Regia: Guy Ritchie
Origine: UK
Anno: 1998
Durata: 107'
La trama (con parole mie): Tom, Soap, Eddy e Bacon sono quattro amici nonchè piccoli criminali da strada con ambizioni di fama e ricchezza. Una via per raggiungerle entrambe potrebbe essere data dal tavolo da gioco di Harry l'accetta, un boss locale che periodicamente organizza partite a poker dal piatto più che ricco. Peccato che lo stesso Harry, da tempo interessato a mettere le mani sul pub del padre di Eddy, è deciso a fregare il ragazzo alzando il più possibile la posta fino ad arrivare al suo scopo.
I quattro amici, dunque, si ritroveranno con un debito enorme da pagare in una sola settimana, pena il passaggio di proprietà del suddetto locale, con buona pace del decisamente furibondo padre di Eddy: con il fiato degli esattori sul collo, la banda organizzerà un colpo che potrebbe rimetterla in pista senza sapere che lo stesso innescherà una serie di avvenimenti e spargimenti di sangue uno più clamoroso dell'altro.
Ricordo quando, nel pieno degli anni novanta, Pulp fiction irruppe come una tempesta tropicale nel mondo del Cinema e nella cultura metropolitana di tutto il mondo, finendo per sconvolgere e strabiliare rendendo, di fatto, il lavoro di Tarantino uno degli tsunami più devastanti mai percepiti dalla settima arte: negli anni appena successivi registi e spettatori finirono così per buttarsi a capofitto in un genere che fino a poco tempo prima veniva considerato la B delle serie B - se non peggio -, spesso e volentieri finendo impelagati in proposte di gusto più che dubbio.
Una delle cose migliori nate dall'influenza del lavoro del bad boy Quentin - insieme a Killing Zoe di Avary, L'odio di Kassovitz e Amores perros di Inarritu - fu proprio Lock&Stock, che lanciò Guy Ritchie nell'Olimpo dei registi "cool" aprendogli di fatto la strada dorata di Hollywood e preparando il terreno per il successivo The snatch, oltre a rivelare Jason Statham, destinato a divenire entro pochi mesi uno dei volti più importanti - se non il più importante - dell'action a cavallo del nuovo millennio.
Il lavoro dell'ex marito di Madonna sfrutta il gioco ad incastro del manifesto tarantiniano per regalare al pubblico un divertissement violento e serratissimo, ironico ed abbastanza pulp da ritagliarsi una buona fetta di appassionati hardcore pur essendo decisamente più artigianale e tagliato con l'accetta - e pare di fare un gioco di parole ispirato al "villain" che sfrutta l'ingenuità di Eddy - dell'opera tarantiniana, che di dozzinale ha soltanto una più che finta apparenza: i personaggi, comunque, funzionano dal primo all'ultimo, la presentazione dei protagonisti anche, alcuni dei charachters secondari - che verranno ripresi in The snatch - conquistano subito lo status di cult - su tutti il Chris di Vinnie Jones, inarrestabile addetto al recupero crediti - ed i ribaltamenti di fronte ed i colpi di scena, pur se numerosissimi, non stancano mai, prendendo di peso ogni spettatore scaraventandolo da una scena all'altra neanche ci si trovasse nel pieno di una rissa da pub.
Certo, il risultato altro non è che il mix di materia che si conosce a menadito di ispirazione legata a classici come La stangata, i titoli di genere e quello che non troppo tempo dopo divverà noto come il grindhouse style "impreziosito" dal look dei bassifondi londinesi allora ancora poco sfruttati da Cinema e piccolo schermo, ma è un mix che funziona come un dannato cocktail di quelli da rimanere stesi con la faccia sul tavolo, ed il crescendo di equivoci che porta al progressivo massacro del finale intrattiene - e diverte - crudelmente rendendo di fatto impossibile non voler bene ad un pezzetto di storia di un decennio che sarà stato spesso e volentieri troppo (auto)distruttivo, ma nelle vicende come quella di Eddy, Tom, Soap e Bacon trova la sua misura migliore respingendo il down con scariche continue d'adrenalina, una colonna sonora ottima e la volontà ferrea di combattere attraverso il caos, quasi fosse un Joker nolaniano alle prese con un ordine che non rientra nei suoi piani.
E se non vi bastasse il destino che attende Frank l'accetta ed il suo gorilla Battista, il finale aperto e beffardo sarà come lo shot che di colpo fa salire una sbronza che si credeva ormai imbrigliata, la goccia pronta a far traboccare il vaso, la scheggia impazzita destinata a far saltare il coperchio alla polveriera del genere anche nella patria della Regina.
Senza contare che, in tutto questo, Guy Ritchie riesce addirittura a rendere quasi simpatico Sting.
Scusate se è poco.
Una delle cose migliori nate dall'influenza del lavoro del bad boy Quentin - insieme a Killing Zoe di Avary, L'odio di Kassovitz e Amores perros di Inarritu - fu proprio Lock&Stock, che lanciò Guy Ritchie nell'Olimpo dei registi "cool" aprendogli di fatto la strada dorata di Hollywood e preparando il terreno per il successivo The snatch, oltre a rivelare Jason Statham, destinato a divenire entro pochi mesi uno dei volti più importanti - se non il più importante - dell'action a cavallo del nuovo millennio.
Il lavoro dell'ex marito di Madonna sfrutta il gioco ad incastro del manifesto tarantiniano per regalare al pubblico un divertissement violento e serratissimo, ironico ed abbastanza pulp da ritagliarsi una buona fetta di appassionati hardcore pur essendo decisamente più artigianale e tagliato con l'accetta - e pare di fare un gioco di parole ispirato al "villain" che sfrutta l'ingenuità di Eddy - dell'opera tarantiniana, che di dozzinale ha soltanto una più che finta apparenza: i personaggi, comunque, funzionano dal primo all'ultimo, la presentazione dei protagonisti anche, alcuni dei charachters secondari - che verranno ripresi in The snatch - conquistano subito lo status di cult - su tutti il Chris di Vinnie Jones, inarrestabile addetto al recupero crediti - ed i ribaltamenti di fronte ed i colpi di scena, pur se numerosissimi, non stancano mai, prendendo di peso ogni spettatore scaraventandolo da una scena all'altra neanche ci si trovasse nel pieno di una rissa da pub.
Certo, il risultato altro non è che il mix di materia che si conosce a menadito di ispirazione legata a classici come La stangata, i titoli di genere e quello che non troppo tempo dopo divverà noto come il grindhouse style "impreziosito" dal look dei bassifondi londinesi allora ancora poco sfruttati da Cinema e piccolo schermo, ma è un mix che funziona come un dannato cocktail di quelli da rimanere stesi con la faccia sul tavolo, ed il crescendo di equivoci che porta al progressivo massacro del finale intrattiene - e diverte - crudelmente rendendo di fatto impossibile non voler bene ad un pezzetto di storia di un decennio che sarà stato spesso e volentieri troppo (auto)distruttivo, ma nelle vicende come quella di Eddy, Tom, Soap e Bacon trova la sua misura migliore respingendo il down con scariche continue d'adrenalina, una colonna sonora ottima e la volontà ferrea di combattere attraverso il caos, quasi fosse un Joker nolaniano alle prese con un ordine che non rientra nei suoi piani.
E se non vi bastasse il destino che attende Frank l'accetta ed il suo gorilla Battista, il finale aperto e beffardo sarà come lo shot che di colpo fa salire una sbronza che si credeva ormai imbrigliata, la goccia pronta a far traboccare il vaso, la scheggia impazzita destinata a far saltare il coperchio alla polveriera del genere anche nella patria della Regina.
Senza contare che, in tutto questo, Guy Ritchie riesce addirittura a rendere quasi simpatico Sting.
Scusate se è poco.
MrFord
with my torture film
drive a G.T.O.
wear a uniform
all on government loan
I'm worth a million in prizes
yeah, I'm through with sleeping on the sidewalk
no more beating my brains
no more beating my brains
with the liquor and drugs
with the liquor and drugs."
Iggy Pop - "Lust for life" -