domenica 30 ottobre 2016

El clan (Pablo Trapero, Argentina/Spagna, 2015, 108')




Purtroppo per il genere umano tutto, la Storia insegna quanto e quanto a fondo l'Uomo possa scavare dentro l'abisso e portarne fuori il peggio possibile: dall'antichità fino ad oggi, sono stati innumerevoli gli episodi in cui tutto quanto possa esistere di sano e giusto pare essere stato dimenticato o rimosso dalle menti di intere nazioni, dalla Germania nazista alla dittatura in Argentina che, tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta, rappresentò uno dei momenti peggiori che il ventesimo secolo possa ricordare.
Nel corso degli ultimi decenni sono stati in molti a ricordare quanto sia accaduto in quel periodo sul grande schermo, da Polanski con il suo La morte e la fanciulla - anche se, in quel caso, si trattò di una riflessione più generale sull'America latina - a Missing, da Garage Olimpo a questo El clan, incentrato sulle reali vicende della famiglia Puccio, responsabile - in misure diverse - di sequestri ed omicidi durante tutto il periodo della dittatura e non solo: guidati dal patriarca Archimedes, uomo della strada prestato ai Servizi segreti, i Puccio erano specializzati in rapimenti destinati a finire nel sangue, considerato che, una volta pagato il riscatto, le famiglie delle vittime si vedevano recapitare il cadavere del proprio caro, invece che riaverlo ancora vivo.
Agghiacciante esempio di concorso di colpa e complicità - oltre che di silenzio assenso: clamoroso il fatto che la moglie di Archimedes e le due figlie sopportassero quanto accadeva nella loro casa pensando che il tutto fosse "per il bene della famiglia" -, il film di Pablo Trapero è espressione di come si possa trasformare una materia da documentario o film d'autore in una produzione che riesca a parlare anche al grande pubblico, forse un pò troppo morbida considerata la materia trattata e patinata - ho compreso davvero ben poco l'utilizzo di una colonna sonora rock ed energica in pieno stile Blow in parallelo ad immagini e sequenze che più che altro inquietano - ma comunque in grado di fornire un'ulteriore testimonianza di quella che è una macchia indelebile nella Storia dell'Uomo e dei diritti umani, nonchè della terribile verità celata dietro molte delle "sparizioni" di quel periodo.
Purtroppo, infatti, spesso e volentieri i bersagli degli emissari del "governo" sono stati figli o genitori o parenti di chi si poteva permettere qualcosa, o aveva la fortuna di possedere una casa o un'attività, per quanto piccola che fosse, prontamente destinate a finire nelle mani di chi si è arricchito sporcandosi le mani con il sangue altrui - e rabbrividisco al pensiero che oggi possa esistere ancora qualche famiglia, in Argentina, che campa sul possesso di appartamenti o capitali accumulati da qualche aguzzino riuscito a sfuggire alla Giustizia -: in questo senso, El clan è interessante anche e soprattutto per l'analisi delle diverse figure all'interno della famiglia Puccio, partendo dal glaciale Archimedes - interpretato benissimo da Guillermo Francella - fino ai figli Alex - combattuto eppure complice del padre, e forse la figura più triste della vicenda, protagonista di un piano sequenza sull'epilogo davvero da brividi - e Maguila, passando attraverso le figure femminili - lasciate ai margini ma non per questo meno importanti, ed a quella di Guillermo, unico tra gli eredi di Archimedes a fuggire dalla realtà domestica sfruttando il rugby, disciplina molto amata in Argentina - il suo confronto con il fratello maggiore Alex prima della partenza è uno dei passaggi più intensi della pellicola -.
Una produzione non perfetta e non potente quanto avrei voluto, ma perfetta a modo suo per rivolgersi a quella fetta di pubblico e di appassionati che ancora non conosce quanto profondo ed oscuro sia stato il buco nero che inghiottì l'Argentina in quegli anni, e che rappresenta - e deve rappresentare - una ferita incancellabile per l'Uomo.




MrFord




 

11 commenti:

  1. L'Argentina non è proprio dietro l'angolo, ma nei confronti di questo film sento la puzza di noia fin da qui... :)

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    1. Hahahaha mi hai rubato le parole di bocca!!!!

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    2. Bravi, continuate da buoni cannibalisti a perdervi film validi! ;)

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    3. Io l'ho perso perché l'ultimo giorno di programmazione io lavoravo di pomeriggio. Mai una gioia! :(

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    4. Beh, tu almeno l'hai perso per ragioni non dipendenti dalla tua volontà! ;)

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  2. buon film, però mi ha parzialmente deluso, mi aspettavo un nuovo Larrain...

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    1. Potrei dire lo stesso. "Solo" buono, poteva essere una bomba.

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  3. Il piano sequenza su Alex, prima dei titoli di coda, è la cosa più bella del film. Per me un film notevole, non immune da difetti ma potentissimo e azzeccato nel ricostruire il clima di quegli anni: il ritmo, a tratti forsennato e poi rallentato verso la fine, rispecchia il susseguirsi dei fatti. L'anno scorso a Venezia entusiasmò tutti, tanto che era il "nostro" Leone d'oro...

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    1. Il piano sequenza in chiusura è davvero una bomba, bellissimo.
      Il film, però, mi è parso troppo "leggero", considerata la materia trattata. Per questo lo ritengo "solo" buono.

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  4. avercene di Guillermo Francella e Pablo Trapero.
    l'altro Pablo, Larrain, è uno dei piùstraordinari registi oggi al mondo (senza dimenticare Denis Villeneuve, tra gli altri).
    Trapero è solo molto bravo, e questo film, anche se non perfetto, se.., se.., è un gran film, secondo me

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    1. Davvero un bel film, anche se manca la zampata di gente come Larraìn, per l'appunto.

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