Da tempo giravo attorno a questo film, di cui avevo sentito parlare in rete grazie a quei passaparola che, delusione oppure no, negli ultimi mesi mi hanno dato la possibilità di avere un confronto con pellicole e registi di impatto memorabile, destinati a restare nel mio immaginario di spettatore di questo duemilaundici e, in alcuni casi, anche ben oltre.
Personalmente, come di recente ho avuto modo - anche se solo parzialmente - di descrivere rispetto a Paranormal activity, non ho mai amato particolarmente il mockumentary, più che altro perchè, nella maggior parte delle sue incarnazioni, produce inevitabilmente schifezze inenarrabili in pieno stile Blair Witch Project.
Certo, negli anni ci sono state anche piacevoli eccezioni - a loro modo, lo splendido District 9 ed il tamarrissimo ma clamorosamente divertente Cloverfield -, ma tendenzialmente, se si escludono i capisaldi del genere - mi torna in mente This is Spinal Tap - le delusioni sono state ben maggiori dei momenti cult di questo genere di cui tutto si può dire, tranne che sia facile da approcciare per un regista.
E invece, nonostante certo non si possa gridare al miracolo, Andrè Ovredal confeziona una piccola chicca di genere capace, almeno in parte, di farmi accantonare tutti i pregiudizi indirizzati a questo tipo di pellicole permettendomi di godere appieno di un'atmosfera a metà tra il survival horror e l'estatica meraviglia contemplativa tipica del Cinema autoriale, tanto da riportarmi alla mente, nelle parti dai tempi più dilatati di fronte all'immensità della Natura nel cuore dei fiordi, il visionario Valhalla rising.
Devo ammettere che, al principio, l'aura quasi mitica assunta dalla pellicola, unita all'atmosfera incredibile data da luoghi in cui non è certo l'Uomo a farla da padrone - per quanto diversi, e ad angoli opposti del mondo, mi hanno ricordato molto l'Australia -, mi hanno fatto pensare di essere di fronte ad una delle sorprese migliori di quest'inizio anno, che, occorre ammetterlo, si sta rivelando cinematograficamente molto generoso.
Superato lo smarrimento strabiliante della prima parte, il ritmo decisamente lento - nonostante la componente horror - e gli effetti inizialmente in bilico tra il trash grottesco e l'effettiva ricerca di inquietudine negli occhi dell'audience hanno riportato la pellicola ad una dimensione più terrena, umanizzandola progressivamente grazie alle sue imperfezioni ed al personaggio - azzeccatissimo - del cacciatore di troll Hans, selvaggio e fuori dagli schemi neanche fossimo nel pieno di una delle imprese impossibili targate Herzog.
Con l'ingresso nella caverna, poi - neanche fossimo precipitati in una sorta di nordico mito platonico - e la parte finale legata al gigantesco troll libero in un'immensa prateria di neve e roccia, la pellicola decolla completamente soprattutto a livello visivo, creando una suggestione da spettatore della fine del mondo - e di nuovo riportando alla mente il succitato Cloverfield e The mist - che perde di tensione soltanto nel finale improvviso e troppo secco, così netto nel suo sopraggiungere da dare quasi l'impressione, considerato il budget a disposizione del regista, che fossero finiti i liquidi per poter organizzare una chiusura dignitosa.
Un difetto, comunque, superabile, per una delle proposte nel suo genere più interessanti degli ultimi anni, in grado, soprattutto nel pieno di quel deserto algido, di fronte ad un paesaggio quasi lunare e alle urla terrificanti del gigantesco troll di fronte alla jeep del cacciatore, di trasportare lo spettatore nel cuore di una realtà che potrà essere filtrata attraverso la leggenda, ma che mostra tutta la potenza incontrastata di una Natura che ha regole che noi conosciamo soltanto in minima parte, e al cospetto della quale siamo così piccoli da scomparire, se non ci si avvicina abbastanza.
MrFord
"I once had a girl
or should I say she once had me
she showed me her room
isn't it good Norwegian wood?"
The Beatles - "Norwegian wood" -
Da vedere con le patatine. Commestibili e anche non.
RispondiEliminaConcordo in pieno, Eraserhead.
RispondiEliminaIo me lo sono sparato con Bretzel e Caol Ila.
Mitico.
Fico, ne avevo sentito parlare anch'io. Ora mi tocca proprio recuperarlo :)
RispondiEliminami incuriosisce ma allo stesso tempo mi sa di possibile boiata. sarà che non mi sono mai piaciuti i troll...
RispondiEliminatra l'altro per la canzone avresti potuto mettere un pezzo dei new trolls :)
Io invece mi ero fatto l'idea che i troll fossero piccolini, come gli gnomi, insomma. Non so se riuscirò a superare il trauma.
RispondiEliminaPerò il film lo voglio vedere. Giusto per mandare un po' giù la scorta di patatine.
Cineddoche, recuperalo. Non sarà un Capolavoro, ma sfizia parecchio.
RispondiEliminaCannibale, credo potrebbe piacerti, sai!? Potremmo incredibilmente tornare per un momento ad essere d'accordo!
Ci avevo pensato, ma Norwegian wood mi sembrava scritta apposta!
Marziano, immagino che possa essere un trauma.
Occhio a non farti andare di traverso le patatine quando vedrai il troll alto quaranta o cinquanta metri! ;)
avevo letto da qualche parte di questo THE TROLL HUNTER... ora che l'hai visto tu e il parere è positivo me lo bevo subito ;D
RispondiEliminaBetty, che dire!?
RispondiEliminaGoditi la bevuta! ;)
quindi che dici? è proprio da vedere? io di mockumentary belli, come dici tu, ne ho visti veramente pochi e sono molto scettico a riguardo... ormai sono troppo inflazionati!
RispondiEliminaFrank, secondo me ti gusterebbe assai.
RispondiEliminaAnche io sono scettico rispetto al genere, ma questo non si prende sul serio, regala ottimi momenti sia rispetto all'approccio legato alla Natura che alle emozioni - l'inseguimento del troll gigante è da paura! - ed è assolutamente divertente da vedere.
Io dico di fare un tentativo!
mo' me lo segno.
RispondiEliminada vedere. ma sono i troll del genere fantasy? perchè quelli sono cazzuti. rigenerano. fanno male tanto.
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RispondiEliminalo guarderò, se poi è anche un film lento, è un valore aggiunto. mica tutti si nasce takeshi miike.
RispondiEliminaBrava Ciku, vedrai che non rimarrai delusa!
RispondiEliminaSuara, sono troll grossi, brutti e cattivi dalle urla inquietanti. Talvolta enormi. Fanno male tanto ma si sbriciolano se "bersagliati" dalla luce. Goditeli!
Harmonica, non è un film lento, diciamo più particolare. Il valore aggiunto, per me, è l'utilizzo che il regista ha previsto per la Natura e gli effetti. Provalo!
Concordo al 100% con tutta la recensione. L'ultima parte (del film intendo) è straordinaria e l'atmosfera generale è quella che descrivi te, un misto di avventura e insieme di luoghi e ritmi fuori dal tempo.
RispondiEliminaAnche te non hai posto l'accento su tanti ed evidenti difetti, ma credo che sia stata una scelta assolutamente voluta (come la mia).
Ma la telecamera sullo chalet che va più volte sulla finestra quando i ragazzi stanno aspettando il gigante, non è una maledetta scena capolavoro?
Ciao!
Dae, una maledetta scena Capolavoro davvero.
RispondiEliminaGrandissima sorpresa, questo film.
Non mi dispiacerebbe se uscisse qui, almeno potrei recuperarlo in dvd o bluray.
Questo è un film che fosse stato ben distribuito poteva far miliardi, specie oltreoceano. Possibile che nessun distributore l'abbia notato? Sì, è un film d'acquisto, specie in blu ray.
RispondiEliminaE rimpiango la non uscita al cinema. Vedere quei troll sul grande schermo è una gioia che questi occhi ormai non proveranno, sigh.