venerdì 29 giugno 2018
Saloon Mundial: the curse of the winners, part two
E così, la maledizione è tornata a colpire.
Senza dubbio la notizia più clamorosa di questi ultimi due giorni di gironi eliminatori dei Mondiali è stata quella legata all'incredibile sconfitta maturata dalla Germania campione uscente contro la già eliminata Corea del Sud, che conferma quanto, negli ultimi vent'anni, la vittoria nel Mondiale precedente abbia influito negativamente sulla detentrice della Coppa.
La Francia, vincitrice nel novantotto, nel duemiladue uscì mestamente ai gironi; il Brasile che trionfò in Corea nel duemilasei uscì ai quarti - la migliore prestazione degli ultimi vent'anni dei detentori del trofeo -; l'Italia che sollevò la coppa a Berlino nel duemiladieci salutò sempre ai gironi, così come la Spagna vittoriosa in Sudafrica abbandonò subito la competizione in Brasile.
A questo giro è toccato alla Germania, che dall'ottantadue non era mai stata eliminata prima dei quarti di finale e che negli ultimi quattro Mondiali è stata rispettivamente seconda, terza, terza e prima.
La debacle di ieri contro la Corea è il simbolo di una supponenza che, probabilmente, colpisce i gruppi sportivi ormai affermati e poco affamati, che privi di stimoli e carattere, finiscono per sottovalutare troppo situazioni ed avversari e finire per essere rispediti a casa a testa bassa.
Passano così, a sorpresa, la Svezia che qualche mese fa aveva castigato l'Italia - suscitando l'ironia proprio dei tedeschi - e il Messico in quello che, senza dubbio, è stato il girone più sorprendente della competizione.
Dall'altra parte, il Brasile non tradisce le attese e passa come primo, guadagnandosi la sezione di tabellone più difficile ma candidandosi comunque ad essere una delle avversarie più difficili da affrontare in questo Mondiale, considerato che una partita da Brasile ancora non l'ha giocata.
Gli ultimi match della prima fase si sono conclusi un paio d'ore fa, confermando un Belgio in ottima salute - che, nonostante le speranze, continuo a pensare finirà non troppo bene - e consegnando agli opinionisti i dibattiti sulla questione tra Senegal e Giappone, che alla pari su tutto sono state giudicate in base al cosiddetto fair play, una di quelle regole assurde quanto il sorteggio della monetina di un tempo: per quanto mi riguarda, in questi - rari - casi dovrebbe essere organizzato una sorta di prequel degli ottavi di finale, una partita secca ad eliminazione diretta delle due squadre in posizione "scomoda". In modo che possa essere il campo a parlare.
Domani avremo la prima giornata di pausa del Mondiale in vista dell'inizio della carrellata degli ottavi di finale, primo passo verso l'incoronazione dei nuovi campioni: personalmente continuo a sperare in continue sorprese e partite tese dall'inizio alla fine, spettacolari ed emozionanti.
Per quanto riguarda i pronostici e le aspettative, aspetto di parlarne prima che il pallone dia il suo verdetto: quello che è certo, per ora, è che sia un Mondiale dal sapore di Europeo, con dieci squadre su sedici a rappresentare il Vecchio Continente, quattro sudamericane, Messico e Giappone.
L'Africa, per la prima volta come la Germania dall'ottantadue, resta senza rappresentanti nella fase più calda del torneo.
Chissà cosa accadrà?
Quello che è sicuro è che sarò in prima fila, aspettando di essere sorpreso.
MrFord
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giovedì 28 giugno 2018
Thursday's child
A fare da "intervallo" per gli excursus Mondiali del Saloon torna la consueta, inossidabile, sempre ricca di ospiti rubrica del giovedì dedicata alle uscite in sala, nonostante in questo periodo da queste parti si veda davvero poco Cinema.
Ecco dunque, per l'occasione, accanto ad alcuni titoli potenzialmente interessanti, a questo vecchio cowboy e a Cannibal Kid, il buon Pietro Saba.
Introduzione di Pietro: E'
inusuale per me presentare i film in uscita, dato che al cinema non
vado mai, e non perché sono tirchio. Tuttavia ogni settimana vedo sempre
quali film escono, dopotutto è utile segnarmi subito quali film vedere e
quali no, e quali quindi segnarmi sulla lista, che comunque credo non
finirà mai. In ogni caso mi sono cimentato in questa "sfida" con grande
piacere, d'altronde non capita tutti i giorni di far parte di questa
memorabile rubrica. Rubrica che questa settimana contiene non solo pochi
film, ma soprattutto alcune interessanti proposte, quali? Vediamole
insieme.
"Ricordami di non invitare più quei tre bloggers come animatori: fanno davvero schifo." |
IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO
"Ho guardato un radical film consigliato da Radical Kid. E mi è salita la depressione." |
Pietro: Dopo
l'aragosta il cervo, Yorgos Lanthimos sembra avere una predilezione per
gli animali e la metafora, il prossimo sarà forse un uccello che sogna
mica di volare? Comunque questo thriller dagli echi Kubrickiani pare
promettere bene e dopo il successo (di critica e pubblico) di The
Lobster, film che mi piacque parecchio, la strada sembra nuovamente ben
avviata, anche grazie ad un sempre più redivivo Colin Farrell.
Cannibal Kid: Spero
che il prossimo animale che porterà sullo schermo Lanthimos non sia
quel gorillone di Ford. Anche se potrebbe uscirne il lavoro più
inquietante della sua carriera, e sì che ce ne va. Inquietante è anche
la distribuzione italiana, che sarebbe meglio chiamare distruzione,
visto che far uscire nei cinema adesso una notevole pellicola che molti
(come me) hanno già visto mesi fa in rete è un vero autogol. Come quelli
che fa il mio blogger nemico James Ford ogni volta che parla di cinema.
O di qualunque argomento, Messi a parte.
Ford: Lanthimos
è senza dubbio un grande regista. Ma anche uno che potrei detestare
forte, sulla scia di Lars Von Trier. Ricordo benissimo quanto odiai
Dogtooth, un colpo di genio che avrei volentieri preso a bottigliate. E
ricordo anche la recensione decisamente buona di Cannibal di questo
Cervo. Quindi parto con la guardia alta, ma consapevole del fatto che,
quantomeno, avrò di fronte un film pronto a far parlare di sè ne bene e
nel male. Un film con del carattere. Mica come Messi.
Pietro: A
parte la trama banale di emancipazione non ci sono dubbi che questa
commedia sulla maternità certamente vedrò, perché basta la presenza di
Charlize Theron e Mackenzie Davis, a farmi propendere per un sì, lo
voglio.
Cannibal Kid: Per
una volta a sorpresa non sono io a fare quello infoiato delle
protagoniste femminili, visto che Charlize Theron, per quanto sia una
bellissima donna e non lo metto certo in dubbio, non è mai stata una
delle mie preferite in assoluto, mentre l'ottima Mackenzie Davis della
serie Halt and Catch Fire mi piace più a livello recitativo che fisico.
Ad attirarmi di questo Tully sono invece più che altro regista +
sceneggiatrice: Jason Reitman e Diablo Cody, già autori di due miei due
cult movies come Juno e Young Adult.
Ford: Reitman
e Diablo Cody, in passato, raramente mi hanno deluso, al contrario di
Cannibal, e dunque penso che un film di questo genere possa soprendermi
in positivo, e magari, purtroppo, mettermi ancora una volta d'accordo
con il mio rivale, forse mai come in questo periodo sulla mia stessa
linea d'onda.
Pietro: Più
che favola, incubo. Perché il film, a metà tra Mrs. Doubtfire e il
video della canzone I Want To Break Free, sembra uscito da un trip sotto
acidi, probabilmente scaduti. Va bene il tema dell'identità di genere,
ma così no.
Cannibal Kid: Considerando
che a me le favole non sono mai piaciute, al contrario del cenerentolo
disneyano Ford, non posso che sottoscrivere le parole di Pietro. Chissà
però che Filippo Timi in versione femminile non possa sorprendere, anche
se dal trailer sembra avere meno femminilità di Maria de Filippi...
Ford: se questa è una favola, allora mi aspetto un horror con le contropalle la prossima settimana.
Pietro: Posso
capire alcuni sequel, altrettanti reboot e certi adattamenti di film
cult, ma addirittura il remake di un quasi capolavoro proprio no! Perché
anche se in verità il cast sembrerebbe perfetto per l'occasione, esso
sembra poca cosa di fronte a qualcosa di ormai prevedibile ed abusato,
ovvero la fuga, nella cinematografia moderna. Tuttavia un'occasione
potrebbe meritarsela, anche se io non spenderei neanche un euro per
vederlo.
Cannibal Kid: Sinceramente
non ho mai visto il film originale del 1973. Un po' perché sul cinema
anni '70 ammetto di avere numerose lacune, e un po' perché mi sembra uno
di quei film con Steve McQueen buoni più che altro per Ford e Vasco
Rossi. Credo quindi che potrei recuperare prima questo remake, grazie al
cast telefilmico capitanato da Charlie Hunnam (Sons of Anarchy) e Rami
Malek (Mr. Robot).
Ford: già
è sconvolgente la mancanza di idee che negli ultimi anni pare aver
colpito Hollywood, ma rischiare di vituperare la memoria di un
cultissimo sfruttando due volti noti - uno dei quali tra i miei
preferiti - della realtà delle serie tv è davvero bieco. Alla vista del
trailer mi si sono contorte le budella neanche fossi stato di fronte ad
una qualsiasi delle proposte teen di Cannibal.
L'INCREDIBILE VIAGGIO DEL FACHIRO
"Pietro, parti immediatamente prima che a Ford venga in mente di darmi un passaggio." "Certo, Katniss." |
Pietro: Il
regista della spassosa commedia Starbuck: 533 figli e non saperlo, ma
anche del suo inutile remake con Vince Vaughn, ci riprova con una
avventurosa commedia, adattamento del romanzo omonimo senza però la
dicitura "che restò chiuso in un armadio Ikea", alquanto scanzonata e
sicuramente divertente, e quindi certamente vedrò, anche perché c'è
parecchia gnocca.
Cannibal Kid: L'unica cosa incredibile mi pare quella di aver trovato questa settimana un ospite ancora più arrapato di me. :)
Il
fatto che sia una produzione francese la rende più appetitosa e chic
rispetto alle solite commediole made in Usa, ma non so se ciò è
sufficiente per farmi compiere un viaggio insieme al fachiro. Certo,
sempre meglio di un viaggio con Ford che ogni due secondi si fa un
selfie per postarlo subito su Instagram manco fosse Chiara Ferragni.
Ford: questo
viaggio insieme al fachiro mi ispira ben poco, soprattutto in un
periodo in cui sono ben poco ispirato e, quando non combatto il sonno,
finisco a guardare le partite del Mondiale. Ma forse è meglio così,
piuttosto che incappare in potenziali cannibalate.
HURRICANE - ALLERTA URAGANO
"Avendo adottato lo stile di Ford nell'abbigliamento, non ho nulla da temere da nessun uragano." |
Pietro: Non
ho visto Geostorm, ma se anche se per metà assomiglia a Into the storm,
proprio non ci tengo a vedere, anche perché il cast mi dice niente e
nonostante il suo lato heist movie, il tutto m'ispira poco.
Cannibal Kid: Se
c'è qualcosa che non sopporto, Ford, Messi e Salvini a parte, sono i
disaster movie. Quelli sugli uragani in particolare vorrei che venissero
spazzati via da questo mondo.
Ford: nonostante
possa apparire una tamarrata fordiana, c'è un limite perfino a quello
che io posso sopportare. E l'allerta stronzata, qui, è suonata forte.
ACTION POINT
"Portami a bordo anche quei tre sciroccati di bloggers!? Neanche morto! Quelli sono più pazzi della ciurma di Jackass!" |
Pietro: A
dispetto del nome e come dovreste aver capito è tornato Jackass, è
tornato Johnny Knoxville, è tornato il divertimento sfrenato e le risate
a crepapelle, sono tornati gli scherzi più assurdi nel parco
divertimenti più pericoloso del mondo. E non so voi, ma io un giro me lo
faccio lo stesso.
Cannibal Kid: Nonostante
sia stato uno dei programmi più cazzari e idioti di sempre, e dunque in
teoria avesse tutte le carte in regola per piacermi, non sono mai stato
un fan di Jackass, né tantomeno di Johnny Knoxville. Questo nuovo film
poi mi sembra arrivato fuori tempo massimo persino per le sue groupie
come Pietro e probabilmente Ford. Non sono nemmeno un patito di luna
park, quindi un giro me lo faccio sì, ma al largo.
Ford: ho
adorato Jackass e Johnny Knoxville è un fordiano ad honorem, quindi mi
sa tanto che una chance la darò, anche se purtroppo non credo si
rivelerà la sorpresa della settimana. Con grande gioia di Peppa Kid.
LA GUERRA DEL MAIALE
"Se ci sono il Cucciolo Eroico e Ford lo Scimmione, non vedo perchè non potrei essere io il prossimo ospite della rubrica!" |
Pietro: Il
regista David Maria Putorti sarà forse amico di Yorgos Lanthimos?
perché anche qui gli animali e la metafora la fanno da padrone, anche se
la suddetta è meno sottile di quanto si possa pensare, giacché il film
(che esce 6 anni dopo e che sorprendentemente è un film italiano) parla
proprio di noi uomini, che anche da vecchi non cambiamo mai. Vero
colleghi?
Cannibal Kid: 6 anni di ritardo? Abbiamo un nuovo record, o forse Ford è riuscito a fare di peggio nel recuperare qualche serie TV?
Ford: film
italiano, sei anni di ritardo, uscita estiva. Questa roba puzza di
carne avariata lontano un miglio. Preferisco optare per una bella
grigliata estiva con tanta birra.
Discorso finale di Pietro: Che
dire, mi sono davvero divertito, è stata quasi come un'esperienza,
un'esperienza davvero interessante, per cui ringrazio entrambi per
avermi dato questa gradita possibilità. Ciao!
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mercoledì 27 giugno 2018
Saloon Mundial: being human, part 2
Il fatto che la sorpresa, dopo due turni a dir poco da incubo, sia il parziale risveglio di Messi, è quasi un simbolo di quello che è stato più volte definito il Mondiale delle sorprese, anche se, a conti fatti, con la metà del tabellone per gli ottavi di finale completato, non c'è poi così tanto da restare stupiti.
Forse il vero colpaccio è rappresentato non dalla decantata Pulce - che pur gioca la sua partita migliore e con più carattere fino ad ora -, ma da Rojo, che a cinque minuti dalla fine toglie le valigie dei suoi compagni dall'aereo e le tiene ancorate al suolo russo.
D'altra parte, la favola islandese che aveva animato l'Europeo di due anni fa e le speranze degli italiani delusi pronti a tifare per l'outsider per eccellenza, finisce miseramente sotto i colpi della Croazia, che si candida ad un ruolo da protagonista nella competizione: e così, al termine di un girone tesissimo e combattuto, possiamo tirare un sospiro di sollievo e proseguire nell'eterna lotta tra Messi e Cristiano Ronaldo anche al prossimo turno, quando i due simboli di squadre, approcci e filosofie agli antipodi si troveranno di fronte due sfide decisamente importanti, con il Portogallo ad affrontare l'Uruguay e l'Argentina la Francia.
Ci sarà tempo, comunque, di analizzare - e pronosticare - gli ottavi tra qualche giorno, e intanto, a partita ed emozioni archiviate, posso affermare che, nonostante tutto, l'Argentina alla fine ce l'ha fatta più per demeriti dell'avversaria che per meriti propri, almeno nel secondo tempo: con qualcuno di più sicuro dietro e spietato davanti, credo che difficilmente ora Messi e soci potrebbero essere a festeggiare la permanenza nel Mondiale.
Nulla da ridire rispetto alla Nigeria, che si è battuta ed ha combattuto fino alla fine, ma senza dubbio offrire le stesse occasioni ad una squadra come la Francia - giusto per fare un esempio realistico di cosa aspetta l'Albiceleste - significa essere pronti a prendersi una bella batosta e tornare a casa con la coda tra le gambe.
Certo, la Storia ci ha insegnato che a volte le protagoniste che iniziano con il freno a mano tirato esplodono poi a competizione iniziata - in fondo l'Italia delle magie di Baggio nel novantaquattro si qualificò per il rotto della cuffia ai gironi e proprio contro la Nigeria agli ottavi ringraziò il Codino che la condusse in finale, e il Portogallo di Cristiano Ronaldo agli ultimi Europei trionfò dopo aver collezionato se non ricordo male cinque pareggi consecutivi entro i novanta minuti -, ma farsi scudo con tradizioni, almanacchi e scaramanzie varie funziona solo come palliativo, perchè per vincere una competizione come un Mondiale occorrono sì fortuna e Destino, ma anche una sonora dose di palle e di carattere.
Se penso all'Italia, infatti, credo che quella che sollevò la Coppa nel duemilasei non fosse la migliore - quelle che vidi nel novanta e novantaquattro erano senza dubbio superiori -, ma aveva un grande cuore, un gruppo affiatato ed una solidissima tenuta fisica e mentale: tutte caratteristiche fondamentali in manifestazioni così lunghe e potenzialmente imprevedibili.
Parallelamente, nel girone pomeridiano, Francia e Danimarca si accontentano di non farsi male, passano insieme il turno e regalano al Mondiale il primo zero a zero - decisamente noioso -, mentre il Perù salva l'onore a scapito dell'Australia, che chiude all'ultimo posto nonostante i proclami della vigilia di voler tentare il miracolo per qualificarsi agli ottavi.
Domani lo spettacolo riprende, con altre due grandi a giocarsi il tutto per tutto in match che possono voler significare rilancio o sprofondo: chissà cosa riserverà il Mondiale delle sorprese?
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martedì 26 giugno 2018
Saloon Mundial: being human
E così, il Mondiale delle sorprese chiude i primi due gironi regalando al pubblico due ottavi di finale che, a conti fatti, sorprese non sono ma che promettono scintille, riporta sulla Terra - ma il bello dello sport è anche questo - l'alieno Cristiano Ronaldo e regala tensione fino all'ultimo secondo: alle spalle l'ottimo e spettacolare pareggio tra Giappone e Senegal - le partite dovrebbero essere sempre così - e l'eliminazione della Polonia di Lewandowski, che doveva essere una delle outsider più temibili della competizione, il Girone A si è chiuso lasciando come fanalino di coda l'Egitto di Salah - altro grande deluso - e regalando a sorpresa il primato all'Uruguay, che strapazza i padroni di casa della Russia e si prepara ad affrontare il Portogallo.
Proprio la Russia affronterà nella prossima fase ad eliminazione diretta la Spagna, che a fatica passa come prima nel Girone B dopo aver agguantato nel recupero il pareggio contro il certo non irresistibile Marocco: sarà interessante vedere se avranno la meglio la tecnica e la classe degli iberici o la forza che essere padrona di casa in un Mondiale regala sempre ad una squadra.
L'incertezza alimenta curiosità e potenziali match da ricordare, quindi ben venga.
Dall'altra parte, contro la Celeste guidata da un indomito Tabarez - che dimostra davvero una grande forza d'animo a continuare ad allenare una squadra in una competizione così importante e stressante nonostante la malattia - assisteremo alla caduta o alla risalita di Cristiano Ronaldo, che dopo un avvio da cartone animato nel Mondiale questa sera è parso nervoso e stanco, ha finito per fallire un calcio di rigore e rischiato un'espulsione che sarebbe stata pesantissima per i suoi: eppure, il risultato dei suoi errori risulta essere differente da quello della sua controparte Messi.
Nel momento in cui sbaglia il tiro dal dischetto Ronaldo appare stizzito, come un ragazzino che vuole sempre vincere e che non si aspetta altro che vincere nel momento in cui fallisce un'occasione clamorosa: non c'è una chiusura, una disperazione, il terrore di avere le spalle al muro.
Si intravede, nei suoi occhi, quasi una rabbia da maniaco del controllo che viene messo alle strette dal Destino e non ci sta, non ci sta neanche per scherzo: il suo problema, la sua umanità, pare trovare spazio agli antipodi di quella di Messi, quasi il portoghese fosse un fiume che prende a testate la diga che cerca di arginarlo e l'argentino un fiume che chiede, quasi supplica, di essere rinchiuso da una diga.
E anche se so che questo sarà uno dei temi ricorrenti di questo Mondiale visto dal Saloon, anche quando sbaglia e si rivela umano - che poi è la cosa migliore che ci sia - CR7 si rivela più interessante della Pulce, perchè riesce a trasmettere comunque più emozioni.
In tutto questo circo di divinità del Pallone che mostrano il fianco neanche fossero i grandi nomi dell'Olimpo ai tempi dell'Antica Grecia, senza dubbio merita un applauso l'Iran, che lotta fino all'ultimo rischiando di mandare a casa prima la Spagna e dunque proprio il Portogallo, e soprattutto per la prima volta porta finalmente le donne del proprio Paese allo stadio, aprendo uno spiraglio ad un'evoluzione culturale e sociale sacrosanta, giusta e considerato tutto rivoluzionaria: in questo senso la loro vittoria, i giocatori iraniani l'hanno ottenuta.
E se avrà ripercussioni dal punto di vista della vita entro i confini della loro terra, sarà senza dubbio più importante di una qualificazione.
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domenica 24 giugno 2018
Saloon Mundial: per il rotto della cuffia
E così, la lotta al Potere continua.
Perfino nel Mondiale delle sorprese, la bestia nera che combatto ogni giorno, ideologicamente e per indole, non intende mollare l'osso, e intende farmi sudare ogni successo sperato.
A rimorchio della clamorosa sconfitta dell'Argentina di Messi contro la Croazia, infatti, l'Islanda delle favole ha riportato tutti sulla Terra perdendo malamente contro la Nigeria riaprendo le speranze dell'Albiceleste di rimanere in corsa, pur se come seconda del suo girone, e mentre il Belgio - che quattro anni fa in Brasile e due agli Europei speravo incarnasse la Rivoluzione - continua la sua marcia fin troppo facile, di quelle tipiche delle neopromosse che si illudono per poi scomparire a metà stagione, ed il Messico fa sognare i suoi tifosi e non solo - a scapito della Corea del Sud - questa sera il campo ha purtroppo dato uno scossone alle speranze che avevo rispetto a questa competizione fino ad ora decisamente fuori dagli schemi.
Nel momento del vantaggio svedese, ho pensato che il momento pareva davvero essere giunto, e che la suddetta Rivoluzione fosse iniziata: l'ho pensato anche nel momento del pareggio di Reus, dell'espulsione di Boateng, l'ho pensato per novantacinque interminabili minuti.
Poi, all'ultimo respiro - come per il Brasile di Neymar con Costarica -, è arrivato un gol pazzesco di Tony Kroos, perno del centrocampo del Real Madrid mangiatutto degli ultimi anni a scacciare gli incubi peggiori dei Campioni del Mondo, rimettendo tutto in gioco per l'ultimo match, quando affronteranno la Corea con un piede a casa mentre la Svezia si troverà obbligata a vincere contro il Messico, finendo per risolvere tutto, in quel caso, con la differenza reti.
Sulla carta, mi sarei dovuto incazzare per il peso che inevitabilmente alcune squadre hanno, o facilità a venire fuori dalla merda anche quando pare non esserci uscita, o per il Potere in tutte le sue accezioni, ideologiche, pratiche, vere o immaginate che siano: eppure proprio non ce l'ho fatta.
Perchè gol come quello di Kroos sono davvero troppo belli per essere sminuiti in base a speranze e simpatie, ed hanno il potere - quello buono - di far sognare, di cambiare il corso degli eventi come solo nei film o nei vecchi cartoni animati era possibile cambiare: una manciata di secondi al termine, una parabola magica, una corsa liberatoria, un abbraccio di una manciata di ragazzi che rappresenta quello di un intero Paese.
Personalmente, mi ha riportato alla mente quando, nell'estate del millenovecentonovantaquattro - ventiquattro anni fa, cazzo -, nella camera della pensione a Bellaria, guardai sulla televisione portatile di mio nonno gli ottavi di finale dei Mondiali, Italia contro Nigeria, e a un tiro di sputo dal fischio finale e dall'eliminazione - eravamo sotto di un gol - Roberto Baggio inventò un colpo da biliardo che riprese per i capelli gli Azzurri e fu l'inizio della galleria di magie che ci portò in finale.
Ricordo che, esultando per quel gol - neppure per quello della vittoria, siglato sempre da Baggio ai supplementari -, piansi di gioia. Da solo, nella camera di una pensione che ha significato l'estate per gran parte della mia infanzia.
La mia lotta al Potere continua e continuerà, sempre.
Ma di fronte al potere - quello buono - di gol così, non posso che togliermi il cappello.
Perchè è nella speranza e nelle magie dell'ultimo secondo che vive la Rivoluzione.
MrFord
venerdì 22 giugno 2018
Saloon Mundial: Messi non tanto bene
Al secondo giro di giostra - e di partite - i Mondiali cominciano ad emettere i loro verdetti.
Nel gruppo A la Russia e l'Uruguay accedono matematicamente agli ottavi - e si giocheranno il primo posto nell'ultima partita del raggruppamento -, nel B la Spagna e il Portogallo si avviano a conquistare la qualificazione - anche se Cristiano Ronaldo, sempre decisivo, e soci farebbero meglio a non sottovalutare lo scontro con l'Iran -, nel C pare ormai chiaro che saranno Francia e Danimarca ad accedere alla fase successiva - nonostante non brillino particolarmente per spettacolarità, ma del resto al Mondiale non sempre vince lo show -, ma è nel girone D che si sta consumando una delle sorprese più grandi della kermesse calcistica russa: l'Argentina di Leo Messi, erede sbandierato di Maradona, dopo il fiacco pareggio con l'Islanda, porta a casa una sonora batosta contro la Croazia di Modric e Rakitic - anche a causa di una papera da manuale del portiere Ceballos - candidandosi al ruolo che è stato dell'Italia negli ultimi due appuntamenti calcistici iridati in Sudafrica e Brasile.
Se domani, in quella che di colpo è diventata la partita più importante della giornata, la stessa Islanda dovesse superare la Nigeria, l'Albiceleste sarebbe matematicamente fuori dalla rassegna, protagonista di un'eliminazione che oltre a privare la competizione di una delle favorite della vigilia rappresenterebbe per l'Argentina lo stesso dramma sportivo vissuto dal Brasile quattro anni fa nella semifinale persa con punteggio tennistico contro la Germania.
Ma a prescindere dalle scarse possibilità che la squadra sudamericana abbia di passare il turno, la prova che mi aspettavo avrebbe fornito la competizione, ovvero che Messi, talento indiscusso a parte, non sia affatto quel Messia che tanti dipingono, è giunta sul campo: il buon Lionel, che al Barcellona fa faville con alle spalle una squadra di fuoriclasse che lavorano per lui - Rakitic compreso -, con la sua Nazionale - molto forte in attacco, ma dalle fondamenta tutt'altro che solide in difesa - stenta non solo a trovare spazio, gol e prestazioni, ma dimostra come se non fosse già chiaro di essere privo del carattere distintivo dei grandi campioni, lo stesso che il suo rivale Cristiano Ronaldo pare sfoderare in quasi tutti i match.
Il fatto, per quanto mi riguarda, ormai è questo: Messi è incapace di gestire la pressione, è come uno di quei bambini che dicono "la palla è mia" o di quei cattivi capi che al lavoro quando tutto va bene sono prodighi di pacche sulle spalle e grasse risate e poi, quando la musica cambia, trovano sempre qualcuno o qualcosa cui dare la colpa; il fatto è che il talento è un peso difficile da portare sulle spalle, a prescindere dalle responsabilità. E forse, a volte, è quasi meglio che se ne abusi e ci si mostri "cocky" e sbruffoni, quando lo si ha, piuttosto che coprirsi il viso con la mano e fare finta di non esistere anche quando è chiaro che sarebbe impossibile farlo.
La verità è che Lionel Messi è un insulto al suo stesso talento.
Perchè io, se l'avessi, scenderei in campo con lo spirito che animava gente come George Best, o Gascoigne, Cantona, lo stesso Maradona: avrei il coraggio di segnare anche di mano, quasi contando sul fatto che nessuno potrebbe contraddirmi, perchè a farlo sarebbe il migliore.
Lionel Messi è un insulto a tutti quelli che si devono fare il culo a capanna ogni giorno della loro vita, nello sport e nel lavoro, quando uno come lui dovrebbe solo scendere in campo e tirare fuori i coglioni buttando la palla nel sacco.
Lionel Messi ha paura di vincere, a meno che non ci sia qualcuno - o un gruppo di qualcuno - con le spalle abbastanza larghe da assicurarsi il peso della sconfitta, se dovesse arrivare.
E' così nel Barcellona. Non con l'Argentina.
E l'Argentina non è neanche la minima parte di quello che è la vita.
Quindi, caro Lionel, mi auguro che questo, per te, sia un brusco, pessimo, terribile risveglio.
Ma che ti dia il calcio in culo che ti serve per non fare incazzare chi deve sudare anche solo per sognare di avere le tue possibilità.
MrFord
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giovedì 21 giugno 2018
Thursday's child
Interrompo il flusso del Saloon Mundial per la consueta rubrica del giovedì dedicata alle uscite in sala, e con il ritorno al Cinema sono lieto di ospitare da queste parti uno dei bloggers più fordiani di sempre, Blackswan.
Sarà riuscita la sua presenza a provocare qualche frattura nel recente equilibrio pacifico tra questo vecchio cowboy ed il suo rivale Cannibal Kid?
"Prova ancora una volta a dire che Ford e Cannibal vanno d'accordo e mi ritroverò obbligata a spaccarti la testa!" |
Una Vita Spericolata
"E tu volevi far guidare Ford quando a bordo abbiamo la De Angelis!? Sei davvero uno sconsiderato!" |
Blackswan: Niente
a che vedere con il documentario del 2015 a firma di John McKenna
dedicato alla passione del grande Steve McQueen per le auto da corsa.
Questa pellicola, la sesta del regista Marco Ponti, di cui qualcuno si
ricorderà per l’ottimo Santa Maradona, è una commedia on the road
italianissima, condita con un po’ di noir e qualche sfumatura grottesca.
Un film che probabilmente metterà d’accordo sia Cannibal Kid che Ford,
il primo attratto dal glamour di attori fighetti e colonna sonora
fighetta, il secondo eccitato dal testosterone di armi e macchine
rombanti. Per quanto mi riguarda, trattandosi di un film italiano,
cinema per il quale non nutro alcuna simpatia, lo comprerò in dvd il
prossimo anno alla Feltrinelli, prendendolo dallo scatolone delle
offerte a Euro 4.99.
Cannibal Kid: Le
pellicole con titoli che si ispirano alle canzoni di Vasco non
promettono mai niente di buono, come Albakiara - Il film, che non ho mai
visto ma pare sia uno dei film peggiori mai girati e su IMDb vanta la
poco invidiabile media del 2.2. Vasco sta alla musica che mi piace come
Blackswan sta alla musica che mi piace, o come Mr. Ford al cinema che mi
piace. Non ci potrebbe quindi essere niente di più distante da me. Solo
che in questo film c'è Matilda De Angelis, la Jennifer Lawrence de'
noantri, di recente splendida protagonista del video di “Felicità
puttana” dei Thegiornalisti. Ecco, loro sì che mi piacciono e pure
Matilda e quindi questa pellicola me la guardo per forza, sperando e
pregando che quello alla canzone di Vasco sia giusto un vago
riferimento.
Ford: Marco
Ponti, escluso Santa Maradona, non penso abbia molto da dire ad un
avversario del Cinema italiano come il sottoscritto, nonostante l'arma
in più Matilda De Angelis. Probabilmente seguirò l'esempio di Blackswan
rispetto al film, anche se devo informarlo che i motori con me c'entrano
davvero poco e niente.
Obbligo o verità
"Quelli sono i tre bloggers che tengono la rubrica!? La verità è che sono davvero spaventosi!" |
Blackswan: Il
titolo richiama un giochino molto popolare, che altro non è se non
l’innesco per lo sviluppo del più classico dei teen horror americani,
con il manifestarsi di una forza oscura ad alzare la posta in gioco e i
protagonisti in posa caricaturale, con la bocca a culo di gallina, per
manifestare sgomento e terrore. Interpretato da Lucy Hale e Tyler Posey,
attoruncoli con un curriculum di puttanate seriali alle spalle, è la
classica pellicola che scatena le bottigliate di Ford e la recensione
cattivella di Cannibal Kid, che poi, nel buio della sua cameretta, se lo
guarda e se lo riguarda, spaventandosi ogni volta come se fosse la
prima. Per quanto mi riguarda, passo alla velocità della luce.
Cannibal Kid: La
mia recensione magari sarà cattivella, ma non ho nessuna paura ad
ammettere la mia verità, ovvero che non vedo l'ora di vedere questo
film. Anche perché c'è Lucy Hale, che è stata la protagonista della
puttanata seriale più goduriosamente trash degli ultimi anni, Pretty
Little Liars, un guilty pleasure fantastico per chiunque non sia un
vecchio rancoroso pieno di pregiudizi come Blackswan o Mr. Ford ahahah
Ford: filmetto
inutile di quelli che piacciono a Peppa Kid, che arriva nel periodo
migliore per questi filmetti inutili, ovvero l'estate. Preferisco
pensare a Obbligo e verità come al gioco che, svariati anni fa,
permetteva di limonare duro con le ragazze al parchetto. Se poi dovesse
passare da queste parti, prevedo bottigliate tonanti.
Thelma
"Meglio tornare a casa. Non vorrei incontrare uno di quei tre loschi figuri." |
Blackswan: Thelma.
Pensavo fosse un remake del film datato 1991 a firma Ridley Scott. Poi,
mi sono accorto che nel titolo mancava l’altra metà del cielo, Louise.
Così ho scoperto, invece, che questo film è una recente produzione
europea (Norvegia, Francia, Danimarca, Svezia), che con il capolavoro
americano c’entra come i classici cavoli a merenda. Thriller
sentimentale con velleità paranormali, sarà la gioia cinematografica
dell’anno per Cannibal Kid, capace di trovarvi chissà quale recondito
significato sfuggito ai più (sceneggiatore e regista compresi).
Difficile che Ford ne possa parlare bene; ma se succederà, ho un amico
hacker pronto a resettargli il blog.
Cannibal Kid: Film
di gran lunga più interessante di qualunque lavoro del
sopravvalutatissimo Ridley Scott, forse giusto ad eccezione di Blade
Runner, comunque surclassato dal recente Blade Runner 2049. Non sarà uno
dei miei film dell'anno soltanto perché era già presente nella Top 20
dei miei preferiti del 2017 (http://www.pensiericannibali. com/2017/12/i-migliori-film- del-2017-la-top-20-di.html).
Thelma è un gioiellino proveniente dalla Norvegia davvero originale,
strambo ed emozionante. Si astenga chi cerca banalità e prevedibilità
come Blackswan. A sorpresa invece a Ford potrebbe piacere, lui che ama
la Norvegia e di recente è stato a Oslo. Come testimoniano le sue
Instagram stories che pubblica sui social come fosse un teenager.
Ford: ho
in rampa di lancio la visione di Thelma da parecchi mesi, se non fosse
che tra lavoro e impegni vari finisco ad arrivare alla sera soltanto con
la voglia di una puntata di una serie, una bevuta e un bel sonno
riparatore. Essendo in uscita, cercherò di recuperarlo nella speranza
che possa farmi lo stesso effetto che di recente mi ha fatto Oslo.
Anche se, considerato che è piaciuto a Cannibal, spero in un rinnovarsi della nostra rivalità da Blog Wars.
Sposami, stupido!
"Vedrai che saremo una bella coppia: meglio anche di Cannibal e Ford!" |
Blackswan: I
francesi, i film li sanno fare, soprattutto quando si misurano con la
pochade, la più classica delle commedie degli equivoci. Il film si
preannuncia esilarante e tra una risata e l’altra la sceneggiatura
affronta anche temi sociali molto attuali, come l’omosessualità e
l’integrazione razziale. Si ride e si pensa, dunque, e sarà interessante
leggere cosa ne diranno i miei due ospiti, dal momento che Ford
solitamente non ride mai e Cannibal Kid ride di più di quanto pensi.
Cannibal Kid: Sorpresa,
sorpresa! Io e Blackswan siamo d'accordo su una cosa, anzi due: i
francesi e le commedie francesi. Un evento più raro del trovare me &
Ford in sintonia, anche perché ultimamente sta ahinoi capitando troppo
spesso. Il protagonista di questo Sposami, stupido! è Philippe Lacheau,
che mi sembra un po' la versione cinematografica del calciatore Antoine
Griezmann e che di recente ho apprezzato in una minchiatina spassosa
come Alibi.com, e penso che anche 'sta volta saprà come farmi divertire.
Si astengano i musoni alla Mr. Ford.
Ford: ho
visto il trailer di questo film poco tempo fa, e mi è parso una cosetta
divertente e potenzialmente spassosa come le meglio riuscite dei nostri
cugini d'oltralpe, che sicuramente sanno confezionare commedie molto
meglio di noi. E dato che non sono un musone come pensano i miei due
compari di questa settimana, spero anche di farmi qualche grassa risata.
The Escape
"Devi assolutamente scordarti di Ford. Quello è un bruto. E anche di Cannibal. E' un pusillanime. Di Blackswan, poi, non parlo neanche." |
Blackswan: I
pipponi drammatici, soprattutto se sono concepiti al di là dell’oceano,
non fanno per me; se poi sono interpretati da due attori mono faccia
come Gemma Arterton e il giulivo Dominic Cooper, li rifuggo come il
passato di verdure e la pera cotta. Una donna, apparentemente felice e
devota alla famiglia, molla tutto per cercare se stessa. Questa è
l’imperdibile trama di questa imperdibile pellicola. Difficile
immaginare cosa ne penseranno Ford e Cannibal Kid. Il primo, che è un
burbero dal cuore d’oro, potrebbe essere catturato dal tema
dell’abbandono e ricordarsi quando da piccolo divorava ripetutamente
Incompreso di Florence Montgomery o passava ore a guardare Bambi di Walt
Disney. Per quanto riguarda Cannibal Kid, bisogna tener conto del fatto
che Gemma Arterton è una bella figa e che, quindi, potrebbero bastare
una mezza tetta o una coscia in bell’evidenza, per influenzarne
definitivamente il giudizio.
Cannibal Kid: Credo
che Blackswan in questo caso c'abbia preso. Su Ford, che ancora non si è
ripreso dal trauma della visione di Bambi. E su di me, che
difficilmente potrò resistere a una pellicola con Gemma Arterton. Che
tra l'altro non è così monoespressiva e come attrice non se la cava
niente male. Ma d'altra parte Blackswan se ne intende di recitazione
come se ne intende di musica, uahahah!
Ford: Gemma Arterton potrebbe essere l'unico motivo per vedere questa pellicola, che pare davvero una gran rottura di palle.
E' estate, e per quanto mi riguarda voglio solo film ignoranti, sole e grandi bevute, magari in riva al mare.
Sea Sorrow – Il dolore Del Mare
"La rubrica di questa settimana è senza dubbio una violazione dei diritti umani." |
Blackswan: Il
tema trattato è importante, visto che il film riflette sulla moderna
tragedia dei migranti che attraversano il Mediterraneo, e Vanessa
Redgrave, straordinaria attrice che alla veneranda età di ottant’anni
debutta alla regia, è una garanzia di qualità. Andrò a guardarlo
sicuramente, mentre Ford e Cannibal Kid resteranno a casa a disquisire
se è più fico Deadpool o Ant-Man. Mangiando pop corn e bevendo Coca
Cola, ovviamente.
Cannibal Kid: Blackswan
che fa il figo facendo il finto impegnato mi fa sbadigliare quasi
quanto un disco consigliato sul suo blog. E comunque non c'è niente da
disquisire: Deadpool surclassa nettamente Ant-Man! :)
Ford: Deadpool
surclassa decisamente Ant-Man, e per quanto il tema sia importante,
l'estate, come scrivevo poco sopra, è la stagione della leggerezza.
Quindi, al massimo, rimanderò all'autunno.
Toglimi un dubbio
"Questo è l'unico modo consentito di avvicinarsi a quei tre bloggers mentre discutono." |
Blackswan: Film
francese (adoro il cinema francese) e attori di alto profilo, Toglimi
Un Dubbio è una commedia che racconta di un uomo deciso a ritrovare il
proprio padre biologico. Si ride, ci si commuove e si investiga sulla
propria identità e i propri affetti. Un film, quindi, dalle mille
sfaccettature, che assolutamente non mi perderò. Anzi, porterò a vederlo
anche Cannibal Kid e Ford, perché adoro vedere la gente che si
addormenta al cinema e a fine pellicola, con la bavetta alla bocca,
strabuzza gli occhi ed esclama “Bello, eh?!”.
Cannibal Kid: Certo
che questo Blackswan se la canta e se la suona da solo, tirandosela più
di una figa francese radical-chic di quelle che piacciono a me. Deve
avergli dato alla testa l'ascolto di troppi dischi country e di musica
“americana”, genere che in Italia ascoltano giusto lui, Ford e qualche
pensionato che ha smarrito i vinili di Claudio Villa.
Quanto
al film, non mi sembra uno dei titoli migliori che il cinema d'Oltralpe
abbia da offrire, ma comunque anch'io adoro il cinema francese e quindi
potrei persino tenere botta con gli occhi aperti fino alla fine. Per
Ford invece non garantisco.
Ford: gli
occhi aperti fino alla fine dovrei riuscire a tenerli, alla peggio mi
infilerò le cuffie e ascolterò un paio di pezzi country di quelli che
ascoltiamo solo io, Blackswan e qualche pensionato che ha smarrito i
vinili di Claudio Villa.
Dei
Blackswan: Uno
dei weekend con la programmazione più sfigata dell’anno, si conclude
con un altro film italiano, Dei, per la regia di Cosimo Terlizzi. Film
di formazione che racconta la storia di un adolescente pugliese che
dalla campagna scappa verso la rutilante e tentacolare Bari. Immagino
sia l’ennesima pellicola nazionale che promette tanto e mantiene
pochissimo e, quindi, dubito che andrò a guardarlo: sono film che mi
producono lo stesso abbiocco che viene a Cannibal Kid durante la visione
di una pellicola di Kim Ki Duk in lingua originale e sottotitolata in
bulgaro. E a tal proposito: vi ringrazio per l’ospitata e la simpatia,
ma la prossima volta, mi raccomando, solo film russi o iraniani. Se no,
non mi diverto.
Cannibal Kid: Il
rischio che sia uno di quei film che promettono tanto e mantengono
pochissimo in effetti è alto, però questo Dei è una pellicola
adolescenziale italiana su cui mi sento di puntare abbastanza. Tanto,
mal che vada, più noioso di un film di Kim Ki-duk o di un disco di Bruce
Springsteen non può essere.
Ford: dai
film adolescenziali finto impegnati italiani mi tengo alla larga. Vado
ad ascoltarmi un pò di rock anni ottanta tamarro con una birra gelata ed
il pensiero di una spiaggia di L. A., e senza muso.
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mercoledì 20 giugno 2018
Saloon Mundial: sorprese e speranze
Ogni appuntamento con il Mondiale di calcio, per quanto mi riguarda, e anche senza l'Italia, continua ad avere un fascino irresistibile: l'atmosfera, le sorprese, le certezze, le possibilità prendono corpo partita dopo partita, regalando momenti che restano impressi nella memoria come fossero sequenze memorabili di film.
Dopo aver latitato per questioni lavorative legate alla vita quotidiana di questo vecchio cowboy, la rubrica dedicata alla competizione più importante del mondo del calcio torna riassumendo, alla vigilia delle partite di oggi, le ultime due giornate: la Svezia, dopo aver giustamente lasciato a casa gli Azzurri, liquida la Corea senza troppi patemi, candidandosi a possibile "esecutore" anche per la Germania già sconfitta dal Messico, e mentre anche il Brasile si appende a Neymar come quattro anni fa senza rendersi conto che non si tratta, come per Messi, di Cristiano Ronaldo, sperando che gli acciacchi fisici possano permettergli di essere in campo, esplodono altre due sorprese, Giappone e Senegal, che battono le ben più quotate Colombia e Polonia, mentre il Belgio dilaga - ma si scioglierà appena gli scontri si faranno più seri, come sempre - e l'Inghilterra ringrazia il recupero e Kane.
Il primo verdetto, nel frattempo, pare quasi essere stato emesso: la Russia padrone di casa strapazza l'Egitto di Salah e si qualifica virtualmente per gli ottavi di finale, rivelando talenti che probabilmente il prossimo anno giocheranno in grandi club europei e che, a questo punto e considerando il fattore "casa", potrebbero ambire senza dubbio almeno ai quarti.
Personalmente, ad ogni match io spero principalmente di divertirmi e restare sorpreso, anche perchè il calcio, così come la società, l'arte e qualsiasi cosa possa venirvi in mente, ha bisogno di ventate d'aria fresca che permettano a tifosi, addetti ai lavori e giocatori di rimettersi in gioco, commentare, sognare: il bello della vita - e dello sport come sua espressione - in fondo, è proprio questo, e dunque un sostenitore della Resistenza questo vecchio cowboy non può che sperare che il "Mondiale delle sorprese" come è stato già ribattezzato possa continuare come è iniziato, e regalare sfide mai viste e momenti imprevedibili.
Neanche fossimo in uno di quei cartoni animati anni ottanta in cui il Giappone arriva in finale.
E magari vince anche.
MrFord
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lunedì 18 giugno 2018
Saloon Mundial: the curse of the winners
Dopo Francia '98, vincere un Mondiale non è mai stato presagio di buona sorte, per i detentori del titolo, all'edizione successiva.
La squadra trascinata da Zidane che vinse in casa in quell'anno uscì malamente come ultima del girone nel duemiladue, il Brasile trionfatore in Corea venne superato proprio dalla Francia ai quarti nel duemilasei, l'Italia che alzò la Coppa a Berlino tornò a casa in Sudafrica come i cugini d'oltralpe dopo i gironi, destino identico per la Spagna vincitrice nel duemiladieci in Brasile quattro anni fa.
Oggi, questa maledizione che pare non risparmiare nessuno ha colpito anche i teutonici, tra i favoriti di questo torneo: a seguito di una partita bella e combattuta, che gli stessi tedeschi paiono aver sottovalutato almeno quanto i colleghi argentini contro l'Islanda ieri, il Messico si è imposto meritatamente, facendo iniziare il cammino in salita ai Campioni.
Certo, nel già citato duemiladieci la Spagna iniziò proprio con una sconfitta contro la Svizzera, e poi andò a vincere, ma pare che, in questo caso, le cose non vadano proprio in quella direzione.
Il fatto è che nel calcio di oggi, divenuto globale, non sempre basta essere i più tecnici, i più quotati, i più forti: a volte, quando la condizione fisica spinge una forte motivazione, anche compagini meno favorite possono riuscire in quello che appare come incredibile.
E sinceramente, non posso che esserne contento.
Perchè questo pare un Mondiale costruito sulle sorprese, che per una volta potrebbe davvero regalare una finale - ed una vittoria - ad una squadra nuova, che sorprenda e stupisca - un pò come era accaduto in Sudafrica, quando si giocarono la coppa Spagna e Olanda, che mai l'avevano sollevata prima -: e dunque, a seguito dei miracoli dell'Islanda, del Messico e della Svizzera - ancora una volta - stasera, pronta a fermare al pareggio il Brasile del divo Neymar, in questo momento comincio a coltivare davvero la speranza di una competizione diversa da tutte le altre, che potrebbe regalare al pubblico un'escalation diversa da tutte le altre, e dalle solite schermaglie tra i soliti noti.
Siamo appena all'inizio, e tutto potrebbe accadere o cambiare, considerato quanto questo tipo di competizioni siano imprevedibili, ma voglio continuare a sperare che il buongiorno si veda dal mattino e che il mattino abbia l'oro in bocca, e possano essere la fame e la passione, e non il divismo e le certezze, a farla da padrone sul campo da qui all'ultimo giorno.
Per ora, in questo Mondiale orfano dell'Italia - della quale, sinceramente, non sento così tanto il bisogno se non per trasporto - sento fermentare la voglia di ribaltamento rispetto ai "poteri forti" che stimola il mio animo da ribelle, e mi porta a sperare che quache rivoluzione calcististica sia già in atto, e pronta a sorprendere il mondo.
Nel frattempo, mi godo le vittorie e le sorprese giorno per giorno.
Sperando non siano certo le ultime.
MrFord
domenica 17 giugno 2018
Saloon Mundial: and Messi...
Se dovessi scegliere tra una persona di carattere pronta a starmi profondamente sul cazzo o una totalmente anonima dalla mia parte, credo sceglierei senza troppi patemi d'animo la prima.
Questo perchè amo il confronto, la sfida, la passione che emerge e bussa alla porta.
Nel corso della mia vita di amante del calcio ci sono stati giocatori in grado di emozionarmi come un grande film, o un romanzo, o una canzone: penso soprattutto a Roberto Baggio, uno che il Mondiale o la Champions non li ha mai vinti, che ha dovuto lottare per ogni successo, superare conflitti, fugare ad ogni partita dubbi, quasi fosse sempre il primo match, il debutto, il momento della conferma.
E che praticamente ogni volta mi ha regalato quella magia di chi è in grado di prendere per mano chi sta al suo fianco e portarlo dove non avrebbe neppure immaginato.
Personalmente trovo che i due giocatori considerati i più grandi di quest'epoca, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, non siano all'altezza di Roberto Baggio. O di Van Basten. O di Maradona. E via discorrendo.
Eppure, tra loro c'è un abisso.
Il primo, nel suo divismo quasi tomcruiseiano, è come un bambino che vuole sempre tutto e anche di più. Il secondo, circondato da un'aura che non gli corrisponde neppure per scherzo - quella del mitico Diego -, scompare ogni volta in cui gli si chiede di tirare fuori le palle.
Ancora negli occhi la tripletta di Ronaldo di ieri contro la Spagna, e la punizione che ha siglato il pareggio finale, oggi ho visto il suo più grande rivale - questioni "caprine" a parte - avvicinarsi al dischetto in una partita che a mio parere l'Argentina ha sottovalutato contro la rivelazione degli ultimi Europei, l'Islanda divenuta il vero simbolo dei Goonies del calcio, con il terrore e la rassegnazione negli occhi.
E neanche l'avessi gufato, prima ancora di sbagliare un calcio di rigore - non è mica da questo particolare che si giudica un giocatore, canterebbe De Gregori - ha in qualche modo e ancora una volta tarpato le ali alla sua squadra mostrandosi la cosa più lontana da un trascinatore si potesse immaginare: e così nasce una nuova favola islandese, e per l'ennesima volta mi trovo a confermare quello che penso di questo indubbio, inutile talento.
Inutile perchè forte solo nei momenti in cui chi è pronto a coprirgli le spalle è forte, a dare il meglio solo quando la vittoria è sicura, o già in cassaforte.
Troppo facile, caro Leo. Troppo scontato.
Mi viene da pensare che se fosse stato islandese, o un giocatore di una qualsiasi squadra di un qualsiasi campionato di serie b, e non il pupillo ed il predestinato del Barcellona, uno dei club più ricchi e potenti al mondo, ricettacolo di campioni, Messi non sarebbe stato dov'è ora, considerato com'è ora.
In un certo senso, Messi è come un figlio di papà che ha trovato la pappa pronta e che non è mai stato davvero pronto a guadagnarsela. E sinceramente, ritengo sia giusto che all'ennesimo Mondiale questo limite venga finalmente riconosciuto, a meno che lui non sia davvero pronto a superarlo.
Come lo sport insegna, come lo sport permette di sognare di fare.
Perchè se uno dei calciatori più talentuosi al mondo si permette di tirarsi indietro quando squadre certo non fenomenali come Danimarca e Perù si danno battaglia dal primo all'ultimo minuto emozionando e sbagliando e continuando a lottare come se fosse il giorno più importante delle vite dei loro giocatori, allora qualcosa in quello stesso calciatore non funziona.
Forse non ama quello che fa. O non lo ama abbastanza.
Di certo, per uno cresciuto a guardare partite come questo vecchio cowboy, non è abbastanza.
E allora è giusto che fallisca. Che veda la sua casa di carta crollare su fondamenta che non reggono.
Ed il suo rivale fare quello che dovrebbe fare anche lui, e sbeffeggiarlo.
Perchè da un grande talento - o potere - derivano grandi responsabilità.
La prima fra tutte, far sognare chi ti guarda.
E Messi non fa sognare proprio nessuno.
O almeno, non fa sognare me.
MrFord
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sabato 16 giugno 2018
Saloon Mundial: Cristiano again
E' davvero curioso quanto il Destino giochi con noi.
Quattro anni fa, a cavallo tra il primo ed il secondo giorno del Mondiale brasiliano, scrissi un post furente ed arrabbiato contro i poteri forti ed i geni, spinto da un periodo non facile a livello personale e lavorativo, e dal fastidioso atteggiamento dei carioca che, sulla carta, partivano favoriti nella competizione.
Come tutti sappiamo, il Brasile ai tempi rimediò solo un quarto posto e due batoste clamorose in semifinale e nella "finalina" per il terzo posto, e ad oggi siedo alla tastiera con la mente decisamente più sgombra di allora. Certo, sono e resterò sempre un sostenitore degli outsiders, ma inizio la consueta cronaca dei Mondiali di calcio - ormai alla sua terza "edizione" qui al Saloon - dedicando la "copertina" a Cristiano Ronaldo, che qualche mese fa era già comparso da queste parti a seguito del gol fantascientifico segnato nell'andata dei quarti di finale della Champions - poi vinta dal suo Real Madrid - contro la Juventus.
Questa sera, infatti, si è tenuto il primo, vero big match della competizione, il duello tra Spagna - come sempre negli ultimi anni, tra le favorite - e Portogallo - Campione Europeo uscente, ma squadra decisamente inferiore alla Roja -, e Cristiano, a differenza della sua "nemesi" Messi, non ha voluto saperne di scomparire dai radar: anzi, con una tripletta che è un mix di furbizia - il rigore e la punizione conquistati sono quantomeno dubbi -, tecnica e quella meraviglia da cartone animato che è anche il bello del calcio e dello sport: quando un campione - perchè di campioni così, inutile negarlo, non ne nascono molti - decide di prendere in mano la propria squadra e, dopo essersi visto rimontare due volte e superare, a due minuti dalla fine inventa qualcosa come la punizione che ha siglato il tre a tre conclusivo, allora, per dirla come Ivan Drago in Rocky IV - tanto per restare in tema russo - "è un vero campione".
E dunque, a distanza di quattro anni, da sostenitore dei Goonies e degli outsiders, mi trovo a dover esultare per uno di quei geni afflitti da divismo che tanto criticavo nel post che inaugurò i Mondiali brasiliani: ma il bello dello sport è anche questo.
Riconoscere un gesto, qualcosa che colpisce e lascia senza parole.
Qualcosa che vada oltre il fatto che per la prima volta da quando sono nato assisto a questa competizione senza avere l'occasione di tifare per l'Italia - giustamente per molte ragioni eliminata ai playoff lo scorso autunno dalla Svezia -, oltre alle nazioni partecipanti, a chi scegliere di tifare, alle voci di mercato e a tutto il circo che gira attorno al mondo del pallone, tra i più ricchi e mediaticamente esposti di tutto lo sport: io voglio sentire l'emozione sulla pelle, dalla rabbia che provai ai tempi delle Notti Magiche alle lacrime di gioia per i miracoli di Roberto Baggio in USA, dalla rivisitazione di Seven Nation Army all'essere ancora qui, ad una tastiera, per raccontare quello che provo quando qualcosa mi coinvolge e conquista, che si tratti di Sport, Cinema o altro stuzzichi quel desiderio di magia e l'ingordigia che mi contraddistinguono.
E lo scrivo da outsider affamato come un genio.
Come il più anonimo e scombinato mediano possibile animato dallo stesso lampo visto negli occhi e nei gesti di Cristiano Ronaldo che, a due minuti dalla fine della partita, sposta l'arbitro che lo stava intralciando e calcia una punizione perfetta.
E la barriera, la tensione, il portiere, il pubblico, il tempo, per un attimo spariscono.
E resta solo la magia.
Quella che voglio. Quella che placa il mio appetito. Quella che cerco.
Cristiano Ronaldo pare avermi letto nella mente.
Ora, quello che chiedo a questo Mondiale, è di andare avanti così.
MrFord
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