venerdì 29 settembre 2017

The yellow sea (Hong Jin Na, Corea del Sud/USA/Hong Kong, 2010, 157')





Una delle cose che mi ha sempre colpito del Cinema Orientale - che si tratti di pellicole d'autore o trash, o di generi borderline - è la capacità di raccontare storie senza alcun tipo di peli sulla lingua o remore morali che farebbero felici molti bigotti delle nostre parti, cresciuti a pane e casa e chiesa: l'approccio tenuto dai vari John Woo, Takeshi Kitano, Park Chan Wook, Kim Ki-Duk e soci è quasi sempre stato concettualmente pane e salame anche quando gli argomenti portati sullo schermo erano tutt'altro che piacevoli, nonchè spesso e volentieri pronti a mostrare che razza di bestia riesce ad essere, quando ci si mette, l'Uomo.
Quando The Chaser, pazzesco thriller firmato da Hong Jin Na, è giunto su questi schermi, ho avuto la stessa impressione provata sulla pelle nel corso delle visioni di cose come Old Boy, Sonatine, Bad guy e via discorrendo: di fronte ai miei occhi scorrevano le immagini di un'opera senza paura, pronta a portare l'audience in un mondo predatorio ed oscuro, ma non per questo a fare sconti, banalizzarne il Bene o il Male ed allettare con propositi buonisti.
Recuperato, spinto dall'entusiasmo di quella visione, The yellow sea, ho finito per aspettare l'occasione giusta per gustarmelo in tutta calma in una serata tranquilla lontana dai pomeriggi con film in sottofondo nel pieno della furia dei Fordini, ed ancora una volta mi sono trovato a confermare il dna cazzuto del Cinema d'Oriente, in questo caso ed una volta ancora coreano: a partire dall'interessante premessa legata alla regione "schiacciata" tra Cina, Corea del Nord e Russia dove non solo non ce la si passa troppo bene ma si rischia anche di vivere per sempre come emarginati, la vicenda del tassista Gu Nam, lasciato dalla moglie, indebitato e pronto a trovare l'occasione giusta per veicolare la rabbia contro la vita accumulata in anni di sconfitte ed umiliazioni, rappresenta alla grande l'approccio da pugno in faccia delle pellicole sopra citate, rimbalzando - come fu per The Chaser - tra vari generi, dal thriller all'action, dallo splatter al revenge movie, passando per il grottesco, mantenendo per tutta la sua durata una tensione costante ed un ottimo ritmo, e finendo per legare il pubblico ad un protagonista che non ha davvero nulla per farsi amare, nonostante si tratti di un outsider in cerca di rivincite che il sistema, il destino, la posizione nella "catena alimentare" sociale, il crimine e la moglie non hanno fatto altro che fregare senza possibilità d'appello.
Una vicenda amara e violenta, che non lascia spazio alla speranza e si regge sulla volontà di sopravvivenza e sul feroce desiderio di rivalsa del suo protagonista, pronto a dibattersi e lottare con tutto se stesso prima ancora che per raggiungere un "successo" che lo possa affrancare dallo status di perdente che lo avvolge fin dalle prime immagini per mostrare che nessuno tra tutti i responsabili della sua "caduta" è o sarà in grado di abbatterlo o sopravvivergli.
Una parabola dei bassifondi che mi ha riportato alla mente la musica e le storie "di porto" di De Andrè, e che senza dubbio ha avuto il merito di fortificare le fondamenta del lavoro di un regista tosto come Hong Hin Na, ennesimo nome da tenere d'occhio - e non per moda, come ai tempi della Trilogia della vendetta - nel panorama coreano, che da decenni offre titoli e produzioni che meriterebbero un richiamo decisamente maggiore non solo nel circolo ristretto dei cineforum o dei Festival "d'alto bordo".
The yellow sea non è un film facile o pronto a fare sconti, così come il suo autore, o il protagonista, eppure rappresenta - e alla grande - l'energia viscerale di cui è capace, quando è ben portata sullo schermo, la settima arte: non sono risparmiati i sentimenti o le riflessioni, ma neppure la ferocia, il sangue, la furia, l'espressione della pericolosità e della crudeltà dell'animale più crudele di tutti.
L'Uomo.




MrFord




 

giovedì 28 settembre 2017

Thursday's child







Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle uscite in sala più attesa della rete e nuovo ospite pronto ad inserirsi nell'equazione ben poco perfetta formata dal sottoscritto e dal suo eterno rivale Cannibal Kid: a questo giro prende posto al tavolo la mitica Babol, uno degli elementi più imprevedibili e mitici della blogosfera. Allacciate dunque le cinture, e buon viaggio attraverso le uscite del weekend!


"Cannibal e Babol mi hanno chiesto di inviare un messaggio a Ford, ma quello ce l'avrà uno smartphone!?"


Madre!

"Sento una nuova presenza femminile in questa rubrica: Babol non vorrà mica prendere il mio posto!?"

Babol: Ci abbiamo provato, io, il Cannibale e Ford, ad infiltrarci durante la proiezione di Madre! a Venezia, travestiti da JLaw, Aronofsky e Javier Bardem. Non so come ma ci hanno riconosciuti e cacciati a pedate come dei plebei qualsiasi, così non abbiamo potuto unirci al coro quasi unanime di insulti, sputi e vituperi che hanno ricoperto l'ultima opera del povero Aronofsky. Non so i miei colleghi, ma io sono pronta a vendicarmi correndo al cinema piena di grandi e positive speranze, anche se la Lawrence mi ha spaccato i cabasisi da tempo.
Cannibal Kid: Il film più controverso dell'anno, e forse della storia del cinema recente, è pronto alla prova del pubblico italiano. Dopo i fischi di Venezia e l'accoglienza a dir poco negativa di spettatori e critici Usa, sicure al 100% arriveranno pure le bottigliate più prevedibili dell'anno da parte di quel bigotto moralista di Ford. Molto più interessante sarà invece scoprire la reazione della sempre imprevedibile Babol, una blogger che oscilla con disinvoltura tra le produzioni più trash e quelle più autoriali. Chissà poi cosa potrò pensare io, da sempre sostenitore e difensore sia di Jennifer Lawrence che di Darren Aronofsky, anche se nulla ho potuto ribattere alle critiche nei confronti del suo ultimo orrido Noah. Qui inoltre sento forte l'odore di un suo potenziale Antichrist, l'unico film di Von Trier che non ho apprezzato, e quindi il rischio che gli piovano addosso fischi e bottigliate anche da parte mia non è da escludere. In ogni caso, piaccia o meno, questo è uno di quei film da non perdere!
Ford: ormai ho l'impressione che Aronofsky, fatta eccezione per quella meraviglia di The wrestler e la gran ficata che fu Il cigno nero sia tornato ad essere quello che era nella prima parte della sua carriera, ovvero una pippa mascherata da grande autore. Jennifer Lawrence a parte, infatti, questo Madre! si candida ad essere uno dei titoli più bottigliati dell'autunno, anche se non mi dispiacerebbe essere smentito a riguardo.
Del resto, io sono sicuramente più imprevedibile in stile Bolla che non stantìo e finto giovane e alternativo come Cannibal.

Emoji - Accendi le emozioni

"Hey, bello: prova ad usare per una volta un vecchio telefono di quelli cui è abituato Ford!"

Babol: Potevo immaginare solo una cosa peggiore delle ammorbantissime emoticons: un cartone animato SULLE emoticons. Con Patrick Stewart messo a doppiare la cacchina!!! Gesù. Il Cannibale sarà anche Cucciolo Eroico ma credo che nemmeno lui s'abbasserebbe a vedere una simile rumenta mentre Mr. Ford non ha neppure Facebook, figuriamoci se userebbe i pargoli come scusa per guardare un film così insulso! ... o forse no?
Cannibal Kid: Le emoji le uso sempre molto volentieri. Detto questo e va bene che oggi un film non lo si nega a niente e a nessuno, però non credo ci fosse bisogno di una pellicola a loro dedicata. E invece l'hanno fatta e si preannuncia una di quelle bambinate animate finto trasgressive perfette per Ford. Peccato solo che lui le emoji non sappia manco cosa sono...
Per fargli prendere confidenza con il tema gliene voglio allora dedicare una, questa: 💩.


Quanto a Babol che fa finta di schifare tanto questa cacchina di pellicola, mi sa invece che ha già il suo posto in sala prenotato al sempre tanto criticato cinema di Savona. Anche perché sarà l'unico nuovo film che arriverà dalle sue parti. 😉
Ford: dall'avvento degli smartphone e compagnia io ho usato sempre e solo due emoticon. L'occhiolino e il sorriso. Ma più di questo non penso di poter reggere. Figuriamoci un intero film. Roba da pseudo giovani come Cannibal e filo-jappo come la Bolla.

Jukai – La foresta dei suicidi

"E' arrivato Cannibal Kid: non guardare, piccola, potresti spaventarti!"

Babol: Per fortuna o purtroppo posso risparmiarmi di guardare questa ciofeca pseudohorror al cinema perché l'ho già vista e vorrei capire dove hanno tirato fuori lo jukai, quando nel film si nominano gli yurei. Mah. So che Ford e il Cannibale non si sono persi nemmeno una puntata di Game of Thrones ma stavolta non basta nemmeno il musetto da Lola Bunny porca di Margacosa, lì, Natalie Dormer, a risollevare le sorti di un film moscio come pochi. Non guardatelo che poi mi tocca venirvi a recuperare ad Aokigahara per la disperazione!
Cannibal Kid: Pure io questo film l'ho già visto e mi fa ben sperare nei confronti di Madre!. Se sono l'unico al mondo ad aver apprezzato questa ciofeca pseudohorror, è probabile che sarò l'unico al mondo a gridare al geniale capolavoro nei confronti del nuovo di Darren mio, anzi di Darren di Jennifer. Sarà perché non riesco a resistere alla Lola Bunny porca, qui presente addirittura in versione doppia, o sarà che mi è sembrato un horrorino dalle atmosfere e ambientazioni affascinanti e inquietanti, ma nonostante una parte finale piuttosto discutibile (come d'altra parte il 90% delle produzioni dell'orrore), a me non è dispiaciuto affatto. E qui se volete vi potete beccare pure la mia recensione http://www.pensiericannibali.com/2016/04/the-forest-gump.html.
Ford: io di horrorini del cazzo ne ho le palle piene. Dunque farò lo snob e lascerò all'esperta con lo stomaco del settore Bolla ed al pusillanime Peppa Kid l'onore (???) di recensirvi questa robetta.

L'incredibile vita di Norman

"Ragazzo, qui viene spesso a correre Marco Goi: ti conviene cambiare strada per i tuoi allenamenti!"

Babol: Il titolo originale è più accattivante di quello italiano, come al solito. "La tranquilla ascesa e la tragica caduta di un risolutore newyorkese" profuma di tragicommedia indipendente lontano un chilometro, anche perché per l'occasione Richard Gere si è parecchio imbruttito. Ma chissenefrega di Richard Gere quando c'è Dan Stevens! Chiù Dan Stevens pe' tutte!!! Detto questo, mi sa che L'incredibile vita di Norman potrebbe essere un film che piacerà solo a me, sento già le risate stranamente congiunte di Ford e del Cannibale...
Cannibal Kid: Non mi attira un film intitolato L'incredibile vita di Norman e La tranquilla ascesa e la tragica caduta di un risolutore newyorkese non mi pare molto più accattivante, anzi. Mi vedrei un film su un risolutore giusto se fosse interpretato da Jessica Chastain, non certo da Richard Gere, per giunta imbruttito. Che poi non so se l'ha fatto volontariamente per fare l'indie, o è solo che è più vecchio di Ford e quindi gli anni stanno cominciando a passare pure per lui. Fatto sta che mi sa di porcatina esistenziale che piacerà, e pure guarderà, solo Babol. Anche perché Dan Stevens, nonostante Legion e The Guest, dopo La Bella e la Bestia in cui era molto meglio in versione Bestia, nun se pò più vedè.
Ford: robetta finto alternativa che potrebbe finire per scontentare perfino il re dei finto alternativi Cannibal Kid, ma forse non la Bolla, invaghita come Katniss Kid di Dan Stevens, che a parte l'ottimo The Guest non ne ha azzeccata una neanche per sbaglio.
Altro titolo che dribblo, dunque, molto volentieri.

Alibi.com

"Come sarebbe non servono White Russian!? E dove siamo, al Cinema di Savona!?"

Babol: Ho visto il trailer al cinema e mi è sembrata una scemenzina simpatica, girata da maledetti franscesi, buona per farsi due risate in una serata di stanca. Insomma, servirebbe un ottimo alibi per guardarlo senza essere insultati da eventuali lettori. Chissà cosa si inventeranno i miei due compari per giustificare le recensioni di Alibi.com che spunteranno prima o poi sui loro blog...
Cannibal Kid: Io non ho certo bisogno di alibi o di scuse per vedere e recensire un film del genere, visto che i miei lettori sono abituati a ben di peggio. E la mia passione per il cinema francese, anche per le commedie, è ormai cosa nota. I lettori di White Russian poi sono abituati ai 10 bicchieri di apprezzamento nei confronti di robette come Kung Fu Panda 3 o Cars 3 o qualsiasi altro terzo capitolo di saghe per bimbetti, quindi...
Ford: ormai sono troppo vecchio per gli alibi. E non ne ho bisogno per saltarmi film come questo. Ma siamo finiti nella settimana cannibalesca e nessuno me l'ha detto, Big Babol per prima?

L'intrusa

"Hey Bolla, se vuoi tornare in questa rubrica vedi di diventare più tamarra!"

Babol: Eh ben, poteva mancare l'allegria di un bel polpettone drammatico italiano questa settimana? Giammai! E mica solo uno, eh. Ovviamente, dall'alto della mia ignoranza non conosco il regista Di Costanzo e francamente l'idea di guardare un film di donne, centri sociali, camorra e tristezza assortita poco mi arride, quindi passo la palla ai miei due colleghi che avranno sicuramente un'opinione più costruttiva della mia.
Cannibal Kid: L'intrusa? E che cos'è? Un instant movie dedicato all'apparizione di Babol in questa rubrica?
Ford, ma chi l'ha invitata questa? Sei stato tu?
Ford: ma se sei tu che inviti tutti per paura di stare da solo con me!?!?

Una famiglia

"Ho visto un altro film consigliato da Cannibal. Mi viene da piangere."

Babol: Ecco la seconda opera italiana zeppa di allegria! Non ricordo quali siano le opinioni dei miei colleghi sulla Ramazzotti ma a naso direi che questo film potrebbe essere più Cannibale che Fordiano. Francamente, ho letto la trama e da donna mi angoscia, odio le pellicole in cui femmine dall'animo debole vengono assoggettate da uomini indegni, se poi ci sono di mezzo dei bambini ancora peggio. Di nuovo, lascio che i miei due compari spendano parole più illuminate (o obnubilate dalla Ramazzotti?)!
Cannibal Kid: Micaela Ramazzotti mi piace, anche se non mi entusiasma del tutto. In questo film comunque c'è da sottolineare soprattutto la presenza di Matilda De Angelis, la Jennifer Lawrence italiana. E voci da Venezia mi dicono che, anche se la pellicola non è un granché, qui compare senza veli. Quindi di cosa stiamo a parlare ancora? Questo è un film da vedere senza se e senza ma.
Ford: per me l'unica Ramazzotti è la sambuca. Detto questo, Matilda De Angelis senza veli me la gusto molto volentieri.

Babylon Sisters

"Sono proprio carine, le lettere d'amore scritte da Katniss Kid!"

Babol: Leggere “attori non professionisti” solitamente mi fa venire la pellagra, soprattutto in una storia che mescola razzismo, vecchiacci che in realtà sono buoni come il pane e... Bollywood? Ma per carità: molto meglio sfidare Ford e il Cannibale a chi è in grado di scovare e guardare le ultime perle trash della vera Bollywood senza farsi sanguinare gli occhi!
Cannibal Kid: Ma che, questi fanno sul serio?
Se non altro loro ammettono di essere attori non professionisti. Cosa che dovrebbero fare pure molti degli action heroes tanto esaltati da Ford. E alcuni forse anche da Babol.
Ford: ci sono attori non professionisti, e critici non professionisti. E non sto parlando, ovviamente, della Bolla. Ma degli altri due.

Last Christmas

Questo film è talmente di nicchia che non sono riuscito a trovare alcuna immagine, neppure al Cinema di Savona.

Babol: Commedia surreale ispirata ad uno dei film cult del regista, ovvero Clerks. Sinceramente, non ho ancora capito chi, tra il Cannibale e Ford, sia Dante e chi Randal ma quello che ho capito è che da questo film mi terrò mooolto lontana.
Cannibal Kid: Già il fatto che uno giri un film in bianco e nero non ispirato dai Grandi Classici, ma da quella cagatina di Clerks, una delle pellicole più sopravvalutate di tutti i tempi e non a caso un cult fordiano assoluto, fa capire il livello cinematografico del regista. E poi fanno uscire un film intitolato Last Christmas a settembre? Ma la stagionalità tanto cara sia a me che a Ford allora la buttiamo proprio nel cesso?
Ford: la stagionalità, nel Cinema come in tutte le arti e nella vita, è fondamentale. Quindi George Michael e Babbo Natale possono aspettare fuori insieme a tutti i cannibali ed i registi che pensano di poter limitare o vituperare un cult assoluto come Clerks.

Chi m'ha visto

Tipica dimostrazione di affiatamento Cannibal/Fordiano.

Babol: Non certo io. Scusami, Pierfrance', tu sei un gran figo ma Fiorellino non lo reggo proprio, né attore drammatico né comico, come in questo caso. E ora vi lascio che devo contattare la Sciarelli, non trovo più né il Cannibale né Ford e non vorrei che fossero davvero scappati ad Aokigahara per cercare le due Dormer bionda e mora, lasciandomi così come unica padrona incontrastata della Blogosfera!
Cannibal Kid: Le commedie italiane recenti per una serata scacciapensieri il loro dovere spesso lo sanno fare. È una cosa che a sorpresa sta comprendendo persino quel cocciuto di autore di White Russian. Io poi una pellicola a tematica musicale me la guardo sempre volentieri. Sono pure curioso di vedere come se la cava Fiorellino per una volta non alle prese con un biopic Rai. Anche se forse il suo personaggio di musicista fallito è ispirato alla vera storia di un certo James Ford...
Io intanto sono già fuggito a Aokigahara (anche se non so pronunciarlo), sperando di trovare almeno una Dormer. Anche se al massimo so che mi imbatterò in Ford o Babol, due tipi sempre in giro per il mondo tutto l'anno, e che, considerando che di cinema ne capiscono persino meno di me, forse dovrebbero cambiare genere e aprire un blog di viaggi, uahahah!
Ford: io non ho visto proprio nessuno. In fondo, girando così tanto, è difficile che veda le stesse facce più di una volta. Se poi si tratta di quella di Cannibal, meglio non incontrarsi proprio! E a Babol dico di tenersi alla larga dal suo amato Giappone e dall'altrettanto amata Australia: potrebbe trovare tracce dei due bloggers più terribili mai apparsi sulla Terra!

mercoledì 27 settembre 2017

E' solo la fine del mondo (Xavier Dolan, Canada/Francia, 2016, 97')




Nel corso della mia vita di spettatore sono state molte le delusioni patite di fronte ad una pellicola, almeno quante le volte in cui, giunto quasi per caso di fronte ad un titolo, ho finito per rimanere a bocca aperta, conquistato, sconvolto da un'immagine, un momento, un'idea: è un pò come accade rispetto ai rapporti umani.
Ormai molti anni fa ricordo di aver deciso di chiedere di uscire ad una delle persone che sentimentalmente ha significato di più nel percorso di formazione che mi ha portato dove sono ora semplicemente perchè, lavorando insieme nello stesso negozio, coprendo lo stesso turno in cassa, senza neppure pensare chi fossi o che ai tempi avevamo scambiato solo poche parole, decise di portarmi una scorta di sacchetti avendo visto che quelli che avevo a disposizione stavano finendo.
I rapporti sono così. Istintivi e complessi.
Un pò come la Famiglia.
Con le immagini di E' solo la fine del mondo, ultimo - cronologicamente - film del giovane fenomeno Xavier Dolan, che passavano davanti agli occhi ho ricordato che il periodo migliore per il rapporto con i miei genitori e mio fratello fu a cavallo della fine del duemilasette e la fine del duemiladieci, i primi anni in cui andai via da casa: perchè la Famiglia può essere tante cose, croce e delizia, guns and roses, e chi più ne ha, più ne metta.
Senza dubbio ne sa qualcosa Dolan, che porta in scena l'adattamento di una piece che potrebbe aver scritto lui stesso, interpretata decisamente molto bene e graziata da un paio di lampi di quelli che solo chi ha la vera magia tra le mani può garantire: personalmente, ad esempio, non avrei mai e poi mai immaginato che qualcuno, un giorno, sarebbe riuscito a regalare una sequenza da commozione e pelle d'oca sulle note di Dragostea Din Tei, o un crescendo conclusivo in grado di riportare a chi ha memoria storica per la settima arte quadri da focolare gridati o sottovoce come quelli che era solito portare in scena un mostro sacro come Bergman, grazie anche ad un lavoro di carisma pazzesco da parte di Vincent Cassel, che credo sia uno dei più fighi in giro per quanto riguarda quantomeno il panorama europeo.
Ma le sfumature, possano piacere oppure no, contano relativamente: il giovane Xavier, per quanto ancora lontano, a mio parere, dall'aver raggiunto il suo pieno potenziale, riesce a mettere mani, pancia, testa e cuore come pochi altri al servizio di quello che è il calderone più ribollente che i sentimenti possano mettere sul fuoco, quello della Famiglia, per l'appunto, e farlo riflettendo sul Tempo neanche fosse un regista giunto per età anagrafica ed esperienza alla fase della maturità della sua carriera. E questo, già di per sè, meriterebbe un plauso.
Ma un lavoro come questo, per quanto non il migliore tra quelli portati sullo schermo dal cineasta canadese, ha il pregio di fornire all'audience un numero di interpretazioni decisamente maggiore di quanto una singola recensione possa fare, filtrate attraverso la sensibilità, le idee, il carattere e le esperienze: ci sono i Cassel, e le Seydoux, e le Cotillard, e così via, ed il bello è che ognuno può percepire un viaggio, un incontro, un sentimento in modo diverso ed unico.
Un pò come il Cinema.
Un pò come la Musica.
Io stesso, ad esempio, ho sempre pensato che Dragostea Din Tei fosse un pezzaccio trash buono per la palestra o l'estate in spiaggia.
E invece qui diventa qualcosa di struggente.
Di magico.
Qualcosa che dall'esterno non si può comprendere, ma una volta provata non si può dimenticare.
Come la Famiglia.




MrFord




 

martedì 26 settembre 2017

The Belko Experiment (Greg McLean, USA/Colombia, 2016, 89')





Per vicissitudini, destino, scelte, decisioni e chi più ne ha, più ne metta, l'ultimo giorno effettivo di lavoro del sottoscritto è datato trenta settembre duemilasedici.
E, lo ammetto con grande sincerità, non mi manca per nulla il pensiero di orari, capi, colleghi - almeno alcuni -, annessi e connessi.
Quando, tempo fa, la sempre vigile Beatrix Kiddo segnalò l'esistenza di questo The Belko Experiment appuntai il tutto in attesa di tempi migliori, quando estate e vacanze finiscono per segnare il passo ed i recuperi bussano alla porta: e devo ammettere che come bentornato non è stato davvero niente male.
Oltre a presentare, infatti, in cabina di regia, il mitico Greg McLean - che oltre ad essere australiano ha regalato al sottoscritto i due Wolf Creek -, questo survival riempito di caratteristi giunti dal piccolo e grande schermo ha finito per alimentare il desiderio di godere della libertà dal lavoro ancora per un pò del sottoscritto, senza contare l'ennesima conferma dell'antico detto "homo homini lupus", sempre pronto a sostenere il reiterato suggerimento al Fordino, appassionato di animali di tutti i generi, che il più pericoloso tra essi resti sempre l'Uomo.
Partendo da una trama decisamente telefonata e legata a classici della Letteratura - La lunga marcia - o del Cinema dello stile di Carpenter o Romero, questo lavoro a basso costo di McLean porta sullo schermo una rappresentazione decisamente di pancia di quanto terribile possa rivelarsi essere l'animale sociale per eccellenza ed ugualmente razionale e coinvolgente - a prescindere dai personaggi "positivi" e dal finale aperto che pare sperare in un sequel, il tentativo di "divisione" da parte degli uomini d'armi pronti al "colpo di stato" all'interno dell'edificio isolato che fa da teatro al massacro alla base della pellicola è socialmente molto interessante -, in grado di reggere pienamente dal primo all'ultimo minuto e regalare emozioni decisamente non da poco.
La connotazione e l'approccio restano quelli del film di genere, eppure il coinvolgimento è forte - del resto, tutti noi, nel corso della vita, abbiamo avuto almeno una volta un capo che abbiamo sognato di gonfiare di botte o un collega divenuto un amico fraterno -, il crescendo interessante e lo stomaco di regista, sceneggiatori e produttori - tra i quali spicca James Gunn - decisamente partecipe: dunque non resta che farsi coraggio e tentare l'impresa, sperando di non ritrovarsi mai, per volere di qualche misteriosa corporazione o ente "al di sopra delle parti", a ricoprire ruoli che vengono imposti e vorrebbero ricreare un ambiente da legge della sopravvivenza degno del film d'avventura o, ancor più, del documentario più spietato.
E la cosa più agghiacciante della pellicola, a prescindere dalle sequenze di violenza o tensione, o dall'idea di base, è che il tutto finisca per risultare, almeno sulla carta, più vicino a quanto sarebbe ed è la realtà di quanto si possa immaginare: in fondo, siamo predatori tanto quanto serpenti, rapaci, squali o coccodrilli.
Con la differenza che scegliamo di esserlo.
E senza sentirci neppure troppo in colpa.




MrFord




 

lunedì 25 settembre 2017

Dunkirk (Christopher Nolan, UK/Olanda/Francia/USA, 2017, 106')





Non è stato facile approcciare Dunkirk, ultima fatica di Christopher Nolan, illusionista del Cinema, uno dei volti più interessanti della generazione successiva a quella di Tarantino, uno dei registi più celebrati degli ultimi vent'anni.
Personalmente, ricordo benissimo la prima visione di Memento, il recupero dei suoi lavori precedenti e poi l'escalation che portò al successo planetario, passando dal mio personale favorito The prestige fino alla trilogia dei Batman, o allo splendido Inception: il buon Chris è ormai considerato una garanzia, uno di quelli che il pubblico - non importa se di nicchia o mainstream - attende al varco, pronto a criticare per tutto ed il contrario di tutto, punti di vista permettendo.
Non è stato facile, approcciare Dunkirk, perchè nel frattempo, dalla sua uscita, avevo sentito e letto qualsiasi cosa immaginabile: da chi lo ha considerato un Capolavoro a chi l'ha detestato per la sua freddezza, con tutte le sfumature del caso nel mezzo.
Nel corso della visione, personalmente mi sono stupito della scelta operata dal regista, lontana dai suoi canoni e dai generi cui è più avvezzo, ho finito per sorridere all'idea di tutti i presunti radical che hanno deciso di esaltarlo senza considerare che si tratti di una versione british di Salvate il soldato Ryan, tecnica sopraffina e furberie comprese, mi sono emozionato all'idea di tutti quei pescatori e non solo inglesi a bordo delle loro imbarcazioni pronti a fare rotta verso la Francia per salvare quelli che avrebbero potuto essere loro figli, ho ricordato che mio nonno materno, lo stesso che mi trasmise la passione per i Western e che ancora oggi ricordo per tutto il Tempo che mi dedicò sopravvisse ad un naufragio nel corso della Seconda Guerra Mondiale, prima di combattere parte della Campagna d'Africa ed avere la fortuna, per certi versi, di passare più di due anni prigioniero degli inglesi, scampando in quel modo probabilmente alla morte.
Dunkirk, senza dubbio, è grande Cinema, di quello che soltanto i registi di talento possono permettersi di portare sullo schermo.
Ma attenzione: non parliamo, comunque, di un grande film.
E non parlo di uno di quelli destinati a fare la Storia della settima arte, ma anche solo a pensare di poter insidiare quelli che, ad oggi, sono i miei personali favoriti dell'anno.
Occorre dare a Dunkirk quello che è di Dunkirk, e a Nolan quello che è di Nolan.
Personalmente, adoro i registi che percorrono più strade, senza fossilizzarsi su un genere o quantomeno cercando di adattare il loro carattere, la voglia di raccontare, a vicende differenti e lontane tra loro: Nolan ha scommesso forte su questo film, e senza dubbio, anche fosse solo dal punto di vista tecnico, ha vinto la sua partita a mani basse.
Tensione, occhio, tempi di narrazione, tutto funziona: manca forse il cuore, o la scintilla che permette ad un film di diventare "il" film, ma non per questo bisogna avere paura di riconoscere la portata di un lavoro senza dubbio impressionante, nonostante lo stesso finisca per essere destinato a quel novero di pellicole che, seppur splendide quantomeno per l'occhio, finiremo per non rivedere così facilmente.
Dunkirk non è La sottile linea rossa, o Apocalypse Now, o Full Metal Jacket, ma in tutta onestà, credo non voglia neppure esserlo.
E' semplicemente una storia, qualcosa di molto concreto, fisico, reale, che un illusionista ha voluto raccontare mantenendo come unico trucco la sua abilità con il mezzo di narrazione.
Non sarà quello che ci aspettavamo.
Non sarà come essere ingannati, e provare quel brivido che solo l'illusione può dare.
Ma del resto, è un film di guerra.
E la guerra è una delle cose più dannatamente reali che esistano.
In mezzo a qualcosa di così terribile e che noi - Nolan compreso - possiamo solo immaginare, e per fortuna, l'unica cosa che resta, probabilmente, è aggrapparsi a qualcosa che ci possa portare in salvo.
Può essere il Destino, può essere un miracolo, può essere la tecnica, può essere la voglia di arrivare in fondo.
Dunkirk ha dentro tutto questo.
Forse non sarà sopravvissuto, ma senza dubbio, ha messo tutto quello che poteva.




MrFord




venerdì 22 settembre 2017

Atomica bionda (David Leitch, Germania/Svezia/USA, 2017, 115')




Era la primavera scorsa quando, in sala per goderci in libera uscita dai Fordini l'ultimo Fast and furious, passò il primo trailer di Atomica Bionda, action dal sapore di spy story classica che sulla carta non aggiungeva nulla ad un genere che ho sempre amato e che, purtroppo, non ha particolari sussulti da diverso tempo: probabilmente, se non mi fosse saltato agli occhi un particolare, non avrei badato troppo alla sua data d'uscita, e forse mi sarei lanciato in un recupero casuale legato all'ambientazione - adoro Berlino - ed alla colonna sonora - il pop anni ottanta è una bomba -: a metà trailer, i furboni della distribuzione piazzano una limonata selvaggia tra Charlize Theron, protagonista che pare un cocktail tra Furiosa e John Wick, e Sophia Boutella, già vista ed apprezzata nel recente La mummia.
A questo punto, Atomica bionda è diventato uno dei potenziali cult dell'anno del Saloon, alimentando anche il desiderio di spaccare qualche bottiglia in testa al sottoscritto in Julez, ben conscia del fascino che l'amore saffico esercita sul sottoscritto: il lavoro di David Leitch, dunque, è stato posto in cima alla lista delle visioni al ritorno dalle vacanze, rivelandosi un prodotto senza infamia e senza lode dal punto di vista narrativo - l'intreccio con doppi e tripli giochi sotto la Cortina di Ferro si è già visto in questo tipo di pellicole, e la seriosità non aiuta lo sviluppo di uno script decisamente freddino - e recitativo - tutti fanno il compitino, specialmente Charlize Theron nella sua versione "figa glaciale" e James McAvoy, che ultimamente pare essere rimasto prigioniero del ruolo "fattone affascinante", e non vorrei davvero che questo rovinasse uno dei giovani talenti più interessanti del Cinema mainstream -, mentre l'aspetto tecnico, dalla cornice alla strepitosa sequenza della fuga della protagonista con il sempre ottimo Eddie Marsan - il momento migliore, senza ombra di dubbio, dell'intera visione, con un piano sequenza vertiginoso, botte da orbi e passaggi spaccatutto come piacciono al sottoscritto - e la già citata sequenza della limonata dura hanno finito per rappresentare il fiore all'occhiello di un titolo certo non destinato a diventare uno dei protagonisti delle classifiche di fine anno quanto piuttosto un solido intrattenimento per gli appassionati di film d'azione e spionaggio e di belle donne pronte a concedersi l'un l'altra - anche se non parliamo, e devo aggiungere purtroppo, di sequenze come quelle viste in La vita di Adele, sia chiaro a tutti gli interessati -.
Ammetto che, forse, mi sarei aspettato qualcosa in più in termini di sceneggiatura e di ritmo - i primi quaranta minuti paiono cento -, ma il crescendo della seconda parte finisce per supplire ai limiti della prima ed alla sensazione di deja-vù che avvolge l'intera pellicola: resta una visione ottima per una serata votata all'intrattenimento "algido" - non aspettatevi battutacce o momenti particolarmente sopra le righe in stile anni ottanta, per l'appunto -, condita da una particolare cura per i corpo a corpo mostrati e le scene d'azione - la fuga già segnalata è davvero un gioiellino che non sfigura neppure se confrontata con Classici del calibro di The raid -, alcool che scorre di continuo e quella dose di sesso che non guasta mai.
In un certo senso, Atomica bionda è come il pop anni ottanta: non sarà come ascoltare Mozart, o i Pink Floyd, ma la goduria c'è ed il casino anche.
Poco importa, dunque, che la forma non sia proprio "regolare".




MrFord




giovedì 21 settembre 2017

Thursday's child







Torna la rubrica dedicata alle uscite in sala condotta come sempre dal sottoscritto e dall'autoproclamatosi esperto di Cinema Cannibal Kid, da questa settimana in una nuova veste: cominceremo, infatti, a commentare i film che ci attendono per il weekend con una guest star diversa a settimana pescata dalla blogosfera.
Dunque, cari ragazzi, in caso abbiate il coraggio delle grandi occasioni, non esitate a contattare il mio rivale per essere inseriti in scaletta, sempre che siate pronti per un botta e risposta con i due nemici per antonomasia della blogosfera.
A dare inizio alle danze, il giovane padawan Mr. Ink, da anni uno dei giovani più in vista della blogosfera legata a Cinema e Letteratura.



"Mr.Ink, sei un pò troppo giovane per il mio spettacolo."

L'inganno

"Ink, Cannibal, venite subito! C'è un esercito di Ford alla porta!"

Cannibal Kid: Quale modo migliore per aprire la rinnovata rubrica sulle uscite settimanali, se non il nuovo film della migliore regista del mondo?
Sofia Coppola torna con un nuovo attesissimo lavoro e spero che Mr. Ink mi appoggi dagli attacchi del bruto Mr. Ford, che cercherà di convincere il mondo che la Coppola Jr. dopo Bling Ring sia un'Autrice finita, ma non è vero. Se proprio dobbiamo attaccarla, facciamolo per quella cacchiata natalizia di A Very Murray Christmas. L'inganno dovrebbe comunque segnare un ritorno alle sue origini, quelle del capolavoro assoluto Il giardino delle vergini suicide, nonostante il fatto che si tratti di un remake mi lasci un po' perplesso. Il film originale, La notte brava del soldato Jonathan, ho anche provato a guardarlo, ma devo ammettere di aver abbandonato la visione per noia dopo pochi minuti. Sarà che io già non sono un grande fan del Clint Eastwood regista, ma certo che come attore era (ed è) proprio una cagna maledetta, ahahah!
Il film è tratto inoltre da un romanzo, che però manco Mr. Ink ha letto. E se non l'ha fatto lui che legge 3 mila libri al giorno, mi sa che non l'ha fatto nessuno né in questo mondo, né sulla città dei mille pianeti.


Ford: Sofia Coppola è per me un'incognita. È riuscita, negli anni, a tirare fuori film sopravvalutati e radical chic - Lost in translation -, produzioni decisamente interessanti - Marie Antoinette e Il giardino delle vergini suicide - e schifezzine inutili - Bling ring -. La notte brava del soldato Jonathan è un classico totale ed un thriller pazzesco e semisconosciuto, che ovviamente io adoro - la coppiata Siegel/Eastwood garantisce -, dunque un remake potrebbe scavare la pietra tombale per la figlia d'arte qui al Saloon, ma chissà.
Quello che è certo è che la presenza di Mr. Ink potrebbe spostare gli equilibri di una rubrica troppo spesso rovinata dagli assurdi commenti di Cannibal Kid.
Mr. Ink: Riaprirò un’antica ferita del Cannibale, e chiedo perdono, ma a me Sofia Coppola non è mai piaciuta. Certo, ci sono Le vergini suicide e i fiumi di parole di Lost in Translation, che somiglia tanto a quelle commedie indie che dico io. Certo, dove lascio il buon gusto dell’irriverente Marie Antoinette? Sulla scia della noia di Everywhere, sotto gli zerbini dello stupidissimo Bling Ring. Vorrei dichiararmi scettico, ma L’inganno e il suo cast ispirano. Non abbastanza da recuperarsi quel romanzo troppo datato né da riscoprire il film con un giovane Eastwood che come attore no, non brillava di certo, ma tanto da fiondarsi al cinema.

Valerian e la città dei mille pianeti

"Cannibal, se non la smetti di messaggiarmi ti faccio saltare la testa con il mio raggio Ford."

Cannibal Kid: Non sono un patito di sci-fi come quel nerd di Ford e Luc Besson mi piace solo a tratti. Questo Valerian che qualcuno (stranamente non io) ha definito uno Star Wars sotto LSD mi attira però parecchio, complice un gran bel cast (Cara Delevingne + Dane DeHaan + Rihanna + Clive Owen + Ethan Hawke) e il fatto che sia una francesata e non un'americanata. Il rischio cacchiata è altissimo, però I want to believe.
Ford: ho sempre detestato Besson. Da prima che iniziassi a detestare Cannibal Kid. Cosa accadrà dopo questa settimana a Mr. Ink? Per scoprirlo non si dovranno girare mille pianeti, ma arrivare a leggere tutta la nuova versione della rubrica.
Mr. Ink: Correva l’anno 1994. Gli estimatori di Forrest Gump e Pulp Fiction guerreggiavano, in tempo di Oscar – scommetto che, almeno per quella volta, il Cannibale e Ford stavano dalla stessa parte della barricata. Da qualche parte, nascevo io. E, crescendo, mi sarei defilato dalla diatriba a modo mio: se penso a quell’annata, infatti, penso a Léon (mio fratello, sapete, non si è chiamato così per un soffio) e poi a tutto il resto del cinema. Ho un occhio di riguardo per Besson, e quanto amo il bianco e nero del suo Angel-A, ma gli effetti speciali a profusione e le due ore e venti di durata di Valerian non mi avranno facilmente. Con buona pace delle sopracciglia di Cara e del lanciatissimo DeHaan, che dal basso del suo metro e un po’ mi colpisce sempre con un carisma non da poco.

Kingsman – Il cerchio d'oro

Collezione Ford Winter. Is coming.

Cannibal Kid: Il primo Kingsman m'era sembrato un action spionistico decente, una specie di versione più simpatica e teen del vecchio e antipatico James Ford... volevo dire James Bond. Detto ciò, non sentivo per niente il bisogno di un secondo capitolo che si preannuncia guardabile, ma tutt'altro che imperdibile.
Ford: il primo Kingsman mi era parso una robetta uguale a mille altre assurdamente incensata da gente che non capisce nulla di Cinema come Cannibal Kid. Non sentivo affatto il bisogno di un secondo capitolo, ma neppure del mio socio, eppure sono ancora qui a sopportarlo dopo anni.
Mr. Ink: Questa volta scontento entrambi! Quel lato di me che, da bambino, voleva fare l’agente segreto – tra i miei cult di infanzia, accanto a classici grandi e piccoli, ha un posto tutto suo la videocassetta del primo Spy Kids – aveva scalpitato per Kingsman. E se è bene diffidare dai sequel, il villain interpretato dalla Moore, il ritorno a sorpresa di Colin Firth e le prime impressioni diffuse online mi dicono: sta’ un po’ zitto e goditela, ti divertirai da matti. Di nuovo.

Noi siamo tutto

"Avete presente Mr. Ink? Lui questi libri li ha letti tutti. In una settimana."

Cannibal Kid: Mr. Ink è un patito di young adult, sia romanzi che film, persino più di quanto lo sia io. Incredibile, ma vero. Ciò nonostante, non ha apprezzato un granché questo Noi siamo tutto. Perché, Mr. Ink, peeerché? Non è che ti stai trasformando in Mr. Ford?
La romantica storia di una tipa reclusa in casa che si innamora del suo vicino ha davvero tutto per essere detestato con tutto il suo cuore dal perfido blogger di Lodi. Come Colpa delle stelle, persino più di Colpa delle stelle!
Io l'ho già visto e a breve ne parlerò. Domanda retorica: secondo voi riuscirò a criticarlo?
Ford: lo young adult è un genere che ancora fatico a capire, a meno che non si tratti di uno young adult nello stile di Hank Moody. Lascio quindi al finto giovane di questa rubrica Cannibal Kid ed al giovane vero Mr. Ink il compito di dipanare la matassa a proposito di questo film.
Mr. Ink: Ammiccava a Noi siamo infinito, ma sperava di essere il nuovo Colpa delle stelle (in modo diverso, inutile dire, la mia anima teen aveva adorato entrambi). Purtroppo somiglia più a uno di quei filmini leggerissimi, estivi, che arrivano in sala col tempismo sbagliato. Male non gli si vuole, per carità, ma la fuga di Amandla Stenberg – Cannibale, le sue magliette attillate ti ispireranno forse il titolo “Noi siamo tette?” – non convince, neanche chi, in certi giorni, si fa rabbonire come me. Fatto sta, ho lasciato sfitti i miei dotti lacrimali per This is us.

Glory – Non c'è tempo per gli onesti

"Questa cosa del look fordiano va rivista."

Cannibal Kid: Per la serie “pellicola autoriale della settimana che solo il Ford de 'na vorta si sarebbe sorbito e ora manco più lui”, ecco Glory, una produzione bulgaro-greca che racconta di un uomo che trova un sacco di soldi su un binario del treno e invece di tenerseli decide di consegnargli alla polizia. Eroe o pirla?
Ford: pellicola che ai tempi avrei scovato in qualche sala deserta di Milano per darmi un certo tono da critico e cinefilo radical. Per fortuna questi tempi sono finiti, ed ora prendo le cose come vengono, in pieno Lebowski style. E spero prenderà non troppo male questa collaborazione anche Mr. Ink.
Mr. Ink: Sono uno spettatore semplice. Mi sono fermato a “produzione bulgaro-greca”.

L'equilibrio
 
"La prossima volta che lodi Cannibal Kid ti mando a fare un viaggetto nell'Inferno fordesco."

Cannibal Kid: L'equilibrio, il nuovo film di Vincenzo Marra. Chi è Vincenzo Marra?
E io che ne so?
Meglio chiederlo a Mr. Ink, che lui se ne intende di cinema italiano, al contrario di Ford che negli ultimi tempi se ne intende soltanto di vacanze.
Ford: l'arrivo di Ink a commentare le uscite in sala accanto al sottoscritto e a Cannibal darà equilibrio a questa rubrica? Non saprei davvero. Quello che è certo, è che questa rubrica potrebbe risultare più interessante del film.
Mr. Ink: Come può parlarvi di un film che si chiama L’equilibrio uno come me, che cade anche da seduto? Se Marra non vi attira, e chi vi dà torto, confidate di vedermi capitombolare dal vivo, un giorno di questi. Di sicuro vi divertite di più.

2 biglietti della lotteria

"Cannibal, adesso che siamo in tre non saremo più costretti a far guidare quel tamarro di Ford!"

Cannibal Kid: Una commedia on the road che così, a un primo sguardo, sembra una versione rom di Tre uomini e una gamba e Così è la vita. Potrebbe anche essere simpatico, ma ho le stesse probabilità di guardarlo di quelle che ho di vincere alla lotteria. Soprattutto considerando che io non gioco mai alla lotteria.
Ford: non sono un patito di lotterie e gioco d'azzardo, dunque difficilmente punterò su questo film. Un po' come su Cannibal. Per quanto riguarda Ink, staremo a vedere.
Mr. Ink: A proposito di gioco, ragazzi, punto su altro. Magari sulla conta delle mattonelle del bagno: cose così.

Tiro libero

"E ora, White Russian per tutti!"

Cannibal Kid: Una pellicola italiana sul basket, che affronta anche il tema della disabilità?
Pareva un film interessante e coraggioso. Poi ho visto il trailer, che trasuda amatorialità e retorica da tutti i pori. E ho visto che nel cast c'è Biagio Izzo, uno che sta al cinema come Ford sta al... cinema. Ho così capito che questo, più che un tiro libero, è un colpo basso.
Ford: produzione molto casereccia italiana legata ad un tema sociale. Se l'avessero chiamato autogol avrebbe avuto più senso.
Mr. Ink: Ne so poco di sport, figuriamoci di basket. Le mie lacune, sospetto, non le colmerà Alessandro Valori, con Izzo e Conticini in squadra. Non esattamente l’NBA del nostro cinema.
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