mercoledì 16 febbraio 2011

Winter's bone

La trama (con parole mie): In un remoto angolo di una ancor più remota America Ree, diciassettenne con le spalle più larghe di un cowboy dei vecchi western, sogna l'esercito, alleva fratellino e sorellina, accudisce la madre e si butta alla ricerca di un padre già morto per non vedersi privata della casa e del poco che le resta. Una lotta spesso impari contro omertà, regole non scritte, mondo adulto, crimini ed ignoranza. Ma soprattutto, per sopravvivere alla vita.

Nel corso degli anni, ho imparato a prendere bonariamente per il culo i film cosiddetti radical chic affibbiando loro due semplici paroline: da Sundance.
Perchè l'ormai storico Festival creato dall'altrettanto leggendario - almeno un tempo - Robert Redford ed ispirato all'indimenticabile Sundance Kid compagno di scorribande di Butch Cassidy, specie di recente, ha spesso e volentieri propinato alle platee pellicole costruite con il chiaro scopo di sconvolgere o stupire ma tendenzialmente noiose e palesemente telefonate. Avete proprio ragione: ho descritto alla perfezione Il discorso del re.
Fortunatamente Winter's bone, che dal Sundance proviene e che, purtroppo per noi tutti, dalla notte degli Oscar uscirà con la bellezza di nessuna statuetta al contrario della boriosa e bolsa pellicola di Tom Hooper, è davvero una piccola chicca.
Certo, ogni tanto si fa prendere dalla voglia di stupire, ed esce di qualche passo dal seminato - il sogno di Ree a metà pellicola, le immagini, seppur splendide, di questo ignoto angolo degli States, terribile e predatorio quanto quelli che ispirarono pellicole quali I guerrieri della palude silenziosa o Un tranquillo weekend di paura -, ma resta un'esperienza legata a doppio filo alla sopravvivenza e alla crescita dall'enorme impatto, lasciato sulle spalle di una protagonista strepitosa che porta alto l'orgoglio di una donna ferita ma mai vinta come Mattie in True grit, pellicola che, per molti versi, fa il paio a questo sorprendente lavoro di Debra Granik.
L'ineluttabilità del destino piegato dalla volontà delle loro due eroine - o antieroine, a voler essere più precisi - l'ambientazione da frontiera disperata, la natura di vittime vinta da un carattere indomito, l'incapacità di arrendersi, così forte da rendere possibile, almeno nelle parti di storia narrate da queste due opere "sorelle", anche la sfida con la morte.
La storia di Ree, a tratti quasi insostenibile per la forza con la quale viene raccontata - da antologia il rapporto con il fratello del padre -, è quella di tante donne della Storia, poste innanzi ad una scelta ben lontana dalla felicità eppure traboccante di voglia di vivere, pronte a mangiare fango in misura ben maggiore degli uomini loro attorno, e mai ad abbassare il capo, neppure di fronte ai macabri risvolti che l'esistenza, specie ai margini del mondo, può riservare.
Il viaggio nella palude e quelle mani tenute strette, quasi una danse macabre al suono della motosega, sono una delle pagine più felici - paradossalmente parlando - del Cinema indipendente nordamericano degli ultimi anni, tanto da pensare a Winter's bone quasi al Fargo del Sundance, figlio di una sceneggiatura e ancor più di un'interpretazione assolutamente vulcaniche, perfettamente inseribili nella miglior tradizione delle pellicole dedicate all'altra metà del cielo, quasi Lezioni di piano, spogliata del romanticismo, si fosse trovata, d'un tratto, perduta nell'epica delle badlands in cui il sogno americano è più che morto e sepolto. Anzi, si potrebbe tranquillamente affermare che non ci sia mai stato.
E nell'addio a Teardrop che ricorda quello dei grandi Classici del west, in cui il non detto è molto più del detto, nell'abbraccio tra un banjo e due pulcini, si riesce perfino a sorridere, e sperare che per tutte le Ree, o almeno per alcune di loro, incontenibilmente forti nelle loro fragilità, possa sempre esserci la possibilità di scrivere un finale migliore.

MrFord

"Badlands you gotta live it every day
let the broken hearts stand
as the price you've gotta pay
well keep pushin till it's understood
and these badlands start treating us good."
Bruce Springsteen - "Badlands" -

 
 

17 commenti:

  1. Essì, confermo. Gioiello, splendente quanto tagliente, piccolo spaccato di un America inedita, cruda, livida, che non siamo abituati a vedere. L'ho visto prima che venisse infilato (giustamente) nella decina delle nomination agli Oscar. Ma, sono d'accordo con te: non ne vincerà nessuno, anche se lei è proprio brava...

    Confermo: la descrizione del rapporto con il fratello del padre è da antologia.
    (applausi)

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  2. con il termine radical chic ormai sei riuscito a contagiare persino la gelmini, vedi te se è una cosa positiva o meno :D

    questo film diciamo che true grit se lo magna alla grande, così come fargo o qualunque altra produzione dei coen
    qui siamo in un cinema giocato sui dettagli e perfettamente sundance (cannibal) kid

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  3. Roby, è proprio da vedere. Strapromosso.

    Marziano, Ree e Teardrop e soprattutto l'evoluzione del loro rapporto è una delle cose più intense che ho visto di recente. Applausissimi.

    Cannibale, la gelmini la prendo a bottigliate per plagio, e prendo a bottigliate anche te, con il tuo astio da radical chic - ahahahhahaha - per i Coen. La prossima volta che parli male di True grit e soprattutto di Fargo ti spedisco al Sundance a suon di calci volanti! ;)

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  4. dai, non snobbare troppo il Sundance, tira fuori belle robe a costi contenuti, il che è sicuramente un punto di forza. Che mi dici di Berlino allora?! Credo sia il top dei festival degli ultimi 3/4 anni...

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  5. Ubi, non lo snobbo, lo prendo bonariamente in giro come un vecchio amico. In fondo, è una specie di rivale positivo, come il Cannibale.
    Non smetterò mai di dargli del radical chic e di riservargli bottigliate, ma in fondo lo stimerò sempre così com'è! ;)

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  6. oddio, fa molto più radical chic dire di amare i coen che non il contrario e quindi mi dispiace quasi, però proprio non fanno per me :D

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  7. E' vero, ormai esistono i film della categoria "Sundance" che stanno cominciando a lessare i maroni (commedie tipo Cyrus e American Life).
    Non è questo il caso: ottima questa pellicola (che ho definito country-dark) una delle cose migliori viste in questi prime settimane dell'anno.

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  8. film bellissimo. vedendolo si ha come la sensazione di ricevere uno sputo in faccia. strepitosa la scena nella palude!

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  9. Ne parlano bene. Poi l'ambientazione è la mia ideale e fantastica! :)

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  10. Cannibale, non cambi proprio mai. Non so come farei senza il nostro antagonismo. ;)

    Lucien, direi che country dark ci sta da dio, e di certo si parla di una delle cose migliori di questo inizio anno.

    Frank, la scena della palude, più che uno sputo, assomiglia tanto a un pugno così ben assestato da tagliarti il fiato.

    Petrolio, merita una visione, senza dubbio. Guardalo, poi fammi sapere.

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  11. Anche io ho visto una similitudine tematica con Il Grinta! Due ragazzine alle prese con le difficoltà della vita. Anche l'ambientazione non è diversissima! Entrambi bei film. Prevedo come te nessuna statuetta per Winter's Bone...peccato. Anche Jennifer Lawrence merita (ma brava anche l'attrice de Il grinta)!

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  12. Rossana, io li ho trovati film quasi gemelli.
    Durissimi, sorretti da due giovani - e straordinarie - protagoniste, mai privi, neppure nei momenti più oscuri, di speranza.
    Peccato davvero, che nessuna delle due pellicole porterà a casa neppure una statuetta.

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  13. Quanto mi piacciono i film con le protagonistE cazzute!! questo poi mi ha fatto impazzire! il grinta lo vedo domani (se tutto va bene)al cinema :)

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  14. Eva, anche a me. Ho un debole per le protagoniste cazzute!

    Buon Grinta, allora! Fammi sapere come ti sembra! C'è una cazzutissima protagonista anche lì! ;)

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  15. Bellissimo esempio di cinema indipendente americano.....premiato al Sundance FEstival, al Festival di Torino e candidato all'Oscar, anche se era ovvio che non ricevesse alcun premio....

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  16. Cinepolis, concordo in pieno: ad ogni modo, mi sarebbe davvero piaciuto veder premiata la sceneggiatura.
    Altro che Il discorso del re!

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