domenica 19 agosto 2012

Freddo a luglio

Autore: Joe R. Lansdale
Origine: Usa
Anno: 1989
Editore: Fanucci




La trama (con parole mie): Richard Dane, un corniciaio di LaBorde, Texas, comunissimo trentacinquenne con moglie e figlio, una vita di routine e tranquillità, vede l'ingranaggio dell'esistenza spezzarsi quando, nel pieno di una torrida notte di luglio, per legittima difesa toglie la vita ad un ladro introdottosi nella sua abitazione. Il morto, identificato dalla polizia come Freddy Russell, è il figlio di un pericoloso rapinatore appena uscito di galera dopo vent'anni, Ben.
Quest'ultimo ha tutte le intenzioni di vendicare la morte di Freddy, tanto da arrivare a minacciare Richard e la sua famiglia andando ben oltre quello che la polizia locale e lo stesso Dane possono immaginare.
Ma non tutto è come sembra, e quando il polverone si alzerà i due si ritroveranno dalla stessa parte della barricata in una ricerca che li vedrà incrociare il cammino del detective privato Jim Bob per giungere alla verità su Freddy.
Una verità scomoda, terribile e pericolosa.




Nella vita capita di avere - o costuire - rifugi che ci possano garantire sempre e comunque un porto ove attraccare quando le acque sono troppo agitate, o il cielo troppo scuro: un piatto, una bevanda, un luogo, un profumo, un film, un libro o un disco. O i loro autori.
Sicuramente, tra i miei rifugi letterari trova spazio Joe Lansdale, romanziere ed esperto di arti marziali, uomo gentile e alla mano - ogni volta che ne scrivo per parlare di un suo lavoro, non riesco a non citare quel diciassette ottobre duemiladieci, quando passai una giornata intera come sua "scorta" a chiacchierare a proposito di Hap e Leonard, delle mie ambizioni letterarie, di film e serie tv, degli States e dell'Italia -, autore di una delle saghe su pagina che preferisco in assoluto - quella dei già citati Hap e Leonard - ed emblema di una semplicità che è una garanzia, un pò come il pensiero che le mani di tuo padre saranno sempre abbastanza forti da sollevarti quando sarai con il culo per terra.
Senza ancora aver metabolizzato del tutto lo splendido In fondo alla palude mi sono dunque gettato a capofitto - approfittando della vicinanza stagionale - in Freddo a luglio, una storia scritta nel più classico lansdaliano in grado di sorprendere per profondità dietro l'apparenza da prodotto pulp d'azione dall'ironia marcata e, di fatto, ennesima dimostrazione di quanto lo scrittore texano tenga a trattare il tema del rapporto tra padri - ma anche genitori - e figli.
Il percorso di questo romanzo è decisamente atipico rispetto al classico, semplice e diretto schema del vecchio Joe, tanto da riuscire, nelle tre parti di cui si compone, a fornire tre punti di partenza - e tre toni di narrazione - completamente diversi: nella prima - intitolata "figli" - l'atmosfera è quella del noir alla Chandler misto alla tensione di Cape Fear, con la routine della famiglia Dane sgretolata dall'irruzione del ladro che Richard uccide praticamente per caso ed il sopraggiungere di Ben Russell come una tempesta; nella seconda - "padri" - il tono è quello del pulp scanzonato dei romanzi dedicati a Hap e Leonard, grazie al cambio di prospettiva rispetto all'intruso ucciso dal nostro corniciaio giustiziere che permette l'entrata in campo di Jim Bob, esilarante detective perfetto esempio di tamarro cowboy che i lettori più affezionati di Lansdale ricorderanno in azione accanto al suo duo di eroi più noto - devo proprio citarli un'altra volta? - in Bad Chili e, se la memoria non m'inganna, in Rumble tumble; la terza - ovviamente "padri e figli" - trova un nuovo ribaltamento di fronte nella scoperta della vera identità - e soprattutto nella vera natura - di Freddy Russell, scintilla che accende in Ben, Richard e Jim Bob un incontrollabile desiderio di Giustizia innescando, di fatto, il crescendo totalmente action del finale.
Ed è qui, pallottole che fischiano e battute da macho a parte, che trova sfogo la potenza della riflessione dietro un romanzo apparentemente semplice come questo: Ben Russell, vent'anni passati in galera perchè spinto da una volontà giovanile ad avere sempre di più e divorato da un vuoto nell'anima che pareva risucchiare ogni aspetto positivo della sua vita, a fronte delle colpe del figlio che ha sognato di incontrare per tutto il tempo passato dietro le sbarre, lo stesso che credeva perduto per mano di Richard Dane - avvenimento che innescò la sua immediata sete di vendetta - e che sempre grazie alle intuizioni di Dane e Jim Bob pareva tornato alla vita e scopre essere un rifiuto umano della peggior specie, un violentatore ed un assassino in grado di smerciare snuff movies con lui tra i protagonisti nel corso della realizzazione dei quali vengono uccise giovanissime clandestine messicane. Forse neppure maggiorenni.
Ben Russell sa che vorrà sempre bene a suo figlio.
Ma sa anche di non avere altra scelta.
Una scelta terribile, quella che arriva a fargli pronunciare una frase devastante: "Freddy, sono papà. Sono venuto per ucciderti".
Quanto profondo può essere il legame tra un padre e un figlio?
Fino a che punto si è in grado di arrivare, per amore di uno o dell'altro?
E nell'abbraccio tra Ben e Richard, nati come nemici e finiti come sangue del proprio sangue, c'è tutto il rimpianto di chi avrebbe voluto essere un padre migliore per un figlio migliore e di chi desidera essere il padre migliore per il figlio migliore.
E scopriamo che Ben, neanche ci trovassimo nel pieno di un romanzo di redenzione di Edward Bunker, con tutte le sue colpe ed i suoi difetti, riesce a rendere a fondo il concetto di padre nel senso più pieno del termine.
E mentre Richard assapora l'adrenalina di un conflitto a fuoco che pare aver inghiottito la meravigliosa routine della sua vita da sogno, è proprio Ben che gli ricorda di stare lontano dalle ombre.
Le stesse che ti succhiano l'anima una goccia alla volta.
Le stesse che gli sono costate vent'anni, un figlio, una vita.
Le stesse che rendono freddo anche il cuore dell'estate.
Stai lontano dalle ombre, Richard.
Perchè c'è qualcuno che ti protegge da loro.
Qualcuno che ha deciso di non scappare più, come fece tuo padre anni fa puntandosi in bocca il fucile.
Qualcuno che resta, e come Atlante pare portare il peso del mondo sulle spalle.
Non il suo. Il suo mondo è finito.
Il tuo, Richard.
Il tuo.
E non c'è cosa migliore che quelle grandi mani possano fare.


MrFord


"No shells ripped the evening sky, no cities burning down 
no armies stormed the shores for which we'd die
no dictators were crowned
I awoke from a quite night, I never heard a sound 
marauders raided in the dark and brought death to my hometown, buys
death to my hometown."
Bruce Springsteen - "Death to my hometown" -


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