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lunedì 22 luglio 2019

White Russian's Bulletin



La battuta d'arresto nelle pubblicazioni del Saloon delle ultime due settimane - legata, in verità, al fatto che ultimamente Fordini, lavoro e palestra prendono davvero tutto il mio tempo - mi ha messo di fronte anche ad un'altra triste realtà: non riesco più a ricordare come un tempo quante e quali visioni si sono avvicendate nel tempo, a meno che non si tratti davvero di cose degne di nota o legate a serate speciali. Dunque, in questa nuova puntata del Bulletin, troverete semplicemente gli unici titoli che ricordi degli ultimi quindici giorni, senza sapere se siano stati davvero solo questi, oppure no. In un certo senso, è magico anche questo oblio, in compagnia del Cinema.


MrFord



FUGA DA ALCATRAZ (Don Siegel, USA, 1979, 112')

Fuga da Alcatraz Poster

A distanza di anni dall'ultimo passaggio al Saloon, ho ritrovato il mitico Fuga da Alcatraz grazie ad un passaggio televisivo la sera in cui, dopo aver fatto tappa dai miei in montagna per lasciare i Fordini al fresco una settimana, ho riassaporato - come sempre quando vado da loro - l'ebbrezza delle non connessioni e di lettori dvd e vhs risalenti all'epoca in cui io e mio fratello eravamo adolescenti che reagivano malvolentieri all'idea di passare un weekend lontani dalla città. 
Il lavoro di Siegel reso noto soprattutto dall'interpretazione come sempre senza fronzoli di Clint, ispiratore di una marea di film carcerari successivi - su tutti Le ali della libertà - è ancora oggi tosto e potente, teso dal primo all'ultimo minuto e in grado di raccontare nel modo più diretto e semplice possibile una storia che è la più vecchia del mondo, quella della ricerca della libertà.
Certo, ad inseguirla sono uomini non proprio immacolati, ma è anche questo a rendere affascinante, spesso e volentieri, un'impresa: senza dubbio, e non solo nel suo genere, un Classico come si pensa sia un Classico. 




GREY'S ANATOMY - STAGIONE 15 (ABC, USA, 2018/2019)

Grey's Anatomy Poster

Passano gli anni, e nonostante da tempo la qualità dei bei tempi sia ormai dimenticata, casa Ford non riesce a non voler bene ai medici del Grey Sloane Memorial, sarà che le prime due stagioni erano state traghettatrici delle cene nella casa in cui ci eravamo appena trasferiti con Julez a fine duemilasette. Di quelle annate, così come di altre - quella del duemiladieci, incredibile -, è rimasto davvero ben poco, protagonisti compresi - ormai del nucleo originale del cast sono presenti soltanto quattro charachters -, ma l'appuntamento estivo con le vicissitudini dei "dottori" - così ribattezzati dai Fordini - è imprescindibile. 
Certo, vedere Karev, un tempo lo stronzo numero uno della serie, imbolsito e diventato capo, fa un pò strano considerato che è sempre stato il mio favorito, o storie d'amore e momenti da strizzata d'occhio al paraculismo quasi imbarazzanti, ma il Grey Sloane è ormai una fetta di famiglia, così ci si aggrappa ai sentimenti, ai ricordi, ad innesti particolarmente riusciti - il dottor Lincoln è balzato ai primi posti della mia classifica di gradimento - e ci si fa coccolare come da un divano che, ormai, ha ben impressa la forma del nostro culo.




SPIDER MAN - FAR FROM HOME (Jon Watts, USA, 2019, 129')

Spider-Man: Far from Home Poster

Avevo una discreta paura, di questo sequel di Homecoming, primo titolo ad inaugurare, di fatto, il passaggio tra la fase tre e quattro del Cinematic Universe. Molta paura.
Endgame ha chiuso un circolo, e riprenderlo senza rischi era un'impresa non da poco.
E devo ammettere che Watts ci è riuscito, e anche discretamente bene.
Far from home è un lavoro scanzonato e dal ritmo veloce, molto teen, con poche pretese, avvincente - anche grazie alla valorizzazione di un villain come Mysterio, più sfaccettato di quanto si possa pensare - e pronto a seminare in vista del futuro di quello che ormai è diventato una sorta di grande e sempre più grande affresco cinematografico, dal ruolo di Spider Man - bellissimo il recupero di J. Jonah Jameson sul finale - a quello che avrà la componente "cosmica" nella stessa fase quattro dell'MCU. 
Ma al centro di tutto, ed è questa la carta vincente, l'adolescenza di Peter Parker, sballottato dai tumulti del cuore nel corso di un viaggio in Europa con amici e compagni di scuola: divertenti i siparietti, geniale "Scimmia notturna", interessante il rapporto con Mysterio che ricorda, a tratti, quello con Octopus del secondo capitolo dello Spidey firmato Raimi.
E da antologia la sequenza con gli incubi creati dallo stesso Mysterio, davvero un momento notevole.
Non sarà epico o destinato a cambiare le regole come altri titoli dell'affresco marvelliano in sala, ma è un gran bel divertimento.


domenica 21 luglio 2019

Thursday's child in late but not so much


A ridosso del post in clamoroso ritardo dedicato a Spider Man - Far from home, ecco quello non troppo in ritardo a proposito delle uscite del weekend appena conclusosi, tornato nella sua classica formula "a tre" e caratterizzato da un ritorno di una vecchia conoscenza, Stephania, alla quale poco sotto cedo volentieri la parola per l'intro, che molti di noi vecchi navigatori della blogosfera ricorderanno. 
Al suo fianco, come al solito, il qui presente Ford ed il suo arcinemico, il non più giovane Cannibal Kid.


Intro di Deliria: Sa, sa... prova. Si sente? Salve a tutti, è davvero un onore essere qui. Vorrei innanzitutto ringraziare i miei ospiti, il Ministro al Radical Chic con delega al Cucciolo Eroico, Dottor Cannibal Kid, ed il Ministro alle Mazzate (senza portafoglio, ma con la chitarra), Mister James Ford. Ovviamente un grazie anche a tutti voi, giovani cannibali e avventori del saloon, e dato che ci sono, grazie alle mie fonti di ispirazione: la birra rossa, il Crystal Ball e Paolo Sorrentino. Mi spiace solo che - almeno a livello di uscite in sala - questa sia la settimana fiacca tra le settimane fiacche. Pazienza, cerchiamo di battere insieme questa fiacca.


"Vorresti dire che dovrei mangiare quei quattro pescetti buoni giusto per Pusillanime Kid? Adesso pesco uno squalo fordiano come si deve!"

Edison - L’uomo che illuminò il mondo

"Questa rubrica è così in ritardo che non solo sono in due film a distanza di pochi minuti di pubblicazione, ma mi ha fatto anche tornare indietro nel tempo!"
Deliria: Cominciamo con il film "cool cast" della settimana: Benedetto Cumberbaccio, Spiderman, Mr Darcy, Michael Shannon e Nicholas Hoult. Il film è in realtà è del 2017, ma è rimasto impantanato nel pasticciaccio Weinstein ed è stato distribuito ed iperpubblicizzato solo adesso, in concomitanza con il blackout a New York. Il titolo originale, The Current War, è un chiaro riferimento all'epoca della "guerra delle correnti", durante la quale Edison ed il suo ex-pupillo Nikolino Tesla hanno dato vita ad un'accesa (ahah!) diatriba su vantaggi e svantaggi di corrente continua e alternata. Per dimostrare la pericolosità di quella alternata, il nostro Tommasino Edison ha costruito la sedia elettrica e ci ha fulminato un bel po' di animali, per dire. Elettrizzante? Mmm, no.
Cannibal Kid: Quindi il blackout di New York City è stata una trovata pubblicitaria per promuovere il film?
Geniale! Il film mi sa invece che potrebbe essere un po' meno geniale e si potrebbe/dovrebbe trattare del solito classico biopic tradizionale, conservatore, superato. In una parola sola: fordiano. Cosa che non esclude una sua visione, magari quando non c'è nient'altro di meglio da vedere/da fare.
Ford: mondo affascinante, quello di Edison e Tesla. Un pò meno pare invece questo film che pare più classico dei classici e che trovo strano abbia trovato una distribuzione solo in estate, considerato che mi pare un titolo buono più per il rientro dell'autunno dopo le ferie. Nel frattempo fortunatamente Deliria illumina questa rubrica spazzando via l'oscurità cannibalesca.

Serenity - L’isola dell’inganno

"Per un cannibale come me finire su un'isola così fordiana è assolutamente terribile!"
Deliria: Secondo film "cool cast" della settimana, con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Diane Lane e quel ciocco di Jason Clarke. McConaughey interpreta un pescatore che deve fare i conti con una ex che gli chiede di accopparle il marito violento. Ho una notizia buona e una cattiva: la buona è che Clarke potrebbe avere un minutaggio limitato; la brutta è che nonostante il McCoso desnudo sin dal trailer potrebbe valere la pena dare una possibilità a 'sto Serenity, dato che a scrivere e dirigere c'è Steven Knight, il pazzo che ha scritto Eastern Promises e diretto Locke.
Cannibal Kid: Thrillerino scemo dell'estate, o piccola incompresa genialata dell'estate?
In entrambi i casi, direi che è da vedere. Il fatto che l'inespressivo Jason Clarke sia poco presente è una buona, buonissima notizia. Grazie alla delirante Deliria per avercela data. McCoso invece negli ultimi tempi è un po' un incognita, ma nella sua ultima versione estiva proposta in The Beach Bum ci sta dentro un casino – espressione che andava un casino quando Ford era ggiovane – e quindi in fin dei conti mi sa che prima o poi me lo guarderò serenamente.
Ford: McCoso è sempre stato un fordiano ad honorem, Knight ha a priori la mia fiducia, spero solo che quella che potrebbe essere la visione della settimana non si riveli essere un buco nell'acqua, o il più classico degli scarponi presi all'amo dai pescatori inesperti. In quel caso, sarò lieto di tirarlo nella nuca di Peppa Kid.

Skate Kitchen

"Yo, quel Cannibal dice di voler entrare nel nostro gruppo." "Ma è impazzito!? Non si è reso conto che ormai è un vecchio quasi quarantenne!?"
Deliria: Camille è un'adolescente con una madre come quella di Carrie, alla quale, dopo un incidente con lo skateboard, promette di non fare più skate. Nemmeno il tempo di finire la frase che entra a far parte di un gruppo di skateboarders newyorchesi. Da qui i litigi: con la madre per lo skate, con le skaters per i ragazzi, con i ragazzi per il figlio di Will Smith e tuuutte le combinazioni possibili. Temo che alla fine Camille non scateni un poltergeist trucidando tutti, però il film più bistrattato e sundanciano della settimana potrebbe invece rivelarsi una robetta interessante. Potrebbe.
Cannibal Kid: Una pellicola adolescenziale, tra skate e Sundance?
In un'annata finora ben poco cannibale, almeno al cinema, potrebbe rivelarsi il film cannibale della settimana, del mese, dell'estate, dell'anno, e uno dei più odiati da Ford di tutti i tempi. Potrebbe.
Ford: dai tempi di Dogtown - il documentario, non il filmetto - il fascino dello skate e del mondo simil alternativo buono per lo stile Sundance mi ha sempre affascinato, quindi attenzione attenzione perchè, con tutti i rischi del caso, questa potrebbe essere la seconda sorpresa della settimana, superata solo dalla rivelazione di Cannibal se dovesse decidere finalmente di abbandonare le scene della blogosfera.

Il mangiatore di pietre

"Guardi bene questa foto: è l'ultima scattata a Cannibal prima che andasse nel bosco in cerca di Ford."
Deliria: Finalmente una commediola italiana leggera leggera, adatta alla stagione: uno spallone appena uscito di galera scopre che il suo amico e rivale è stato ucciso. Determinato a scoprire l'accaduto, si ritrova ancora una volta a scortare clandestini oltre il confine. Uno spasso, vero? E aspetta, ancora non sai che il protagonista è Luigi Lo Cascio! Risate assicurate! Baggianate a parte, a dirigere c'è un bravo documentarista, Nicola Bellucci, ed il noir all'italiana quando riesce, riesce bene. Il guaio è che il film potrebbe rimanere sullo stomaco (come le pietre) e quelli invece dicono di mangiare tanta frutta e verdura.
Cannibal Kid: Questo film mi sta già sullo stomaco come un qualsiasi titolo promosso a pieni voti su WhiteRussian. Per quanto possa essere masochista, non credo quindi che me lo mangerò... volevo dire guarderò.
Ford: le pietre non rientrano nella mia dieta, e penso non vadano giù troppo bene neppure con litri di alcool, dunque penso le conserverò per tirarle dietro al Cucciolo Eroico insieme allo scarpone pescato da McCoso. Per quanto riguarda il film, non mi avvicino neanche per sbaglio.

Birba - Micio combinaguai

"Secondo te siamo cucciolosi come Cannibal e Ford?" "Difficile. Quei due sono davvero cucciolosissimi insieme."
Deliria: La storia del gattino domestico che scappa da casa alla ricerca di Miciolandia e del gattone papone che va a cercarlo assieme ad un pappagallo è un big, big, big no. Sarà perché ho ancora negli occhi e nel cuore Toy Story 4, sarà perché quando la mia gatta scappa divento peggio di Guardia Nazionale, SWAT e Avengers messi assieme, ma il micetto cinese animato non fa per me. Grazie lo stesso.
Cannibal Kid: Questo film dev'essere una porcheria totale, una di quelle che manco Ford nelle sue più assurde bambinesche celebrazioni del cinema d'animazione si sognerebbe di vedere mai. A me però fa venire le lacrime agli occhi, perché mi ricorda i miei due gatti: Birba, per il nome, e Pancho, perché ogni tanto scappava, più che altro in maniera involontaria. Entrambi ormai non ci sono più. E con questa parentesi di allegria, auguro una buona estate a tutti!
Ford: se con questa parentesi felina malinconica Cannibal spera di addolcirmi e che gli risparmi la mia presenza o qualche mossa di wrestling si sbaglia di grosso. Quindi, appurato che il film sarà saltato a piè pari, spero raccolga quantomeno il suggerimento di Deliria e recuperi alla svelta Toy Story 4, che è il vero film d'animazione dell'anno.


Thursday's child - Spider Man very late special

Risultati immagini per spider man far from home

Con un ritardo abissale e dopo un silenzio che non si era mai verificato qui al Saloon, ripropongo lo speciale che, con Cannibal, avevamo programmato una decina di giorni fa in occasione dell'uscita in sala di Spider Man: far from home, pronto a ripercorrere tutta la storia recente di Testa di tela sul grande schermo. Fa davvero strano pubblicare questo post oggi, in differita e per giunta dopo aver visto il film, ma succede anche questo. E per una volta non per colpa del mio rivale.


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"Che facciamo, Ford, programmiamo la rubrica?" "Non siamo ancora abbastanza in ritardo, Spider Kid. Aspettiamo un altro paio di settimane!"


Spider-Man

Spider-Man Poster

Cannibal Kid: C'era una volta, tanto tempo fa, il primo Spider-Man cinematografico, Tobey Maguire. Perfetto nella parte del nerd di quelli simpatici, non di quelli che vorresti bullizzare dal mattino alla sera. Anche perché poi si scopre che può sparare ragnatele dai polsi e altre diavolerie del genere, quindi mica è facile bullizzare un tipo del genere. C'era una volta, ma nemmeno troppo una volta. Non stiamo parlando dell'età della pietra in cui è venuto su Ford Flintstone, ma del 2002. Fa strano pensare che nel giro di manco due decenni siano già cambiati 3 Uomini Ragno, però il mondo gira velocemente, il tempo passa, non ci sono più le mezze stagioni e altri luoghi comuni fordiani di questo tipo.
C'è da dire che un po' ce l'ho, con questo primo Spider-Man. Non perché non mi sia piaciuto. Anzi, mi ha esaltato un casino (nel 2002 era ancora fico dire “esaltato un casino”, quindi passatemi l'espressione). Era un film divertente, con una sceneggiatura notevolissima, una scena di bacio al contrario entrata nella storia del cinema e c'era pure Kirsten Dunst. Insomma: il miglior cinecomics realizzato fino a quel momento. Il problema è proprio questo. Spider-Man ha fatto tornare di moda i cinecomics, anzi li ha portati su un altro livello, in un periodo in cui, dopo il ridicolo Batman & Robin, il genere sembrava finito. Morto. Kaputt. Da lì in poi tutti a copiare Spider-Man, chi bene, come la serie Heroes, chi male, come quasi tutti gli altri.
(voto 8/10)
Ford: da accanito lettore dei fumetti Marvel nonché fan sfegatato del charachter di Spidey fin dall'infanzia, l'uscita del primo lungometraggio firmato Sam Raimi dedicato all'alter ego di Peter Parker fu un evento epocale. Ricordo che vidi in sala il primo spettacolo del primo giorno, tornai a vederlo un altro paio di volte ed acquistai il dvd il giorno dell'uscita. Fu, per chi come me è un pò più vecchio, il primo, vero, grande lavoro di fusione tra Comics e Cinema, perfetto nel rendere l'idea di uno dei personaggi più azzeccati mai creati da Stan Lee.
(voto: 7,5)

Spider-Man 2

Spider-Man 2 Poster

Cannibal Kid: Dopo il primo Spider-Man, come ho appena detto, tutti a copiare Spider-Man. Pure lo stesso Sam Raimi. Con il sequel c'è però da dire che ha portato il gioco a un livello ancora superiore. Spider-Man 2 è più dark e profondo, senza dimenticare di essere un ottimo prodotto d'intrattenimento ricco d'ironia. Un seguito all'altezza dell'originale e forse persino un pochino più emozionante. Con un attore più convincente di Alfred Molina – che non sopporto – come villain sarebbe stato ancora meglio. In ogni caso, tanta roba.
(voto 8+/10)
Ford: il sequel è sempre materiale pericoloso, ma Raimi con il secondo capitolo della sua trilogia non solo sorprende, ma migliora ulteriormente la qualità inserendo nella formula il complesso rapporto tra Peter Parker e il Dott. Octopus, simile a quello che si potrebbe avere con un insegnante o con un padre. La sequenza della lotta sul treno della metropolitana è ancora oggi impressa nella mia mente, e se forse sono meno affezionato a questo numero due rispetto al primo a livello emotivo, cinematograficamente parlando per me resta ancora lo Spidey migliore.
(voto: 8)

Spider-Man 3

Spider-Man 3 Poster

Cannibal Kid: Non c'è Ford senza Cannibal, e non c'è due senza tre. Purtroppo. La trilogia di Sam Raimi si sarebbe potuta fermare al capitolo precedente, anche se in quel caso non sarebbe stata una trilogia, e nessuno l'avrebbe rimpianto. Al contrario. Spider-Man 3 è tutto ciò che i primi due episodi avevano evitato. È un brutto pasticcio kitsch finto epico che riporta i cinecomics ai “fasti” degli anni '90. Proprio quelli che dopo Batman & Robin sembravano essere scomparsi dalla circolazione. Un film da dimenticare...
Hey, ma di cosa stavamo parlando?
(voto 4/10)
Ford: dopo due capitoli scoppiettanti e clamorosi, Raimi prova a giocare la carta dello humour nero che l'ha sempre contraddistinto ripescando per l'occasione uno dei villain che ai miei tempi da lettore adoravo, Venom. Peccato che il risultato appaia fuori fuoco e poco avvincente, e la scelta di affidare a Grace il ruolo di Eddie Brock una delle meno azzeccate della Storia dei Cinecomics. Un vero peccato, perchè l'occasione di chiudere in bellezza c'era tutta, ma è sfumata in una tempesta di bottigliate.
(voto: 4,5)

The Amazing Spider-Man

The Amazing Spider-Man Poster

Cannibal Kid: Andrew Garfield è uno degli attori che più mi stanno sulle palle. Adesso, dopo l'orrendo La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson e il soporifero Silence di Martin Scorsese. Ai tempi in cui aveva ereditato la calzamaglia di Spider-Man da Tobey Maguire, quando arrivava da The Social Network, Non lasciarmi a Boy A, mi stava invece parecchio simpatico e mi era sembrato una scelta valida per il ruolo. Ormai il buon Maguire aveva fatto il suo tempo e, dopo il dimenticabile Spider-Man 3 – hey, come ho fatto a ricordarmene? – l'idea di un reboot delle avventure dell'Uomo Ragno ci poteva stare. Solo che è arrivato troooppo presto. Spider-Man 3 era uscito nel 2007, The Amazing Spider-Man è arrivato nel 2012. 5 anni sono un po' pochi per un reboot. Il problema del film è proprio questo. È carino, un buon intrattenimento, c'è pure Emma Stone e Andrew Garfield non era ancora l'attore fastidioso che è diventato oggi. Solo che è un lavoro del tutto inutile.
(voto 6,5/10)
Ford: qualche anno dopo i fasti di Raimi, viene tentato un primo esperimento di Reboot del personaggio affidando il costume a Andrew Garfield - che personalmente preferisco a Tobey Maguire - e ripartendo da zero. Peccato che, nonostante qualche buono spunto, tutto il coinvolgimento che si provava guardando il primo dei tre film raininiani non venga pervenuto neanche a cercarlo con un branco di cani da tartufo, e tutto risulti semplicemente essere un film d'intrattenimento come tanti altri.
(voto: 5,5)

The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro

The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro Poster

Cannibal Kid: Il sequel del già poco Amazing Spider-Man è ancora più inutile e affrettato del precedente. Due anni dopo è arrivata sugli schermi questa nuova avventurina dell'Uomo Ragno che si lascia più o meno vedere, ma non lascia traccia. Non è un caso se poi non c'è mai stato un Amazing Spider-Man 3 e Andrew Garfield, che qui stava già cominciando a stufare, è stato rimpiazzato.
(voto 5/10)
Ford: questa volta il peso del sequel si fa sentire, e accanto ad un'altra scelta attoriale scellerata - l'Electro interpretato da Jamie Foxx - troviamo un film che non è altro che la versione più sciapa del predecessore, che già non brillava particolarmente rispetto alla meraviglia suscitata nel pubblico. Una saga, questa, interrotta dall'arrivo del colosso Cinematic Universe che, a conti fatti, non è mancata a nessuno. Doveste capitarvi, da fan, potreste recuperarlo solo per completezza.
(voto: 5)

Spider-Man: Homecoming

Spider-Man: Homecoming Poster

Cannibal Kid: Una volta levato dalle palle Andrew Garfield, che pur avendola sfangata è risultato lo Spider-Man di minor successo e meno amato nella storia degli Spider-Man, è arrivato il turno del novellino Tom Holland. Uno che sembra nato per fare Peter Parker, anche se io – nostalgia canaglia – continuo a preferire Tobey Maguire. La vera mattatrice del film comunque è la mia nuova idola Zendaya, sia messo agli atti.
Spider-Man: Homecoming è una pellicola che, per quanto mi riguarda, e non credo che quel vecchiazzo di Ford sarà d'accordo, funziona soprattutto per i suoi aspetti teen. Per quanto concerne la parte più supereroistica invece annoia alquanto. Se già il precedente reboot appariva non necessario, cosa dire di questo Homecoming, giunto dopo appena 3 anni da Il potere di Electro?
Il problema – uno dei tanti problemi – di questi cinecomics contemporanei è che ce ne sono troppi, ne esce ormai uno a settimana come i Bulletin di Ford e quindi basta. Go home!
(voto 5,5/10)
Ford: l'ingresso di Spidey nel Cinematic Universe degli Avengers stravolge le regole e riparte di nuovo da zero, mescolando le atmosfere di quello che fu Ultimate Spider Man con il lavoro fatto da Raimi. Il risultato è un film frizzante e divertente, con un ottimo Downey Jr a fare da spalla a Spidey ed un'atmosfera scanzonata che, a conti fatti, funziona. Certo, non parliamo del più memorabile tra i titoli prodotti negli ultimi anni da Mamma Marvel, ma il risultato c'è e si avvicina di più a quello che, inizialmente, fu l'intento dell'autore de La casa quando riportò Spidey sul grande schermo.
(voto: 6,5)

Spider-Man: Far From Home

Spider-Man: Far from Home Poster

Cannibal Kid: Nonostante quanto qua sopra detto, confesso che un minimo di curiosità nei confronti del “nuovo” Far From Home ce l'ho. Ho detto un minimo. Merito di Zendaya, sempre più idola grazie alla serie Euphoria, e dell'arrivo nel mondo dei cinecomics di Jake Gyllenhaal. Uno che a dirla tutta era già stato il primo vero supereroe dell'epoca moderna, nel 2001, ancora prima dello Spider-Man in versione Tobey Maguire. Parlo di Donnie Darko, ovviamente, da me e da tutto il mondo che ne capisce tanto osannato e da Ford e – basta, solo da lui – tanto incompreso. O sarà anche perché l'ultimo lavoro dell'MCU Avengers: Endgame mi era sorprendentemente piaciuto e mi ha fatto venire un po' più di fiducia nell'MCU. Questo Spider-Man: Far From Home, che si preannuncia parecchio adolescenziale e vacanziero, confermerà la tendenza positiva?
Ford: primo film Marvel post-Endgame, con gli strascichi della morte di Iron Man ed un inedito Peter Parker in viaggio con gli amici lontano da New York. Sarà una bolla di sapone estiva o una sorpresa più che piacevole? Ancora non sono riuscito a capirlo, ma di sicuro la scommessa è affidare la parte del complesso e potenzialmente molto interessante Mysterio a Jake Gillenhaal, che potrebbe diventare l'antagonista più interessante dai tempi dell'Octopus di Alfred Molina. Speriamo bene. E speriamo che far se ne vada anche Cannibal, per un bel po' di tempo.

martedì 25 luglio 2017

Spider Man - Homecoming (John Watts, USA, 2017, 133')




Ricordo molto bene il giorno in cui, in barba alle letture occasionali ed alle centinaia di Topolino passati tra le mani nel corso dell'infanzia, cambiò il mio rapporto con il mondo del Fumetto: era la fine di agosto del novantuno, avevo concluso la prima media, sembravo ancora un bambino delle elementari, avevo conosciuto il primo dolore della perdita con la morte di mia nonna pochi mesi prima ed ero al mare per le classiche ferie in famiglia: in edicola, una mattina in cui mio padre mi mandò a comprare i quotidiani, intravidi il numero settantotto della collana dell'Uomo Ragno targato Star Comics, intitolato Duello Selvaggio.
Restai spiazzato: in copertina campeggiava uno Spidey con indosso un costume nero che non avevo mai visto - e che resta il mio preferito ancora oggi -, minacciato da quello che, l'avrei appreso in seguito, era uno dei nemici simbolo degli X-Men, Sabretooth.
Sfogliando quelle pagine, scoprii che Peter Parker non era più il ragazzino che ricordavo dai cartoni animati, bensì un uomo - per quanto allora vecchi mi potessero sembrare gli universitari o poco più - con un lavoro, una fidanzata ed una vita "avviata": rimasi come ipnotizzato.
Da quel giorno per quasi vent'anni seguii ogni quindici giorni le avventure di Testa di tela, ancora oggi il mio eroe Marvel preferito, un nerd sfigato che rivelava attraverso la maschera tutto il suo potenziale, che costruiva il suo mito sulla fallibilità ed affrontava la paura a suon di battute.
Ricordo anche l'esaltazione che provai quando uscì il primo film diretto da Sam Raimi, perfetto nel ricostruire l'atmosfera classica dell'albo e lo spirito del personaggio, seguito da un secondo capitolo forse addirittura superiore al primo: da quel momento in poi, cominciai progressivamente ad allontanarmi dal Fumetto seriale, ed assistetti contemporaneamente al tracollo del destino cinematografico di Spidey.
Dopo il terribile terzo film firmato da Raimi vennero i due reboot di Marc Webb, non così pessimi ma totalmente privi di quel guizzo che aveva indotto un ragazzino pelle e ossa nei primi anni novanta a scommettere su quell'albo in particolare: questo fino a quando, nel Civil War che celebrava l'ennesimo successo del Cinematic Universe, faceva il suo esordio ufficiale il "nuovo" Spider Man, molto teen e molto moderno, in linea con le nuove generazioni di lettori e spettatori che ora finiranno per identificarsi in lui tanto quanto io, oggi, finisco per sentirmi più vicino ad Happy o Tony Stark.
O perfino all'Avvoltoio - specialmente quando si tratta di proteggere la propria figlia dai potenziali fidanzati -.
Di questo Homecoming avevo letto un gran bene, in giro, e devo ammettere che il lavoro svolto è senza dubbio fresco, veloce, appassionante e sorretto da un casting ottimo, dal giovane protagonista fino ad un sempre mitico Michael Keaton, che in questo caso pare aver rimembrato Birdman e sfoderato il suo lato da villain "operaio", senza dubbio superiore a tutti i film recenti dedicati all'amichevole Uomo Ragno di quartiere ma incapace, a mio parere, di raggiungere i livelli dei primi due film realizzati dal già citato Sam Raimi - nonostante Tobey Maguire mi abbia sempre fatto cagare come volto di Peter Parker -.
Devo inoltre ammettere che, se confrontato con molti prodotti legati, per l'appunto, al Cinematic Universe, il pur simpatico Homecoming perde il confronto sia con i due capitoli dedicati ai Guardiani della Galassia, a Strange, ad Ant Man e via discorrendo, risultando forse fuori posto quasi quanto si deve sentire il giovane Pete di fronte al veterano Tony Stark.
Niente di particolarmente grave, ovviamente, per un popcorn movie godibilissimo e divertente, ma forse, considerato l'amore che provo per il personaggio, non mi sarebbe dispiaciuto trovare qualcosa in più.
O chissà, forse quel bambino della fine di agosto del novantuno è ormai diventato troppo vecchio, e finisce per sentirsi "scomodo" di fronte ad un film di supereroi che gli fa immaginare il momento non così distante in cui dovrà accompagnare i figli adolescenti al ballo.
O a quello che sarà.




MrFord




 

mercoledì 1 gennaio 2014

La bambola assassina

 Regia: Tom Holland
Origine: USA
Anno: 1988
Durata: 87'
 



La trama (con parole mie): il piccolo Andy Barclay vive con sua madre e sogna, come molti suoi coetanei, di possedere la bambola di "Tipo bello", il giocattolo più in voga degli ultimi anni.
Quando la stessa madre acquista da un ambulante un esemplare recuperato dopo l'esplosione di un negozio, inizia per loro un'avventura ben oltre l'incredibile: all'interno del pupazzo chiamato Chucky, infatti, ha trovato rifugio prima della morte l'anima del serial killer Charles Lee Ray, che grazie ad un rituale voodoo appreso in carcere è riuscito a scampare alla cattura e alla dannazione eterna.
Quello che Chucky non sa, però, è che il tempo passato all'interno del giocattolo potrebbe condannarlo ad un'eternità da bambola, a meno che lo stesso non riesca a completare di nuovo il rituale per entrare nel corpo della persona con la quale ha sviluppato la connessione maggiore, Andy.




Prima di iniziare il percorso che mi porterà a recuperare tutti i film dedicati alla saga de La bambola assassina, va necessariamente sottolineato un dato di fatto: fin dai tempi della prima adolescenza e della camera condivisa con mio fratello nell'allora casa Ford, ho sempre adorato alla follia il personaggio di Chucky. Ricordo quando, per un natale di qualche anno fa, regalai il modellino parlante con tanto di corredo di armi proprio a mio fratello, che ancora oggi lo custodisce gelosamente sullo scaffale dei dvd.
Chucky, al pari di Freddy Krueger e Michael Myers, Jason Voohries e Leatherface, rappresenta uno dei charachters più folli che l'horror sia mai riuscito a regalare al suo pubblico, ed in qualche modo il più irriverente e spassoso del novero, grazie al suo linguaggio sboccatissimo ed al piglio deciso.
L'esordio cinematografico del malvagio pupazzo - involucro per l'anima del serial killer Charles Lee Ray, interpretato da Brad Dourif, noto per le sue parti in Qualcuno volò sul nido del cuculo, Il signore degli anelli e L'ignoto spazio profondo -, come il resto dei titoli del franchise allo stesso dedicato, è un divertito e divertente miscuglio di trash, film per ragazzi e horror, un cocktail spesso e volentieri sopra le righe che ha il pregio di intrattenere senza alcuna pretesa grazie alla verve del suo protagonista, passato alla storia già dalla prima sequenza in cui si rivela al mondo - e nello specifico alla madre del piccolo Andy, che sarà il suo bersaglio, la sua nemesi e la sua vittima preferita negli anni e nei film a venire - insieme ad uno sproloquio degno dei migliori - o peggiori - Saloon della Frontiera.
Mescolando, dunque, elementi di norma scostanti tra loro - un serial killer bianco scampato alla morte e trasmigrato in una bambola grazie ad un rito voodoo, il linguaggio scurrile in bocca ad un giocattolo, il mondo dei bambini, lucido e sincero, opposto a quello degli adulti - il risultato, per quanto tecnicamente lontano da standard qualitativi anche soltanto decenti, riesce comunque a conquistare oggi come allora, quando riuscì nell'impresa di incassare più di dieci volte il budget iniziale, dando origine al successo del brand e del personaggio creati da Don Mancini.
Curioso come, se a volte si può parlare di film portati sulle spalle da un solo attore responsabile di una performance straordinaria, così importante da oscurare non solo i colleghi in scena, ma anche le parti tecniche e registiche, in questo caso è possibile applicare lo stesso metro di giudizio rispetto al personaggio di Chucky, doppiato senza dubbio alla grande da Dourif ma in grado di bucare lo schermo con il suo ghigno da spietato ed il suo carisma innato, in grado di renderlo - al pari di suoi compari "mostri" come quelli citati sopra - un piccolo gigante, una sorta di gremlin impazzito e rabbioso pronto a lottare con le unghie e con i denti - aggiungendoci armi a profusione ed una lingua da girone dantesco - per sperare di tornare umano - e adulto - proprio passando attraverso un bambino ed un pupazzo, simboli di infanzia e di innocenza.
In qualche modo, volendo fare gli autoriali a tutti i costi, si potrebbe quasi supporre che Mancini, nel creare questi personaggi, li abbia considerati come una sorta di metafora del candore che inevitabilmente si perde crescendo, rovinati dal mondo dei "grandi".
Ma dato che siamo al Saloon, e stiamo parlando di Chucky, preferisco optare per un commento più diretto, di pancia e lontano da qualsiasi interpretazione metafisica: non gustarsi questo film dal primo all'ultimo minuto è proprio da stronzi.


MrFord


"Fuck you, get out of my face.
white trash straight from outer space.
Kick the shit right out of you,
leave you in the rear view.
I've told you once before, you're gonna piss me off."
Murderdolls - "Mr. Motherfucker" -



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