Regia: John Turteltaub
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 105'
La trama (con parole mie): Billy, Paddy, Archie e Sam sono quattro amici inseparabili rimasti in contatto nel corso di tutta la vita, dall'infanzia per le strade di New York all'età adulta che li ha portati su strade completamente differenti.
Sulla soglia dei settanta, Billy decide una volta per tutte di convolare a nozze con una ragazza che ha meno della metà dei suoi anni, e decide di invitare il resto del gruppo per un addio al celibato che sancisca anche per lui la fine dell'epoca da single, come era stato per gli altri, meta Las Vegas, che sarà anche il luogo delle nozze: peccato che Paddy, vedovo della donna che lo stesso Billy ha amato in gioventù, serbi ancora rancore all'amico colpevole di non aver presenziato al funerale della stessa.
Il viaggio nella città del peccato servirà a sciogliere i nodi da troppo tempo al pettine ed indirizzare i quattro amici verso una nuova fase delle loro vite.
Il Saloon, come ormai è noto, è un luogo in cui i vecchi leoni e l'amarcord dei tempi andati possono e potranno trovare sempre un rifugio accogliente, traboccante alcool e buone intenzioni.
Allo stesso modo, chiunque può tranquillamente dichiarare quanto sia grande il mio amore per operazioni come quelle del brand dedicato agli Expendables o a cose come il recente Il grande match o il sorprendente Stand up guys, celebrazioni dell'old school e dei suoi eroi: della stessa corrente di pensiero ed azione fa parte Last Vegas, ultima fatica del ben poco interessante John Turteltaub pronta a portare lo spirito di Una notte da leoni in prossimità dei settanta, spostando in avanti le lancette dell'orologio e lasciando tutti noi ben sperare in una vecchiaia ricca di divertimento e soddisfazioni.
Dunque, almeno sulla carta, si potrebbe parlare addirittura di un titolo che da queste parti dovrebbe avere vita facile, e conquistare favori senza neppure troppi sforzi: eppure, a costo di essere fin troppo onesto e passare per quel pusillanime del mio rivale finto giovane Cannibal Kid, Last Vegas non mi ha convinto affatto.
Certo, mi sono divertito ed ho passato un'ora e quarantacinque di tranquillità assoluta, gustandomi un paio di White russian prima di andare a dormire tranquillo dopo aver riso di fronte a battute, soluzioni e situazioni che il genere old versus young riesce a generare, ma la sensazione di fondo che ha pervaso la visione è stata simile a quella che, di norma, mi illustrano i detrattori dei vari Sly e soci quando mostro il mio entusiasmo rispetto ai loro ritorni on screen: c'era davvero bisogno dell'ennesima pellicola a tema revival, legata peraltro ad un fenomeno già inflazionato nelle ultime stagioni come quello dell'addio al celibato?
Onestamente no, nonostante non si stia parlando, per l'appunto, di una visione sgradevole o poco riuscita, di un cast che, seppur continuando senza sforzo a proporre praticamente le stesse maschere, funziona in grande scioltezza - anche se, onestamente, la differenza tra il Liberace di Behind the candelabra e questo Billy di Michael Douglas fa quasi male al cuore - e di un film che scorre piacevolmente senza risultare noioso o suscitare incazzature.
Il problema vero di Last Vegas è che, principalmente, finisce per essere una visione molto prevedibile, talmente tanto da oscurare perfino l'ironia che questi vecchi ragazzacci hanno finito per riscoprire ed utilizzare come arma vincente nella loro terza età cinematografica: non escludo che questo effetto possa essere legato anche ad una sceneggiatura e ad una regia che non rendono giustizia all'idea di base, finendo per mettere a proprio agio lo spettatore giusto nel momento della visione senza garantire l'impressione che possa rimanere a fondo anche con il passare non tanto dei giorni, quanto delle ore.
Certo, non parliamo di un titolo da ambizioni autoriali, eppure su questo bancone le aspettative in merito erano certamente più alte, sicuramente in grado di superare l'alcool e la notte che sono intercorse tra la visione e questo post senza costringermi a girare intorno al punto perchè, di fatto, privo di argomentida trattare che non fossero gli exploit - seppur divertenti - delle schermaglie Douglas/De Niro, delle imprese al tavolo da gioco di Morgan Freeman o di quelle da seduttore di Kevin Kline.
Il dubbio, infatti, è che quella dei già citati Expendables stia diventando una moda pericolosa, e che questi altri presunti "stand up guys", al contario di quanto lasci presagire il nome, finiscano per adempiere ai loro obblighi ben seduti in poltrona, senza scomodare uno sforzo che conceda il rischio di trovarsi di fronte ad una festa davvero memorabile.
Che sia l'ultima, oppure no.
MrFord
"Stand upright and be strong,
may you stay forever young,
forever young, forever young,
may you stay forever young."
may you stay forever young,
forever young, forever young,
may you stay forever young."
Eddie Vedder - "Forever young" -