giovedì 31 dicembre 2015

Ford Awards 2015: i film (N°10-1)

La trama (con parole mie): ed eccoci, dunque, alla fine del viaggio. I dieci migliori film di questo pronto a salutare tutti noi duemilaquindici pronti a darsi battaglia per guadagnare il gradino più alto del podio fordiano. Ritorni, conferme, magie ed emozioni che hanno conquistato il cuore del sottoscritto a pieni voti o quasi e che, senza dubbio, saranno ricordati anche negli anni a venire, se non altro qui al Saloon.
Ancora una volta, la varietà farà da padrona, con proposte molto diverse l'una dall'altra, che ognuna a suo modo sono riuscite a trovare la via migliore per rimanere impresse nella memoria.
Chi raccoglierà, alla fine, il testimone di The Wolf of Wall Street?


N°10: VIZIO DI FORMA di PAUL THOMAS ANDERSON



Paul Thomas Anderson è senza dubbio una delle realtà "giovani" più interessanti del panorama statunitense, e fin dai tempi di Boogie Nights è uno dei protetti assoluti del Saloon.
Vizio di forma, tratto da un romanzo cult che ho adorato, è un viaggione allucinato, allucinante, grottesco e divertente che richiama Il grande Lebowski e i noir vecchia scuola, pronto a lasciarvi a bocca aperta per lo stupore o il livello di alcool e droghe. 

N°9: YOUTH di PAOLO SORRENTINO



Paolo Sorrentino è forse il regista italiano attuale che preferisco.
Da Il divo a L'uomo in più, passando per La grande bellezza, il cineasta partenopeo non sbaglia un colpo - o quasi -, e di norma il suo nome finisce sempre nella top ten fordiana dell'anno.
Questo Youth, riflessione magica sul Tempo e sulla vecchiaia, nonostante un paio di passaggi un pò troppo radical, colpisce, e a fondo.
Soprattutto un "vecchio" come me.

N°8: FOXCATCHER - UNA STORIA AMERICANA di BENNETT MILLER



Bennett Miller, che qualche anno giunse ad un passo dalla vetta della classifica con l'ottimo Moneyball, torna a fare capolino tra i migliori grazie ad un racconto dolente e solo apparentemente glaciale - in realtà, di grande, grande pancia - ispirato ad una drammatica storia vera.
Il confronto con se stessi ed il Potere, la solitudine, la ricchezza che non può comprare l'amore: tutto in una pellicola "sportiva" che si rivela ad altissima tensione emotiva.

N°7: AMERICAN SNIPER di CLINT EASTWOOD



Clint Eastwood è sempre Clint Eastwood.
Ispirandosi all'autobiografia ed alla vita di Chris Kyle, il cecchino più letale della Storia dell'Esercito americano, il mio nonno cinematografico sforna un film di rara potenza, tecnicamente perfetto ed emotivamente come una bomba pronta ad esplodere.
Ricordo l'ingresso in sala con molti esaltati da Paintball pronti ad inneggiare alla guerra e l'uscita, con la gente tutta in silenzio.
Una delle riflessioni più acute del passato recente sulla grande piaga della Guerra.




La sorpresa più gradita dell'anno, ed il regalo di Natale definitivo gentilmente offerto da J.J. Abrams.
Dopo aver rivitalizzato Star Trek, il creatore di Lost spolvera spirito e personaggi della prima, indimenticabile trilogia di Star Wars consegnando alle nuove generazioni non solo il film che ne è l'erede legittimo, ma anche, forse, il migliore dai tempi de L'impero colpisce ancora.
Visivamente sontuoso, personaggi azzeccati, ritmo indiavolato, divertimento e grande epica.
Imperdibile.

N°5: KREUZWEG - LE STAZIONI DELLA FEDE di DIETRICH BRUGGERMANN



Da ateo miscredente quale sono, i film legati al concetto di Fede finiscono sempre per stimolarmi, e non poco. Kreuzweg, costruito sull'idea della Via Crucis e figlio di lunghi piani sequenza ed inquadrature fisse, è una delle riflessioni più drammatiche, profonde ad importanti - ma anche attuali - che il Cinema potesse regalare al suo pubblico.
Un crescendo pazzesco che segna uno standard che non sarà facile superare. 

N°4: MAD MAX - FURY ROAD di GEORGE MILLER



Il ritorno sul grande schermo di Mad Max rappresentava senza dubbio un evento, ma anche una grande incognita.
George Miller, già regista dei precedenti capitoli delle avventure dell'ex poliziotto perso nel mondo post-apocalittico del deserto australiano, fuga qualsiasi dubbio confezionando una vera e propria corsa all'ultimo fotogramma tra le più serrate che ricordi, una sorta di concentrato di Red Bull in forma di settima arte, tratteggiando per l'occasione anche uno dei charachters più importanti dell'anno, Furiosa.

N°3: BLACKHAT di MICHAEL MANN



Michael Mann è da sempre uno dei registi di riferimento del sottoscritto, in grado di mescolare il Cinema di Hong Kong, con i suoi lampi di crudeltà circondati da una calma apparente, e lo spettacolo pirotecnico delle stelle e strisce.
Blackhat, come sempre per i nuovi lavori del Maestro accolto tiepidamente, è l'ennesima conferma del talento straordinario di uno dei tecnici più specializzati del Cinema, che come i buoni alcolici sedimenta e si lascia scoprire un passo alla volta, senza fretta.
E poi, di colpo, in un fotogramma si scova tutta la sua grandezza.

N°2: SICARIO di DENIS VILLENEUVE



Denis Villeneuve spacca, e su questo non ho mai avuto dubbi.
Certo, con Enemy un brivido di terrore aveva percorso la mia schiena, ma il regista canadese ha tenuto subito a precisare di che pasta sia fatto.
E ha scelto di farlo con Sicario, pellicola enorme per potenza e realizzazione che pare Zero Dark Thirty mescolato a Il potere del cane.
Mica roba da poco.

N°1: INSIDE OUT di PETE DOCTER e RONALDO DEL CARMEN



Ed eccolo, il film dell'anno per White Russian.
Se non ricordo male, è la prima volta dalla creazione del Saloon che a trionfare ai Ford Awards è una pellicola d'animazione: qualche anno fa l'impresa era quasi riuscita ad Up!, giunto alle spalle di Gran Torino, e mi pare quasi la chiusura di un cerchio vedere lo stesso regista occupare il gradino più alto del podio a questo giro di giostra.
Inside out è magia, poesia, innocenza e divertimento, una gioia per gli occhi e per il cuore.
E' puro Cinema. E da queste parti, di fronte al puro Cinema, ci si leva il cappello.

I PREMI

Miglior regia: Michael Mann per Blackhat

Miglior attore: Jake Gyllenhaal per Southpaw e Vincent Lindon per La legge del mercato
Miglior attrice: Lea Van Hacken, Kreuzweg
Scena cult: l'addio di Bing Bong, Inside Out
Miglior colonna sonora: Vizio di forma

Premio "leggenda fordiana": Furiosa, Mad Max - Fury Road
Oggetto di culto: la spada laser con l'elsa, Star Wars Episodio VII - Il risveglio della Forza
Premio metamorfosi: Jake Gyllenhaal per Southpaw
Premio "start the party": il primo sangue di Chris Kyle, American Sniper
Premio "be there": la Frontiera USA/Messico, Sicario


MrFord

mercoledì 30 dicembre 2015

Ford Awards 2015: i film (N°20-11)

La trama (con parole mie): prosegue la marcia verso la testa della classifica dei migliori film dell'anno secondo White Russian, con le posizioni dalla venti alla undici.
Siamo, dunque, a ridosso della Top 10, con titoli che, a sorpresa o a conferma delle aspettative della vigilia, hanno guadagnato la loro posizione con il sudore della fronte: dal Cinema d'autore a quello mainstream, ecco i secondi migliori dieci film dell'anno ad insindacabile parere del vecchio cowboy.
La varietà la farà da padrona, dunque preparatevi ad incontrare pellicole tutte l'una completamente diversa dall'altra.


N°20: IXCANUL - VOLCANO di JAYRO BUSTAMANTE



Dal cuore della cultura Maya, ormai considerata ai margini anche in un paese problematico come il Guatemala, una pellicola dolente legata ai concetti di Natura, Creazione, Vita, madri e figlie.
Realismo estremo, eppure una magia emotiva che quasi tracima dallo schermo. Sorpresa.

N°19: LOUISIANA - THE OTHER SIDE di LUCA MINERVINI



Nell'edizione più chiacchierata del Festival di Cannes legata alla presenza dei tre assi italiani - Moretti, Garrone e Sorrentino - la pellicola di Luca Minervini, passata nella rassegna Un certain regard, centra il bersaglio grazie ad un grande cuore ed uno sguardo disincantato sul lato oscuro di un Paese che, di norma, vende quasi esclusivamente sogni.

N°18: LA FAMIGLIA BELIER di ERIC LARTIGAU



A sorpresa, almeno rispetto alle aspettative che il sottoscritto covava alla vigilia, questo piccolo, grande film franco/belga si guadagna una posizione più che invidiabile nella classifica di fine anno grazie ad un perfetto mix di risate ed emozioni e ad un paio di sequenze che sono riuscite a portare alle lacrime perfino questo vecchio cowboy.

N°17: LA LEGGE DEL MERCATO di STEPHANE BRIZE'



Ancora una volta Francia, ancora una volta una sorpresa.
Con uno stile a metà tra i Dardenne e Loach, Brizè racconta il dramma del mondo del lavoro attuale sfruttando al massimo un'interpretazione magistrale del suo protagonista Vincent Lindon.
Una pellicola che fotografa la società attuale e colpisce dritta alla bocca dello stomaco.

N°16: IL VIAGGIO DI ARLO di PETER SOHN



E' strano che la Pixar produca due pellicole nel corso della stessa stagione, e considerato il successo e la qualità della prima, pensavo che Il viaggio di Arlo si sarebbe rivelato una proposta di serie b buona giusto per le operazioni commerciali ed i più piccoli.
Niente di più sbagliato. Una storia di amicizia e formazione sentita e toccante, dal respiro profondamente classico ma non per questo noiosa o scontata.

N°15: FAST AND FURIOUS 7 di JAMES WAN 



Cosa potrei dire, di Fast 7, se non che si tratta di uno dei film d'azione definitivi di questo nuovo millennio, migliore della sua serie e tra i pochi a poter pensare di formare una generazione di appassionati del genere?
Come se non bastasse, il "lungo addio" a Paul Walker, messe da parte le tamarrate senza ritegno, resta uno dei momenti più commoventi del duemilaquindici. 
A tutto gas.

N°14: IDA di PAWEL PAWLIKOWSKI



Alle spalle il mio periodo da radical chic d'autore estremo, le pellicole d'essai hanno sempre dovuto superare prove decisamente ardue, per conquistare davvero gli occhi ed il cuore del sottoscritto.
Ida le ha superate brillantemente, grazie ad una fotografia strepitosa, riflessioni profonde, un incedere che tratteggia il ritratto di due donne diverse eppure a loro modo indimenticabili.
Tra i migliori presenti all'ultima Notte degli Oscar.

N°13: MIA MADRE di NANNI MORETTI



Nonostante, nel corso della sua carriera, non mi abbia sempre convinto, e lui mi stia profondamente sul cazzo, Nanni Moretti, quando vuole, sa quali tasti toccare per scuotere fin nell'anima.
Lo fa, e molto bene, con Mia madre, forse non il suo miglior lavoro, ma senza dubbio uno dei più interessanti della stagione, nonchè ossigeno puro per il malandato Cinema italiano.

N°12: EX MACHINA di ALEX GARLAND



Questo duemilaquindici che ci sta salutando senza dubbio passerà alla Storia come l'anno del revival, almeno nei concetti, ma anche come quello del riscatto della fantascienza, classica o no che sia.
Ex machina, algido e glaciale, rappresenta uno dei punti più alti che il genere abbia consegnato al suo pubblico negli ultimi anni: sci-fi psicologica della miglior specie con un trio di protagonisti che non si dimenticano.

N°11: PREDESTINATION degli SPIERIG BROTHERS



Restiamo nell'ambito della fantascienza con un thriller "temporale" che tocca alcune delle tematiche più importanti legate alla vita dell'Uomo: lo scorrere dell'esistenza, l'ineluttabilità, la crescita, il confronto con il mondo e con se stessi.
Giunto quasi a sorpresa sugli schermi italiani e quelli del Saloon, il lavoro degli Spierig Brothers è stato un fulmine a ciel sereno in un'estate decisamente povera di proposte.

To be continued...

martedì 29 dicembre 2015

Ford Awards 2015: i film (N°30-21)

La trama (con parole mie): prosegue la carrellata della Top 40 fordiana legata al duemilaquindici in sala, salendo di decina e categoria per incontrare alcune delle pellicole più premiate ed incensate dell'anno, indubbiamente valide ma da queste parti non meritevoli neppure della Top 20.
Accanto a loro sorprese, conferme e l'impressione che, con gli ultimi dodici mesi, tutti noi si sia assistito ad un ritorno al passato - ed al futuro, in un certo senso - davvero spassoso e ricco di piacevoli visioni.


N°30: FURY di DAVID AYER


Il genere bellico, così come il Western, è un retaggio che mi porto dentro fin dai tempi dei film con John Wayne visti sul divano con mio nonno, legati a situazioni e valori che, fortunatamente per molti versi, la nostra generazione ha potuto solo vedere al Cinema, o scoprire sui libri.
Il lavoro di David Ayer offre l'ennesimo, ottimo spaccato del dramma assurdo della Guerra, e nonostante molte imperfezioni, regala anche momenti di grande emozione.

N°29: STILL ALICE di RICHARD GLATZER E WASH WESTMORELAND



Raccontare drammi legati a malattie non è mai facile, considerati i rischi di retorica sempre dietro l'angolo. Still Alice riesce nell'impresa - pur non eccellendo - riuscendo addirittura a far apparire Kristen Stewart come un'ottima interprete.
E raccontando la Famiglia prima della malattia stessa.

N°28: WHIPLASH di DAMIEN CHAZELLE



Titolo più che incensato ai tempi dell'ultima edizione degli Oscar, considerato una sorta di nuovo Attimo fuggente, a me è parso un discreto prodotto teso e molto di pancia, pur se decisamente da sminuire almeno rispetto alle suddette critiche.
Gran lavoro degli interpreti, ottimi gli spunti di riflessione, tanto clamore.
Un posto in questa classifica, ad ogni modo, lo meritava.

N°27: BIRDMAN di ALEJANDRO GONZALES INARRITU


Ed eccoci giunti ad uno dei titoli più premiati e discussi dell'anno: tecnica ineccepibile, grande confezione ed interpretazioni, pioggia di premi, gran parte di pubblico e critica convinti.
Eppure. Eppure per me resta solo un enorme esercizio di stile che per due terzi si sarebbe potuto trovare nella Top 10 e che con l'ultima mezzora precipita di almeno una ventina di posizioni.

N°26: STRAIGHT OUTTA COMPTON di F. GARY GRAY


Biopic con due palle d'acciaio legato ad uno dei gruppi fondamentali del panorama hip hop mondiale di tutti i tempi, gli NWA che furono la palestra di Ice Cube e Dr. Dre.
Colonna sonora imperdibile, grande cuore, qualche pecca ma tanta voglia di raccontare una storia che tutti gli appassionati di musica e chiunque voglia aprire le proprie frontiere sociali dovrebbero ascoltare e vedere narrata almeno una volta.

N°25: SELMA di AVA DUVERNAY


Legato a doppio filo ad uno degli eventi più importanti della Storia dei Diritti Civili negli States, il lavoro della DuVernay, che pensavo si sarebbe rivelato come profondamente retorico, ha contraddetto le aspettative fornendo un ritratto di Martin Luther King equilibrato e profondo, riuscendo a toccare il cuore e la pancia, l'indignazione e l'orgoglio di chiunque abbia a cuore non solo i diritti degli altri, ma anche e soprattutto i propri.
N°24: WILD di JEAN MARC VALLEE


Altro biopic, ed altro titolo che, rispetto alle aspettative della vigilia, si è rivelato un ottimo e sorprendente prodotto figlio dell'esperienza, della pancia e delle emozioni.
Un road movie costruito passo dopo passo, un percorso verso la rinascita di una protagonista indimenticabile, interpretata alla grande ed esempio per tutti quelli che, come il sottoscritto, sono inclini a perdere la strada maestra.

N°23: TERMINATOR - GENISYS di ALAN TAYLOR 


Da fan hardcore dei primi due capitoli della saga di Terminator firmati da James Cameron, ero molto scettico rispetto al ripescaggio del personaggio, soprattutto dopo due prodotti decisamente scarsi come il pessimo numero tre e lo pseudo autoriale Salvation, ma Taylor e l'autoironia di Schwarzy hanno dissipato ogni dubbio.
Negli ultimi anni, solo Expendables 2 mi aveva fatto divertire tanto, in sala.

N°22: UN DISASTRO DI RAGAZZA di JUDD APATOW


Apatow torna in sala sfruttando il talento di Amy Schumer - che mi sta anche cordialmente sul cazzo - di fatto realizzando il primo buddy movie della sua carriera dal punto di vista femminile: una rom com insolita e divertente, scorretta e commovente nella migliore tradizione del film pane e salame tanto amato dal sottoscritto.

N°21: SOUTHPAW di ANTOINE FUQUA


Tamarro, scontato, retorico, tagliato con l'accetta. 
Dite pure quello che volete, fatta eccezione per l'ineccepibile performance di Gyllenhaal, e non potrò che darvi ragione.
Eppure, da padre e da outsider, ho adorato incondizionatamente Southpaw, perfetta parabola sul riscatto e sull'amore per i propri figli.
Fatica, botte, peccatori e l'innocenza di occhi che ci guardano come se fossimo unici. Non potevo resistere.


To be continued... 

lunedì 28 dicembre 2015

Ford Awards 2015: i film (N°40-31)

La trama (con parole mie): ed eccoci finalmente giunti alla classifica più importante, quella che vede i quaranta film tra quelli usciti in sala che più hanno colpito il sottoscritto negli ultimi dodici mesi. Molte chicche mancano ancora all'appello, e spero di recuperarle con l'inizio dell'anno - anche se questo, ovviamente, significherà escluderle anche dalla classifica del duemilasedici -, ma rispetto all'ultima edizione dei Ford Awards mi è parso di notare, nonostante tutto, un miglioramento.
Ma bando alle ciance: sono pronti a sfilare i film dalla posizione quaranta alla trentuno, per l'inizio della scalata a quello che sarà il miglior titolo dell'anno.
Made in Saloon, ovviamente.

N°40: IL SEGRETO DEL SUO VOLTO di CHRISTIAN PETZOLD


Lo scorso anno si apriva la classifica con un titolo d'animazione, quest'anno, invece, con un prodotto d'autore e di nicchia. Recuperato quasi per caso grazie a Julez, Il segreto del suo volto è riuscito a colpirmi non solo per la visione non banale del racconto del dramma delle cicatrici lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale o per l'ottima e teatrale messa in scena, ma anche e soprattutto grazie ad uno dei finali più intensi della stagione, che gli è valso il posto in classifica anche a scapito di pellicole che, nel complesso, forse ho amato di più.

N°39: SUBURRA di STEFANO SOLLIMA


Prima pellicola italiana della classifica è Suburra, firmata dal tanto amato - se non altro per Romanzo criminale - al Saloon Stefano Sollima, che dirige un più che discreto noir metropolitano pronto a raccontare l'Italia del "plomo y la plata" con un piglio molto esterofilo.
Non il filmone che in molti hanno osannato, ma un ottimo prodotto di genere.

N°38: SPONGEBOB - FUORI DALL'ACQUA di PAUL TIBBIT


Già so che in molti storceranno il naso rispetto a questa scelta, ma poco importa: Spongebob - Fuori dall'acqua mi ha fatto completamente ricredere a proposito di un personaggio che consideravo spazzatura, e lo ha fatto grazie ad un'ora e mezza di Cinema lisergico, allucinato, sopra le righe, eccessivo e davvero fusissimo.
In una parola: imperdibile.

N°37: CONTAGIOUS - EPIDEMIA MORTALE di HENRY HOBSON


Nonostante il terrificante adattamento del titolo italiano ed alcune - immotivate, a mio parere - critiche rispetto all'apparente lentezza, questo zombie movie che con combattimenti ed azione non c'entra nulla è un ottimo prodotto di genere in grado di analizzare profondamente il superamento del dolore e la terribile questione legata alla perdita di qualcuno che si ama.
Uno Schwarzenegger inedito per un prodotto senza dubbio da recuperare.

N°36: TAXI TEHERAN di JAFAR PANAHI


Il Maestro iraniano in esilio nel proprio paese Jafar Panahi gira un finto documentario legato alle problematiche - ma anche all'amore - per la sua patria. 
Vincitore a Berlino, incensato - a mio parere perfino troppo - dalla critica radical, Taxi Teheran è senza dubbio uno spaccato interessante dell'attuale situazione iraniana ed un documento importante, pur non rappresentando il meglio che Panahi abbia prodotto.
Se non altro, potrebbe essere un'ideale partenza alla scoperta di un regista strepitoso.

N°35: LA ISLA MINIMA di ALBERTO RODRIGUEZ


Altro film forse troppo incensato, ed altro prodotto che, comunque, resta tra i più interessanti del genere degli ultimi dodici mesi e non solo.
Andalusia, ricostruzione vintage, morti ammazzati, piglio che ricorda - ricorda, sottolineo - quello della prima stagione di True Detective, messaggio molto politico.
Tutti ingredienti forti per un cocktail senza dubbio da provare.

N°34: THE MARTIAN - SOPRAVVISSUTO di RIDLEY SCOTT


Il vecchio leone Ridley Scott adatta un romanzo amatissimo dai fan di sci-fi con intelligenza ed ironia, confezionando un giocattolone che ho preferito a due grandi cult delle ultime stagioni come Gravity ed Interstellar, portando avanti la sua missione con la stessa determinazione e leggerezza del protagonista. Avercene.

N°33: THE INTERVIEW di EVAN GOLDBERG e SETH ROGEN


Osteggiato da molti, giudicato troppo pubblicizzato, eccessivo, volgare, perfino al centro di una presunta polemica legata alla diplomazia internazionale, The interview ha solleticato alla grande il mio lato più cazzone e senza pensieri, regalandomi divertimento senza quartiere per due ore che mi sono goduto con Julez come se fossimo tornati di colpo ai tempi in cui, da amici, guardavamo film che speravo le piacessero e discutevamo sugli stessi, o quando, anni dopo, passavamo capodanni a letto intervallando il sesso con pellicole il più trash possibili.

N°32: JURASSIC WORLD di COLIN TREVORROW


Senza dubbio questo duemilaquindici passerà alla Storia, per quanto mi riguarda, come l'anno dei revival - ben riusciti, tra l'altro -: Jurassic World rappresenta alla grande uno di questi.
Divertimento come se non ci fosse un domani per un film d'avventura come quelli che mi facevano impazzire da bambino - o da ragazzino, che dir si voglia -, effettoni e grandissima esaltazione da urla in sala. Selvaggio.


N°31: JOHN WICK di CHAD STAHELSKI



Parlando di operazioni dal sapore di revival, ecco servito John Wick, action fracassone che se fosse stato prodotto negli anni ottanta sarebbe diventato un cult generazionale, mentre essendo uscito in sala nel duemilaquindici resta "solo" un divertissement grandioso ed esaltante del quale aspetto trepidante il sequel.


To be continued...

domenica 27 dicembre 2015

Ford Awards 2015: quello che non vedrete nelle sale italiane

La trama (con parole mie): ultimo appuntamento prima della grande carrellata dei migliori film del duemilaquindici è quello con le pellicole passate al Saloon ma, per un motivo o per un altro, almeno per il momento ignorate dai distributori italiani.
Questa è una decina alla quale tengo sempre molto, e che spesso, in passato, ha regalato grandi soddisfazioni nonchè qualche lampo di sanità mentale - pur se in clamoroso ritardo - da parte dei responsabili delle scelte di titoli da portare nella Terra dei cachi.
Al contrario delle pellicole di ieri, questa volta è stata una piacevolissima sofferenza, ed una vera impresa scegliere la numero uno.


N°10: WE'RE STILL HERE di TED GEOGHEGAN



Approcciato con aspettative sotto le scarpe, il lavoro fortemente vintage e fortemente legato ai ricordi della mia generazione di fan dell'horror è stato una delle visioni più sorprendenti dell'autunno, una vera chicca da artigiani prodotta con il cuore e la passione delle grandi occasioni.
Ottimi twist, Larry Fessenden, splendida ricostruzione anni settanta.

N°9: HOUSEBOUND di GERARD JOHNSTONE



Chi frequenta da un pò il Saloon sa benissimo quanto adori tutto quello che riguarda il lato "down under" del mondo, Cinema compreso.
Quest'anno la Nuova Zelanda in particolare ha sorpreso in positivo dando una nuova linfa allo stanco genere horror grazie ad alcune chicche in grado di conquistare soprattutto con l'ironia anche il cuore più duro del fan più navigato: una di queste è senza dubbio Housebound, che pare mescolare i Coen e Wes Craven, regalando ai fan una protagonista che non si dimentica facilmente.

N°8: STARRED UP di DAVID MACKENZIE



Recuperato su consiglio del mio fratellino Dembo ed impreziosito da una performance notevole di Jack O'Connell, questo dramma carcerario legato a doppio filo alla descrizione del rapporto tra padri e figli è riuscito a colpirmi nel profondo, amplificando i sentimenti che alcune pellicole smuovono nel sottoscritto da sempre, ma in particolare dalla nascita del Fordino.
Un pugno nello stomaco di quelli che fa sempre un gran bene ricevere.

N°7: DEATHGASM di JASON LEI HOWDEN



Nuova Zelanda alla riscossa, capitolo due: il sogno di qualsiasi metallaro - o ex metallaro - cresciuto negli anni ottanta trasformato in un instant cult da un giovane regista che mescola musica, suggestioni adolescenziali, slasher, demoni ed il primo Peter Jackson, che tanto bene fece un trentennio fa non solo ad un genere, ma alla settima arte tutta.
Un gioiellino per amatori che forse non tutti capiranno, ma che resta una delle tamarrate più interessanti prodotte nell'anno della definitiva rivalutazione degli eighties.

N°6: DOPE di RICK FAMUYIWA



L'adolescenza è, senza dubbio, il periodo più tumultuoso che ad ognuno di noi capiterà mai di vivere.
Quantomeno a livello emotivo, o di identità.
Troppo giovani per fare quantomeno un tentativo per comprendere noi stessi, troppo vecchi per essere liberi di sognare come bambini.
I tre fantastici protagonisti del lavoro firmato dal sorprendente Famuyiwa non solo incarnano alla grande questo passaggio fondamentale dell'esistenza, ma lo fanno a modo loro, con piglio, ritmo, energia, la giusta dose di cazzate e tanto cuore.
Se non suonasse addirittura eccessivo, potrei quasi definirlo un moderno, piccolo Goonies delle periferie urbane.

N°5: KUNG FURY di DAVID SANDBERG



Magia. Ecco l'unico modo per definire Kung Fury, gioiellino di appena mezzora del regista e protagonista David Sandberg.
Trentuno minuti grazie ai quali non solo sono tornato di colpo il preadolescente appassionato di fumetti, giochi di ruolo e film di botte, ma anche sentito orgoglioso di essere il tamarro pane e salame formatosi grazie agli anni ottanta di oggi.
Nulla, in Kung Fury, è fuori posto. Tranne il fatto che vorresti fosse un lungometraggio.
E già un supercult globale.

N°4: THE FINAL GIRLS di TODD STRAUSS-SCHULSON



Scrivevo poco sopra che, senza dubbio, una delle definizioni migliori di questo duemilaquindici che volge alla conclusione sia "Delorean": mai, infatti, così come negli ultimi dodici mesi, ho visto omaggiare e rendere grazie ad uno dei decenni più esaltanti della Storia della settima arte, gli eighties.
Con una certa influenza anche dei settanta e gli occhi pieni di slasher del periodo - da Venerdì 13 in avanti -, Strauss-Schulson confeziona una chicca tra le più esaltanti dell'anno, in grado perfino di mettere d'accordo i due acerrimi rivali della blogosfera MrFord e Cannibal Kid.
Una cosa che riesce davvero a pochi.

N°3: THE GUEST di ADAM WINGARD



Giunto al Saloon ad inizio anno spinto dal tam tam della blogosfera, The Guest si è rivelato il primo, grande surfer dell'onda eighties di questi ultimi dodici mesi, pronto a raccogliere l'eredità di Drive e diventare un instant cult immediato.
Esagerato, per certi versi assurdo, per altri inquietante, per altri ancora divertente, il lavoro di Wingard ha rappresentato perfettamente il tipo di prodotto che quando cominceremo a distribuire qui da noi, sarà sempre troppo tardi.

N°2: BONE TOMAHAWK di S. CRAIG ZAHLER



Il Western è il mio territorio prediletto, e questo è ormai risaputo.
Quando, però, alle atmosfere classiche si aggiunge una certa sperimentazione "di frontiera", alla durezza dei paesaggi e della violenza il mistero e l'inquietudine dell'horror, ad un gruppo di caratteristi niente male un mostro sacro di casa Ford come Kurt Russell, il cocktail non può che riuscire una bomba.
Ibrido che pare mescolare Dead Man e The descent, Bone tomahawk non solo è l'horror - se così vogliamo definirlo - dell'anno, ma uno dei western più tosti usciti nel passato recente.
Avercene, di bombe così.

N°1: RUDDERLESS di WILLIAM H. MACY


Padri e figli, chitarra e voce, superamento del dolore, atmosfera da Sundance - quello buono -.
William H. Macy, attore che ho sempre adorato, regala al sottoscritto una delle pellicole più intense e commoventi dell'anno, nonchè un titolo che ogni padre dovrebbe vedere e sentire sulla pelle almeno una volta nella vita.
Come scrissi ai tempi del post dedicatogli, Rudderless è il film che sceglierei per salutare i miei lettori, e White Russian. Un commiato perfetto per un cowboy come il sottoscritto, sempre pronto a cadere ma altrettanto a rialzarsi.
Io sono ancora qui. E Rudderless è con me. Nel profondo.


I PREMI


Miglior regia: S. Craig Zahler per Bone Tomahawk
Miglior attore: Billy Crudup per Rudderless
Miglior attrice: Morgana O'Reilly per Housebound
Scena cult: Sam canta il pezzo scritto dal figlio raccontandone la storia, Rudderless
Fotografia: The Guest
Miglior protagonista: Kung Fury, Kung Fury
Premio "lo famo strano": il cast di Camp Bloodbath, The Final Girls
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": Franklin Hunt, Bone Tomahawk
Migliori effetti: Kung Fury
Premio "profezia del futuro": The Final Girls


MrFord
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...