Autore: Joe R. Lansdale
Origine: USA
Anno: 2007
Edizione: Fanucci
Anno: 2007
Edizione: Fanucci
La trama (con parole mie): Monty e Becky sono una giovane coppia sconvolta da un evento che mina dalle fondamenta non solo il loro rapporto, ma il legame con il mondo. Becky, infatti, professoressa che fatica a volte a rapportarsi con la tranquillità del compagno, è aggredita e stuprata in casa da un gruppo di ragazzi guidati da un suo ex studente, Clyde, che ha raccolto attorno a se una vera e propria banda dedita alla violenza cieca.
Salva per miracolo, Becky inizia il lento percorso verso il ritorno alla normalità, e grazie ad una coppia di amici ha l'opportunità di passare un pò di tempo in un isolato chalet, a seguito della notizia che lo stesso Clyde si è tolto la vita in carcere.
Peccato che Brian, braccio destro di quest'ultimo, stia per tornare alla carica radunando di nuovo i suoi compagni per vendicarsi della donna che crede responsabile della morte dell'amico: inizia dunque un viaggio da incubo a bordo di una Chevy Impala nera come la notte che porterà morte, sangue e dolore.
Sono passati anni, ormai, dalla prima volta in cui il mio cammino di lettore incrociò quello di Joe Lansdale, destinato a divenire uno degli autori favoriti del Saloon: il ciclo di Hap e Leonard - in assoluto la mia prima scelta -, quello del Drive-In, perle come In fondo alla palude o La sottile linea scura sono diventati piccoli e grandi cult che spero, un giorno, di riproporre anche al Fordino, raccontandogli magari di quel pomeriggio in cui passai proprio accanto allo scrittore texano un'intera sezione di firmacopie e chiacchierammo a proposito delle eventuali trasposizioni televisive e cinematografiche dei suoi lavori - ai tempi produzioni interessanti come Cold in July non si erano ancora concretizzate -, ed il vecchio Joe si rivelò una persona squisita ed alla mano, pane e salame come piace da queste parti.
Uno dei pochi titoli che ancora mancavano all'appello in casa Ford era Il lato oscuro dell'anima, viaggio allucinante, violentissimo e tirato che pare mescolare le fascinazioni horror del primo King, la tensione di Duel o I guerrieri della notte ed il pulp tarantiniano: a conti fatti, e lettura alle spalle, penso si sia trattato, insieme a Il mambo degli orsi del ciclo dei già citati Hap e Leonard, il romanzo più oscuro e terribile del buon Joe, che lascia da parte la sua consueta ironia - fatta eccezione per un paio di passaggi legati alle figure dei due poliziotti Ted e Larry -, la malinconia da fine estate e l'affetto per le sue creature per lasciare spazio al lato oscuro che da il titolo italiano al romanzo, e che conduce i suoi protagonisti in un Inferno in terra scatenato da un gruppo di ragazzi legati indissolubilmente alla volontà di portare con loro il Male, di quelli che finiscono per riempire la bocca di cronisti e programmi scandalistici e di presunta attualità.
Il viaggio di Brian, Clyde - terrificante la progressiva "possessione" del primo, così come il sogno che lo vede incontrare di nuovo il vecchio compagno di scorribande - e della loro Chevy che pare uscita dall'Inferno - e oltre al già menzionato Duel, mi torna alla mente il primo e mitico The Hitcher - è rappresentato come un vero e proprio incubo non solo per la protagonista Becky, scampata per miracolo alla morte la notte dello stupro, ma anche per il lettore e tutti gli altri protagonisti della vicenda, risucchiati in un buco nero che rappresenta alla perfezione la totale equità del Male assoluto.
Come il Cigurh di Non è un paese per vecchi, infatti, Brian/Clyde ed i loro complici lasciano dietro di loro una scia di cadaveri indipendentemente da chi siano, cosa vogliano o cosa, al contrario, finiscono per volere loro: come demoni partoriti dagli abissi più terrificanti del più terrificante degli incubi, i ragazzi perduti sulla Chevy Impala del sessantasei che pare non avere un proprietario o una registrazione cambiano le vite di tutti coloro che hanno la sfortuna di incrociarne il cammino, fosse anche solo di striscio - il vecchio meccanico e la moglie vicino alla statale -.
Nessuno pare scampare, ed anche una possibile vittoria finisce per lasciare cicatrici e ferite destinate a restare nel cuore per sempre: del resto, il vecchio adagio legato all'abisso ed allo sguardo che potrebbe ricambiare una volta osservato da noi, illusi viaggiatori e sognatori a spasso per questa terra, è così vero da fare più paura dei suoi emissari, e a volte l'amore e la voglia e la determinazione paiono non bastare, per affrontare quest'oscurità.
A quel punto, quanto tutto pare perduto, resta solo un modo per cercare di buttare il cuore oltre l'ostacolo: tirare fuori le palle.
Così che non ci siano più bulletti pronti a metterci sotto, o folletti impazziti che non vedono l'ora di farci la pelle.
Ci saremo solo noi. Di fronte all'orrore.
E chi vivrà vedrà, e come in un macabro e grottesco finale di una fiaba nera di Halloween, griderà in faccia all'altro "dolcetto o scherzetto?".
Uno dei pochi titoli che ancora mancavano all'appello in casa Ford era Il lato oscuro dell'anima, viaggio allucinante, violentissimo e tirato che pare mescolare le fascinazioni horror del primo King, la tensione di Duel o I guerrieri della notte ed il pulp tarantiniano: a conti fatti, e lettura alle spalle, penso si sia trattato, insieme a Il mambo degli orsi del ciclo dei già citati Hap e Leonard, il romanzo più oscuro e terribile del buon Joe, che lascia da parte la sua consueta ironia - fatta eccezione per un paio di passaggi legati alle figure dei due poliziotti Ted e Larry -, la malinconia da fine estate e l'affetto per le sue creature per lasciare spazio al lato oscuro che da il titolo italiano al romanzo, e che conduce i suoi protagonisti in un Inferno in terra scatenato da un gruppo di ragazzi legati indissolubilmente alla volontà di portare con loro il Male, di quelli che finiscono per riempire la bocca di cronisti e programmi scandalistici e di presunta attualità.
Il viaggio di Brian, Clyde - terrificante la progressiva "possessione" del primo, così come il sogno che lo vede incontrare di nuovo il vecchio compagno di scorribande - e della loro Chevy che pare uscita dall'Inferno - e oltre al già menzionato Duel, mi torna alla mente il primo e mitico The Hitcher - è rappresentato come un vero e proprio incubo non solo per la protagonista Becky, scampata per miracolo alla morte la notte dello stupro, ma anche per il lettore e tutti gli altri protagonisti della vicenda, risucchiati in un buco nero che rappresenta alla perfezione la totale equità del Male assoluto.
Come il Cigurh di Non è un paese per vecchi, infatti, Brian/Clyde ed i loro complici lasciano dietro di loro una scia di cadaveri indipendentemente da chi siano, cosa vogliano o cosa, al contrario, finiscono per volere loro: come demoni partoriti dagli abissi più terrificanti del più terrificante degli incubi, i ragazzi perduti sulla Chevy Impala del sessantasei che pare non avere un proprietario o una registrazione cambiano le vite di tutti coloro che hanno la sfortuna di incrociarne il cammino, fosse anche solo di striscio - il vecchio meccanico e la moglie vicino alla statale -.
Nessuno pare scampare, ed anche una possibile vittoria finisce per lasciare cicatrici e ferite destinate a restare nel cuore per sempre: del resto, il vecchio adagio legato all'abisso ed allo sguardo che potrebbe ricambiare una volta osservato da noi, illusi viaggiatori e sognatori a spasso per questa terra, è così vero da fare più paura dei suoi emissari, e a volte l'amore e la voglia e la determinazione paiono non bastare, per affrontare quest'oscurità.
A quel punto, quanto tutto pare perduto, resta solo un modo per cercare di buttare il cuore oltre l'ostacolo: tirare fuori le palle.
Così che non ci siano più bulletti pronti a metterci sotto, o folletti impazziti che non vedono l'ora di farci la pelle.
Ci saremo solo noi. Di fronte all'orrore.
E chi vivrà vedrà, e come in un macabro e grottesco finale di una fiaba nera di Halloween, griderà in faccia all'altro "dolcetto o scherzetto?".
MrFord
"Look at the lost souls
they seem so black
look at the lost souls
souls of black."
they seem so black
look at the lost souls
souls of black."
Testament - "Souls of black" -