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martedì 8 maggio 2018

The big sick (Michael Showalter, USA, 2017, 120')




Indubbiamente, l'amore è una delle cose più complicate che si possano incontrare nella vita.
Anzi, la più complicata, senza mezzi termini.
Di mezzo ci sono i sentimenti, il sesso, la fatica, gli sforzi, i tentativi, la comprensione, il perdono, e tutto quello che, di norma, non concediamo al mondo se non a chi, per l'appunto, decidiamo o scopriamo di amare.
L'amore ha anche diverse forme e incarnazioni, da quello che proviamo verso i genitori, fatto di gratitudine - a volte -, rancori e qualcosa che non si potrà spezzare mai davvero, ai fratelli, che condividono con noi la crescita, e ci conosceranno a fondo anche quando crederemo di no, alle compagne o ai compagni di vita, che sceglieremo perchè quella fatica la vogliamo vivere accanto a loro, indipendentemente da tutto, ai figli, che sono forse l'espressione più pura di quello stesso amore.
Complici la distribuzione - come al solito fuori luogo - italiana, il clan di Apatow alle spalle in fase di produzione e la prima parte, pensavo che The big sick si sarebbe rivelata la tipica commedia goliardica buona per rilassarsi in una serata senza impegno realizzata meglio dello standard del genere, ma davvero non pensavo si sarebbe rivelata una delle romcom più emozionanti e belle degli ultimi anni, un piccolo ed imperfetto - in termini temporali viene gestito non benissimo, soprattutto nella seconda parte - gioiellino che non sfigura accanto ad alcune delle migliori pellicole che il romanticismo indie abbia regalato al pubblico nel corso degli Anni Zero in cui grazie a tutti gli dei sono state sdoganate le risate nel sesso e nell'amore, l'ironia pungente, la sincerità, la cacca che fanno anche le donne, e via discorrendo.
Anzi, come se tutto questo non bastasse, ammetto senza alcun ritegno che, in alcuni passaggi, mi è quasi parso di ritrovarmi all'interno di un episodio da sala di This is us, quando le parti da genitori e da figli si mescolano, l'amore diviene la medicina peggiore ed il rimedio migliore per la vita, gli errori di chi amiamo il centro di gravità per il sentimento che proviamo per loro.
Non è facile, del resto, affrontare la vita e l'amore, così come non è facile affrontare un post come questo, con la stanchezza che incombe al termine di una giornata di impegni di lavoro, famiglia, palestra e chi più ne ha, più ne metta, o legati al desiderio di poter continuare a scrivere come l'opera meriterebbe ma sentirsi soli o quasi predicare nel deserto che è diventata la blogosfera: non è facile affrontare una cultura millenaria, e non è facile cercare di costruire la propria libertà.
Perchè a volte, combattere il "sistema" è una scappatoia, rispetto a crearne uno con le proprie mani.
E riderci sopra è senza dubbio più difficile che piangersi addosso.
The big sick racconta di tutto questo e molto altro, grazie ad una storia sentita e sincera, una Zoe Kazan che ancora una volta tira fuori il suo meglio, coppie di genitori agli antipodi eppure così vicine da fare quasi paura, il percorso ad ostacoli che è necessario percorrere se si vuole davvero provare l'emozione, la magia, l'unicità di una storia, di quelle vere.
Perchè le storie uniche, vere, d'amore, sono come un undici settembre: impediscono le battute, inibiscono il sonno e ci portano a compiere gesti inaspettati, istintivi, folli, scombinati.
Ma soprattutto, a dispetto delle ferite, dei massacri, delle sconfitte, della rabbia, della voglia di rialzarsi ad ogni colpo, c'è il desiderio di sentire cosa ci attende dall'altra parte, anche se non in termini di fede, o di lotta: c'è il desiderio di un barbarico YAWP che interrompa il monologo di un comico, spezzi l'incantesimo di una malattia, superi i pregiudizi interni ed esterni, compia il miracolo che ci aspettiamo dalla religione o dalla scienza, e dimostri non tanto che possa esistere altro oltre questa vita, ma che questa vita, da par suo, è miracolosa.
E che quel miracolo è tale perchè clamorosamente semplice e vero.
E a tratti banale.
Come un nome scritto su un tovagliolo in una lingua che non si conosce.
Ma che sappiamo già cosa porterà.



MrFord



venerdì 28 ottobre 2016

Mother's Day (Garry Marshall, USA, 2016, 118')





E' curioso, iniziare a scrivere un post su un film come Mother's Day, piacevole - a sorpresa, almeno per il sottoscritto -, patinatissima e mainstream commedia dei buoni sentimenti made in USA con un cast di prim'ordine snobbata ai tempi dell'uscita in sala e recuperata solo ora nel corso di una giornata tipica del weekend fordiano attuale, tra piscina per i bimbi, spesa e sessioni di gioco intensive a causa dei primi sentori di brutto tempo autunnale: prendono infatti corpo di colpo due entità simili all'angelo ed al diavolo tipici dei cartoni animati pronti a consigliare il charachter di turno, il primo a dirmi quanto alla fine meno peggio di quello che mi aspettassi si è rivelato questo prodotto, o mi sia piaciuta la vicenda del padre vedovo interpretato da Jason Sudeikis alle prese con le sue due figlie ed il ricordo della moglie, o la visione si sia rivelata leggera abbastanza da permettermi un allenamento pomeridiano insperato mentre il Fordino assemblava uno dei suoi zoo eccezionalmente senza l'aiuto del sottoscritto e le due donne di casa si dividevano il divano, il secondo a ricordare quanto in questi casi mi manca la rubrica estiva del Bullettin, quando un titolo come questo, pur passato senza troppi patemi su questi schermi, sarebbe stato liquidato in una decina di righe al massimo invece che "costringermi" alla stesura di un post intero.
Probabilmente, la verità sta nel mezzo, e questa sorta di film corale di grana grossa è finito per risultare gradevole per le scelte di casting ed il fatto di averlo visto in un classico sabato "da famiglia" di quelli che paiono talmente normali da risultare assolutamente eccezionali da vivere tanto quanto ora finisce per apparire un'impresa titanica scrivere qualcosa che non suoni troppo forzato o tirato per le lunghe: dunque farò accenno alla discreta varietà di registri delle varie storie raccontate - dal comico/grottesco delle due sorelle alle prese con l'improvvisata dei genitori, texani purosangue, all'oscuro del fatto che una delle due sia lesbica e che l'altra sia sposata con un medico di origini indiane, ed entrambe madri al più classico degli intrecci da romcom, passando per la tipica storia dei due giovani innamorati che prima di coronare il loro sogno si troveranno a dover affrontare difficoltà emotive e "materne" -, allo stupore di vedere inserito in un contesto di questo genere un fordiano come Timothy Olyphant, star del cult Justified, che probabilmente sta ad un prodotto di questo tipo quanto il sottoscritto, se non fosse che, come già sottolineato, ha finito per passare la durata della pellicola con i pesi tra le mani.
Senza dubbio se una quindicina d'anni fa mi avessero detto che avrei trascorso un sabato pomeriggio in salotto in pieno contesto di famiglia allenandomi - ai tempi, nonostante sia sempre stato sportivo, il fitness non era proprio in cima alla mia lista - guardando una cosa come questo Mother's Day avrei riso di gran gusto, bersagliando a priori questo film e, in caso mi fosse capitato tra le mani o davanti agli occhi, bersagliandolo ancora di più.
Ma i tempi cambiano, e così noi, senza contare che non penso che Tarkovskij o Welles si adattino ad una visione da palestra con bambini in sottofondo, oltre al fatto che, in quel caso, perdere qualche fotogramma "a causa" di una serie di flessioni alimenterebbe enormi sensi di colpa verso il Cinema: dunque, per questa volta, mi sono goduto anche il lavoro di Garry Marshall, consapevole che faccia parte dei compromessi a loro modo piacevoli che rendono la vita in famiglia - ed i rapporti con chi ci ama, madri comprese - l'avventura che, di fatto, è.




MrFord






sabato 8 ottobre 2016

Alta fedeltà (Stephen Frears, UK/USA, 2000, 113')



Ricordo benissimo l'istante in cui per la prima volta incrociai il mio cammino con quello del romanzo di Nick Hornby, Alta fedeltà: ai tempi ero solo un ragazzo un pò troppo stronzo più alle prese con se stesso che con l'esterno e le ragazze che frequentava, e l'ex fidanzata - se così si può chiamare - che me lo regalò disse che il personaggio di Rob le aveva fatto pensare a me.
Per curiosità, aprii il libro che mi era stato appena dato e lessi una frase utilizzata anche per la sua trasposizione cinematografica - una delle più azzeccate e brillanti degli Anni Duemila, devo dire -, legata al desiderio proprio del protagonista di liberarsi di "tutti i dischi dalla A alla K, mollare tutto ed andare a lavorare in un Virgin Megastore": non so se perchè in quel periodo cominciò a decollare la mia passione per la Musica o perchè lavoravo effettivamente in uno dei negozi di proprietà di Richard Branson, ma mi ritrovai subito nel buon Rob Gordon, anche se, devo ammetterlo, per background ho sempre finito per rivedermi più nella versione americana di John Cusack che nella cornice di Chicago cita Johnny Cash e Bruce Springsteen che non in quella decisamente più british dell'originale cartaceo.
Con gli anni, e giunto a quella che è effettivamente l'età del main charachter, ammetto di avere poco - se non la passione per le sette note e le donne - del protagonista, eppure ho sempre voluto un gran bene ad una delle commedie romantiche "al maschile" più riuscite della Storia recente della settima arte, che ha fatto parte della mia vita dalle visioni innumerevoli accanto a mio fratello ed al mio amico Emiliano - che era a tutti gli effetti un personaggio da Championship Vinyl - alle sensazioni lasciate dalle prime storie serie ed importanti della mia vita, fino ad arrivare ad oggi, quando guardo Rob e mi pare quasi di vedere un fratello minore, qualcuno che ancora si culla in uno stato di sicurezza apparente tipico dell'adolescenza e degli anni appena successivi e non ha ancora trovato lo stimolo giusto per muovere oltre, a prescindere da quelle che siano le convenzioni sociali e le aspettative di genitori, datori di lavoro e simili.
In questo senso, l'utilizzo delle "top five" e delle compilation per descrivere stati d'animo, aspirazioni e volontà di uscire dal ristagno che a volte ci soffoca nel quotidiano funziona alla grande proprio per la sua semplicità, e per un appassionato di Musica - ma varrebbe assolutamente anche per il Cinema - è un veicolo perfetto per mettere alla prova da un lato la propria conoscenza - meglio se enciclopedica - della materia e dall'altro la creatività di creare le proprie liste o riorganizzazioni dell'ordine dei dischi - o dei film - nel modo più "confortevole" possibile - l'idea dell'ordine autobiografico scelta da Rob è folle, ma incredibilmente affascinante -.
Se, a questo cocktail, aggiungiamo una colonna sonora pazzesca, protagonisti perfetti - quando Jack Black risultava semplicemente irresistibile e non l'ennesima versione fotocopia di Jack Black - ed una scrittura fresca, ironica ed arguta - il passaggio in cui Rob, venuto a sapere che Laura non ha ancora fatto sesso con il suo nuovo compagno, decide felice di correre a scopare con la musicista conosciuta da poco, è fantastica ed assolutamente indicativa del comportamento maschile -, il gioco è fatto.
Per quanto mi riguarda, infatti, continua ad essere impensabile non considerare Marvin Gaye una delle Leggende assolute del soul, e non solo non trovare spazio in una top five delle commedie romantiche per i ragazzi del Championship Vinyl.
Virgin Megastore o no.




MrFord




 

sabato 16 aprile 2016

Avenging Angelo

Regia: Martyn Burke
Origine: USA, Francia, Svizzera
Anno: 2002
Durata:
97'








La trama (con parole mie): Frankie Delano ha passato l'intera vita come guardaspalle del boss Angelo Alleghieri, che per proteggere la figlia avuta dall'amata moglie defunta ha deciso di darla in adozione ad una coppia di ricchi amici compiacenti in modo da garantirle sicurezza e futuro.
Quando, alla morte di quest'ultimo - ucciso proprio in un momento di distrazione della sua "ombra" -, Frankie si ritrova senza un punto di riferimento, decide di continuare nella sua missione di protezione e di rendere nota a Jennifer - questo il nome della donna - la verità.
Una volta presa coscienza delle sue radici, la stessa finirà per instaurare con Frankie un rapporto di amore e odio nonchè continuo confronto legato al passato del braccio destro del padre ed al futuro che potrebbe costruirsi per lei e suo figlio, ora che, venute a galla le sue origini, sicari inviati dai boss potrebbero perfino farle la pelle.
Riuscirà Frankie a convincere Jennifer a fidarsi di lui, e difenderla dall'esterno?













Quando, poco prima dell'ultima Notte degli Oscar, ho iniziato il percorso a ritroso che mi ha permesso di recuperare tutti i film con Stallone che ancora non avevo - colpevolmente - visto o recensito, ho pensato che avrei incontrato tendenzialmente cose non particolarmente meritevoli neppure per un fan accanito dello Stallone Italiano come il sottoscritto, e che questa carrellata si sarebbe trasformata in una difesa neppure troppo convinta delle "perle nascoste" targate Sly.
Fortunatamente - ma avrei dovuto saperlo, dato il livello di miticità, per parlare come Po, del personaggio in questione - sono stato clamorosamente smentito nella maggior parte dei casi, ed in alcuni di essi, come D-Tox o questo Avenging Angelo, sono rimasto addirittura colpito e sconvolto per il fatto di non aver rimediato prima con una reiterata visione degli stessi: se, però, un lavoro come l'appena citato D-Tox si avvicina più a quello che è sempre stato lo standard stalloniano - quindi action, botte e morti ammazzati -, Avenging Angelo ricorda più l'ottimo Oscar - Un fidanzato per due figlie, inserendosi nel filone Mafia-comedy che ha regalato al Cinema anche ottime pellicole - su tutte, ricordo L'onore dei Prizzi - ed in quello ancora più classico della romcom.
Ultima pellicola a vantare il leggendario Anthony Quinn nel cast - ricordato anche in chiusura con la dedica alla memoria -, Avenging Angelo è, forse, la più femminile tra quelle della filmografia del buon Stallone, piacevole divertissement senza troppe pretese basato principalmente sulle schermaglie ed i duetti tra lo stesso Sly e Madeleine Stowe, pronti a culminare nella sequenza della lezione di camminata che, probabilmente, manifesta di fatto una doppia personalità divenendo un vero e proprio gioiello per i cultori del Silvestrone di noi tutti ed un motivo di incredibile imbarazzo per i suoi radical detrattori.
Personalmente, mi sono goduto la visione sorprendendomi in positivo nonostante gli evidenti limiti del prodotto - a tratti molto televisivo, con un Raoul Bova imbarazzante ad essere generosi -, ricordando l'affetto che ho provato per commedie leggere simili come Two much ed il ruolo di Stallone di guardaspalle sia del suo vecchio boss Angelo che della figlia di quest'ultimo nel corso della sua vita - spassosi i ricordi di lei filtrati attraverso le interferenze che il Frankie di Sly ha operato rispetto agli "ostacoli" nella vita soprattutto scolastica della Jennifer della Stowe -: se, a questo, si aggiungono il classico intreccio da commedia romantica ed alcuni passaggi pronti a far sorridere i vecchi fan dell'action - la "resa dei conti" tra Jennifer ed il boss responsabile dei suoi guai -, il risultato è un piacevole ritorno ai tempi in cui si guardava con tutta la famiglia il più facile dei film da sabato sera buono per mamma, papà e figli, anche quando non si coglievano tutte le sfumature - mi ricordo quando, ai tempi, con mio fratello finivamo per commentare i passaggi che ci erano sfuggiti rispetto alle cose "da grandi" regalando le personali interpretazioni delle quali ridiamo ancora oggi -.
Nel viaggio che sto compiendo alla scoperta degli Sly che mancavano alla mia collezione, devo ammettere che Avenging Angelo è stata una delle scoperte più interessanti: fresco, senza troppe pretese, in grado di non limitare il range di pubblico ai soli aspiranti machos da action pura, ma anzi, aprire le porte all'audience in rosa ed in grado di mostrare uno Stallone un pò diverso - per quanto sia possibile al Nostro - da quanto si sia abituati a vedere sul grande schermo.
Per tutto questo, sono anche più che disposto a concedere al pubblico internazionale una visione dell'Italia - e della Sicilia - buona giusto per i turisti a stelle e strisce.





MrFord





"Cattivo come adesso non lo sono stato
e quando mezzanotte viene
se davvero mi vuoi bene
pensami mezz'ora almeno
e dal pugno chiuso
una carezza nascerà."
Adriano Celentano - "Una carezza in un pugno" - 






martedì 3 novembre 2015

APPuntamento con l'@more

Regia: Max Nichols
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 86'





La trama (con parole mie): Megan è una giovane appena laureata traumatizzata dalla fine della storia con il suo ex storico, senza un lavoro ed una prospettiva futura, che l'amica e coinquilina Faiza vorrebbe sistemare per poter dividere l'appartamento con il fidanzato. Spinta proprio da Faiza a creare un profilo su un sito di incontri e dedicarsi alla ricerca di qualcuno con cui distrarsi grazie ad un pò di sano sesso occasionale, la ragazza finisce nell'appartamento del quasi coetaneo Alec, che lavora in banca ma, fondamentalmente, si preoccupa principalmente di vivere bene nel resto della sua vita.
Quando, però, la mattina dopo la loro avventura una tormenta di neve li costringe a passare quarantotto ore insieme nell'appartamento del ragazzo, il loro rapporto si evolve, passando dal disinteresse all'ostilità, finendo per trasformarsi in amicizia di letto e, forse, qualcosa in più.










Di norma, quando si tratta di scegliere un titolo disimpegnato per passare una serata a neuroni spenti nella speranza di non addormentarsi dopo una giornata spesa tra allenamenti, lavoro, sessioni di gioco intensivo con il Fordino, le scelte del sottoscritto si restringono all'action tamarro o all'horror: difficilmente, infatti, a meno che Julez non abbia resistito al sonno, le commedie romantiche leggere finiscono in cima alla lista, nonostante negli anni mi abbiano riservato diverse sorprese piacevoli - ricordo, su tutte, l'ottima Crazy, stupid love -.
Di tanto in tanto, però, vuoi per la mancanza di controproposte, vuoi per il minutaggio che rende più probabile una ritirata a letto ad orari umani, anche prodotti come questo APPuntamento con l'@more - agghiacciante l'adattamento italiano dell'originale e molto più interessante Two night stand - finiscono per ritagliarsi il loro spazio al Saloon: come se non bastasse, nonostante il genere, attori simpatici ma non particolarmente brillanti, soluzioni di sceneggiatura poco realistiche ed il voto bassino, ho trovato il lavoro di Max Nichols piuttosto scorrevole e divertente, perfettamente inserito nel filone "uomini che cercano di comprendere le donne e viceversa" che è sempre sociologicamente interessante riscoprire in coppia o da soli, passando dai momenti più divertenti a quelli così vicini alla realtà da essere quasi drammatici.
Inoltre, devo dare atto a questa commedia sostanzialmente leggerina - forse perfino troppo - che se l'avessi vista in uno dei periodi della vita di malinconia da lupo solitario dedito proprio agli one night stand la visione avrebbe suscitato quell'insana voglia di innamorarsi che a volte prende perfino i più stronzi ed apparentemente duri di noi.
L'evoluzione della storia tra Alec e Megan, con le loro imperfezioni e comprensibili umanità, risulta, seppur centrifugata in un'evoluzione rapidissima, decisamente credibile, ed in più di un caso mi ha riportato alla mente il periodo in cui conobbi Julez, quando a partire dall'amicizia quasi da buddies abbiamo cominciato a scoprirci l'un l'altra mantenendo una distanza di sicurezza che ci ha permesso di conoscere anche i lati peggiori di noi - è ancora memorabile la notte di una sbronza mortale presa dal sottoscritto con Julez al telefono che mi guida fino al suo appartamento di allora, ed io che mi sveglio la mattina dopo con addosso una sua tuta e una maglietta senza ricordarmi nulla, un biglietto e le chiavi di casa da riportarle quando sarei andato a prenderla in Accademia per il nostro consueto aperitivo del venerdì, e prima di uscire lasciai un ricordino praticamente tossico nel bagno cieco dove, subito dopo di me, entrò una delle sue coinquiline, un bulldog fatto donna che tra l'altro detestavo -.
Certo, tutto scorre quasi senza colpo ferire, e tolte un paio di idee carine - il ballo separati, l'irruzione nella casa dei vicini - non vi troverete certo di fronte ad un titolo capace di essere più di un one - o two, se proprio volete - night stand, ma in quel caso vi porterà in dono tutto quello che potrebbe piacervi: proprio come quella ragazza con la quale avete diviso una notte, della quale non ricordate bene il viso, o il nome, ma che avete impressa nella memoria per un momento, o qualche mossa che non avevate mai potuto sperimentare, o non avete più sperimentato dopo.
A volte, basta anche questo.




MrFord




"Don't you know that you're nothin' more than a one night stand.
tomorrow I'll be on my way, an' you can catch me if you can.
honey, take me by the hand and play that game again, yeah."
Janis Joplin - "One night stand" - 






giovedì 8 ottobre 2015

Thursday's child

La trama (con parole mie): l'autunno è ormai iniziato, e la stagione cinematografica, in vista delle classificone che fioccheranno nella parte finale dell'anno, cerca di sparare le ultime cartucce che potrebbero sorprendere pubblico e critica.
Non è detto che saranno tutti tentativi destinati ad andare a buon fine, ma è sempre meglio provare, che rimanere seduti ad attendere il film dell'anno come se fosse Godot.
Quello che, purtroppo, invece è sempre puntuale, è il mio bislacco socio, Cannibal Kid, che continua ad infestare il Saloon e la blogosfera tutta con la sua pusillanime presenza.


"Certo che ne scrive, di stronzate, quel Cannibal Kid!"

Hotel Transylvania 2


"E così questo è Peppa Kid!? Me lo mangio in un boccone, parola di Ford!"
Cannibal dice: I miei nipotini saranno in prima fila per vedere questo atteso (?) sequel di Hotel Transylvania, filmetto che era anche quasi carino, ma io sinceramente non sentivo un gran bisogno di un secondo episodio. Al contrario del piccolo James Ford, che starà tra i bimbi in prima fila.
Ford dice: il primo Hotel Transylvania, nonostante le aspettative basse, mi sorprese in positivo. Di questo sequel non sentivo gran bisogno, un po' come del mio scomodo rivale, e l'impressione è quella di uno di quei titoli d'animazione che si esauriscono con il trailer.
Speriamo di venire contraddetti per la seconda volta.


Speriamo di venire contraddetti per la seconda volta.

Black Mass - L'ultimo gangster


"Ti prego, Cannibal, ritirati ufficialmente come critico cinematografico."
Cannibal dice: Pare che con questo film Johnny Depp sia tornato a essere un attore. Un attore vero, intendo. Dopo gli ultimi mortificanti e sconcertanti ruoli da lui interpretati, qualche dubbio io continuo ad averlo ma, ripensando al suo glorioso passato, sono certo che abbia se non altro saputo fare di meglio rispetto a Mortdecai o Transcendence o Into the Woods. Al di là della relativa curiosità che posso avere di vedere Depp in versione pelata, il film comunque non mi ispira un granché. Mi sembra una roba gangster vecchio stile trita e ritrita, dunque una visione fordiana perfetta.
Ford dice: la fiducia del sottoscritto in Johnny Depp è ormai ai minimi storici, neanche si trattasse di Cannibal Kid. Questo film, però, pare essere stato accolto piuttosto bene, e dunque, considerata la materia molto fordiana, penso proprio avrà una chance da queste parti, nella speranza che non si riveli l'ennesimo buco nell'acqua di un attore che ormai pare la copia non troppo bella di De Niro.



Poli opposti

"Ahahahah! Piuttosto che uscire con Cannibal o Ford, mi affogo!"
Cannibal dice: Romcom all'italiana con protagonisti il prezzemolino del nostro cinema Luca Argentero, lanciato dal Grande Fratello - ma chi glielo rinfaccia più? - e Sarah Felberbaum, che è una tipa famosa per... boh, non so sinceramente per cosa. Negli ultimi mesi i film tricolore ai botteghini non è che stiano facendo sfracelli e questo potrebbe essere uno dei pochi successi commerciali italiani dell'anno. Qui nella blogosfera è però meglio concentrarsi su due altri poli opposti: me e Ford.
Ford dice: da mesi - se non da anni - il mio rapporto con il Cinema italiano è perfino peggiore di quello con Peppa Kid. Le proposte tricolori che continuano ad affacciarsi in sala sono tendenzialmente roba evitabile come questa commediola che non lascia presagire nulla di buono, e che salterò senza ritegno o rimorso alcuni.



Life

"Robert, mettiti alla guida e partiamo prima che torni Ford e si metta al volante lui!"
Cannibal dice: Film incognita della settimana e forse dell'anno. Il regista Anton Corbijn ha saputo passare dallo splendido Control all'orripilante The American, per arrivare al noiosetto La spia - A Most Wanted Man, quindi è parecchio imprevedibile. Nel cast c'è il promettente Dane DeHane accanto agli spromettenti (passatemi il termine) Robert Pattinson e Alessandra Mastronardi (ma che davero?). Nel film si parla di James Dean e quando si affronta il tema personaggi mitici si rischia sempre di fare qualche scivolone. Life potrebbe quindi essere un filmone, così come una notevole vaccata. Unica garanzia: non fidatevi della recensione di WhiteRussian, se mai la farà.
Ford dice: James Dean è stato senza dubbio una Leggenda del Cinema, anche se per quanto mi riguarda e come sempre nei casi di morte prematura il dubbio rispetto a quello che sarebbe diventato resta. Chissà, se non ci fosse stato quello schianto in macchina, magari ora saremmo qui a criticarlo come un Johnny Depp o un Cannibale qualsiasi.
Ad ogni modo, questo film mi sa di sòla a un miglio di distanza.



The Program

"Cannibal, se vai da quella parte, arrivi dritto a quel paese."
Cannibal dice: Altra grandissima incognita della settimana. Il film sul dopat... ehm, controverso ciclista Lance Armstrong potrebbe essere non solo e non tanto un biopic, ma anche un thriller piuttosto avvincente. Nella parte del protagonista c'è Ben Foster, attore finora sottovalutato e che qui potrebbe avere il ruolo della svolta. Un consiglio: prima di leggere la recensione che farà Ford, dopatevi pure. Per una volta è concesso.
Ford dice: probabilmente, il mio film della settimana. Sono molto curioso di vedere all'opera non solo Ben Foster, attore fin troppo sottovalutato, ma anche di veder raccontata la storia di Lance Armstrong, uno dei corridori più vincenti della Storia del Ciclismo privato di tutto nonostante, di fatto, abbia fatto quello che tanti hanno fatto prima e dopo di lui. Il tanto celebrato - almeno in Italia - Pantani compreso.
Confido che possa regalarmi materia interessante per un post magari legato al documentario ispirato proprio alle "gesta" di Armstrong.



Reversal - La fuga è solo l'inizio

"Certo che casa Ford è proprio inquietante!"
Cannibal dice: Nella miriade di horror che arrivano nelle nostre sale, e che in genere non sono i film più interessanti di questo genere, Reversal potrebbe meritare una possibilità. Sarà che il tema della fuga mi piace. Soprattutto la fuga da Ford.
Ford dice: proprio in questi giorni mi è capitato di incrociare il trailer in tv con Julez, che ha dichiarato: "Questo lo voglio vedere, pare una di quelle stronzate che piacciono tanto a me". Per una volta, non sono io la pecora nera della famiglia.



Janis

"Qualcuno accompagni per favore Peppa Kid fuori dall'arena."
Cannibal dice: E dopo James Dean, un altro mito dei tempi in cui Mr. James Ford era un giovanotto. La voce di Janis Joplin devo dire che non mi ha mai entusiasmato molto, però sapere che nella versione italiana sarà doppiata da Gianna Nannini rende d'obbligo una cosa: la visione in lingua originale.
Ford dice: tralasciando ogni commento rispetto alla scandalosa decisione del doppiaggio, resto dubbioso a proposito del biopic legato alla figura della mitica Janis Joplin, così come lo fui - a torto o a ragione, ancora devo scoprirlo - rispetto a quello dedicato a Jimi Hendrix.
Staremo a vedere.



La vita è facile ad occhi chiusi

"Ho deciso, partiamo senza aspettare quei due blogger: anche perchè Ford alla guida proprio non ce lo voglio!"
Cannibal dice: Settimana dedicata ai miti. No, non sto parlando di me. Oltre a James Dean e a Janis Joplin, arriva nei cinema italiani anche questo film spagnolo su un tizio che vuole incontrare John Lennon. Un on the road movie ambientato negli anni '60 che non promette di essere affatto male. Oltre a consigliarvi di dargli una possibilità, ho un altro prezioso consiglio per voi: non andate su WhiteRussian ma, se proprio vi capita di finirci, visitatelo a occhi chiusi.
Ford dice: non una visione da affrontare ad occhi chiusi, ma neppure qualcosa da buttare, almeno potenzialmente.
Quello che, invece, potete tranquillamente destinare alla raccolta del secco, è la miriade di pareri improbabili che fornisce il mio rivale Cannibal Kid ogni giorno su Pensieri Cannibali.



Viva la sposa

"Ammazza, ormai bevo quasi quanto Ford. Se continuo così, finirò ridotto come Cannibal."
Cannibal dice: Ecco il nuovo film di e con Ascanio Celestini...
Confesso di non aver mai visto nessun suo lavoro e di non sapere nulla su di lui e sul suo stile. Potrebbe anche piacermi, eh, però così a pelle mi ispira tanta simpatia quanta Mr. Ford. Quindi proprio tanta.
Ford dice: Celestini è sempre stato molto stimato e celebrato. Eppure ho sempre avuto l'impressione che fosse un radical chic mascherato da proletario. Dunque, per il momento, salto.



Much Loved

"Hey, non è niente male questo White Russian consigliato da quel Ford!"
Cannibal dice: Dal Marocco arriva questo film sulla prostituzione che, a meno che non scada nel facile moralismo fordiano, potrebbe anche essere interessante. Potrebbe. Così come Ford potrebbe essere un grande eroe, se solo ci facesse il favore di chiudere WhiteRussian.
Ford dice: film potenzialmente interessante, che, comunque, non credo potrà essere much loved di tanti altri prodotti "etnici" alternativi o pseudo tali. E con pseudo tali mi riferisco, ovviamente, al mio antagonista.



Film bonus

Nausicaä della valle del vento

Un'immagine esclusiva del mostro Ford e Katniss Kid.

Cannibal dice: Con appena quei 21 anni di ritardo, è arrivato nelle sale italiane questo film del maestro Hayao Miyazaki del 1984. E, giusto per restare sulla stessa lunghezza d'onda della distribuzione nostrana, anche io e Ford ve lo proponiamo nella nostra rubrica in ritardo, visto che è stato programmato nei cinema solo il 5, 6 e 7 ottobre e quindi ormai ciao, se ve lo siete persi mi sa che dovrete aspettare altri 21 anni.
Altrimenti c'è la rete...


Ford dice: la distribuzione italiana continua la sua sfida all'insanità mentale del Cannibale, proponendo uno dei titoli più significativi dello Studio Ghibli a più di vent'anni dalla sua uscita. Niente male, bravi, bis.


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