Regia: Aldo, Giovanni, Giacomo e Morgan Bertacca
Origine: Italia
Anno: 2014
Anno: 2014
Durata: 102'
La trama (con parole mie): Giacomo è un imprenditore milanese appassionato di prime edizioni rare spocchioso ed abituato a rischiare per vincere, da sempre supportato dal fido maggiordomo Giovanni. Un giorno, la loro strada incrocia letteralmente quella di Aldo, squattrinato ambulante terrorizzato dalle donne le cui uniche certezze sono la madre e la squadra di calcio di un oratorio che allena con passione: quando gli investimenti di borsa di Giacomo si riveleranno un disastro e Giovanni si ritroverà coinvolto nella vicenda, i due saranno costretti loro malgrado a rivolgersi proprio ad Aldo, che potrebbe diventare il cardine di un'improbabile rivincita.
Ma è davvero il ritorno al successo e alla ricchezza quello di cui Giacomo ha bisogno?
E Giovanni troverà il coraggio di fare un passo oltre e decidersi a sposare Dolores?
Ma è davvero il ritorno al successo e alla ricchezza quello di cui Giacomo ha bisogno?
E Giovanni troverà il coraggio di fare un passo oltre e decidersi a sposare Dolores?
Quando penso ad Aldo, Giovanni e Giacomo, ho due immagini ben impresse nella memoria, che hanno caratterizzato due momenti molto diversi ed ugualmente felici della mia vita: la prima è legata a I corti, primo spettacolo teatrale del trio dopo il clamoroso successo avuto con Mai dire gol, visto insieme a mio padre; la seconda all'ennesimo passaggio nell'allora Saloon ancora lontano dalla realtà del blog all'inizio dell'estate del duemilasette, nelle prime settimane della storia con Julez, quando ancora non sapevamo quale incredibile avventura ci avrebbe atteso eppure, in qualche modo, capimmo che in quel momento eravamo sul punto di compiere un passo oltre.
Ed è così che mi piace ricordare questo trio di comici ai quali continuo, nonostante tutto, a voler bene: di fatto, erano e restano tra i pochi volti composti e non volgari della comicità all'italiana, nonostante, probabilmente fagocitati dal meccanismo della grande distribuzione e degli incassi, si siano ormai da anni persi per strada, sia rispetto all'ispirazione che alla capacità di emozionare o far ridere.
Certo, quest'ultimo Il ricco, il povero e il maggiordomo tenta di recuperare le atmosfere dei primi lavori della premiata ditta, ed in un paio di momenti riesce perfino - grazie principalmente all'ottima Giuliana Lojodice - a ricordare il passato, siamo fortunatamente lontani anni luce da cose aberranti come Il cosmo sul comò, eppure la dimensione all'interno della quale si resta è quella, purtroppo, della copia sbiadita dei tempi - e degli showmen - che furono.
Senza dubbio è sempre piacevole ritrovarsi in cornici, locations e strade che ben si conoscono - per una casualità, nella mia "trasferta" lavorativa dei tre mesi di quest'estate, ho incrociato le riprese di questo film, in parte realizzate in un appartamento nel cortile dietro al mio momentaneo luogo di "prigionia" quotidiano -, e ritrovare Aldo, Giovanni e Giacomo pronti a rappresentare, di fatto, sempre gli stessi personaggi fa l'effetto del rivedere amici di vecchia data, ma è davvero troppo poco al cospetto di un prodotto diretto e recitato a livello amatoriale, molto spesso ben lontano dall'essere divertente, poco plausibile e decisamente privo del mordente necessario a catturare davvero l'audience.
Mi rendo conto, comunque, di riservare un trattamento di favore al trio principalmente per questioni affettive e di ricordi, e che se si fosse trattato di uno Zalone qualsiasi probabilmente le bottigliate sarebbero piovute a cascata su un titolo che fotografa bene lo stato di salute del Cinema italiano anche popolare, che pare essersi dimenticato degli anni di Amici miei o Fantozzi, ma anche, senza scomodare paragoni così illustri, di Bud Spencer e Terence Hill.
Dal canto mio, continuo imperterrito a sperare che un giorno l'ormai bollito terzetto possa tornare a sorprendermi e a rinverdire i fasti dei suoi esordi sul grande schermo, e chissà che, in questo senso, non possa essere utile il suggerimento di inventarsi - o improvvisarsi, andrebbe bene comunque - attori drammatici: in fondo, esplorare terreni nuovi può significare scoprire nuovi lati di noi stessi.
Ed è così che mi piace ricordare questo trio di comici ai quali continuo, nonostante tutto, a voler bene: di fatto, erano e restano tra i pochi volti composti e non volgari della comicità all'italiana, nonostante, probabilmente fagocitati dal meccanismo della grande distribuzione e degli incassi, si siano ormai da anni persi per strada, sia rispetto all'ispirazione che alla capacità di emozionare o far ridere.
Certo, quest'ultimo Il ricco, il povero e il maggiordomo tenta di recuperare le atmosfere dei primi lavori della premiata ditta, ed in un paio di momenti riesce perfino - grazie principalmente all'ottima Giuliana Lojodice - a ricordare il passato, siamo fortunatamente lontani anni luce da cose aberranti come Il cosmo sul comò, eppure la dimensione all'interno della quale si resta è quella, purtroppo, della copia sbiadita dei tempi - e degli showmen - che furono.
Senza dubbio è sempre piacevole ritrovarsi in cornici, locations e strade che ben si conoscono - per una casualità, nella mia "trasferta" lavorativa dei tre mesi di quest'estate, ho incrociato le riprese di questo film, in parte realizzate in un appartamento nel cortile dietro al mio momentaneo luogo di "prigionia" quotidiano -, e ritrovare Aldo, Giovanni e Giacomo pronti a rappresentare, di fatto, sempre gli stessi personaggi fa l'effetto del rivedere amici di vecchia data, ma è davvero troppo poco al cospetto di un prodotto diretto e recitato a livello amatoriale, molto spesso ben lontano dall'essere divertente, poco plausibile e decisamente privo del mordente necessario a catturare davvero l'audience.
Mi rendo conto, comunque, di riservare un trattamento di favore al trio principalmente per questioni affettive e di ricordi, e che se si fosse trattato di uno Zalone qualsiasi probabilmente le bottigliate sarebbero piovute a cascata su un titolo che fotografa bene lo stato di salute del Cinema italiano anche popolare, che pare essersi dimenticato degli anni di Amici miei o Fantozzi, ma anche, senza scomodare paragoni così illustri, di Bud Spencer e Terence Hill.
Dal canto mio, continuo imperterrito a sperare che un giorno l'ormai bollito terzetto possa tornare a sorprendermi e a rinverdire i fasti dei suoi esordi sul grande schermo, e chissà che, in questo senso, non possa essere utile il suggerimento di inventarsi - o improvvisarsi, andrebbe bene comunque - attori drammatici: in fondo, esplorare terreni nuovi può significare scoprire nuovi lati di noi stessi.
Un ultimo appunto, parlando di terreni nuovi: spero che, in futuro, Aldo, Giovanni e Giacomo - e non solo loro - possano evitare di affossare definitivamente i loro prodotti piazzando in chiusura di pellicola schifezze abominevoli come il pezzo di Emis Killa e Antonella Lo Coco.
Se non siete in grado di produrre film di qualità, fateci almeno il favore di non renderli davvero indigesti.
Se non siete in grado di produrre film di qualità, fateci almeno il favore di non renderli davvero indigesti.
MrFord
"Se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
non ti sembra un po' caro
il prezzo che adesso io sto per pagare
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
dentro quella valigia tutto il nostro passato
non ci può stare."
se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
non ti sembra un po' caro
il prezzo che adesso io sto per pagare
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
dentro quella valigia tutto il nostro passato
non ci può stare."
Julio Iglesias - "Se mi lasci non vale" -
impossibile. sono stati così grande in passato, ma hanno un difetto comune a tanti. gli piace il grano
RispondiEliminaSono stati ormai inghiottiti dal meccanismo del blockbuster.
EliminaPeccato.
Peccato... avrebbero potuto fare molto di meglio!
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo. Speriamo che prima o poi tornino sui giusti binari.
EliminaAnche a me piacevano molto al tempo dei corti e di tre uomini ed una gamba,ma purtroppo poi è stata tutta una discesa :(
RispondiEliminaPer me Chiedimi se sono felice è stato il loro canto del cigno.
EliminaPoi solo delusioni, o quasi.
Quanto meno è garbato...peccato che dopo due minuti sia già bello che dimenticato.
RispondiEliminaE' garbato e si fa voler bene, ma è assolutamente inconsistente. Peccato.
Eliminatristezza
RispondiEliminaPuoi dirlo forte.
EliminaTempi lontani e felici quelli della tv Svizzera con Gervasoni e Rezzonico
RispondiEliminaTutto un altro mondo, direi.
Eliminaun trio ormai diventato troppo buonista e innocuo.
RispondiEliminaproprio come te, ford! ;)
Ma non ero una specie di guerrafondaio repubblicano!? ;)
Elimina