzo lavoro per sbaglio. Certo che non sto facendo proprio una bella figura...
Comunque questo film, così come i loro precedenti, mi attira ben poco e di questa specie di sequel in stop-motion dei Flintstones sinceramente mi sa che ne posso anche fare a meno.
Ford: Park è un piccolo mito dell'animazione in stop motion, e tutto il microcosmo a lui legato ed associato, da Shaun the sheep a Wallace e Gromit fino a Galline in fuga, mi ha sempre regalato grani momenti. Ho visto qualche giorno fa il trailer de I Primitivi e purtroppo non mi ha fatto la stessa impressione dei titoli appena citati, eppure se una sorpresa ci deve essere questa settimana, sono sicuro la regalerà il vecchio Nick. Cannibal, invece, continua a non sorprendere più nessuno con la sua abissale ignoranza cinematografica.

ORE 15:17 - ATTACCO AL TRENO

"Per favore, non darne troppe a Cannibal, non è un terrorista come sembra!"

Aldo Magro: Probabilmente il titolo più forte della settimana. La vicenda è nota, l’attentato terroristico sul treno Thalys diretto a Parigi. Un attentato poi sventato grazie all’intervento di tre americani (due dei quali militari) e un inglese. Che dire? A parte il fatto che ho macchiato con del latte macchiato la giacca di Di Maio, io non so bene cosa pensare di un certo cinema di Eastwood. In particolare la tripletta American Sniper, Sully e questo Attacco al treno mi lasciano perplesso. Non so bene perché. Sarà perché trovo un po’ stucchevole, faziosa e carente questa celebrazione degli eroi occidentali. Non è un tipo di cinema che mi fa impazzire. Questo non toglie nulla alle vicende del pilota Sully e al gesto effettivamente eroico dei passeggeri del treno però… Però c’è sempre qualcosa che non mi torna a livello di narrazione cinematografica. Qualcosa che non mi torna in questa “idea” celebrativa dell’eroe. C’è il bene e c’è il male e il bene solitamente è statunitense o, più in generale, occidentale. Il vecchio Clint (vecchio lo dici a tua sorella!) lo preferisco quando racconta le sfumature (non quelle grigie o rosse), quando narra “in bilico” come ne Gli spietati, come in Bird, come in Un mondo perfetto. Ecco, io Clint Eastwood lo preferisco quando racconta di un mondo imperfetto. Clint invece so già mi prenderebbe e mi lancerebbe dal treno. Detto questo mi vedo costretto a restituire la giacca a Di Maio, non prima di aver ringraziato per l’ospitata Cannibal e Ford e ovviamente senza dimenticare la marchetta al mio blog. Bene, ora dove devo andare? Sì, lo so. Non dico l’andare dove mi state mandando. Dico… Immagino ci sia una lavanderia in zona, ecco, dov’è?
Cannibal Kid: Pure io preferisco L'Eastwood di Un mondo perfetto. Ma lo preferisco ancora di più quando non sforna il suo solito dozzinale film annuale che poi la critica, soprattutto quella italiana, non vede l'ora di spacciare per l'ennesimo Capolavoro. Persino quando tira fuori delle abominevoli porcherie come American Sniper. Io già non sopporto il cinema supereroistico, figuriamoci quello eroistico-repubblicano del vecchio Clint. Sebbene Sully a sorpresa non mi fosse del tutto spiaciuto, questo Attacco al treno mi sembra avere tutte le carte in regola per subire un bell'attacco da parte mia. Uno di quelli in grado di riaccendere come si deve la mia rivalità con Ford, che ancor prima di vederlo sento già gridare al Capolavoro.
Controllore, per favore, lo faccia scendere da questo treno!
Ford: Clint è Clint, e considerata l'età ed i Capolavori che ha regalato al mondo del Cinema tutto, per me ormai potrebbe anche girare un documentario mentre fa la cacca alla mattina, e lo rispetterei comunque. Detto questo, non essendo un pusillanime come Cannibal, ho sempre criticato i miei miti quando ce n'è stato bisogno - credo di essere uno dei pochi clintiani a non amare Changeling, ad esempio -, e trovo che Eastwood, a prescindere dalle sue - per me discutibili - posizioni politiche, riesca a raccontare con rigore ed equilibrio anche vicende decisamente lontane dal mio modo di intendere la vita. Tant'è che considero American Sniper uno dei film più potenti degli ultimi anni.
Sinceramente non so cosa aspettarmi da questo 15:17, che potrebbe rivelarsi un Clint minore oppure sorprendermi come aveva fatto Sully, dal quale non mi aspettavo poco più di quanto non mi aspetti da questo Attacco al treno.
Certo, non ci troveremo di fronte Gli Spietati o Un mondo perfetto, ma di certo non lascerà indifferenti. Almeno lo spero rispetto alle future faide tra me e Cannibal.
Aldo, in caso, è invitato a fare da arbitro.
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