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domenica 21 luglio 2019

Thursday's child in late but not so much


A ridosso del post in clamoroso ritardo dedicato a Spider Man - Far from home, ecco quello non troppo in ritardo a proposito delle uscite del weekend appena conclusosi, tornato nella sua classica formula "a tre" e caratterizzato da un ritorno di una vecchia conoscenza, Stephania, alla quale poco sotto cedo volentieri la parola per l'intro, che molti di noi vecchi navigatori della blogosfera ricorderanno. 
Al suo fianco, come al solito, il qui presente Ford ed il suo arcinemico, il non più giovane Cannibal Kid.


Intro di Deliria: Sa, sa... prova. Si sente? Salve a tutti, è davvero un onore essere qui. Vorrei innanzitutto ringraziare i miei ospiti, il Ministro al Radical Chic con delega al Cucciolo Eroico, Dottor Cannibal Kid, ed il Ministro alle Mazzate (senza portafoglio, ma con la chitarra), Mister James Ford. Ovviamente un grazie anche a tutti voi, giovani cannibali e avventori del saloon, e dato che ci sono, grazie alle mie fonti di ispirazione: la birra rossa, il Crystal Ball e Paolo Sorrentino. Mi spiace solo che - almeno a livello di uscite in sala - questa sia la settimana fiacca tra le settimane fiacche. Pazienza, cerchiamo di battere insieme questa fiacca.


"Vorresti dire che dovrei mangiare quei quattro pescetti buoni giusto per Pusillanime Kid? Adesso pesco uno squalo fordiano come si deve!"

Edison - L’uomo che illuminò il mondo

"Questa rubrica è così in ritardo che non solo sono in due film a distanza di pochi minuti di pubblicazione, ma mi ha fatto anche tornare indietro nel tempo!"
Deliria: Cominciamo con il film "cool cast" della settimana: Benedetto Cumberbaccio, Spiderman, Mr Darcy, Michael Shannon e Nicholas Hoult. Il film è in realtà è del 2017, ma è rimasto impantanato nel pasticciaccio Weinstein ed è stato distribuito ed iperpubblicizzato solo adesso, in concomitanza con il blackout a New York. Il titolo originale, The Current War, è un chiaro riferimento all'epoca della "guerra delle correnti", durante la quale Edison ed il suo ex-pupillo Nikolino Tesla hanno dato vita ad un'accesa (ahah!) diatriba su vantaggi e svantaggi di corrente continua e alternata. Per dimostrare la pericolosità di quella alternata, il nostro Tommasino Edison ha costruito la sedia elettrica e ci ha fulminato un bel po' di animali, per dire. Elettrizzante? Mmm, no.
Cannibal Kid: Quindi il blackout di New York City è stata una trovata pubblicitaria per promuovere il film?
Geniale! Il film mi sa invece che potrebbe essere un po' meno geniale e si potrebbe/dovrebbe trattare del solito classico biopic tradizionale, conservatore, superato. In una parola sola: fordiano. Cosa che non esclude una sua visione, magari quando non c'è nient'altro di meglio da vedere/da fare.
Ford: mondo affascinante, quello di Edison e Tesla. Un pò meno pare invece questo film che pare più classico dei classici e che trovo strano abbia trovato una distribuzione solo in estate, considerato che mi pare un titolo buono più per il rientro dell'autunno dopo le ferie. Nel frattempo fortunatamente Deliria illumina questa rubrica spazzando via l'oscurità cannibalesca.

Serenity - L’isola dell’inganno

"Per un cannibale come me finire su un'isola così fordiana è assolutamente terribile!"
Deliria: Secondo film "cool cast" della settimana, con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Diane Lane e quel ciocco di Jason Clarke. McConaughey interpreta un pescatore che deve fare i conti con una ex che gli chiede di accopparle il marito violento. Ho una notizia buona e una cattiva: la buona è che Clarke potrebbe avere un minutaggio limitato; la brutta è che nonostante il McCoso desnudo sin dal trailer potrebbe valere la pena dare una possibilità a 'sto Serenity, dato che a scrivere e dirigere c'è Steven Knight, il pazzo che ha scritto Eastern Promises e diretto Locke.
Cannibal Kid: Thrillerino scemo dell'estate, o piccola incompresa genialata dell'estate?
In entrambi i casi, direi che è da vedere. Il fatto che l'inespressivo Jason Clarke sia poco presente è una buona, buonissima notizia. Grazie alla delirante Deliria per avercela data. McCoso invece negli ultimi tempi è un po' un incognita, ma nella sua ultima versione estiva proposta in The Beach Bum ci sta dentro un casino – espressione che andava un casino quando Ford era ggiovane – e quindi in fin dei conti mi sa che prima o poi me lo guarderò serenamente.
Ford: McCoso è sempre stato un fordiano ad honorem, Knight ha a priori la mia fiducia, spero solo che quella che potrebbe essere la visione della settimana non si riveli essere un buco nell'acqua, o il più classico degli scarponi presi all'amo dai pescatori inesperti. In quel caso, sarò lieto di tirarlo nella nuca di Peppa Kid.

Skate Kitchen

"Yo, quel Cannibal dice di voler entrare nel nostro gruppo." "Ma è impazzito!? Non si è reso conto che ormai è un vecchio quasi quarantenne!?"
Deliria: Camille è un'adolescente con una madre come quella di Carrie, alla quale, dopo un incidente con lo skateboard, promette di non fare più skate. Nemmeno il tempo di finire la frase che entra a far parte di un gruppo di skateboarders newyorchesi. Da qui i litigi: con la madre per lo skate, con le skaters per i ragazzi, con i ragazzi per il figlio di Will Smith e tuuutte le combinazioni possibili. Temo che alla fine Camille non scateni un poltergeist trucidando tutti, però il film più bistrattato e sundanciano della settimana potrebbe invece rivelarsi una robetta interessante. Potrebbe.
Cannibal Kid: Una pellicola adolescenziale, tra skate e Sundance?
In un'annata finora ben poco cannibale, almeno al cinema, potrebbe rivelarsi il film cannibale della settimana, del mese, dell'estate, dell'anno, e uno dei più odiati da Ford di tutti i tempi. Potrebbe.
Ford: dai tempi di Dogtown - il documentario, non il filmetto - il fascino dello skate e del mondo simil alternativo buono per lo stile Sundance mi ha sempre affascinato, quindi attenzione attenzione perchè, con tutti i rischi del caso, questa potrebbe essere la seconda sorpresa della settimana, superata solo dalla rivelazione di Cannibal se dovesse decidere finalmente di abbandonare le scene della blogosfera.

Il mangiatore di pietre

"Guardi bene questa foto: è l'ultima scattata a Cannibal prima che andasse nel bosco in cerca di Ford."
Deliria: Finalmente una commediola italiana leggera leggera, adatta alla stagione: uno spallone appena uscito di galera scopre che il suo amico e rivale è stato ucciso. Determinato a scoprire l'accaduto, si ritrova ancora una volta a scortare clandestini oltre il confine. Uno spasso, vero? E aspetta, ancora non sai che il protagonista è Luigi Lo Cascio! Risate assicurate! Baggianate a parte, a dirigere c'è un bravo documentarista, Nicola Bellucci, ed il noir all'italiana quando riesce, riesce bene. Il guaio è che il film potrebbe rimanere sullo stomaco (come le pietre) e quelli invece dicono di mangiare tanta frutta e verdura.
Cannibal Kid: Questo film mi sta già sullo stomaco come un qualsiasi titolo promosso a pieni voti su WhiteRussian. Per quanto possa essere masochista, non credo quindi che me lo mangerò... volevo dire guarderò.
Ford: le pietre non rientrano nella mia dieta, e penso non vadano giù troppo bene neppure con litri di alcool, dunque penso le conserverò per tirarle dietro al Cucciolo Eroico insieme allo scarpone pescato da McCoso. Per quanto riguarda il film, non mi avvicino neanche per sbaglio.

Birba - Micio combinaguai

"Secondo te siamo cucciolosi come Cannibal e Ford?" "Difficile. Quei due sono davvero cucciolosissimi insieme."
Deliria: La storia del gattino domestico che scappa da casa alla ricerca di Miciolandia e del gattone papone che va a cercarlo assieme ad un pappagallo è un big, big, big no. Sarà perché ho ancora negli occhi e nel cuore Toy Story 4, sarà perché quando la mia gatta scappa divento peggio di Guardia Nazionale, SWAT e Avengers messi assieme, ma il micetto cinese animato non fa per me. Grazie lo stesso.
Cannibal Kid: Questo film dev'essere una porcheria totale, una di quelle che manco Ford nelle sue più assurde bambinesche celebrazioni del cinema d'animazione si sognerebbe di vedere mai. A me però fa venire le lacrime agli occhi, perché mi ricorda i miei due gatti: Birba, per il nome, e Pancho, perché ogni tanto scappava, più che altro in maniera involontaria. Entrambi ormai non ci sono più. E con questa parentesi di allegria, auguro una buona estate a tutti!
Ford: se con questa parentesi felina malinconica Cannibal spera di addolcirmi e che gli risparmi la mia presenza o qualche mossa di wrestling si sbaglia di grosso. Quindi, appurato che il film sarà saltato a piè pari, spero raccolga quantomeno il suggerimento di Deliria e recuperi alla svelta Toy Story 4, che è il vero film d'animazione dell'anno.


venerdì 20 gennaio 2017

Allied - Un'ombra nascosta (Robert Zemeckis, UK/USA, 2016, 124')




Ogni volta che incrocio il cammino con produzioni come Allied rimpiango - e non poco - i tempi del Bullettin, quando mi bastavano quattro o cinque righe per chiudere la recensione.
Devo ammettere, giusto per non apparire prevenuto, che, nel caso dell'ultimo lavoro di Zemeckis, pensavo di restare molto, molto più deluso: in fondo, questo Un'ombra nascosta - consueto ed inutile adattamento italiano - è a conti fatti un film innocuo che non aggiunge nulla alla storia di uno spettatore navigato quanto di uno casuale ed alle prime armi, incapace di fare davvero incazzare, e neppure così terribile da annoiare.
Ma resta il fatto che, perizie tecniche a parte, il pensiero che ha accompagnato la visione dal primo all'ultimo fotogramma è stato uno ed uno soltanto: se qualcuno come Hitchcock avesse avuto la possibilità di lavorare a sceneggiatura e regia, incattivendo il finale e lasciando la sua firma, Allied avrebbe avuto tutte le carte in regola per poter diventare un grande film, complici temi importanti e profondi come l'amore, il matrimonio, il legame con un'altra persona cui affidiamo la vita e dalla quale per molti versi, da esseri umani, dipendiamo pur non conoscendone i segreti più profondi.
A fronte di tutto questo è senza dubbio molto triste il fatto che, per quasi tutta la durata della pellicola, il mio pensiero principale sia stato quello che, per la prima volta - e forse complice un look sempre precisino e poco wild -, mi è parso di notare davvero il fatto che anche Brad Pitt - con Tom Cruise e Johnny Depp una delle icone della mia generazione - stia cominciando davvero ad invecchiare: un'aggravante senza dubbio per quello che dovrebbe essere un titolo profondamente drammatico - seppur non coraggioso fino alla fine, da buon, vecchio film USA - e carico di tensione, che avrebbe il dovere di vivere sul dubbio istillato nello spettatore e non sulle osservazioni legate alla pelle in lento rilascio sul collo del protagonista, sex symbol di almeno un paio di generazioni di spettatrici.
In un certo senso, Allied rappresenta il prototipo del film manifesto di una mancanza di idee e stimoli che induce l'autore di turno a rispolverare l'atmosfera di un grande periodo ormai passato - in questo caso, l'epoca d'oro degli Studios - fallendo nel suo intendo proprio a causa delle basi poco solide del progetto: niente di particolarmente brutto, quanto più che altro qualcosa di ininfluente ed a suo modo molto noioso.
E purtroppo, non parlo di noia in termini di rottura di coglioni di vario livello, quanto di incapacità di sorprendere davvero, portando in scena un prodotto che pare un manichino senza vita, un pò come la protagonista femminile, una Marion Cotillard per la quale appaiono lontanissimi i tempi di Un sapore di ruggine ed ossa ed essersi adagiata su una bellezza che, conviene cominci ad abituarsi, il Tempo - e già si comincia a notare - non lascerà intatta.
In un certo senso, l'unica speranza di godere davvero del risultato di produzioni come questa, è di non aver masticato nulla di Cinema, in modo da rimanere sul filo nell'attesa di scoprire la risoluzione della trama ed immaginare cosa accadrebbe se qualcuno vi dicesse che la vostra amata - o amato - è una spia che dovete, in caso di conferma del sospetto, giustiziare: nel mio caso, ho immaginato un finale ben peggiore di quello che Zemeckis ha portato sullo schermo.
E che, ai miei occhi, non è parso neppure il difetto più grande di un film senza vizi di forma ma privo di qualsiasi idea.




MrFord






lunedì 30 settembre 2013

Redemption

Regia: Steven Knight
Origine: UK, USA
Anno: 2013
Durata:
100'


 
La trama (con parole mie): Joey, un ex membro dei corpi speciali in preda ai sensi di colpa e al disturbo da stress post-traumatico a seguito delle sue azioni in Afganisthan, vive nelle zone più malfamate di Londra come un senzatetto, dedicandosi solo ed esclusivamente all'alcool.
Quando con una giovane amica viene assalito da due piccoli criminali ed è costretto alla fuga trovando rifugio nella casa vuota per qualche mese di un fotografo, qualcosa in lui scatta: rimessosi in forma e liberata la mente, infatti, Joey decide di lavorare per la Triade cinese mettendo da parte abbastanza soldi per assicurare un futuro alla figlia abbandonata anni prima e regalare almeno un pò di pace ai derelitti ospiti della missione curata dalla suora Cristina, una ragazza di origini polacche che avrebbe voluto fare la ballerina.
Una volta venuto a sapere che l'amica che era con lui la notte della sua "rinascita" è stata uccisa mentre si prostituiva, un altro obiettivo si aggiunge alla lista dell'uomo: trovare il responsabile e punirlo come solo Jason Statham potrebbe.




Di Steven Knight, onestissimo mestierante non più giovane da poco dedicatosi alla carriera di "solista" dietro la macchina da presa, si è fatto di recente un gran parlare per l'attesissimo Locke con protagonista Tom Hardy passato fuori concorso a Venezia, e qui al Saloon le aspettative in merito sono cresciute con la scoperta della realizzazione, quasi in stereo rispetto al titolo appena citato, di questo Redemption che conta come volto principale su uno dei fordiani ad honorem più amati da queste parti, Jason Statham.
Il risultato ha portato senza dubbio una visione più che dignitosa, tesa e gradevole quanto basta per un film che è effettivamente action ma che, dalla confezione - ottima la fotografia in pieno stile Refn - ai contenuti, mostra di avere ambizioni più autoriali decisamente poco spocchiose e sicuramente ben riposte nel buon, vecchio Steven: ma senza soffermarsi troppo sullo spessore decisamente più importante rispetto ai prodotti tamarri cui il granitico Jason ci ha abituati - del resto, quando c'è gente come lui in ballo, finisce per passare comunque in secondo piano -, posso dire che Redemption è stato in grado di regalarmi una serie di perle stathamiane non indifferenti fin dalle prime sequenze.
Si parte, infatti, con un flashback dei tempi della guerra in cui possiamo notare il Nostro completamente rasato in tenuta da killer fatto e finito - tanto da apparire uscito da videogiochi come Call of duty - per venire catapultati al presente "di crisi" del protagonista, presentato nella insolita veste di tossico ubriaco picchiato da due mezze tacche nonchè impresentabile a causa di una chioma decisamente poco fluente e parecchio unta, roba da fare accapponare la pelle di tutte le fan dell'Expendable.
Ma è soltanto l'inizio: perchè pronti via, ed il tempo di schiarirsi le idee, tagliarsi l'improbabile cavellata e rimettersi in forma, e Jason pare pronto a sfoderare il meglio del suo repertorio a partire da un pestaggio da manuale di un gruppetto di tifosi un pò troppo ubriachi gentilmente accompagnati fuori dal ristorante cinese in cui il protagonista ha iniziato la carriera dal basso - per usare un eufemismo -.
Da questo momento i fan hardcore dell'unico, vero action hero di questo nuovo millennio troveranno pane per i loro denti, e tra un lavoretto e l'altro svolto per la Triade ci sarà tempo sia per il già evidenziato approfondimento emotivo del protagonista, che per un'impresa che neppure Sly e soci avrebbero potuto pensare come realizzabile: perchè oltre a fingersi un presunto fidanzato gay del fotografo di cui ha occupato l'abitazione seducendo comunque la vicina di casa - indimenticabile il siparietto nel parcheggio -, il coriaceo Statham, questa volta, centra il bersaglio grosso portando decisamente lontano dalla buona condotta e nientemeno che dal Grande Capo la suora Cristina, che l'antieroe di Redemption non esita a scopare felicemente.
Perfino io, vecchio cowboy di Frontiera, non mi sarei aspettato tanto.
E proprio quando si pensa di aver raggiunto l'apice, ecco che l'erede dei vari Willis, Stallone e Schwarzenegger regala l'ennesima perla nel momento del confronto decisivo con l'assassino della sua giovane amica, con un'uccisione degna degli annali del genere.
Dovendo considerare di dedicarsi ad una visione made in Stathamlandia, non si potrebbe dunque chiedere niente di meglio.
E teniamo d'occhio Steven Knight, perchè questo vecchio ragazzaccio ha sicuramente in serbo altre sorprese per noi amanti del Cinema old school.


MrFord


"I don't know if it's me or just the sign of the times
but I want a better life than the one I've been livin'
ain't no one says that you can't change who you are
ain't no law says you gotta take what you're givin'."
Pat Benatar - "Every time I fall back" - 


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