lunedì 31 dicembre 2012

Ford Awards 2012: del peggio del nostro peggio


La trama (con parole mie): non può mancare, alla fine dell'anno, la consueta classifica dedicata al peggio del peggio, per certi versi quasi più attesa di quella al contrario destinata alle migliori pellicole passate su questi schermi negli ultimi dodici mesi - che monopolizzerà i primi giorni del 2013 -.
A questo giro ho deciso - al contrario di quanto fatto nelle scorse due edizioni - di non limitarmi a segnalare le schifezze clamorose fatte e finite, ma di includere nella classifica anche quei film d'autore tecnicamente non discutibili ma che, per contenuto, piglio o spocchia, hanno provocato nel sottoscritto accessi di rabbia tali da giustificare cascate di bottigliate come se piovesse.
Dunque aspettatevi titoli che non pensereste di scovare, in questa sede, accanto alle consuete, intramontabili, clamorose perle del trash che da sempre vengono celebrate in una decina tutta da massacrare.




N° 10: War horse di Steven Spielberg


Neanche il tempo di avvisarvi, e cominciamo subito con un nome illustre finito sotto i colpi delle mie ormai leggendarie bottigliate, il grande - perchè grande è indubbiamente - Steven Spielberg. Questo suo War horse, girato e confezionato da dio, è un inno alla retorica dalle proporzioni così gigantesche da far apparire Salvate il soldato Ryan come una sorta di opera ermetica bielorussa, talmente zuccheroso e tirato per la criniera in alcuni passaggi da far strabuzzare gli occhi anche ad uno che il fascino del Cinema made in USA lo subisce sempre e comunque come il sottoscritto. 
Steven, ridacci ET!



N° 9: Cosmopolis di David Cronenberg


Altro giro, altro autore che cade sotto i colpi del Saloon.
David Cronenberg, fino a qualche anno fa considerato dal sottoscritto un Maestro inarrivabile - oltre che intoccabile -, dopo il parziale fallimento di A dangerous method delude anche di più con la versione cinematografica del supercult letterario di De Lillo, una specie di manuale della spocchia che, come se non bastasse, fa davvero di tutto per risultare noioso fin dal primo istante.
Una pellicola inutile e vuota che non mi sarei mai aspettato dal regista canadese.


N° 8: Il dittatore di Larry Charles


Dopo Ali G, Borat e Bruno, torna alla ribalta Sacha Baron Cohen con i suoi personaggi volutamente grotteschi, politicamente scorretti e profondamente volgari: peccato che la freschezza di una proposta come questa si sia persa già da anni, ed il risultato sia l'equivalente di quello provocato nel sottoscritto dai nostrani cinepanettoni.
Robetta buona per far ridere solo ragazzini in preda agli ormoni che esplodono ad ogni parolaccia ma che ha davvero ben poco della satira polico/sociale che vorrebbe rappresentare.


N° 7: Breaking dawn - Parte seconda di Bill Condon


Non esiste classifica del peggio di fine anno senza Twilight, ormai presenza fissa in questo particolare premio fin dalla sua istituzione, nel 2010.
Onestamente speravo che Bill "Condom" ed i suoi amici vampiretti potessero entrare quantomeno nella top five, ma evidentemente le aspettative hanno in qualche modo reso la visione meno terribile di quanto mi aspettassi, ed assolutamente ad un altro livello rispetto all'agghiacciante prima parte dello scorso anno.
Peccato, perchè la mia previsione iniziale era di un podio praticamente assicurato per Edward, Bella e tutti i loro simpatici amici.


N° 6: Knockout - Resa dei conti di Steven Soderbergh


A volte capita che, non si sa per quale preciso motivo, un regista tutto sommato discreto si beva il cervello portando in sala veri e propri abomini: è il caso di Soderbergh - poi rivalutatosi grazie a Magic Mike - e di questo Knockout, che se non fosse per la notevole ex lottatrice di MMA Gina Carano e per l'indubbia - e pessima - qualità delle altre proposte avrebbe senza dubbio scalato ancor di più questa classifica.
Un film inutile, scritto da cani e diretto distrattamente, che cestinai con gioia e senza alcun ripensamento.
 

N° 5: L'altra faccia del diavolo di William Brent Bell


L'esorcista, cultissimo firmato da quel geniaccio cattivo di William Friedkin, nel corso dei decenni ha causato più danni alla settima arte che altro: un esempio lampante è questo L'altra faccia del diavolo, film di infima serie sotto tutti gli aspetti che dall'inizio alla fine conferma la sua inutilità.
Qui non ci sono incazzature o porcate d'autore: solo un sano, vecchio, intramontabile film di merda.
Una vera schifezza.


N° 4: Biancaneve di Tarsem Singh


Ed eccoci giunti al limitare del podio con una delle pellicole più kitsch, terribili e clamorosamente inguardabili dell'anno: dal gusto per l'eccesso alle sopracciglia modello Elio della protagonista, una fiera del cattivo gusto senza limiti condita da un balletto conclusivo da far apparire quasi decente anche la Deliranza di Johnny Depp in Alice in wonderland.
Fate voi.
Una cagata colossale.


N° 3: Resident evil - Retribution di Paul W. S. Anderson


Paul W. S. Anderson è ormai una tradizione di questa classifica alla stregua della saga di Twilight.
Dovesse passare un anno senza vederlo fare capolino tra i peggiori, probabilmente sarei deluso ed anche un pochino triste.
Fatto sta che quest'ultimo Resident evil - erede, peraltro, di un franchise cinematograficamente pessimo - è qualcosa di davvero vomitevole.


N° 2: Taken 2 - La vendetta di Olivier Megaton


Reazionario, ridicolo, scritto e recitato da cani, troppo serioso e dal petto in fuori per far scattare la scintilla della simpatia per il trash di culto: questo è il secondo capitolo del già non entusiasmante Io vi troverò, diretto con un piglio degno di questa posizione del già tristemente noto per le sue qualità dietro la macchina da presa Olivier Megaton, regista venuto dritto dritto dal pianeta dei Transformers ed interpretato dall'unico essere vivente dalle mani più brutte di quelle di Megan Fox, Liam Neeson.
Avrebbe meritato per almeno un paio di sequenze il gradino più alto del podio, ma non ce l'ho proprio fatta a risparmiare il vincitore di quest'anno, neanche con tutta la buona volontà.


N° 1: Detachment di Tony Kaye


A volte capita che non contino l'abilità dietro la macchina da presa, l'occhio per le inquadrature, il piglio del regista che sa dove andare a sfruttare la potenza del mezzo cinematografico: perchè quando gli stessi nascondono in realtà un desiderio di esercitare il potere sul pubblico, una demagogia irritante, retorica travestita da alternativismo, allora non ci sono scuse.
Io mi incazzo e basta.
Nel post che gli dedicai definii l'ultimo lavoro di Tony Kaye il prodotto di una "pedofilia culturale", e più passa il tempo e più sento che la stessa definizione risulta più che calzante.
Escrementi, caro professor Kaye, direi citando il mitico Keating de L'attimo fuggente.
Escrementi.
E Detachment ne è, più che un esempio, una montagna.


I PREMI


Peggior regista: Tony Kaye per Detachment

Peggior attore: Robert Pattinson per Cosmopolis e Breaking dawn - Parte seconda

Peggior attrice: Milla Jovovich per Resident evil - Retribution

Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Biancaneve per Biancaneve

Effetti "discount": L'altra faccia del diavolo

Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: i Volturi in Breaking dawn - Parte seconda

Stile de paura: la finta autorialità di Soderbergh in Knockout - Resa dei conti

Premio "veline": Maggie Grace in Taken 2

Peggior scena d'amore: Edward e Bella che distruggono il loro nido senza mostrare nulla di nulla, Breaking dawn - Parte seconda

Premio "pizza, spaghetti e mandolino": l'agghiacciante balletto finale, Biancaneve

domenica 30 dicembre 2012

Ford Awards 2012: i film che non vedrete nelle sale italiane


La trama (con parole mie): come fu lo scorso anno, inauguro le classifiche dedicate ai miei adorati film e a quello che è l'argomento principe del Saloon con i dieci migliori titoli passati su questi schermi nel corso del 2012 che non hanno ancora visto - e molto probabilmente non vedranno mai - una distribuzione qui nella Terra dei cachi. 
Gli argomenti saranno molti, così come i generi esplorati, ma di sicuro si tratta di pellicole che valgono almeno una visione ed una ricerca che vada oltre quella dei titoli presentati nelle sale nostrane.
E' stata, lo ammetto, una selezione molto più dura rispetto a quella dei distribuiti regolarmente, sconvolta proprio nell'ultimo periodo da una visione che è volata dritta dritta sul gradino più alto del podio sbaragliando la comunque più che agguerrita concorrenza.
Quale sarà questo titolo? E quali altri si saranno battuti fino all'ultimo giorno?


N° 10: Coriolanus di Ralph Fiennes

 
Con il vecchio Bill il bardo allo script, difficilmente si sbaglia: Ralph Fiennes, attore di razza che non è nuovo alla materia shakespeariana, porta in scena un dramma bellico potente e di pancia, che costruisce sulle spalle sue e di un sorprendente Gerard Butler.
Gli ingredienti della tragedia ci sono tutti, così come un'ambientazione moderna che riporta alla mente le guerre civili che hanno dilaniato - e dilaniano - molti paesi in ogni angolo del globo: alla fine, quando la polvere si posa, è difficile trovare un vero vincitore.




N° 9: Bellflower di Evan Glodell


Evan Glodell, sorprendente nuovo volto del Cinema indipendente made in USA, regala una perla che unisce le apocalittiche atmosfere della trilogia di Mad Max, la passione per la settima arte e tutta la carica di pulsioni e sentimenti che nasconde l'amore, una delle trappole più pericolose in cui si rischia di cadere almeno una volta nella vita.
Un film non perfetto, eppure ribollente e vitale, come quando al principio della sbronza ci si sente di poter compiere qualsiasi impresa.



N° 8: Cave of forgotten dreams di Werner Herzog


A dire il vero quest'ennesima meraviglia firmata Herzog - che ha conosciuto una vera e propria seconda giovinezza da quando si è dedicato al format del documentario - non è propriamente non uscita nelle nostre sale, ma resta una di quelle proposte destinate a perdersi tra Festival e mercato dell'home video, quindi ho deciso di inserirla ugualmente in questa classifica per renderle il giusto omaggio e lo spazio che merita.
Evoluzione della specie, e del Cinema.



N° 7: Red di Lucky McKee, Trygve Allister Diesen 

 
Per il secondo anno consecutivo il tostissimo Lucky McKee piazza una sua creatura nella top ten dei titoli non distribuiti nella Terra dei cachi, ancora decisamente troppo poco matura per affrontare la forza di questo Cinema da provincia profonda made in USA fatto di speranze infrante e lotta contro il destino.
Una storia struggente che scava dentro lo spettatore provocando sconforto e rabbia, frustrazione e voglia di avere la forza - ma anche l'equilibrio - per cercare, almeno una volta, di non far pendere le bilance del potere in favore di chi ne abusa.

 
N° 6: Rundskop di Michael R. Roskam


Candidato all'Oscar per il miglior film straniero - premio andato allo splendido Una separazione - questo lavoro venuto dal Belgio più cupo e piovoso è uno spaccato in grado di mescolare il realismo dei Dardenne, la freddezza pungente di Haneke e lo struggimento di Audiard.
Una pellicola pazzesca da sudore, lacrime e sangue, che ha il potere di lasciare senza parole lo spettatore, che assiste al viaggio verso l'inevitabile conclusione di un protagonista indimenticabile.


N° 5: Lake Mungo di Joel Anderson


La vera, clamorosa, grande sorpresa horror degli ultimi dodici mesi: recensito benissimo in rete, questo misconosciuto lavoro made in Australia è riuscito a fare provare al sottoscritto la tensione che non bussava alle porte del Saloon dai tempi di Twin Peaks.
Un mockumentary profondo ed inquietante, realizzato con pochissimi mezzi eppure efficace sotto tutti i punti di vista: visto di notte, da soli, crea un'atmosfera unica.


N° 4: Tyrannosaur di Paddy Considine


L'esordio dietro la macchina da presa dell'attore Paddy Considine è un pugno nello stomaco così forte da far rimpiangere i peggiori colpi proibiti menati dalle pellicole più struggenti e senza speranza firmate da Ken Loach.
Un Peter Mullan superlativo porta in scena un protagonista profondamente drammatico, un outsider in lotta contro la vita di quelli che non si dimenticano facilmente: i mostri della quotidianità combattuti con la determinazione di chi è abituato ad allargare le spalle e portare il peso dell'esistenza. Una bomba.


N° 3: Synecdoche, New York di Charlie Kaufman


Con il podio i grossi calibri cominciano a sparare le loro cartucce più clamorose: iniziamo con il dramma portato in scena da Charlie Kaufman, geniale autore in grado di ribaltare l'esistenza come un calzino per poi farci credere che quello stesso calzino, in realtà, non esista.
Grazie ad un Philiph Seymour Hoffman da antologia, il regista prende per mano l'audience conducendola letteralmente attraverso il suo mondo interiore.


N° 2: The raid - Redemption di Gareth Evans


Il film d'azione che tutti i fan del genere - e non solo - sognavano dal profondo degli anni ottanta.
Botte da orbi, sequenze mozzafiato, adrenalina e ritmo vertiginoso senza dimenticare una profondità insolita per un prodotto di questo genere.
Se non ci fosse stato un miracolo in extremis di questo 2012 ormai agli sgoccioli, sarebbe stato il preferito fordiano tra i non distribuiti in Italia a mani basse. Clamoroso.


N° 1: Holy motors di Leos Carax


Proprio quando i giochi per questa classifica parevano fatti, ecco che Leos Carax tira fuori dal cilindro un vero e proprio colpo di genio, uno di quei film che compaiono come per miracolo ogni dieci anni e riescono a strabiliare qualsiasi tipo di pubblico e critica.
Un'opera complessa eppure semplicissima, ipnotica ed assolutamente magica: l'incarnazione del Cinema per come tutti noi lo amiamo, e continueremo a farlo, ritmata da un'interpretazione oltre ogni giudizio del metamorfico Denis Lavant. Una meraviglia.

 
I PREMI

Miglior regia: Leos Carax per Holy motors
Miglior attore: Denis Lavant per Holy motors
Miglior attrice: Samantha Morton per Synecdoche, New York
Scena cult: lo scontro tra i due fratelli dalle parti opposte della barricata e Mad Dog, lo sgherro del boss, The raid - Redemption
Fotografia: Holy motors
Miglior protagonista: Joseph, Tyrannosaur
Premio "lo famo strano": Woodrow e Milly, Bellflower
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": Rama, The raid - Redemption
Migliori effetti: Holy motors
Premio "profezia del futuro": Cave of forgotten dreams

 

sabato 29 dicembre 2012

Ford Awards 2012: serie tv


La trama (con parole mie): uno dei momenti cult di casa Ford è senza dubbio quello dedicato alle praticamente quotidiane serie tv, compagne di viaggio quanto i film di quelle che sono le visioni del Saloon. Come lo scorso anno ho deciso di inserire nella classifica le migliori dieci stagioni viste nel corso degli ultimi dodici mesi senza preoccuparmi del loro anno di produzione, quanto delle emozioni che possono aver suscitato nel cuore di questo vecchio cowboy.
Una decina monopolizzata da due titoli in particolare che sono stati fondamentali per questo 2012 e che con il prossimo anno mi attendono al varco con quelle che saranno le loro stagioni conclusive.




Giunto sugli schermi di casa Ford nel corso della mia permanenza in ospedale a seguito dell'addio alle tonsille, Hatfields&McCoys si è rivelata una (mini)serie assolutamente di livello, in grado di riportare il Western ad una dimensione classica pur mantenendo l'aura di titoli "di rottura" con il genere come Gli spietati. Morti a profusione e vite consacrate alla vendetta per una faida tra famiglie ispirata a fatti storici avvenuti realmente negli USA.
Costner e Paxton in formissima, ma Tom Berenger una spanna sopra tutti.




Quel vecchio bastardo di Hank Moody non poteva mancare anche quest'anno nella top ten dedicata alle serie con quella che è stata forse la sua stagione più amara, quella che ha visto lo scrittore trovare e perdere tutto ancora una volta.
Nata come una visione praticamente casuale, Californication è diventata una delle certezze del sottoscritto, in grado di mescolare sesso ed intelligenza con un'ironia e dosi di alcool decisamente da record.
Moody, quest'altro vecchio bastardo è sempre dalla tua parte.




La serie con protagonista il reazionario al cubo Jack Bauer ha avuto nel corso del 2012 fordiano una vera svolta: dopo tre stagioni convincenti, con la quarta e la quinta c'è stato un cambio di marcia che ha portato 24 ad un livello decisamente superiore, rendendola ancora più tesa ed avvincente dal primo all'ultimo secondo delle sue stagioni "in tempo reale": tra le due ho optato per la numero quattro principalmente grazie ad Habib Marwan, uno dei bad guys più cult mai apparsi al Saloon.
Bauer, comunque, non perde un colpo e continua a regalare perle in grado di far apparire l'Ispettore Callaghan una scolaretta.




Come 24, meglio di 24.
La sorprendente serie spionistica votata dal mio rivale Cannibale come migliore dello scorso anno e proprio in questi giorni in dirittura d'arrivo con una seconda stagione anche superiore alla prima mostra tutti i risvolti psicologici e lontani dall'azione "lottata" della gemella capitanata dall'inossidabile Bauer.
Un prodotto confezionato e recitato benissimo, legato a doppio filo più che agli intrighi della politica USA ai giochi di potere che logorano un pezzo per volta le vite di chi ne muove gli ingranaggi.
Coppia bomba Claire Danes e Damian Lewis.




Se dovessi pensare ad una vera e propria sorpresa per gli ultimi dodici mesi il mio pensiero correrebbe dritto dritto al cuore di Spartacus, iniziata con tutti i dubbi possibili rispetto ad una confezione che pareva un giocattolone in pieno stile 300 - e tutti al Saloon sanno quanto abbia detestato il lavoro di Zack Snyder costruito sull'impresa di Leonida e soci - e giunta ad una seconda - che poi era praticamente una terza - stagione esaltante ed assolutamente coinvolgente, all'interno della quale la costruzione dei personaggi diviene più importante di effettoni e combattimenti all'ultimo sangue.
Senza contare la carica da "partigiani" di Spartacus e dei suoi. 
Non vedo già l'ora della prossima - e conclusiva - stagione.




Stagione in un certo senso di transizione, questa di Game of thrones, nata come una sorta di disposizione sulla scacchiera dei pezzi che comporranno gli schieramenti per la grande guerra che attende tutti i regni: nonostante comunque un utilizzo part-time della stratosferica Danaerys, grazie ad un crescendo finale pazzesco e all'inserimento di personaggi strepitosi come l'assassino Jaqen, anche quest'anno la serie tratta dalla saga letteraria firmata da Martin si conferma come una delle cose migliori apparse sul piccolo schermo.
Una garanzia anche per la prossima stagione, che promette battaglie, sangue a fiumi ed una lotta ancora più selvaggia.




Già ai primi posti lo scorso anno, con il 2012 la serie incentrata sulle gesta sportive dei Dillon Panthers e sulla famiglia del coach Taylor assume di fatto il ruolo di una delle realtà più amate in casa Ford quando si parla di prodotti per la televisione.
Grazie ad una stagione che è, di fatto, lo specchio "in negativo" della strabiliante prima annata, viene progressivamente ribaltato il punto di vista dell'intera serie aprendo le porte ad un quarto giro di giostra ancora più entusiasmante di questo: restano negli occhi le imprese sul campo di Tim Riggins, Matt Saracen e soci, che non rivedremo mai più vestire la casacca biancoblù dei Panthers.
Texas per sempre.




Esistono pochissime serie in grado di mantenere la loro qualità per l'intera programmazione, e ancora meno in grado di cambiare il loro punto di vista senza snaturarsi: una di queste è senza dubbio Friday night lights, che passato l'uragano che fu il finale della terza stagione appronta una quarta che azzera quasi completamente l'intero prodotto sostituendo gran parte del cast e confezionando una stagione se possibile ancora più coinvolgente ed emotivamente strabiliante delle precedenti.
La partita conclusiva tra i Panthers ed i nuovi, outsiders Lions del coach Taylor è una gemma dello sport portato su piccolo - e grande - schermo.
Impossibile non uscire indenni dall'incontro con questo splendido prodotto.





Ed eccola, la vera trionfatrice di quest'anno di serie tv in casa Ford: Breaking bad.
Dai tempi di Lost credo di non avere mai incontrato qualcosa di così dirompente e rivoluzionario, esplosivo eppure clamorosamente sotto le righe, grottesco ed ironico quanto violento e disperato.
Dall'episodio interamente incentrato su una mosca al confronto tra Hank - cognato del mitico protagonista Walter White - ed i due sicari messicani, una stagione così incredibile da lasciare a bocca aperta.
Non ci sono parole per Breaking bad. Occorre semplicemente assumerla e lasciarsi travolgere da essa.





E quando pensavo che la serie creata da Vince Gilligan poteva aver raggiunto il suo apice, ecco che Walter White ed il suo socio Jessie Pinkman tornano a sorprendermi con una quarta stagione a livelli assoluti, resa quasi inarrivabile dall'escalation degli ultimi episodi e dall'incredibile confronto a distanza con tanto di clamorosa rivelazione finale tra lo spietato Gus Frings e l'ancora più spietato Walter White.
Breaking bad è il nuovo verbo delle serie tv.
Prendete e guardatene tutti. 

O vi prendo a bottigliate come non ho mai fatto neppure con il Cannibale.



I PREMI

Preferito fordiano: Tim Riggins, Friday night lights
Miglior personaggio: Jaqen, Game of thrones
Miglior sigla: Game of thrones
Uomo dell'anno: Bryan Cranston alias Walter White, Breaking bad
Donna dell'anno: Claire Danes alias Carrie Mathison, Homeland
Scena cult: la sequenza finale, Breaking bad Stagione 4
Migliore episodio: Blackwater, Game of thrones Stagione 2
Premio ammazzacristiani: Jack Bauer, 24 Stagione 4
Miglior coppia: Claire Danes e Damian Lewis, Homeland Stagione 1
Cazzone dell'anno: Jessie Pinkman, Breaking bad
Cattivo dell'anno: Ashur, Spartacus - Vengeance


"Take me back way back home,
not by myself, not alone.
I ain't askin' for much.
I said, Lord, take me downtown,
I'm just lookin' for some tush."
ZZ Top - "Tush" -


 

venerdì 28 dicembre 2012

Ford Awards 2012: i libri


La trama (con parole mie): seconda infornata dei premi made in Saloon di fine anno, dedicata al mondo della Letteratura e alle pagine che più hanno emozionato il sottoscritto nel corso delle letture degli ultimi dodici mesi. Così come per il 2011 una parte fondamentale verrà giocata da Jo Nesbo, ormai autore simbolo del noir nonchè creatore di uno dei charachters che più amo - ed ho amato - nella mia carriera di lettore: Harry Hole.
Accanto all'alcolizzato detective norvegese troverete personaggi clamorosi usciti dalle fervide penne di Lansdale, Stevens e Bunker, ma anche l'orrore di una realtà che non ha bisogno di alcuno scrittore per essere deformata e terrificante.


N° 10: Serial killer - Storie di ossessione omicida di Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi


Il 2012 è stato senza dubbio, almeno per quanto riguarda le letture, segnato dal grande ritorno di fiamma della passione che lega il sottoscritto alle figure dei serial killers, che torneremo ad incontrare anche nelle posizioni più alte della classifica: pur non essendo un saggio da studio approfondito il lavoro di Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi appassiona e sconvolge accompagnando il lettore attraverso una galleria di alcune delle più - e meno - note personalità del mondo degli omicidi seriali che la nostra epoca - e non solo - abbia conosciuto.
Da Jack lo Squartatore a Jeffrey Dahmer, pagine che non si dimenticano, e ricordano quanto profonda possa essere l'oscurità dell'animo umano.



N° 9: Anche i poeti uccidono di Victor Gischler 


Il pupillo di Joe Lansdale nonchè il Tarantino del noir americano Victor Gischler piazza una zampata da top ten anche quest'anno grazie al suo romanzo migliore, una storia avvincente che mescola la realtà universitaria a quella delle gang e del traffico di droga: personaggi al limite del grottesco, sangue a fiumi, ironia e sesso per un cocktail esplosivo e divertentissimo.
Jay Morgan, un pò Lebowski e un pò Hank Moody, prende per mano il lettore - pur se non proprio volontariamente - e lo trasporta in un mondo che nasconde più di quanto non ci si possa aspettare da un branco di scribacchini che pensano di essere i Rimbaud del nuovo millennio.


N° 8: L'uomo di neve di Jo Nesbo 


Ed ecco che, per il secondo anno consecutivo, inizia il Nesbo-show.
L'uomo di neve, forse il romanzo più importante a livello narrativo della saga di Harry Hole, ha patito in materia di suspance il fatto che avessi letto in precedenza il successivo Il leopardo e dunque svelato il mistero dell'identità del più terrificante avversario che l'investigatore abbia mai incontrato praticamente da subito, eppure l'escalation della tensione ed il drammatico confronto tra due nemici giurati come il detective dedito all'alcool ed il serial killer che lega la sua esistenza ad inquietanti pupazzi di neve sono da antologia, così come l'intreccio e l'evoluzione della storia anche umana del protagonista.


N° 7: Mr. Nice di Howard Marks 


Scoperto grazie al mio fratellino Dembo, Mr. Nice è stata una delle sorprese più piacevoli dell'anno: l'autobiografia di quello che è stato uno dei pionieri del traffico di droghe leggere, esploratore della vita oltre che del mondo, passato dalle spiagge assolate di Spagna alla prigione federale di Terre Haute, uno degli istituti correzionali più duri degli States, dal Galles bagnato dalla pioggia alle valli dell'Afghanistan dove si produce l'hashish migliore del mondo, scopriamo il ritratto di quello che, più che come un criminale, appare come un ribelle, un innovatore, un vero e proprio talento messo al servizio della vita e della volontà di viverla - e goderne - fino in fondo. Cultissimo.


N° 6: Cane mangia cane di Edward Bunker


Il vecchio leone ed indimenticato Bunk torna finalmente al Saloon con l'ultimo romanzo che mancava al sottoscritto per completare la sua opera: una storia durissima e terribile, con tre protagonisti segnati dalla violenza ed uniti fin dall'infanzia dalla volontà di sopravvivere e dalla forza sputata in faccia al mondo per uscire dal riformatorio prima e dal carcere poi.
Il lato oscuro di quel Capolavoro che fu Come una bestia feroce, una corsa contromano che non fa sconti a nessuno e spinge tutto al limite, fino a lasciare, se tutto va bene, senza fiato.
Non aspettatevi speranza: qui tutto soffoca nel sangue.


N° 5: In fondo alla palude di Joe R. Lansdale


E non poteva mancare, in una classifica fordiana che si rispetti, un altro dei miei autori preferiti in assoluto: Joe Lansdale, che in attesa di una nuova avventura degli impareggiabili Hap e Leonard mi regala il recupero di quello che, forse, è il suo romanzo più maturo e profondo.
Una storia che lega famiglia, razzismo, gusto per il noir e ad una vicenda appassionante con due protagonisti splendidi ad un finale magnifico, il corrispettivo letterario di quello che è stato, in materia di serie tv, quello di Six feet under. Meraviglioso.


N° 4: Sotto il vulcano di Malcolm Lawry


Un'epopea. Un'esperienza. Una visione. Questo è Sotto il vulcano, Capolavoro di Malcolm Lawry scoperto grazie a mio fratello e divenuto un vero e proprio cult della mia intera esistenza di lettore.
Un romanzo che è una vera e propria Odissea sotto l'effetto di una sbronza che pare non finire mai - ma attenzione, è solo un'impressione -, il confronto con un vulcano che, prima di essere fuori, è dentro di noi, con il fuoco della passione che ribolle e ci consuma se non impariamo a domarlo. 
O non moriamo nel tentativo.
Una delle letture più impegnative della mia vita, ma la potenza di alcune pagine è talmente spropositata da valere qualsiasi fatica. 


N° 3: Lo spettro di Jo Nesbo


Nesbo show, parte due. L'ultimo romanzo - per ora - della saga di Harry Hole è una discesa agli inferi come l'ex poliziotto non aveva mai affrontato neppure scontrandosi con le peggiori tra le sue nemesi.
Questa volta di fronte a lui c'è Oleg, il bambino della donna che più ha amato nella vita, praticamente considerato un figlio, divenuto adolescente, tossico ed accusato di omicidio.
Oleg delle interminabili partite a Tetris. Oleg dei pattini da ghiaccio.
Oleg che ora si buca, e stringe in mano una pistola.
Il romanzo più glaciale della serie dedicata a Hole, eppure il più profondo ed emozionante.


N° 2: Io ti troverò di Shane Stevens


Credo non mi sia mai capitato di incrociare il cammino di un romanzo come Io ti troverò se non con uno dei Capolavori indiscussi della pagina scritta, Il profumo di Patrick Suskind, uno dei libri più importanti della mia formazione: Thomas Bishop, personaggio incredibile, serial killer efferato, figlio della violenza e profeta della violenza stessa, è al centro di una matassa di eventi che coinvolgono politici, giornalisti, investigatori, vittime e carnefici. Un viaggio attraverso gli USA che unisce Tutti gli uomini del Presidente a Il silenzio degli innocenti.
Come se tutto questo non bastasse, dietro le gesta del protagonista troviamo una riflessione profondissima sul concetto di pena di morte e di pietà.


N° 1: La ragazza senza volto di Jo Nesbo


Nesbo show, parte terza.
Per il secondo anno consecutivo, l'autore norvegese conquista il gradino più alto del podio con il romanzo che ha segnato il passaggio della saga di Hole dallo status di cult a quello di assoluta pietra miliare.
La vicenda di Mali Spasitelj, il Piccolo redentore, è di quelle da pelle d'oca e tensione costante dall'inizio alla fine, per una storia triste eppure non priva di speranza che pare uscita dalle note di un pezzo dolente di De Andrè. Un romanzo che è una corsa contro il tempo in bilico sui sottilissimi fili dell'amore e della vendetta, e che trova in Harry Hole l'interprete perfetto: chi, del resto, più di un'anima perduta come la sua, può comprendere il significato di redenzione?
Se non un Capolavoro, poco ci manca.


I PREMI

Miglior autore: Jo Nesbo
Miglior personaggio: Thomas Bishop, Io ti troverò
Miglior antagonista: L'uomo di neve, L'uomo di neve
Scena cult: Harry Hole fronteggia Oleg, Lo spettro e l'epilogo di In fondo alla palude
Premio "brutti, sporchi e cattivi": Mad Dog McCain, Cane mangia cane
Premio stile: Howard Marks, Mr. Nice
Miglior personaggio femminile: Yvonne Constable, Sotto il vulcano
Miglior non protagonista: Mali Spasitelj, La ragazza senza volto
Momento action:Troy e Diesel nell'ultima rapina, Cane mangia cane
Atmosfera magica: il Messico delle sbronze e delle corride, Sotto il vulcano


"Confusi alla folla ti seguono muti,
sgomenti al pensiero che tu li saluti: 
a redimere il mondo, gli serve pensare,
il tuo sangue può certo bastare."
Fabrizio De Andrè - "Via della croce" -
 
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