mercoledì 13 giugno 2018

Nella tana dei lupi (Christian Gudegast, USA, 2018, 140')












Uno dei generi più affascinanti dell'action e del crime è senza dubbio, almeno al Cinema, quello dell'heist movie.
Quando, poi, lo stesso si mescola con l'hard boiled, per quanto mi riguarda almeno metà del lavoro è fatto: il suddetto cocktail, infatti, permette ai suoi autori di mescolare storie di "buoni" e "cattivi" con talmente tante sfumature da mescolare continuamente le carte, di regalare passaggi da vecchi duelli da Far West e tenere inchiodato il pubblico dal primo all'ultimo minuto.
Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di godermi vere e proprie pietre miliari del genere, dal mitico Rififi a Inside man, passando per cult personali come Heat - La sfida: posso dire, dunque, che è sempre difficile, per una nuova uscita che entri in questo campo da gioco, pensare di confrontarsi con quelle che l'hanno preceduta.
E' difficile anche per Nella tana dei lupi, firmato dallo sceneggiatore all'esordio dietro la macchina da presa Christian Gudegast, solido filmaccio con duri da entrambi i lati della barricata, proiettili come se piovesse ed un ritmo decisamente sostenuto.
Grazie al fordiano ad honorem Gerard Butler e a queste caratteristiche, il lavoro di Gudegast - che negli USA è stato un buon successo al botteghino, tanto da sollecitare la produzione ad avviare il processo che porterà ad un sequel - avrebbe sula carta tutte le caratteristiche per diventare uno dei guity pleasures di questa spentissima primavera: peccato che lo stesso sia in più di un senso frenato dal suo essere profondamente derivativo, cosa assolutamente dannosa se si pensa al pubblico più smaliziato ed appassionato al genere.
Nonostante, infatti, alcuni buoni passaggi, è possibile chiaramente notare le influenze di David Ayer, Michael Mann, Antoine Fuqua, il Ben Affleck di The Town con una spruzzata finale che sa di scopiazzata de I soliti sospetti talmente evidenti da insinuare il dubbio, nello spettatore, che il regista sia un derivato dei suoi più noti colleghi piuttosto che un giovane in grado di trasformare le influenze in qualcosa di nuovo.
Può essere che si tratti di peccati di "gioventù", per l'appunto, e che con i prossimi lavori il buon Gudegast impari a gestire meglio le sue fonti d'ispirazione, ma per il momento lui e Nella tana dei lupi restano solo interessanti divertissement da una sera di quasi estate assolutamente lontani dai cult che hanno caratterizzato un genere tra i più affascinanti della settima arte, in grado di consegnare al pubblico e alla cultura pop charachters e situazioni memorabili.
Senza dubbio la lunga sequenza dell'uscita dalla Federal Reserve e le sparatorie che ricordano la filosofia dietro a Capolavori come Il mucchio selvaggio o il già citato The Heat sono punti a favore di questo lavoro, ma è ancora troppo poco affinchè lo stesso si affranchi dalle ispirazioni e trovi un carattere ed una via unici: per il momento resta qualcosa destinato a scivolare piano piano dalla memoria, cancellato dalle stesse immagini che devono aver formato il loro autore.
Immagini che prendono il posto di quelle cui si è assistito per oltre due ore, pronte a svanire come un fuggitivo pieno di sorprese anche quando di fronte si ritrova una squadra di sceriffi da far impallidire i più tosti degli sbirri da grande schermo.



MrFord



3 commenti:

  1. Promette bene, ma dovrebbe togliersi un pò di influenze dalle spalle: così pare la copia di altri più grandi di lui.

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  2. Il genere heist non mi ha mai appassionato granché, fino all'arrivo de La casa de papel.
    Non credo però sia sufficiente per farmi recuperare questa roba derivativa e fordiana, per quanto non ti abbia entusiasmato troppo...

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    Risposte
    1. Effettivamente è roba decisamente troppo fordiana per te, anche in questo periodo in cui andiamo fin troppo d'accordo. ;)

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