martedì 4 ottobre 2016

Demolition: amare e vivere (Jean-Marc Vallée, USA, 2015, 101')




Uno dei grandi misteri dell'universo per come lo conosciamo, con ogni probabilità, è l'amore.
Ognuno di noi, infatti, finisce per provare questo sentimento nel corso della vita in modi e condizioni quasi agli antipodi, prima da figlio e nipote e dunque, nel caso, da genitore o da nonno: nel mezzo, tutti i legami sentimentali della nostra vita - siano essi d'amicizia o rispetto a chi ci accompagna in questo viaggio per un breve o lungo tratto di percorso -, vissuti bene o male, da chi soffre o fa soffrire, dagli inizi roventi in cui tutto pare meraviglioso ai finali tra lacrime e difetti come se piovesse.
Eppure, nonostante tutte queste esperienze, di fronte all'amore siamo sempre clamorosamente disarmati, quasi come se non fosse possibile prevederne gli effetti collaterali, gli sbalzi e le tempeste, o la portata: spesso mi è capitato di pensare di aver compreso la dimensione di un amore dopo che lo stesso era finito, di non capire quanto una perdita mi avesse segnato, di pensare che, forse, certi amori potevano concludersi prima ed altri, invece, molto dopo - in questo senso, vorrei aver avuto qualche anno in più per confrontarmi con mio nonno Gianni, o non aver dovuto affrontare la morte del mio amico Emiliano -.
Demolition, firmato dall'autore di Dallas Buyers Club, Jean Marc Vallée, potrebbe essere un buon modo per cercare di (ri)vivere senza troppe spiegazioni le emozioni, le sensazioni e le cicatrici che lascia un amore, specie quando finisce in modo drammatico, lasciando liberi il cuore e l'istinto, proprio come se aveste la possibilità - e non penso esista qualcuno che non l'abbia sognato almeno una volta nella vita -, armati di martello, di sfondare da cima a fondo un appartamento, liberando energie che potranno essere positive o negative ma che, una volta terminato "il lavoro", vi faranno sentire più vivi e liberi di quanto non possiate credere di essere stati.
Gyllenhaal, come sempre bravissimo - forse è il migliore attore della sua generazione, parlando di Cinema USA -, conduce lo spettatore per mano attraverso momenti estremamente drammatici - lo scivolare nella dissociazione, il confronto con i suoceri ed il responsabile dell'incidente che ha portato alla morte di sua moglie -, altri piacevolmente maliconici - il rapporto con il figlio della nuova amica Karen, forse la cosa migliore del film - ed altri clamorosamente liberatori - l'epilogo -: e nonostante alcuni momenti possano risultare eccessivamente ricattatori o melensi - la camminata "musicale" in mezzo alla folla di New York o la giostra poco prima del finale, forse il punto più basso della pellicola -, ho trovato questo Demolition, difetti compresi, genuino e di pancia, uno di quei film che, pur non essendo destinati a cambiare la vita dello spettatore, finiscono per essere un piacere da rivedere, terapeutici come una bella sessione di sacco, una suonata o una scopata senza pensare al domani.
Perchè l'amore è anche questo.
Soprattutto questo.
Costruire. Ma anche imparare a demolire.
E farlo con tutto il trasporto di cui si è capaci.




MrFord





12 commenti:

  1. Piaciuto, ma con qualche riserva.
    Ho fatto un po' di fatica a entrare in empatia con il protagonista, nonostante un Gyllenhaal bravissimo e la mia propensione per i personaggi insoliti, e ho trovato che la parte della ricostruzione fosse più marginale, più sbrigativa, di quella della demolizione. Mi ha fatto sorridere, qui e lì, ma non è scattata un altro tipo di emozione. Pare sia stato pescato da un cestone pieno di sceneggiature in giacenza, o qualcosa di simile, ma Valleè, asciutto e indipendente, e il cast lo salvano dal già visto. Anche se, a questo, gli ho preferito i precedenti: anche Wild, che lì per lì non mi ha detto troppo, ma a sorpresa lo ricordo ancora.

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    1. Empatia a parte, per quanto non perfetto, comunque ho trovato il tutto sincero e mosso da trasporto, nonchè recitato alla grande dal buon Jake, come al solito.
      Anch'io dovendo scegliere preferirei Wild, ma ti dirò: questo mi ha emozionato più di Dallas Buyers Club.

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  2. per me il regista può fare di più, film che ha il suo perchè e che può piacere ma su di me non è stato molto incisivo a livello emozionale...

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    1. Non sarà certo una tempesta di emozioni, ma io l'ho trovato sincero e diretto come il suo protagonista "distruttore".
      Per me, promosso.

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  3. Ancora non l'ho capito perchè questo film è stato bistrattato, per me ha tutto per colpire e rimanere, anche in quei momenti magari ricattatori ma che funzionano, e una lacrimuccia la fanno scendere.
    L'approccio diverso alla rielaborazione del lutto, la bravura di Gyllenhaal e una sceneggiatura che non a parare in soluzioni facili me l'hanno fatto amare.

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    1. Sinceramente, a parte un paio di momenti ricattatori, penso anch'io che la critica sia stata troppo severa con un film che funziona e va dritto al punto.
      Sto assolutamente dalla tua parte.

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  4. Quando definisci Jake Gyllenhaal il migliore attore della sua generazione (direi anche senza forse), finalmente dici una cosa giusta.
    Questa volta sono felice di non demolirti, caro Ford. :)

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    1. Nessuna critica, appoggio e addirittura un "caro Ford"!?
      Dove hai messo il vero Cannibal!? ;)

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  5. Finisce nella lunga lista dei recuperi mattutini...non la vedo roba per il Khal.

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    1. Per quello che so, non mi pare il suo.
      Comunque, la visione la vale.

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  6. Film piaciutissimo, Gyllenhaal spaziale come al solito e una trama di certo non banale!

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    1. Gyllenhaal bravissimo, film interessante.
      Per me, promosso.

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