lunedì 7 marzo 2011

La tempesta perfetta

La trama (con parole mie): A Gloucester, Massachussets, ci si fa le ossa in mare. 
Perchè spesso campare vuol dire farsi il culo e rischiarlo nella pesca degli spada, che porta via alla comunità gente tosta ogni anno. Nell'autunno del 1991, una serie di eventi metereologici portò alla tempesta perfetta, scatenando le forze della Natura proprio mentre Billy Tyne e la sua ciurma, alla ricerca di riscatto dopo un periodo troppo lungo di magra, si trovavano, impavidi, in una delle zone meno accessibili di quella fetta d'oceano.
Inutile dire che essere in balia di quelle onde grandi come montagne farebbe sentire piccolo piccolo anche il più brutto, sporco e cattivo dei lupi di mare.

Cogliendo al volo il suggerimento di Lorant, e spinto dal piacevole ozio della domenica pomeriggio che comincia a sapere, finalmente, di primavera, mi sono cimentato con quello che il mio impavido compare dal cappello sempre girato definisce come "un film che spacca i culi".
Ebbene, occorre ammettere che La tempesta perfetta intrattiene bene, e già questa non è affatto cosa da poco. 
A suo modo - in quella maniera dozzinale e tamarra che piace in casa Ford - diverte e permette di riscoprire il piacere dei filmoni d'avventura nati per essere blockbuster riuscendo, nella genetica ruffianeria degli stessi, a tirare fuori un finale sbalorditivo per il tipo di pellicola che è e fornire anche un ritratto dei losers che stanno sempre bene nelle canzoni di Springsteen o Neil Young con tutti i crismi.
Tyne e la sua ciurma, buffoni e tristi, spacconi e scarti del mondo, innamorati persi o inevitabilmente soli, sono il ritratto perfetto degli States persi in una Frontiera che non è quella del mito del West, mostrata con maggiore incisività in opere decisamente di un altro livello come Winter's bone - che, peraltro, con La tempesta perfetta ha in comune il sempre ottimo John Hawkes - come una ferita che le stelle e strisce cercano sempre di celare meglio che possono.
Attenzione, però: sicuramente non staremo parlando di una pietra miliare della Storia del Cinema, ma senza dubbio di un solidissimo film al maschile - ma perchè no, apprezzabilissimo anche dall'altra metà del cielo - tutto amicizia virile e grandi amori perduti, cazzotti e pacche sulle spalle per essersi salvati la vita o non ricordarsi della sbronza colossale rimediata la notte precedente.
Uno di quei film da vedersi con gli amici per poi guardarsi senza dire nulla, e riuscire, per qualche stupido, testosteronico processo dovuto alle ovvie limitazioni del cervello di noi ragazzi, dominato dall'istintività e da una certa percezione di se stessi, a sentirsi quasi fieri di trovarsi lì, in quel momento, tutti insieme, come Tyne e i suoi prima a caccia del luogo migliore per la pesca e dunque soli di fronte alla furia degli elementi.
Rispetto a questo, ed escluso l'ovvio plauso agli incredibili effetti speciali dell'Industrial light&magic - davvero superlativi nel corso della tempesta -, verrebbe quasi da fare i radical chic e scomodare Herzog ed il suo Fitzcarraldo per avventurarsi in un ipotetico percorso cinematografico legato al ruolo dell'Uomo in un mondo che ci si dimentica troppo spesso essere dominato dalla Natura.
Quella Natura che non ha parti, o sentimenti, ma che, più semplicemente, vive di regole ancestrali e manifestazioni imponenti, e che sarà sempre troppo, troppo grande per noi poveri stronzi, qui a lottare per sopravvivere anche soltanto un giorno in più.
Verrebbe quasi, appunto.
Ma La tempesta perfetta, con tutti i suoi limiti - ad esempio, ho trovato molto prolissa tutta la parte dedicata alla seconda barca coinvolta nella furia degli elementi, che aggiunge forse un pò troppo ad uno svolgimento che, sinceramente, non avrebbe risentito di una ventina di minuti in meno -, è effettivamente un film che spacca i culi.
Un film da camicia a quadretti, birra o whisky e cappello da "centosettanta grammi di bontà, in olio d'oliva" premuto ben bene sulla testa.
Un film che va accettato così com'è, come i suoi protagonisti.
E, a ben guardare, anche la Natura.


MrFord


"The lights in the harbor
don't shine for me
I'm like a lost ship
adrift on the sea."
Johnny Cash - "Sea of heartbreak" -

14 commenti:

  1. ah che figata!
    cazzo mi stai facendo venire voglia di rivedere troppi film... oltre a questo ora voglio pure rivedere Three Kings!

    RispondiElimina
  2. In effetti ho sempre pensato che questo film fosse un film che avrebbe meritato maggior fortuna e attenzione. Sottovalutato, insomma.

    Travolto dalla tempesta a suo tempo lessi anche il libro di Sebastian Junger che racconta giornalisticamente (e tecnicamente) questa storia (vera). E mi aveva travolto come il film stesso.

    RispondiElimina
  3. Frank, questi sono proprio film da vedere e rivedere con grande goduria.
    Mi sa che prima o poi mi schiaffo anche Three kings!

    Marziano, anche secondo me è sottovalutato. Nel suo genere è un ottimo prodotto, forse un pò lungo e paraculo, ma comunque capace di regalare almeno un paio di sequenze davvero mitiche.
    E poi chi non vorrebbe far parte di quell'equipaggio!?
    Dovessi scegliere con la testa, direi Clooney, con il cuore Wahlberg e con la tamarraggine Fichtner.

    RispondiElimina
  4. ottimo Ford!
    sapevo che ti sarebbe piaciuto. Per me il film dalla tempesta in poi scema un pò, la parte mitica e leggendaria è il pre-partenza e il viaggio verso i grandi banchi e il flemish cap, da vero lupastro di mare.

    RispondiElimina
  5. Lorant, concordo, anche se la tempesta ha degli effetti da paura.
    Ad ogni modo, nel pre partenza ho sognato di essere uno dell'equipaggio, anche se non ho saputo decidere esattamente chi.
    Sapevo solo che non sarei mai stato John C. Reilly o John Hawkes.

    RispondiElimina
  6. Si gli effetti di George Lucas sono impressionanti, cmq io sarei voluto essere me stesso in balia dei mie colleghi e del blu profondo dell'oceano.

    RispondiElimina
  7. Lorant, sai dove sta il problema?
    Che le mie nature sono molteplici, e in un film come questo mi sono ritrovato in almeno tre personaggi.
    Poi, di sicuro, tolta la questione dell'inabissarsi, metterei ovviamente me stesso su quella cazzo di barca di lupi di mare.
    Ma con un pò più di rhum.

    RispondiElimina
  8. Mi ricordo che se lo stavano vedendo i miei in tv qualche anno fa, poi mi hanno mandato a letto perchè mi sa che me la stavo facendo addosso dalla paura...vabbè ero piccola. Ma mi ricordo comunque che non mi era piaciuto poi clooney dire che lo odio,è dire poco.

    RispondiElimina
  9. Eva, secondo me una visione la merita, se non altro come blockbusterone d'avventura.
    Poi, certo, il pubblico maschile lo gradirà sempre un pochino di più.
    Quindi dopo Springsteen, anche Clooney.
    Oggi ne hai una per tutti! ;)

    RispondiElimina
  10. questo è il tuo film! pensavo ti saresti esaltato ancora di più...

    grandissimo john hawkes! non ricordavo ci fosse anche lui.. è uno di quei volti che hai già visto in un sacco di film senza nemmeno rendertene conto e poi finalmente con winter's bone (e prima anche col radical-chic "me and you and everyone we know") sta riuscendo (forse) ad emergere. a questo punto potrebbero anche scritturarlo come cattivone in un film di supereroi

    RispondiElimina
  11. Cannibale, è vero che ci sono molti elementi fordiani, ma credo che anche tu possa trovare il tuo spazio nella ciurma!

    Concordo su Hawkes, merita sicuramente una possibilità in piena vista!

    RispondiElimina
  12. Hawkes grandissimo, cmq non me ne voglia ma il Cannibale io lo metterei al posto della Mastrantonio, a capo della barca da spada erede dell'Andrea Gail.

    RispondiElimina
  13. Lorant, ma sai che ci sta di brutto Cannibale in quella parte!?
    Solo che io non voglio che il capitano della nostra Andrea Gail sia Megan Fox!

    RispondiElimina
  14. hawkes era già un mito pure su deadwood... minchia che serie che era quella!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...