mercoledì 13 marzo 2013

2001: odissea nello spazio

Regia: Stanley Kubrick
Origine: USA, UK
Anno:
1968
Durata: 141'




La trama (con parole mie): dall'alba dell'Uomo al futuro dell'Infinito, dalle scimmie alla scoperta delle loro prime armi d'osso alle astronavi che danzano nello spazio siderale, seguiamo le vicende di chi incrocia la strada di un misterioso monolito che pare risalere a quattro milioni di anni prima della civiltà.
Heywood Floyd, studioso inviato sulla Luna per studiare un esemplare dello stesso gemello rispetto a quello che illuminò i primi Uomini, coglie un segnale che indirizza verso Giove: diciotto mesi dopo un'astronave guidata dai due piloti Frank Poole e Dave Bowman e dal calcolatore senziente HAL 9000 fa rotta verso il gigante gassoso.
Quando il computer di bordo inizierà a dare segni di squilibrio, per gli occupanti della nave la sopravvivenza diventerà una priorità, almeno fino al raggiungimento della loro meta.
A quel punto ci si muoverà andando oltre. E oltre. E oltre.





La Storia della settima arte dovrebbe considerare il 1968 come una sorta di vero e proprio anno zero, qualcosa come Avanti 2001 e Dopo 2001.
Dalle origini del Cinema, i Lumiere e Melies, Murnau e Chaplin, Welles e Lang, hanno posto basi simili alle meraviglie dell'antichità come le Piramidi d'Egitto, illuminando di stupore il pubblico e rendendo possibile il successo di un mezzo che è ad oggi tra i più potenti che la comunicazione umana conosca, realizzando Capolavori a volte considerati addirittura superiori all'Opus Magna di Kubrick.
Ma nessuno di loro, e nessuno dopo, ha mai osato portare sullo schermo qualcosa di grande quanto 2001: odissea nello spazio.
Qualsiasi recensione, voto, opinione, analisi tecnica risulterà sempre riduttiva rispetto a quello che, a mio parere, è e resta il film più importante del Cinema.
Dai primi, incredibili, venti minuti dedicati all'alba dell'Uomo che già basterebbero a portarlo nell'Olimpo della settima arte si vola dritti negli spazi siderali ricreati come una danza di effetti e modellini, musica per gli occhi come solo l'inarrivabile Stanley riusciva a comporre - e come faranno, alle soglie del nuovo millennio, ispirandosi proprio al suo approccio, due grandissimi di questo tipo di poetica visiva, Tarantino e Wong Kar Wai -, prima di partire alla volta di Giove osservando la tecnica stupefacente - come muoveva la macchina quest'uomo nessuno la muoverà mai, non me ne vogliano tutti gli altri - mescolarsi alla tensione crescente del confronto tra HAL e i due piloti della nave, culminata con sequenze da apnea nel vuoto siderale in grado di ispirare generazioni intere di Capolavori della fantascienza - Solaris, Alien, Blade runner, Moon tra gli altri - stendendo il tappeto per quello che, a conti fatti, è il trionfo assoluto ed incontrastato del regista newyorkese: il viaggio che conduce Dave Bowman attraverso l'Infinito, il Tempo e lo Spazio, e che esplode in una vera e propria sinfonia di suoni, immagini, colori, visioni che hanno più di qualsiasi altra influenzato l'intera carriera di cineasti fenomenali giunti dopo questo punto zero del Cinema, da Tarkovskij a Sokurov, da Malick ad Aronofsky.
L'Uomo di Kubrick, imperfetto ed in grado di valicare i confini ultimi proprio grazie alla sua stessa imperfezione - incredibile il confronto tra Bowman e HAL, dalla partita a scacchi ai blocchi di memoria smontati uno per uno - porta l'Universo dentro di sè, lascia che lo stesso lo attraversi, ci si specchia cercando la strada che percorrerà dalla nascita, alla maturità, alla morte, prima di rinascere ancora una volta.
L'Uomo di Kubrick è violento e viscerale come le scimmie con il loro primo sangue, sofisticato e politicizzato come Floyd, pronto a nascondere l'esistenza del monolito ai colleghi russi - si sentono ancora gli strascichi del Dottor Stranamore -, capace di gettarsi oltre le macchine, le intelligenze artificiali, i perfetti sistemi senzienti e lo spazio per affrontare il confine più terribile e sconvolgente di tutti: quello che porta dentro se stessi, proprio come Dave.
L'Uomo di Kubrick, per parafrasare un piccolo gioiellino di questo 2013 cinematografico, è infinito.
Ed è infinito 2001: odissea nello spazio, il film che più osa della Storia del Cinema.
Nessuno prima e nessuno poi sarebbe riuscito allo stesso modo a raccogliere la sfida di racchiudere la Storia dell'Uomo entro i confini di una pellicola: Stanley Kubrick riesce nell'impresa eliminando gli stessi, valicandoli attraverso il suo cristallino talento visivo unito ad un coraggio che normalmente non si assocerebbe ad un cineasta giudicato freddo ed ossessivo come lui.
Con tutto il cuore di cui dispone, l'incredibile Stan si tuffa oltre l'ostacolo, e dalle scimmie armate di ossa conduce dritti ad un disegno interstellare che pare una geometria divina, pur se orchestrata da qualcuno che divino decisamente non è e non fu: come dire che dall'arrivo del treno e dal viaggio sulla Luna si è passati attraverso una Rosebud del futuro che ha preso forma nel nuovo volto del Cinema.
Con 2001 è morta la settima arte, per risorgere in due ore e venti minuti.
Neppure qualcuno decisamente più potente, noto e celebrato del Maestro dei Maestri era riuscito in un miracolo di questa portata.
Lunga vita a Stanley Kubrick.
Lunga vita a 2001.
Se esiste o mai esisterà IL film, signore e signori, è tutto qui.
Ed è solo l'inizio.


MrFord


"Everything, everything, everything, everything..
In its right place
in its right place
in its right place
right place."
Radiohead - "Everything is in the right place" -


37 commenti:

  1. Cchettelodicoaffare.



    (La prima ora di questo film me la fecero vedere a 8 anni.Rimasi senza fiato.Poi mi chiedi perche' ho gusti esigenti....)

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    1. Non te lo chiedo. Ti suggerirei di godertela di più.

      Per il resto, questo film è oltre ogni misura.

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  2. questa volta sono d'accordo.
    e che cazzo.

    registicamente il film migliore mai girato e che probabilmente non verrà mai superato.
    l'unico che si è avvicinato a qualcosa del genere, 40 e passa anni dopo, è stato naturalmente terrence malick con il suo stupendo the tree of life.
    altre 40 visioni e anche tu lo ammetterai :)

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    1. "questa volta sono d'accordo."
      QUEStA VOLTA???QUESTA?VOLTA??
      Ma se ormai voi due viaggiate come due BFF delle medie!

      Lo sapevo che tiravi fuori il bonsai!Lo sapevo! Ti rendi conto che ne e' una banale scoppiazzatura di tecnica e tematiche,si?E che senza 2001 non sarebbe mai stato nemmeno considerato un prodotto audiovisivo?

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    2. sottoscrivo il Cucciolo Cannibale e Ford. 2001 è il film che più osa nella storia del Cinema, ed è il FILM per antonomasia. Subito dopo 2001 però c'è quella gran figata altrettanto visionaria di Tree of Life, a suo tempo anche 2001 fu aspramente criticato, col passare degli anni imparerete a rivalutare Tree of Life come si deve! ;)

      P.S. Ford lo sapevi che proprio 2001 Odissea nello Spazio è stato il film che mi ha ispirato per la creazione del blog? indovina il perchè del titolo..... ;)

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    3. Cannibale, qui non si può non essere d'accordo.

      Giocher, basta il bonsai a separare me e il Peppa Kid.

      Lorant, lo sapevo della tua ispirazione. Ma The tree of life non vale un'unghia di 2001.

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  3. 2001 è qualcosa di più di un film. E' nausea, vertigine, amore/odio, incomprensione, incomprensibiltà, visione, potenza, fragilità... E' tutto e niente.

    Finita la pellicola sono rimasto allibito. Pensavo "Ho visto un film sopravvalutatissimo"; poi, dopo qualche secondo "Ho visto il film più bello della Storia"; poi, ancora "Ho visto una cagata, spacciata per filmone"; poi il vuoto.

    Credo veramente che non si possa definire Film, va semplicemente oltre ogni definizione di genere e qualità. Tuttavia lo valuto 10 pieno: per la capacità di farti riflettere su un sacco di cose senza parlare effettivamente di nessuna di queste; per una "visione" di struggente fascino e misteriosa bellezza; per l'aver vivisezionato un personaggio tanto immenso quanto imperfetto come l'essere umano, sia questo in forma di scimmia, astronauta o Robot parlante.

    Alla fine però sono un tradizionalista. Per rispondere a quello che mi dicevi nel precedente post: "Doctor" è tanto diretto quanto questo film è quasi del tutto non-comprensibile (perlomeno non in totale), e io preferirò sempre il Capolavoro immediato a quello "di ragionamento". L'intelligenza di Strangelove non è mancanza di cuore, ma il prevalere del pessimismo cinico sulla tensione "Romantica" che muoveva Kirk Douglas in "Orizzonti". Io perlomeno la vedo così :)

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    1. Mi piace la tua analisi, Saix. Giovane ma tosto.
      Comunque Orizzonti, per me, vince sempre su Strangelove.
      E 2001 vince su tutto.

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  4. L'ho sempre paragonato ad un assolo di chitarra fatto da un maestro stufo della solita pentatonica... due ore di svisate pazzesche, a tratti molto tecniche a tratti incomprensibili, dissonanti, senza mai perdere d'occhio la linea ritmica. Con una chiusura da lasciare senza fiato, che torna si alla pentatonica ma te la sbatte in faccia come solo un grande sa fare: con potenza e rabbia, a farti apprezzare tutto quello che hai acoltato fino a lì. Ed il dubbio che ti ci vorrà molto per riascoltarne un altro di uguale.

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    1. Gae, mi piace questo paragone. Un film pazzesco, senza limiti.
      Come un assolo di un Maestro.

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  5. Io so che c'è tutto in questo film. So che è IL film. Per la rivoluzione narrativa che ha portato. Per l'utilizzo che viene fatto dell'inquadratura, per le immagini e la musica. C'è tutto quello che mi piace, c'è Dio, c'è Nietzsche con l'eterno ritorno, c'è l'inconoscibile e la lotta per il sapere, ci sono gli occhi del bambino alla fine che ti rovistano dentro... io lo so davvero che c'è tutto. Eppure non riesco, incredibilmente, a sentirlo mio. Ché io, con cose di questo genere ci faccio colazione, per dire. Eppure, boh. Forse è nel mio sconvolgimento la sua potenza.

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    1. Forse sì. In fondo dentro 2001 c'è tutto.
      Tutto davvero.

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  6. Già, non ci sono parole, miglior film sci-fi, e non solo, di ogni tempo passato e futuro. :-)

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  7. Questa è proprio L'OPERA. Sono pienamente d'accordo con te. E' uno spartiacque. Il fatto che ne troviamo citazioni, riferimenti e omaggi in tanti film, nè è un'ulteriore prova.
    E non per niente, Stan si è ispirato a un'opera di un grande visionario. Un maestro della letteratura di fantascienza, Arthur Clarke.

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    1. Valentina, questo è IL film. Non ci sono scappatoie. Tutto passa da qui, prima o dopo. Una bomba totale.

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  8. Capolavoro visionario indiscusso. Rimasi estasiato la prima volta che lo vidi. Noto che stai passando il periodo Kubrickiano:)

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    1. Sto facendo la sua retrospettiva.
      Comunque, concordo: Capolavoro dei Capolavori.

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  9. Qui siamo oltre qualsiasi catalogazione. Non è neanche cinema: è arte!

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  10. 2001: Odissea nello spazio è qualcosa di incredibile. Un film talmente potente che le immagini sono capaci di rimanere nei tuoi occhi per decenni. Indescrivibile, incontenibile.
    Puoi vederlo per anni e non ti stancherà mai.
    Da ragazzino con mio padre lo vedevamo ogni anno, era una cosa nostra e magari anche per questo ci sono affezionato. Vedere mio padre (che nella mia infanzia vedevo come uno con una risposta certa e sicura per tutto) sorridere davanti alla bellezza delle immagini, ma non riuscire a spiegarne il significato mi ha fatto passare da bambino ad adolescente.

    @Marco Goi: senza nessuna polemica, ma quello di Malick è una porcheria allucinante, una cosa che ti fa venire voglia di spararti alle ginocchia. Lo hanno definito uno screen saver, ma per me è pure peggio perché nelle tubazioni di vari colori che si intersecano nel monitor del mio pc non c'è alcuna volontà di riflessione sulle varie vite che si incontrano e separano dopo un tempo più o meno lungo. Tree of life non è altro che un opera pretenziosa con scarsissime capacità comunicative. A un certo punto meglio quell'altra cosina da due soldi e dalle pretese autoriali chiamata The Fountain. Almeno lì c'è Rachel che i soldi del biglietto li vale sempre. E poi almeno ha il buon gusto di non torturarti per tre ore.

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    1. Pillole, su 2001 non ci sono discussioni, sono totalmente d'accordo.

      E mi trovi dalla tua anche rispetto a The tree of life e The fountain, due vergogne rispetto alla meraviglia di Kubrick.

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  11. CAPOLAVORO ASSOLUTO ecco le uniche parole per descriverlo, non c'è altro da dire...

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  12. dico solo una cosa: questo film merita cinque bicchieri

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    1. Già, è vero.Dov'è il quinto? Scolato e rotto per terra alla cosacca, alla salute del regista?

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    2. Giocher, direi di sì.
      Scolato anche due o tre volte e rotto per la memoria di Stanley, il numero uno di sempre.

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  13. mah... sì, dai...
    UN CAZZO DI FOTTUTISSIMO CAPOLAVORO!!!!!!

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  14. Io l'avrei riempito di bicchieri quel banner! e non dico altro!

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  15. Qualcuno ha scovato una piccola chicca: il "viaggio" finale combacia alla perfezione con l'andamento di "Echoes" dei Pink Floyd. Mettendo assieme le due cose il trip è decisamente notevole.

    Per il resto... questo non è un film, ma un'esperienza, uno dei viaggi più arditi mai concepiti dall'intelligenza umana. Fuori da ogni possibile punteggio e classifica, e fuori da ogni opinione.

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    1. Alessandro, qui si va davvero oltre ogni limite. Musicale, cinematografico, di qualsiasi genere. Pazzesco.

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  16. Sicuramente un capolavoro, anche se penso che dovrei riguardarlo dato che l'ho visto una volta sola parecchi anni fa.

    Magari una di queste sere me lo sparo insieme alla Chicca, lei non lo ha mai guardato e al solo pensiero si sente male, non so perchè ma lo associa ad un film noiosissimo...

    La farò ricredere!
    ;)

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    1. Fratello, questo è il Film dei Film. Senza dubbio.
      Provaci, con Chicca. Io con Julez non ci sono ancora riuscito nonostante due visioni! ;)

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  17. "Padre, mi confesso. Questo film io non l'ho mai visto! Abbia pietà di me!"

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    1. Non preoccuparti.
      A patto che tu lo recuperi stasera stessa! ;)

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